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La rivoluzione di Milano: modello di CITTA’ IBRIDA dove arti e scienze si fondono

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arte e scienza
Foto di Andrea Cherchi/Semplicemente Milano

Ad un Novecento caratterizzato dalla massima specializzazione delle discipline, Milano oggi risponde con una “rivoluzione concettuale” in cui si riprendono i principi rinascimentali della multidisciplinarietà e della contaminazione. A Milano sta nascendo un modello di città ibrida dove arti e scienze si fondono.

4 LUOGHI DA VEDERE DOVE ARTI E SCIENZE SI FONDONO

# 1. Bosco Verticale: una meraviglia architettonica per un progetto di riforestazione metropolitana

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Due edifici a torre nel quartiere Isola sui cui balconi sono state piantate più di 2000 specie arboree.

Obiettivo: conciliare l’estetica architettonica con un progetto ecologico all’avanguardia per  incentivare l’espansione del verde, essenziale per la salute del corpo e della mente, nell’area metropolitana.

Risultato: una proposta così audace da vincere nel 2014 l’International Highrise Award e potersi vantare del titolo di “grattacielo più bello e innovativo del mondo”.

 

# 2. Torre Unicredit: architettura e finanza sopra Piazza Gae Aulenti

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Unicredit ha scelto il grattacielo più alto d’Italia ed uno dei più fotografati di Milano come sede di rappresentanza. Non è un caso. Qui la finanza gioca il ruolo da protagonista e sfrutta l’architettura per dare vita ad una magia che affascina ed intimorisce allo stesso tempo (provate a passarci sotto!). Il messaggio di Unicredit, una delle più importanti banche italiane operante anche a livello internazionale, è forte e chiaro.

 

#3.  Palazzo della Borsa: un contrasto concettuale tra arte vs borsa

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Il Palazzo della Borsa, o Palazzo Mezzanotte , è spesso oggetto di accesi dibattiti. Soprattutto dopo il 2010, quando una provocatoria scultura dell’artista Maurizio Cattelan raffigurante una mano di marmo di Carrara con il solo dito medio alzato è stata posta di fronte alla facciata. Ma sorge un dubbio: il dito medio è rivolto alla Borsa, o è la Borsa che lo fa a tutti noi?  Milano è pronta ad accogliere le sfide  che si giocano tra diverse discipline e questo ne è un chiaro esempio.

Leggi anche: Storia e significato del più celebre dito di Milano

 

#4.  Lambrate: il design district come modello di inclusione e rigenerazione urbana

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Posizione periferica, edifici industriali e atmosfera informale non spaventano  il quartiere di Lambrate che in pochi anni è diventato una delle mete imperdibili per gli amanti del design. Se il “Salone del Mobile” è il momento clou in cui centinaia di mostre e installazioni si insediano negli spazi a disposizione (capannoni industriali, loft, ex officine, locali commerciali), la ricostruzione del quartiere è attiva tutto l’anno soprattutto grazie all’azione di numerosi writer e artisti. I loro graffiti decorano muri spogli e cadenti, dando a Lambrate un’altra faccia e un’altra vita. La street art  sembra essere il  partner perfetto  per il risanamento della zona.

UNA FINESTRA SUL FUTURO   

Ma cosa può fare ancora Milano per diffondere l’approccio ibrido e giocarsela con le migliori città al mondo in termini di efficienza, sostenibilità e innovazione?

#1.  Tecnologie innovative dappertutto

arte e scienza

Se nella contaminazione tra arti e scienze Milano ha il coltello dalla parte del manico, perché non sfruttare questa sua visione multidisciplinare anche in altri ambiti? Per esempio la gestione della città richiede ancora tanto lavoro di svecchiamento. Parcheggi, traffico, rifiuti e sanità non tengono passo ai ritmi milanesi. La soluzione:  Intelligenza Artificiale, Cloud e Data Center, 5G.  Il futuro di Milano è ibridare la tecnologia al tessuto urbano per vedere risultati efficaci nel più breve tempo possibile.

 

#2. Trovare coraggio!

arte e scienza

È innegabile che tanta tecnologia spaventi un po’ tutti. Già ci immaginiamo passeggiare sereni per le vie del centro quando all’improvviso un drone taxi ci sfiora la testa. Beh… non sarebbe proprio questo il futuro tanto auspicato. Ma siamo sempre un po’ troppo pessimisti. Quello che conta è invece che Milano si metta in gioco ed elabori modelli sempre nuovi per crescere e migliorare, anche sbagliando se necessario. Perché se l’ibridazione di scienze e arti l’ha portata così lontano, lo farà ancora di più la tecnologia. Ci vuole solo un pizzico di coraggio.

    

LETIZIA DEHÒ

 

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Che lunedì è senza Frida?

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Frida è un locale indescrivibile: così unico e bello, che non ci si può non andare almeno una volta. E’ un locale che ha cambiato la storia di un quartiere.

Frida nasce 10 anni fa, da un’ex area industriale, sfruttandone al massimo i grandi spazi e diventando presto un punto di incontro. Frida non è solo un cocktail bar ed un ristorante paradisiaco, è anche un luogo dove incontrare persone interessanti.

Uno spazio dedicato all’arte, perchè chiunque abbia un estro artistico, può esporre le sue creazioni. Il giardino esterno è ti fa sognare, e se riesci a trovare un tavolino libero e gustarti uno (o due, o tre…) degli 80 cocktail proposti, non puoi che essere felice.

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Elettricità a costo zero da STRADE e BINARI: le tecnologie per rendere Milano leader nell’energia pulita

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Festival delle luci di Berlino. pavegen.com photo: David Heerde
Festival delle luci di Berlino. pavegen.com photo: David Heerde

Una delle invenzioni più interessanti degli ultimi anni è stato un insieme di tecnologie (tecnologia piezoelettrica) e riciclo di scarti industriali (gomma), per brevettare delle traversine atte alla produzione di energia elettrica al passaggio di un treno, metro, tram. Pure stando fermi in deposito si produce energia con il peso del mezzo kgf e la pressione atmosferica di 1 bar a livello del mare del piano. La stessa tecnologia applicata alle auto, pullman, camion, produce energia con la pressione delle ruote sul manto stradale o, se sono traversine, dal peso del treno (assi) che scarica sulle rotaie le quali scaricano sulle traversine. Tutta questa energia in serie o parallelo viene convogliata in una centrale di smistamento, per poi essere venduta.

Le traversine che producono elettricità a costo zero

greenrail
greenrail

Un’idea innovativa, e tutta italiana, viene da Greenrail, una startup fondata nel 2012 da Giovanni Maria De Lisi e incubata all’interno di Polihub, che ha sviluppato una soluzione di traversa ferroviaria che punta sulla sostenibilità. Le traverse Greenrail sono costituite da un nucleo interno in calcestruzzo rinforzato e un rivestimento esterno ottenuto da una miscela di gomma ricavata da pneumatici fuori uso e plastica riciclata.

Una composizione che consente, stando ai dati dell’azienda, di riutilizzare fino a 35 tonnellate di questi materiali per ogni chilometro di linea ferroviaria. Contribuendo quindi a una gestione più sostenibile dei rifiuti. Il prodotto è stato inoltre progettato con una particolare cura ai dettagli tecnici. a partire da un isolamento elettrico ottimizzato e una serie di soluzioni che consentono di ridurre le vibrazioni e il fenomeno di polverizzazione della massicciata. Tutto ciò comporta una maggiore durata della traversa e minori costi legati alle manutenzioni che, stando alle stime, possono essere ridotti del 200-250% rispetto alle tradizionali traverse in calcestruzzo.

Ma non è tutto qui. Oltre ad essere sostenibili e resistenti, le traverse Greenrail possono anche contribuire alla produzione di energia rinnovabile. Come? Il prodotto può integrare nella propria struttura moduli piezoelettrici, pannelli solari e sensori intelligenti. Greenrail Piezo è infatti in grado di produrre elettricità, mentre Greenrail Solar può produrre e raccogliere energia solare. Grazie poi all’integrazione di sensori intelligenti, Greenrail LinkBox consente di comunicare dati diagnostici al fine di migliorare la sicurezza dell’infrastruttura.

Asfalto intelligente

fonte: greenme.it
fonte: greenme.it

Dieci mesi dopo un primo studio teorico e un primo test pratico Innowatech, una società israeliana ha creato un dispositivo piezoelettrico in grado di generare energia elettrica dal movimento delle autovetture. I primi test sono stati condotti con l’installazione di nanogeneratori piezoelettrici su una striscia di dieci metri di asfalto, i generatori in questo modo potrebbero generare circa 2000Wh di energia elettrica. In particolare la tecnologia prevede l’installazione di generatori sotto cinque centimetri di asfalto e un tratto di 1 km di strada ad una sola corsia sarebbe in grado di generare circa 200KWh, mentre una a quattro corsie produrrebbe circa 1MWh di energia elettrica, che è sufficiente per alimentare 2.500 famiglie. Un interessante progetto che potrebbe essere facilmente ampliato e fornire considerevoli quantità di energia semplicemente recuperandola. Sono numerose le passate scoperte che vedono considerare la pavimentazione stradale e l’asfalto delle strada come una potenziale infrastruttura su cui implementare diverse tecnologie sostenibili.

Come l’asfalto in grado di purificare l’aria grazie a del biossido di titanio, il quale a contatto con la luce solare e le particelle dei pericolosi fumi di scarico li trasformerebbe in innocui nitrati. O l’utilizzo del calore assorbito dall’asfalto per riscaldare acqua o ancora lo sviluppo al MIT di una speciale pellicola fotovoltaica in grado di produrre energia elettrica. Una tecnologia, quella piezoelettrica, che ormai non può più essere criticata in materia di efficienza energetica. “La tecnologia che abbiamo adottato è basata su materiali piezoelettrici che permettono la conversione di energia meccanica esercitata dal peso del passaggio di veicoli in energia elettrica. Per quanto riguarda la strada in questione su cui sono installati i generatori, i guidatori non se ne renderanno nemmeno conto”, spiega Edery-Azulay capo del progetto della Innowatech. La società ha già individuato che Israele ha circa 250 chilometri di strade adatte questa tecnologia piezoelettrica, analisi che individua particolari volumi di traffico e massa dei veicoli.

“La tecnologia consente inoltre la fornitura di energia elettrica ai vari “consumatori” che si trovano lungo le strade, come ad esempio semafori, cartelloni pubblicitari illuminati, autovelox della polizia, sistemi di comunicazione o di segnaletica stradale”, continua la Edery-Azulay. Inoltre le condizioni meteo non hanno alcun effetto sulla produzione di energia elettrica di questa tecnologia e non richiede la stesura di alcun speciale asfalto. Numerose utility di tutto il mondo stanno seguendo da vicino il progetto esprimendo un interesse senza precedenti nella nella tecnologia innovativa in fase di sviluppo in Israele. “Il successo dei test di questa settimana è una tappa importante in questa rivoluzione tecnologica”, ha commentato Alex Wisznicer, CEO della Israel National Road Company, e continua: “Viviamo in un piccolo paese che ha un grande vantaggio in termini di ricerca e di conoscenza rispetto a molti paesi di tutto il mondo che cercano modi per risparmiare energia. E siamo lieti di aiutare chi vuole cooperare con noi per nuovi sviluppi”.

livello mondiale

Facciamo un calcolo.

La tangenziale di milano è lunga: est  29,4 km, ovest 33 km, est esterna 32 km, nord 20km, tratto da Rho–Sesto san Giovanni 17 km. Il totale è 131,4 km.

Su 1 Mwh al Km in 4 corsie quanto si produce? 131,4 Mwh che in euro, sono ; 131,4 Mwh x 0,48 kwh = 131400 Kwh x 0,48 kw/euro = 63072 x 14 ore= 883008 kw/euro x 365 = 322.297.920 euro anno! Calcoli approssimati.

 

DANIELE VASTA

 

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A Milano i canoni d’AFFITTO transitorio sono alti più del doppio rispetto a quanto stabilito dalla legge

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foto Andrea Cherchi (c)
foto Andrea Cherchi (c)

Lo sapevi che… a Milano, oltre ad altre città ad alta intensità abitativa, i contratti transitori hanno dei canoni concordati e non possono essere liberamente pattuiti?

Secondo la normativa, infatti, in via generale, nei contratti di locazione di natura transitoria il canone è oggetto di libera pattuizione. Tuttavia fanno eccezione determinate città “ad alta tensione abitativa”, ovverosia “Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Firenze, Bologna, Napoli, Bari, Catania, Palermo, i Comuni con esse confinanti e i capoluoghi di Provincia”. Per i contratti qui stipulati, infatti, il canone deve corrispondere a quello determinato con appositi accordi territoriali.

Questo significa che un contratto che ha durata inferiore al classico 4 + 4  deve avere un canone di locazione stabilito in base alla rendita catastale: a conti fatti questo canone è circa la metà dei canoni richiesti sul libero mercato.

Tuttavia spesso viene proposto di firmare un contratto transitorio che non rispetta il valore stabilito dal canone concordato ma è in linea con i prezzi di mercato, scommettendo sul fatto che chi firma questi contratti non è consapevole di questo aspetto o non ha potere di opporsi.
In caso di dubbi, può essere utile verificare con associazioni dei consumatori/ uffici legali.

MILANO CITTA’ STATO

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London Calling – UK Party

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Quali saranno le hit degli anni ’20 di questo secolo?

Proprio non riesco ad immaginarlo, quel che so è che le mie hit preferite, quelle che non smetterei mai di ascoltare e ballare, sono quelle del secolo passato…

E sembra che il BASE abbia i miei stessi gusti… godiamoci gli anni d’oro, dai 60s ad oggi, di quella musica che arriva da un’isola che ha rivoluzionato il nostro modo di vestire, parlare e ascoltare.

Dalle note suonate in cortile (The Demis live) alla geografia sonora del Dj Set notturno, in viaggio tra Londra, Belfast, Edimburgo.

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IL SOLE SPLENDE SU MILANO: mille firme per il referendum sull’autonomia

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Da Il Sole 24 ore: Milano cerca mille firme per diventare città-stato

Milano, 31 maggio 2019. Sulla home page de ilsole24ore.com esce la notizia: Milano cerca mille firme per diventare città-stato.

Nell’articolo di Sara Monaci si riportano i tratti salienti dell’iniziativa di Milano Città Stato promossa da questo sito.
“A settembre partirà la raccolta firme per fare di Milano una città autonoma, staccata dalla Regione Lombardia e in grado di gestire i fondi nazionali e internazionali. Occorrono mille firme, in base allo statuto della città metropolitana, e poi il referendum consultivo potrà essere indetto. È l’iniziativa dell’associazione Milano Città Stato, che attualmente conta nel suo sito 60.000 fans e 10.000 lettori unici al giorno”

La situazione: Milano oggi non è libera di fare (praticamente) nulla

La città che produce quasi l’11% della ricchezza nazionale, oggi non ha libertà di agire in modo autonomo pressoché su nulla.
Allo stato attuale Milano da sola non può:
– riaprire i navigli, neppure per un piccolo tratto
– alzare il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici di 50 centesimi
– eseguire lavori di riqualificazione in un qualunque parco cittadino
– ristrutturare palazzi d’epoca, intervenire su monumenti
– modificare qualunque elemento urbano di una certa rilevanza
– decidere come destinare le risorse “assegnate” dallo stato
– inserire sue normative sul lavoro o sul commercio
– trattenere e/o gestire almeno una parte delle risorse generate sul territorio
– avere rapporti istituzionali diretti con il governo di Roma

Per ognuno di queste e altre decisioni che ricadono sul suo territorio, la competenza è assegnata infatti alla Regione o allo Stato, spesso tramite la Sovrintendenza (Ministero dei Beni Culturali).

Il grado di autonomia di Milano è pari a quello di qualunque altro degli oltre 7.000 comuni italiani e si discosta largamente dall’autonomia concessa invece alle grandi città europee.

Leggi anche: Di chi è Milano? Dei milanesi o di Roma

Come Milano può ottenere autonomia

Per ottenere maggiore autonomia ci sono diverse strade.
#1 C’è la possibilità che il parlamento approvi delle leggi speciali, applicabili solo sul territorio milanese, sul modello di quando successo a Parigi.
Vedi: Parigi: una legge su misura per diventare ancora più grande

#2 C’è la possibilità di intervenire sull’Unione Europea rivendicando il diritto alla “buona amministrazione” e alla “libera circolazione dei beni” e quindi di ottenere di poter applicare sul suo territorio solo leggi europee e leggi autonome.
Vedi: E ora Milano città stato: se non lo fa Roma lo si può chiedere all’Europa

#3 Infine c’è l’iter previsto dalla Costituzione: l’articolo 132 dispone che qualunque territorio con almeno un milione di abitanti possa ottenere lo status di Regione. L’articolo 119 (III comma) prevede poi che una volta diventata regione, Milano potrebbe accedere a forme più elevate di autonomia.
Il solo problema per innescare questo iter è che occorre una richiesta dal basso fatta dai rappresentanti politici dei cittadini che dovrebbe essere poi suggellata dalla volontà popolare, ossia da un referendum.
Il limite maggiore sembra dunque questo: dover ottenere una richiesta formale da parte dei rappresentanti politici del territorio suggellata poi da un referendum popolare.
Difficile immaginare che accada tutto questo, secondo le norme nazionali esistenti. Vero. Però ci viene in soccorso la città metropolitana di Milano con quel suo piccolo margine di autonomia concesso dallo Stato e che si esprime in un documento: lo Statuto della città metropolitana.

Una via agevolata per l’autonomia dallo Statuto della città metropolitana

Una delle poche concessioni fatte dallo Stato alle città metropolitana è quella di potersi dotare di uno statuto che rappresenti la modalità di gestione amministrativa del territorio in coerenza con la Costituzione.
Il 22 dicembre 2014 è stato approvato lo Statuto della città metropolitana che, un po’ a sorpresa, prevede un iter accelerato per una possibile richiesta di maggiore autonomia al parlamento.
L’Articolo 7 riporta che “gli strumenti di partecipazione popolare riguardano materie rientranti nelle attribuzioni deliberative, consultive o di proposta della Città metropolitana“.
L’articolo 10 precisa che “l’iniziativa popolare (…) può essere esercitata da un numero di cittadini pari allo 0,5% dei residenti nei comuni facenti parte della Città metropolitana“, o in alternativa “attraverso l’approvazione dello schema di deliberazione da parte di almeno sei Consigli comunali che rappresentino almeno un decimo della popolazione residente nell’intera Città metropolitana“.
L’articolo 11 recita che “Sulle materie di esclusiva competenza della Città metropolitana possono essere indetti referendum popolari con finalità consultive, propositive e abrogative. Le proposte di referendum devono essere corredate da almeno 1.000 firme autenticate di cittadini proponenti“. Aggiungendo che “E’ indetto referendum propositivo di competenza della Città metropolitana, o riguardo ai quali la Città metropolitana possa esprimere una proposta o un parere, quando ne faccia richiesta il 3% dei cittadini elettori ovvero un quinto dei comuni rappresentativi di un quinto della popolazione residente”.

Quindi, fermiamoci un attimo. Questo significa che si possono proporre dei referendum propositivi su competenze della Città metropolitana e dunque anche sulla sua facoltà di chiedere allo Stato di diventare Regione o, comunque, di avere ampliata la sua autonomia.
E sono previste delle soglie molto basse per avviare il referendum: basta un quinto dei comuni che dovrebbero esprimersi a favore del referendum.
Ma c’è di più.
L’articolo 12 prescrive un quorum ridotto, ossia che “il referendum propositivo o abrogativo si intende valido al raggiungimento del 50% dei votanti che hanno partecipato all’ultima elezione del Sindaco e del Consiglio Metropolitano. Il referendum consultivo si intende valido al raggiungimento del 30% dei votanti di cui sopra“.
Ancora più forte il comma successivo che stabilisce che l’esito del referendum propositivo o abrogativo è vincolante. Entro 60 giorni dalla data di proclamazione dell’esito favorevole del referendum, il Consiglio metropolitano è tenuto a prenderne atto con apposito provvedimento, assumendo ogni ulteriore atto necessario a dare attuazione all’esito del referendum”.
Sì, avete capito bene: l’esito del referendum è vincolante. A quel punto il Consiglio metropolitano deve dare attuazione della volontà popolare.

Cosa può succedere, allora?

Lo Statuto della città metropolitana rappresenta un modello di amministrazione partecipata amplificando le potenzialità dello strumento referendario. Quindi, rappresenta un’opportunità per i cittadini della città metropolitana di poter esprimere la loro volontà su temi generali, tra cui quello di decidere il tipo di autonomia che si vuole per la loro città.
Cosa può comportare tutto questo?
Se c’è volontà popolare, lo Statuto rende più facile approdare all’autonomia, seguendo questi passi:
1. Individuare se c’è una volontà popolare di avere più autonomia e capire quale sia il tipo di autonomia desiderato (legge speciale o milano regione)
2. Redigere un testo e farlo approvare da Costituzionalisti
3. Presentare il testo all’organo di verifica della Città metropolitana che controllerà la correttezza formale (non sostanziale)
4. Coinvolgere cittadini o comuni del territorio per richiedere l’appoggio sul referendum
5. Superato il quorum procedere alla richiesta formale del referendum
6. Se il referendum ha esito positivo al di sopra del quorum (30% dei diritti al voto), si avvierà in modo automatico la richiesta da parte della città metropolitana agli organi dello stato per dare esecuzione alla volontà popolare (seguendo l’iter previsto dall’articolo 132 della Costituzione).

Primo passo ora: raccogliere 1000 firme per presentare la proposta di referendum alla Città Metropolitana di Milano. 

Chi vuole aiutarci in questo viaggio, scriva qui: info@milanocittastato.it

ANDREA ZOPPOLATO

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10 motivi che rendono il CENTRO di Milano unico al mondo

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piazza Mercanti
piazza Mercanti

Cosa c’è di speciale, interessante, straordinario nel centro di Milano?

10 motivi che rendono il CENTRO di Milano unico al mondo

#1 Quello che non si conosce del Duomo

il cielo sopra milano

Oltre ad essere la Chiesa più antica tra le grandi chiese del mondo, la più grande cattedrale gotica del pianeta e l’edificio al mondo con il più grande numero di statue al mondo, è anche una delle chiese con più segreti sula terra. Quanti di voi sanno rispondere a queste dieci domande (cliccare per le risposte)?

1. Perchè è stato costruito il Duomo?
2. Quale monumento celebre nel mondo è in realtà un plagio di una delle statue del Duomo?
3. Qual è la statua horror che spaventa i bambini?
4. Tra le statue dei santi sul Duomo c’è anche quella di due atleti impegnati in un’attività sportiva: quale?
5. E chi è il famigerato personaggio politico ad avere una sua statua sul Duomo?
6. Quante sono le Madonnine nel cielo di Milano?
7. Perchè la Madonnina ha un’alabarda?
8. Quando la Madonnina è stata coperta di stracci e perchè?
9. Nel Medioevo il Duomo era considerato una delle quattro meraviglie di Milano. Quali erano le altre tre?
10. Qual è l’oggetto risalente alla crocifissione di Gesù che si può venerare una volta all’anno in Duomo?

Leggi anche: 10 curiosità e stranezze sul Duomo che sorprendono anche i milanesi

#2 Museo Poldi Pezzoli e la originalità delle case museo milanesi

La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli
La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli

Tipiche di Milano sono le spettacolari case museo che si trovano in città. La regina delle case museo milanesi è il Poldi Pezzoli di via Manzoni. Conserva una delle più importanti raccolte artistiche italiane ed è una tra le case museo più famose nel mondo, in cui si possono ammirare capolavori di Tiepolo, Canaletto, Michelangelo, Perugino, Botticelli e molti altri per cui ci sarebbe ovunque la fila per vederle.

#3 San Maurizio: la Cappella Sistina di Milano

foto Andrea Cherchi (c)
foto Andrea Cherchi (c)

La chiamano la Cappella Sistina di Milano per la presenza del più vasto ciclo milanese di affreschi. Sono in gran parte opere del Luini, il discepolo prediletto di Leonardo Da Vinci.

#4 Il Castello Sforzesco:il più grande in pieno centro di una città europea

Eretto nel XV secolo da Francesco Sforza, fu, tra il Cinquecento e il Seicento, una delle principali cittadelle militari d’Europa. È uno dei più grandi castelli d’Europa nonché uno dei principali simboli di Milano e della sua storia. Al suo interno si possono ammirare capolavori di rilevanza mondiale come la Pietà del Michelangelo e la sala delle asse di Leonardo.

#5 L’Ambrosiana

Museo e Pinacoteca in un palazzo incantevole con opere di valore mondiale, come il Codice Atlantico di Leonardo, la Canestra di frutta del Caravaggio, una Madonna del Botticelli o il Ritratto di Musico di Leonardo.

#6 Le piazze nascoste

piazza belgioioso
piazza belgioioso
sant'alessandro
sant’alessandro
Piazza San Fedele
Piazza San Fedele
piazza Mercanti
piazza Mercanti

Meravigliose.

#7 La Scala

Il tempio della lirica mondiale. Assistere un’opera alla Scala è un’esperienza ambita in tutto il mondo.

#8 Il Quadrilatero della moda

via montenapoleone
via montenapoleone

La Mecca della moda e degli amanti dello shopping, con via Montenapoleone diventata una delle vie dello stile più note al mondo. Da considerare che proprio alle sue spalle si apre anche il quadrilatero del silenzio con i suoi luoghi unici al mondo.

#9 Brera

Brera
Brera

Uno dei quartieri simboli dell’identità milanese. E’ stato quartiere trasgressivo, di artisti, poi della grande borghesia della città. Con i suoi luoghi icona come la Pinacoteca o i palazzi storici rappresenta una vetrina di classe e di cultura di Milano.

#10 Le sue chiese uniche al mondo

sant’ambrogio 

Sant’Ambrogio, San Bernardino alle ossa, Santa Maria in San Satiro, Santa Maria delle Grazie con l’Ultima Cena, Santa Radegonda, San Sepolcro. Ognuna di loro sarebbe una delle più grandi attrazioni in qualunque città al mondo.

ANDREA ZOPPOLATO

Un ringraziamento speciale a: Andrea Poli , Giacomo Nicolella MaschiettiEmanuele BonFederico BertoliniLilli GuacciNicoletta CicalòMartina AdamuccioMonica Piacentini, Luca Manenti, Jaime Gomez, Antonella BlandinoRadu Nino ChakLuisa Dell’AcquaFederica PodioAlessandro SterzaSergio Cirillo

 

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Il Festival dell’Amore

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A Milano e, più precisamente, alla Triennale, c’è un festival particolar e potete capirlo anche solo dal titolo: Festival dell’Amore.

E sì, si parlerà di amore, ma non dell’amore inteso come “ti amo, cucciolotto. Ti amo, patatina” e via dicendo. Dalle 19.00 alle 21.00 ospiti come Stefano BoeriLuca DondoniSyria e Boosta parlano di sentimenti, natura, biodiversità, favole per innamorati e musica per amare.

Dalle 21.00 all’1.00 gli ospiti cambiano, ed entrano in scena Greta MenchiSofia ViscardiMorgan, con interviste ed infine un Dj Set for lovers, by Vespa.

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🔴 BREAKING NEWS. A Milano crescono le aziende straniere: +34% in 5 anni

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foreign firms

(ANSA) Crescono in Italia, e in particolare a Milano, le imprese con titolari nati all’estero: in Italia aumentano dell’2% all’anno, a Milano del 3%.

Secondo i dati della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, le ditte con titolari non nati in Italia negli ultimi cinque anni sono aumentate del 20% a livello nazionale, del 34% a Milano.

In Italia sono ‘straniere’ il 10% delle aziende (circa 600mila, con quasi un milione di dipendenti) mentre a Milano il 16% (50mila, con 102 mila addetti).

A Milano il Paese da cui provengono più imprenditori è l‘Egitto con 8mila ditte registrate (su 16 mila in tutta Italia), seguito da Cina con 6 mila, Marocco, con 3 mila e poi Romania, Albania e Bangladesh con 3 mila.

Unica nota un po’ stonata: questo tasso di crescita non riguarda aziende costituite da persone nate in paesi dell’Unione Europea, ma solo provenienti da economie emergenti o in via di sviluppo.

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Da Robbie Williams all’incognita Zuckerberg: le celebrità cercano CASA a Milano

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casa Ferragnez (fonte: radiodeejay.it)
casa Ferragnez (fonte: radiodeejay.it)

Dopo la fake news  di un paio di anni fa, sembra che ora ci sia del vero. La falsa notizia riportava l’acquisto da parte di Zuckerberg di un appartamento di 800 mq nel quadrilatero della moda per la bella somma di 21 milioni di euro. Notizia falsa che però potrebbe venire a sua volta smentita dal fatto che Mark Zuckerberg è stato visto di recente visitare immobili a Milano, dopo un incontro con Leonardo Del Vecchio di Luxottica.

In attesa di una conferma o di una smentita definitiva, la certezza è che la nostra città è capace di attrarre ogni tipo di persona, da qualunque contesto venga.

Persone (e case) FAMOSE a Milano

Fedez (City Life)

Un altro personaggio che divide molto tra chi lo ama e chi lo odia (controversa la festa a sorpresa al supermercato organizzata per i suoi 29 anni e vista come spreco di cibo), il rapper Fedez, assieme a sua moglie, Chiara Ferragni, ha un attico in zona CityLife, che figura anche nella presenza social della coppia.

Belen Rodriguez (Moscova)

Anche Belen Rodriguez, legatissima a Milano, ha recentemente cambiato casa, trasferendosi in zona Moscova, mentre Josè Mourinho, ex allenatore dell’Inter del triplete ed a suo dire innamorato della nostra città, viene ogni tanto coinvolto dai giornali in voci secondo cui cercherebbe casa proprio sotto la Madonnina.

I vip di Brera

Un altro allenatore, tra l’altro ex calciatore, Gennaro Gattuso, ora allenatore del Milan, vive in zona corso Como.
Altri ex calciatori celebri, come Walter Zenga e Paolo Maldini (citiamo sia un ex milanista che un ex interista, per equità), vivono invece a Brera, luogo che ospita tra gli altri anche Eros Ramazzotti.

Robbie Williams a San Babila

Un altro cantante (e questo non è nuovo a geniali colpi di testa), Robbie Williams, ex dei Take That e certamente il migliore solista fuoriuscito da quel gruppo, ha comprato un appartamento di 200 mq in San Babila alla modica cifra di otto milioni di euro.

Questa breve raccolta di VIP from all walks of life, che non ha la minima pretesa di essere esaustiva, dimostra la costanza e l’ampiezza del fascino di Milano, luogo che accoglie chiunque voglia viverla ed impegnarsi al meglio.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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Happy Birthday Colibrì!

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Il Colibrì compie 4 anni. Quattro anni di incontri, di chiacchiere, di feste, di colazioni, di aperitivi, di cocktail, di libri, di concerti e mostre.

Quattro anni e questo localino si sta facendo proprio grande, e ci ha invitati tutti alla sua Festa di Compleanno!

Una festa che inizia alle 19.00 con il jazz manouche della Woody Gipsy Band e sconti speciali sui libri, si prosegue con The Beat Barons che ci insegnano a scatenarci come negli anni ’60… Poi ancora Noy, che si preannuncia essere una sorpresona!

E fino a mezzanotte Dj set Colibrì Style!

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Milano ha un problema di Memoria? Tutte le contraddizioni del MUSEO DELLA RESISTENZA

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Se ne parlava già dal 2016, ma ora il progetto del Museo della Resistenza, arrivato alla sua fase  esecutiva, è stato presentato alle associazioni che hanno sede nella Casa della Memoria, in via Confalonieri all’Isola, dove il museo verrà collocato. E l’accoglienza è stata tutt’altro che calorosa.

Il nuovo museo della resistenza di Milano è stato presentato come una conquista per la città. Ma è davvero così? Sono molti i dubbi che sono stati sollevati sia sulla sede individuata, sia sul progetto in senso stretto sviluppato sotto la supervisione dell’Istituto Ferruccio Parri, soprattutto in rapporto alle aspettative che si avevano per Milano, che come città medaglia d’oro della Resistenza poteva forse aspirare a qualcosa di più.

museo della resistenza

Da “casa” a museo

Intanto la sede. La Casa della Memoria era stata edificata nel 2015 con gli oneri  derivanti dall’urbanizzazione di Porta Nuova, perché le associazioni ANPI, ANED, INSMLI/Ferruccio Parri, AIVITER (Vittime del terrorismo), Piazza Fontana 12 dicembre ’69, la gestissero come una vera e propria casa di quartiere, con l’obiettivo di svolgere un’attività di Memoria Attiva, di divulgazione e di educazione civica. Si tratta di un edificio estremamente semplice realizzato con materiali poveri e con spazi limitati,  2500 mq costati solo 3,6 milioni, ovvero con un costo di costruzione di meno di 1500 euro al metro quadro.

museo della resistenzaNon proprio un gigante, ma comunque adeguata alle funzione cui era destinata e che ha svolto molto bene in questi anni. Da quando è nata infatti, la Casa della Memoria ha realizzato quasi una iniziativa al giorno tra mostre, performance, conferenze, presentazioni e incontri, con la partecipazione di decine di migliaia di persone. Ed era uno spazio disponibile anche per i cittadini, che in mancanza di una biblioteca di quartiere e di un Centro Civico la utilizzavano come sala di lettura e studio.

museo della resistenzaLa decisione di realizzarvi adesso un Museo vero e proprio, nei 400 metri quadrati del pianterreno, è stato vissuto come una sconfitta per le associazioni degli ex deportati e dei partigiani, soprattutto per ANPI e ANED che da sempre caldeggiano la realizzazione di un’istituzione degna di questo nome, in linea con gli standard europei. La scelta di uno spazio delle dimensioni una palestra di una scuola media non è propriamente quanto avessero immaginato per Milano.

 

Il progetto: un prisma nero dalle 24 facce

In più, il progetto che è stato presentato è parso non solo inadeguato nell’impostazione e nei contenuti, ma anche in palese conflitto con le attività che vi si sono svolte fino ad ora. Questo prevede infatti un grande prisma nero rivestito su ogni lato da monitor multimediali, contenente all’interno una saletta per le proiezioni video e un piccolo “spazio emozionale” fruibile da una quindicina di persone alla volta, che andrà ad occupare la quasi totalità del pianterreno dove fino ad ora si tenevano gli incontri con i cittadini (più 4 postazioni informatiche dove reperire i documenti digitalizzati di un rete di musei e archivi della Resistenza presenti sul territorio).

museo della resistenzaIl Comune cioè procede per sottrazione: per far posto ad un modesto museo multimediale, che per ragioni di spazio non potrà avvalersi dei materiali documentali delle associazioni coinvolte, toglierà ai cittadini un luogo pubblico aperto e di libera frequentazione. E questa è la ragione per la quale anche i comitati di quartiere e alcuni esponenti del Municipio 9 si sono espressi a sfavore.

Da notare che per questo progetto sono stati stanziati 2.500.000 euro, per un costo complessivo di più di 6000 €/mq, ovvero quattro volte tanto quello della costruzione di tutto l’edificio.

museo della resistenzaMa quello che amareggia di più gli ex partigiani, al di là delle valutazioni nel merito del progetto, è il metodo. La Convenzione per la realizzazione nella del Museo Nazionale della Resistenza infatti è stata sottoscritta – in palese antitesi con la convenzione per la Casa della Memoria del 2015 –  soltanto con l’INSMLI-Ferruccio Parri, che ha ricevuto in via riservata l’incarico di predisporre il progetto contenutistico e documentale. Mentre l’avallo al progetto sarebbe stato dato dall’allora Ministro alla Cultura Dario Franceschini addirittura nel 2014. Le altre associazioni non solo non sono state informate, ma hanno potuto prendere visione del progetto solo adesso che è arrivato alla fase deliberativa finale (mancherebbe ad oggi solo la firma del Ministro).

 

La posizione dell’ANPI

Poiché ci pareva che fare un museo della Resistenza senza l’ANPI sarebbe come fare una torta di pere e cioccolato con le rape, abbiamo fatto una chiacchierata con Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI provinciale di Milano, da sempre contraria a questa iniziativa: “Questa sciagurata decisione provocherà due gravi conseguenze: non solo manderà in frantumi il progetto Casa della Memoria, diventata ormai punto di riferimento per decine di migliaia di milanesi. Ma ancora più grave è che priverà Milano della possibilità di vedere realizzato un Museo degno di questo nome, che dovrebbe essere ospitato in uno spazio adeguato”.

 

Se paragonati con musei simili di altri paesi europei in effetti questi numeri lasciano un po’ perplessi. Quello di Berlino, tanto per fare un esempio, ha larghissimi spazi a disposizione in cui propone una ricca documentazione, e ha un costo medio di circa 4 mila al mq. Ma non è nemmeno necessario costruire per forza ex novo: “Milano è piena di luoghi inutilizzati. Abbiamo proposto ad esempio l’ex Collegio Calchi Taeggi in Porta Vigentina, o alcuni spazi ancora liberi al Museo del Risorgimento, con il quale si potrebbe immaginare un percorso integrato sulla storia d’Italia”. Dalla Zona è arrivata anche la proposta di realizzare il Museo nell’ex Caserma Mameli, da anni in attesa di una nuova destinazione, che si avvarrebbe anche della vicinanza dell’Università Bicocca. “Con i soldi che spenderanno per questo allestimento si potrebbe davvero realizzare qualcosa di degno”.

museo della resistenzaMa il Comune non sembra intenzionato a fare marcia indietro, e in questi giorni la polemica infuria sulle edizioni dei quotidiani cartacei, mentre La Repubblica lancia la proposta di un grande unico museo sulla storia di Milano. Dopo le polemiche nate lo scorso febbraio intorno al Giardino dei Giusti al Monte Stella, “monumento contro la guerra e in memoria della morte civile”, sembra in effetti il caso di chiedersi se Milano abbia davvero un problema di Memoria. Forse questa pioggia di grattacieli che sta inondando la nostra città ci stanno dando un po’ alla testa.

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Strategia post elezioni. LEGA: Olimpiadi e grandi opere. PD: da Milano all’Italia. +EUROPA: Rinascita dalla sconfitta

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Qual è la reazione delle principali forze di Milano al voto delle europee? Lo abbiamo chiesto ad esponenti di spicco in città di PD, LEGA e +EUROPA. Prima di vedere le loro risposte, qualche dato di sintesi.

Le due spaccature: città vs provincia e nord vs sud

A livello nazionale i tre principali concorrenti hanno raccolto i tre quarti dei voti: il 34,3% la Lega, il 22,7% il PD, il 17% i 5 stelle. Il voto nelle grandi città è stato molto diverso da quello del Paese nel suo complesso. In particolare, il PD ha vinto in tutte le città del nord e del centro:
a Roma lo hanno votato il 30,6% contro il 25,7% della lega
a Milano il 36% contro il 27,4% della Lega
a Torino il 33,5% contro il 26,9% della Lega
a Bologna il 40,3% contro il 21,8% della Lega
a Firenze il 43,7% contro il 20,2% della Lega.

I 5 stelle hanno vinto al sud/isole:
a Napoli sono stati votati dal 39,8%, contro il 23,3% del PD
a Bari hanno ricevuto il 27,6% contro il 20,4% del PD
a Palermo hanno ricevuto il 31,5% contro il 20% del PD.

Forza Italia ha preso l’8,8% a livello nazionale, con il 13,8% a Palermo, il 10,4% a Bari, il 10% a Milano e percentuali inferiori in tutte le altre grandi città.

Secondo un interessante commento raccolto da APE – Associazione per il Progresso Economico – i  larghi consensi raccolti dalla Lega un po’ dappertutto ricordano l’onnipresenza democristiana degli anni d’oro della DC, con la sola significativa eccezione dei 5 stelle, che la superano al centro sud. Il prossimo futuro non ci riserva niente di buono, per APE. Per opposte ragioni, le due forze al governo avrebbero interesse a non tornare alle urne a breve termine, per cui la recita delle pubbliche liti quotidiane potrebbe durare ancora a lungo. Ma paradossalmente invece si parla di caduta del governo e nuove elezioni a breve.

Vediamo i commenti di alcuni personaggi di diverso colore politico a Milano.

Morelli (Lega): “Grandi opere e Olimpiadi per fare scoppiare la bolla di sapone del PD a Milano”

Alessandro Morelli, Camera dei Deputati, nelle liste della Lega nella circoscrizione Lombardia 1.

Il risultato della Lega a livello locale è un segnale importante, non lo si può negare. Persino dal Pd ammettono che l’unico vincitore, ovunque indiscusso, è Salvini, che al governo sta passando dalle parole ai fatti. Il nostro compito ora è quello di far scoppiare la bolla di sapone del Pd, che in 7 anni di governo non ha lasciato nulla alla città, ma è stato campione del taglio di nastri delle opere lasciate da Albertini e Moratti, come CityLife, Garibaldi, le linee M4 ed M5. La nostra proposta per la città è quella di rilanciare una stagione di grandi opere, perché ci si riempie la bocca con la Milano europea ma la metropolitana ha un incidente con feriti alla settimana mentre Madrid o Londra sono lunghe il doppio o persino il triplo rispetto alla nostra. Dopo aver portato a Milano 900 milioni di euro per il prolungamento della linea M5, la Lega lavora al governo per ottenere le Olimpiadi invernali del 2026, con l’obiettivo di una nuova vetrina mondiale per la città dopo Expo 2015.

Usuelli (+Europa): “Dalla sconfitta l’opportunità per cambiare”

Michele Usuelli, Consigliere Regionale Lombardia +Europa

Più Europa è arrivata molto lontano dall’obbiettivo; questa sconfitta è una opportunità per una riflessione all’interno della nostra classe dirigente locale e nazionale, a partire da nodi non risolti dopo il nostro congresso fondativo di gennaio 2019.
La sintesi politica tra il mondo laico radicale e la componente cattolica liberale mantiene irrisolto il dilemma del metodo di fare politica, innanzitutto. +Europa è un movimento politico ancora sufficientemente giovane per migliorare le sue abitudini, ripartendo dal rispetto dello statuto.
Restiamo un punto di riferimento per Milano città con il 5,33% dei voti, che alla camera nello scorso anno furono 7,65%. Il consenso in zona 1 resta alto 8,73%, ma anch’esso in calo.
In Lombardia abbiamo superato 150,000 voti, rispetto ai 182,000 alla camera lo scorso anno, ma in aumento significativo a paragone dell’esito alle elezioni regionali 2018, (108,000 voti).
E’ necessario ripartire dalla iniziativa politica e considerare le elezioni una opportunità per mostrare ciò che sì è fatto e non ciò che si è detto.

Potecchi (PD): “Il successo di Milano può proiettarsi su scala nazionale”

Alessia Potecchi. Responsabile Dipartimento Banche, Fisco e Finanza del Pd Metropolitano di Milano.

Il voto europeo delinea un risultato interessante. Queste elezioni sono state innanzitutto un vero e proprio referendum tra Lega e 5 Stelle che lo hanno perso in maniera clamorosa. I 5 Stelle da quando sono al Governo, ed è passato solo un anno, non hanno vinto una elezione sia territoriale, regionale e ora europea. Il Governo ne esce molto indebolito così come il contratto di governo.

Il PD è importante che abbia cominciato a riconquistare le posizioni che aveva perduto, è ora il secondo partito ma ha anche la possibilità di crescere ulteriormente, ha ancora dei margini di recupero se farà un discorso più allargato rispetto alle alleanze. Penso per esempio alla lista Bonino – dove dentro ci sono anche dei socialisti – alla lista dei Verdi e ad altri. Ma penso anche agli elettori del PD che si sono rifugiati nell’astensionismo e con cui va ripristinato un dialogo. Uno spazio che ci può permettere di arrivare ad una percentuale di peso del 27% – 28%. Il Pd vince nelle grandi città, vincono al primo turno i candidati di Firenze, Bergamo, Bari e anche a Milano ottiene un ottimo risultato con il 36% confermando il trend positivo che c’era già stato nelle politiche del 4 marzo. Un partito che a Milano vince in tutti municipi distanziando la Lega di diversi punti, un partito che prende voti non solo nella ZTL ma anche nelle periferie, vince in numerose zone non centrali dove vi è più sensibilità verso il tema della sicurezza e dell’immigrazione recuperando di fatto una parte dell’elettorato che non aveva più avuto fiducia e che ci aveva abbandonato.

Un risultato che premia ancora una volta la città di Milano, città internazionale, città europea che sa accogliere, che sa aprirsi, che non ha paura, che punta all’economia e agli investimenti, che è sensibile ai temi sociali che è stata la città che ha saputo superare brillantemente la prova di Expo. Merito del sindaco Beppe Sala ma anche di Giuliano Pisapia suo predecessore e candidato in queste elezioni europee ed eletto con tantissime preferenze nella circoscrizione Nord Ovest. Anche l’assessore alle Politiche Sociali Pierfrancesco Majorino è stato premiato con un grande risultato battendo in città anche Berlusconi per numero di preferenze. La Lega è distanziata di diversi punti , ha comunque ottenuto un risultato importante e questo ci spinge ad impegnarci ancora di più perché le comunali 2021 non sono distanti ed è un appuntamento su cui fin da ora dobbiamo concentrarci perché la contesa e la partita è tutta da giocare e vogliamo essere pronti.

La riflessione che facciamo sul risultato di Milano ma anche dell’area metropolitana dove il PD vince in diversi importanti comuni, è una riflessione certamente positiva che ci dà molta forza per guardare avanti ancora con più determinazione, è un risultato che vogliamo potenziare soprattutto nelle zone dell’hinterland di Milano su cui ci concentreremo maggiormente e che reputiamo un’ottima base da cui guardare anche ai prossimi appuntamenti. Da Milano parte nuovamente uno slancio che può proiettarsi anche sul nazionale dove il Partito Democratico ha ottenuto un risultato che ci fa ripartire fiduciosi come unica alternativa a questo governo e che cercheremo di allargare ulteriormente. Il piano nazionale, infatti, ci consegna una prospettiva di governo o di destra, la Lega sempre più vicina a FDI che ha ottenuto un buon 6.5% o un governo di centro sinistra dove il perno è il PD che deve allargare il suo campo di rifermento più ancora di quello che è stato fatto. E’ ormai escluso da questi dati un bipolarismo da giocarsi tutto nel campo dei populisti tra Lega e 5 Stelle.

Molte preoccupazioni desta la situazione internazionale, in questa campagna elettorale non si è sentita da parte dei partiti di governo una proposta sull’Europa, i problemi emersi nel corso della campagna sono stati se approvare o meno il Decreto bis sulla sicurezza o quello sulla famiglia, sul fronte europeo non è stata formulata alcuna idea, alcun progetto e programma. Il PD ha fatto numerose proposte sui temi fiscali per completare il processo di integrazione fiscale su cui c’è ancora molto da lavorare. Faccio un esempio, in questi giorni si è molto parlato della fusione tra FCA e Renault che andrà a costruire una delle più grandi aziende automobilistiche mondiali ma che avrà la propria sede in Olanda perché ci sono agevolazioni fiscali convenienti e questo non va bene, la tassazione deve essere omogenea così come i diritti dei lavoratori. Occorre superare ed eliminare il dumping sociale tra i paesi membri, eliminare e contrastare i paradisi fiscali e societari che ancora esistono e resistono in Europa, occorre una nuova forma di tassazione europea sulle multinazionali che operano nel web. Ancora occorre potenziare il ruolo del Parlamento europeo limitando il più possibile il ricorso al voto unanime dei 27 paesi così come occorre impegnarsi per costruire una vera unione bancaria con un mercato unico dei capitali che permetterebbe all’Italia di avere più risorse in campo economico e industriale. Da parte del Governo non ho sentito alcuna proposta mi chiedo cosa faranno in Europa? In particolare la Lega che dice prima l’Italia come potrà operare forte del suo risultato in un contesto europeo? L’Italia conterà di meno perché il sovranismo ti può far vincere le elezioni ma poi è difficile che i sovranisti si mettano d’accordo tra loro in quanto ognuno pensa al proprio Paese e a nient’altro. Per esempio sull’immigrazione i sovranisti sono tutti d’accordo a chiudere, ma ognuno per conto suo. L’Italia si trova dunque in grande difficoltà dinanzi a un futuro in cui presumibilmente non avrà la condizione favorevole che abbiamo avuto con tre nostri connazionali ai vertici delle istituzioni europee, mi riferisco alla Mogherini, a Tajani e a Draghi.

Qui da noi la situazione economica è davvero preoccupante, rischiamo a breve la lettera sanzionatoria per il deficit da parte dell’UE, la crescita è ad un misero 0,3%, aumenta la disoccupazione, le tasse per i pensionati, le accise sulla benzina, schizza lo spread dopo le dichiarazioni di Salvini, crolla il PIL e il welfare è in crisi. Penso che il governo dovrà trarne le conseguenze e andare presto ad elezioni, non so proprio come potrà continuare ma soprattutto come farà in autunno ad approvare il DEF.

PAOLO BRAMBILLA

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Turnè? Turnè!

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Moscow mule
Una serata al Turnè è quello che fa per tutti.

Nella frenesia milanese, ci si deve rilassare ogni tanto… ci si deve concedere una pausa in un locale accogliente e sempre pieno zeppo di gente!

Dicono che a Milano sia difficile farsi dei nuovi amici: troppe cose da fare, tutti sempre di corsa… Beh, io i miei amici più cari li ho incontrati al Turnè, chiacchierando un po’ a caso e trovando attorno a me facce sorridente ed allegre.

Perché sì, il Turnè non è solo un locale in cui fare un ottimo aperitivo, bere ottimi cocktail -il Moscow Mule è eccezionale-, ma è quel posto in cui tutti sono sereni, amichevoli e con tanta voglia di chiacchierare!

 

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Fu così che due MILANESI si giocarono il futuro dell’Italia

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I risultati delle elezioni sono ancora caldi di forno che già si moltiplicano le palle di cristallo su quello che accadrà. Lo scossone è stato netto, nel giro di un anno lo scenario della politica nazionale è stato rivoluzionato. Il partito egemone è precipitato, la Lega ha raddoppiato i suoi voti balzando al primo posto, il PD ha invertito la tendenza con un nuovo segretario che fa l’occhiolino ai 5 Stelle.

La sensazione diffusa è da una situazione così trasformata possa derivare qualunque cosa. Se si immagina il futuro, assurdo e verosimile sono separati da una sottile linea: difficile escludere a priori ogni previsione. D’altra parte questo contesto così confuso in una politica mai così mutevole fa venire voglia di provare a prevedere quello che potrebbe accadere.

Se guardo al futuro prossimo del Paese vedo due possibili protagonisti con il boccino in mano. Personaggi diversissimi tra di loro con un unico punto in comune: Milano.

Se guardo al futuro prossimo del Paese vedo due possibili protagonisti con il boccino in mano. Personaggi diversissimi tra di loro con un unico punto in comune: Milano.

Fu così che due MILANESI si giocarono il futuro dell’Italia

#1 Matteo Salvini

Il primo protagonista è scontato. Il capitano è diventato generale, a capo di un partito che in un battito di ciglia è passato dal 4% al 34%, primo in Italia e tra i più forti d’Europa. Dalla campagna elettorale del 2018 ad oggi non ha sbagliato un colpo. In un anno di governo ha fatto la scorpacciata del partito di maggioranza, giocando al cavaliere bianco (il partito del sì) contro il cavaliere nero (il partito del no). Forse unico caso di partito di minoranza di governo che ribalta il primo partito italiano, passando dalla metà al doppio dei suoi voti in poco più di un anno. Dal punto di vista politico ha saputo trasformare in opportunità ogni situazione che si è trovato sul suo cammino: TAV no TAV, inchieste e scandali per l’azione anti immigrazione, scontri con l’Europa e, soprattutto, ogni attacco ricevuto dai media e dai suoi avversari politici. Inutile girarci attorno: quota 34% è un capolavoro di fiuto e di astuzia politica. Ora tutti gli occhi sono puntati su di lui per capire che cosa combinerà. Quello che capiterà lo si può intravedere tra le pieghe del suo primo discorso post elezioni, quando ha dichiarato che non userà il risultato ottenuto per chiedere mezzo ministro o mezzo segretario in più, ma solo per accelerare alcuni punti del contratto elettorale su cui i 5 stelle per ora hanno alzato il ponte levatoio: flat tax, autonomia di Veneto e Lombardia, TAV. E’ proprio questo il punto. Non si tratta di richieste banali, ma di proposte che vanno contro l’identità stessa dei 5 stelle, movimento che basa la sua forza sulle regioni del sud, contrarie all’autonomia, sulla giustizia sociale, in contraddizione con la flat tax, e sull’opposizione alla Torino e Lione.

Salvini ha il boccino in mano. Sa bene che se dovesse predisporre un pacchetto con tutte queste richieste da fare approvare ai 5 Stelle si arriverebbe alla rottura. In fondo Salvini in mano ha un boccione costituito dal 34% delle preferenze e dalla potenziale maggioranza della coalizione di centro destra, di cui è sovrano assoluto. Può andare avanti con il governo facendo passare la sua linea, ingraziandosi così il suo elettorato e stritolando definitivamente i 5 stelle, oppure può puntare alle elezioni che gli potranno consentire di arrivare dritto dritto alla carica di primo ministro. Salvini sembra in una situazione in cui qualunque cosa accada lui si presenterà alla cassa a ritirare la sua vincita. Ma tra un governo controllato e la crisi con le elezioni c’è anche una terza strada. Una strada che potrebbe mettere in scena un altro protagonista, forse l’unico avversario possibile allo strapotere del capitano. 

Salvini sembra in una situazione in cui qualunque cosa accada lui si presenterà alla cassa a ritirare la sua vincita. Ma tra un governo controllato e la crisi con le elezioni c’è anche una terza strada.

#2 Beppe Sala

Siamo arrivati alla terza ipotesi. Salvini alza le sue richieste, i 5 stelle non cedono e si arriva alla rottura del governo. La Lega e Fratelli d’Italia invocano le elezioni. I 5 stelle tremano, sanno che in caso di voto, 2 su 3 dei loro eletti rischia di rimanere a casa. Perdendo così uno stipendio corposo e benefit garantiti per altri quattro anni, tutto per portare in Parlamento un movimento molto indebolito alla mercé dei partiti tradizionali. Ma i 5 stelle non sono i soli a tremare dall’idea di tornare al voto. C’è anche il PD costituito ancora da molti parlamentari renziani che con la nuova segreteria di Zingaretti sono a rischio di essere lasciati fuori lista o, quantomeno, si vedranno togliere il paracadute elettorale, tipo Boschi candidata in un carosello di collegi, per giocarsela in collegi blindati per gli avversari. Un PD che rischia di andare alle elezioni con la certezza di non poter puntare alla maggioranza e di vedersi annullata anche la possibilità di creare un governo con i 5 stelle, vista la loro probabile caduta. Quindi, che senso avrebbe affrontare le elezioni per lasciare il paese in mano al centro destra? Se a questo si aggiungono il piccolo esercito di deputati e senatori di Forza Italia che, discorso simile a quello dei 5 stelle, in caso di nuove elezioni sono sicuri di una cosa: molti di loro perderanno seggio, prebende e sfiziosità varie. 

In caso di crisi di governo solo il 17% dei parlamentari avrebbero un vantaggio a tornare ad elezioni, quindi come si fa a pensare che si arriverà allo scioglimento delle Camere? Mai vista una cosa del genere nella storia d’Italia. E allora che cosa dovrebbe accadere? Anche in questo caso la strada porta a Milano, questa volta in piena zona 1.

In caso di crisi di governo solo il 17% dei parlamentari avrebbero un vantaggio a tornare ad elezioni, quindi come si fa a pensare che si arriverà allo scioglimento delle Camere?

Questa la prevedibile successione di avvenimenti.
Crisi di governo, tutti a parole invocano le elezioni ma prima c’è da votare la legge di bilancio, quindi si va avanti senza governo per votarla in Parlamento, passa l’aumento dell’IVA, ufficialmente per colpa di nessuno, la crisi prosegue, tutti a parole invocano le elezioni ma intanto la borsa va giù, lo spread impazza, i giornali lanciano titoloni, inizia a circolare la parolina magica “responsabilità”, i responsabili chiedono aiuto a Mattarella, l’Europa alza la voce contro salti nel vuoto, Mattarella avvia le consultazioni, si bruciano tre o quattro nomi, Conte, Cottarelli, Gentiloni, finchè alla fine proprio quando lo spettro delle nuove elezioni o della bancarotta dello stato, più il primo del secondo, atterrisce i parlamentari, ecco all’orizzonte l’uomo della Provvidenza, l’unico politico di centro sinistra che si sta dimostrando capace di consenso e che ha l’immagine del bravo amministratore, in più è di Milano, ha dietro di sé il successo di Expo, è apprezzato in Europa, forse avrà conquistato anche le Olimpiadi, non ha tessera di partito, potrebbe essere l’uomo giusto per far smettere di litigare PD, 5 Stelle, Forza Italia e traghettare il paese fino al più ambito sogno di ogni parlamentare: la fine della legislatura.

Sala all’inizio si dichiara freddo, tentenna, prende tempo, ricorda che lui fa il sindaco ed è felice di farlo, poi si lascia tirare per la giacchetta, i bimbi piangono, allora dice forse sì, ma a queste condizioni, tra cui una vasta maggioranza, scopre d’incanto di avere con sé tutti i 5 stelle, il PD, la sinistra, la maggioranza dei parlamentari di Forza Italia et voilà, proprio quando ci stavamo preparando alla cabina elettorale, ha inizio un nuovo governo del Presidente, di scopo, dei responsabili che ci conduce a tre anni e passa di braccio di ferro tra due milanesi.  Uno con in pugno il Parlamento, l’altro che fa incetta di comuni e regioni preparandosi alla presa del potere più scontata della nostra storia. Anche se per lui il futuro si farà attendere.

Ah, e Milano? Senza più il suo sindaco la sinistra dovrà trovare l’uomo giusto per presentarsi in continuità con il nuovo primo ministro. Che ne dite di Boeri?

Fantapolitica? Chi scommette con me una cena?

ANDREA ZOPPOLATO

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Gran Ballo di Inizio Estate

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Questo mercoledì la Balera dell’Ortica, ha in serbo per te un evento speciale per festeggiare l’arrivo dell’estate.

Pronti a ballare? C’è il Gran Ballo di Inizio Estate!

Due capisaldi milanesi si uniscono in questa serata unica, Santeria e Balera dell’Ortica, per regalarvi una notte piena di allegria.

Il Gran Ballo di Inizio Estate vi guiderà con una piccola orchestrina ed una selezione musicale d’altri tempi in una serata amarcord, a cui seguirà un Dj Set.

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ELEZIONI EUROPEE: un abisso divide Milano dalla Lombardia (e dal resto d’Italia)

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Fonte: https://thesubmarine.it
Fonte: https://thesubmarine.it

Sono ormai ufficiali i risultati delle elezioni europee. Emergono alcuni dati evidenti.

L’Italia svolta a destra

Clicca per ingrandire i risultati Italia

A livello italiano i risultati sono chiari: successo pieno per la Lega che in un anno ha raddoppiato la sua percentuale, dal 17% al 34% e passa. Risultato clamoroso, considerando che ha capovolto i rapporti di forza con il partito leader di governo, il Movimento 5 stelle, che nello stesso periodo è franato da primo a terzo partito, scendendo sotto al 20%. In ripresa il PD, anche se segna comunque il suo secondo peggior risultato degli ultimi vent’anni. Il paese sembra aver svoltato a destra, questa la grande novità di queste elezioni. Ma se si prende a riferimento Milano le cose cambiano e il quadro che emerge segnala un fatto inconfutabile.

Milano è l’isola che non c’è

Un altro risultato clamoroso di queste elezioni è la profonda differenza tra Milano e il resto della Regione. Nel Comune di Milano il PD è il primo partito con il 36%. In crescita di ben 10 punti rispetto all’anno scorso. Anche la lega cresce ma resta 9 punti sotto, raggiungendo il 27,4%.

Clicca per ingrandire i risultati di MILANO

Il limes dell’area B

Il PD vince in tutte le zone della città, anche se il risultato più netto è come al solito in zona 1 dove PD e Più Europa da soli superano il 50% dei voti. Eppure le cose cambiano radicalmente se si esce dai confini di Milano. Se si considera l’intera provincia, la Lega diventa il primo partito con il 34,1%, in linea con il risultato italiano, e il PD scende al 29%. Ciò significa che scorporando il comune di Milano la città metropolitana vota in blocco la Lega. Pochi chilometri segnano una distanza siderale.

Clicca per ingrandire i risultati della PROVINCIA di MILANO 

Milano e Lombardia: due pianeti diversi

L’abisso che divide Milano da tutto ciò che è al di fuori dall’area B è confermato dai dati aggregati della Lombardia, dove il PD è poco al di sopra della media nazionale (23,1%) ossia dodici punti in meno rispetto a Milano città, mentre la Lega è al 43,3%, ben sedici punti al di sopra di quanto preso a Milano. Anche in questo caso se si considerassero solo i voti fuori Milano, la lega sfiorerebbe il 50%. 

Clicca per ingrandire i risultati della LOMBARDIA

Separati in casa. Ma uno solo comanda

Quali conclusioni si possono ricavare da questi dati? Quello di Milano è comunque un trend nazionale, visto che in tutte le grandi città del centro nord il PD è il primo partito. Milano indica che esiste un profondo scollamento tra chi vive in città e chi abita fuori, segnala mentalità ed esigenze radicalmente differenti. Leggendo questi dati ci chiediamo se sia giusto, allora, che due comunità così diverse, come quella urbana e quella extraurbana, facciano parte di un territorio amministrativo comune? Oppure, il fatto che due comunità così diverse esprimano idee e volontà opposte, suggerisce che si debbano considerare nuovi confini amministrativi, come sta accadendo ormai in tutta Europa?

Queste elezioni dimostrano ancora di più l’urgenza di considerare l’autonomia di Milano come un elemento fondamentale di democrazia, per consentire alla comunità urbana di potersi gestire senza dipendere da governi regionali e nazionale che sono in contraddizione con la sua volontà. Anche perchè il vero rischio di una mancanza di rappresentazione adeguata è che possa esplodere tra chi subisce un governo non riconosciuto una reazione di protesta anche violenta.

MILANO CITTA’ STATO

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9 straordinarie INNOVAZIONI URBANE: Milano impari a osare come Seul

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Il mondo si trova nell’era più disruptive della sua storia e tutti i settori lavorativi e sociali saranno coinvolti e sconvolti: le tecnologie spazzeranno via l’80% dei lavori attuali, che solo in parte saranno sostituiti, perché il resto sarà ad appannaggio di robot, AI (artificial intelligence) e IoT (Internet of Things), e tutti gli strati sociali avranno delle serie ripercussioni.

L’unica possibilità che abbiamo è sfruttare questo processo in corso e portarlo più possibile a vantaggio dei cittadini; per questo Milano dovrebbe essere parte attiva in questo processo, come dovrebbero esserlo tutte le grandi città, e da una metropoli come Seul c’è molto da imparare.

#1 INVESTIRE MILIARDI SU STARTUP BASATE SU BLOCKCHAIN

Il sindaco del governo metropolitano di Seul ha deciso di investire oltre 1 miliardo di dollari nelle Startup basate sulla blockchain per promuovere l’innovazione in campo imprenditoriale e sociale.
Milano non può permettersi di perdere il treno dell’innovazione tecnologica se vuole competere da global city.

#2 RICOMPENSARE I CITTADINI PIÙ PARTECIPATIVI

Seul ha elargito fino a 1 milione di dollari ai cittadini più partecipativi, che abbiano contribuito con la migliore idea all’efficienza, all’inclusione sociale o alla creazione di piattaforme per aiutare il prossimo.
Milano ha nel terzo settore/volontariato una delle sue punte di diamante: favorire sistemi di compensazione puntuali potrebbe amplificare ulteriormente questo suo punto di forza.

#3 E-GOVERNMENT SU SMARTPHONE PER UNA PARTECIPAZIONE AUTENTICA DEI CITTADINI

Il sindaco di Seul ha introdotto una piattaforma online, con app per smartphone dedicata, per votare le policy della città,  con due fini: i cittadini stessi sono controllori di chi li governa e questi ultimi possono accertare continuamente che la città sia amministrata e gestita in modo trasparente e giusto.
A Milano manca una reale partecipazione, potrebbe essere questa un’idea da implementare?

#4 GAMING PER TESTARE NUOVE TECNOLOGIE, ANCHE IN POLITICA

Sfruttare le piattaforme inclusive per testare nuovi progetti d’impatto sociale, ad esempio sul tema della disabilità o dei senza fissa-dimora, implementandolo al momento opportuno su piattaforma blockchain-based, è ciò che ha portato avanti il governo della città asiatica.
Seul l’ha fatto, Milano non può restare a guardare.

#5 DATI SUL TRAFFICO IN TEMPO REALE

A Seul è stata creata una piattaforma che colleziona in tempo reale i dati sul traffico e li analizza scientificamente in tempo reale per agire in maniera sempre più tempestiva a rendere più efficiente la mobilità. Questo sistema è possibile grazie al 5G (che a Milano sta arrivando), perché consente un’interazione tra oggetti.
A Milano si potrebbe replicare questo tipo di piattaforma e ipotizzarne una integrata anche a risolvere il tema dell’inquinamento.

#6 IL 5G AL SERVIZIO DELL’EFFICIENZA

Grazie alla velocità di trasmissione dati e al tipo di operazioni che permetterà di compiere, il 5G sarà la spina dorsale su cui si appoggeranno diversi servizi (a Milano, ad esempio, entro il 2020 si potranno eseguire pagamenti con carta contactless anche sui mezzi di trasporto pubblico di superficie) e permetterà di scambiare informazioni simultaneamente tra persone, piattaforme e oggetti.
Seul è stata pioniera del 3g, 4g e 5g… potrebbe esserlo Milano nei prossimi sviluppi tecnologici?

#7 LA CITTÀ COME PIATTAFORMA POLITICA

L’unione di piattaforme su blockchain con relativi sistemi di ricompense, 5G, AI, IOT trasformerà la città in una piattaforma politica (intesa come gestione della polis) capace di muovere i nodi di tutti gli ecosistemi che si verranno a creare tra privato (startup, aziende innovative…), gli altri enti pubblici e i cittadini.
La città potrà quindi sfruttare le economie di scala dovute alla vicinanza di servizi e popolazione, migliorando ulteriormente la qualità di vita e i benefici dei suoi cittadini, rendendo sempre più interessante andarci a vivere e fornendo servizi sempre più personalizzati ai suoi abitanti.
L’attuale gestione della polis milanese su questo aspetto è inefficiente e dovrà considerare anche questa prospettiva per un suo futuro competitivo nel mondo.

#8 LA TOKENIZZAZIONE DEI MONUMENTI

La ricerca di finanziamenti per le città è un assillo quotidiano, sia per far fronte agli impegni di spesa corrente, sia per gli investimenti a servizio della collettività. Con l’aiuto della blockchain, delle cryptovalute e in particolar modo dei token, sarà possibile far cassa “tokenizzando” i monumenti, in altre parole mettendone in vendita piccolissime porzioni virtuali sul mercato senza doverli alienare.
Inoltre, tutte le operazioni saranno regolate automaticamente tramite smart-contracts, rendendo maggiormente efficiente la macchina amministrativa che potrà occuparsi meglio di altre funzioni.
Milano oggi, a maggior ragione senza il dovuto grado di autonomia gestionale e finanziaria, e nel futuro, non potrà prescindere da soluzioni di questo genere per incrementare le sue entrate.

#9 IL PUBBLICO FA REGOLE PER FAVORIRE IL PRIVATO

A Seul aziende come Samsung e Lg possiedono: ospedali, scuole, musei ecc… garantendo investimenti costanti e tecnologie all’avanguardia che vanno a beneficio del pubblico (cittadini, turisti), grazie a regole costruite per facilitare l’iniziativa privata.
A cascata questo modello aumenta l’attrattività di altri investitori e di turisti, sostituendosi all’ente pubblico che non potrà mai competere con le potenzialità di un’azienda strutturata.
A Milano ci si limita a opere pubbliche a scomputo oneri di urbanizzazione o alle sponsorizzazioni delle linee metropolitane… di spazio per osare ce n’è ancora molto.

 

Fonte: SpecialeTg1

 

FABIO MARCOMIN

 

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Casa 770: l’abitazione GOTICA di Milano

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In via Carlo Poerio al numero 35 sembra di essere stati catapultati in una città del nord Europa, una di quelle che si potrebbero trovare in Scozia o in Olanda. La casa ha uno stile unico. In realtà, ha altri 12 cloni diffusi nel mondo.

Familiarmente viene chiamata “l’olandese” e rappresenta una delle riproduzioni della “casa 770”, celebre edificio dell’Eastern Parkway di Brooklyn a new York. La casa fu la dimora del rabbino Yoseph Yitzchok Schneerson per fornire alloggio al religioso in fuga dalle persecuzioni naziste e divenne quasi un luogo di culto e pellegrinaggio.

Le case 770 si trova in diverse città degli Stati Uniti e in Israele. Al di fuori di questi due Paesi, si trova una copia della casa a Montrèal in Canada, a San Paolo, Buenos Aires, Melbourne, Santiago.
Quella milanese è l’unica in Europa, con uno stile neogotico che spicca nel quartiere liberty per i mattoncini rossi e le guglie appuntite.

L’abitazione milanese è un importante luogo di aggregazione e un punto di riferimento culturale: ospita eventi ed esposizioni artistiche che si richiamano alla tradizione dell’ebraismo chassidico, corrente che si è diffusa nei paesi slavi dal 1800 e che si basa sulla popolarizzazione della Cabala e sulla santificazione di ogni aspetto della quotidianità.

L’edificio di via Poerio ha anche un bel giardino interno e una facciata ricca di decorazioni che rimandano alla Cabala ebraica.

MILANO CITTA’ STATO

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M4 LINATE: visita al cantiere del capolinea della linea blu

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Le giornate di OpenHouse sono un’opportunità straordinaria di partecipazione per i milanesi che vogliono scoprire, oltre a luoghi privati e/o altrimenti inaccessibili per varie ragioni, anche edifici e infrastrutture in realizzazione.
La mia scelta per queste giornate è ricaduta sulla stazione di Linate M4, della futura linea metropolitana in apertura tra il 2021 e il 2023, in quanto fungerà da collegamento per Milano con l’Europa e il mondo; inoltre la linea M4 sarà una delle opere più importanti di Milano degli ultimi 30 anni tagliando da est a ovest la città, passando per il centro, e servendo alcune delle aree urbane più popolose.
Voglio condurvi in un viaggio nel futuro tragitto dall’aeroporto alla stazione metropolitana di Linate M4, ecco le foto del tragitto.

Percorso e numeri della M4
Percorso e numeri della M4

IL VIAGGIO: DALL’AEROPORTO ALLE BANCHINE

La parete che verrà abbattuta per far spazio alla futura connessione tra lo scalo milanese e la metro M4 (a sn.), e come sarà nel rendering ufficiale (a ds.)
La parete che verrà abbattuta per far spazio alla futura connessione tra lo scalo milanese e la metro M4 (a sn.), e come sarà nel rendering ufficiale (a ds.)

Il viaggio inizia dal gate arrivi dove, come si vede in foto, verrà creato un collegamento diretto con il percorso verso la stazione.
Lasciato l’aeroporto alle spalle troveremo di fronte a noi ascensori e scale mobili, mentre sulla sinistra le scale fisse (foto in basso a sinistra).

Scendendo al piano mezzanino, ci aspetterà un percorso pedonale affiancato da un tapis roulant (foto a sinistra) che ci condurrà in un grande spazio circolare (foto a destra) che agevolerà il flusso di passeggeri da/per metro e aeroporto.

Pochi passi più avanti saremo accolti dalla luce proveniente dalla copertura in acciaio e vetro della stazione, soprastante i tornelli di accesso alle banchine.

Eccoci quindi ai tornelli, che verranno posizionati dove ora vediamo delle piastre metalliche sul pavimento (foto a sinistra) e che avranno l’aspetto del rendering (foto a destra).

Timbrato il nostro titolo di viaggio, si spera quasi solo in formato digitale alla data di apertura completa della linea, proseguiamo la discesa (foto a sinistra) verso la banchina ad attendere il nostro treno (foto a destra).

Di seguito la stazione di banchina (in rendering) con treno in arrivo e i tunnel in direzione della città.

DALLA BANCHINA AL KISS&RIDE

Per chi arrivasse a Linate in metro dal centro città e trovasse un auto ad aspettarlo all’arrivo, ecco il kiss&ride, ovvero un’area dedicata alla fermata momentanea per le auto che devono far salire a bordo dei passeggeri dalla metropolitana o accompagnarli in stazione.

Risaliamo quindi le scale (foto a sinistra) e camminiamo nel tunnel previsto anch’esso di tapis roulant (foto a destra).

Finalmente siamo arrivati all’uscita per il kiss&ride (foto a sinistra), dove ad attenderci ci sarà una corsia dedicata (foto a destra).

Concluso il nostro viaggio, non rimane che rivolgere un ultimo sguardo alla copertura in vetro e acciaio della stazione vista dall’esterno, in questo enorme cantiere che a gennaio 2021 vedrà la sua chiusura definitiva chiusura per dare il benvenuto al primo viaggio della nuova linea metropolitana M4.

FABIO MARCOMIN

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