Tutta la M4 è finalmente aperta. Il prossimo passo è fare in modo che il bando lanciato da Metro4 (nel 2020!), per abbellire con interventi creativi le stazioni, diventi operativo. Nell’attesa, il celebre blog Urbanfileha provato ad immaginare come potrebbero essere le fermate della linea blu con delle opere d’arte suggestive ed evocative sulle grandi pareti interne.
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Con queste opere d’arte la M4 sarebbe uno spettacolo! Rilanciamo la proposta di UrbanFile? La FotoGallery
# La metro di Milano in versione “artistica” come Napoli e Stoccolma?
Stazioni dell'arte a Napoli e Stoccolma
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Stazione di Toledo, Napoli. Credits: @napoli_poesia_ditalia IG
Stazione di Toledo, Napoli. Credits: @napoli_poesia_ditalia IG
Credits leggofuorigrotta IG - Banchina fermata Duomo Napoli
Università
Stazione Università, Napoli
Credits John_Nature_Photos-pixabay - Metro Stoccolma
Stadion Linea Verde
Tutta la linea M4 è ufficialmente operativa. I treni viaggiano sui binari della quinta metropolitana milanese da Linate a San Cristoforo. Tra i progetti collegati alla sua apertura c’era quello di Arte4, il bando lanciato nel 2020 da Metro4 Spa, che come concessionaria del Comune di Milano si occupa della progettazione, realizzazione e gestione dell’ultima linea metropolitana, per interventi di natura creativa e artistica, sia permanenti sia temporanei, all’interno delle stazioni della linea.
Il bando si rivolgeva a privati cittadini, imprese, fondazioni, enti e istituzioni pubbliche, accademie e università ed era a tempo indeterminato. Nell’attesa degli sviluppi, Urbanfile ha provato a immaginare come potrebbero diventare le stazioni M4.
# La proposta di Urbanfile per trasformare la M4 in uno spettacolo: gallery
Credits Urbanfile - Idee di opere d'arte nella M4
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Credits Urbanfile - Opera d'arte bambino nella M4
Credits Urbanfile - Opera d'arte natura M4
Credits Urbanfile - Opera d'arte natura M4
Credits Urbanfile - Opere d'arte Bansky bambina con cuore nella M4
Credits Urbanfile - Opere d'arte Bansky nella M4
Credits Urbanfile - Opere d'arte nella M4
L’intenzione di Metro4 e Comune di Milano era quello di rendere le stazioni uno spazio confortevole ed attrattivo per i viaggiatori in transito. Il blog Urbanfileha immaginato come potrebbe trasformarsi attraverso opere d’arte suggestive e evocative sulle grandi pareti interne delle nuove fermate. La linea blu diventerà finalmente quel museo d’arte contemporanea che ancora manca a Milano?
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Forse non sapevi che la torre variopinta accanto al cavalcavia della via Farini, nalla zona compresa tra la stazione di Porta Garibaldi e il Cimitero Monumentale, è… una torre piezometrica.
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Il significato nascosto della Torre Arcobaleno di Milano
Per chi non sapesse cosa sia un piezometro ecco la definizione: “Il piezometro è un pozzo generalmente di piccolo diametro che filtra un tratto di acquifero ai fini della misura del livello di falda o del prelievo di campioni finalizzato al monitoraggio della stessa”.
La Torre piezometrica della Stazione FS Milano Porta Garibaldi, costruita nel 1964, presto però servizio come serbatoio dell’acqua per rifornire le locomotive a vapore. Con la dismissione di queste, la torre cadde in disuso.
Venne poi riesumata in occasione dei Mondiali di Calcio del 1990, quando lo studio Original Designers 6R5 Network e le aziende Mapei, Marazzi e Tadini la riqualificarono. Da allora è conosciuta come Torre Arcobaleno. La scelta dei colori si deve agli architetti che la progettarono con l’intenzione di evidenziare “la voglia di vivere il pianeta in maniera intelligente e in armonia tra tecnologia, natura, innovazione e tradizione”.
Inoltre, l’utilizzo di piastrelle in ceramica richiama l’attenzione su un’industria riconosciuta in tutto il mondo come eccellenza del Made in Italy, quella dei Maestri Ceramisti italiani.
La torre è stata restaurata in occasione di Expo 2015.
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I milanesi sono gente aperta, ma non apertissima. Cioè, come tutti hanno i loro tabù.
Per questo, soprattutto chi viene da fuori deve fare attenzione a non dire, chiedere, fare, baciare, lettera, testamento certe cose con i milanesi.
Quali sono queste cose lo scopriamo subito.
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5 cose da non dire mai a chi è di Milano
#1 Che è vestito male
Mai mai mai e poi mai dire a chi è di Milano che è vestito male. Non tanto perché si potrebbe offendere, quello è il rischio minore. Il fatto è che se per caso vi scappa un’affermazione del genere lui si sentirà obbligato a spiegarvi perché è vestito bene. Quindi parte un’enciclica sul tessuto della giacca, il pedigree del sarto e l’esegesi storica dell’abbinamento di colori scelto.
#2 Che viene dal sud
Ma tu non sei di Milano vero, hai l’accento marchigiano. I milanesi non hanno niente contro chi viene dal sud, ma sono troppo orgogliosi della loro cittadinanza per permettere che non venga riconosciuta. Quindi potete infastidirlo anche chiedendogli se viene da Bolzano.
#3 Rifiutare un caffè
Credits: @chefsoty Caffè greco
Giuro che non sono riuscito a capirne il motivo, ma ogni volta che a Milano rifiuti un caffè ti guardano come se avessi confessato la messa in atto del complesso edipico che avevi da piccolo. Un milanese ti offre un caffè? Accettalo che è meglio.
#4 Non ho il POS
Credits automoto – Contactless
Milano è una città che strizza l’occhio all’America, dove sono abituati a pagare con la carta di credito persino i debiti a tombola. Quindi ogni volta che si sente dire non ho il POS gli sale la rabbia di aver perso terreno nei confronti del Dow Jones.
#5 Fargli perdere tempo
Runner
Volete far impazzire un milanese? Rallentatelo. Bloccatelo nel traffico, sulla scala mobile, fingete di non trovare il portafogli quando siete alla cassa, tenetelo al telefono per facezie, fate duecento manovre per uscire dal parcheggio che sta aspettando e tutto quello che vi suggerisce la vostra sconfinata fantasia.
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Come gli animali mitologici sono incroci tra uomini e animali, questo palazzo è un incrocio tra una casa e un palazzo. Ecco dove si trova questo bizzarro edificio.
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Il «Minotauro di Dergano»
# È nata prima la casa o il palazzo?
Casa “mitolgica” dall’alto
Nel quartiere di Dergano c’èun’edificio bizzarro, per metà una deliziosa abitazione in stile classico e per metà un brutto palazzo di periferia in cemento grigio senza un minimo guizzo di design. Ricorda un po’ gli animali mitologici, le creature formate dall’incrocio tra animali di razze diverse o tra l’unione di un uomo e uno o più animali. C’è chi l’ha soprannominata il “Minotauro di Dergano”.
# È nata prima la casa o il palazzo?
La casa antica e moderna
Non se ne conosce la storia progettuale, se il palazzo sopra l’abitazione a due piani sia stato costruito per fare un dispetto ai residenti ai piani bassi oppure sia un sopralzo sfuggito di mano. L’unica certezza è che l’esperimento immobiliare non sembra riuscito. Se volete vederlo nella sua crudezza dal vivo l’edificio si trova tra le vie Legnone e Livigno.
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Due ferventi sostenitori di Mazzini diedero vita una rivista che da qualche anno ha ispirato l’omonimo giornalino del liceo “Carlo Tenca”.
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Allievi e Tenca, i fondatori della rivista risorgimentale “Il crepuscolo”
# La rivista settimanale di scienze, lettere, arti, industria e commercio
Allievi, Crepuscolo
Al Liceo “Carlo Tenca” di Milano, gli alunni realizzano un giornalino dal titolo “Il Crepuscolo”, giunto ormai al terzo anno di pubblicazione. Gli stessi ragazzi lo definiscono “il giornale libero e multidisciplinare”, con lo scopo di “far germogliare la passione per la lettura nelle giovani menti”.
E fu con lo stesso spirito di libertà e multidisciplinarietà, con lo stesso proposito di indurre nel popolo la passione per la lettura che, nel 1850, il venticinquenne Antonio Allievi fondò “Il Crepuscolo”, rivista settimanale di scienze, lettere, arti, industria e commercio. Usciva la domenica e costava 50 centesimi di lire austriache. Accanto allo stesso Allievi troviamo proprio il Tenca, che diresse questo organo d’informazione dal 1851 al 1859, anno della chiusura definitiva della testata.
# Antonio Allievi, fervente sostenitore di Mazzini, diresse per oltre dieci anni la Banca Generale a Roma
wikipedia.org – Antonio Allievi
Allievi, nacque nel quartiere di Segnano il 28 febbraio 1824, quando ancora era comune autonomo dal capoluogo meneghino. Fu un fervente sostenitore di Giuseppe Mazzini, poi aderì al Partito Moderato, diventando deputato dal 1881 al 1896. Proprio in qualità di esponente politico, nel 1859 fonda “La Perseveranza”, quotidiano del mattino che costava 20 centesimi e la cui redazione si trovava negli uffici di via San Giovanni alle quattro facce, ora piazzetta Giordano d’Amore. Trasferitosi a Roma, diresse per oltre dieci anni la Banca Generale. Morì nella capitale il 29 maggio 1896.
# Carlo Tenca, critico letterario e giornalista che diede una forte ispirazione risorgimentale alla rivista “Il Crepuscolo”
wikipedia.org – Carlo Tenca
Invece Carlo Tenca, milanese pure lui, classe 1816, era critico letterario, giornalista e intellettuale mazziniano che, con lo stesso Allievi, ideò “Il Crepuscolo” dandogli una forte ispirazione risorgimentale. Arrivava da una famiglia umile, così iniziò a lavorare molto giovane, come insegnante. Già a venticinque anni collaborava con le maggiori riviste milanesi, come “Italia musicale”, “Corriere delle dame” e “Rivista europea”; a ventinove anni divenne direttore di quest’ultima. Guidò anche “Ventidue marzo”, “L’Italia del popolo” e “Costituente italiana”.
Con Carlo Tenca e Antonio Allievi, parliamo di due tra i maggiori protagonisti del giornalismo e della letteratura milanese, che fecero scuola per un territorio molto più vasto.
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E se si unificassero i diversi nomi delle strade quando si riferiscono alla stessa direttrice? Emilio Insolera ha provato ad immaginare come potrebbe essere. Vediamo alcuni esempi.
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La proposta: dare un solo nome alle direttrici stradali di Milano
# Corso Monforte: da piazza Meda a viale Argonne
Maps – Corso Monforte
Partiamo dal centro città. La direttrice che da piazza Meda passa per corso G. Matteotti, corso Monforte, corso Concordia, corso Indipendenza, corso Plebisciti fino a viale Argonne, potrebbe essere denominata ad esempio solo corso Monforte.
# Corso Magenta: da Cordusio a via Parri
Maps – Corso Magenta
La direttrice che parte dall’incrocio tra via San Protaso e via San Dalmazio(zona Cordusio) fino a comprendere via Ferruccio Parri, per un totale di 9 denominazioni stradali differenti, potrebbe chiamarsi solo corso Magenta. Verrebbero eliminati quindi anche questi nomi: via Meravigli, corso Vercelli, via Antonio Trivulzio, via Anguissola, viale Legioni Romane, via Berna e via Zurigo.
# Via Torino fino al Naviglio
Maps – Via Torino
Un unico nome si potrebbe immaginare anche per la direttrice che da via Torino in piazza del Duomo arriva fino al ponte di via Valenza sul Naviglio Grande, eliminando corso Genova, corso Cristoforo Colombo e via Valenza.
# Cerchia dei Bastioni: un unico nome
Maps – Cerchia dei Bastioni
Scegliere un solo nome per la circonvallazione interna mantenendone uno degli 11 presenti, come viale Bianca Maria, ed eliminando le altre (Viale Gabriele d’Annunzio, Viale Città Fiume, Piazza Repubblica, Viale Beatrice d’Este, Viale Regina Margherita, Viale Papinano, Viale di Porta Vercellina, Viale XX Settembre, Viale Francesco Crispi and Bastioni di Porta Nuova). Sarebbe forse ancora meglio dare il nome che identifica storicamente la strada, Cerchia dei Bastioni.
# Cerchia dei Navigli per la Circonvallazione interna
Maps – Cerchia dei Navigli strada
Anche la circonvallazione più interna, che racchiude la Milano medievale, potrebbe riprendere un nome più idoneo a richiamare il suo passato sepolto: Cerchia dei Navigli.
Veniamo poi alla terza circonvallazione, da rinominare Circonvallazione esterna/filoviaria, cancellando gli altri nomi quali ad esempio viale Marche, viale Abruzzi, viale Umbria.
# Viale Zara o viale Fulvio Testi: da Lagosta a Cinisello
Maps – Viale Zara
Tra le vie più esterne e più lunghe troviamo la direttrice che inizia a piazzale Lagosta e termina ai confini con il Comune di Cinisello Balsamo, con due denominazioni: viale Zara e viale Fulvio Testi. Si potrebbe tenere solo una delle due.
Questa sotto la mappa con tutte le vie proposte per la modifica da Emilio Insolera. Potrebbe essere una soluzione per semplificare la toponomastica di Milano?
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consiglierepessina IG - Torre Milano, uno dei progetti conclusi finiti sotto inchiesta
Oltre un centinaio di progetti immobiliari finiti sotto l’occhio dei magistrati per presenti abusi edilizi, alcuni già portati a termine, altri in fase di ultimazione, altri ancora bloccati sul nascere. Sembrava un terremoto a Milano. C’era chi parlava di una nuova Mani Pulite dei costruttori che ha finito per mettere in pausa anche progetti di rigenerazione urbana come la trasformazione di piazzale Loreto. Forse proprio per paura di una nuova Mani Pulite è intervenuto il governo. E per una volta maggioranza e partito principale dell’opposizione si sono uniti per votare assieme. Ecco cosa cambia con la norma in fase di approvazione finale in Parlamento.
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”Salva Milano”: che cosa comporta in breve e perché lo ha votato anche il PD?
# Approvato alla Camera, atteso il passaggio in Senato
Credits Urbanfile– duepiedisbagliati – Cantiere Park Towers
Lasciare Milano a una nuova Rivoluzione Giacobina o intervenire per arrestare l’ondata di giustizialismo? A differenza di Tangentopoli in questo caso la politica ha reagito in modo compatto per salvaguardare il settore più fiorente nella Milano degli ultimi anni: quello delle costruzioni. Arriva così una norma attesa in particolare a Milano, anche se gli effetti si vedranno in tutta Italia, dopo che la bufera giudiziaria aveva colpito duramente il settore. Sono circa 150 i progetti immobiliari messi nel mirino dei magistrati nell’ultimo anno, con i primi casi partiti da esposti da parte di cittadini, con decine di indagati e di progetti bloccati sul nascere, altri in costruzione messi sotto sequestro ed altri ancora fermati prima di partire, di conseguenza, per l’impasse degli uffici dell’urbanistica di Palazzo Marino: tra i progetti bloccati ci sono Park Towers in zona Crescenzago, Torre Milano alla Maggiolina, Residenza Lac di fronte parco delle Cave e Hidden Garden in zona Loreto.
Alla base delle inchieste ci sono presunti abusi edilizi, in particolare la costruzione di torri di molti piani al posto di edifici bassi senza la richiesta di un permesso per costruire, che avrebbe comportato un piano attuativo con valutazioni di impatto ambientale, oneri di urbanizzazione più alti e tempi più lunghi per l’approvazione e l’avvio dei cantieri. In molti casi si è optato infatti per una semplice Scia, utilizzata solitamente per ristrutturazioni immobiliari o per costruire edifici poco impattanti.
Dopo l’ipotesi iniziale di una sanatoria edilizia, si è arrivata a confezionare, come suggerito dal Partito Democratico, una «interpretazione autentica della norma». L’obiettivo è risolvere i contrasti scaturiti a seguito delle diverse interpretazioni del Comune di Milano e della Procura in merito a una norma del 1942. In sintesi, si prevede che l’avvallo di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non sia obbligatorio in caso di costruzione di nuovi immobili su lotti che si trovano in ambiti edificati e urbanizzati, in caso di sostituzione di edifici esistenti o interventi su edifici esistenti in ambiti edificati, anche se superiori a 25 metri di altezza e con densità edilizie sopra 3 metri cubi per metro quadrato.
# Cosa succede ai progetti sequestrati, fermati o in attesa di partire
Credits: archiportale.com – Plastico riqualificazione Piazzale Loreto, uno dei progetti in attesa dei permessi
L’impatto della norma inciderà in modo diverso sui singoli progetti. Per i cantieri finiti sotto inchiesta e sequestrati, sono 14, la decisione spetta alla Procura che dovrà valutare «il rispetto dei parametri di adeguatezza delle dotazioni territoriali e dei parametri urbanistici». Quelli fermati in via precauzionale direttamente da parte dei costruttori potranno ripartire dopo l’approvazione della norma. Infine quelli in attesa del via, dovranno attendere che l’ufficio Urbanistica del Comune rilasci il permesso di costruire o in alternativa validi la Scia presentata.
Per Milano significa la ripartenza di uno dei settori economici più importanti, quello delle costruzioni che attrae miliardi di euro di investimenti, e di salvaguardare il bilancio del Comune, evitando fino a 100 milioni di euro di minori introiti da oneri di urbanizzazione nei prossimi anni, così come paventato dal Sindaco Sala dopo che solo nell’ultimo bilancio ne sono stati inseriti 22 in meno. Questo spiega l’intervento del PD a fianco della maggioranza.
# La soddisfazione di Palazzo Marino e del Partito Democratico: «Non è un condono»
Da sinistra Carlo Masseroli di Nhood, Ass. Giancarlo Tancredi, Arch. Andrea Boschetti
Come riportato da Milano Today, l’Assessore alla rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi ha espresso piena soddisfazione sul risultato: «Spero che il clima si rassereni, che si agisca con buon senso, da parte veramente di tutti. Rimane il vulnus di una legge urbanistica dello Stato che risponda alle dinamiche contemporanee, radicalmente diverse da quelle del 1942, anno di approvazione della norma principalmente in discussione. Noi diamo la piena disponibilità, e con il Pgt faremo la nostra parte, continuando nel solco dell’innovazione, ma con regole che evitino interpretazioni non uniformi”. Tancredi ha voluto evidenziare che: «Non è un condono. Noi ci siamo sempre opposti a un accordo in tal senso. Sono soddisfatto soprattutto perché il tipo di legge che sta passando è di natura interpretativa e non ha altre valenze che sarebbero state improprie».
La deputata e coordinatrice regionale dei Dem Silvia Reggiani ha voluto spiegare la posizione del partito: «Il Pd ha votato a favore di questo provvedimento non perché intenda fare compromessi con la destra, ma perché il governo e i parlamentari di centrodestra sono venuti sulle nostre posizioni. Milano negli ultimi vent’anni ha avviato un processo di rigenerazione urbana, gli interventi che sono stati fatti hanno cambiato totalmente il volto della città. È stato avviato un processo che ha portato a un indotto economico senza precedenti, che ha permesso a Milano di realizzare opere pubbliche, servizi, servizi sociali, asili nido, di aprire nuovi metrò, di manutenere parchi».
# Critiche tra gli alleati di Sala: «Gioiscono costruttori e cementificatori»
Di parere contrario gli alleati di Sala in consiglio comunale, su tutti il Verde Carlo Monguzzi che non fa giri di parole: «Il disastro è fatto. Gioiscono costruttori e cementificatori. Ne escono devastati ambiente e legalità. Mai la sinistra aveva voluto e mai aveva approvato condoni».
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Questi sono i luoghi e le occasioni in cui ci sente in simbiosi con la città.
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7 momenti in cui ci si sente una cosa sola con Milano
#1 All’estero
pixabay – Turisti solo la Torre Eiffel
Paradossalmente sì, ci si sente un tutt’uno con Milano anche quando si è all’estero. Non c’è nulla di meglio che girovagare per altre città europee per rendersi conto di quanto si sia in sintonia con la propria.
#2 Socializzare
pixabay-elle_kh – Cena amici
Coltivare amicizie, sentirsi parte di un gruppo, è fondamentale per sviluppare senso di integrazione, appartenenza. Che siano gli amici di lavoro, della palestra o della passeggiata col cane, poco importa, è essenziale affondare le radici.
#3 Il punto di riferimento
Credits: @emmagrazianii Missori
Una sorta di place to be, che ci fa stare bene, il luogo del cuore, quello che ci fa emozionare ogni volta al punto da sentirne l’inconfondibile odore. Indelebile memoria anche olfattiva.
#4 Narrare la propria città
pixabay – StockSnap – Persone
Non necessariamente scrivendone. Se ne parla con gli amici, colleghi di lavoro e anche quando non si è a Milano. In questo ultimo caso, la frequenza aumenta ulteriormente.
Buon segno.
#5 La mappa del cuore
acquachetamilano IG – Braceria
È il proprio tragitto del cuore,quello che con il tempo abbiamo imparato a prediligere. Un edificio orlato, il buongiorno al salumiere, il ciao come va al fruttivendolo e l’ “hei come butta” all’edicolante. Pura poesia.
#6 Perlustrazione
Foto redazione – Fenicotteri Villa Invernizzi
Va da sé che non discostarsi mai dai propri itinerari non è mai una scelta giusta.
Ogni tanto va cambiata traiettoria, buttata la bussola alla scoperta della propria città.
Ci sono sempre piccoli e grandi tesori da scoprire.
#7 A casa
Credits jarmoluk-pixabay – Appartamento
La zona di confort per eccellenza. Purché non la si trasformi in un bunker inaccessibile, ma la si renda il porto sicuro e affidabile per tutti coloro che amiamo.
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Una selezione dei nomi più bizzarri dati ai grattacieli nel mondo.
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I nomi più strani dati ai grattacieli
#1 Le “Marylin Monroe”
Credits _leaf.r IG – Absolute World
Absolute World è un condominio residenziale a Mississauga in Ontario, nel Canada, disegnato da Burka Architects e MAD Architects e inaugurato nel 2010. Si compone di due grattacieli, di 180 e 160 metri, la cui forma assomiglia assomiglia ai corpi sinuosi di due donne. Per questo motivo gli è stato affibbiato il soprannome di “le due Marilyn Monroe”.
#2 “Il gufo”
Credits nikster73 IG – Frost Bank Tower
La Frost Bank Tower, alta 157 metri per 33 piani, è uno dei più famosi grattacieli di Austin, in Texas. Inaugurato nel 2003 e realizzato sul progetto dello studio Duda/Paine Architects è famoso per il suo soprannome “il gufo”, dato per la somiglianza al tenero volatile soprattutto quando si illumina la sera.
#3 “Il ferro da stiro”
Credits heynahbee IG – Fuller Building
Il Fuller Building di Manhattan, meglio conosciuto come “Il ferro da stiro” (Flatiron Building) è uno degli edifici più iconici della Grande Mela. Costruito nel 1902deve il suo soprannome alla forma con cui è stato disegnato dall’architetto di Chicago Daniel Burnham, obbligata dal lotto di terreno triangolare su cui è stato innalzato. Alto 87 metri di altezza e 22 piani oggi ospita la sede del quotidiano Daily Bungle.
#4 La “roccia nera”
Credits thomas_rochelet IG – CBS Building di New York
Il CBS Building di New York ha sede tra la 52esima strada e la Sixth Avenue. Al suo interno è ospitata la sede della rete televisiva CBS. Inaugurato nel 1965 si eleva per 150 metri e 38 piani. Soprannominato “The black rock”, la roccia nera, per la sua stazza e l’insolito colore scuro dovuto al rivestimento utilizzato.
#5 Il “cetriolino”
Credits isxbxlls IG – 30 St Mary Axe
Il primo grattacielo londinese di questa selezione è il 30 St Mary Axe di 41 piani , nel cuore della city, disegnato dallo studio di fama internazionale della Foster and Partners. Questo non è bastato ad evitargli il soprannome di “cetriolino” per la sua forma alquanto curiosa. Per alcuni assomiglia a una supposta gigante.
#6 “La scheggia”
Credits za.hee.ra IG – The Shard
The London Bridge Tower, fino a prima della Brexit il più alto grattacielo dell’Unione Europea con 87 piani, è stato progettato dall’architetto italiano Renzo Piano e inaugurato nel 2012. Il nome originale è però durato poco e infatti è l’unico edificio della capitale britannica a utilizzare direttamente il soprannome, The Shard, “la scheggia”.
#7 La “grattugia”
Credits mason785 IG – 122 Leadenhall Street
Il 122 Leadenhall Street è uno dei tanti grattacieli che prende il nome dal suo indirizzo londinese. Inaugurato nel 2014, su disegno dello studio Rogers Stirk Harbour + Partners, è alto 225 metri per 48 piani. Il soprannome per questo edificio non è tardato ad arrivare: per tutti è “la grattugia” per via della forma, colore e rilievi che lo caratterizzano.
#8 Il “rasoio elettrico”
Credits mikehutton63 IG – Strata SE1
Il grattacielo Strata SE1 progettato dagli architetti dello studio BFLSrasoio è alto 140 metri per 43 piani. Terminato nel 2010, fin da subito si è guadagnato il soprannome di “razor”, il rasoio, per la sua incredibile somiglianza con lo strumento per tagliare barba e capelli.
#9 Il “Walkie Talkie”
Credits bigredseb IG – 20 Fenchurch Street
Tra i diversi grattacieli londinesi di questa selezione non può mancare il 20 FenchurchStreet disegnato dall’architetto Rafael Viñoly. Inaugurato nel 2014 all’indirizzo di cui porta il nome, questo edificio di 160 metri per 34 piani ha per molti la forma di una radio walkie talkie. Oltre a questo è conosciuto per un incredibile difetto di progettazione. La superficie concava e interamente ricoperta di specchi della facciata esposta a sud riflette e concentra i raggi solari sulle strade sottostanti a tal punto da fondere i cruscotti delle auto: le temperature registrate sfiorano i 72°C.
#10 Il “geyser”
Credits pernillezeglerski IG – Torre Agbar
La Torre Agbar di Barcellona fa parte dello skyline della città dal 2005 con i suoi 152 metri d’altezza. Per molti la sua forma alta, colorata e provocatoria ricorda un proiettile, ma è lo stesso architetto francese che l’ha progettata a suggerire il soprannome più azzeccato: «è come un grande geysera pressione permanente che ha perforato il suolo. La definirei un’architettura che viene dalla terra ma non ha il peso della pietra». Parola di Jean Nouvel.
#10+1 Le “grandi mutande”
Credits miranda_xuu IG – CCTV Tower Beijing
Gli architetti Rem Koolhaas e Ole Scheeren hanno progettato a Pechinola sede della tv nazionale (CCTV). Il complesso alto 234 metri è stato terminato nel 2008 e si compone di due torri da 50 piani, che hanno le sembianze di due gambe, sormontate da un ponte di altri 13 piani. La forma bizzarra dell’edificio le è valso l’appellativo di “le grandi mutande”.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Uno dei pochi, forse l’unico. Almeno a quanto dichiara. Dove si trova e cosa propone.
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Il locale più «dirty» di Milano: dove si può mangiare e bere fino alle 5 di mattina
# Dirty Milano, “da bere, in tempi rapidi, senza cerimonie“
Credits sound21 IG – Dirty
Il nome, Dirty, dice già molto sul locale: sporco, diretto, senza troppi fronzoli. Un cocktail bar dove, come raccontano i tre fondatori Carola Abrate, Gianluca Tuzzi e Mario Farulla, si serve “da bere, in tempi rapidi, senza cerimonie“. Tutti hanno un’esperienza decennale nel settore i locali come il BV Club di Bruno Vanzan, il Baccano di Roma e il Cera di Milano. La scelta è stata quella di creare un luogo in cui i bartender non siano al centro della scena ma al servizio dei clienti: “Siamo controcultura al bar, non da bar. Quindi non vogliamo educare o istruire nessuno. Siamo solo uno strumento al servizio di chi vuole passare una bella serata senza troppi pensieri“.
# Gli ambienti sono ispirati alla corrente Brutalista
Credits sound21 IG – Dirty cocktail bar
Inaugurato il 20 marzo 2023, il locale si trova in viale Regina Giovanna 14, in zona Porta Venezia, e “raccoglie” tutti quelli dopo la cena nei ristoranti della zona vuole divertirsi fino a tarda notte. Il progetto del cocktail bar è stato realizzato in collaborazione con Nick Maltese Studio, con ambienti ispirati alla corrente Brutalista, con una tenda da macellaio che divide la sala in due aree: il bar più pop e una zona più intima dotata di ogni comfort. Nessuna bottiglieria in vista, solo i prodotti a marchio Dirty.
# Musica, cocktail e cibo fino alle 5 di mattino
Credits sound21 IG – Dirty bar
La lista dei drink è corta e semplice, con proposte della casa e grandi classici, oltre a qualche extra e le preparazioni sono predisposte prima dell’apertura in modo da servire più persone e nel modo più rapido possibile, anche se non mancano i cocktail fatti al momento dalla A alla Z. Al bere è accompagnato cibo in quantità perché come spiegano i tre fondatori: “serviamo cibo da lupi. Da noi puoi trovare Champagne e mortadella, carne in scatola, hot dog, pane e salsiccia fresca, ma anche banane a un euro. Perché la frutta fa bene. E poi noi crediamo nel potassio“.
La musica fa da sottofondo alle serate di questo locale che è uno dei pochi locali a Milano rimane aperto fino alla 4 e anche fino alle 5: “La gente ha voglia di bere fino a tardi, anche fino alle 5… E noi dobbiamo dissetarla. La nostra filosofia è semplicemente quella di fare stare bene le persone. Punto.”
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano è una zona a rischio terremoti? No: possiamo dormire sonni tranquilli. Ecco perché.
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Perché Milano non è a rischio terremoti?
L’ultimo terremoto di un certo rilievo a Milano è stata una scossa avvertita alle 17 del 17 dicembre 2020 che ha avuto il suo epicentro a Pero. Sembra che un terremoto come questo non accadesse da 500 anni: è noto infatti che in passato si siano avvertite scosse solo per terremoti lontani. Questo perché Milano è in una delle poche zone a basso rischio sismico d’Italia. Vediamo perché.
# Qual è la zona sismica della Lombardia?
credit: ingegneriasismicaitaliana.com
Il territorio lombardo è stato suddiviso con la Delibera della Giunta Regionale della Lombardia dell’11 luglio 2014 n. 2129 in tre zone sismiche. Queste zone rappresentano i diversi gradi di pericolosità in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato. Il criterio che è stato adottato è l’accelerazione orizzontale massima (ag) su suolo rigido o pianeggiante, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni.
Le tre zone, con grado di sismicità decrescente, sono:
Zona 2 – In questa zona forti terremoti sono possibili
Zona 3 – In questa zona i forti terremoti sono meno probabili rispetto alla zona 1 e 2
Zona 4 – E’ la zona meno pericolosa: la probabilità che capiti un terremoto è molto bassa
Come si evince dalla mappa, in Lombardia non ci sono comuni in Zona 1, ovvero con un alto rischio sismico. La maggior parte dei comuni, per l’esattezza 1027 comuni, sono in Zona 3 e ce ne sono altri 446 in Zona 4. Solo 57 sono invece in Zona 2, quindi con un alto rischio sismico.
# Milano è davvero al sicuro?
mappa zone a rischio sismico in Italia
Dopo il terremoto del dicembre 2020 molti milanesi hanno iniziato a chiedersi se potevano considerarsi davvero al sicuro e la risposta è senza dubbio sì. Infatti Milano è stata classificata come una zona con una bassa sismicità, la Zona 3.
Se volessimo invece concentrarci sui territori che circondano Milano, vedremmo chiaramente che in tutta la Città Metropolitana non vi sono comuni che rientrano nella Zona 2. L’epicentro del terremoto percepito a dicembre non è stato Milano ma Pero, che presenta una pericolosità ancor più bassa.
Tra l’altro Milano è ai confini della zona 4 che è quell’area che ha ancora meno rischi sismici. Dal punto di vista morfologico il motivo è resto detto: Milano è posta in un terreno più simile a sabbia che a roccia, ed è lontana da faglie e dalle dorsali caratterizzate da un’azione tellurica, ossia che stanno divergendo o si stanno avvicinando.
Milano e, più in generale, la Regione Lombardia, escludendo alcuni territori vicino Brescia, non sono zone a rischio terremoto. Quindi possiamo dormire sonni tranquilli. Probabilmente per altri 500 anni.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per i prossimi anni non c’è nessuna nuova linea in cantiere a Milano. Sono invece diverse le estensioni attese di quelle attuali, dentro e fuori i confini comunali. Le ultime novità su tutti i progetti allo studio, in fase avanzata di progettazione e in attesa di partire o ripartire con i lavori.
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M1, M2, M3, M4 e M5: il punto sui 7+1 prolungamenti più attesi dai milanesi
# M1 fino a Baggio: lavori entro il 2025
Comune di Milano – Prolungamento M1 Baggio
Andiamo con ordine. La linea M1, che quest’anno ha compiuto 60 anni, è quella che prima di tutte le altre vedrà nuove fermate. Si prevede infatti a breve la pubblicazione del nuovo bando di gara per l’estensione del tracciato ad ovest di tre stazioni (Parri Valsesia, Baggio e Quartiere Olmi) e 3,3 km. Salvatore Barbara, della Direzione Infrastrutture del Territorio del Comune, durante la seduta congiunta delle commissioni Bilancio e Mobilità ha fatto il punto della situazione, come riportato da Il Giorno: «La gara per il prolungamento era già stata lanciata ma c’era stata un’offerta che però è stata ritenuta nulla. Il motivo della non partecipazione alla gara è legato al fatto che abbiamo utilizzato prezziari specifici regionali che, per opere come le nostre, si sono rivelati poco allineati al mercato. Abbiamo deciso di stralciare provvisoriamente il deposito (oltre la Tangenziale Ovest ndr) e quindi procederemo rimanendo nell’ambito del finanziamento».
Tutti i 433 milioni di euro vengono destinati quindi alle sole fermate, per il deposito, il cui costo di realizzazione è stimato in circa 50 milioni di euro, si prevede un altro bando. La partenza dei cantieri entro la fine 2025.
Per la M1 fino a Cinisello Bettola, le gallerie sono state realizzate e in parte anche le stazioni, non è ancora stata comunicata una data per la pubblicazione del nuovo appalto e la ripresa dei cantieri. Stiamo parlano di 2 fermate e 1,9 km, con lavori iniziati da ormai 13 anni, che si spera di inaugurare entro il 2029.
# M2 fino a Vimercate come metrotranvia veloce: in corso mini studio di fattibilità
Prolungamento M2
La M2 si allunga ancora, al momento è la linea più estesa di tutte con circa 40 km e 4 biforcazioni. Da poco è partito un primo mini studio di fattibilità, propedeutico a quello completo, per una metrotranvia veloce di circa 12 km e 8 fermate dal capolinea di Cologno Nord a Vimercate.
# M3 fino a Peschiera: al lavoro sul progetto di prolungamento dalla fermata di San Donato
Tracciato M3 fino a Paullo
La buona notizia è che dopo mesi di silenzio si sta lavorando al prolungamento della linea M3 verso sud est. L’ultimo progetto prevede la prosecuzione del tracciato della M3 in una doppia modalità fino a Paullo: circa 15 km, suddivisi tra metropolitana e metrotranvia. La prosecuzione come metro è di di 4,4 km con due nuove fermate, San Donato-De Gasperi e Peschiera Sud. La cattiva notizia è che durante la seduta congiunta delle commissioni Bilancio e Mobilità si è parlato di M3 solo fino a Peschiera: la parte di metrotranvia è stata accantonata? Magari per i pareri discordanti con Regione Lombardia?
# M4 fino a Segrate: gara d’appalto tra 2025 e 2026
Comune di Milano – Schema del tracciato del prolungamento M4 da Linate a Segrate
Altro capitolo è quello della M4. Per l’estensione di 3,1 km e due fermate, Idroscalo – San Felice e Segrate Porta Est, è prevista la Conferenza dei Servizi decisoria nella primavera 2025. L’assessorato sta spingendo per la presentazione di emendamenti alla Manovra per acquisire finanziamenti integrativi, mancano 70 milioni di costi extra da aggiungere ai 420 già stanziati. La progettazione è in fase avanzata, l‘obiettivo è di avviare le gare di appalto tra il 2025 e 2026. Al futuro capolinea prevista anche la nuova stazione di alta velocità, a servire la direttrice Milano-Venezia, oltre che i treni suburbani e regionali.
# M4 verso ovest: probabile estensione fino a Buccinasco
M4 verso ovest
Si sta ragionando sull’estensione a ovest verso Buccinasco, anche se ancora non è stata presa una decisione definitiva sul tracciato. Era stato effettuato uno studio con 6 ipotesi, una che punta a Trezzano sul Naviglio, ma sembra prevalere l’idea di un percorso più breve.
# M5 a Monza: entro fine 2024 aggiornamento progetto, entro il 2026 la gara e la partenza dei cantieri
M5 a Monza
Per la M5 fino a Monza, 13 km e 11 nuove fermate, si è quasi allo stesso punto della M4 verso Segrate: fase di progettazione avanzata, l’aggiornamento del progetto della M5 è in programma per la fine dell’anno, si cercano ulteriori risorse per coprire gli extra costi, in questo caso circa 400 milioni di euro. Si spera di ottenere i finanziamenti integrativi dalla Manovra per andare a gara tra il 2025 e il 2026, e sempre nel 2026 partire con i lavori. Prima corsa possibile nel 2033.
# M5 fino a Settimo Milanese: attesa per l’analisi costi-benefici
Prolungamento M5 Settimo Milanese
Documentate le indagini geognostiche finalizzate «a definire i “caratteri geotecnici” del sottosuolo in vista della progettazione del prolungamento della linea metropolitana M5 da San Siro Stadio fino a Settimo Milanese», si attende di capire l’impatto dell’analisi costi-benefici per la sostenibilità dell’opera, sempre per il rincaro dei materiali. Per Magentapossibile prosecuzione allo studio come metrotranvia, ma nessuna nuova notizia a riguardo.
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Un po’ taxi un po’ metro del cielo. Queste saranno le quattro “fermate”. Saranno inaugurate prima delle Olimpiadi?
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I taxi volanti nel cielo di Milano entro le Olimpiadi: le 4 fermate della «Metro del Cielo»
# Sarà SEA a costruire i quattro vertiporti
Embraer – Taxi volanti
Lo ha deliberato la giunta di Milano. Sarà una società a maggioranza pubblica, a partecipazione maggioritaria di SEA, a occuparsi della costruzione di quattroaeroporti dei taxi volanti (vertiporti). La formazione della società verrà discussa nei prossimi giorni in commissione a Palazzo Marino e successivamente in Consiglio comunale per essere votata.
# Le 4 fermate della Linate-Malpensa, la “metro del cielo”
I quattro vertiporti hanno l’estensione di 6 mila metri quadrati, fungono anche da “fermate” per i taxi. La linea del cielo avrà queste fermate:
#1 Linate
#2 Scalo Romana
#3 Citylife
#4 Malpensa
Tutte e quattro dovrebbero inaugurare a inizio 2026 in occasione delle Olimpiadi di Milano-Cortina. Rispetto alle prime ipotesi non si avranno dunque anche le fermate a MIND e a Bresso.
# 200 persone al giorno sula “metro del cielo”
La capacità di trasporto della “metro del cielo”, grazie ai taxi volanti in servizio (tutti elettrici) è prevista di 200 persone al giorno. L’investimento è di 30 milioni di euro, con pareggio previsto entro il 2035. I taxi volanti sono in grado di superare i 100 chilometri orari e di coprire 40-60 chilometri in autonomia. Quanto sarà il prezzo? Al momento le simulazioni tariffarie stimano una cifra iniziale di 100-120 euro a persona, per un tragitto da Linate a Human Technopole, ma con l’aumento dell’offerta il costo dei biglietti dovrebbe diventare più competitivo.
Anche se nella stessa maggioranza ci sono delle voci critiche, come il capogruppo dei Verdi in Comune Carlo Monguzzi che così ha dichiarato al Corriere: «Forse sono i tappeti volanti di Aladino! Come si fa a dire che non saranno inquinanti? E poi per 200 persone bastava un treno in più dalla stazione di Cadorna per l’aeroporto di Malpensa. E per Linate avevo capito che fosse stata costruita la nuova M4. Ma questo è il nuovo Pgt per una città equa e sostenibile!».
# Dal 2035 i viaggi su larga scala
elysiumpost.t – Taxi-volanti-a-Milano
L’obiettivo è creare un collegamento intermodale veloce con navette taxi fra l’aeroporto e le diverse aree strategiche della città, in modo pulito e veloce perché evita tutto il traffico urbano. La data in cui questo servizio potrebbe essere su larga scala è il 2035. Sono già molti i passi in avanti fatti in quella direzione. Nel 2021 Sea e Skysports, azienda di progettazione e gestione, hanno annunciato l’avvio di un piano per sviluppare una rete di vertiporti da dove lanciare un servizio di «eVtol», velivoli elettrici a decollo verticale a metà tra un piccolo aereo e un elicottero, capaci di decollare e atterrare in verticale. 2i Aeroporti, l’holding controllata dai fondi infrastrutturali F2i e Ardian e che gestisce uno dei maggiori network di scali d’Europa compresi Linate e Malpensa, ha invece partecipato all’aumento di capitale di Skyports.
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Anche se i milanesi sembrano divisi su tutto c’è qualcosa che fa davvero breccia nel cuore di tutti senza distinzione di credo o ideologie. Foto cover: @milanographies IG
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7 cose che tutti i milanesi amano
# Le giornate di cielo azzurro
Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Milano
Altolà. So benissimo che per questo primo punto i profeti del “che scoperta” inorridiranno,
additando le giornate soleggiate come qualcosa di scontato. Se non fosse che a Milano se ne vedono in questi anni molto più che una volta, grazie soprattutto al cambiamento climatico, ma anche alle politiche che negli anni hanno ridotto l’inquinamento regalando aria e cielo più puliti di vent’anni fa…Milano soleggiata, credetemi, è una città davvero da scoprire. Perché non so se ci avete mai pensato, ma…non tutte le città con il sole sono ugualmente belle. Un esempio? Londra. Per godersela davvero ci vuole il grigio inglese, non certo il cielo azzurro dell’Italia.
# I navigli al tramonto
tramonto navigli
Probabilmente gli scatti turistici più diffusi sulle cartoline anni ’80, sui portali di fotografia amatoriale e, più di recente, usati per perfetti selfie dal colore dorato o ambrato. Fra i tanti periodi adatti per fare una foto da qui (consigliamo l’appostamento sul Naviglio Grande nei pressi della Darsena) è rimasta celebre una giornata di fine novembre 2020, per l’esattezza il 23 novembre, in cui il cielo era semplicemente meraviglioso. Googolare per credere.
# La vista del Monte Rosa
Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Milano
Come sopra, ma in direzione opposta. La luce del crepuscolo serale che si spalma sul massiccio montuoso più alto delle Alpi dopo il Monte Bianco è osservabile in direzione ovest-nord-ovest da Milano, e nelle poche giornate prive di umidità e foschia regala agli appassionati di fotografia, e non solo, una vista da oscar che riempie di gioia tutti i milanesi.
# Sant’Ambrogio
Il santo patrono della città è amato da tutti i cittadini. Nessun dubbio su questo. Piace di lui tutto, la sua storia, i luoghi e anche il periodo della sua festa. Come la mitica fiera degli Oh bej! Oh bej!, ovvero la festa le cui origini risalgono al 1510 e coincidono con l’arrivo in città di Giannetto Castiglione, primo Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Il quale era stato incaricato da Papa Pio IV di recarsi a Milano nel tentativo di riaccendere la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini ambrosiani. Da allora si cominciò ad organizzare, nel periodo di Sant’Ambrogio e della Festa dell’Immacolata (7/8 dicembre) la fiera degli Oh bej! Oh bej!. Che oggi ha perso forse un po’ della sua tradizione centenaria ma che resta comunque la fiera cittadina più apprezzata dalla città e dagli abitanti meneghini.
Alias la Madonnina, cioè la statua che veglia sul Duomo creata da Giuseppe Perego e composta da rame dorato in onore della Madonna Assunta. Altro simbolo della città che è molto caro a tutti i cittadini. Basta un’occhiata, vederla luccicare nel suo corpo d’oro, per trasmettere un frizzantino nel cuore. Alta più di 4 metri e diventata in breve, oltre che un simbolo eterno della città di Milano, protagonista dell’inno cittadino Oh Mia Bela Madunina (composto da Giovanni d’Anzi nel 1934), la Madonnina veglia sul capoluogo lombardo e sui suoi operosi abitanti da prima ancora che in Francia iniziassero a cadere le teste della rivoluzione e fosse poi stilata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. L’anno di posa, infatti è il lontano 1774. Una curiosità? Sui milanesi non veglia una, bensì quattro Madonnine: vedi qui l’articolo (le 4 madonnine che vegliano sopra Milano).
# L’aperitivo
Credits: amilanopuoi.ocm
Forse, e soprattutto, perchè proprio qui si è creata quella moda diffusasi poi a livello mondiale di accostare a drink e amari in voga negli anni ’80 un piattino di arachidi, snack salati, olive e quant’altro. L’aperitivo è Milano e Milano è aperitivo. L’invenzione di questo appuntamento di tarda mattina e pre-serale è da attribuire a Vinicio Valdo, imprenditore nel ramo dei locali serali che sfoderò questa rivoluzionaria tendenza diffusasi a macchia d’olio in Europa e nel resto d’Italia, e convertitasi poi nel nome più moderno di happy-hour. Tutti i milanesi gli sono affezionati anche se non tutti amano la dicitura apericena o l’anglicismo happy hour.
# Il weekend
Credit: ligurianotizie.it
Beh, per forza. Dopo tutto quello che abbiamo passato in settimana, non solo per lavoro ma anche per la partecipazione ai migliaia di eventi di vario tipo di cui si può godere a Milano, a Milano il week end è un vero e proprio punto di arrivo. Il week end significa staccare, e qui entrano in ballo le tradizioni tipiche dei milanesi: Mare o città d’arte in primavera-estate, montagna in inverno. Tanto, è tutto a meno di un’ora e trenta di auto, fatto che rende Milano una delle città con i dintorni più variegati e ricchi del mondo.
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Veduta della Corsia dei Servi, di Angelo Inganni, 1850 circa
La Pagina Milano Scomparsa, grazie a una serie di quadri dell’Ottocento, ci aiuta a scoprire come era Milano a quell’epoca nei luoghi più conosciuti. Piazza del Duomo aveva ancora la forma precedente ed erano presenti gli antichi isolati del Rebecchino e del Portico dei Figini. Il Verziere di Porta Tosa è invece scomparso. Ecco come era la nostra città 200 anni fa.
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La vita nella Milano di inizio Ottocento: immagini e curiosità
# Il Duomo di Milano
Il Duomo di Milano
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La cattedrale di Milano, di Luigi Premazzi, 1846
La piazza della Cattedrale di Milano, di Samuel Prout, 1830 circa
Abside del Duomo, di Luigi Premazzi, 1850 circa
Veduta della corsia del Duomo di Milano, di Carlo Canella, 1860
Una cosa che accomuna quasi tutti i dipinti presi in considerazione, eccetto quello di Carlo Canella del 1860, è il colore arancione o blu dei tendoni dei negozi e dei balconi. A tinta unita o con righe bianche e con foggia e taglio simile. Nonostante fosse il periodo della dominazione austriaca i tendoni non erano di colore bianco o grigio come quelli visibili nei dipinti di Vienna, allora capitale dell’Impero Asburgico. Solo dagli anni Trenta e Quaranta in poi a Milano si diffusero tende e tendoni verdi diventati poi una caratteristica della città.
Piazza del Duomo di Carlo Bossoli, 1848
In questo dipinto si può notare un negozio che riporta nell’insegna la scritta “chincaglieria”. Alcuni esempi pare siano sopravvissuti fino all’ultima decade del ‘900. Questo il commento di Gianantonio Conzadori sotto il post della pagina Fb: “Chincaglieria è un’insegna che ho visto fino ai primi anni novanta, anche in periferia.”
# Il Teatro alla Scala
La facciata del Teatro alla Scala, di Angelo Inganni, 1852
Anche in questo dipinto che rappresenta il Teatro alla Scala si può notare il colore dei tendoni. Ancora non c’è la piazza antistante la stretta contrada della Scala con diversi edifici, tra cui il palazzetto in cui aveva sede lo storico Caffè Martini, tutti demoliti per fare spazio nel 1858 all’attuale Piazza della Scala.
# Corso di Porta Romana con ponte e statua di San Giovanni Nepomuceno
Corso di Porta Romana al ponte sul Naviglio, di Natale Ferrè, 1848
In questo dipinto si può vedere Corso di Porta Romana all’altezza del ponte sul Naviglio, con la statua di san Giovanni Nepomuceno. La statua è stata trasferita ed è rimasta per alcuni decenni in piazza Cardinal Ferrari, dopo la copertura del canale. In seguito ai danneggiamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata ritrovata e fatta restaurare e almeno dal 1955 si trova nel giardino posteriore di Villa Clerici.
# Il Verziere di Porta Tosa, oggi scomparso
Il Verziere di Porta Tosa, autore sconosciuto, 1830 circa
Il Verziere di Porta Tosa, una più simile ad una piazza allungata, fu sede per secoli del mercato ortofrutticolo (da qui il nome) dopo lo spostamento per ordine del conte Carlo Firmian, ministro plenipotenziario di Maria Teresa d’Austria. Dopo le trasformazioni di questa parte della città l’unica traccia rimasta oggi è la Colonna del Verziere, sovrastata da una statua di Cristo, in Largo Augusto.
# Loggia degli Osii in Piazza dei Mercanti
Loggia degli Osii e le Scuole Palatine, di Luigi Bisi, 1840
Piazza dei Mercanti con la Loggia deli Osii (sulla sinistra ndr), che deve il nome ai palazzi e alle proprietà degli Osii site in questo punto prima della sua realizzazione, è rimasta abbastanza simile a come la si vede nel dipinto. La Loggia, dove un tempo i magistrati annunciavano alla cittadinanza editti e sentenze, ha una fronte gotica porticata e loggiata e dopo essere stata deturpata nel Seicento e nel Settecento è stata infatti restaurata in grandi linee corrispondenti all’antica.
# Corso Vittorio Emanuele II
Veduta della Corsia dei Servi, di Angelo Inganni, 1850 circa
Completamente diverso quello che un tempo era conosciuto come Corsia dei Servi, oggi Corso Vittorio Emanuele II. Al posto delle vecchie case di origine medievale vennero costruiti palazzi di maggior prestigio in stile neoclassico tra gli anni ’20 e gli anni ’30 del ‘900 quando la strada fu regolarizzata e ampliata.
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Sei un pirla, hai la faccia da pirla, cantava Charlie negli anni novanta. Ma pirla è anche Max Cipollino, Massimo Boldi che non manca mai di usare questa parola per rivolgersi a chiunque. Pirla è Milano, un binomio inscindibile, perfino Mourinho lo ha reso celebre. Ma chi sa che cosa significa letteralmente? Copertina da: @marcoskyclad IG
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Sei un «pirla»: ma chi sa qual è il suo significato letterale?
Ue te se propri un pirla! Chi non ha mai sentito tale frase almeno una volta nella vita?Questo epiteto incarna la tipica caratteristica milanese di voler dire delle cose (anche pesanti) senza incorrere nel turpiloquio.
In origine la parola pirla significava “trottola”, poi nel tempo il significato si è spostato più verso l’accezione offensiva. Il suo diminutivo pirleta è un insulto un po’ più leggero ed è spesso usato per indicare un marito che si fa comandare dalla moglie. In questo caso probabilmente il significato iniziale della parola prende il sopravvento. Infatti chiamando un marito pirletta si sottolinea il fatto che la moglie lo fa girare come vuole.
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Tipico dei paesi di provincia: parlare male delle città più grandi. C’è smog, il traffico, i rumori, etc. etc. etc. Se non fosse che poi (quasi) tutti vogliono venire a vivere a Milano.
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Le 7 cose irresistibili che convincono un provinciale a venire a vivere a Milano
#1 Tutto a portata di mano
Credits:blog.urbanfile.org spesa a Milano
A Milano non si deve prendere l’auto anche solo per prendere un caffé. Esercizi commerciali, trasporti, attività varie: a Milano l’offerta di servizi aumenta esponenzialmente trasferendosi qui. Difficile imbattersi in supermercati chiusi, ristoranti che premono per abbassare le serrande o attenzioni al cliente scadenti e (appunto) provinciali.
#2 L’area B “free”: l’unico limite diventa l’area C
Credits: milanopost.info Area B
Conviene economicamente vivere fuori se lavori o studi a Milano? La risposta: dipende. Anche perché sono arrivate le nuove regole dell’Area B a rimescolare le carte. Meglio pagare di più un affitto o rischiare multe più salate? Uno dei vantaggi a trasferirsi a Milano è che si è già all’interno della famigerata Area B, le cui telecamere rappresentano delle vere e proprie mura del terzo millennio. L’unico limite diventa l’area C.
Ma non solo Area B. La mobilità è uno dei grandi vantaggi di chi vive a Milano rispetto a chi viene da fuori: bici, metro e mezzi in sharing consentono di muoversi agilmente ovunque senza dover ricorrere alla propria auto.
#3 Gli eventi
Credits: @mb__projects Milano Fashion Week
E questo è valido a tutte le latitudini, in tutte le città d’Italia e d’Europa e probabilmente anche del mondo. La settimana della moda di Milano, due volte all’anno in occasione dei lanci delle collezioni primavera/estate e autunno/inverno, attira indubbiamente personaggi bizzarri e tendenze stravaganti che forse non si vedono neppure sulla Luna, ma è certamente uno spettacolo di elegantissimo folklore meneghino che non si trova da nessun’altra parte nel mondo. Men che meno in provincia. Senza contare tutti gli altri eventi di rilevanza internazionale: BookCity, PianoCity, Fuorisalone e chi più ne ha più ne metta. Tutte cose che fanno schiattare d’invidia quelli che sono lontano.
#4 Acquisire stile
Credits: @gmstylephotography Modella Milano
Avete presente quando si sente un gruppo di ragazze parlare di una persona che sarebbe “un ragazzo in gamba ed è anche un tipo interessante, ma ha un solo difetto: si veste da provincialotto!” Non serve scomodare nuovamente la settimana della moda per vestirsi meglio. Fatevi una passeggiata nel centro di Milano e ne riparliamo.
#5 I “Quartieri borgo”
Credits: blog.urbanfile.org Quartiere Forlanini
Vivere come in un paese di provincia ma con tutte le comodità della metropoli europea. Rimembranze, Casoretto, i nuovi Navigli e Brera, Forlanini e Giambellino, etc. etc. etc. Più passa il tempo, più l’identità di questi quartieri, che in provincia e in altre città è spesso ormai lasciata decadere e quasi standardizzata, viene rimpolpata a suon di modi di dire, locali caratteristici e usanze tipiche proprie del quartiere che rappresentano dei veri e propri borghi in cui ritrovare le caratteristiche dei piccoli paesi ma con la comodità di far parte della metropoli. Fra tutti, certamente il più rappresentativo resta Lambrate. E non solo per il Lambro, la Lambretta e il Birrificio di via Adelchi (primo in Italia per produzione artigianale di birra).
#6 Sempre qualcosa da fare
Credits: milanoweekend.it Milano
A Milano la noia non è di casa. Anche le persone più pigre e scontate, che non fa rima necessariamente con provinciali ma che spesso è distintivo di persone svogliate, trovano stimoli a 360 gradi nel capoluogo lombardo. La mia citazione preferita di Milano è che qui c’è tutto tranne il mare, e quando dico tutto intendo davvero TUTTO.
#7 Un locale diverso per un anno intero
Credits: @eni.no.tarocca Navigli
Naturalmente la prima vera fuga dalla noia è rappresentata dalla nightlife, o movida come antipaticamente la chiama ancora qualcuno. Per noi è semplicemente vita notturna, che a Milano grazie al folto e stakanovista popolo della notte viene alimentatacostantemente con centinaia di forme di intrattenimento. A Milano ogni sera si può andare in un locale diverso, per anni. Altro che i soliti posti obbligati dei piccoli paesi.
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“Al vero viaggiatore non importa la destinazione, ma il percorso”: la filosofia di tutti i “cammini” presenti nel mondo. E il percorso ha un valore che può cambiare molto da percorso a percorso. Pochi sanno che da non molto è sorto un cammino alle porte di Milano che porta chi lo intraprende a «congiungersi a Dio»…
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Il nuovo cammino alle porte di Milano per «congiungersi a Dio»
# Il cammino di San Giovanni: tra natura, arte, cultura e… cucina
Credits: it.wikipedia.org Chiesa di Sant’Andrea Melzo
In Lombardia ce ne sono molti, ma ne esiste uno che è considerato il più recente: è quello di San Giovanni, nato dall’idea di Roberto Fabbri e della moglie Cristina Ronchi, che nel periodo pasquale 2022 si sono resi conto di come si potesse creare un itinerario da Melzo a Lodi, tra natura, arte, cultura e cucina.
Sono andati a consultare i cammini lombardi e hanno scoperto che tra Lodi e la Martesana vi era un vuoto di itinerari ufficiali. I realizzatori del progetto, oltre a Fabbri e Ronchi, sono Giacomo Tusi, Sergio Leondi, Igor Grigis, Emilio Colma, Marco Bottani, Luigi Gallo e Don Massimiliano. Il simbolo del cammino è il nodo di San Giovanni Battista, da sempre segno di buon auspicio, che rappresenta la congiunzione tra uomo e Dio.
Ma com’è questo percorso? Da dove parte? Quali centri tocca? Dove arriva?
# La prima parte nella Martesana ad est di Milano
Cammino di San Giovanni Corneliano Bertario
Si parte da Melzo, dal Santuario di Madonna delle Stelle, si attraversa la cittadina, si passa davanti alla Chiesa di S. Alessandro, a quella di Sant’Andrea e da San Francesco, si esce dal centro e si entra nella campagna, andando verso Truccazzano, al Santuario di Rezzano, passando dall’Oasi della Martesana. Truccazzano viene attraversato per intero, poi si trova una deviazione: da una parte si costeggia l’argine del canale della Muzza, dall’altra si va verso il Castello Borromeo della frazione Corneliano Bertario. Il cammino prosegue verso il ponte di Lavagna, per passare davanti all’oratorio di San Biagio in Rossate.
Ecco che poco dopo si arriva al baricentro del cammino: Merlino, col suo mulino e con il Santuario di San Giovanni Battista al Calandrone, che da il nome al cammino stesso.
# La seconda parte: Lido Adda-Parco Adda Sud, Lodi fino al punto d’arrivo “mistico”
Credits: @gianluca colombi (YouTube) Lodi Vecchio
La seconda parte dell’itinerario prevede l’avvicinamento verso il Lido Adda-Parco Adda Sud: si passa su un sentiero fino a Spino d’Adda, si attraversa il ponte trovandosi sulla sponda sinistra del fiume e da qui possiamo ammirare un tragitto immerso nella natura, fino ad arrivare a Lodi, sul ponte Napoleone e da qui alla Cattedrale. La terza frazione del cammino prevede lo spostamento da Lodi a Lodi Vecchio, dove troviamo la Basilica dei XII Apostoli, poi Borgo San Giovanni, con la chiesa di San Giovanni Battista Decollato. Qui finisce l’avventura, dopo 53 chilometri.
Il cammino di San Giovanni parte e arriva in prossimità di due altri cammini: quello di Sant’Agostino e quello della via Francigena. “Abbiamo fatto il possibile per sfruttare strade non asfaltate -avevano detto i responsabili del progetto in una conferenza stampa di alcuni mesi fa- abbiamo la possibilità di dare a ogni persona che decide di affrontare il cammino una carta del pellegrino vidimabile in 8 punti”.
L’itinerario di San Giovanni, non sarà il cammino di Santiago di Compostela e neppure quello dell’Oregon, ma rappresenta un modo per conoscere una porzione di territorio ricca di interesse (culturale, paesaggistico, culinario), che solo attraverso un percorso a piedi o in bici si può apprezzare per intero.
Credits: camminodisangiovanni.it Cammino di San Giovanni
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Come la Wall of Fame di Hollywood, anche Milano ha un luogo che celebra i personaggi più gloriosi della storia. Ma guardarli non bisogna volgere gli occhi verso il basso ma puntarli in alto su questo palazzo in via Manzoni, che fu anche teatro di un illustre tentato omicidio.
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Il «Building of Fame» di Milano: il palazzo delle star di ogni tempo
# Sulla facciata di Ca’ Brentana sono scolpiti i personaggi illustri della storia d’Italia
Palazzo Brentani Greppi è un palazzo storico che condivide via Manzoni con il più famoso palazzo Poldi-Pezzoli. Il palazzo è conosciuto anche come Ca’ Brentana, per via di un sonetto dedicato da Carlo Porta. L’aspetto attuale è il risultato della ristrutturazione completata nel 1829 su progetto di Luigi Canonica, architetto che ha trovato la sua fortuna a Milano. Nel 1935 il palazzo è stato oggetto dell’ultimo restauro e oggi fa parte del percorso museale delle Gallerie d’Italia.
La facciata è un Wall Of Fame: divisa da cornici in tre fasce, è misurata e ingentilita da tondi scultorei, caratteristici medaglioni neoclassici che rappresentano illustri uomini italiani, come ricordo e citazione del Rinascimento. Nei tondi si trovano, tra gli altri: Leonardo da Vinci,Alessandro Volta, Pietro Verri, Cesare Beccaria, Antonio Canova,Giuseppe Parini.
# Il balcone “obbligatorio” per assistere a sfilate e processioni fu teatro del tentato omicidio del Re Carlo Alberto
Credits it.latuaitalia.ru – Palazzo Brentani
Il portone di Palazzo Brentani, come ogni palazzo nobiliare affacciato sui viali principali, è sovrastato da un balcone. Un tempo era d’obbligo perché bisognava assistere a parate e alle sfilate.
Il balcone del palazzo è stato protagonista del risorgimento italiano quando il 4 agosto 1848 fu teatro del tentato omicidio di Carlo Alberto. Reduce dalla sconfitta nella battaglia di Custoza il Re si sporse dal balcone per placare la folla, radunata in strada per protestare contro l’imminente armistizio con l’Austria: un colpo di fucile lo schivò di un soffio.
# E se un nuovo palazzo di Milano replicasse l’idea di rappresentare personaggi famosi contemporanei?
Scultura di Pomodoro cortile palazzo Brentano – ph. @vincivi IG
Potrebbe essere intrigante la trasposizione moderna dell’idea di Palazzo Brentani in una nuova costruzione, che potrebbe così rappresentare personaggi della storia di Milano dell’ultimo secolo.
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