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“Milano 2021”: la CADUTA e i nuovi ORIZZONTI della città ferita

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Credits: @bad_drones83 IG

Qual è la situazione di Milano dopo il suo anno più difficile del dopoguerra? E quali sono i suoi nuovi orizzonti? I risultati di uno studio

“Milano 2021”: la CADUTA e i nuovi ORIZZONTI della città ferita

Il rapporto “Your Next Milano 2021” di Assolombarda sul futuro di Milano non ha paura di essere diretto. Parla infatti di “caduta” dovuta agli eventi del 2020 e di “orizzonte di recupero”. Nello specifico, il valore aggiunto delle attività della nostra città è calato dell’11% e, pur essendo previsto un rimbalzo (+5,3%) per il 2021, si prevede un recupero ai livelli pre-COVID per il 2023. La dimensione innanzitutto urbana della crisi dovuta al Coronavirus, che ha avuto Milano fra i suoi luoghi più colpiti, richiede che la città vada ripensata in ogni suo aspetto. Una delle domande che il rapporto riguarda proprio la necessità di porre in luce le parti più (pro)positive della nostra città, senza trascurarne le sfide e i punti oscuri. 

# Giorni di un futuro imperfetto

Senz’altro, la pandemia ed il periodo immediatamente successivo risulteranno vitali per i nuovi equilibri interni alla nostra città. E anche se, come sempre nella sua storia, Milano è riuscita ad assorbire il colpo meglio di altre città, soprattutto integrando in maniera efficace lo smart working ed ottimizzando anche la mobilità, pur nell’emergenza. Emergenza che ha danneggiato innanzitutto il turismo (che ha registrato un -73% degli arrivi rispetto al 2019), come pure a tutte quelle attività basate sull’interazione diretta e personale. Nonostante tutto, dati alla mano, se nel marzo 2020 il 27% delle aziende di Milano e provincia risultava chiuso, il 43% osservava chiusure parziali e solo il 30% risultava aperto, 6 mesi dopo, tra un’ondata e l’altra, l’89% delle aziende di Milano e provincia risultava aperto, il 9% era parzialmente chiuso e solo il 2% era chiuso definitivamente. Probabilmente, lo smart working verrà utilizzato dalle aziende anche dopo la pandemia.

# Alcuni elementi positivi

Di positivo c’è anche che Milano continua ad attrarre e ad assorbire talenti. Infatti, anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo, gli studenti stranieri sono cresciuti, seppur di poco (+5,6%). Allo stesso modo, gli investimenti diretti provenienti dall’estero hanno tenuto, sia pure riducendosi, data anche l’affidabilità dei settori tipici di Milano.  

Lo smart working e la mobilità hanno contribuito a cambiare la faccia di Milano, che comunque ha saputo adattarsi alla nuova situazione, continuando a creare valore, anche in una situazione di bisogno come questa. Diventa però sempre più urgente creare e mantenere una strategia di medio e lungo periodo che possa far ripartire la città. Anche immaginando un periodo, più o meno lungo di convivenza con il virus, in attesa che il vaccino si diffonda.

# Diseguaglianze, differenze e danni

La riacutizzazione delle diseguaglianze è stata un’ulteriore conseguenza della situazione che stiamo vivendo. Dati alla mano, nel 2018, l’8% della popolazione più facoltosa era responsabile del 41% dell’imponibile dichiarato, laddove un’ampia fascia (34,3%) dispone di redditi sino ad un massimo di 15mila euro. Due anni dopo, la situazione di pandemia ha fatto emergere una condizione di bisogno, rendendo tanto più importante la rete di “solidarietà ambrosiana” (così la definisce il rapporto) che è stata tanto efficace nell’offrire sostegno in campo alimentare da essere considerata una buona prassi da parte dell’OMS.

Le differenze possono essere sintetizzate anche all’interno dei vari settori produttivi. Difatti, nell’anno della pandemia sono state colpite diverse attività, in modo diverso, come per esempio nel caso delle costruzioni (-8,7% il valore aggiunto), nel caso dei servizi e del commercio (-10,7%), laddove l’industria pare essere il settore più colpito (-12,1%).Diversa appare anche la velocità del recupero: previsto per il 2021 per quanto riguarda il settore delle costruzioni(+2,4% il valore aggiunto rispetto al 2019) ed al 2023 per l’industria (per la quale si prevede un risultato di +2,6%), mentre si stima che i servizi, in generale, non riusciranno a riprendere il loro valore (in quanto esso è ancora stimato nell’ordine del -0,7% per la fine del 2023).

In senso più ampio, il manifatturiero ha senz’altro subito una battuta d’arresto, in quanto la produzione è calata del 9,5% ed il fatturato dell’8%. Inoltre, si sono iscritte al relativo Registro oltre 4000 imprese in meno, considerando i risultati conseguiti nel 2020 rispetto al 2019. Un po’ di luce in fondo al tunnel viene dal dato delle start-up innovative: nel gennaio 2021 ne risultavano attive 2319 a Milano e provincia, un dato di crescita interessante (+10, 4%rispetto a febbraio 2020). Su Milano, insomma, si continua a scommettere.

# Tornare alla luce

Di certo, per uscire dall’impasse, risulteranno necessarie una visione di lungo periodo ed una strategia che possa far ripartire la nostra città. Ci sono tutte le premesse perché ciò avvenga, soprattutto considerando la storia delle attività della nostra città, unitamente alle sue propensioni, al suo capitale sociale ed al suo patrimonio strategico, ossia gli elementi che hanno guidato Milano ed i suoi risultati da sempre. Alla nostra città viene richiesto di adattare i suoi elementi di maggiore attrattività ai tempi correnti, focalizzando il proprio modello e le proprie risorse sui giovani, sui talenti e sulle nuove attività, come pure sulle attività rinnovate in risposta e come reazione all’emergenza. Ne viene che occorre potenziare il posizionamento che Milano ha fra le città globali, ottimizzando i propri punti forti e le proprie risorse migliori. Nel rapporto si può ritrovare anche il concetto di flessibilità di Milano che riesce a piazzare la nostra città a metà strada tra l’approccio basato sulla triade talenti-imprese-innovazione e quello imperniato su turismo, intrattenimento e creatività. Per quanto sia necessario, soprattutto all’inizio della ripartenza, affidarsi al primo modello, il rapporto indica come sia importante anche il secondo approccio, dato che l’intera filiera della creatività ha la sua casa a Milano.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

Leggi anche: VIVERE con POCHI EURO in CENTRO a Milano

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🛑 L’area C resta attiva. Ma i PARCHEGGI restano GRATIS in tutta MILANO?

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Credits: www.mentelocale.it

Prima la promessa di sospendere l’Area B e l’Area C fino alla fine della pandemia. Poi la riattivazione dell’Area C, ma con gli orari modificati. Ma i parcheggi, nelle strisce blu e nelle strisce gialle, rimarranno gratuiti o dobbiamo aspettarci qualche altro ripensamento?

L’area C è stata riattivata. Ma i PARCHEGGI restano GRATIS in tutta MILANO?

# L’inversione a U della giunta sulla riattivazione dell’Area C

Credits: www.ansa.it

Le telecamere antismog di Milano rimarranno sospese fino alla fine della pandemia. Ecco qual era la promessa fatta ai milanesi. Lo stesso assessore alla Mobilità, Marco Granelli, solo un mese fa affermava: “Aspettiamo il ritorno alla normalità e della piena capienza dei mezzi pubblici per riattivare i varchi elettronici”.

Sicuramente una frase che fa intendere un grande interesse nei confronti dei cittadini e della loro salute. Ma l’inversione ad U dell’attuale giunta è stata velocissima, e anche un po’ sospetta.

Infatti, vi abbiamo già parlato della riattivazione dell’Area C a partire dal 24 febbraio nella fascia oraria che va dalle 10.00 alle 19.30. Una decisione che ha fatto molto discutere. Le critiche sono arrivate subito sia dall’opposizione che dai cittadini, avendo tutte le carte in regola per essere un provvedimento pericoloso per i pendolari e dannoso per quel poco di commercio che sopravvive in centro.

# La capienza dei mezzi di trasporto pubblico rimane del 50% e i cittadini sono spronati a spostarsi autonomamente

Credits: milano.repubblica.it

Senza dubbio, sembra anche essere un controsenso: l’Area C viene riattivata, ma la capienza dei mezzi di trasporto pubblico rimane del 50%? Giustamente, quest’ultima misura alla lotta contro il Covid-19 non può essere rimossa, soprattutto ora che sembra quasi di essere tornati alla situazione di un anno fa.

Ma se la giunta ha spronato i lavoratori e, in generale, i cittadini ad utilizzare il proprio mezzo di trasporto per compiere i vari spostamenti, perché riattivare l’Area C prima del dovuto? Considerando anche che è sempre più chiaro non esserci un collegamento tra la riattivazione dell’Area C e il miglioramento della qualità dell’aria, con la conseguente diminuzione delle polveri sottili.

# I parcheggi restano gratuiti, l’Area B rimane sospesa… Ma fino a quando?

Credits: www.mentelocale.it

Ma non fermiamoci qui. Tanti automobilisti di Milano si staranno chiedendo: “Ma i parcheggi sono ancora gratis?”. State tranquilli, una risposta c’è, anche se non si sa ancora per quanto sarà valida

In ogni caso, il pagamento della sosta nella strisce blu e in quelle gialle resta ancora sospeso. Così come rimane valida anche la sospensione della Ztl Area B.

Provvedimenti che valgono a tempo indeterminato, ma sempre aspettando una nuova comunicazione da parte del Comune di Milano.

Continua la lettura con: MILANO 2030: parcheggi dimezzati, strade ristrette. Il Comune dichiara guerra alle AUTO?

ALESSIA LONATI

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Il detto “FARE QUALCOSA ALLA CA’ DI CAN” è nato a Milano. Ma perchè si dice così?

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credit: lilladoro.blogspot.com

Dalla dimora di Bernabò Visconti deriva il detto “fare qualcosa alla Cà di Can”, ma cosa significava in origine?

Il detto “FARE QUALCOSA ALLA CA’ DI CAN” è nato a Milano. Ma perchè si dice così?

# Bernabò Visconti: il tirannico Signore di Milano

credit: wikipedia

Bernabò Visconti fu l’eccentrico Signore di Milano e ottenne il vicariato imperiale a metà del ‘300. Marito di Regina della Scala da cui ha preso il nome il Teatro alla Scala di Milano, scomunicato dal Pontefice, bellicoso, ebbe circa 35 figli con numerose donne, fu imprigionato dal nipote-genero Gian Galeazzo II e in carcere si sposò nuovamente. Finì infine avvelenato mangiando una scodella di fagioli contenente la sostanza tossica. Fu un Signore tirannico che ebbe però il merito di sedare gli attacchi alla città e porre le basi per il nascente Ducato di Milano guidato poi da Gian Galeazzo Visconti. 

# La sua passione per i cani lo portò ad averne circa 5.000

credit: lilladoro.blogspot.com

Bernabò aveva una passione sfrenata per i cani, in particolare mastini e segugi che teneva nel suo palazzo di San Giovanni in Conca situato nell’attuale piazza Missori e che si trovava dove oggi sorgono l’Hotel dei Cavalieri e il palazzo dell’INPS. 

L’edificio era stato soprannominato per questo motivo la Cà di Can (la casa dei cani in dialetto milanese). Bernabò era arrivato a possederne circa cinquemila che distribuiva forzosamente tra i sudditi milanesi e che erano riconoscibili dallo stemma visconteo sul collare. Ogni milanese a cui era stato affidato un cane doveva poi recarsi ogni giorno al palazzo di Bernabò per far verificare le condizioni dell’animale.

# Dalla sua famosa dimora deriva il detto “Fare qualcosa alla Cà di Can”

credit: wikipedia – Cà di Can

Se uno di essi risultava malnutrito o maltrattato si procedeva con pene severissime per il responsabile. Il malcapitato poteva ricevere punizioni corporali, la confisca di tutti i beni, essere carcerato o addirittura condannato a morte. Ogni giorno quindi rappresentava un patema per i poveri cittadini milanesi affidatari dei cani del Signore e il simbolo di questo terrore era proprio la Cà di Can. Con il tempo questo appellativo venne usato per indicare qualcosa fatto senza cura e in modo approssimativo, propriamente alla “cà di can”, che avrebbe comportato delle conseguenze spiacevoli. Un modo di dire che poi è stato declinato in modo più volgare. 

Leggi anche: Vietati i viaggi fuori dalla regione: cosa cambierebbe se avessimo i confini del DUCATO DI MILANO

SILVIA FUSARI IMPERATORI

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ROMA è CAPITALE da 150 anni: sarà capace di diventare la CAPITALE del FUTURO?

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Roma Capitale

Il 3 febbraio 2021 sono passati esattamente 150 anni dalla proclamazione di Roma Capitale del Regno d’Italia. Ora è tempo per Roma di guardare al futuro.

Roma città del futuro? E’ lecito farsi questa domanda nell’anno in cui Roma compie i suoi 150 anni da capitale del paese. Un secolo e mezzo che ha fatto la storia non solo di Roma ma dell’Italia tutta. Così nell’anno più strano dell’ultimo millennio, la città più amata e più odiata dello stivale si trova ad un bivio: andare avanti o tornare indietro? Roma è ancora capace di questo ruolo che riveste da così tanto tempo?

ROMA è CAPITALE da 150 anni: sarà capace di diventare la CAPITALE del FUTURO?

# Storia della capitale in poche righe

Era il 20 settembre del 1870 quando i soldati italiani, sotto il comando del Generale Raffaele Cadorna, a partire dalle 4 del mattino sferrarono l’attacco contro le milizie pontificie per entrare a Roma. Pochi giorni dopo la breccia di Porta Pia, un plebiscito popolare sanciva l’annessione di Roma al Regno d’Italia e l’anno successivo, a febbraio, la Città Eterna veniva ufficialmente proclamata Capitale d’Italia. Da allora Roma è stata la immortale protagonista di tanti avvenimenti, primo fra tutti la sua ufficializzazione a capitale del Regno d’Italia, poi ci sono state le trasformazioni urbanistiche per diventare una grande città europea e i suoi abitanti, che nel 1871 erano circa 220 mila, oggi sfiorano i 3 milioni. La conclusione della “questione romana” nel febbraio del 1929 con la sottoscrizione dei Patti Lateranensi fra il Regno d’Italia e la Santa Sede. Le guerre, il fascismo, le deportazioni, la liberazione. Poi l’arte, l’architettura, il cinema e tutto quello che ha contributo a creare nel mondo il mito di Roma.

# “Cosa ne pensate del futuro di Roma?”

In occasione di questo compleanno scrittori, giornalisti, politici, il Papa stesso hanno detto cosa pensano di Roma e come vedono il suo futuro. Primo fra tutti il Santo Padre, straniero ma romano d’adozione, in occasione dell’apertura delle celebrazioni per festeggiare i 150 anni di Roma capitale, ha raccontato una città che ha saputo crescere e aprirsi e che potrebbe avere tutte le carte in regola per proporsi come la città del futuro.

# Per il Papa Roma si deve proporre come “città di tutti”

“In 150 anni, Roma è tanto cresciuta e cambiata – ha detto Papa Francesco – diventando da ambiente umano omogeneo a comunità multietnica, nella quale convivono, accanto a quella cattolica visioni della vita ispirate a altri credo religiosi ed anche a concezioni non religiose dell’esistenza. La città deve essere la casa di tutti” ha insistito il Santo Padre sottolineando come ci sia una domanda d’inclusione scritta nella vita dei poveri e di quanti, immigrati e rifugiati, vedono Roma come un approdo di salvezza. “Spesso i loro occhi – ha detto il Papa – incredibilmente, vedono la città con più attesa e speranza di noi romani che, per i molteplici problemi quotidiani, la guardiamo in modo pessimista, quasi fosse destinata alla decadenza. No, Roma è una grande risorsa dell’umanità!”.  

# Per Mattarella Roma ha bisogno di un sostegno nazionale

 “Per la città serve sostegno nazionale”. Roma può dare tanto allo sviluppo del paese. Con questa consapevolezza la comunità nazionale deve assicurare il sostegno necessario affinché le funzioni della capitale siano svolte al meglio e creino così vantaggi per l’intero sistema. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in chiusura del suo messaggio per i 150 anni di Roma Capitale.

# “Roma appartiene a tutti”

Anche Maurizio Molinari, giornalista, direttore di Repubblica, sembra avere speranze per questa città che afferma “appartiene a tutti. A chi ci ha vissuto e a chi ci vive ancora. A chi l’ha amata e a chi se n’è sentito tradito ma è tornato a esserne innamorato più di sempre”. Una “città immortale il cui tempo – continua il direttore di Repubblica in una intervista per il lancio della guida “Roma Capitale 1871-2021”– è immanente, non passa ma si somma, ogni frammento è un momento e ogni volto un tassello del grande mosaico della vita”.

# “Roma potrebbe proporsi come città del futuro”

Per Corrado Augias, scrittore, romano verace, “Roma potrebbe proporsi come città del futuro. Lo ha detto in occasione del lancio di “Roma Capitale 1871-2021”, un libro che contiene la storia della città dalla breccia di Porta di Pia all’odierna riapertura del Mausoleo di Augusto, proponendo un itinerario diverso per ognuno dei 150 anni trascorsi in cui scoprire luoghi, ricordi, aneddoti, segreti dell’Urbe. Dunque Roma, fa notare il giornalista, potrebbe aspirare a proporsi come modello ma, afferma “avrebbe bisogno di un programma europeo che finanzi modelli di sostenibilità ecologica rimettendo a posto il rifornimento idrico, risolvendo il problema dei rifiuti, digitalizzando il patrimonio culturale e mettendo l’illuminazione pubblica al passo con i tempi” solo per fare qualche esempio. “Un lavoro immenso”.

FRANCESCA SPINOLA

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

 

 

 

 

Sentirsi in PARADISO nella VALLE dei MONASTERI

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Credits: @salvatorepizzolante (IG)

Se poteste chiudere gli occhi e continuare a leggere, vi chiederei di immaginare verdissime distese di erba e boschi, montagne incantevoli dai colori del tramonto, deliziosi ruscelli e acque fresche—gelide. Se poi vi potessi chiedere di riaprire gli occhi, scoprireste di essere all’estremo nord dell’Italia, dove si parla tedesco per la maggiore e dove, tra gli spettacoli naturali, si nasconde lo splendido tocco dell’uomo. Oggi vi porto a scoprire Valle Isarco, in Südtirol: la valle dei monasteri. 

Sentirsi in PARADISO nella VALLE dei MONASTERI

 

La Valle Isarco è una delle due valli principali dell’Alto Adige, che si estende dalla sorgente del fiume Isarco al Brennero fino alla foce nell’Adige a Bolzano. Si estende per circa 80 km, separa tra loro le Alpi Retiche orientali da quelle dei Tauri occidentali e dalle Dolomiti, e comprende molti fiumi, non solo quello che le dà il nome. Per ragioni storico-culturali, la Valle è divisa in due comprensori: l’Alta Valle Isarco (Wipptal in tedesco) e la Valle Isarco (Eisacktal) vera e propria, che comprende Bressanone, che ne è capoluogo storico, artistico, culturale, economico, sociale ed amministrativo del comprensorio della Valle Isarco. 

Proprio nel cuore della Valle Isarco si trovano i luoghi che vi accompagnerò a conoscere: si tratta di due importanti siti religiosi dell’Alto Adige, ricchi di storia e cultura: l’Abbazia di Novacella e il Monastero di Sabiona.

# L’Abbazia di Novacella

L’Abbazia dei Canonici Agostiniani di Novacella sorge a Varna, non troppo distante da Bressanone, e trionfa nella Valle dal 1142. Si tratta del più grande complesso religioso del Tirolo, e nel 1956, Papa Pio XII diede alla chiesa la dignità di basilica minore.

Credits: ValleIsarco.info

L’architettura del complesso abbaziale è varia e stratificata, tanto che non è difficile ritrovare all’interno del convento elementi gotici, come il Chiostro, mischiati ad altri romanici, rinascimentali o barocchi, come la chiesa conventuale, fino ad accenni Rococò settecenteschi: il grande salone della biblioteca, opera di Antonio Giuseppe Sartori, risale infatti al 1773. E se gli edifici non vi avessero ancora ammaliato, tutt’intorno all’Abbazia si trovano boschi, prati, frutteti e viti: la vista da qui è davvero affascinante. 

Credits: ValleIsarco.info

Un tempo ospizio per i pellegrini, l’Abbazia è sempre stata caratterizzata da autonomia e dedizione. Tutt’oggi, infatti, continuano a essere molte le attività legate al convento, dall’agricoltura alla viticoltura. dalla centrale elettrica all’erboristeria alla cantina vinicola: proprio qui, gli amanti del buon vino potranno trovare infatti i tradizionali vini altoatesini prorotti dai monaci, dal Müller-Thurgau al Pinot Grigio, fino all’immancabile Gewürztraminer.

Credits: @eliacelle9 (IG)

# Il Monastero di Sabiona

Per visitare la seconda tappa di questo monastico itinerario, dobbiamo andare in direzione di Chiusa, un’altra splendida cittadina della Valle Isarco, a pochi km a sud da Bressanone. Qui, su una rupe piuttosto elevata del fondovalle, si erge il Monastero di Sabiona. Sappiate che già solo per la splendida vista dell’antica cittadina medievale e di tutta la Valle Isarco, val la pena visitarlo. 

Credits: @icsapfir (IG)

Se però vi addentrerete per i suoi spessi muri e per i suoi chiostri, scoprirete che il monastero delle suore benedettine che troneggia sulla rupe di Sabiona ha origini molto antiche. Secondo fonti storiche, già nel V secolo d.C. la Valle venne cristianizzata, come dimostrano i ritrovamenti delle fondamenta di una chiesa, e un castro militare romano risalente al 400 d.C. 

Credits: @walkinprogresss (IG)

Ancora oggi le suore benedettine di Chiusa vivono in clausura all’interno del monastero; tuttavia, in alcuni periodi è possibile visitare alcuni edifici come la Chiesa della Sacra Croce, la cappella di S. Maria, la chiesa conventuale, e la Chiesa di Nostra Signora. In tutti gli altri momenti, è sempre possibile godersi un giro lungo la passeggiata di Sabiona: rimarrete incantati dai bellissimi luoghi intorno al monastero di Sabiona. 

Credits: @masmameli (IG)

 

Fonte: Valle Isarco, True Riders

Continua la lettura con: Una tradizione curiosa: i LABIRINTI del Veneto

Giada Grasso

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

vita da cani

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Il principio della massima precauzione vuole che i cani non siano liberi di circolare nei luoghi pubblici. Devono essere sempre tenuti al guinzaglio o con la museruola.
La logica è che il cane non ha capacità di giudizio e potrebbe essere un pericolo per le persone, quindi gli si toglie ogni libertà che ha in natura.
Questa logica la si sta estendendo anche agli esseri umani.

Ogni persona in quanto potenzialmente contagiosa viene trattata come se lo fosse. Questo principio potrebbe essere esteso anche ad altre malattie contagiose che possono essere mortali, come l’epatite, l’Aids, altre malattie veneree, la tubercolosi e la stessa influenza che ogni anno causa migliaia di vittime.

Si può estendere anche ad abitudini potenzialmente pericolose. L’abuso di alcol o il consumo di droghe possono provocare danni per gli altri.
Non solo. Anche condizioni di instabilità mentale, di frustrazione, di repressione o di eccitazione emotiva possono portare ad atti di violenza.

A questo punto si dovrebbe controllare quello che pensano le persone. Attraverso i social media si potrebbe capire quali sono le tendenze psicologiche di ognuno di noi in modo da prevenire violenze casalinghe, furti, devianze sociali o qualunque cosa che possa compromettere la sicurezza degli altri e che possa deturpare l’immacolato mondo dei puffi in cui tutti noi aspiriamo a vivere.

“Esiste forse una legge che vieta ai cani di soddisfare i loro bisogni?” (Federico II di Prussia)

Continua la lettura con: il nuovo muro di Berlino

MILANO CITTÀ STATO

🛑 MILANO a rischio ZONA ROSSA dall’8 MARZO? I fattori critici e quelli che fanno ben sperare

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Credits: Andrea Cherchi - Milano deserta

La Lombardia è a rischio di diventare zona rossa dall’inizio della prossima settimana. Nel migliori dei casi saranno solo alcune aree e Milano è tra le più forti indiziate. Vediamo quanto il pericolo sia corrispondente ai dati .

MILANO a rischio ZONA ROSSA dall’8 MARZO? I fattori critici e quelli che fanno ben sperare

# I fattori critici: le varianti, la crescita terapie intensive e l’indice Rt sopra la soglia 

Credits: cittadinomb.it

Vediamo cosa potrebbe portare Milano in zona rossa:

  • Il primo fattore critico è la variante inglese, già diventata dominante sulle altre con il 64% di presenza nell’analisi dei tamponi, che essendo la più contagiosa sta contribuendo alla crescita dei contagi in tutta la regione. Due settimane fa il Comune di Bollate è diventata zona rossa a causa di un focolaio di questa variante. Oltre a questa è stato registrato anche il primo caso di variante nigeriana in regione, potenzialmente più pericoloso perché potrebbe essere più resistente ai vaccini disponibili.
  • Un altro indicatore preoccupante è il rialzo di posti letto occupati sia in terapia intensiva che per ricoveri semplici in tutta la regione che ha costretto a trasferire 57 pazienti presso l’ospedale realizzato al Portello nei padiglioni di Fiera Milano.
  • L’assedio delle varianti attorno a Milano sta facendo alzare sensibilmente l’indice Rt, negli ultimi giorni a 1,34, quindi oltre la soglia limite di 1,25 per istituire la zona rossa in città. 

# I fattori positivi: contagi sotto target limite e in calo negli ultimi 7 giorni, ricoveri sotto il 30% della capienza, la strategia di protezione della città e i decessi costanti da un mese

Credits: https://statistichecoronavirus.it/ – Crescita contagi giornaliera ultimi 7 giorni Milano

Non mancano però altri fattori positivi che potrebbe lasciare la nostra città con le restrizioni previste per le zone arancioni. Ecco quali sono:

  • Uno dei parametri più decisivi nel cambio di colore di un’area è l’incidenza di casi settimanali ogni 100.000 abitanti che non deve superare quota 250. La situazione nella Città Metropolitana di Milano oggi è di 206, prendendo in considerazione solo il Comune si scende sotto la soglia di 200, per l’esattezza a 192. Al momento quindi la nostra città è ancora lontana dalla soglia a rischio.
  • Un dato confortato dal trend di nuovi positivi. Infatti, come si vede dall’immagine sopra, la curva dei contagi dell’ultima settimana in tutta la Città Metropolitana è in calo dai 1145 del 26 febbraio ai 767 di ieri 02 marzo.
  • L’accerchiamento di Milano di zone in arancio rinforzato e rosse, dovuto ai focolai delle varianti, potrebbe essere visto come un fattore positivo. Infatti la strategia adottata dalla giunta regionale è creare una sorta di scudo per la città, per evitare che l’aumento dei contagi si propaghi anche nella metropoli e che la stessa sia costretta a subire misure restrittive più dure.
    Credits: ilgiorno.it – Mappa comuni Milano zona arancio rinforzato e rosso

    Al momento infatti sono 10 i comuni della Città Metropolitana di Milano in arancio scuro: Motta Visconti, Besate, Binasco, Truccazzano, Melzo, Liscate, Pozzuolo Martesana, Vignate, Rodano, Casarile. Oltre a questi ci soni le zone rosse di Bollate, Mede e Viggiù. 

  • Altro dato che fa ben sperare è il numero di decessi a livello regionale ormai stabile da un mese attorno alla quota di 50.

Continua la lettura con: 🛑 Allarme VARIANTE INGLESE a Milano? Sì, no, forse. La CONFUSIONE dei VIROLOGI

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

🛑 Via ai lavori per Viale ZARA a una SOLA CORSIA. Esplodono le polemiche: “Fermiamo questa ennesima follia”

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Credits: milano.corriere.it

Settimana scorsa l’assessore alla Mobilità milanese, Marco Granelli, ha annunciato il via ai lavori in viale Zara. Con quali obiettivi? Innanzitutto, creare quasi 200 nuovi parcheggi. Ma anche realizzare una barriera parapedonale lungo i binari del tram per evitare che i cittadini attraversino pericolosamente.

Una vera e propria rivoluzione per il vialone che collega il centro con l’hinterland a nord di Milano. Ma, anche questa volta, le polemiche dall’opposizione non si sono fatte attendere.

Via ai lavori per Viale ZARA a una SOLA CORSIA. Esplodono le polemiche: “Fermiamo questa ennesima follia”

# Viale Zara diventerà un vialone con una sola corsia per senso di marcia

Credits: milano.corriere.it

Nella giornata di ieri è partito il cantiere in viale Zara. I lavori, che dureranno circa 3 settimane, hanno portato al restringimento della carreggiata. Ma questa non è una condizione temporanea.

Infatti, la decisione dell’attuale giunta prevede la riduzione definitiva del vialone centrale ad una sola corsia per senso di marcia.

# I lavori permetteranno di creare 48 nuovi parcheggi per i residenti

Credits: www.milanotoday.it

Vi chiederete cosa creeranno nell’altra corsia. Beh, niente di più semplice. Verranno creati dei parcheggi con strisce blu poiché i posti nel controviale, in tutto 48, saranno destinati alla sosta per i residenti, stanchi per l’assenza di spazio.

Per l’assessore Granelli questo intervento è in linea con il piano continuativo di “recupero di posti residenti per gli abitanti del quartiere Isola”. Ed è sicuro che le 3 settimane di disagi causati dai lavori saranno un prezzo equo da pagare, perché il risultato sarà molto positivo per i cittadini.

# Con il ristringimento di viale Zara a risentirne sarà il traffico cittadino

Credits: www.milanotoday.it

Una rivoluzione che non piace a tutti. Di rischi per la circolazione ce ne sono tanti: una sola corsia per senso di marcia potrebbe non bastare e il traffico ne risentirà.

Ad esprimere fin da subito la propria perplessità sugli interventi è stato Gabriele Abbiati, consigliere comunale della Lega. Il suo attacco all’attuale amministrazione meneghina è molto duro: “prima si inventano piazze tattiche inutili ed orribili, ciclabili pericolose, sperperano denaro pubblico per pitturare un po’ di asfalto e rimuovono posti auto. Dopo, beandosi di recuperare qualche stallo di sosta, riducono ad una corsia viale Zara, dove anni fa volevano metterci il mercato, salvo accorgersi che non ci sta. Fermiamo questa ennesima follia”.

# L’economia milanese si basa sulla dinamicità e “se vuoi distruggere Milano, devi bloccarla”

Ma non è l’unico. Le critiche arrivano anche dall’eurodeputato milanese di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza: “dopo corso Venezia, corso Buenos Aires, viale Monza e via Melchiorre Gioia, adesso anche viale Zara è destinata a diventare una trappola di traffico e smog”.

Infatti, il restringimento di questa importante arteria potrebbe risultare un ulteriore problema per gli automobilisti della città. E per cosa? Per recuperare qualche posto auto. E questo comporterebbe anche un controsenso: la mancanza di parcheggi deriva proprio dalle ultime decisioni adottate dalla giunta, che hanno sconvolto la mobilità di Milano.

E continua, sulla stessa lunghezza d’onda, Andrea Mascaretti, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Marino: “è l’ennesima opera destinata a creare ingorghi. La sinistra, che guida Milano da ormai dieci anni, distrugge la viabilità cittadina e colpisce i commercianti e gli artigiani. Infatti, l’economia si basa sulla dinamicità e, se vuoi distruggere Milano, devi bloccarla. Lasceranno dietro di loro una città senza risorse, con le attività schiacciate dal peso delle tasse locali, dagli affitti comunali e dai divieti”.

I pro e i contro portano inevitabilmente a questa domanda: è davvero un intervento per il bene dei residenti?

Fonte: www.milanotoday.it

Continua la lettura con: L’AREA C torna off limits. Pioggia di CRITICHE contro il Comune: “chiudere in questo periodo è una solenne ca****ta”

ALESSIA LONATI

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I tedeschi dicono NEIN: due terzi della popolazione contro il LOCKDOWN

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È metà dicembre quando la Germania annuncia il lockdown. A distanza di due mesi e mezzo il governo non sembra voler fare nessun passo indietro, anzi, potrebbe prolungare le chiusure fino a fine marzo. I tedeschi, però, sembrano sempre più insoddisfatti e contrari alle rigide restrizioni. Cosa dicono i dati? Quale linea d’azione sceglierà il governo?

I tedeschi dicono NEIN: due terzi della popolazione contro il lockdown

# Tedeschi insoddisfatti: crolla il sostegno nei confronti del lockdown

credits: repubblica.it

Secondo un sondaggio, condotto da YouGov per l’agenzia di stampa Deutsche Presse-Agentur, la popolazione tedesca è divisa e mostra pareri contrastanti. Con un 5% di astenuti, la maggior parte dei cittadini, il 60% sostiene che il lockdown dovrebbe essere allentato (il 43%) o è favorevole a un completo ritorno alla normalità (un altro 17%), mentre il 35% si dichiara a favore del mantenimento, o persino dell’inasprimento, delle chiusure.

Da metà dicembre, quando ha avuto inizio il lockdown, YouGov ha condotto dei sondaggi di opinione ogni due o quattro settimane, così da monitorare il consenso popolare nei confronti delle misure prese. Inizialmente, il 73% dei cittadini sosteneva le restrizioni, ma col passare dei mesi questo appoggio è progressivamente calato, i tedeschi infatti sembrano essere stanchi di queste rigide misure e chiedono al Governo una graduale ripartenza.

# La Germania, rimasta scottata dalla seconda ondata, teme la terza

credits: ilfattoquotidiano.it

Ad oggi, in Germania, l’incidenza del Virus è di 68 nuovi casi su 100mila abitanti. L’obiettivo del Governo Federale era inizialmente quello di scendere sotto i 35, anche se ora sembrerebbe bastare un’incidenza inferiore a 50, così da alleviare il peso sul sistema sanitario.

A febbraio, la decisione di prolungare il lockdown per un altro mese, fino al 7 marzo, era stata così giustificata dalla Cancelliera Merkel: “Le varianti del Covid possono avere effetti catastrofici sui sistemi sanitari […] Bisogna impedire una nuova crescita esponenziale delle infezioni e una terza ondata della pandemia”. L’obiettivo tedesco è quello di non commettere gli stessi errori fatti in autunno, quando la politica non ha reagito prontamente alla seconda ondata. Se infatti un anno fa la Germania era stata colpita poco dal contagio, registrando nei primi nove mesi un numero di morti inferiore a 10mila, in autunno i decessi sono aumentati parecchio, raggiungendo la drammatica cifra di 63mila.

Proprio oggi la Cancelliera Merkel discuterà con i Primi Ministri il destino del Paese e delle restrizioni. Voci ufficiose sostengono che la chiusura verrà prolungata fino alla fine del mese, con eccezionali riaperture parziali e locali, purchè l’incidenza del Covid rimanga sotto una certa soglia.

# Scetticismo nei confronti del vaccino: il 34% non si sottoporrà a vaccinazione

credits: cdt.ch

Altri sondaggi ritraggono i cittadini tedeschi non solo scettici nei confronti delle restrizioni, ma anche verso i vaccini contro il Covid. Un’indagine della Fondazione Bertelsmann ha evidenziato come una parte non indifferente della popolazione abbia delle perplessità sul vaccino, il 34% degli intervistati ha infatti dichiarato di non volersi sottoporre a vaccinazione. Secondo lo studio, l’ambiente e i valori di appartenenza influenzano gli atteggiamenti e le predisposizioni: le persone tendenti alla performance e al successo personale sarebbero quelle maggiormente orientate al rifiuto, mentre quelle sostenitrici di valori come giustizia e tolleranza sembrerebbero più favorevoli a vaccino e restrizioni.

Un ruolo fondamentale lo gioca anche il tipo di farmaco: BioNTech e Pfizer ricevono un alto punteggio di approvazione, mentre AstraZeneca sembra non essere molto popolare. Tant’è che, nelle ultime settimane, migliaia di dosi sono rimaste inutilizzate a causa della disdetta di molte persone, che hanno cancellato il proprio appuntamento per aspettare un vaccino diverso.

Fonte: berlinomagazine.com

Continua la lettura con: I LOCKDOWN più DURI secondo l’università di Oxford. Primi Venezuela, Libano e UK

CHIARA BARONE

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🛑 Capolinea e fermate da percorrere a piedi in gruppo: il progetto PEDIBUS arriva a Milano

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credits: 7giorni.info

Pedibus è un progetto dedicato ai bambini che, già da diversi anni, promuove un’educazione green orientata verso una mobilità più sostenibile. Usato specialmente nei paesi più piccoli, da qualche anno si cerca di diffonderlo anche nelle grandi città come Milano, dove traffico e inquinamento sono problemi all’ordine del giorno. Perciò, gambe in spalla e scopriamo insieme di che cosa si tratta.

🛑 Capolinea e fermate da percorrere a piedi in gruppo: il progetto PEDIBUS arriva a Milano

# Un capolinea e fermate da percorrere a piedi

 
credits: 7giorni.info

Il Pedibus è, come si può abbastanza facilmente intuire, una comitiva di bambini che vanno a scuola a piedi. Proprio come uno scuolabus, ha un capolinea e delle fermate a cui ci si incontra ad un orario prestabilito. Coinvolge i bambini dai 5 agli 11 anni, quelli che frequentano le elementari, ma anche i loro genitori che, volontariamente, si offrono di accompagnarli lungo il tragitto.

Gli obiettivi di questo progetto sono molteplici: educare i piccoli a una mobilità sostenibile, fare movimento, socializzare e conoscere il territorio.

# Verso un nuovo modello di sviluppo urbano attento all’ambiente e al sociale

credits: comunedibologna IG

Alcuni quartieri hanno da tempo adottato questo “mezzo” e, da questo mese, due scuole primarie nei quartieri di Merezzate e Rogoredo si sono aggiunte alla lista. L’adesione rientra in un progetto più ampio che ha lo scopo di implementare in questi quartieri soluzioni innovative e sostenibili, integrandole in un nuovo modello di sviluppo urbano incentrato sulle esigenze ambientali e sociali.

In questo periodo di pandemia, il Pedibus sembra anche la soluzione ideale per evitare mezzi pubblici chiusi ed affollati. I bambini potranno infatti raggiungere la scuola stando all’aria aperta e mantenendo una certa distanza di sicurezza.

Il progetto coinvolge anche il Consorzio Poliedra – Politecnico di Milano, che provvederà alla stampa dei materiali necessari all’avvio del progetto. I piccoli partecipanti saranno dotati di cappellini, pettorine e bandierine, strumenti necessari per garantire la loro sicurezza.

# Un patto educativo per una città sempre più sostenibile

credits: comune.albinea.re.it

L’assessora all’Educazione Laura Galimberti e l’assessore alla Mobilità Marco Granelli hanno affermato che “l’Amministrazione Comunale è da sempre impegnata a favorire lo sviluppo di politiche innovative sulla sostenibilità ambientale”. Particolarmente supportate sono poi le politiche dirette ai più piccoli, che hanno lo scopo di formare quelli che un giorno saranno adulti responsabili e consapevoli.

In questo progetto famiglie, scuole e Comune collaborano per educare le nuove generazioni non solo al rispetto dell’ambiente, ma anche alle norme sulla sicurezza stradale e, allo stesso tempo, riducono il traffico nei pressi degli istituti scolastici negli orari di punta. Perciò il Pedibus è stato definito dai rappresentanti dell’Amministrazione un vero e proprio patto educativo impegnato a realizzare una città sempre più sostenibile.

Una soluzione che sembra accontentare tutti: ambiente, bambini e genitori. Gli unici un po’ insoddisfatti potrebbero forse essere i lavoratori ritardatari, che dovranno fermarsi per far passare la carovana di bambini. Ma, personalmente, credo che la vista di questi piccoli camminatori possa far comparire un sorriso sul viso di tutti.

Fonte: milanotoday.it

Continua la lettura con: Mobilità senza TABÙ: 5 idee per ridurre traffico e inquinamento in modo più accessibile anche per chi vive fuori dal centro

CHIARA BARONE

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BOLOGNA è la città con il portico più LUNGO del MONDO (con lo zampino del DEMONIO)

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Credits: jenna.on.trail IG - Portico di Bologna

Tra i record del capoluogo emiliano questo è uno dei più suggestivi. Scopriamo per quanto si estende e quale simbolo rappresenta.

BOLOGNA è la città con il portico più LUNGO del MONDO (con lo zampino del DEMONIO)

# Il capoluogo emiliano è conosciuto anche come “la città dei portici”, oltre 100 km tra centro storico e le aree fuori porta

Credits: marta_sicuranza IG – Portici Bologna

Bologna è riconosciuta come la città dei portici, da qualsiasi parte ci si giri nel centro storico noterete come questo tipo di architettura assieme alla scelta dei mattoncini rossi per la costruzione di molti edifici sia un elemento caratterizzante della città. Ce ne sono di tutti gli stili e dimensioni e la loro lunghezza complessiva supera i 100 km: 42 nel centro storico e 62 contando quelli delle aree fuori porta, i primi edificati in maniera indipendente da privati nell’alto Medio Evo. Tra tutti, 12 tratti sono stati selezionati con un’accurata ricerca tra quelli centrali e quelli più periferici e candidati per entrare a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco: entro l’anno si saprà l’esito.

Tra questi c’è il portico più lungo del mondo, di via Saragozza, che dal centro porta fino al Santuario della Madonna di San Luca sovrastando addirittura la strada all’altezza dell’Arco del Meloncello.

# Via Saragozza, il portico da record: lungo quasi 4 km con 489 scalini e 666 arcate, numero simbolo del demonio

Credits: Ma Broru – Flickr – Portico di Bologna

Il portico di Via Saragozza è il più lungo del mondo, costruito nel XVII secolo per agevolare la processione che porta l‘effige della Madonna con Bambino da San Luca fino alla Basilica di San Petronio, misura infatti 3.796 metri, con 666 arcate, 15 cappelle e servono 489 scalini per percorrerlo tutto.

Credits: ale_samo_92
IG – Arco Bonaccorsi

La partenza è dall’Arco Bonaccorsi a Porta Saragozza e l’arrivo è sulla cima del Colle della Guardia, dove si eleva il celebre Santuario della Madonna di San Luca. Una curiosità sul numero delle arcate, il 666 non sembra per nulla casuale, ma al contrario conterrebbe un forte simbolismo: la strada che si snoda giù dal colle della Guardia rappresenterebbe il demonio schiacciato dalla Madonna durante la sua discesa dal Santuario di San Luca.

# Il Santuario di San Luca è la meta finale della camminata, usata anche come percorso di purificazione

Credits: Vanni Lazzari – Flickr Santuario di San Luca

La meta finale della camminata sotto il portico è il santuario di San Luca, costruito in un sfarzoso stile barocco e al cui interno si può vedere l‘effigie della Madonna col Bambino.

Credits: viaggiosostenibile.com – Portico di via Saragozza

Questa camminata è spesso usata anche come percorso di purificazione o pegno da pagare per gli sbagli commessi, sia perché si raggiunge il complesso religioso sia perché dopo la faticosa salita c’è una splendida ricompensa ad aspettarvi: il panorama di Bologna dall’alto con i suoi tetti rossi e i suoi colli.

Continua la lettura con: A BOLOGNA torna il TRAM: le 4 nuove linee in arrivo

FABIO MARCOMIN

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Via dei Coronari: nominata tra le 10 STRADE più BELLE del MONDO. Che cosa la rende così speciale?

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Via dei Coronari a Roma inserita nella TOP TEN delle “BEST STREETS” del Mondo.

AD – Architectural Digest, la patinata e influente rivista di Architettura, Arte e Design, americana l’ha definita una delle 10 strade più belle del mondo. E’ Via dei Coronari e si trova nel cuore di Roma.

Via dei Coronari: nominata tra le 10 STRADE più BELLE del MONDO. Che cosa la rende così speciale?

# Era “un luogo gonfio di agguati”

Lunga circa 500 metri percorre tutto il Rione Ponte, contenuto nell’ansa del fiume Tevere racchiusa fra Ponte Sant’ Angelo e Ponte Umberto I. Il rione Ponte era, in origine, una distesa di paludi, come ricorda Ovidio nei “Fasti”, un luogo misterioso, sibillino e “gonfio di agguati” poi Papa Sisto IV Della Rovere fu il primo restauratore del rione. Fece selciare le sue vie e nel gennaio del 1480 ripulì la zona da tutti i tuguri fatiscenti.

# Un “rettilineo rinascimentale”

La vicinanza con Piazza San Pietro ne ha fatto una meta anche di pellegrini già a partire dal Medio Evo quando la strada ospitava commercianti di medaglie sacre, ghirlande e corone religiose, da cui prende il nome. Il quartiere ha conservato il suo tipico aspetto con i rettilinei rinascimentali convergenti verso il Ponte Sant’Angelo e se una volta qui pullulava di negozi e botteghe di antiquari, eredi di quei “paternostrari” medievali, oggi sono i negozi di pellami, le boutique di abbigliamento e oggettistica, i ristorantini e le gelaterie a invogliare i passanti.

# Una passeggiata fra Medio Evo, Rinascimento e Barocco

Tre sono gli aspetti di questa via che ne fanno una fra le più belle strade del mondo. Il medioevale, conservato nei vicoli stretti e nel selciato. Il rinascimentale, evidenziato dai palazzi signorili. Il barocco, rappresentato anche questo da edifici tipici per i balconi, i portoni, le fontane e le edicole sacre.

# Una via trascurata dai romani

Oggi Via dei Coronari conserva ancora tutte queste caratteristiche ma appare un po’ come una anziana signora dimenticata. “I turisti non si vedono da un anno – ci spiega Shain, giovane commerciante di una bottega di pellami rigorosamente made in Italy ma ciò che più dispiace è che non si vedano i romani che sembrano anche loro essersi dimenticati di questo angolo di Roma”. Non a caso Via dei Coronari fa parte di quegli itinerari definiti della Roma segreta, ovvero quei luoghi che per vari motivi sono considerati secondari, misteriosi, di nicchia. In realtà questo quartiere è uno di quei luoghi in cui perdersi per scoprirne gli scorci, gli angoli, le piazze, i colori per ritrovare la gioia di essere a Roma, la città eterna.

FRANCESCA SPINOLA

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🛑 L’irresistibile voglia di musica di Milano: i CONCERTI sui PIANEROTTOLI

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Credit: @cami.mugnano.photo

Uno dei settori più colpiti dalla pandemia è quello degli artisti. A volte per poter andare avanti bisogna arrangiarsi e c’è un’idea trovata da Milano che ha colpito anche gli svizzeri (www.tvsvizzera.it) che, a differenza nostra, sono riusciti a tenere più aperti musei e teatri.

Le brioche, i vestiti e persino i libri non sono le uniche cose che si possono ottenere direttamente a casa; a Milano il delivery si estende anche alla musica ed è così che si dà il via alla nuova moda dei i concerti sui pianerottoli.

L’irresistibile voglia di musica di Milano: i CONCERTI sui PIANEROTTOLI

# Come nasce il progetto

Credit: @musicanellaria2020

L’idea nasce da Lucia Martinelli, pianista diplomata al Conservatorio e fondatrice dell’associazione “Musica nell’aria”, che da 5 anni cerca di portare la musica al di fuori delle sale da concerto, come ad esempio nei parchi e nei centri culturali.

Quando il progetto è nato nessuno si sarebbe aspettato una pandemia eppure neanche questo ha fermato l’associazione, che è riuscita ad adattare la sua missione a misura di covid.

Così nasce l’idea di organizzare dei concerti, creati e personalizzati per ogni persona che li richiede, direttamente davanti alla porta di casa.

# Come funziona

Credit: tvsvizzera.it

Dopo un sopralluogo del pianerottolo e l’ok dei vicini, si iniziano i preparativi.

L’organizzatrice allestisce personalmente lo spazio con tanto di moquette rossa, un leggio in ottone, delle candele e dei fiori: tutto il necessario per creare l’atmosfera perfetta.

Quando è tutto pronto arriva il turno della musica: gruppi più o meno esigui di interpreti o anche singoli esecutori, suonano il campanello, gli inquilini aprono e inizia il mini concerto sul pianerottolo.

Il tutto dura una ventina di minuti per un prezzo che varia dai 120 ai 150 euro. Questo prezzo può sembrare all’inizio elevato ma bisogna pensare agli spostamenti degli strumenti e alla qualità e l’esperienza dei musicisti che verranno fuori da casa vostra.

In fin dei conti, avere un concerto privato direttamente sull’uscio della proprio abitazione non ha prezzo.

# Un grande successo

Credit: agi.it

Il progetto sta avendo un grande successo, le richieste sono sempre elevate e hanno visto un piccolo per la giornata più romantica dell’anno: San Valentino.

Che sia un regalo di compleanno o un momento magico da godersi da soli, i concerti di Musica nell’aria hanno ormai raggiunto tutta Milano e anche una parte dell’hinterland.

C’è chi chiede pezzi jazz o chi preferisce una performance di Bach, ognuno può esprimere i suoi desideri e godersi questo momento speciale con la sua melodia preferita in sottofondo.

# Voglia di tornare alla normalità

Il grande successo di questo progetto dimostra la voglia che le persone hanno di tornare alla normalità.

Anche per i non appassionati di musica questa è un’idea che può permettere a tutti di avere un momento come quelli di una volta, quando si poteva uscire e godersi ogni attimo speciale in compagnia.

Questo progetto è un esempio di come la cultura a Milano sia fluida e pronta ad assumere nuove forme pur di sopravvivere alla pandemia.

Gli svizzeri ne hanno già parlato alla tv, che possa essere questo un esempio per tutto il resto del mondo?

Fonti: www.tvsvizzera.it , www.agi.it

Continua la lettura con: 7 cose che mi MANCANO della MILANO PRE-COVID

ARIANNA BOTTINI

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🛑 La politica sui muri: a Milano DRAGHI prestigiatore e CONTE Napoleone

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La street art torna a dedicarsi ai ritratti goliardici: arrivano a Milano l’ex premier Conte e il suo successore, ma in vesti del tutto nuove.

La politica sui muri: a Milano DRAGHI prestigiatore e CONTE Napoleone

Quando la street art incontra la politica, vengono a crearsi opere inaspettate ma di grande impatto. Da Renzi in versione zombie che vaga per le strade di Firenze al famosissimo bacio tra Salvini e Di Maio, il muralismo in Italia sembra particolarmente attivo sui temi socio-politici. Poteva passare inosservata la nascita del nuovo governo Draghi? Assolutamente no, e infatti sui muri milanesi sono recentemente comparsi degli ironici murales raffiguranti sia il nuovo, che il vecchio Premier.

# Draghi a Milano fa il prestigiatore

credit: ansa.it

Questa volta a scoccare la freccia di fuoco pronta a incendiare l’opinione pubblica è lo street artist Alien Attack, che ha regalato ai milanesi un bizzarro ritratto di Mario Draghi vestito da prestigiatore. La provocazione dell’artista è piuttosto criptata e per comprendere a pieno l’ironia dell’opera, si deve fare attenzione alla simbologia. “Il diavolo è nei dettagli” e infatti se si osserva bene il ritratto del nuovo Premier, notiamo che nonostante l’abbigliamento e la postura molto formali, l’inaspettato illusionista tira fuori dal cilindro un coniglio verde fosforescente, che lascia pensare ad un coniglio alieno se non radioattivo. Le ipotesi possono essere molteplici: a cosa alluderà quest’opera comparsa nel quartiere Isola?

Fonte: ANSA

# La napoleonizzazione di Conte

credit: ansa.it

Sempre lo stesso artista, ha salutato l’ex Premier Conte raffigurandolo vestito come Napoleone. Il dipinto “Il ritratto di Napoleone” di Andrea Appiani al quale Alien Attack si è ispirato, ritrae Napoleone dopo essere stato incoronato Re d’Italia. Nel caso di Conte, a seguirlo c’è una schiera di deputati del M5s. Anche in questo caso le simbologie e le allusioni nascoste dietro ai dettagli dell’opera sono moltissime e possono essere interpretate in diversi modi. Chissà se l’artista farà mai chiarezza sul messaggio che intendeva trasmettere con questa “napoleonizzazione” di dell’ex Premier.

Indubbiamente l’artista, con il suo stile ironico e goliardico, ha voluto rendere concreto l’alone di assurdità che attornia la politica italiana, e non solo quella dell’ultimo periodo.

Fonte: ANSA

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ROSITA GIULIANO

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La MONTAGNA MAI SCALATA da nessuno

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Credits: @locoflags Gangkhar Puensum

È strano pensare che vi siano luoghi ancora difficili, quasi impossibili, da raggiungere. Eppure, nonostante aerei, navi, treni e macchine super moderne ci permettano di recarci in quasi qualsiasi posto in un giorno, è ancora complicato mettere piede in alcune località della nostra amata Terra. Tra i luoghi più remoti troviamo sicuramente isole in mezzo agli oceani, come le cosiddette Desolations Islands nell’Oceano Pacifico, ma anche le cime delle montagne. E allora ci chiediamo, qual è la vetta più alta mai raggiunta da nessuno?

La MONTAGNA MAI SCALATA da nessuno

# La cima inviolata

Credits: @carattere405
Gangkhar Puensum

Le montagne vergini sono sicuramente molte più di quelle che ci si possa immaginare. Ma non è solo la difficoltà che lascia una vetta inviolata. Spesso, se non attraenti, gli scalatori decidono di tentare l’Everest o il K2, piuttosto che cime sconosciute che non gli darebbero grande soddisfazione e la gloria desiderata. Nel caso della montagna dalla cima più alta mai raggiunta, sono i motivi religiosi che l’hanno portata ad aggiudicarsi questo record: stiamo parlando del Gangkhar Puensum, in Bhutan. La montagna è alta 7570 m e nessun essere umano nella storia ha potuto ammirare il paesaggio circostante dalla sua cima. Questo perché in Bhutan le montagne sono considerate sacre e inviolabili, in quanto dimora degli spiriti, e quindi scalarle sarebbe illegale.

# Il tentativo fatto per raggiungerla

Credits: @weare.mag
Gangkhar Puensum

Abbiamo appena affermato che il Bhutan ha vietato la possibilità di scalare le proprie montagne, come è possibile, allora, che invece qualcuno ci abbia provato? Non stiamo parlando di un’azione illegale, ma la legge che vieta l’alpinismo è stata indetta solo nel 2003. In realtà il divieto era già presente nel Novecento, ma nel 1983 era stato tolto, lasciando quindi agli alpinisti 20 anni di libertà per provare a scalare la cima più alta mai raggiunta. Sono state organizzate, così, 4 spedizioni per raggiungere la vetta del Gangkhar Puensum, ma sono tutte fallite. Il passo più vicino che è stato fatto, è quello di un gruppo di giapponesi che è arrivato alla vetta vicina, lasciando però la cima del Gangkhar Puensum ancora inviolata. Questa spedizione risolse anche il problema della disputa tra Cina e Bhutan riguardo il confine. Si scoprì che il confine tra i due paesi passava tra la vetta inviolata e quella sulla quale stavano loro.

Credits: @misteriosacentrales
Gangkhar Puensum

Considerando che ad oggi l’alpinismo è ancora proibito, alla montagna resta ancora questo primato che probabilmente manterrà a lungo. In poche parole abbiamo messo piede prima sulla Luna e ora stiamo andando su Marte, ma sulla cima di 7570 m del Bhutan non c’è stato ancora nessuno.

Fonti: Youtube.com

Continua la lettura con: L’ASCENSORE più ALTO del mondo. Prossima fermata: Marte

BEATRICE BARAZZETTI

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I record di ESSELUNGA: il PRIMO super d’Italia, il più grande d’Europa, il punto più a SUD

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Credits: www.offerteshopping.it

Esselunga è una icona di Milano. Anche con la diffusione di altri marchi resta comunque legato all’identità della città. Pochi conoscono i diversi primati di Esselunga nella distribuzione e altri fatti curiosi. Li riassumiamo in questo articolo. 

I record di ESSELUNGA: il PRIMO super d’Italia, il più grande d’Europa, il punto più a SUD

# L’origine

Bernardo Caprotti nasce nel 1925 da una famiglia di industriali tessili, dei cotonieri. Dopo la Laurea in Legge, si trasferisce in America per impratichirsi nel cotone e, soprattutto, nella meccanica tessile. E così, dopo un anno di permanenza, torna in Italia e comincia il suo lavoro nella “manifattura” di famiglia, in Brianza. Nell’estate del 1952, perso il padre, si trova a capo dell’azienda. Caprotti porta avanti il suo lavoro nel tessile, ma nel 1965 inizia ad occuparsi dei supermercati a tempo pieno.

# Il primo supermercato in viale Regina Giovanna

Credits: www.lombardiabeniculturali.it

La storia di Esselunga inizia nel 1957 con la fondazione di Supermarkets Italiani S.p.A. e con l’inaugurazione a Milano, in viale Regina Giovanna, del primo supermercato d’Italia. Al socio fondatore, il magnate americano Nelson Rockefeller, si affiancano alcuni soci di minoranza, tra cui Bernardo Caprotti. Nell’Italia del secondo dopoguerra, il concetto di supermercato, di self-service e di spesa in un unico luogo è una novità e dà vita ad un modello innovativo di acquisto, contribuendo a delineare la figura del moderno consumatore.

# Il più grande shopping center d’Europa in viale Zara

Credits: www.offerteshopping.it

Ci vollero quattro anni per aprirne altri 5 o 6 a Milano: quello di viale Zara era il più grande «shopping center» d’Europa. E nel 1961, insieme al primo magazzino centralizzato di Pioltello, Esselunga apre anche il primo supermercato a Firenze, in via Milanesi. Nel 1964 vengono aperti altri 16 negozi e, sempre in questo anno, nasce il marchio con la “S” lunga, ideato dal grafico svizzero Max Huber. Diventa ben presto il nome con cui i clienti si riferiscono al supermercato milanese.

# Il punto vendita più a Sud è ad Aprilia

Credits: www.italiafruit.net

Oggi Esselunga ha una rete di oltre 160 negozi in sette regioni d’Italia: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Si avvale di circa 25.000 persone, fattura circa 8.1 miliardi di euro e conta 5.5 milioni di clienti. Il supermercato Esselunga più a Sud d’Italia si trova nel Lazio, ad Aprilia, ed è stato inaugurato nel 2014. Invece, nel 2017, è stato aperto il primo negozio della Capitale in via Prenestina.

# Esselunga è anche una Food Company

Credits: www.reportpistoia.com

Esselunga è l’azienda leader della GDO italiana. In più è una vera e propria Food Company, un produttore diretto di dolci, pasta fresca, pane, piatti etnici, sushi e molte ricette di gastronomia. Tutto viene realizzato nei suoi stabilimenti e centri di lavorazione di Limito di Pioltello, Biandrate e Parma. Questa vocazione è presente dal 1959, quando fu realizzato il primo stabilimento per la produzione di pasta fresca e gelati e per la torrefazione del caffè.

# L’ultima novità: La Esse

Credits: natipervivereamilano.com

Nel 2019 nasce La Esse, un format innovativo di acquisto che si compone di tre aree: un caffè con cucina a vista, un supermarket di vicinato con oltre 2000 prodotti e il servizio Clicca e Vai tramite locker per il ritiro della spesa effettuata online. È presente a Milano con 5 negozi e uno a Roma, inaugurato il 24 febbraio scorso.

# Una particolare attenzione alla comunità: donati 3 milioni di pasti ai bisognosi

Credits: www.bancoalimentare.it

Nel corso del 2019, le principali iniziative di solidarietà si sono focalizzate soprattutto su tre macro-obiettivi: promuovere la cultura e l’educazione delle nuove generazioni, sostenere la ricerca scientifica e i progetti di solidarietà e ridistribuire le eccedenze alimentari aiutando le fasce più deboli. In merito a quest’ultimo punto, da 15 anni l’azienda ha avviato una collaborazione con il Banco Alimentare per devolvere ai più bisognosi le eccedenze in modo sistematico e sicuro.

Finora, sono riusciti a donare 1.500 tonnellate di prodotti, corrispondente a oltre 3 milioni di pasti.

Continua la lettura con: I SUPERMERCATI dei milanesi: PRIMATI e MISTERI di Carrefour ed Esselunga

ROBERTO BINAGHI

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

MILANO CITTA’ STATO

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il nuovo muro di Berlino

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Il muro di Berlino serviva per proteggere la disinformazione del gruppo sovietico dalla civiltà occidentale, considerata un mostro diabolico di depravazione.

I tedeschi dell’est erano convinti che dall’altra parte ci fossero malati, drogati, delinquenti, e quindi il loro sistema li preservava dal contagio del male dell’occidente. Mentre tra chi viveva a Ovest non c’era nessuna preoccupazione per il contatto con quelli dell’Est.
La censura viene da chi ti vuole proteggere e in nome di questa protezione l’autorità vuole decidere al posto tuo.

Questo potrebbe succedere anche con il passaporto vaccinale. Se dovesse realizzarsi l’intenzione di consentire il libero accesso a viaggi, cinema, impianti sportivi e, in generale, consentire piena libertà di movimento e di lavoro solo a chi ha ricevuto il vaccino, si potrebbe riprodurre virtualmente in Europa quello che accadeva con il muro di Berlino.

Ci sarebbe un’Europa con cittadini di serie A e un’Europa con cittadini di serie B. Configurando una nuova forma di selezione degli individui sulla base dell’adesione alle strategie sanitarie stabilita dall’autorità.
I cittadini di serie A saranno tutti quelli che accetteranno la protezione offerta dal sistema per avere più sicurezza e per poter tornare a una vita normale.
I cittadini di serie B saranno quelli che saranno disposti a rinunciare a tutto tranne che alla libertà di scelta.
In nome della maggiore sicurezza l’Europa farà ritorno a un passato di discriminazioni?

Continua la lettura con: la scomparsa della destra e della sinistra

MILANO CITTÀ STATO

“La ciclabile più corta del mondo”? A Milano ce ne sono almeno TRE che lottano per il PRIMATO

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Ciclabile

Ieri abbiamo pubblicato la notizia della ciclabile più corta del mondo all’inizio di via Francesco Sforza, compresa nel tracciato della Cerchia dei Navigli che si conclude in Corso Garibaldi. Subito siamo stati sommersi di segnalazioni: non è vero, ci sarebbero piste ciclabili perfino più corte. Tutte a Milano. Anche perchè a differenza di quella citata che è provvisoria, per i lavori della metropolitana, queste sono permanenti. Vediamo altre due che insidiano il primato di via Sforza. 

“La ciclabile più corta del mondo”? A Milano ce ne sono almeno TRE che lottano per il PRIMATO

# Ciclabile nella parte est, oltre il tracciato ferroviario nei pressi di Lambrate: 12 metri

Google Maps – Ciclabile di via Saccardo

Nel quadrante est della città c’è un altra corsia ciclabile da annoverare tra le più corte della città. Arrivando da via Bassini e passando sotto il sopraelevato ferroviario, nella svolta a destra si incrocia la ciclabile di Saccardo: si estende per 12 metri e dopo un attraversamento pedonale porta il ciclista direttamente contro le auto parcheggiate.

 

# La ciclabile di Piazza Camillo de Meis, una delle piazze piccole di Milano, sotto i 10 metri

Credits: Luca Ambrogio – Ciclabile via San Michele del Carso con via panizza e via Verga

Un’altra corsia ciclabile da record si trova nella zona tra Piazzale Baracca e Piazzale Aquileia, collega via San Michele del Carso con via panizza e via Verga. Per la precisione si trova in Piazza Camillo de Meis, forse una delle più piccole di Milano. La lunghezza del tratto compreso tra i due attraversamenti pedonali è poco oltre i 5 metri, si arriva a 9 metri contando dal cartello di inizio a quello di fine ciclabile. Considerando che questa è strutturale, forse merita il titolo di più corta del mondo. In attesa dell’ufficialità del Guinness dei Primati. 

 

Continua la lettura con: A Milano la CICLABILE più CORTA del MONDO: come una pedana per il salto in lungo

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Questo NON è Mont Saint-Michel

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Credits: @hmgsouthwest IG

Mont Saint-Michel è uno dei siti turistici più frequentati della Normandia. La sua particolarità? Si innalza su un isolotto roccioso ed è circondato da una bellissima baia, teatro delle più grandi maree dell’Europa continentale.

Abbiamo già scritto della piccola “Mont Saint-Michel” italiana a 2 ORE da MILANO, la sua “gemella piemontese” che, nelle giornate più nebbiose, sembra fluttuare nell’aria. Ma esiste un’altra sua copia, altrettanto magica e surreale. Vediamo dove si trova.

Questo NON è Mont Saint-Michel

# Esiste una copia dell’isolotto roccioso più famoso del mondo, teatro delle più grandi maree dell’Europa continentale

Credits: @igcornwall IG

Tutti conoscono Mont Saint-Michel, un isolotto roccioso situato sulla costa settentrionale della Francia e riconosciuto, insieme alla sua baia, patrimonio mondiale dell’Unesco. Ci si può arrivare con una navetta gratuita oppure attraverso un percorso pedonale, ma anche in un altro modo particolarissimo: con una navetta trainata da cavalli. Ciò che lo rende davvero unico è altro: a seconda delle maree, si può trasformare da isolotto a collina, e viceversa, creando uno dei panorami più spettacolari della Francia.

Ciò che non tutti i turisti sanno è che ne esiste una copia. Non come quella italiana, che si trova a quasi 1.000 metri d’altezza, ma incredibilmente somigliante.

# St. Michael’s Mount: il “cugino” inglese

Credits: @thesouthwest_uk IG

Non lontano, un’altra isola tidale, la cui banda sabbiosa viene ricoperta periodicamente dalle acque durante l’alta marea, potrebbe rubare la scena alla vera Mont Saint-Michel.

Si tratta del St. Michael’s Mount, situato nell’estremità occidentale della Cornovaglia, in Inghilterra. Un isolotto che, con la bassa marea, può essere raggiunto a piedi, altrimenti è assolutamente necessario prendere il traghetto che lo collega con la città di Marazion.

# Le apparizioni dell’Arcangelo Michele

Credits: @thetillfamily IG

Penserete che i due nomi sono troppo simili per due isole che tra loro sembrano non avere nessun legame. Eppure, entrambe sono dedicate all’Arcangelo Michele.

Infatti, si narra che nel 495, anche in Cornovaglia, l’Arcangelo sia apparso a dei pescatori. E così, un gruppo di Benedettini, provenienti proprio dal Mont Saint-Michel francese, edificarono anche qui un’abbazia in omaggio a San Michele, poi convertita nell’attuale fortezza dove rimangono solo refettorio e chiesa.

Ma perché l’Arcangelo avrebbe dovuto apparire agli uomini proprio in questi due luoghi? Perché rappresentano lo straordinario rapporto tra Dio e l’uomo. Con le maree che separano periodicamente le isole dalla terraferma, sembrerebbero proprio simboleggiare il bene e il male che avvicinano l’umanità a Dio e, poi, l’allontanano.

# La leggenda del gigante Cormoran e del suo cuore tra i sassi

Credits: @mikako_otherworld IG

Come molti luoghi della Cornovaglia, anche quest’isola nasconde una leggenda. Una di quelle che piacciono tanto ai bambini, legata ad un gigante e ad un cuore nascosto tra i sassi.

Si tratta della storia di Cormoran, un gigante che terrorizzava gli abitanti dell’isola rubando il loro bestiame. L’unico che si offrì di sfidare il gigante per riportare la pace fu un giovane ragazzo, Jack. Durante la notte, mentre il gigante dormiva, il ragazzo si avvicinò al monte e scavò una fossa profonda su uno dei lati del St. Michael’s Mount. Quando, la mattina dopo, suonò il corno per svegliare Cormoran, il gigante si arrabbiò e, correndo lungo il lato del monte, cadde nella fossa, morendo.

E, proprio sotto le mura del castello, si può osservare una piccola pietra a forma di cuore: si tratterebbe proprio del cuore del gigante.

# Non un semplice isolotto con un castello. St. Michael’s Mount ospita ancora i suoi abitanti

Credits: @stucornell IG

Ma che cosa potrete vedere una volta giunti qui? Sicuramente il castello, che si erge sulla sommità del monte e che, dal lontano XVII secolo, è abitato dalla famiglia St. Aubyn. Anche le sue stanze sono tutte da scoprire: dalla Sir John’s Room affacciata sul mare, alla biblioteca, alla Smoking Room. Insomma, tanti ambienti diversi che permettono di ricordare il passato e di ammirare le bellezze del presente.

Però, oggi, St. Michael’s Mount non è solo un’isolotto con un castello, ma un vero e proprio villaggio con anche un giardino recintato che contiene piante tropicali e dove i turisti possono trovare negozi, caffetterie e anche case tuttora abitate.

Ma, al di là di tutto, ciò che offre St. Michael’s Mount sono splendidi panorami naturali della Mount’s Bay. Ma anche un’atmosfera magica, di amicizia e di comunità, che unisce ancora le sue poche decine di abitanti, innamorati della loro terra.

Fonte: siviaggia.it

Continua la lettura con: L’ISOLA ITALIANA dove VIVONO solo gli SQUALI

ALESSIA LONATI

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VIVERE con POCHI EURO in CENTRO a Milano

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Si è portati a credere che le abitazioni assegnate ai residenti con fasce di reddito basse si trovino esclusivamente in periferia o comunque in zone degradate della città. Vediamo quale è la reale situazione dell’edilizia popolare milanese.

VIVERE con POCHI EURO in CENTRO a Milano

# Sono un migliaio gli inquilini delle case popolari del Comune di Milano

Credits: milano.fanpage.it – Sede MM casa

Dati alla mano sono 1.024 gli inquilini che vivono nella case popolari, a canone calmierato e quindi calcolato in base al reddito, gestite da MM e di proprietà del Comune di Milano. Tra questi oltre 400 famiglie non hanno figli, 176 hanno famigli minori e 113 sono single. Ad oggi sono 36 gli edifici utilizzati, con 770 appartamenti di cui 552 affittati regolarmente, mentre ne rimangono 210 sfitti in attesa di ristrutturazione e 8 occupati abusivamente. Pochi sanno però che molti di questi sono in pieno centro città, vediamo dove.

# Da Brera alle 5 Vie, ecco dove sono le case popolari in centro città

Google Maps – Corso Garibaldi 22

Sono noti a tutti i palazzoni di edilizia popolare presenti nelle periferie cittadine, dal Corvetto al Lorenteggio, dal Gallaratese al Niguarda. La cosa più sorprendente sono però quegli edifici popolari in pieno centro storico, con cortili gioiello, facciate storiche e alcuni con vista in direzione della Madonnina.

 

Tra questi ci sono i palazzi in Via Bergamini e Laghetto, nelle vie Statuto, Palermo e San Maurilio, in via Anfiteatro, in via Mercato, in via Pontida e in via Madonnina, oltre a corso di Porta Ticinese.

credit: @glaucojp (instg) – Ec-Teatro Fossati in corso Garibaldi 17

Altri due si trovano in Corso Garibaldi, di cui uno è forse il più sorprendente di tutti: si tratta del famoso ex-Teatro Fossati al civico 17 con la sua facciata impreziosita di statue, capitelli e decorazioni.

Leggi anche: Il TEATRO FOSSATI di corso Garibaldi: dalle stelle alle stalle. Cosa è diventato oggi?

Continua la lettura con: MILANO sta diventando sempre più CLASSISTA?

FABIO MARCOMIN

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