Una scorpacciata di torte, biscotti e caramelle immersi dentro una foresta tropicale urbana. Dove si trova e quanto si paga.
A Milano l’ALL YOU CAN EAT di DOLCI dentro a una FORESTA TROPICALE
# La foresta in città
forestawoodbar IG
Tra i tanti locali curiosi e particolari che si possono trovare a Milano c’è anche quello che fa sembrare di essere dentro una foresta, con pareti in legno, canne di bambù e ambientazione tropicale. Stiamo parlando del Foresta Woodbar in zona Carrobbio. Dappertutto si possono vedere forme stilizzate e organiche che richiamano radici, rami e foglie. Nella prima delle due sale le lampade sospese sembrano dei nidi d’uccello e la parete rivestita in legno con la sua forma curva richiama un grande tronco d’albero. Il Garden Box invece, la seconda sala, è realizzato in vetro e legno per ricordare un ricercato giardino d’inverno.
# Dalla colazione alla cena
forestawoodbar IG – Pausa pranzo
Il locale è aperto dalla mattina per le colazioni alla sera per la cena e il dopo cena. A pranzo si va dalle insalate alle omelette fino a piatti più elaborati come il Club Foresta, un pan brioche farcito di prosciutto di cervo, mousse di formaggio e frutti di bosco al balsamico. Per i più salutisti ci sono anche centrifughe con verdura e frutta di stagione. Per il brunch della domenica il menu prevede bagel, quiche e sandwich.
Il momento migliore della giornata rimane però l’aperitivo, dalle ore 18.00. Al prezzo di 12 euro insieme al drink è compreso un super buffet a base di antipasti tra cui fritti di ogni tipo, primi e secondi piatti. Alle 22 è il turno dello sweet buffet che propone un’ampia scelta di dolci fatti in casa, diversi tipi di torte dalla crostata a quella cioccolato, dal tiramisù allo strudel di mele e ancora salame di cioccolato, torta alle mandorle, biscotti e caramelle. Non c’è alcun limite di consumazione, un vero e proprio All You Can Eat di dolci e cocktail ricercati a soli 8 euro.
Con quel fisico imponente, la gestualità sorniona e quella voce roca rappresenta il simbolo di una Milano che non tornerà più.
PIERO MAZZARELLA, personaggio simbolo di una Milano che non c’è più
# L’erede artistico di Ferravilla
Credits: it.wikiquote.org Edoardo Ferravilla
Sono passati quasi dieci anni da quel 25 ottobre 2013 che si portò via Piero Mazzarella, una delle figure più carismatiche del teatro e della cultura milanese. Nacque, per caso, a Caresana, perché i genitori, entrambi attori, proprio attorno al 2 marzo 1928, data della sua nascita, si trovavano a recitare nel piccolo paese del vercellese. Appena dopo il parto, la famiglia Mazzarella torna a Milano, in una casa di ringhiera di via Sannio. Il padre si chiamava Rosario, la madre Sara Masera, attrice della compagnia di giro di Edoardo Ferravilla: infatti Piero è stato considerato l’erede artistico del più popolare interprete di “Tecoppa”.
“Mio papà era siciliano, mia madre milanese, tutti e due erano attori – disse Mazzarella in un’intervista degli anni novanta – mio papà lavorava con Angelo Musco, il più grande talento degli ultimi cinquecento anni, uno che aveva imparato a leggere e a scrivere a 56 anni, quando Pirandello gli aveva già dedicato tre commedie. Musco era la dimostrazione che la cultura artistica è la forza espressiva, delle mani, dei gesti, degli occhi“.
Mazzarella inizia a fare teatro da ragazzino, insieme al fratello Mario, che prenderà il nome d’arte di Rino Silveri: “noi due andavamo ancora a scuola e nelle vacanze i nostri genitori ci portavano sul palco: erano gli anni in cui andavano di moda opere come “Le due orfanelle”, “i figli di nessuno”, “I miserabili”, storie strappalacrime dove tra i protagonisti c’erano i bambini con ruoli che andavano bene per noi“.
All’inizio degli anni cinquanta entra nell’avanspettacolo, dove conoscerà la sua prima moglie, deceduta ancora giovane, da cui nasceranno i primi due figli. Entra in una compagnia teatrale che recitava in dialetto milanese, l’aggancio per questo lavoro fu Edgard Biraghi.
Nel 1958 debutta poi ne “La zitella” di Carlo Bertolazzi, al Teatro Sant’Erasmo, sorto dove un tempo si trovava il Convento degli Umiliati. Entra poi nella compagnia Stabile Milanese del Teatro Gerolamo di Piazza Beccaria.
# I primi riconoscimenti
Intanto Mazzarella inizia a ricevere i primi riconoscimenti: gli viene conferito il premio “San Genesio”, successivamente il “Luigi Illica”, quasi esclusivamente dedicato alle personalità della lirica, ma con l’attore milanese viene indirizzato anche alla prosa.
Poi è la volta de “La maschera d’oro”, per l’interpretazione nella commedia “Rico de Porta Garibaldi”.
Nella carriera di Piero, il fratello Mario avrà sempre un ruolo importante, sia artistico che nella gestione del denaro guadagnato dalle compagnie in cui lavoravano. Dopo un’altra storia sentimentale, verso la fine degli anni sessanta si legherà alla collega Barbara Nardi, dalla quale avrà altri tre figli. Negli anni settanta Mazzarella ripropone la creatura di Edoardo Ferravilla, “Tecoppa”, con “El risott a la milanesa per el Tecoppa” e “El Tecoppa in vacanza”.
# Indiscusso protagonista del Cinema con 22 film
Credits: https://www.themacguffin.it – Pozzetto e Mazzarella in una scena di “Un povero ricco”
Ma questo nostro attore è stato anche un indiscusso protagonista del cinema: sono 22 i film in cui ha recitato, tra cui “Banditi a Milano”, “Il maestro di Vigevano” e “Un povero ricco”, mentre per la televisione lo abbiamo visto in 14 miniserie, tra cui “Il mulino del Po” e “Le cinque giornate di Milano”.
Naturalmente è stato il teatro il suo più grande amore, che lo ha portato a recitare fino ai periodi molto vicini alla morte.
“Il teatro? Non so fare altro nella vita, neppure avvitare una lampadina – amava confidare – pensate che non ricordo mai il codice della mia carta di credito, eppure conosco a memoria duecento commedie“.
# L’amicizia con Giorgio Strehler
Credits: teatroecritica.net – Giorgio Strehler
La sua amicizia con Giorgio Strehler è durata 40 anni, “quarant’anni in cui abbiamo litigato tantissime volte“. Ma chi è stato il miglior regista, per Piero Mazzarella?: “Strehler, naturalmente, il migliore della sua epoca“. E l’attore che lo ha colpito di più? “Ermete Zacconi, un artista che a 86 anni recitava a memoria, per quattro ore, i dialoghi di Platone“. Il più bravo attore di teatro dell’era contemporanea? “Gigi Proietti, grande attore, grande regista e persona perbene“. Il suo maestro, nella recitazione? “Ruggero Ruggeri, la voce di Cristo nel Don Camillo e Peppone“.
# Il simbolo di una Milano che non tornerà più
Mazzarella
Piero Mazzarella, con quel fisico imponente, la gestualità sorniona e quella voce roca, che rappresenta il simbolo di una Milano che non tornerà più. “Questa voce l’avevo così già a vent’anni, per le sessanta sigarette al giorno che fumavo e per un problema al setto nasale“.
Quando gli si chiedeva come era cambiata Milano, dai “suoi tempi” agli anni duemila, lui amava rispondere così: “com’è cambiata? Io da bambino andavo sotto ad uno dei ponti sui navigli e bevevo l’acqua che scorreva… vallo a fare oggi“.
Primo patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco in Italia, le incisioni rupestri sono state realizzate nell’arco di 8.000 anni. La prima testimonianza del ritrovamento di rocce incise risale al 1909 e ad oggi se ne contano oltre 300.000. Costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo. Ecco la loro storia straordinaria.
I SEGRETI delle INCISIONI RUPESTRI: il primo patrimonio UNESCO d’Italia a due ore da Milano
#1 Primo patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’UNESCO in Italia
In provincia di Brescia, si trovano le incisioni rupestri della Val Camonica censite nell’elenco dei sitiPatrimoni dell’Umanità dal 1979, primo in Italia. Costituiscono una delle più ampie collezioni di petroglifi preistorici del mondo. La prima testimonianza del ritrovamento di rocce incise risale al 1909 e sono state riconosciute 140.000 incisioni su circa 2.000 rocce in oltre 180 località comprese in 24 comuni, suddivise in 8 parchi attrezzati per visitarle. Nuove scoperte ne hanno portato il numero di questi petroglifi fino a 300.000. La maggiore concentrazione si trova nei comuni di: Capo di Ponte, Nadro, Cimbergo e Paspardo, Sonico, Sellero, Darfo Boario Terme, Ossimo.
#2 Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane istituito nel 1955
Credits: wikipedia.org – Calco in gesso rappresentante un cervo
Nel 1955 venne istituito il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri di Naquane, il primo della Valcamonica, a Capo di Ponte. L’intera area è estesa oltre 14 ettari con 104 rocce incise correlate da pannelli informativi e suddivise in 5 percorsi di visita che, per una lunghezza di circa 3 chilometri, sono percorribili con facilità.
Credits: musei.lombardia.beniculturali.it – La Grande Roccia
#3 L’incisione superstar: il dio Cernunnos
Alcune rocce, come “La Grande Roccia” che ne rappresenta un migliaio, offrono una grande varietà di figure incise, quali animali, uomini armati, telai verticali a pesi, palette, edifici.
Credits: pinterest – Roccia 70
Tra le raffigurazioni divine quella più curiosa è incisa sulla Roccia 70: è la rappresentazione di una figura di grandi dimensioni con corna di cervo che dovrebbe raffigurare il dio Cernunnos, ovvero un dio della fecondità, degli animali e della natura selvaggia molto presente anche nella mitologia celtica.
#4 Realizzate in 8.000 anni di storia, le ultime attribuite al popolo dei Camuni
Realizzate lungo un arco temporale di ottomila anni, dalla Preistoria al Medioevo: Epipaleolitico, Neolitico, Età del rame, Età del bronzo, Età del ferro, quelle di quest’ultimo periodo sono attribuite al popolo dei Camuni come ricordato dalle fonti latine e rappresentano tra il 70% e il 80% tra tutte le figure censite. La maggior parte delle incisioni è stata realizzata con la tecnica della martellina, mentre solo in numero minore sono state il risultato dell’utilizzo del graffito.
#5 Una delle incisioni è diventata il simbolo della Lombardia
Le principali illustrazioni “scolpite” nelle rocce riguardano: riti religiosi, scene di caccia o di lotta con funzioni attribuibili a riti celebrativi, commemorativi, iniziatici o propiziatori. Dopo i primi usi in ambito religioso, per alcune occasioni furono trasferite anche nel mondo laico.
Credits: pinterest – Rosa camuna
La Rosa Camuna, uno dei segni più rinvenuti tra le incisioni rupestri, è stato adottata dalla Regione Lombardia come simbolo ufficiale.
Prima degli Stati Uniti d’America. In un’Europa dove si bruciavano ancora le streghe (proprio quell’anno ci furono le ultime esecuzioni per stregoneria) apre una libreria. La prima d’Italia. E’ il 1775. Ha inizio una storia di due secoli e mezzo. Ancora in corso nel cuore di Milano.
La LIBRERIA più ANTICA d’Italia è a Milano: quando ha aperto l’AMERICA era una colonia britannica, in EUROPA si bruciavano le streghe
# Il gioiello milanese nella Galleria Vittorio Emanuele II
Credits: @eostre.23 Libreria Bocca
Bottega Storica del Comune di Milano dal 2005, locale storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, locale storico della Regione Lombardia dal 2006 e Medaglia d’Oro della Camera di Commercio di Milano, la Libreria Bocca è un vero e proprio gioiello milanese. Si trova in Galleria Vittorio Emanuele II e custodisce tesori che hanno fatto la storia della cultura italiana. Ma lei stessa è un tesoro nascosto. La Libreria Bocca ha infatti aperto nel 1775 e può essere definita la libreria più antica d’Italia, ha origini antichissime tanto che ancora oggi c’è chi le sta studiando. L’attuale proprietario, Giorgio Lodetti, ha infatti indagato per filo e per segno la storia della Libreria Bocca, dedicandole la scrittura di un volume e scoprendo l’incredibile passione per la cultura di una famiglia di librai.
La Libreria è uno spazio di circa 50 metri quadrati, molto amato da esperti d’arte, di moda e dai turisti. Sì perché i suoi muri ricoperti di scaffali di libri fino al soffitto, le sue sculture, quadri e i pezzi di arredamento che sono vere e proprie opere d’arte rendono la Libreria Bocca una tappa immancabile anche per i visitatori in città appassionati di cultura.
# La storia della Libreria Bocca: libreria o galleria d’arte?
Ma da dove inizia la storia della famiglia Bocca? Torino, 1775, i fratelli Giovanni Antonio Sebastiano e Secondo Bocca aprono una libreria e le danno il nome della loro famiglia. È l’inizio di una lunga storia che percorre due secoli e mezzo e che giunge fino ad oggi, a Milano. Le sorti della libreria hanno seguito i vari eventi italiani, ma la cultura è stata sempre al primo posto. Tra gli stampati dei secoli scorsi più conosciuti, sono stati trovati scritti di Segantini, Kierkegaard e Freud. Sempre a Torino la famiglia Bocca è stata proprietaria di uno dei salotti culturali più importanti d’Europa, frequentato da grandi come Nietzsche e Schopenhauer. Nel frattempo nel corso dei secoli le sedi della libreria diventano 5: Parigi, Firenze, Roma, Torino e Milano, l’unica sopravvissuta e che può ancora raccontare la storia di questi grandi librai.
Come dice la critica d’arte Cristina Muccioli, la famiglia Bocca ebbe un’idea geniale per la sua libreria: il passaggio da libreria generica a libreria d’arte è stato infatti vincente. “Una scelta strategica di posizionamento che, più che essere in controtendenza, ne ha creata una. Si può cercare un’opera d’arte e andare in libreria, oppure cercare un libro e andare in una galleria d’arte. In entrambi i casi, a Milano si va alla Bocca”.
# I grandi nomi passati di qui
Credits: @mazzonmanu Libreria Bocca
La Libreria Bocca, in quanto più antica d’Italia, l’hanno frequentata veramente in tanti e altrettanti sono i nomi famosi che sono passati di qua: dal fotografo Sandro Miller a Gianni Versace, Giorgio Mondadori, Giovanni Spadolini e Gianfranco Ferré, solo per citarne alcuni.
Si può assaporare il piacere di raccogliere il frutto del proprio lavoro e pigiarlo a piedi nudi.
L’ESPERIENZA della VENDEMMIA a un’ora da Milano
# Il momento più atteso dell’anno per chi produce vino
Vendemmia
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Credits andrewbono_7 IG - Vendemmia
Credits milano_sguardi_inediti IG - Vendemmia
Credits milano_sguardi_inediti IG - Raccolta uva
Per i milanesi desiderosi di respirare aria pulita e sporcarsi le mani a contatto con la natura, nell’azienda agricola Zerbosco in provincia di Pavia si può essere protagonisti del momento più atteso dell’anno per chi produce vino: la vendemmia.
Credits andrewbono_7 IG – Vigneti
In questa azienda agricola arrivata oggi alla terza generazione ci sono sette differenti vigneti, distribuiti su poco più di 4 ettari di terreno, nelle colline dell’Oltrepò a 300 metri di altitudine. Tutti hanno caratteristiche uniche perché piantumati in suoli sabbiosi e calcarei con esposizioni e microclimi diversi.
# Si può pigiare l’uva a piedi nudi
Credits milano_sguardi_inediti IG – Pigiatura
Coloro che decidono di partecipare alla vendemmia potranno assaporare il piacere di raccogliere il frutto del proprio lavoro e pigiarlo a piedi nudi, un’esperienza multisensoriale di forte impatto che coinvolge tutti i cinque sensi. L’attività si conclude con un pranzo all’aperto con tutti i partecipanti. Per chi vuole arricchirla ulteriormente è possibile fare un percorso di degustazione all’interno della cantina e passeggiando tra i panorami delle colline dell’Oltrepò.
Tra le altre attività organizzate in questa azienda ci sono giornate dedicate alla decorazione delle zucche coltivate in un ampio campo vicino ai vigneti, nel periodo di Hallowen, e la possibilità in inverno di scoprire e vedere da vicino la potatura delle viti.
Credits Roberto Lorenzetti FB - Cordoli ciclabile Corso Buenos Aires
Dove e in che modo è stato realizzato e cosa ne pensano i milanesi.
Il “MURETTO” di MILANO: utile, ingombrante o pericoloso?
# La ciclabile di Corso Buenos Aires protetta da un cordolo in cemento largo 50 centimetri e alto 17
Credits Roberto Lorenzetti FB – Cordoli ciclabile Corso Buenos Aires
Nel progetto di trasformazione della mobilità e di assetto stradale di Corso Buenos Aires, durante l’estate 2023 il Comune di Milano ha concluso la prima fase di lavori con la realizzazione di una pista ciclabile in sede protetta su entrambi i lati della via. La corsia ha una larghezza di circa due metri ed è separata da cordoli in cemento larghi 50 centimetri e alti 17. A questo si è aggiunta la cancellazione di tutti i posti auto, in parte riposizionati delle vie limitrofe, eccetto che per alcuni spazi dedicati al carico e scarico delle merci.
Comune di Milano – Rendering seconda fase lavori prevista nel 2024
Se la realizzazione di una pista ciclabile ha creato sin da subito malumori tra gli automobilisti e giubilo tra i ciclisti, la scelta di installare questi cordoli in cemento ha ulteriormente acceso il dibattito pubblico. Vediamo cosa ne pensano i milanesi con alcuni commenti di risposta a un post pubblicato sulla pagina Fb di Roberto Lorenzetti:
“Da ciclista e motociclista, una incredibile pericolosissima cazzata. Da veri incompetenti.” – Marco Sala
“Lo scalino è pericolosissimo, basta allargare un attimo l’anteriore per cadere inesorabilmente, finendo nella sede stradale.” – Roberto Pezzani
“Dato l’alto numero di incidenti, anche con vittime, che hanno visto coinvolti ciclisti, 1 soluzione va trovata. Il cordolo in cemento non la trovo, se non c’è altra soluzione, così sbagliata, certo che se ne usufruiranno anche monopattini elettrici, che danni ne fanno, ciclisti non saranno tutelati. Chi fa consegne, non deve essere penalizzato, quanto, alle auto, (non dico 30 all’ora) ma se si danno 1 regolata non è male. I ciclisti devono essere tutelati senza invadere marciapiedi, monopattini elettrici assolutamente no su marciapiedi, non li sopporto, quasi sempre prepotenti.” – Paolo Tondini
“A Copenaghen delimitano le piste ciclabili con una riga bianca. Ed è la capitale delle bici.” – Danilo Cazzaro
“Ad occhio impedisce anche il rapido deflusso dell’acqua dalla carreggiata al tombino del marciapiede” – Arianna Brambilla
“È largo il doppio del necessario ed andava smussato in modo che in emergenza sia superabile” – Andrea Cominetti
“Proprio oggi percorsa tale strada con auto. Ho visto l’obbrobrio che ha creato solo traffico in quanto le auto hanno ora a disposizione una sola corsia di marcia senza considerare il pericolo per chi deve svoltare a destra e non riesce a vedere con facilità l’arrivo di una bici o una moto a cui, peraltro, devono dare la precedenza. I furgoni che scaricavano la merce erano parcheggiati con due ruote sul marciapiede e due sulla ciclabile: un’indecenza. Una vergogna” – Carmela Benvenuto
“Ma d’altra parte se non proteggi le ciclabili dal traffico è come se non ci fossero.” – Massimo Matteoli
L’estate è ormai finita, ma ancora non ve la sentite di dire addio alle vacanze e soprattutto al caldo? Niente paura perché c’è una soluzione a tutto questo.
Anche se a Milano il freddo già costringe a indossare giacche e foulard, in altre parti del mondo questo non è ancora necessario. I luoghi caldi in cui trascorrere gli ultimi giorni delle vacanze settembrine sono tanti e, grazie alle offerte last minute dei voli in partenza da Orio al Serio, anche abbastanza economici da raggiungere.
In questo articolo vi consiglieremo 4 mete, facilmente raggiungibili partendo dal Milan Bergamo Airport, che, anche in questi mesi, potranno regalare sole, tepore e relax.
4 LUOGHI CALDI da visitare a SETTEMBRE e OTTOBRE partendo da ORIO al SERIO
# Per chi vuole restare in Italia: Catania
Credits Oscar M-pexels – Catania
Fine settembre o inizio ottobre è uno dei periodi migliori per visitare la Sicilia e, in particolare, Catania. Le temperature piacevoli e il ridotto tasso di umidità rendono il clima perfetto per godere al meglio tutta la bellezza dell’isola.
Potrete passeggiare nel giardino Bellini, rilassarvi alla Playa o raggiungere la meravigliosa spiaggia rocciosa della riviera dei Ciclopi. In caso di pioggia, niente paura. La Cattedrale di Sant’Agata, il castello Ursino e la Catania sotterranea vi terranno impegnati e all’asciutto per tutto il tempo necessario.
# Mare e natura: in viaggio verso Tenerife Sud
Credits sarah_k48 IG – Tenerife sud
I voli low cost in partenza da Orio al Serio e diretti verso Tenerife Sud certo non mancano. Qui potrete godere di un clima caldo, di tanto sole e di poche e sporadiche piogge. Una volta arrivati sul posto non avrete che l’imbarazzo della scelta tra le tante, meravigliose spiagge, come Playa Abama e Playa del Duque, e luoghi da sogno, in primis il barranco di Masca, dove potrete fare trekking, immergendovi in un paesaggio mozzafiato.
# Spiagge e archeologia: Santorini
Credits Russell_Yan-pixabay – Santorini
Isola greca che offre per tutto settembre e fino a metà ottobre temperature più che piacevoli, Santorini è una meta irrinunciabile per gli amanti del mare che desiderano scappare per qualche giorno dall’autunno milanese.
Oltre ad abbronzarsi su spiagge incantevoli come la rossa Red Beach e la nera Perissa, potrete ammirare i siti archeologici di Akrotiri e Thira.
# Fuori dall’Europa: Sharjah
Credits supertranslator-pixabay – Sharjah
Certo, non è proprio un viaggio low cost, ma, facendo attenzione alle offerte, potrete trovare biglietti andata e ritorno molto convenienti verso Sharjah, emirato arabo situato ad appena 25 minuti da Dubai.
Dal lungomare alla Moschea di Noon, passando per l’affascinante mercato di Suq Al Arsah e la Fortezza Al-Hisn, le meraviglie con cui rifarsi gli occhi certo non mancheranno.
# Come raggiungere Orio al Serio da Milano
Credits tpicture-pixabay – Aeroporto Orio al Serio
L’aeroporto di Orio al Serio è ben collegato alla città di Milano. Oltre che con un veicolo personale, potrete raggiungerlo comodamente e in modo economico con i pullman Flibco in partenza da Milano Centrale.
Il viaggio dura appena 55 minuti, durante i quali potrete utilizzare il wi-fi gratuito per guardare un film o navigare sul web, rilassandovi grazie agli ampi spazi per le gambe.
Per prenotare il viaggio e non rischiare di rimanere a piedi, è possibile utilizzare il sito web oppure l’app dedicata. L’operazione, davvero semplice, richiede pochissimi minuti e vi consentirà di riservare un posto a bordo. Il biglietto è giornaliero e la prenotazione può essere annullata fino al giorno precedente alla partenza.
La selezione della rivista Grazia con i locali dove godersi un aperitivo super raffinato a Milano.
I 5 APERITIVI più CHIC di Milano (selezione di Grazia)
#1 The Dome Rooftop all’ODSweet Hotel
Credits thedomemilano IG
Al settimo piano dell’ODSweet Hotel, hotel 4 stelle superior dal design unico ispirato alle al mondo dei dolci del sottostante ODStores, c’è una delle new entry tra i locali della città: The Dome Rooftop. Un luogo rilassante, tra orchidee e pampas, dove godere di una vista spettacolare sul Duomo con uno sguardo diretto alla Madonnina mentre si prova uno dei deliziosi signature cocktails all’ora del tramonto.
Indirizzo: Via Mazzini, 2
#2 Viu Terrace all’Hotel VIU Milan
Credits viaggiaredegustando IG – VIU Terracce
A pochi passi dal Cimitero Monumentale e dal Museo del Design troviamo l’Hotel VIU Milan, un 5 stelle realizzato con materiali ecocompatibili e un arredamento estremamente moderno e raffinato a cura del premiato progettista Nicola Gallizia. La vera chicca è però all’ottavo piano: Viu Terrace. Uno spazio all’aperto con divani e tavolini fronte piscina con vista sullo skyline di Milano, perfetto per un aperitivo dopo un’intensa giornata di lavoro.
Indirizzo: Via Aristotile Fioravanti, 6
#3 Liquidambar al Magna Pars Suite
Credits magnaparshotel IG – Liquidambar
Nel cuore del quartiere del design c’è invece il Magna Pars Suite, il primo hotel à parfum di Milano. Nato negli spazi dell’ex fabbrica di profumi della famiglia Martone è tra i più ricercati alberghi a 5 stelle dagli stranieri ed è stato inserito in quelli raccomandati dalla rivista Forbes. Il Liquidambar, con cantina vini a vista all’entrata, è il cocktail bar al pian terreno con affaccio sull’elegante giardino. I drink proposti sono stati pensati per appagare il cliente sia con il gusto che con l’olfatto.
All’angolo tra la via più regale di Milano, Corso Venezia, e via Palestro, un elegante edificio è stato trasformato di recente in Casa Cipriani. Questo nuovo hotel cinque stelle lusso ha fatto sbarcare a Milano lo charme dell’Harry’s Bar di Venezia, a cui si ispira, caratterizzato da accoglienza e semplicità, tradizione e stile. Per un aperitivo chic si può prendere un tavolo al Socialista Lounge, settimo bar con questo format nel mondo, con elementi in vimini, velluto e broccato frutto del design dell’architetto argentino Carlos Almada.
Al decimo piano del prestigioso Hotel 5 stelle Me Milàn Il Duca sembra di essere a New York. Il Radio Rooftop Bar è stato infatti studiato per richiamare i locali della Grande Mela, ideale per chi a gusti cosmopoliti. Mentre si è seduti al tavolo bevendo cocktail ricercati e assaggiando ottime tapas internazionali si può godere di una vista spettacolare su Piazza Della Repubblica e sui grattacieli di Porta Nuova.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Vieni con me a conoscere i musei più assurdi di Milano e della Lombardia.
I MUSEI più SURREALI di Milano
# Armani Silos: il granaio dello stile
Credits armani IG – Armani Silos
Al netto dei musei abbastanza inusuali di cui scriverò a breve, partiamo da una delle aree più vitali dell’economia meneghina: la Moda. L’Armani Silos, il museo dedicato al più famoso stilista al mondo inaugurato nel 2015 nel cuore di Porta Genova, è una particolarissima raccolta di modelli del celebre stilista. Costruito nel 1950, l’edificio era originariamente un granaio e attualmente si sviluppa su quattro livelli per una superficie di circa 4.500 metri quadrati.
La predilezione di Giorgio Armani per la semplicità e il rigore hanno dato vita a un’architettura essenziale, al piano terra lo spazio ospita mostre temporanee dedicate a moda, fotografia, architettura e design, mentre ai piani superiori la collezione permanente ripercorre oltre 40 anni delle creazioni dello stilista e comprende oltre 400 abiti e 200 accessori, dal 1980 a oggi, delle collezioni Giorgio Armani. Oltre a questo ci sono un bookshop, un archivio digitale e una caffetteria. Infine, una curiosità sul nome per il quale diamo direttamente la parola a re Giorgio: ‟Ho scelto di chiamarlo Silos perché lì venivano conservate le granaglie, materiale per vivere. E così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere”, ha spiegato Armani.
Indirizzo: Via Bergognone, 40
# Museo delle macchine da scrivere
Museo delle macchine da scrivere
Grazie allo spirito di iniziativa e all’impegno dell’appassionato collezionista Umberto Di Donatonel 2006 nasceva a Milano il Museo della Macchina da Scrivere, 200 pezzi in totale comprese alcune macchine da calcolo. Oggi, a distanza di quasi vent’anni, la collezione ammonta a 1800 macchine tra cui alcune antichissime come la Caligraph 1882 made in Usa, alcune storiche fra cui la Williams del 1887 che ispirò l’avventura di Camillo Olivetti in Italia e altre appartenute a personaggi famosi della storia del nostro Paese come Francesco Cossiga, Camilla Cederna, Matilde Serao, Carmen Covito e molti altri ancora. Dalla macchina cinese degli anni Venti con un’infinità di ideogrammi a quella che scrive in arabo, passando per l’Olympia risalente alla Seconda Guerra Mondiale con il carattere delle SS, presso questo piccolo e prezioso Museo situato nel quartiere Isola gli appassionati di scrittura e di antiquariato troveranno gustoso cibo per la loro mente.
Indirizzo: Via Luigi Federico Menabrea, 10
# Pirelli Hangar Bicocca
Pirelli Hangar Bicocca- Rai Uno
Milano è indubbiamente la città dell’arte contemporanea e sono numerosi i luoghi dedicati agli amanti di queste opere, fra cui svetta sicuramente il Pirelli Hangar Bicocca. Se poi aggiungiamo che l’entrata è sempre gratuita, quale migliore meta per un tuffo tra le opere sorprendenti create dai nostri contemporanei? Pirelli Hangar Bicocca sorge all’interno di quelli che erano i vecchi capannoni del Gruppo Ansaldo, dove si producevano bobine per i motori elettrici dei treni: ora i 7000 mq sono stati trasformati in uno spettacolare spazio espositivo dove la memoria storica di un ex luogo di lavoro dialoga con la creatività di artisti e architetti contemporanei. All’interno è completamente dipinto di blu scuro e all’esterno è coperto da una corazza di metallo argentato, ma ha conservato le caratteristiche architettoniche di uno spazio industriale.
Indirizzo: Via Chiese, 2
# WOW Spazio Fumetto
Credits mariannaiandolo IG – Wow Spazio Fumetto
Il Museo del Fumetto di Milano è attivo dal 2011 ed è subito diventato un punto di riferimento per gli amanti del genere. Al suo interno potrete trovare esposizioni permanenti e temporanee, eventi culturali e laboratori interattivi. Inoltre è presente anche una biblioteca con oltre 9000 pezzi. Bonus point, il museo si trova all’interno di un cortile del Parco Oreste del Buono di viale Campania, alle spalle del Liceo Scientifico Donatelli – Pascal, all’interno del quale troverete anche il Boom, un locale birreria e cocktail-bar dall’atmosfera cordiale e gustosi panini, adatto a studenti di tutte le età, adulti, famiglie con bambini e non solo.
Indirizzo: Viale Campania, 12
# Museo del Pane
Museo del Pane
Per l’ultimo dei nostri musei assurdi ma neanche troppo ci spostiamo un po’ più in direzione sud-est e per l’esattezza a Sant’Angelo Lodigiano per imbatterci nel più gustoso dei musei della nostra rassegna: il Museo del Pane. La grande sala con i pani del mondo che sono stati donati al Museo del Pane è proprio quella dove che ti lascia a bocca aperta, pensando alle mani che li hanno creati, al grano da cui derivano e alle tavole sulle quali sono stati portati. Attraversando le altre sale si possono osservare le fasi del ciclo grano-farina-pane attraverso gli attrezzi agricoli del passato oppure le prime impastatrici, ma anche le “grida” di un tempo passato, ovvero quelle tasse ed emendamenti governativi emanati tra il XVIII e XIX sec.
Importantissime e di grande bellezza scenica sono le due vetrine espositive dei chicchi di cereali, che accolgono i visitatori nella prima sala del museo del pane e dove si scopre che il professor Novello Novelli è considerato il padre della moderna risicoltura e di alcune qualità di riso, tra cui il famoso Vialone Nano. In alcune sale poi è stata ricostruita una tradizionale cascina lodigiana, molto suggestiva, nella quale si possono ammirare le botteghe del fabbro, del sellaio, del falegname, gli attrezzi della coltura del riso e del frumento, nonché una piccola casa del contadino.
La situazione in Bovisa è già abbastanza critica per quanto riguarda ordine e decoro. In attesa dei grandi cambiamenti urbanistici che il quartiere affronterà nei prossimi anni non si bada troppo a strade sporche, segnaletica arrugginita, strisce pedonali oramai cancellate, muri imbrattati…
Il DEGRADO fuori controllo in BOVISA
# Cumuli di rifiuti ingombranti abbandonati come in una discarica a cielo aperto
Foto redazione – Rifiuti in zona Bovisa
Questo è lo spettacolo di qualche giorno fa in Via Varè, certo la colpa non può essere data al Comune di Milano o all’AMSA, questo atto di inciviltà è opera di idioti che non hanno alcuna giustificazione. Esistono le discariche ed esiste un efficiente servizio di ritiro ingombranti!
La cosa che sconcerta però è il totale senso di impunità che chi commette queste azioni, sicuramente qualcuno avrà visto. Ci sono delle telecamere in zona ma, figuriamoci, non vanno in carcere i borseggiatori cosa ci si aspetta che possa accadere a chi abbandona in strada cumuli di spazzatura?
# Il futuro del quartiere è roseo, il presente decisamente meno
Progetto Molecola Bovisa. Rendering
L’intero quartiere della Bovisa verrà in pochi anni completamente trasformato. Sarà coinvolto dalla rigenerazione della “Goccia”, dal progetto MO.LE.CO.LA, dalla riqualificazione degli scali ferroviari e della stazione e dalla nuova piazza nei pressi di Via Durando.
La Bovisa diventerà una delle zone più vivaci e interessanti dalla città anche grazie alla vicinanza con il nuovo polo tecnologico in costruzione sull’ex sito EXPO in un contesto decisamente autentico, costituito da antiche case di ringhiera, vecchie fabbriche, locali, ristoranti, studentati, studi fotografici e laboratori artistici.
Tutto molto bello almeno nei rendering, però la realtà attuale è questa. Nella zona transitano migliaia di studenti provenienti da tutto il mondo. Che immagine diamo della nostra città? Aspettiamo le prossime riqualificazioni e nel frattempo conviviamo con questo degrado?
ANDREA URBANO
Continua la lettura con: ALTRI MILANO NON FA SCHIFO MA…
Il Bob su rotaie garantisce divertimento e un panorama mozzafiato. A poco più di un’ora da Milano si può sfrecciare giù per i monti piemontesi.
Il BOB a ROTAIE, le montagne russe con vista lago a un’ora da Milano
# Le montagne russe piemontesi con vista lago e Alpi
Credits: visitomegna.it
Alpyland è un parco divertimenti in Piemonte (Verbania), situato in cima al Mottarone. Dalla pista sulla vetta del monte si possono ammirare le Alpi, il lago Maggiore e le terre lombarde. Il parco aperto tutto l’anno garantisce divertimento per tutti e per tutte le età dove, grazie ai bob sulla pista in ferro, si può sfrecciare giù per la montagna sfruttando la pendenza.
# Il bob su rotaia ad alta velocità
L’Alpine Coaster, attrazione simile alle montagne russe, non utilizza sistemi tecnologici ma, sfruttando la pendenza, fa prendere velocità al bob su rotaia regolabile dalla persona a bordo. Nel percorso che porta fino a valle si possono ammirare gli spettacoli naturali che le regioni Piemonte e Lombardia offrono. La pista è lunga 1.200m e si sviluppa su un dislivello di 100m.
# La casa degli Instagrammer
Credits: alpyland.com
Per gli amanti dei Social network, in particolare per gli Instagrammer, è il posto giusto dove scattare foto e girare video a bordo del proprio bob, condivisibile anche con un’altra persona. Il mix tra il panorama lombardo-piemontese e la velocità nel scendere giù per la montagna sono i giusti componenti per contenuti digitali di alta classe.
Nel video potete ammirare lo spettacolo e il divertimento nello sfrecciare giù per la montagna a bordo del bob su rotaia:
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il Chiostro delle Rane è un piccolo paradiso. Un luogo immerso nel verde che può donare pace e tranquillità ai suoi visitatori. Eppure non tutti i milanesi lo conoscono.
Il CHIOSTRO delle RANE, il gioiello nascosto di Milano
# Le rane che “sputano” acqua
Credits: viaggiamo.it
Il nome del Chiostro deriva da ciò che si trova al centro: una fontana circolare ornata daquattro statue di raneche sputano acqua. Si ritiene che questo luogo sia stato realizzato verso la fine del Quattrocento, a opera del Bramante. L’intero Chiostro è di forma quadrata ed è circondato da colonne di ordine corinzio.
Sotto il colonnato, vi è la porta che conduce alla sacrestia vecchia della chiesa, decorata con una raffigurazione della Vergine Maria con il Bambino e i Santi. L’intero spazio è arricchito da alberi e siepi rigogliose che donano una calma e una serenità senza pari.
# Le due entrate per il chiostro del Bramante
Credits: @descubramilao.it (INSTG)
Al Chiostro si può accedere in due modi: dal fondo della chiesa o da un ingresso esterno, in via Caradosso. Parlando della chiesa che lo abbraccia, essa è famosa per custodire uno dei quadri più famosi di Leonardo da Vinci, L’Ultima Cena. Per questo motivo, il santuario è stato riconosciuto come bene protetto dall’UNESCO e, dunque, offre più di un incentivo per essere visitata.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Su una domanda, ammettetelo, anche voi siete caduti: Perché Piazza Cordusio si chiama Piazza Cordusio?
Se anche voi, come me, siete stati colti in fallo e non volete ricascarci, scopritelo qui di seguito insieme alle 5 cose che forse nessuno vi ha detto su una delle Piazze più belle di Milano.
I SEGRETI di PIAZZA CORDUSIO: dal nome alla forma, 5 cose che (forse) nessuno ti ha mai detto
#1 Il segreto del nome: “il palazzo del re”
Cordusio viene da cor ducis o Curia Ducis. L’evoluzione del nome sarebbe: de curte duce, o decurteducis, che poi diventa corteduce, fino alla forma più simile a quella da noi conosciuta: corduso.
L’etimologia fa dunque riferimento al ‘cor’ – palazzo del ‘dux’, il capo, e risale al 572, quando Alboino, re dei longobardi, divenne Duca di Milano.
Il palazzo del re, curte ducis, era poco lontano dal ‘forum’, la piazza pubblica e centro politico di Mediolanum – oggi identificata tra Piazza San Sepolcro e la Bibiblioteca Ambrosiana – e copriva la superficie attualmente sede del Credito Italiano (ora Unicredit).
#2 Perché è ellittica?
La forma deriva dall’opera di ristrutturazione urbana di cui Milano fu protagonista a cavallo tra Otto e Novecento. In contemporanea alla costruzione della Galleria Vittorio Emanuele e al completamento di Piazza Duomo, Piazza Cordusio, sulla quale insistevano ancora case medievali ed un dedalo di vie, venne sventrata per essere ridisegnata così da ospitare alcuni dei più importanti palazzi delle più note archistar dell’epoca: Palazzo Broggi (di Luigi Broggi), Palazzo delle Assicurazioni Generali (su progetto di Luca Beltrami e Luigi Tenenti), Palazzo Biandra’ (Luca Beltrami); Palazzo del Credito Italiano (a cura di Luigi Broggi).
#3 In origine si chiamava Piazza Ellittica, per un periodo fu intitolata a Costanzo Ciano
La forma divenne dunque la radice della denominazione della Piazza, Ellittica appunto (1882), ma così venne chiamata per pochi anni, tornando Largo Cordusio, e quindi, definitivamente, Piazza Cordusio.
Fa eccezione solo il periodo fascista, quando venne intitolata a Costanzo Ciano, ma questo nome cadde insieme al regime.
Di fatto, nel curte ducis risiedeva anche il Palazzo della Borsa, con la sua bella sala delle contrattazioni e via dicendo. Distrutto il palazzo, anche quella venne sostituita negli anni, fino ad arrivare al magniloquente esempio di Palazzo Broggi, uno degli edifici affacciati sullo slargo e che, dopo anni di onorato servizio come quartier generale delle Poste, diventato la prima sede Starbucks a Milano.
#5 Una Piazza in continua trasformazione
Insomma, approfondendo la storia di questa piazza, possiamo considerare Cordusio come uno degli indirizzi più in evoluzione di Milano.
La vocazione finanziaria con la quale è nata sta gradualmente sta lasciando spazio al settore retail per volontà dei nuovi proprietari dei palazzi che si affacciano sullo slargo.
Si tratta di grandi catene del fashion, boutique del fast food e brand di hotellerie, come il Waldorf Astoria nell’ex Palazzo Unicredit (palazzo Broggi), insomma niente a che vedere con la corte di Alboino. Eppure, a giudicare le maxi affissioni pubblicitarie che campeggiano a tutta facciata su questo delizioso lascito della Milano post-austriaca, c’è da dire che qui la moneta sonante continua a tintinnare. Con o senza Borsa.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano è una città piatta e senza mare. Ma per fortuna ci sono i milanesi che riescono a inventarsi quello che non c’è. Così hanno costruito l’idroscalo per poter fare kite surf, e la montagnetta di San Siro, che in passato ha ospitato perfino delle gare con i campioni dello sci mondiale, negli anni di Alberto Tomba. Ma se Milano è perfettamente piatta, come è nato il Monte Stella? E perché si chiama così?
In realtà la montagnetta non è nata per farci le gare di sci, ma per risolvere un problema serio. Erano gli anni successivi al 1945. Dopo i bombardamenti e le demolizioni degli ultimi tratti dei bastioni Milano era un cumulo di macerie. Come sbarazzarsene?
Non eliminate, non buttate via niente, dice Bottoni. In una Milano scassata dalla guerra bisogna saper ripartire da quello che c’è, anche se quello che c’è sono solo macerie. Progetta così una collinetta artificiale alta 45 metri (nel progetto originario doveva essere alta il doppio) formata da tutte quelle macerie.
Ecco l’idea: farne un parco panoramico realizzato su gradoni a salire. I gradoni tra di loro sono collegati da una strada che gira a vite intorno al monte regalando, sulla sommità, un’ampia vista della città e del suo hinterland.
Un luogo speciale, altro, un progetto per la città da ricostruire e da tornare ad amare. Un progetto così speciale per l’amata Milano che l’architetto lo volle dedicare all’altra Sua amata: la moglie Elsa. Che di cognome faceva Stella.
Da allora la montagnetta di San Siro fu per tutti il Monte Stella.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Una città come Milano deve necessariamente dotarsi di grandi parchi di richiamo turistico e ecologico per poter tenere il passo delle migliori metropoli mondiali. Ecco le nostre proposte per la città del futuro.
10+1 PARCHI TEMATICI di livello mondiale da realizzare a MILANO
#1 Un grande giardino botanico sul modello di Ginevra o di Vienna
Giardino Botanico di Vienna
Non avendo un orto botanico di tutto rispetto tranne quello presente a Brera che, come quello di Vienna, è figlio della volontà della imperatrice Maria Teresa d’Austria che lo fece costruire nel 1774 nell’attuale sede, Milano ha necessità di dotarsi di un parco botanico di maggior superficie e che consenta di ospitare la flora di tutti i continenti. Un percorso didattico indispensabile per chi studia e un’oasi di pace per chi vuol sottrarsi al ritmo quotidiano immergendosi nella natura.
#2 Un parco alimentare focalizzato sui prodotti del territorio
Fico
Abbinato al Giardino Botanico immaginiamo un incredibile Parco Alimentare che possa concentrarsi sui prodotti territoriali, pertanto utilizzando in grande parte gli stessi frutti che si possono ammirare nel giardino botanico e che, ovviamente, possono essere sapientemente elaborati, cucinati e mangiati per la gioia del palato di chiunque si addentri nel parco stesso.
Un luogo di apprendimento e di conoscenza che crei un volano per tutti i prodotti Made in Lombardia. Si pensi alla quantità di paste ripiene, salumi, formaggi e carni pregiate solo per citarne alcuni e molti dei quali sconosciuti anche a chi in città ci vive da sempre. Una carrellata infinita di sapori che ad oggi non hanno mai trovato un luogo dove poter esser conosciuti e valorizzati quanto meritano.
#3 Un bioparco per la ripopolazione delle specie animali autoctone estinte o a rischio di scomparsa
Non uno zoo dal quale prendiamo le distanze, ma un vero e proprio microcosmo nel quale le specie autoctone di terra e d’acqua possano vivere e riprodursi. Un patrimonio vivente della Lombardia che consenta, soprattutto per le specie a rischio, di vivere e riprodursi senza pericoli quasi sempre creati dall’uomo. Una vasta area che comprenda boschi e percorsi d’acqua. Si pensi alle zone rurali che possono creare una perfetta simbiosi con la natura dove uccelli, mammiferi anfibi e pesci possono essere osservati nel loro habitat naturale e nel contempo procreare garantendo la continuità delle varie specie.
#4 Un Parco dei divertimenti in stile Disneyland
Europa Park Berlino
Impossibile scindere Milano da un grande parco dei divertimenti modello Disneyland o, per restare in Europa, come Tivoli a Copenaghen o l’Europa Park di Berlino. Facendo riferimento alla recente crisi che ha coinvolto alcuni parchi tematici e alla grande imprenditorialità dei meneghini si deve progettare un parco divertimenti di nuova generazione, meno monumentale e più snello rispetto ai suoi precursori e che abbia un indirizzo più universale. Suggerirei come ispirazione lo Knott’s Berry Farm senza la parte dedicata al Far West ma che ovviamente ripercorra le gesta gloriose dei nostri antenati.
#5 Un Parco Cinematografico tipo Cinecittà con annessa Università
Paramount Studios, LA
Milano ha pochi pari come set cinematografici, sia come interni che come esterni. Non a caso spot pubblicitari e clip musicali di artisti mondiali vengono girati sotto la Madunina. Pensare di non sfruttare questa cosa vorrebbe dire perdere una occasione troppo ghiotta. E se, anziché perderla, la si implementasse creando degli studi cinematografici? Esistono aree da recuperare che sarebbero perfette per creare set artificiali e ospitare una sorta di Università del Cinema che darebbe ulteriore slancio a una metropoli che non vede l’ora di ripartire.
#6 Il parco della Moda nello Scalo di Porta Romana
Fashion Park (India)
Ça va sans dire: Milano è la capitale indiscussa della moda al punto che nonostante il Covid nessun altro è riuscito minimamente a scalfire lo scettro che ormai è binomio indissolubile con la città. Non necessariamente nel quadrilatero della moda che non ha sufficienti spazi per albergare un parco, è invece auspicabile poterlo installare nella futura riqualificazione dell’Area dello Scalo di Porta Romana, vicino a Fondazione Prada e allo IED, in quell’area che sta rinascendo a nuova vita e che sarebbe perfetta per un progetto di respiro mondiale. Si pensi all’enorme patrimonio che necessita del giusto spazio e della giusta importanza per essere messo a disposizione dei milioni di visitatori che gravitano ogni anno a Milano.
#7 Un giardino culturale come luogo di aggregazione polifunzionale
Biennale d’Arte, Venezia
Un parco tematico di tutto rispetto da realizzare è un Giardino Culturale. Un’area dove sia possibile trovare e creare cultura, un luogo di aggregazioni polifunzionale che consenta di immergersi in opere e poesie grazie alla multimedialità e ad aule, anche all’aperto, dedicate 365 giorni l’anno alla divulgazione della cultura. In questo caso più che mai è necessaria la collaborazione con archistar internazionali che consentano al visitatore di estraniarsi dalla realtà per potersi immergere completamente in un viaggio mentale. Una grande opera architettonica e tecnologica che diventi l’ennesimo fiore all’occhiello per Milano.
#8 Un Parco dei libri e della letteratura
Parco Letterario “Grazia Deledda”
Nel giardino culturale dovrebbe trovare spazio un Parco dei Libri, una esposizione permanente di opere cartacee e non che riguardi la produzione mondiale ma, ovviamente, sottolinei la grande produzione locale.
L’amore per la lettura per molti ragazzi è una passione nascosta e può essere scoperta solo grazie ad una educazione “gentile”, a una serie di proposte che consentano a chiunque di avvicinarsi al mondo della lettura senza forzature o preclusioni ma grazie alla presentazione di opere fatta da chi le stesse opere le ama e le protegge. Passeggiare tra il viale Alda Merini e il vialetto Andrea Pinketts, ossia in un luogo magico dove poter ascoltare poesie e racconti per poter scoprire gli artisti e le loro produzioni. Insomma una sorta di biblioteca magica che regali emozioni e riporti libri e piccoli quaderni ad essere parte integrante della vita di ognuno di noi.
#9 Un parco dedicato alla storia di Milano
parco storico di montesole
Non può certo mancare un Parco Storico dedicato alla storia di Milano. Considerando i millenni che sono passati dai primi insediamenti, gli storici tendono collocare la nascita della città intorno all’anno 580/90 A.C., ci sono numerosissimi passaggi importanti da raccontare e testimonianze che spiegano molto della cultura tipica meneghina. Per chi visiterà il parco sarà dovrà essere un percorso che illustri tutte le caratteristiche e la propensione tipica del fare e dell’essere votata al futuro, tra cui alcune opere e costruzioni presenti in città.
#10 Il Parco della Green Economy
smogfree tower
La trasformazione da città caotica a città green deve poter essere giocata d’anticipo a livello mondiale affinché Milano possa essere presa come esempio sul pianeta. Sfruttando le peculiarità del luogo e nel nome dell’economia circolare che è da sempre patrimonio del milanese che da sempre la applica, a volte senza saperlo, la corsa alla conversione verso una città a zero emissioni richiede un parco tematico che permetta a visitatori ed esperti del settore di valutare direttamente cosa comporti tale trasformazione e i relativi benefici.
Ridisegnando la planimetria di molte vie e piazze, sfruttando le risorse naturali quali i canali e il verde esistente più quello che verrà generato con nuove risistemazione di aree degradate e con l’apporto di molte delle tecnologie che a Milano e in Lombardia vengono progettate e messe in pratica sarà possibile immergere i visitatori in una nuova dimensione urbana. L’innovazione è fondamentale e Milano ha intenzione di viverla da protagonista.
#10+1 Un Parco delle Invenzioni come estensione del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica
parco leonardo da vinci a clos lucé
Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica, luogo meraviglioso e magico per moltissimi che hanno la fortuna di visitarlo, deve poter essere espanso mediante un parco tematico intitolato sempre al genio di Leonardo da Vinci che a Milano ha dato tantissimo.
Un Parco delle Invenzioni dove non solo siano esposti progetti e riproduzioni di invenzioni esistenti ma che possa ospitare laboratori e una arena all’aperto per divulgare, se non tutte, almeno alcune delle grandi invenzioni che l’uomo è stato in grado di elaborare. Certi che le università meneghine daranno una grossa mano, sogniamo una serie infinita di incontri aperti al pubblico dove divulgare i vari processi che hanno portato a pensare, elaborare, progettare e realizzare le grandi invenzioni dell’umanità.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Tutto quello che è vecchio può tornare nuovo. Il vintage da qualche anno sta ormai spopolando e mi piace pensare che non sia solo una moda ma una vera ricerca del bello, di quello che c’era prima e che ci può essere ancora.
Vediamo insieme i 7 negozi vintage più belli di Milano, ognuno adatto per una necessità diversa.
7 NEGOZI VINTAGE da non perdere a Milano
#1 East Market: il mercato delle pulci più grande d’Europa
Credit: @eastmarketmilano
L’East Market si trova in via Mecenate 84 a Milano, ed è il primo market dedicato ai privati, dove tutti possono vendere, comprare e scambiare ogni tipo di merce.
L’East Market ha scelto come location una ex fabbrica aeronautica, completamente ristrutturata e rinnovata in pieno stile urban.
Andare all’East Market non è come andare in un negozio qualsiasi, è una vera e propria gita al mercato delle pulci più grande di Milano.
Da East Market ognuno può esporre e vendere ciò che vuole, antiquariato, modernariato, vintage, second hand, sneakers, dischi, curiosità e vecchie collezioni.
L’ingresso è libero per tutti ed è possibile curiosare tra gli stand, fare colazione e pranzare all’interno del Food Market o bere una birra sulle note dei dj set che dal pomeriggio intrattengono visitatori ed espositori.
L’East Market nasce come una sorta di evento che una volta al mese apre le sue porte agli amanti dell’abbigliamento vintage e dell’oggettistica, solitamente di domenica ma adesso non serve più aspettare, da qualche mese nel quartiere di Porta Venezia ha aperto l’East Market Shop, il negozio permanente dell’East Market.
#2 Mania Vintage: borse e gioielli di lusso
Credit: @internationalpressday
Nascosta in via Fratelli Bronzetti 11 c’è una piccola boutique che quasi si fatica a notare passando in macchina.
Si chiama Mania Vintage ed è una delle boutique vintage più famose della città.
La qualità con cui sono conservati i pezzi lascia intendere la cura della selezione, obbligatoriamente certificata.
Al suo interno si possono trovare trovare preziosissimi gioielli d’epoca oltre alle esclusive borse di Chanel, Louis Vuitton, Gucci, Hermes, Fendi e Dior per citare qualcuno dei brand del lusso presenti.
#3 Magazzino 76: mobili vintage
Credit: @magazzino76
Magazzino76 è uno spazio espositivo in continua evoluzione, in cui puoi trovare arredi di antiquariato, modernariato e design italiano e internazionale oltre a pezzi unici da collezione.
Magazzino76 nasce nel cuore di via Padova a Milano da un team di appassionati e professionisti che lavora ogni giorno alla ricerca di mobili, oggetti e complementi d’arredo.
Tutti gli arredi esposti sono restaurati da Spaziostudio78, il loro laboratorio di falegnameria e restauro.
Hanno diversi mobili che vanno dagli anni ’30 fino a quelli più moderni, anche di designer importanti.
#4 Cavalli e nastri: abiti firmati
Credit: @cavallienastri
Quando si parla di vintage, a Milano, non si può non parlare di Cavalli e Nastri. Famoso per i suoi abiti firmati dagli anni venti, questo negozio è una vera e propria istituzione.
Il negozio è stato creato da Claudia Jesi, una pioniera del genere che nei suoi tre punti vendita (uomo in via Gian Giacomo Mora 3, donna in via Gian Giacomo Mora 12, donna e news in via Brera 2) vende capi italiani e stranieri.
Tutti i capi sono firmati e rigorosamente selezionati per una clientela in cerca di vestiti inimitabili e di alta qualità.
Parliamo di marche come Versace, Moschino, Missoni, ma non solo: oltre allo shop, consultabile anche online è possibile visitare anche il museo di pezzi d’epoca rigorosamente da esposizione.
#5 Serendeepity: per gli appassionati di musica
Credit: vivimilano.corriere.it
Serendeepity è un concept store su due livelli sorto nel 2009 in Ticinese sulle ceneri di uno storico negozio di dischi, Supporti Fonografici.
Questo negozio è il posto perfetto per gli appassionati di musica: dalle copertine di Lp, un ampio assortimento di cd e vinili nuovi italiani e d’importazione, tra jazz, rock, funk, new wave, post-punk e tecno, l’ampia scelta permette a tutti di trovare quello che stanno cercando.
Serendeepity non vende però solo musica, nel negozio ci sono molte altre cose sulle sfondo: cuffie, giradischi, borsoni da deejay, casse. In vendita, inoltre, una selezione di fumetti, graphic novel, libri di musica, cinema, street art, romanzi, saggi, e ancora abbigliamento, con t-shirt, giacche, maglie, bijoux di stilisti e designer di nicchia.
#6 Humana Vintage: abiti a basso prezzo per finanziare progetti sostenibili
Credit: @humanvintageitalia
Humana Vintage è il franchising vintage e dell’usato più conosciuto e diffuso in Europa. Solo in Italia sono tre gli store: a Milano (in Duomo), Torino e Roma.
Lo stile retrò impregna il negozio tanto quanto ogni capo che si può trovare all’interno, in questi negozi si può scovare veramente di tutto: da un abito da sposa fino a qualche pantalone di velluto arcobaleno.
Tutti gli articoli, che spaziano dagli anni ’60 ai ’90, sono in vendita a prezzi a di poco accessibili; inoltre, acquistando da Humana sostenete i progetti dell’organizzazione umanitaria Humana in Italia e nel sud del mondo.
#7 L’Arabesque cult store & cafè: abbigliamento e cafè come una volta
L’Arabesque
Siamo in Largo Augusto, è qui che si trova l’Arabesque: una tappa e un rifugio per chi ha voglia di tornare indietro nel tempo.
Questo posto può essere visto come il luogo del bello di Milano: cultura, moda, cucina e storia sono le protagoniste assolute.
Tutto nasce dalla mente creativa e rivoluzionaria di Chichi Meroni, che ha fatto del L’Arabesque non solo un concept store ma un vero e proprio cult store, dove alla originaria boutique viene affiancato il più recente café con libreria e salotto: un vero e proprio punto di ritrovo e di scoperta per tutti gli amanti del bello con il vintage come filo conduttore.
Tutto qui, sia nel negozio che nel ristorante, urla agli anni ’50 e ’60 di Milano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per rivivere le atmosfere del mitico Piper di Roma, con arredamento pop, super colorato e oggetti curiosi e musica degli anni ’70 e non solo.
Il NUOVO LOCALE di MILANO dove si torna negli ANNI SETTANTA
# Il nuovo locale ispirato al Piper di Roma
Piperita
Da qualche giorno ha aperto un nuovo locale pronto a trasportare i milanesi nelle atmosfere ruggenti degli anni ’70. Si chiama Piperita e omaggia il mitico Piper di Roma, con arredamento pop, super colorato e oggetti curiosi.
piperitamilano IG – Giraffa
Su tutti una giraffa che dal piano terra sbuca con la testa al primo piano “sfondando” il pavimento, tappeti zebrati, scritte neon e palle stroboscopiche persino nei bagni.
# Cene cantate con musica anni ’70 e ’80, live show e serate disco
piperita IG
Al piano inferiore si cena e si canta, ogni sera infatti sono previste cene cantate, cene spettacolo, liveshow, musica jazz mentre nel weekend serate karaoke e disco. Ci si può fare coinvolgere dalle canzoni che hanno fatto la storia degli anni ’70, e anche degli anni ’80, con alcune sale che riportano luci a neon con le frasi più celebri.
piperita IG – Interno locale
Al piano superiore c’è il cocktail bar ‘the flight’ perfetto per fare aperitivo o il dopo cena con cicchetti e tapas.
# Cucina italiana aperta fino alle 2 di notte dal giovedì al sabato
piperita IG – Cucina
Il locale propone una cucina italiana, tutti i piatti sono disponibili nella versione senza glutine o senza lattosio a cui si affianca un menu vegano, compresi i grandi classici della tradizione come il risotto e la cotoletta alla milanese e la pasta alla nerano. Per gli amanti della pizza c’è quella nel formato al metro. Si potrà mangiare fino a tardi, la cucina rimane aperta fino alle 2 di notte dal giovedì al sabato, il resto della settimana fino a mezzanotte. L’intrattenimento parte invece dalla 19.
Resilienza è una parola di moda in tutta Italia. Nel vicentino c’è un ragazzo, Andrea Stella, che ha fatto della resilienza la sua principale ragione di vita.
“Perché non torni in BARCA a VELA?”: una Stella non molla mai
# Andrea sente partire due colpi di pistola
Andrea è un ragazzo pieno di idee. Nell’ormai lontano 2000 si laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Trento. Dopo aver completato il suo corso di studi, organizza un viaggio negli Stati Uniti con i suoi compagni di laurea. Meta prescelta: Florida. Andrea è al settimo cielo. La seconda sera di vacanze parte un po’ fiacca, a Fort Lauderdale. Andrea sfreccia, con la macchina presa a noleggio, per Las Olas, la via principale della vita notturna. Non vede grande movimento, ma ha voglia di far festa. Chiama gli amici, si mette d’accordo per spostarsi a Miami. Mentre sta per risalire in macchina, si trova di fronte quattro individui col passamontagna. Non dicono una parola. Andrea sente partire due colpi di pistola, diretti contro di lui.
# Il risveglio: “Perché non torni in barca a vela?”
Andrea cade a terra. Arrivano i soccorsi, lo trasportano in ospedale. “who did it? chi è stato?” continuano a ripetergli i paramedici, cercando di tenerlo cosciente. Le due pallottole hanno colpito fegato, polmone e colonna vertebrale. La situazione è drammatica: la ferita al fegato gravissima. Poi più nulla…Andrea si risveglia dopo circa 40 giorni di coma assistito. Non potrà mai più camminare. Andrea è molto demoralizzato e nel primo periodo di riabilitazione – 4 mesi per imparare ad usare la carrozzina – pensa se valga la pena continuare a vivere. Poi, il padre, che non ha mai perso le speranze, lo illumina chiedendogli: “Perché non torni in barca a vela? La tua passione!“
Credits: @lospiritodistella.it
# Lo Spirito di Stella
Da questa domanda comincia la rinascita di Andrea. Inizia la ricerca di una imbarcazione accessibile, con cui poter tornare a solcare le onde del mare e rivivere quelle sensazioni di libertà e tranquillità. La dura realtà: non esiste. Certo, piccole imbarcazioni a misura di disabile non mancano, ma nessuna grande abbastanza da permette viaggi in mare aperto. Dall’Inghilterra arrivano però, dopo alcune ricerche, dei segnali incoraggianti: “ti serve un catamarano”. Andrea trova un cantiere italiano, Mattia e Cerco. Comincia un periodo durato 18 mesi in cui viene progettato Lo Spirito di Stella, il nome della barca 100% accessibile, ma anche dell’Associazione Onlus che Andrea fonda nel 2003.
Credits: @lospiritodistella.it
# Il catamarano
Lo Spirito di Stella è il primo catamarano al mondo privo di barriere architettoniche. E’ caratterizzato da una serie di peculiarità che ne permettono l’uso a chiunque si sposti grazie ad una carrozzella. Ogni spazio al suo interno ha una larghezza minima di 71cm, ha una inclinazione ridotta (massimo 4-5°), pulsanti e tasti di comando sono ad un’altezza massima di 70cm. E’ equipaggiato di ascensori per scendere nelle cabine e di seggiolini scorrevoli lungo i bordi. Permette a chiunque di poter fare il bagno in mare. Un sistema di guida a “Sforzo Zero” permette di muovere il timone e comandare i motori attraverso un telecomando, sistema alternativo al timone tradizionale che rimane presente a bordo.
# WOW – Wheels On the World – 2023-2025
Il 23 Settembre 2021, Andrea Stella incontra il Ministro della Difesa e gli parla dell’attività che svolge la sua Associazione in favore delle persone con disabilità. Incuriosito, il Ministro chiede di poter visitare l’imbarcazione che rende possibile queste speciali attività e, il 19 ottobre dello stesso anno, si ritrovano a bordo del catamarano in sosta nel porto di Bari! Durante la visita nasce l’idea di organizzare un periplo intorno al mondo, partito lo scorso luglio, con la durata di circa 18/24 mesi. La missione offrirà l’opportunità di poter ospitare a bordo, nel corso delle varie tappe ed in occasione delle soste nei porti, personale disabile della Difesa (tra i quali gli atleti del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa – GSPD) e gli omologhi delle Forze Armate straniere.
Credits: @WoW(FB) – Lo Spirito di Stella affianca l’Amerigo Vespucci
Un territorio immerso nella natura ad accesso libero situato nelle Alpi Biellese. Frutto di una intuizione di un grande imprenditore italiano.
OASI ZEGNA: il paradiso del FOLIAGE a un’ora da Milano
# Il “pensiero verde” di Zegna
oasizegna.com
Negli anni trenta del Novecento l’imprenditore tessile Ermenegildo Zegna iniziò a dedicarsi a opere sociali e assistenziali per il benessere della comunità, oltre alla salvaguardia ambientale e alla promozione dei suoi territori d’origine. Nel 1938 Zegna promosse la costruzione di una strada panoramica (ora denominata “Panoramica Zegna”) che attraversa l’Oasi offrendo ampie viste sulle valli e le montagne circostanti.
L’opera di Zegna, in particolare il suo progetto di valorizzazione e promozione del territorio, proseguirono anche dopo la sua morte. Nel 1993 venne fondata l’Oasi Zegna, con l’obiettivo di dare vita “a un vero e proprio ecosistema che coniugasse impresa, ambiente e sviluppo locale”. Nel 2014 l’Oasi ha ottenuto il Patrocinio del FAI.
# 29 itinerari turistici
L’Oasi conta 29 itinerari naturalistici ed è una destinazione rinomata per trekking, attività di mountain bike, passeggiate a cavallo e per ammirare lo spettacolo del foliage autunnale. La località di Bielmonte è inoltre un’apprezzata destinazione sciistica e vanta molti agriturismi e rifugi per l’ospitalità turistica: qui l’elenco delle disponibilità.
# Le tre anime dell’oasi
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Il parco naturale dell’Oasi Zegna, area montana a libero accesso gratuito, partendo da Trivero si sviluppa in tre aree ciascuna con particolari caratteristiche ambientali:
– LA VIA DEI RODODENDRI è l’area “giardino” dell’Oasi Zegna realizzata negli anni ’50 a ridosso del Lanificio Ermenegildo Zegna. E’ un’esplosione di fiori (rododendri e ortensie tra maggio e giugno) e di vegetazione variegata sulle pendici della montagna.
– LA VIA DELLE BOCCHETTE è la parte media più ad alta quota della Panoramica Zegna. Al centro si trova Bielmonte, il cuore dell’Oasi Zegna, località turistica nata negli anni ’50. Sul versante nord si raggiunge attraverso le “Bocchette” l’Alta Valsessera, la zona più selvaggia e incontaminata dell’Oasi Zegna.
– LA VIA DELLA SIENITE è la parte bassa montana che si affaccia sul Torrente Cervo. Ricca di borghi ancora intatti offre uno spaccato genuino della vita di media montagna. La vegetazione presenta caratteristiche alpine con paesaggi modellati dal torrente Cervo. Caratteristica la Sienite, roccia magmatica formatasi oltre 30 milioni di anni fa lavorata tutt’oggi dagli artigiani locali con i loro scalpellini.
# Luoghi d’interesse
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L’Oasi interessa più vallate comprese tra i torrenti Sessera (nord-est), Strona di Mosso (sud) e Cervo (ovest). I comuni toccati sono una quindicina.
Luoghi di interesse sono:
Casa Zegna, che custodisce archivi e spazi espositivi dedicati alla storia di Zegna.
Il Bosco del Sorriso, un percorso nella natura che si inoltra dal Bocchetto Sessera verso l’Artignaga.
Il labirinto di Stavello, concepito come percorso spirituale e interiore.
Il Santuario di Nostra Signora della Brughiera nel comune di Valdilana, vicino a Trivero.
Casa-Museo di Rosazza, cellula ecomuseale sulle antiche abitazioni del biellese
La Fabbrica della Ruota nel comune di Pray: costituisce uno dei maggiori esempi di archeologia industriale d’Italia.
Alpeggio di Moncerchio a Bielmonte, raggiungibile attraverso i sentieri 9 e 14 dell’Oasi: consente di assistere alla lavorazione del latte e del formaggio, in particolare del tipico Macagno (o Maccagno) biellese.
# L’opera d’arte
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Dal 2014 l’Oasi ospita un’opera permanente di Dan Graham, intitolata Two Way Mirror / Hedge Arabesque, un padiglione in vetro situato nella Conca dei Rododendri. L’opera è parte del progetto di arte contemporanea “ALL’APERTO” promosso da Fondazione Zegna.
Forse non tutti sanno che… anche Milano ha la sua strada delle celebrità. Walk of Fame la chiamerebbero a Los Angeles, dove fanno code e code per farso fotografare accanto alle mani posate da questo Premio Oscar o quel cantante stratosferico. Anche in questo caso, però, a Milano le cose vanno molto, troppo diversamente.
L’incredibile storia della WALK OF FAME di Milano – LE FOTO
Di certo non se n’è accorto il Comune, che ben poco ha valorizzato questa piccola ma nobilissima striscia di Largo Corsia dei Servi 21, esattamente tra Corso Vittorio Emanuele, Piazza San Babila, Piazza Beccaria.
Di sicuro se n’è accorto qualche turista perso tra le canoniche vie dello shopping, così come forse ci ha buttato un occhio e un post qualche vero amante di Milano e delle celebrities che le hanno fatto visita o l’hanno abitata [su questo, Milano Città Stato ci ha costruito anche unaMappa della Metropolitana].
Quali “very important people” hanno lasciato la loro impronta a Milano?
Patrick Swayze, Kirk Douglas, Sylvester Stallone, Sharon Stone, Tony Curtis, Sophie Marceau, giusto per fare qualche nome.
I milanesi illustri nella Walk of Fame di Milano?
Tra i milanesi illustri, ecco le impronte di Sandra Mondaini, milanese autentica (forse non tutti sanno che da bambina, abbandonata dal padre pittore, abitava in via Teodosio, piena Città Studi). [foto a destra]
Perché una Walk of Fame a Milano?
E perché proprio in questa strada un po’ nascosta?
“Qui sorgeva la sede del settimanale TV Sorrisi e Canzoni, ideatore della Notte dei Telegatti“, spiega il portale Milanolife.it, che a questa via lastricata di buone intenzioni e qualche impronta VIP ha riservato un bel post e pure un video.
Una via che nessuno conosce e che in piena noncuranza è stata pure copiata dagli stessi milanesi, completamente all’oscuro di tutto.
L’incredibile autoplagio
Era infatti il 1° ottobre 2015, era Corso Garibaldi quando venne creata un’altra Walk of Fame di Milano, ma stavolta a tempo. In quel caso ad essere elogiate, ma solo per una settimana di tempo, furono le realtà commerciali di maggior successo della città, ovvero 10 tra ristoranti, centri estetici, istituti linguistici, mostre, saloni di bellezza e palestre che si fossero distinte per qualità del servizio, affidabilità e successo tra gli utenti. Che fine ha fatto?
Anche in questo caso ce ne ricorderemo solo se ci inciamperemo durante una ricerca via Facebook o Twitter, punto e basta.