Negli ultimi 12 mesi in Antartide si è registrato un freddo eccezionale. Nel 2021 il continente ha avuto l’inverno più freddo della storia. Vediamo cosa mostrano le ultime analisi.
FREDDO RECORD in ANTARTIDE: è in corso una NUOVA GLACIAZIONE?
# Ad Aprile la temperatura è scesa a meno 70,6°C in Antartide. Nel 2021 l’inverno più freddo della storia nel continente
Credits michelle2214 -pixabay – Antartide
Il -70,6°C registrato domenica 3 aprile 2022 nella stazione di Vostok conferma il trend in atto in Antartide negli ultimi 12 mesi, dove si è registrato un freddo eccezionale. L’ “inverno” del continente infatti, tra aprile e settembre 2021, è stato il più gelido mai registrato nella storia. Ritornando ai dati dell’anno in corso, dal 19 marzo ad oggi secondo i dati del Climate Change Institute dell’Università del Maine le temperature si sono mantenute sotto la media del periodo 1979-2000 in tutta l’Antartide.
# La superficie ghiacciata è in crescita costante da 40 anni
Credits attivita solare – Aumento ghiaccio marino 1979-2021
Ulteriori conferme di questo raffreddamento arrivano dal costante aumento della calotta glaciale negli ultimi 40 anni. Fatto salvo un calo tra il 2020 e il 2021 ai livelli di 30 anni fa, il trend mostra un aumento della superficie ghiacciata dell’1%. I dati ufficiali mostrano come l’Antartide orientale, che copre due terzi del Polo Sud, si è raffreddata di 2,8°C negli ultimi 40 anni, e l’Antartide occidentale di 1,6°C. Il riscaldamento registrato nella Penisola Antartica, una piccola striscia dell’Antartide, oltre che ridotto come impatto risulta quindi insignificante anche dal punto di vista della superficie interessata.
# Anche in Europa si è registrato un freddo eccezionale
Meteo-France
Anche in Europa l’ondata di freddo ha portato a registrare nuovi record per il mese di aprile in Austria, Germania, Spagna e Francia dove la notte del 4 aprile è stata la più gelida dal 1947 e dove a Les Pontets si sono toccati i -21,6°C. Nel mar Tirreno in alcune località della Corsica e della Sardegna sono stati battuti i precedenti primati del mese di aprile.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A volte capita di lamentarsi di baristi e bariste che servono bruscamente il caffè ai loro clienti, non li considerano, ci mettono ore a preparare un espresso e magari una giornata per un cappuccino. Spesso le lamentele sono poco giustificate, mosse principalmente dall’impazienza del cliente, altre volte invece sono più che giuste. A Milano però c’è un bar concepito con un’idea molto particolare, dove è impossibile lamentarsi, proprio per il suo concept alla base. Ecco perché e soprattutto qual è.
A Milano il BAR del SORRISO
# Il bar dove chi ci lavora fa la differenza
Credits: @andreacherchi_foto bar sempione 49
Si sta parlando del Bar Sempione 49, in corso Sempione, come suggerisce il nome. Un locale molto piccolo e che serve il classico caffè, brioches, la puccia pugliese e qualche panino per le pause pranzo. Ma la sua vera particolarità è proprio chi ci lavora, sono loro a fare la differenza e a distinguere il Bar Sempione 49 dalla concorrenza. Come riportano alcune recensioni, “il personale è gentile e davvero molto cortese, di quelli che ti fanno iniziare la giornata con il piede giusto e un sorriso”.
# Il bar che accoglie con il sorriso
Credits: @andreacherchi_foto bar sempione 49
Secondo il proprietario del Bar Sempione 49, infatti, “se non sapete sorridere non aprite un bar”. E ne è fermamente convinto, tanto da scriverlo sulla propria insegna. Il Bar Sempione 49 è un bar che accoglie tutti con il sorriso: entrando il locale è infatti pieno di insegne simpatiche e che ricordano che bisogna sorridere, proprio perché i proprietari sono i primi che lo fanno. Ecco alcune scritte divertenti che si trovano nel locale.
Credits: @andreacherchi_foto bar sempione 49Credits: @andreacherchi_foto bar sempione 49
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Negli ultimi anni il modello economico basato sugli abbonamenti in cambio di un utilizzo flat di servizi si è diffuso in diversi settori come l’intrattenimento video, la musica, gli acquisti online e la mobilità. Da oggi anche il mercato delle compagnie aeree rischia di venire pesantemente modificato da una nuova iniziativa della quinta compagnia più grande degli Stati Uniti.
E’ stata lanciata la NETFLIX delle COMPAGNIE AEREE
# L’idea rivoluzionaria di Alaska Airlines: i Flight Pass
L’industria aerea ha subito negli ultimi 20 anni molti eventi traumatici che ne hanno, in prima istanza, ridotto gli introiti e poi costretto le compagnie a rivedere i propri modelli di servizio per rispondere alle esigenze di un mercato sempre più in difficoltà. La pandemia che coinvolge tutto il pianeta da 2 anni è solo l’ultima crisi da cui il settore sta cercando di riprendersi.
Proprio per cercare di stabilizzare le entrate, rendendole ricorrenti e fidelizzando i clienti, la Alaska Airlines ha lanciato degli innovativi abbonamenti per i propri viaggiatori, chiamati Flight Pass, affiancati dai consueti voli su singole tratte.
Con questi abbonamenti si può volare tra una dozzina di città californiane e verso Reno, Las Vegas in Nevada e Phoenix in Arizona, coprendo 100 voli giornalieri. Sono stati definiti 2 piani di abbonamento a seconda di alcune condizioni, proponendo per ciascuno 3 opzioni con 6, 12 o 24 voli inclusi all’anno. A carico dei viaggiatori rimangono solo le tasse aeroportuali che sono stimate mediamente attorno ai 15 dollari (circa 14 euro) per volo.
L’abbonamento base Flight Pass ha un costo tra i 49 dollari (circa 45 euro) e i 189 dollari (circa 175 euro) al mese e richiede una prenotazione tra 90 e 14 giorni prima del volo.
L’opzione più flessibile, Flight Pass Pro, ha un costo dai 199 dollari (circa 180 euro) ai 749 dollari (circa 690 euro) al mese e consente la prenotazione in giornata fino a due ore prima della partenza.
Ora non ci resta che attendere e vedere se alcune compagnie aeree europee decideranno di seguire l’iniziativa di Alaska Airlines e offrire vantaggiosi abbonamenti.
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I lavori per la futura stazione Tibaldi, nel sud di Milano in zona Bocconi, sono arrivati nella fase finale. Sarà una delle nuove fermate della circle line che sarà operativa nei prossimi anni. Vediamo come si presenta la stazione e come funzionerà la linea ferroviaria urbana della città.
Entro l’anno INAUGURA la PRIMA STAZIONE della CIRCLE LINE
# Alla fine del 2022 entrerà in funzione la nuova stazione Tibaldi, parte della futura Circle Line
Credits Urbanfile - Stazione Tibaldi
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Credits Urbanfile - Dettaglio stazione Tibaldi
Credits Urbanfile - Scala e ascensore stazione Tibaldi
Credits Urbanfile - Ponte ferroviario stazione Tibaldi
Credits Urbanfile - Vista lato Stazione Tibaldi
Credits Urbanfile - Stazione Tibaldi
Si avviano alla fase finale i lavori per la costruzione della stazione Tibaldi, l’inaugurazione è prevista a dicembre del 2022, realizzata in un tratto di 250 metri della linea suburbana S9 tra le fermate di Porta Romana e Romolo. La struttura è posizionata tra le vie Bazzi e Fedro, dove sono anche previsti gli ingressi principali. Farà parte della futura Circle Line, che collegherà aree semicentrali e più periferiche di Milano attorno al nucleo centrale della città, e sarà a servizio anche dell’Università Bocconi. Il commento dell’Assessore al Piano Quartieri Pierfrancesco Maran: “Con la realizzazione della Circle Line la linea ferroviaria esistente sarà collegata da treni che connetteranno le varie zone della città ponendo molta attenzione alla tutela dell’ambiente e alla biodiversità“.
# Una fermata “green” e sostenibile
Credits: Comune di Milano – Stazione Tibaldi
Sarà la prima fermata “green” e sostenibile di Milano grazie al finanziamento arrivato dai fondi europei inerenti al progetto “Clever Cities” dove hanno partecipato insieme Comune di Milano, Amat, Politecnico, Rfi e Wwf. L’intervento vede l’installazione di barriere antirumore per ridurre l’inquinamento acustico e una coperta “verde” sulle pareti esterne.
# Il tracciato della Circle Line prevede 12 stazioni, interscambi con 5 linee metropolitane e passaggio dei treni ogni 10 minuti
Credits: wikipedia.org – Circle line Milano
La Circle Line milanese, anche se non sarà una vero anello in quanto sul lato ovest non esistono binari e non è previsto un progetto per realizzarli, vedrà altre 4 nuove stazioni oltre alla costruenda Tibaldi: Istria che interscambierà con la M5, Dergano con M3, Stephenson e MIND-Cascina Merlata a nord-ovest. Insieme alle 7 stazioni esistenti di San Cristoforo, Romolo, Porta Romana, Forlanini, Lambrate, Certosa, Rho Fiera ci saranno un totale di 12 stazioni a servizio della città e dei pendolari in ingresso. L’intero tracciato ferroviario su cui transita la linea suburbana S9 verrà rifunzionalizzato, saranno acquistati 20 treni dedicati che a regime passeranno ogni 10 minuti.
# Il progetto di Circle Line con 36 stazioni per realizzare un vero anello di metropolitana circolare
Progetto circle line completa
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Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Un’ottima notizia l’avanzamento dei lavori, ma potrebbero non bastare per avere un servizio efficiente. La bassa frequenza, il ridotto numero di stazioni e la mancanza di tracciato nel quadrante ovest di Milano sono tre fattori che potrebbero però determinare l’insuccesso di questa infrastruttura. Osando di più come una vera metropoli mondiale, si sarebbe potuta realizzare un vera linea metropolitana circolare, sempre su parte del percorso della linea S9, ma con 36 fermate chiudendo l’anello ad ovest come in questo progetto del 2004.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Lorena Villa. Imprenditrice, molto attiva nell’organizzazione politica di organizzazioni di matrice liberale, da Fare per Fermare il Declino alla Fondazione Luigi Einaudi. E’ parte del Consiglio Direttivo di VIA ITALIA, un’associazione di persone, formata da sindaci, consiglieri, imprenditori, lavoratori, persone di ogni età che, in vari modi e sotto vari aspetti, hanno sentito il dovere e la responsabilità di porsi a disposizione per il proprio Paese e le generazioni future per un’Italia migliore.
Lorena VILLA: “la mia Milano sarà lasciata LIBERA di CRESCERE”
Lorena Villa
La cosa che ami di più di Milano?
Una sola? La velocità con cui cambia, l’attivismo dei cittadini, l’attenzione al fare, al concreto, la voglia di lavorare coniugata alla voglia di divertirsi, la sua diversità con il resto del paese. Il fatto che puoi sentire 5 lingue diverse in 100 metri, ed è tutta gente che lavora. La sua proiezione verso l’altro e l’oltre.
Milano (da pixabay)
Quella che invece ti piace di meno?
Il conformismo di alcune zone centrali.
Il tuo locale preferito?
Lo Spirit de Milan, c’è tutto.
Credits: @d.parisio Spirit de Milan
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Passeggiare ovunque. Milano è stupenda, ma è da scoprire, non è gratuita. Non ti sbatte in faccia la sua bellezza. Te ne innamori piano.
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Milano di Lucio Dalla.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Le rive dell’Adda, i navigli, dove sono nata.
Itinerari attorno a Villa Castelbarco e a Vaprio d’Adda
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Aprire un’attività e vederla crescere. Partecipare a un’iniziativa politica e conoscere persone straordinarie che altrimenti non avrei mai conosciuto.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Missori… storia lunga.
Credits: @emmagrazianii Missori
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Non so se è la più curiosa, ma sicuramente quella che ogni volta mi faceva sorridere. In corso Venezia incontravo sempre un mendicante con un cartello “Non sono comunista”. Credo sia divenuto il mendicante più ricco d’Italia.
Il quartiere che ami di più?
L’eclettico Porta Venezia.
Credits Andrea Cherchi – Porta Venezia
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Caro (carissimo) Sala, togli le ciclabili che hai fatto costruire, soprattutto in Corso Buenos Aires. Milano non è fatta solo dai cittadini del centro storico, ma anche dalle periferie e soprattutto dalle migliaia di persone che la raggiungono per lavorare. Questo dovrebbe riflettersi su ogni decisione della giunta, sia che si parli di viabilità che di sicurezza. Meno simboli, più concretezza.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono molto a favore, non c’è nessuna alternativa. Milano (anche allargata alla provincie di Monza e Lodi secondo me) deve godere di autonomia federale, essere centro decisionale, centro di spesa propria e centro di raccolta. L’omologazione statale che subisce è una pesante zavorra. E questo però potrei scriverlo per tutti i territori Italiani.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Miami, la Milano libera sull’oceano.
Credits amber ig – Miami
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Li restituirei ai cittadini, soprattutto alle imprese che in questi ultimi anni sono state decimate da pandemia e criticabili scelte governative in modo che possano reinvestirli creando maggior lavoro, attrattività e benessere per tutti.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Milano ha il suo futuro (o la sua morte, dipende da chi la governa) nel suo nome. Collocata in un luogo strategico di passaggio tra il mediterraneo e l’Europa, fin dal 1500 era già un luogo regolarmente collegato con il resto del pianeta. La sua vocazione è commerciale, globale e internazionale. Ciò che auspico per la città che amo di più è che sia lasciata libera di crescere, senza fardelli soffocanti di burocrazia e politica che ne minano le energie creative. Se potesse parlare, sono certa che le prime parole di Milano sarebbero “su de doss”.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello
Dopo la messa in sicurezza dell’area, a breve partiranno le bonifiche per dare nuova vita a questa immensa zona abbandonata nell’est di Milano. A che punto siamo e in quanto tempo sarà realizzato il nuovo quartiere.
🔴 In partenza i CANTIERI per il QUARTIERE “LOW COST” di Milano
# Al via la rigenerazione di 15 ettari di terreni nell’est di Milano
Credits: artribune.com Aria Milano
Nella zona est di Milano, nel Municipio 4, un’altra grande zona è pronta a risplendere di nuovo. Si tratta dell’area dell’ex-macello, in abbandono da anni, che si estende per 15 ettari ed è ricompresa tra Calvairate e viale Molise nelle due aree separate da via Lombroso. Si chiama “Aria” il progetto di riqualificazione proposto dall’operatore immobiliare Redo e uscito vincitore nell’ambito della seconda edizione di Reinventing Cities nel 2021, il bando internazionale indetto dal comune di Milano insieme a C40 che prevede l’alienazione o la costituzione del diritto di superficie di siti da destinare a progetti di rigenerazione urbana in chiave sostenibile.
Al termine dei lavori questo nuovo quartiere metterà in connessione quello realizzato sull’area della ex stazione di Porta Vittoria, dove troverà spazio anche la Beic, e quello presente sul lato Ovest dell’Ortomercato. I tre pilastri dell’intervento saranno: edilizia residenziale a prezzi agevolati, un campus universitario e servizi di prossimità.
#1 Al centro del progetto il “quartiere low cost” che ospiterà abitazioni per 1.200 nuclei familiari con affitti a partire da 500 euro
Credits Wolf - Residenze
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Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello residenze
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello
Il quartiere “low cost” prevede abitazioni a prezzi accessibili (sotto i 2.500 euro al mq) per famiglie e centinaia di studenti, nella zona sud dell’area, che ospiteranno circa 1.200 nuclei familiari con un mix tra Social Housing, circa 60mila mq, di cui 60% in locazione a canone convenzionato e il 40% in vendita agevolata. Gli affitti partiranno da 500 euro al mese per un trilocale da 75 mq (tra 60 €/m2 e 115 €/m2), mentre i prezzi di vendita saranno pari a 2250 €/m2.
#2 Il nuovo campus IED di 30.000 mq a firma di Cino Zucchi
Credits: artribune.comAria Milano – Nuovo campus Ied
Un altro tassello importante di “Aria” sarà la costruzione del nuovo campus internazionale dello Ied (Istituto Europeo del Design) a firma di Cino Zucchi, che raggrupperà tutte le sedi presenti ora nella città. Sarà uno dei più grandi del suo genere in Italia con aule, laboratori, spazi dedicati e biblioteche distribuiti su circa 30.000 mq. Oltre a questo verrà costruito uno studentato da 600 posti letto.
#3 Un nuovo polo museale scientifico
Credits Wolf visualizing architecture – Ex Palazzine Liberty
Ci sarà anche un distretto museale scientifico dedicato alla divulgazione delle tecnologie e un fab lab a servizio di cittadini e professionisti.
#4 Servizi di prossimità per i residenti, uffici e spazi di coworking
Credits Wolf visualizing architecture – Servizi di prossimità
Non mancheranno servizi di prossimità per i residenti tra cui un centro medico, la portineria di quartiere, una scuola per l’infanzia, una ludoteca, spazi di coworking e uffici. È previsto anche un sistema di spazi aperti a tutta la città, un playground, spazi per la musica e le arti figurative.
#5 Un grande parco e nuovi collegamenti alle arterie di trasporto pubblico
Il verde sarà presente grazie a un grande parco di 30.000 mq con 2.000 nuovi alberi e orti pubblici. Ci saranno anche nuovi collegamenti con le grandi arterie di trasporto pubblico e uno sharing di quartiere per il trasporto privato.
# Entro le Olimpiadi invernali del 2026 sarà realizzata la prima parte del progetto
Sgombero Palazzine Liberty
Dopo il sopralluogo dell’assessore alla sicurezza Marco Granelli insieme alle commissioni comunali di Milano qualche settimana fa, con la conferma dell’avvenuta pulizia e sgomberonelle Palazzine Liberty, l’assessore alla Casa e Piano Quartieri Pierfrancesco Maran fa il punto della situazione e spiega gli orizzonti temporali del progetto: “E’ in corso la messa in sicurezza, poi ci saranno le bonifiche, credo che la prima parte sarà pronta per le Olimpiadi del 2026 mentre per il completamento ci vorrà un decennio. Aria è uno dei grandi interventi di riqualificazione di questa zona, a 600 metri c’è la Biblioteca europea per la quale abbiamo pubblicato il bando, e il parco Vittoria che partirà questa estate“.
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A fine settembre 2020, il Comune aveva firmato il contratto preliminare di vendita con la società che svilupperà il progetto. Il contratto definitivo è stato stipulato a inizio 2021 per il via ai lavori. Nel frattempo è arrivato il via libera fondamentale da parte della Sovrintendenza in quanto il complesso in stile Liberty delle scuderie costruito tra il 1915 e il 1917-18, è sotto vincolo monumentale. Vediamo il progetto nel dettaglio e quando dovrebbe inaugurare.
In arrivo a Milano delle TERME FIABESCHE
# La rinascita delle ex scuderie De Montel: un gioiello Liberty in zona San Siro
Credits alesabi54 IG – Scuderie de Montel
Le ex scuderie De Montel, straordinario complesso in stile Liberty costruito tra il 1915 e il 1917-18 all’angolo tra via Achille e via Fetonte, accanto allo stadio Meazza, diventeranno le “vere” terme di Milano. “Vere” in quanto saranno alimentate dall’“acqua marcia” che scorre sotto la città. Un’acqua caratterizzata da un elevato contenuto di solfuri che verrà emunta a 250 metri di profondità (e poi riscaldata) grazie a un pozzo già esistente profondo 350 metri.
# La storia: scuderie di lusso del banchiere De Montel
Ex scuderie De Montel
Fu il banchiere Giuseppe De Montel a voler costruire il complesso di lussuose scuderie che oggi si intravede sotto gli edifici fatiscenti, per anni – dopo lo splendore – teatro di degrado e occupazione abusiva.
Prima della Seconda Guerra Mondiale, la zona di San Siro era costellata di scuderie e allevamenti di cavalli pensati sul modello “ippico” di Chantilly in Francia e Newmarket in Inghilterra. Ma con il Fascismo De Montel, a causa delle sue origini, fu costretto a vendere le scuderie che ospitavano i cavalli della borghesia meneghina.
L’area fu inizialmente data alle Pie Opere Missionarie, che la affittarono ad altre scuderie e allenatori. Nel 1983, la società Ilaria del Gruppo Ligresti, divenuta nel frattempo proprietaria, cedette l’immobile al Comune di Milano per far tornare i conti con gli oneri di urbanizzazione per la lottizzazione del condominio del Cavallino costruito in via Fetonte. Quattro anni più tardi, Ligresti tornò sui suoi passi e chiese la concessione della scuderia per trasformarla in una club house per gli inquilini dei palazzi da lui costruiti. Ma non gli fu concesso.
Altri progetti, avanzati nel tempo, naufragarono uno dopo l’altro: il Gruppo Verde San Siro voleva il restauro delle scuderie per farne un centro culturale aperto alla cittadinanza, il WWF un centro di ippoterapia, l’architetto Giovanna Franco Repellini, nel 2005, presentò un progetto per la costruzione di un centro termale e, nel 2018, gli studenti dell’Istituto Europeo Leopardi di Milano, vinsero il Torneo del Paesaggio del Fai con un disegno che prevedeva scuderie, pista di allenamento, museo dell’ippica e del cavallo, centro medico, ristorante e pet therapy.
Il gioiello Liberty si è trasformato così, negli anni, in un rifugio per senzatetto e sbandati.
# Rispetto del patrimonio storico-artistico ed effetti suggestivi nel progetto di Marzorati
Nel 2021, il nuovo bando è stato vinto dallo Studio Marzorati Architettura – S+J srl. «La fattibilità del progetto è garantita dal sostegno di un’impresa privata», spiega l’architetto Marzorati. «Attualmente, su un terreno di 16mila e 200 metri quadrati, vi sono due edifici storici su cui sono ancora visibili dettagli artistici dell’epoca. La nostra intenzione è quella di mantenere religiosamente l’architettura delle costruzioni originarie, con piccoli adattamenti necessari per la destinazione di utilizzo. Nei vari sopralluoghi, abbiamo anche scoperto un edificio che probabilmente costituiva l’abitazione del custode e un’area di pertinenza con un sontuoso affaccio su via Fetonte. Nel progetto, abbiamo pensato di utilizzare il parco oltre all’edificio principale, quello a forma trapezoidale, per costruire un anfiteatro dove l’acqua scorrerà sulla cavea, sfruttando il dislivello dei gradoni, per creare un effetto di grande suggestione».
# Il più grande complesso termale italiano in una grande città
Il “Teatro delle Terme”, questo il nome del progetto vincitore, sarà il più grande complesso termale italiano in una grande città e le prime terme green d’Europa, a zero emissioni di CO2. Avrà 800 mq di vasche interne ed esterne di acqua sulfurea che potranno ospitare fino a 600 persone contemporaneamente. Il nuovo parco urbano si svilupperà su una superficie di 8.000 mq con saune, piscine, aree relax. 2.400 metri quadrati di cortili interni.
# L’inaugurazione è prevista all’inizio del 2023
Teatro delle Terme
Nel 2021 si è proceduto alla pulizia dell’area e ai rilievi necessari e successivamente sono state effettuate le bonifiche. All’inizio di quest’anno sono state demolite alcune porzioni pericolanti dell’edificio e sono state sgomberate le macerie. A breve inizieranno i lavori per la realizzazione del futuro complesso termale milanese e dovrebbero concludersi entro la fine del 2023.
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Tutti auspicano come un arrivo dell’età dell’oro l’introduzione a tutti i livelli della società della meritocrazia.
Il principio è quello di selezionare le persone in base alle loro capacità e non in base ad altri parametri classici, come le conoscenze, l’appartenenza a un gruppo ideologico, alla Massoneria o al club delle auto d’epoca.
Se accadesse, la società si dividerebbe in persone capaci e persone incapaci o diversamente capaci. Dando per scontato che i capaci occuperanno tutti i ruoli possibili, dove si collocheranno gli altri?
Questo è il grande tema della società occidentale di oggi in cui con la mediocrizzazione e il rovinoso abbassamento dell’istruzione la maggior parte ricade nella seconda categoria, un grande esercito di persone non meritevoli alla ricerca di un possibile ruolo nella società.
Se da un lato il reddito di cittadinanza potrà assorbire una parte di questa moltitudine, gli altri con ancora una dignità e aspirazioni di un ruolo attivo nella società, come potranno essere impiegati?
La cosa che risulta evidente è che la meritocrazia è un parametro di scelta auspicabile e possibile solo in una società in cui le unicità dei singoli partecipanti siano messa in rilievo e sviluppate nel miglior modo possibile, attraverso l’istruzione attenta alle capacità distintive di ognuno per mettere in evidenza i punti di forza individuali e aiutare a superare i freni.
Perché, invece, introdurre il criterio della meritocrazia in una società massificata e portata alla omologazione porterebbe solo a una prevaricazione da parte di chi eccelle nello standard imposto, amplificando la distinzione tra ricchi che interpretano al meglio i valori omologati e i poveri che risultano al di sotto dei parametri dominanti del sistema.
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In base agli ultimi dati dell’Ufficio Studi del portale immobiliare Idealista, tra i maggiori in Italia, a Milano città e nei dintorni si è registrata una sensibile discesa dei prezzi delle abitazioni. Ecco la rilevazione del primo trimestre del 2022 in controtendenza rispetto ai mesi precedenti
🔴 SORPRESA! BRUSCO CALO dei PREZZI delle CASE di Milano nel primo trimestre del 2022
# Nel primo trimestre del 2022 il valore degli immobili a Milano è sceso del 2,7%. Le periferie hanno segnato i cali maggiori
Credits Andrea Cherchi – Milano case
Secondo i dati dell’Ufficio Studi del portale immobiliare Idealista nel primo trimestre del 2022 il valore degli immobili a Milano ha segnato un ribasso del 2,7%. Il prezzo delle abitazioni si attesta pertanto a 3.974 euro al mq, a -0,8% rispetto allo stesso periodo del 2021.
I cali maggiori si sono avuti nelle periferie: in Vialba-Gallaratese con -12,2%, Comasina-Bicocca con -10,7% e Corvetto-Rogoredo con -6,7%. I quartieri con contrazioni inferiori alla media del periodo sono stati Porta Vittoria con -4%, Navigli-Bocconi con -1,9%, Cermenate-Missaglia con – 1,2%, Greco-Turro con -1,1% e il Centro Storico con -0,7%.
Le uniche zone della città ad andare in controtendenza sono state: Forlanini con 4,1%, Lorenteggio-Bande Nere con 2,4%, Fiera-De Angeli con 2,3% e Garibaldi-Porta Venezia con 1%.
# Nel centro storico i prezzi più alti, superiori ai 9.000 al mq
Credits: @griff_fra Milano Buonarroti/Wagner
I prezzi più alti si sono registrati nel centro storico, corrispondente al Municipio 1, con valori di 9.086 euro/mq, poi Garibaldi-Porta Venezia con 6.543 euro/mq e Fiera-De Angeli con 6.28 euro/mq. Le quotazioni più basse sono state rilevate nelle zone di Vialba-Gallaratese con 1.268 euro/mq e Baggio 1.284 euro/mq, che sono anche le uniche del capoluogo lombardo a rimanere sotto i duemila euro al mq.
# La Città Metropolitana di Milano ha fatto peggio di tutte le altre province lombarde con una discesa dei prezzi del 3,7%
Credits Jorjoson-pixabay – Milano
Considerando la Città Metropolitana di Milano nel suo insieme i prezzi sono scesi del 3,7% negli ultimi 3 mesi con valori arrivati a una media di 2.545 euro/mq. Nessun’altra provincia ha fatto peggio: Como ha segnato un -2,8%, Monza- Brianza -1% e Pavia -0,2%, mentre tutte le altre hanno visto salire i prezzi con Cremona in testa a +4,8%.
Inoltre su 120comuni del milanese analizzati da Idealista sono ben 71 quelli con ribassi nel valore della abitazioni. Il peggiore è Sesto San Giovanni con una perdita sul trimestre del 13,5%, poi Cinisello Balsamo con -5,6% e Legnano -0,6%. Tra i comuni che segnano una crescita troviamo invece San Donato Milanese con +1,7%, Cologno Monzese con +1,8% e Rho con +8,7%.
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Alcuni centri storici assomigliano a giganteschi simulatori, dove è possibile immaginare uno spazio senza automobili. Anche se promettono divertimento però, non sono luna park. Si tratta di isole o zone pedonali in alcune tra le città più ambite dai turisti. Vediamo quali sono
10+1 CITTÀ SENZA AUTO da visitare almeno una volta nella vita
# Europa, Africa e Americhe
Car free, credits: Bikeitalia
Si può fare il giro del mondo a piedi? Senza ombra di dubbio non è possibile, nemmeno immaginabile se non nei sogni dei bambini. Si può provare a farlo senza auto al seguito, che è un po’ la filosofia suggerita da alcune città, i cui centri storici sono chiusi al traffico, o le cui caratteristiche sono tali da non permettere il passaggio di veicoli più grandi di quelli a due ruote. O a quattro zampe.
Ne abbiamo scelte alcune più affini alla cultura occidentale, ad esempio in Europa e Nord America. Ma per i più curiosi, ce ne sono anche in Africa e Sud America.
# Fes El Bali, Marocco
Fes El Bali, credits: architetturaeviaggi.it
9.400 stradine così strette da non permettere il passaggio di auto, sono l’intricato dedalo di vie e vicoli che costituiscono la Medina di Fes El Bali. Al mondo è una delle aree urbane più vaste in assoluto, in cui le auto non riescono a circolare. Si può camminare a piedi o a dorso di un asino, ammirando l’immensa storia, umana e commerciale, che ha reso Fes El Bali un patrimonio dell’UNESCO.
Situata di fronte alle coste Nord-Orientali del Kenya, Lamu è un’isola dove si va per cercare relax e, con grande sorpresa, si trovano le contaminazioni di ogni cultura.
Nel centro storico della città omonima, le auto sono bannate per scelta. La zona pedonale permette di districarsi nell’insediamento swahili meglio conservato al mondo, abitazioni persiane, europee e indiane.
# Halibut Cove, Alaska
Halibut Cove, credits: halibutove.com
Halibut Cove ospita una minuscola comunità, poche decine di persone quasi tutti artisti, in una città che si raggiunge solo via acqua. Non ci sono strade, il luogo è famoso per le escursioni a piedi, perché offre il doppio vantaggio della vista sull’oceano e sulle montagne innevate dell’Alaska. Apparentemente inospitale, si tratta di una delle città meglio attrezzate per il turismo, ricettiva in ogni stagione.
Nella costa Est degli Stati Uniti si può invece visitare Fire Island, uno dei rarissimi luoghi completamente car-free di tutto il continente americano. Si gira a piedi o in bicicletta, si può godere dell’oceano e dei circa 40 km di costa, oppure fare sport in spiaggia o rinfrescarsi nella foresta.
# Cumbrecita, Argentina
Cumbrecita, credits: yamilap via Pixabay
Cumbrecita è nota come la città tedesca più piccola dell’Argentina. Si trova nella regione di Cordoba ed è un villaggio il cui paesaggio è arredato da deliziose casette in stile bavarese. Non ci sono strade asfaltate a Cumbrecita, ci si muove a cavallo o a piedi.
Nella capitale delle Fiandre, la scelta di far diventare pedonale il centro storico, sembra aver catapultato la città in un’epoca storica differente. Dall’era delle carrozze a cavallo a quella della mobilità dolce, non ci sono più i segni delle strade automobilistiche, ma solo infrastrutture ciclabili. Gent viene spesso presa a modello da altre città, potrebbe addirittura essere un riferimento per Milano, se si riaprissero i Navigli.
# Giethoorn, Paesi Bassi
Giethoorn, credits: jianwei0727 via Pixabay
Canali navigabili, 170 romantici ponti di legno, case in stile coloniale addobbate con i fiori olandesi, Giethoorn è la famosa “Venezia olandese” per eccellenza. Non molto distante da Amsterdaam, a Giethoorn non esistono strade. Il veicolo per la mobilità personale è la bicicletta, quello familiare è la barca.
Dubrovnik è la città più a Sud delle coste croate ed è conosciuta come la “Perla dell’Adriatico”. La città vecchia, all’interno delle mura antiche, è bandita alle auto e a tutti i veicoli a motore per scelta. Si tratta di un patrimonio dell’UNESCO che racchiude storia ad ogni angolo, con le impronte delle popolazioni che hanno lasciato nel tempo. Si possono trovare chiese gotiche, rinascimentali e barocche.
# Hydra, Grecia
Hydra, credits: kelly8843496 via Pixabay
Isola greca del golfo di Soronico, forse la più famosa, a Hydra non sono ammessi veicoli a motore fuori dalle acque del mare.
Si può girare solo a piedi o a dorso d’asino, oltre che circumnavigare coi taxi marittimi. Il paesaggio è il classico ambiente greco, con casette bianche e blu e l’affaccio dei vicoli sul mare, offre sempre una vista mozzafiato.
La piccola isola francese della Manica, è nota anche come osservatorio turistico per i cieli stellati, dato che è priva di illuminazione artificiale. Le auto sono bandite per scelta e tutta la mobilità è quasi esclusivamente elettrica o a traino.
Trainati dai cavalli ci sono i carri, le bici e i mezzi per i disabili sono elettrici. Gli unici motori ammessi sulla terra sono i trattori, che trainano anche l’ambulanza.
# Venezia
Venezia, credits: BMeyendriesch via Pixabay
Poteva mancare Venezia? La meravigliosa città costruita sulla laguna adriatica, forse la più famosa città del mondo senza automobili.
I sestieri lagunari contano 177 canali navigabili e oltre 400 ponti, da attraversare rigorosamente a piedi (una volta in carrozza). Il fascino e il mistero di Venezia hanno incantato chiunque l’abbia visitata, e scatenato la fantasia di chi ancora non ha avuto il piacere di vederla.
Le città di oggi sono un po’ come Gent, un ibrido che sta cercando di adattarsi alla modernità delle auto, seppure con strade progettate in altre epoche. Come saranno quelle del futuro?
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Si aggiunge un altro edificio iconico nello skyline della Grande Mela. Ecco i record che ha battuto.
Terminata la COSTRUZIONE del GRATTACIELO più SOTTILE del MONDO
# 111 West 57th Street è il nuovo “supertall” iconico nello skyline di New York
Credits arch.calderon IG – 111 West 57th Street
Nello skyline di New York si aggiunge un nuovo grattacielo iconico: è l’111 West 57th Street di SHoP Architects. Si trova in quella che è stata chiamata Billionaires’ Row nel centro di Manhattan, l’esclusiva strada con i nuovi “supertall” di lusso della metropolita americana. I lavori, partiti nel 2014 e interrotti nel 2017 a causa di problemi finanziari, sono terminati nei giorni scorsi con l’installazione degli ultimi elementi del rivestimento esterno.
Credits yimbygram IG - 111 West 57th Street
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Credits yimbygram IG - 111 West 57th Street
Credits yimbygram IG - 111 West 57th Street foto intera
Gli sviluppatori del progetto hanno annunciato che a breve dovrebbero iniziare a trasferirsi i primi residenti. Il titolare dello studio SHoP Architects, Greeg Pasquarelli si è detto entusiasta che il suo team abbia contribuito a realizzare qualcosa che non era mai stato fatto prima nella Grande Mela e “come newyorkesi, incredibilmente orgogliosi di aggiungere una nuova icona al nostro skyline.”
Il nuovo grattacielo newyorkese può fregiarsi di diversi record. Con i suoi 435 metrid’altezza, una larghezza alla base di 24×18 metri e un rapporto altezza/larghezza di 24:1 è il più sottile al mondo. È inoltre il secondo più alto dell’emisfero occidentale e secondo lo studio di architettura SHoP, che l’ha progettato, è stato costruito con il calcestruzzo più resistente del mondo. La torre ospita una residenza per piano, più 14 nell’adiacente edificio Steinway, che porta il totale a 60. Una particolarità: la scanalatura sul lato sud aumentaprogressivamentecon l’altezza, dando l’idea che il grattacielo “scompaia nel cielo”.
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Nessuno scriverebbe un articolo su un poster di Monet o su una cartolina del Louvre che riproduce la Gioconda; quindi perché scrivere un articolo sulla riproduzione del Laocoonte comparsa qualche mese fa in vetrina da Moncler?
AGESANDRO DI RODI in Galleria Vittorio Emanuele II
# Un’opera più moderna di quanto sembri
credits: IG @francescacheccacci
Bene, partiamo dal presupposto che anche il gruppo scultoreo del Laocoonte e i suoi figli (sito nei Musei Vaticani) non è una scultura “originale”, ma una copia di un gruppo statuario bronzeo del II secolo avanti Cristo. Certo, una copia antichissima (tant’è che Plinio il vecchio racconta di averla vista nel palazzo di Tito, siamo dunque nel I secolo dopo Cristo), ma pur sempre una copia.
Il concetto stesso di opera originale è molto più moderno di quanto sembri. Se consideriamo per esempio le opere del Rinascimento, spesso le botteghe degli artisti più in voga producevano opere in maniera quasi seriale. È con la nascita di un mercato delle opere d’arte (le cui origini affondano nel collezionismo cinquecentesco), un mercato moderno con una serie di valori interni (quotazioni legate al nome dell’artista, allo stato di conservazione delle opere in relazione alla loro rarità, etc.) che il termine “originale”, nel mondo dell’arte, assume il significato contemporaneo. Cosa c’è quindi di originale, di notabile, di degno di considerazione nella riproduzione che possiamo osservare in Galleria Vittorio Emanuele II? La Storia di un ideale estetico che ha attraversato indenne oltre due millenni di civiltà. Un ideale artistico Greco che, parafrasando Orazio, “ha conquistato il conquistatore romano” di copia in copia; ha dato un impulso fondamentale al Rinascimento fino al Neoclassicismo giungendo indenne ai giorni nostri.
# Il volto di Laocoonte
credits: wikipedia
È dall’espressione di questo sacerdote teucro che Johann Joachim Winckelmann ha coniato quella che è la definizione più nota e rappresentativa di tutti i capolavori dell’arte greca: “nobile semplicità e quieta grandezza, sia nella posizione che nell’espressione”.
credits: wikipedia
Laocoonte esce dalle mura di Troia e osserva, in testa alla folla, la flotta achea in fuga. Il nemico è scappato e ha lasciato un dono propiziatorio agli dei: un enorme cavallo di legno. Ma Laocoonte odia a tal punto il nemico da diffidare persino dei suoi doni (“pensate che mai un dono dei Danai manchi d’inganni? Così vi è noto Ulisse?” Virgilio – Eneide, libro II vv. 43-44) e scaglia la sua lancia contro il cavallo! E dal suono dell’impatto della lancia, capisce che il ventre è cavo: dentro si muove qualcosa. Inizia a sospettare e l’inganno del Cavallo di Troia è a rischio; prontamente, Atena, che in questa guerra patteggia per gli Achei, invia dal mare due mostri marini ad aggredire i figli di Laocoonte, Antifate e Timbreo. Il padre corre in soccorso della prole e muore orribilmente dilaniato insieme a essi…
Virgilio descrive le grida che Laocoonte rivolge alle stelle come horrendos. Eppure, se osserviamo il viso del sacerdote, esso non ci appare deformato da orribili grida di sofferenza; sembra piuttosto che sospiri. Il dolore che esprime Laocoonte non è tanto fisico (nonostante l’addome spasmodicamente contratto) quanto di carattere spirituale. È il dolore di un padre che osserva i figli lottare per sopravvivere e inevitabilmente soccombere insieme a lui; e si duole di questa condizione crudelmente innaturale (nell’ordine divino delle cose, sono i figli a seppellire i padri). Se lo scultore si fosse attenuto alla tradizione letteraria, il volto di Laocoonte sarebbe apparso orribilmente trasfigurato dal dolore ma, come dice Winckelmann, avrebbe peccato diparenthyrsus: un eccesso di pathos, di fuoco; una troppo “volgare” adesione alla realtà.
# Ritmo figurativo
credits: IG @blindbild.berlin
Osserviamo, per esempio, come braccio sinistro e coscia sinistra di Laocoonte, e gamba destra del figlio più giovane, traccino tre diagonali perfettamente parallele; e come la gamba destra del sacerdote, con la gamba sinistra del figlio più grande delineino una grande V, mentre tutt’intorno ai soggetti, le spire dei serpenti disegnano un morbido contrappunto di dolci curve. Tutto, in questo gruppo scultoreo, protende verso un ideale di grazia. Dice Goethe “che il gruppo del Laocoonte (…) è anche un modello di simmetria e di varietà, di quiete e di movimento, di contrasti e di gradazioni” di dolore fisico e di dolore spirituale; in poche parole quel ritmo figurativo tra tensione e rilassamento che dal chiasmo del doriforo arriva al David di Michelangelo. In virtù di una riproduzione di una realtà aggraziata, elegante e sensibile; in grado di scuotere l’anima e al tempo spesso di instillare riflessioni filosofiche: l’ideale estetico di cui parlavamo in apertura.
# Il gruppo del Laocoonte a Milano
credits: IG @poldipezzoli
Non tutti sanno che presso il museo Poldi Pezzoli è possibile osservare una raffinatissima riproduzione del XVIII secolo in porcellana, alta poche decine di centimetri.
Bibliografia:
Arte greca – Michael Siebler, Taschen 2007
Il bello nell’arte – Johann Joachim Winckelmann, SE 2008
“Laocoonte” e altri scritti sull’arte (1789-1808) – Johann Wolfgang Goethe, Salerno Editrice 1994
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La triste eliminazione dell’Italia dagli imminenti mondiali di calcio in Qatar per i quali sono già stati sorteggiati i gironi ha portato alla ribalta per breve tempo la piccola nazione balcanica. Così qualcuno si è chiesto: come mai si chiama Macedonia del Nord?
La MACEDONIA: perché del NORD?
# L’ex repubblica yugoslava di Macedonia
credits: unsplash
Il Paese ha per capitale Skopje ed è composto essenzialmente da due etnie, il cui gruppo principale (66% della popolazione) parla il macedone, una lingua slava del ceppo meridionale, mentre il secondo gruppo etnico (25%) è rappresentato dagli albanesi. Sin dal giorno dell’indipendenza, a seguito del crollo della Jugoslavia e della conseguente guerra civile nei Balcani, questo piccolo territorio senza sbocchi al mare è stato conosciuto tramite un nome provvisorio, con il quale aderì persino all’ONU nel 1993: Ex Repubblica Yugoslava di Macedonia. Un caso quantomeno curioso, nonostante la separazione con Belgrado fosse stata assolutamente pacifica. Chi aveva dunque da ridire sul neonato stato europeo? Uno degli stati confinanti con la nuova repubblica: la Grecia.
# Il contenzioso con la Grecia
Il governo greco sollevò due obiezioni che impedivano alla culla della democrazia il riconoscimento del nuovo stato:
La prima era sull’utilizzo del nome ‘Macedonia’, in virtù del fatto che il termine (ritenuto dalla Grecia parte esclusiva della propria storia e della propria eredità culturale) indicava anche l’odierna regione greca Macedonia, che pur non essendo un’entità riconosciuta dal centralismo ellenico corrisponde all’area attorno all’importante città di Salonicco.
La seconda era relativa alla bandiera originalmente adottata dalla Repubblica macedone, su cui campeggiava il Sole di Verghina, simbolo della dinastia di Filippo il Macedone, padre di Alessandro Magno. La Grecia rimproverava alla nuova Repubblica di essersi appropriata indebitamente di un simbolo dell’antico Stato di Macedonia, tanto che la bandiera non ufficiale della Macedonia greca è identica (solo con campo azzurro rispetto al campo rosso dell’originario vessillo macedone).
# Lenti passi avanti
credits: unsplash
Il secondo punto fu risolto in tempi relativamente brevi, visto che il muro contro muro della Grecia impediva alla Macedonia di poter aderire alla NATO e di candidarsi ufficialmente per l’ingresso nell’Unione Europea, cosa che un piccolo stato di meno di due milioni di abitanti vedeva sicuramente come garanzia per un futuro migliore.
La nuova bandiera portò il sole giallo della libertà a estendere i suoi raggi sino ai margini, risultando assomigliare in parte alla bandiera navale giapponese (anche se qui il sole è centrato e non posto sulla sinistra come nel vessillo nipponico). Ma non bastava, e per anni il lato peggiore della politica prevalse, a suon di dinieghi: venticinque anni di inutili congressi, voli di stato, meeting a porte chiuse senza sortire risultati.
# L’accordo di Prespa
credits: unsplash
Fondamentalmente, la Grecia si opponeva a un qualsiasi stato macedone che non aggiungesse una qualifica geografica o comunque distintiva per la repubblica balcanica. La buona volontà di due leader che ragionavano più con la testa e meno secondo gli schemi prefissati della politica portò finalmente alla svolta: al lago di Prespa, nell’estate del 2018, i primi ministri Zaev (macedone) e Tsipras (greco) siglarono finalmente l’accordo che in poco tempo portò i due ex nemici a far decollare gli scambi commerciali lungo la loro frontiera. La prima condizione per la firma fu che la Macedonia avrebbe dovuto rinunciare a considerarsi lo stato discendente di Alessandro Magno: tutte le statue dedicate al vecchio condottiero che abbellivano le piazze macedoni furono fatte sparire, e le strade rinominate.
La seconda fu, appunto, cambiare denominazione in Macedonia del Nord, nome con cui l’accordo fu già firmato. Un doppio voto sancì l’accordo, tramite referendum (in Macedonia) e tramite discussione al parlamento (in Grecia), in entrambi i casi a fatica, perché la gente comune non è mai in grado di guardare avanti come riesce a pochi leader illuminati.
# Quali erano le alternative
credits: pexels
Dunque, alla fine, fu scelto l’appellativo di Macedonia del Nord, come a distinguere la nuova entità dalla Macedonia del Sud (greca). Un’alternativa simile, rigettata, era quella che avrebbe rinominato il paese in Macedonia superiore. Le proposte in totale erano sei. C’era Vardar Macedonia, per un vecchio regno dei tempi che furono (ancora oggi una squadra di calcio di Skopje porta quel nome). C’era altresì l’improponibile Ilinden Macedonia, in onore della località dove partì una rivolta contro il giogo ottomano. E il classico Macedonia-Skopje, come se i toponimi africani di Guinea e Congo potessero fare giurisprudenza, aggiungendo il nome della capitale a quello dello stato.
Eppure, forse forse, l’ultima proposta “Nuova Macedonia” sarebbe stata meglio, come concept, dissipando del tutto anche la discendenza con Alessandro Magno e quel regno del passato che giunse nel suo periodo di massima espansione a lambire persino l’India.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Proseguono i lavori per Forrest in Town, il primo borgo residenziale milanese. Ecco lo stato di avanzamento e come sarà il progetto quando sarà ultimato.
FORREST in TOWN: il primo BORGO RESIDENZIALE di Milano
# Il primo borgo residenziale di Milano che punta su sostenibilità e socialità
credit: forrestintown.it
Su iniziativa del Gruppo Building sta nascendo un progetto che intende trasformare l’ex fabbrica Galbani nel primo borgo residenziale milanese all’insegna della sostenibilità, del relax ma soprattutto della socialità: Forrest in Town. La firma è di uno degli architetti milanesi più famosi, Daniele Fiori, che ha voluto aggiungere design e tecnologia all’ambiente tradizionale delle case di ringhiera.
Anche la posizione è simbolica, si trova infatti situato in una delle zone milanesi più rivalutate negli ultimi anni: il Naviglio Grande, tra via Biella, Via Simone Martini e Via Bonaventura Zumbini a pochi passi dal nuovo business district The Sign. Le nuove residenze parteciperanno alla progressiva riqualificazione di Milano che è ancora oggi prosegue tenacemente.
# Un corte di design che coniuga tradizione e innovazione
Forrest in town interni
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credit: forrestintown.it
credit: forrestintown.it
credit: forrestintown.it
credit: forrestintown.it
Il design è quello che contraddistingue gli interni degli appartamenti e i giardini interni. La caratteristica principale di questa corte moderna è proprio il contrasto tra tradizione e innovazione, che poi a pensarci bene è il filo rosso che unisce ogni angolo della città di Milano. Gli interni delle residenze sono state pensate per rappresentare l’aspetto moderno e tecnologico restando fedeli ad un unico presupposto: la cura. L’attenzione ai dettagli è ciò a cui il progetto punta e può essere uno spunto per il resto della città: perché non prestare attenzione anche alle piccole cose?
# Un’oasi di relax di 5.500 mq a stretto contatto con la natura
credit: forrestintown.it
Un altro aspetto centrale del progetto è il contatto con la natura e con sé stessi, e infatti il cuore pulsante della corte sarà proprio il giardino: un’area di 5.500 mq per risvegliare la socializzazione, trascorrere tempo insieme ma soprattutto per non perdere quell’innato bisogno di natura che spesso chi vive in città chiude in un cassetto. Tutto il complesso residenziale sarà realizzato seguendo i criteri della bioedilizia e del contenimento energetico. Tutte le aree verdi verranno innaffiate grazie al reimpiego delle acque di pozzo e anche l’inquinamento sonoro sarà ridotto al minimo e contenuto all’interno dei locali tecnici interrati. Qual è l’obiettivo di vivere in un’oasi piena di natura e socialità? Sicuramente il benessere personale. Il relax qui sarà a portata di condomino, infatti al di sotto del giardino si troveranno una SPA e una palestra che sulla torta di questo spettacolare borgo, rappresentano la ciliegina.
# I lavori dovrebbero terminare entro la metà del 2023
Credits Urbanfile - Forrest in Town
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Credits Urbanfile - Forrest in Town cantieri
Credits Urbanfile - Cantieri Forrest in Town strada
Credit Urbanfile - Forrest in Town cantieri fondamenta
Il cantieri per la costruzione del complesso residenziale di 10.000 mq procedono secondo il cronoprogramma iniziale. Una parte vede già alzarsi i primi piani fuori terra, un’altra porzione si trova a livello del piano seminterrato dove troveranno posto garage e cantine. La conclusione dei lavori è prevista attorno alla metà del 2023.
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Alessandro Paciello. Imprenditore, Presidente Fondatore di Aida Partners e socio promotore di Symbola Fondazione per le qualità italiane. L’ultima sua iniziativa è Innovazione Circolare. Pugliese, innamorato di Milano.
Alessandro PACIELLO: “la mia Milano sarà CITTÀ STATO”
Alessandro Paciello
La cosa che ami di più di Milano?
La vita socio-culturale, il senso di appartenenza a una città come succede in poche altre metropoli del mondo. La convivialità che si oppone nella realtà a una vetusta visione della Milano chiusa, grigia, musona e oligarchica.
Quella che invece ti piace di meno?
Quello che si vive da due anni a questa parte, cioè esattamente l’opposto di ciò che mi piace: una Milano disumanizzata, divisiva, che non ha più “il cuore in mano”.
Il tuo locale preferito?
Woodstock sui Navigli. Ristorante Sadler.
Credits: @woodstockmilano woodstock milano
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Passeggiare sui Navigli e in Centro. Guardare la Milano operosa e multietnica. Andare alla Libreria Esoterica e passarci dentro ore.
Credits: @ksenia.merenkova IG
La canzone su Milano a cui sei più legato?
“El portava i scarp del tennis”, di Enzo Jannacci, un pugliese integrato e grato a Milano, come me.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Il Lago di Segrino. L’Abbazia di Chiaravalle.
credits: @visit_milano IG
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Gli anni della adolescenza, della contestazione politica studentesca, dei dibattiti notturni davanti alle birre. Insomma, gli “anni ‘70”!
Credits: Yari Davoglio – Bivio anni ’60
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Non usavo molto il metro, perché provenivo dalla zona Sud di Milano, ai miei tempi poco coperta dalla metropolitana. Ti potrei dire il Tram numero 15, però, con tutte le sue fermate, dal Gratosoglio a Via Torino. Affezionato “su tutta la linea”!
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Farei prima a dire le cose “non curiose” che ho visto a Milano. Sono, anche per deformazione professionale, un cultore dei “segnali deboli”. Se Milano la sai guardare, nei suoi flussi, nei suoi tempi e nelle sue genti ne trai moltissimi stimoli e aneddoti che poi ti servono in senso evolutivo, sia umano che spirituale, e sono “globali”, perché da Milano passa il mondo.
Il quartiere che ami di più?
Il quartiere Ticinese. Ci sono cresciuto per frequentazione, più che per abitazione. Ci ritrovo, da sempre, la Milano più tipica, più vera. Ancora oggi!
Credits: @lino.grillo Porta Ticinese
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Di farci riprendere al più presto la vita di comunità che avevamo prima della pandemia. Oggi Milano non è più Milano. Stiamo morendo dentro per non morire – forse – fuori. Non ne vale la pena, a mio parere!
credits: milanoperibambini
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono favorevole. Anche come esempio virtuoso da imitare da parte di altre città e territori. Milano era diventato un modello internazionale. Speriamo torni a esserlo. L’autonomia potrebbe rappresentare un vantaggio sia per la città, ma anche per altre realtà italiane.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
A Milano…
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Pianterei alberi ogni dove!
Credits: @marco.9lli BAM
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che diventi una “Città Stato”, ma non per un ego da residente, quanto per un altruismo da esportatore di modello virtuoso.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Atm vuole mettere a frutto l’esperienza consolidata nella gestione della metropolitana di Copenaghen. Ecco l’offerta presentata dall’azienda di trasporti milanese per espandersi ancora di più in Europa.
🔴 La METRO di Milano PUNTA a PARIGI
# Atm in gara per la gestione della 16 e della 17, due nuove linee automatiche del Grand Paris Express
Credits: wikipedia.org – Grand Paris Express
Milan l’è un gran Milan, l’assonanza della lingua meneghina con il francese è ben nota. Forse è per questo che i vertici Atm spingono per andare all’ombra della torre Eiffela gestire non una, ma ben due nuove linee automatiche parigine. L’ex municipalizzata ha infatti presentato nelle scorse settimane l’offerta per la gestione delle linee 16 e 17, del Grand Paris Express. Attualmente questo è il più ampio progetto di costruzione di una nuova rete metropolitana in corso in Europa: comprende quattro linee totalmente driverless, la cui realizzazione è in fase di conclusione ed ha l’obiettivo di ridisegnare la mobilità nella periferia di Parigi.
Credits ufficio stampa Atm – Centrale operativa e di controllo M5
La società di Foro Buonaparte per cercare di farsi spazio nel difficile mercato parigino si copre le spalle e si allea con Egis, gruppo francese riconosciuto a livello internazionale che opera nei settori dell’ingegneria delle infrastrutture, della pianificazione e della manutenzione ferroviaria.
# La campagna francese di Atm (dopo quella vittoriosa in Danimarca)
Credits ufficio stampa Atm – Metro Copenaghen gestita dal 2008 da Atm
Da un po’ di tempo la cerchia dei navigli inizia a stare stretta all’Azienda dei trasporti pubblici di Milano. Sia perché alla sua veneranda età (l’anno scorso ha festeggiato 90 anni) si sente abbastanza grande per cercare fortuna lontana da Palazzo Marino, sia perché il covid ha messo a dura prova la tenuta economica del suo operato, con bilanci non più in pareggio da un paio d’anni e prospettive nel breve periodo di contrazione della mobilità causa crisi energetica e smart work. La partecipazione a questa gara rappresenta per questo un’importante tappa del piano strategico per il rilancio e l’espansione geografica di Atm, che punta a consolidare il proprio ruolo di top player anche nello scenario europeo.
L’azienda non è nuova a (fortunate) sortite oltralpe. Ha infatti già maturato negli anni un’esperienza consolidata in Danimarca, dove dal 2008 gestisce lelinee metropolitane driverless di Copenaghen, le linee 1, 2, 3 e 4 del Cityring, in servizio 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e 365 giorni all’anno.
La presenza di Atm è così consolidata nel paese della sirenetta da farla diventare uno dei primi operatori di trasporto pubblico in Danimarca, insieme ad Hitachi Rail STS (ex Ansaldo STS) tramite la società Metro Service A/S. In questi anni sono stati numerosi i riconoscimenti internazionali ottenuti per l’eccellenza del servizio, con un indice di soddisfazione da parte della clientela superiore al 90%. A Copenaghen Metro Service A/S trasporta ogni anno circa 70 milioni di passeggeri per 15 milioni di km, con l’obiettivo di raddoppiare con il prossimo completamento del Cityringen.
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Il concetto di umiltà viene da humus che per i latini era il terreno attorno a un albero. Intendevano così che la persona umile è quella che si occupa unicamente della realtà che conosce e che riesce a gestire in prima persona.
Ognuno di noi ha intorno a sé il suo humus che è dato dalla conoscenza, dalle capacità e dall’esperienza diretta. Quello che si riesce a coltivare e a far crescere rappresenta la propria realtà, come un’estensione della propria personalità. Tutto ciò che è al di fuori è ancora ignoto, anche se sembra di poterlo conoscere attraverso l’esperienza degli altri o la propria immaginazione ma è comunque una realtà ancora fuori portata, di cui possiamo cogliere solo degli aspetti marginali o illusori finché non arriviamo a sperimentarla direttamente.
Protagora definiva questo meccanismo con il principio che l’uomo è misura di tutte le cose. Questo significa da un lato che ogni persona è in grado di trasmettere in modo autentico e credibile solo la sua realtà. Allo stesso modo può percepire unicamente il livello di realtà che ha vissuto. Un po’ come una gallina non è in grado di percepire la totalità dell’essere umano o un bicchiere piccolo non riesce a contenere tutta la quantità di liquido di un bicchiere più grande.
Sotto questi aspetti la nostra è un’epoca segnata dal contrario dell’umiltà, ma da ciò che gli antichi definivano hybris, la superbia, il porsi al di sopra della vita, di chi giudica e pretende di gestire livelli di realtà che non gli appartengono.
Nel mondo dell’informazione globalizzata tutti si credono capaci di comprendere qualsiasi argomento semplicemente perché credono di esserne a conoscenza, mentre in realtà sono spesso solo dei ripetitori di idee e messaggi elaborati da altri. In generale persone che non hanno la capacità di comprendere realtà e personaggi lontani da loro, pensano di giudicarli quando invece il loro giudizio esprime solo una proiezione della loro realtà interiore e spesso incompiuta.
Forse chi sente la responsabilità dell’informare gli altri dovrebbe rappresentare solo ciò che è all’altezza della sua vita sperimentata. E chi vuole informarsi in modo autentico dovrebbe scegliere chi informa sulla base della corrispondenza tra ciò che dice con quello che ha dimostrato di fare.
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Credits castellarinaria IG - San Donato Milanese, Villaggio Eni
Dopo la frenata dovuta dalla pandemia i prezzi delle abitazioni tornano a salire anche nell’hinterland di Milano. Ecco quanto costa vivere fuori città e dove si spende di più.
🔴 BOOM dei PREZZI delle CASE nell’HINTERLAND di Milano: a quanto è arrivato il mq e qual è il paese più caro?
# I prezzi medi nell’hinterland sono saliti a 2.750 euro al mq
Credits: Andrea Cherchi
I prezzi delle abitazioni nell’hinterland di Milano hanno ripreso a crescere, dopo lo stop conseguente alla pandemia. Secondo l’ultima rilevazione della commissione immobili della Camera di commercio di Milano la quotazione media al mq di un appartamento arriva 2.750 euro al mq. Il 50% dei comuni della Città Metropolitana ha un prezzo medio compreso tra 2.450 euro e 3.100 al mq e la maggioranza degli immobili in vendita si concentra in queste località: Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni, Segrate, Legnano, Pioltello, Assago, Abbiategrasso, Rho.
# San Donato Milanese è il comune più caro con quotazioni fino a 3.850 al mq. Il più conveniente? Turbigo
Credits castellarinaria IG – San Donato Milanese, Villaggio Eni
I prezzi più alti si registrano nel comune di San Donato Milanese, dove per un appartamento nuovo in centro si spende fino a 3.850 euro al mq. A seguire con 3.800 euro al mq troviamo Cernusco sul Naviglio, poi Arese con 3.600 euro, Cusano Milanino con 3.550 euro, Sesto San Giovanni con 3.250 euro. Il comune più conveniente dove vivere è Turbigo dove le quotazioni immobiliari si fermano a 850 euro al mq.
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