ELEZIONI EUROPEE: un abisso divide Milano dalla Lombardia (e dal resto d’Italia)

Queste elezioni dimostrano ancora di più l'urgenza di considerare l'autonomia di Milano come un elemento fondamentale di democrazia e per disinnescare i rischi di una mancanza di rappresentatività politica adeguata

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Fonte: https://thesubmarine.it
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Sono ormai ufficiali i risultati delle elezioni europee. Emergono alcuni dati evidenti.

L’Italia svolta a destra

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A livello italiano i risultati sono chiari: successo pieno per la Lega che in un anno ha raddoppiato la sua percentuale, dal 17% al 34% e passa. Risultato clamoroso, considerando che ha capovolto i rapporti di forza con il partito leader di governo, il Movimento 5 stelle, che nello stesso periodo è franato da primo a terzo partito, scendendo sotto al 20%. In ripresa il PD, anche se segna comunque il suo secondo peggior risultato degli ultimi vent’anni. Il paese sembra aver svoltato a destra, questa la grande novità di queste elezioni. Ma se si prende a riferimento Milano le cose cambiano e il quadro che emerge segnala un fatto inconfutabile.

Milano è l’isola che non c’è

Un altro risultato clamoroso di queste elezioni è la profonda differenza tra Milano e il resto della Regione. Nel Comune di Milano il PD è il primo partito con il 36%. In crescita di ben 10 punti rispetto all’anno scorso. Anche la lega cresce ma resta 9 punti sotto, raggiungendo il 27,4%.

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Il limes dell’area B

Il PD vince in tutte le zone della città, anche se il risultato più netto è come al solito in zona 1 dove PD e Più Europa da soli superano il 50% dei voti. Eppure le cose cambiano radicalmente se si esce dai confini di Milano. Se si considera l’intera provincia, la Lega diventa il primo partito con il 34,1%, in linea con il risultato italiano, e il PD scende al 29%. Ciò significa che scorporando il comune di Milano la città metropolitana vota in blocco la Lega. Pochi chilometri segnano una distanza siderale.

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Milano e Lombardia: due pianeti diversi

L’abisso che divide Milano da tutto ciò che è al di fuori dall’area B è confermato dai dati aggregati della Lombardia, dove il PD è poco al di sopra della media nazionale (23,1%) ossia dodici punti in meno rispetto a Milano città, mentre la Lega è al 43,3%, ben sedici punti al di sopra di quanto preso a Milano. Anche in questo caso se si considerassero solo i voti fuori Milano, la lega sfiorerebbe il 50%. 

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Separati in casa. Ma uno solo comanda

Quali conclusioni si possono ricavare da questi dati? Quello di Milano è comunque un trend nazionale, visto che in tutte le grandi città del centro nord il PD è il primo partito. Milano indica che esiste un profondo scollamento tra chi vive in città e chi abita fuori, segnala mentalità ed esigenze radicalmente differenti. Leggendo questi dati ci chiediamo se sia giusto, allora, che due comunità così diverse, come quella urbana e quella extraurbana, facciano parte di un territorio amministrativo comune? Oppure, il fatto che due comunità così diverse esprimano idee e volontà opposte, suggerisce che si debbano considerare nuovi confini amministrativi, come sta accadendo ormai in tutta Europa?

Queste elezioni dimostrano ancora di più l’urgenza di considerare l’autonomia di Milano come un elemento fondamentale di democrazia, per consentire alla comunità urbana di potersi gestire senza dipendere da governi regionali e nazionale che sono in contraddizione con la sua volontà. Anche perchè il vero rischio di una mancanza di rappresentazione adeguata è che possa esplodere tra chi subisce un governo non riconosciuto una reazione di protesta anche violenta.

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