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L’Italia che funziona: le 7 mosse vincenti di EMILIA e VENETO nell’emergenza coronavirus

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Assieme alla Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono state le prime regioni ad essere colpite dall’epidemia di Coronavirus. A due mesi dall’inizio dell’emergenza la situazione in queste regioni rimane ancora seria e l’allerta alta.

Ma come mai il Veneto ha una letalità per Covid-19 di circa il 7%, l’Emilia Romagna del 13% e la Lombardia di oltre il 18%? E soprattutto, come sono riuscite ad abbattere le curve di decessi e contagi portandole da una situazione di grave allarme a un livello di “sicurezza”? La risposta non è univoca, tuttavia sia Veneto che Emilia Romagna hanno utilizzato gli strumenti dell’autonomia regionale per fare delle scelte specifiche ed indipendenti dal governo centrale, sviluppando due modelli diversi, uno basato sui test a tappeto (modello Veneto), l’altro sull’assistenza domiciliare (modello Emilia-Romagna).

Vediamo quindi quali sono le scelte vincenti attuate da queste regioni nella lotta al Coronavirus e che potrebbero essere “copiate” e attuate anche nelle altre regioni. Perché capire quello che ha funzionato in Veneto ed Emilia Romagna e interrompere subito quello che non ha funzionato in altre regioni come la Lombardia potrebbe aiutare ad uscire più velocemente da questa crisi e ad affrontare la fase due in maniera più informata e consapevole.

L’Italia che funziona: le 7 mosse vincenti di EMILIA e VENETO nell’emergenza coronavirus

#1 Istituzione zone rosse e chiusura tempestiva degli ospedali focolaio

Il 22 febbraio, ovvero pochi giorni dopo l’identificazione dei primi casi, il paese di Vò Euganeo viene chiuso e dichiarato zona rossa. L’ospedale di Schiavonia, dove la sera prima era morto il primo paziente italiano per Coronavirus, viene subito svuotato e chiuso.

Allo stesso modo, nella notte del 16 marzo Bonaccini decise di istituire la zona rossa a Medicina, alle porte di Bologna. Fu una decisione molto sofferta, dice il governatore, ma era assolutamente necessario evitare che il contagio raggiungesse Bologna e oggi quell’operazione si è dimostrata vincente, riuscendo a contenere la diffusione del virus nel capoluogo emiliano-romagnolo.

#2 Test e tracciamento dei positivi

Questa è la linea seguita principalmente dal Veneto sotto la guida del Prof. Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e uno degli uomini-chiave del successo del modello veneto. Già a fine gennaio 2020, su consiglio di Crisanti, il Veneto aveva cominciato a prepararsi per effettuare un numero elevato di tamponi, acquistando reagenti sufficienti per analizzare circa 500.000 tamponi per il coronavirus.

Il Veneto non ha effettuato test a tappeto, come talvolta si sente dire, ma fin dall’inizio dell’epidemia ha avuto un approccio molto aggressivo sui test e sul tracciamento dei positivi. In Veneto infatti sono sottoposti a tampone tutte le persone con sintomi, anche leggeri. Per ogni positivo identificato, vengono testati tutti i familiari e i contatti più prossimi e, nel caso non sia possibile effettuare il test a tutti, le persone si mettono in auto-quarantena volontaria.

Ad oggi il Veneto ha testato circa il 5% della popolazione (260.810 mila tamponi per 4.9 milioni di abitanti) contro il 2.9 % dell’Emilia Romagna (129.530 tamponi per 4.5 milioni di abitanti) e il 2.7 % della Lombardia (270.486 tamponi per 10 milioni di abitanti).

#3 Diagnosi in loco: i “drive-in” per fare tamponi

Sia Veneto che Emilia Romagna hanno implementato un sistema di verifica anche dei positivi asintomatici al Covid-19 tramite tamponi effettuati per strada. L’Emilia Romagna è stata inoltre una delle prime regioni ad implementare il test “drive through”, già sperimentato con successo in Corea del Sud e in Australia, che prevede l’esecuzione del tampone rimanendo a bordo della propria automobile, in maniera sicura e veloce. I primi drive-through sono partiti dall’Azienda sanitaria di Bologna il 14 marzo scorso e sono stati poi estesi alle città di Reggio Emilia e Cesena.

L’ 11 aprile è partito anche a Verona il primo drive-in sanitario della regione, ospitato nelle strutture del Palasport. Anche in questo caso, il tampone viene prelevato senza che la persona scenda dalla macchina. Questo servizio è per ora dedicato al personale di servizio sanitario, ai lavoratori delle case di riposo e al personale delle forze dell’ordine e dei servizi pubblici essenziali.

#4 Assistenza domiciliare

Questa è la linea seguita principalmente dall’Emilia Romagna, dove la gestione del paziente positivo avviene principalmente al di fuori delle strutture ospedaliere ed è stato implementato il servizio di visita a domicilio per controllare lo stato di salute e positività dei cittadini, rafforzando il presidio territoriale per decongestionare gli ospedali.

Ricoverare solo i casi estremi e gestire la maggior parte dei pazienti a casa ha consentito a Veneto ed Emilia Romagna di preservare le grosse strutture ospedaliere, evitando la diffusione incontrollata del virus al loro interno.

#5 Assistenza territoriale

Sia il Veneto che l’Emilia Romagna hanno sempre mantenuto un certo equilibrio tra grossi ospedali, efficienti e specializzati, e assistenza sul territorio, mantenendo un buon sistema di continuità assistenziale per gestire i pazienti in tutte le fasi al di fuori dell’ospedale. La presenza capillare sul territorio, con presidi ospedalieri territoriali, medici di base in rete e rapporti continui tra medici e aziende sanitarie, ha consentito a queste due regioni di avere un maggiore controllo della diffusione del contagio sul territorio e arginare tempestivamente i nuovi focolai.

#6 Tutela degli operatori sanitari

Sia Veneto che Emilia Romagna hanno fornito fin da subito sistemi di tutela individuali (mascherine, camici, guanti) al personale sanitario e hanno effettuato tamponi per controllare l’eventuale contagio degli operatori sanitari e per assicurarsi che negli ospedali nessun malato di Covid-19 entrasse in contatto con i pazienti degli altri reparti.

#7 Screening sierologico

L’ Emilia Romagna è stata inoltre la prima regione a sperimentare i test sierologici rapidi per consentire un numero di controlli maggiori rispetto al classico tampone. Il test sierologico sviluppato dall’Azienda Ospedaliera Sant’Orsola di Bologna richiede solo poche gocce di sangue, prelevate con un piccolo ago dalla punta di un dito e che a contatto con un reagente sono in grado di dire, nel giro di 15 minuti, se il soggetto presenta degli anticorpi contro il Coronavirus.

Gli screening sierologici sono partiti agli inizi di aprile per tutto il personale sanitario e socio-sanitario della regione. L’idea è poi di estenderli a tutti i corpi di polizia, Vigili del Fuoco, Guardie carcerarie, e anche alle aziende che ne hanno fatto richiesta. Inoltre la Regione inizierà un monitoraggio a campione su tutta la regione per mettere a punto dei sistemi di alert in grado di rilevare immediatamente il riaccendersi di focolai.

Fonti:
Hbr.org (https://hbr.org/2020/03/lessons-from-italys-response-to-coronavirus)
Ilpost.it (https://www.ilpost.it/2020/04/16/coronavirus-veneto-modello/)
Business Insider (https://it.businessinsider.com/stefano-bonaccini-vi-spiego-perche-il-modello-di-sanita-dellemilia-romagna-sta-vincendo-la-battaglia-contro-il-covid-5-miliardi-per-la-fase-2/)
Rainews (https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2020/04/ven-coronavirus-covid19-Verona-tamponi-automobile-Ulss-9-Croce-Rossa-f1651b62-4695-4954-b3f6-812a1a8652f8.html)
Regione Emilia Romagna (https://www.regione.emiliaromagna.it/notizie/2020/marzo/coronavirus-si-estende-in-emilia-romagna-il-test-drive-true-tamponi-direttamente-dallauto)
IlSole24ore (https://24plus.ilsole24ore.com/art/perche-sanita-lombarda-e-crollata-fondamenta-medici-famiglia-emilia-e-veneto-no-ADMIadK)
Aosp.bo.it (http://www.aosp.bo.it/content/coronavirus-al-il-test-rapido-del-sangue)

LAURA COSTANTIN

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Facciamo LUCE su BONUS 600 euro, CASSA integrazione e FINANZIAMENTI alle aziende: il governo sta mantenendo le promesse?

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Credits: lastampa.it - Conte e Gualtieri

Sono passati 35 giorni dal decreto legge “Cura Italia” pubblicato in Gazzetta Ufficiale il giorno 17 marzo 2020, nel quale sono stati inseriti stanziamenti per distribuire bonus ad autonomi e liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata Inps dell’importo di 600 euro. Successivamente integrato da medesimo bonus anche per lavoratori quelli iscritti a casse private, la cassa integrazione per tutte le aziende in difficoltà. Le ultime misure hanno introdotto la possibilità per le piccole aziende con fatturati entro i 400.000 euro di richiedere finanziamenti rapidi fino a 25.000. Le promesse sono state mantenute?

Facciamo LUCE su BONUS 600 euro, CASSA integrazione e FINANZIAMENTI alle aziende: il governo sta mantenendo le promesse?

#1 Bonus 600 per il mese di marzo: prima il sito in crash, poi lo slittamento dei pagamenti e il rifiuto per 1 milione di lavoratori

Il bonus di 600 euro previsto a parziale copertura delle spese di sussistenza, per tutti i lavoratori autonomi che sono stati costretti ad interrompere la propria attività a causa del stop a tutte le attività non essenziali, sarebbero dovuto arrivare in tempi rapidi inizialmente verso la fine marzo. In seguito alla partenza delle domande, possibile solo dal primo aprile ovvero giorno in cui il sito della previdenza sociale nazionale è andato in crash, si pensava ad una rapida erogazione del sussidio. Il 10 aprile si è avuta notizia dagli esponenti del Governo che i pagamenti avrebbero sarebbero stati accreditati con data valuta nella settimana successiva, quindi non prima del 15 ed entro il 17 aprile.

Com’è la situazione ad oggi? Come riporta Linkiesta su 4,4 milioni di richieste sono stati erogati 3,5 milioni di bonus, ma quasi 1 milione di richiedenti che hanno la loro pratica in fase di istruttoria con la dicitura “in attesa di esito” o con verifiche reddituali Tridico ha affermato che “per la maggior parte saranno rifiutate“. La domanda che molti si fanno è: se questi 600 euro rappresentano una parziale compensazione dello Stato verso persone costrette a chiudersi in casa, qual è il senso di vincolarli a verifiche su corretti versamenti effettuati in passato all’INPS? Anche perchè il rischio è di penalizzare proprio chi ha più bisogno.

Anche per il mese di Aprile e Maggio dovrebbero essere previsti bonus, a salire da 600 e 800 euro, per chi ne ha fatto richiesta per Marzo, staremo alla finestra. Nel frattempo in altri Paesi, ad esempio in Germania, tutti i liberi professionisti hanno ricevuto 5.000 euro a pochi giorni dalla richiesta a prescindere dalle casse di previdenza. Lo stesso è capitato in altri paesi, come Svizzera, Olanda, USA o UK dove l’autocertificazione è stata sufficiente per ricevere i rimborsi.

Promessa mantenuta? PER UN MILIONE DI CITTADINI NO

Leggi anche:
Indennizzi per il Coronavirus: MILANO e BERLINO a confronto
600 euro agli italiani? Si’, no, forse

#2 Pagamento della cassa integrazione per il mese di marzo ancora non eseguito

La cassa integrazione prevista per il mese di marzo, che dovrebbe fungere da supporto ai lavoratori dipendenti le cui aziende hanno chiuso e che non sono in grado di erogare lo stipendio, al momento in cui scriviamo, ormai fine aprile, non è stata ancora accreditata sui conti correnti. In base alle ultime indicazioni i lavoratori si troveranno scoperti per 2 mesi in quanto l’importo non verrà erogato prima del 30 aprile. Per i mesi successivi, in merito al decreto che dovrebbe trovare approvazione entro la fine del mese, il presidente dell’INPS ha dichiarato che “per cassa integrazione e strumenti di sostegno al reddito avremo bisogno di non meno di 25-30 miliardi.”

Promessa mantenuta? NO

# Finanziamenti rapidi fino a 25.000 euro alle piccole imprese con garanzia al 100% dello Stato: servono anche 20 documenti

Da lunedì 20 aprile, grazie al Decreto Liquidità del 10 aprile, è attiva la possibilità per le aziende con ricavi fino ai 400.000 euro di richiedere un prestito immediato fino a 25.000 euro, rimanendo comunque entro il 25% dei ricavi dell’anno precedente. La platea dovrebbe comprendere l’idraulico, il piccolo commerciante, l’artigiano, la partita Iva leggera, la ditta individuale che in teoria con una semplice richiesta e senza alcuna valutazione del merito di credito, cioè nessuna radiografia sull’impresa, potrebbe ottenere in 24 ore un prestito della durata 6 anni, con restituzione del capitale dopo 2 anni.

La realtà dei fatti è un’altra perché, nonostante i prestiti da soddisfare siano coperti da garanzie statali tramite il Fondo di garanzia per le Pmi e mediata dal Mediocredito centrale, la procedura è molto più complessa di quanto riportato, arrivando a anche a 19 tra adempimenti e documenti aggiuntivi che la banca è obbligata a richiedere ai clienti per non infrangere le rigide normative del sistema bancario.

Fonte: corriere.it

Promessa mantenuta? NO

# Gli esempi delle altre Nazioni: no burocrazia e mantenimento delle promesse

Dalla palude burocratica in cui si trova lo stato italiano possiamo guardare altrove e magari capire come si potrebbe fare meglio per dimostrare di avere a cuore i cittadini e dar loro adeguato e immediato sostegno economico in periodi di crisi come questo.

Dalla Germania con i 5.000 euro ai liberi professionisti in pochi giorni agli USA con 1.300 dollari a ogni cittadino sotto i 75.000 dollari di reddito a 2 settimane dall’inizio del contagio, dall’erogazione di prestiti in qualche ora in Svizzera con una semplice autocertificazione a tutte le aziende in difficoltà al pagamento dell’80% degli stipendi nel Regno Unito da parte dello Stato per aiutare le imprese non in grado di garantirli ai loro lavoratori.

Abbiamo dimostrato che il nostro modello di gestire l’emergenza sanitaria è stata fallimentare posizionando il nostro Paese in coda a tutte le classifiche: sarebbe opportuno che almeno la gestione dell’emergenza economica ottenesse risultati migliori. Le premesse purtroppo non sono edificanti.

Leggi anche: Come affrontare l’emergenza economica? DENARO sui conti correnti delle persone

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FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 21 aprile. Lombardia: tornano ad aumentare contagi e decessi. Nuovo allarme a Milano (nuovo picco)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

21 aprile 2020. Dopo alcuni giorni di tregua arriva una giornata nera. Tornano ad aumentare i contagi e soprattutto i morti che risalgono sopra quota 200. Brusco rialzo per Milano ai massimi della settimana per nuovi contagi. Negli ospedali prosegue e accelera il calo dei ricoveri e della terapia intensiva.

I contagi giornalieri risalgono a +960 (da +735), con tamponi in linea con ieri a +6.711.

I decessi tornano sopra quota 200: nelle ultime 24 ore sono stati 203 (ieri e l’altro ieri erano stati 163)

Dagli ospedali. Prosegue il calo delle persone ricoverate in un giorno scendono di 333 (ieri erano diminuite di 204). Altri 50 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 21). In 1.112 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 63).

Situazione delle province. Brusco rialzo per Milano. Quarto giorno di fila che in città crescono i nuovi contagi, che risalgono a +246 ai massimi della settimana (ieri erano stati +160, nell’area metropolitana dopo una settimana si ritorna sopra ai 400 con +408 (ieri erano stati +287).

Italia. Continuano a crescere i decessi: 534 morti nelle ultime 24 ore (in crescita dai 454 di ieri e 433 di domenica). I nuovi contagi sono +2.723 (ieri erano +2.256, domenica erano stati +3.047). -104 in terapia intensiva.

Mondo. Dati in peggioramento nei paesi più colpiti. Al momento l’Italia scende al terzo posto dopo gli Stati Uniti (+981 da +741) e UK (+828 da +449) per morti nelle ultime 24 ore. Segue la Spagna (+430 da +399). Mancano ancora i dati della Francia. Come nuovi contagi del giorno l’Italia scende al sesto posto, dietro a Usa (+9.400), Russia (+5.642), Turchia (+4.611), UK (+4.301) e Spagna (+3.968). Anche in questo caso mancano ancora i dati della Francia. Per numero totale, l’Italia resta al terzo posto al mondo per numero di contagi (dopo Usa e Spagna) e al secondo per numero di morti (dopo gli Usa).

Fonte: https://www.worldometers.info/coronavirus/

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)***
21/4: +960 (+1,4%)
Totale: 67.931

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
21/4: +203 (+1,6%)
Totale: 12.579

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
21/4: +408 (+2,5%)
Totale: 16.520

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
21/4: +246 (+3,6%)
Totale: 6.955

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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🔴 Dati 20 aprile. Lombardia: il numero più basso di nuovi contagi nel lockdown. Stabili i morti (163). Ancora in crescita i contagi a Milano

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Il MURO del Sud contro il Nord: la riconoscenza non è di questo Paese

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Credits: thelostavocado- Sicilia

Al 20 aprile le quattro regioni del Nord Italia più colpite contano 143.830 contagi che sommano quasi l’80% di tutti i casi nazionali e 20.914 decessi che sfiorano il 90% di quelli accertati in Italia. Per capire quanto sia grave e straordinaria anche a livello internazionale la situazione del nord Italia, basta vedere l’immagine qui sotto. La Lombardia da sola ha avuto da solo lo stesso numero di morti dei paesi del nord e dell’est Europa messi assieme.

Si tratta per queste regioni della più grave tragedia dai tempi della guerra. Nel dopoguerra, se si eccettua solo il terremoto del Friuli, si tratta della prima volta che alcune regioni del Nord vengono colpite da un dramma simile. In passato, infatti, le principali sventure territoriali sono legate ai terremoti che spesso hanno colpito le regioni del centro-sud Italia, come nel caso dell’Irpinia, delle Marche e Umbria o dell’Abruzzo. E’ successo in passato che territori del nostro mezzogiorno abbiano avuto bisogno di aiuto e le regioni del nord Italia hanno sempre risposto con la massima solidarietà, mobilitandosi per inviare ogni tipo di supporto, economico o di volontari. Per la prima volta ci si è trovati a parti inverse. Si dice che l’amico si veda nei momenti del bisogno. Vediamo chi si è rivelato un amico delle regioni del nord massacrate dal Covid-19. 

Il MURO del Sud contro il Nord: la riconoscenza non è di questo Paese

#1 La risposta ai primi contagi: “Vergogna, statevene a casa”

Appena ricevute le notizie dei focolai nelle regioni del Nord, a Codogno in Lombardia e Vo’ Euganeo in Veneto, si sono iniziati a registrare diversi episodi incresciosi di regioni del sud nei confronti di cittadini settentrionali trattati come appestati: come il caso di Ischia dove il Sindaco ha aveva introdotto un’ordinanza per vietare lo sbarco dei lombardi, poi bloccata dal prefetto, e gli insulti rivolti sull’isola verso un pullman proveniente dal Veneto:Ci avete chiamati per anni terroni e ora venite qui a fare le vacanze. Vergogna, statevene a casa.” Inoltre dopo le misure stringenti decise dal primo DCPM dell’8 marzo che istituiva la zona “arancione” per tutto il settentrione, regioni e singoli comuni del Sud Italia si sono subito mosse in autonomia per bloccare e mettere in isolamento chi proveniva da quelle zone del Paese.

La prima regione ad alzare i muri è stata la Calabria che in base ad un’ordinanza della sua governatrice Jole Santelli ha deciso di blindare rigorosamente i propri confini, il cui scopo principale era quello di evitare un nuovo esodo di corregionali dal Nord al Sud, con quarantena per chiunque fosse entrato

De Luca, presidente campano, ha stabilito l’obbligo per chi arrivava dalla Lombardia o altre zone rosse di mettersi in quarantena. E c’è anche l’obbligo dei “per i concessionari di trasporto aereo, ferroviario e autostradale di acquisire e mettere a disposizione delle forze dell’ordine e dell’unità di crisi regionale, dei Comuni e delle Asl i nominativi dei viaggiatori“. A Salerno il sindaco ha fatto sottoporre i passeggeri di bus e treni provenienti dal nord all’identificazione. Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia e Sicilia hanno fatto altrettanto.

Tutte iniziative che potrebbero essere comprensibili. Forse meno comprensibile che non si sia registrato da quegli stessi che hanno alzato dei muri nessun gesto di solidarietà o di supporto, economico o morale verso i loro connazionali del nord. 

#2 La fuga dal nord “infetto” di molti studenti e lavoratori di origine meridionale

La bozza del decreto uscita nella notte del 7 marzo che anticipava il lockdown su tutto il territorio ha indotto molti cittadini di origine meridionale, domiciliati o residenti per lavoro in Lombardia, la regione più colpita dal virus, a una fuga di massa. Le immagini della stazione di Milano presa d’assalto hanno fatto il giro del mondo, con treni alta velocità, intercity e regionali stipati di gente. Un comportamento che, oltre a creare un potenziale pericolo di diffusione del contagio nelle loro terra di origine, è stato visto da molti di quelli che sono rimasti a Milano e in Lombardia un gesto vile e di scarsa riconoscenza nei confronti di quella comunità che li accolti nella loro esigenza di studiare e lavorare.

Fonte: agi.it

3. Dallo Stato più aiuti per il sud che per le aree più colpite e il gesto di solidarietà che è arrivato solo da nazioni straniere

Il 29 marzo il Governo, per conto della Protezione Civile, ha emanato un’ordinanza per destinare risorse per misure urgenti di solidarietà alimentare verso le famiglie più bisognose. La somma totale di 400 milioni di euro è servita ai Comuni per donare buoni spesa alle fasce della popolazione più indigenti: il parametro per la distribuzione dei fondi è stato determinato per l’80% in base alla popolazione e per il restante 20% in base all’indice di povertà di ogni comune, secondo la regola del bilanciamento tra reddito pro capite e numero di abitanti.

Questo metodo di calcolo ha visto quindi favorire comuni meno colpiti dall’emergenza sanitaria, in termini di contagi e decessi, rispetto a quelli più colpiti. Il risultato è che si sono verificate alcune disparità di trattamento visto il differente grado emergenziale: – Alzano Lombardo tra i comuni più colpiti dal virus con 13.655 abitanti ha ricevuto 72.392 euro mentre Bellizzi (SA) con 13.546 abitanti ne ha ricevuti quasi il doppio, 125.446 euro.
– *Nembro (refuso corretto) con 11.526 abitanti ha ottenuto 63.992 euro, mentre S. Maria La carità (NA) con 11.711 abitanti ne ha ricevuti 118.042 euro
Milano, la città in Europa più colpita dal virus insieme a Madrid, con 1.4 milioni di abitanti ha ricevuto meno di Napoli che di abitanti ne ha 959 mila e che al tempo in cui si scrive è a contagi zero: 7,2 milioni di euro del capoluogo lombardo contro i 7,6 della città partenopea.

Fonte: Fondazione Ifel

Si potrebbe forse discutere sulla procedura di riparto, ma non è questa l’occasione. Ci sarebbe da riflettere invece sull’opportunità data ai Comuni del sud Italia che più hanno ricevuto e che forse avrebbero potuto rinunciare in parte alle somme loro destinate, con un gesto di solidarietà, per dirottare ai comuni più colpiti come Codogno, Nembro, Alzano Lombardo e Vo’ Euganeo. Un bel gesto di solidarietà che però non è arrivato.

E dire che invece altre nazioni, colpite anch’esse in misura non grande dal virus, pur in condizioni economiche non floride non hanno fatto mancare il loro sostegno alle regioni del Nord Italia come Albania, Polonia, Romania, Tunisia, Ucraina, che con forme diverse di supporto hanno fatto sentire la loro vicinanza.

Toccante il discorso del Presidente dell’Albania Rama che nell’occasione dell’invio di 30 medici e infermieri in Italia per aiutare a combattere il virus, arrivato già nella sua Nazione colpita mesi fa da un devastante terremoto, ricordando che “gli albanesi non dimenticano chi li ha aiutati” ha detto “È vero che tutti sono rinchiusi dentro le loro frontiere, anche Paesi ricchissimi hanno girato la schiena agli altri, ma forse perché non siamo ricchi ma neanche privi di memoria, non ci possiamo permettere di non dimostrare all’Italia che gli albanesi e l’Albania non abbandonano mai l’amico in difficoltà“.

Un tipo di discorso che al nord molti avrebbero apprezzato se fosse stato fatto da uno dei governatori delle regioni del sud. 

4. Verso la riapertura? Sì, ma senza le regioni del nord più colpite (con minaccia di chiudere i confini)

Nei giorni in cui il governo sta valutando la riapertura del Paese, anche in questo caso non si è fatta attendere la premura di alcuni politici meridionali verso le zone più colpite. Premura per le vittime, le loro famiglie o per gli ospedali in difficoltà? No: premura affinché il governo eviti di riaprire anche loro. Preoccupati solo dell’ipotetico rischio di contagio da cittadini infetti del nord, i governatori di Campania e di Calabria hanno minacciato il governo che in caso di riapertura totale avrebbero chiuso i confini delle loro regioni a chi proviene da Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia.

L’unica voce che ha espresso umanità è arrivata da altrove. Il sindaco di Riccione di fronte a questo atteggiamento ha invece dichiarato che la sua città rimane aperta per i turisti provenienti dalle regioni “che hanno fatto grande il suo turismo“.

Fonte: Il Grande Sud

# Nessuna polemica, ma solo alcune domande

Le polemiche in una situazione di così grave emergenza sanitaria ed economica sarebbe controproducenti, per questo siamo qui a chiedere delle risposte ad alcune nostre domande. Visto che:

  • quando ci sono disgrazie naturali come terremoti e alluvioni nelle regioni del sud, i cittadini e le istituzioni del nord si mobilitano con uomini e risorse per prestare soccorso,
  • quando si chiede di aiutare economicamente il mezzogiorno, da sempre in disavanzo, le regioni del nord non si rifiutano di bloccare i trasferimenti del proprio gettito allo stato che andrà redistribuito maggiormente a quei territori,
  • nessuna regione del nord si è mai sognata di alzare muri per impedire l’arrivo di emigranti di qualsiasi parte d’Italia, dando dimostrazione di accoglienza, certificata anche dal più alto numero di volontari di tutto il Paese,
  • il Veneto, la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Piemonte garantiscono le cure migliori nei propri ospedali ai numerosi emigranti della salute provenienti dal Sud Italia,

Visto tutto questo, perché il Sud nella prima occasione della storia in cui è il Nord a trovarsi in difficoltà, non sente il dovere morale di esprimere una solidarietà e un supporto come hanno dimostrato altri Paesi anche poveri come l’Albania, la Tunisia o l’Ucraina?

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 20 aprile. Lombardia: il numero più basso di nuovi contagi nel lockdown. Stabili i morti (163). Ancora in crescita i contagi a Milano

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Foto: Andrea Cherchi (c)

20 aprile 2020. I contagi proseguono il calo, toccando un nuovo minimo, anche se anche il numero di tamponi è sceso molto negli ultimi due giorni. Resiste ancora Milano che segna ancora una crescita. I morti restano stabili anche se in un trend in complessivo miglioramento. Negli ospedali prosegue il progressivo svuotamento dei ricoveri e della terapia intensiva.

I contagi giornalieri raggiungono il numero più basso dall’inizio del lockdown: +735 (ieri erano stati +855), anche se sono diminuiti ancora anche i tamponi a +6.331 (ieri +8.824), quasi dimezzati negli ultimi due giorni.

I decessi rimangono stabili: nelle ultime 24 ore sono stati 163 (lo stesso numero di ieri)

Dagli ospedali. Tornano a ridursi le persone ricoverate che calano in un giorno di 204 (ieri erano aumentate di 300). Altri 21 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 25). In 63 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 390).

Situazione delle province. Resta ancora Milano. Terzo giorno di fila che in città crescono i nuovi contagi, che risalgono a +160 (ieri erano stati +128), nell’area metropolitana la crescita è più lieve a +287 (ieri +279).

Italia. Tornano a crescere i decessi. 454 morti nelle ultime 24 ore (in calo dai 433 di ieri). I nuovi contagi sono +2.256 (ieri erano +3.047). Per la prima volta si registra un calo nel totale degli attuali positivi.

Mondo. Giornata che segna un miglioramento in quasi tutti i paesi più colpiti, in particolare nel numero di nuovi contagi. Al momento l’Italia resta al secondo posto dopo gli Stati Uniti (+741) per morti nelle ultime 24 ore. Seguono UK (+449) e Spagna (+399). Mancano ancora i dati della Francia. Come nuovi contagi del giorno l’Italia sale al quarto posto, dietro a Usa (+5.440), UK (+4.676 da +5.850) e Russia (+4.268 da +6.060). Anche in questo caso mancano ancora i dati della Francia.

Fonte: https://www.worldometers.info/coronavirus/

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
20/4: +735 (+1,1%)***
Totale: 66.971

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
20/4: +163 (+1,3%)
Totale: 12.376

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
20/4: +287 (+1,8%)
Totale: 16.112

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
20/4: +160 (+2,4%)
Totale: 6.709

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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Paradossi della politica. La Lombardia: “senza i test d’immunità il 4 maggio non si riapre”. Ma è la Regione che sta impedendo di farli

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La Regione Lombardia sembra preda della confusione. Se fino a qualche giorno fa premeva per una riapertura se non addirittura il 22 aprile, almeno subito il 4 Maggio grazie al Piano delle 4 “D” Distanza, Dispositivi, Diagnosi, Digitalizzazione, ora sembra tirare il freno a mano, sollevando dubbi sulla ripartenza da quella data. L’assessore alla Sanità lombarda Giulio Gallera intervistato da Fazio durante la trasmissione del 19 aprile di “Che tempo che fa” è stato chiaro:Se non ci saranno queste cose non si riaprirà“. Il riferimento è a test sierologici, mascherine, guanti e misurazione delle febbre. Il paradosso è che si tratta di elementi di competenza proprio della Regione. Non solo, chi sta rallentando i test sierologici è proprio la Regione Lombardia, che ha escluso Milano dalla programmazione dei test sui cittadini. E lo stesso Gallera si è espresso anche contro la possibilità che i cittadini potessero ricorrere a enti privati per eseguire quei test che la Regione al momento non riesce a mettere a loro disposizione.

Leggi anche: 🔴 Gallera: bloccare test sierologici nei centri privati. O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica?
🔴 Altro SCHIAFFO a Milano: test sierologici al via in Lombardia. Ma non a Milano

Paradossi della politica. La Lombardia: “senza i test d’immunità il 4 maggio non si riapre”. Ma è la Regione che sta impedendo di farli

# “Lombardia e Milano il 4 maggio se non ci saranno i test sierologici, le mascherine, i guanti riapriranno?” Gallera: “Se non ci saranno queste cose non si riaprirà”

La confusione che ha caratterizzato la fase uno rischia di contagiare anche la Fase 2 di riapertura e ripartenza della vita sociale. Il piano delle 4 “D” che avrebbe garantito l’inizio di un nuovo ciclo dell’emergenza, con graduale riattivazione di servizi, attività commerciali e imprese dal 4 maggio sembra già in discussione pochi giorni dopo il suo annuncio in pompa magna per bocca del Presidente Fontana. Tutto questo mentre si resta in attesa del decreto del Consigli dei Ministri che stabilirà le modalità ovvero se ci sarà una distinzione temporale in base alle regioni con predilezione iniziale per le aree meno colpite e dove la curva dei contagi è calo.

L’assessore Regionale Gallera, responsabile del servizio sanitario, in risposta alla domanda di FazioLei è l’assessore del territorio, il 4 di Maggio, cioè fra 15 giorni, secondo lei questa città Milano e la Lombardia ma soprattutto Milano evidentemente è pronta per mandare i pendolari al lavoro, la gente negli uffici quelli che saranno riaperti? Non è che cambia qualcosa se nel frattempo non ci sono appunto i test sierologici, le mascherine, i guanti e tutto quello che sappiamo” Gallera risponde: “Se non ci saranno queste cose non si riaprirà. Si riaprirà solo nella massima sicurezza

L’assessore dimentica di aggiungere che la responsabilità di chi deve garantire queste condizioni che ricadrebbe proprio sulla sua giunta.

Dichiarare che la Lombardia non ripartirà in assenza di DPI per tutti e di test per l’immunità, da cui per volontà della Regione la città più importante d’Italia e che prima di tutte avrebbe bisogno di ripartire è stata tenuta fuori, è da irresponsabili. Irresponsabili perché è in capo alla Regione mettere in atto le misure elencate dall’assessore per uscire dall’emergenza, e come dimostrato dal fatto di bloccare chiunque voglia privatamente sottoporsi al test per certificare positività e immunità, sembra evidente di chi sarà la grave responsabilità se Milano e la Lombardia il 4 maggio saranno ancora paralizzate.

Fonti:
🔴 Sala contro le 4D di Regione Lombardia: “Sono solo SLOGAN!”. Si aggrava la frattura tra Milano e Lombardia
🔴 Lo strappo di Sala: Milano parte con i TEST D’IMMUNITA’ senza attendere la Regione
🔴 Volano SCHIAFFI tra Sala e la Regione sulla gestione della sanità

FABIO MARCOMIN

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🔴 Sala attacca il Governo: basta con la politica del NON SI PUÒ!

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“Trovo inaccettabile che ci si arrenda!”

Il sindaco dalla sua consueta postazione di Palazzo Marino, dove è costretto a fare lo spettatore di lusso di scelte a cui non può partecipare perché non ne ha i poteri, attacca senza mezzi termini il governo sui temi caldi della scuola e dei trasporti e soprattutto sulla riapertura: “se dobbiamo riaprire non potete dircelo 48 ore prima”.

Sala aggiunge alzano il tono di voce: “noi facciamo la nostra parte, ma gli altri devono fare la loro parte”. In particolare entra ne dettaglio della strategia della riapertura:

#1 I trasporti

“Sulle metropolitane possiamo disegnare dei cerchi sui pavimenti”, “dobbiamo promuovere lo sharing dei veicoli elettrici, ma il governo deve fare chiarezza!”. E mette in guardia che se dovesse diventare obbligatorio stare solo seduti sui mezzi pubblici mantenendo una distanza, la capienza scenderebbe addirittura al 10% e la gestione sarebbe insostenibile.

#2 La scuola

 “E’ una ferita nel cuore sapere che il sistema educativo italiano è così buono in termini di offerta per i ragazzi, ma in questo momento la risposta è così debole. Altri parlano di riaprire e noi diciamo forse a settembre”. E’ il tema della competenza quello su cui batte il sindaco, che fa chiaro riferimento alla sua precedente carriera nella gestione delle aziende: “qui ci vuole la capacità di aver gestito complessità e anche un po’ di fantasia”. Chiede che si abilitino nuovi professori, che li si paghi e li si formi in maniera adeguata. Ed ecco l’idea, che potrebbe anche risollevare le sorti dei luoghi della cultura: “Portiamo le scuole a fare lezione nei teatri e nei cinema”. Ci vogliono idee e creatività per risolvere il problema, aggiunge il sindaco. 

#3 Il commercio

Sala ventila l’ipotesi di sospendere la Cosap, la tassa sull’occupazione del suolo pubblico per bar e ristoranti che potranno allargarsi sui marciapiedi e nelle piazze per rispettare il distanziamento senza perdere capienza. E poi parla di aperture scaglionate e anche serali per i negozi.

Ma il punto è che “con le nostre rigidità, con i nostri non si può, con le nostre abitudini ad accettare come dato di fatto le abitudini precedenti, perdiamo. Nelle aziende la cultura del Non si può non esiste. In questo momento il Settore Pubblico non può dire non si può”.

Milano città stato: il regno del si può come alternativa positiva alla politica del divieto

“A Milano puoi”. Questo uno degli slogan più popolari di Milano Città Stato. Ora più che mai occorre creare uno spirito di comunità per poter fare ripartire da Milano una politica del “si può”. Anche perchè è troppo facile governare un Paese solo con i divieti. Troppo facile ma catastrofico per il futuro dei suoi cittadini.  Se il sindaco vuole dare seguito alle sue parole noi gli tendiamo la mano (una volta ancora). Ora è il momento di smetterla con i giochini e gli interessi di parte e lavorare uniti per il bene comune. 

Partecipa al rinnovamento e mandaci le tue proposte per fare rinascere Milano: https://www.milanocittastato.it/rinascimilano/

ALBERTO OLIVA

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BOLZANO: “sospendiamo i versamenti allo Stato”. Se le altre regioni del nord facessero lo stesso avrebbero le risorse per fronteggiare l’emergenza economica

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Credits: lonelyplanet.com Bolzano

La crisi sta facendo sentire i suoi effetti. Uno di questi è la spaccatura tra regioni del nord e alcune di quelle del sud. Il coronavirus si è concentrato sulle regioni del nord Italia che invece di ricevere l’aiuto dalle regioni meno colpite, si sono trovate davanti a muri e a minacce, in particolare da parte del governatore della Campania De Luca. Molti al nord sono convinti che se fosse successo l’opposto, le regioni del nord sarebbero venute in soccorso di quelle del sud inviando medici e aiuti economici invece che alzare muri.

Leggi anche: 🔴 Al Sud che vieta l’ingresso ai lombardi risponde la ROMAGNA: “Noi non chiuderemo mai a chi ha reso grande il nostro turismo”

Anche il comportamento dello Stato sta aizzando gli animi delle aree più produttive: perchè, in molti si chiedono, se i morti e i contagi si sono concentrati quasi al 90% nelle regioni del nord, gli aiuti sono stati distribuiti sull’intero del territorio, spesso privilegiando proprio le aree più lontane da quelle più colpite dall’emergenza? In breve, la situazione nel nord Italia sta diventando incendiaria. Non solo per il virus. E crolla la fiducia nella capacità del governo di far fronte all’emergenza economica delle zone che rischiano di pagare il prezzo più alto delle decisioni prese dal governo per contrastare l’emergenza sanitaria.

Il primo atto di ribellione è del governatore della provincia autonoma di Bolzano. Ha chiesto la sospensione dei versamenti allo stato, ovvero tenere per sé il “residuo fiscale”, per coprire il mancato gettito fiscale e garantire i servizi. Cosa potrebbe fare la Lombardia e Milano se decidessero di avanzare a loro volta tale richiesta?

 

BOLZANO: “sospendiamo i versamenti allo Stato”. Se lo facessero anche altre regioni e città del Nord?

# Il governatore Kompatscher “Come Provincia autonoma dobbiamo comunque finanziare i servizi essenziali a nostro carico, come la sanità, la scuola e le strade

Il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha chiesto la sospensione del contributo della Provincia autonoma al risanamento del disavanzo statale, ovvero di 476 milioni di euro annui che serviranno a sopperire il mancato gettito fiscale a causa dell’emergenza coronavirus. “Come Provincia autonoma dobbiamo comunque finanziare i servizi essenziali a nostro carico, come la sanità, la scuola e le strade“, ha spiegato il presidente aggiungendo la possibilità di ‘bond regionali’ per finanziare i programmi di rilancio e i trasferimenti ai Comuni che è in attesa della risposta dal Governo.

Fonte: ansa.it

# Le aree del Nord, con Lombardia e Milano su tutte, vantano un residuo fiscale tale da potere uscire dalla crisi in autonomia


Il residuo fiscale è, giusto per rinfrescarsi la memoria, la differenza tra quanto un territorio versa sotto forma di tributi allo Stato e quanto da esso riceve sotto forma di servizi e investimenti.

Nel dettaglio i versamenti allo Stato riguardano in particolare queste imposte e tributi:

  • Imposte dirette (per esempio l’Irpef) , imposte in conto capitale (per esempio l’Imu), imposte dirette (per esempio l’Iva)
  • Contributi sociali effettivi e figurativi versati da lavoratori e imprese (i contributi di lavoro che vanno principalmente all’Inps)
  • Interessi, dividendi, redditi prelevati dai membri di quasi società (es interessi su obbligazioni di imprese) , utili reinvestiti di investimenti all’estero, fitti di terreni e diritti sfruttamento giacimenti
  • Trasferimenti correnti o in conto capitale diversi da famiglie e imprese
  • Produzione di servizi vendibili e produzione di beni e servizi per uso proprio

Mentre queste sono le principali voci di spesa dello Stato sui territori regionali.

  • Spesa per consumi finali (per esempio la spesa statale in giustizia, istruzione, ecc)
  • Prestazioni sociali in denaro e trasferimenti correnti diversi a famiglie e istituzioni sociali private (tipicamente le pensioni in particolare quelle sociali o di invalidità)
  • Contributi alla produzione e trasferimenti correnti diversi a imprese (i vari incentivi alle aziende)
  • Imposte dirette ,trasferimenti ad enti pubblici (ovvero i gettiti delle tasse come l’Irap re-indirizzate alle regioni)
  • Investimenti fissi lordi (per esempio quando lo Stato costruisce una nuova autostrada in una regione)
  • Contributi agli investimenti a famiglie e imprese (trasferimenti in conto capitale, per esempio contributi a fondo perduto a start-up).

Fonte: truenumbers.it

Attribuire con precisione a ogni regione tutti i gettiti delle imposte e soprattutto tutte le spese dello Stato è complicato, ma le cifre che risultano ad oggi vedono Lombardia con 54 miliardi, Veneto con 18,8 miliardi e Emilia Romagna con 15,4 miliardi sul podio degli enti che più aiutano lo Stato. Inoltre Milano che secondo l’OCSE produce 312 miliardi il PIL  nell’area metropolitana, di cui circa 80 miliardi nel Comune di Milano verserebbe oltre 40 miliardi allo stato italiano, considerando solo il Comune e 156 miliardi di tasse pagate su base metropolitana. Ricevendo indietro solo 450 milioni a fronte dei 40 miliardi versati ritorna l’1% di quanto versa. Cosa potrebbero fare le regine del disavanzo fiscale, la Lombardia e Milano, seguendo l’esempio di Bolzano o, almeno, trattenendo sul loro territorio il residuo fiscale?

Fonte: Milano riceve indietro dallo stato solo l’1% di quanto versa: 450 milioni a fronte di oltre 40 miliardi di tasse

# Dove potrebbero destinare le risorse trattenute la Lombardia e Milano per rilanciare l’economia post Covid-19?

Alcune misure potrebbero riferirsi solo al capoluogo lombardo e altre a tutte le regioni, vediamo alcune proposte:

  • In primo luogo stornare sotto forma di sgravi fiscali i 5,77 miliardi di euro di costi per la città di Milano, causati dalla burocrazia alle imprese, stimati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre che fanno perdere parte della competitività internazionale e ridurre a solo un passaggio la richiesta di attivazione di qualsiasi pratica per fare business
  • Sempre Milano potrebbe garantire senza costi extra per i cittadini tutti i servizi di pubblica utilità, aumentando la frequenza e capillarità: trasporto pubblico, raccolta rifiuti, pulizia e igienizzazione quotidiana delle strade, manutenzione ordinaria e straordinaria manto stradale, investimenti in nuove linee metropolitane e sistemi per garantire la ripresa della vita lavorativa senza pericoli di contagi dal virus fino alla fine dell’emergenza
  • La regione Lombardia potrebbe immettere liquidità sui conti correnti aziendali, con semplice autocertificazione, per coprire almeno l’80% del fatturato mensile medio fino alla fine del 2020, e tramite assegno, inviato direttamente presso l’indirizzo di residenza, distribuire un sussidio a tutte le persone fisiche un importo pari alla retribuzione media italiana di € 1.400 fino alla ripresa lavorativa
  • Sia Comune che Regione potrebbero azzerare tributi e imposte a tutte le aziende, liberi professionisti e cittadini sulla scorta di quanto fatto dal Sindaco di Napoli de Magistris che le ha cancellate per tutto l’anno
  • Predisporre un piano di finanziamento a fondo perduto alle aziende per implementare nuove tecnologie per favorire lo smartworking, sviluppare l’internazionalizzazione e assumere dipendenti per contenere l’aumento previsto della disoccupazione
  • Ridurre i debiti degli enti locali per favorire nuovi investimenti per i territori negli anni a venire

Fonte: I danni economici del lockdown: PIL -9,1%, debito al 160%, 10 milioni a rischio disoccupazione. Le tre azioni per evitare il fallimento del Paese

C’è curiosità nello scoprire se il Governo avvallerà le richieste di Bolzano, potrebbe essere un precedente importante su cui fare leva nell’invocare un prossimo cambio dell’assetto istituzionale in cui ogni ente possa gestire in autonomia quello che produce sul territorio e lo Stato possa fungere esclusivamente da supervisore del decentramento e coordinamento di indirizzi per regole nazionali comuni.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 19 aprile. Lombardia: CALO nei decessi (+163) e nei nuovi contagi che tornano sotto quota 1.000. Solo Milano ancora in controtendenza

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Foto: Andrea Cherchi (c)

19 aprile 2020. Prosegue il trend di riduzione nelle terapie intensive. L’Ospedale Niguarda ha chiuso un reparto per la terapia intensiva del Covid. Calano i morti al livello più basso da una settimana. I contagi in regione tornano sotto quota 1.000. Solo Milano ancora in controtendenza.

Forte calo dei nuovi contagi che tornano sotto quota 1000: +855 (ieri erano stati +1.246), anche se sono diminuiti anche i tamponi a +8.824 (ieri +11.818).

Prosegue il calo dei decessi che segna il numero più basso da una settimana: nelle ultime 24 ore sono stati 163 (ieri 199)

Dagli ospedali. Le persone ricoverate aumentano di 300 (ieri erano diminuite di 585). Altri 25 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 24). In 390 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati 286).

Situazione delle province. L’unica ancora in controtendenza è Milano: nell’area metropolitana i nuovi contagi crescono leggermente a +279 (da +269) e in città risalgono sopra i 100 a +128 (ieri erano stati +95).

Italia. Dati in miglioramento. 433 morti nelle ultime 24 ore (in calo dai 482 di ieri). -98 persone in terapia intensiva (ieri -79). I nuovi contagi sono +3047 (ieri erano stati +3491).

Mondo. Al momento l’Italia resta al secondo posto dopo la Gran Bretagna (+596 dai +888 di ieri) per morti nelle ultime 24 ore. Seguono Spagna (+410), Francia (+395) e il Belgio (+230) che raggiunge il picco più alto di mortalità. Migliorano gli Stati Uniti. Come nuovi contagi del giorno l’Italia è al quarto posto, dietro alla Russia in forte crescita (+6.060), UK (+5.850 dai 5.525) e Turchia (+3.977).

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)***
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
19/4: +855 (+1,3%)
Totale: 66.236

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
19/4: +163 (+1,4%)
Totale: 12.213

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
19/4: +279 (+1,7%)
Totale: 15.825

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
19/4: +128 (+1,9%)
Totale: 6.549

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

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La CLASSIFICA dei paesi che hanno saputo fronteggiare meglio il Covid. L’Italia? Fanalino di coda

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Credits: forbes.com - Classifica dei 40 migliori paesi che hanno affrontato meglio il Covid-19

Il refrain di questi mesi che politici e media hanno ci hanno ripetuto è che il metodo italiano per affrontare l’emergenza coronavirus è stato un modello per il mondo, copiato da molti e ci ha permesso di limitare il numero di contagi e decessi che altrimenti sarebbe stato molto superiore. Se si esce dai confini della nostra propaganda la verità sembra un’altra, come abbiamo raccontato nelle nostre inchieste sugli approcci vincenti in Asia e in Europa. A conferma della nostra tesi che in Italia siamo stati incapaci di mettere in atto le misure più efficace arriva dal più grande studio internazionale per valutare l’efficienza comprata nella lotta al coronavirus realizzato dal consorzio Deep Knowledge Group. Si tratta di un’analisi approfondita su tutti i dati raccolti da 200 paesi nel mondo che è stata rilanciata da Forbes e da media di tutto il mondo anche se non ancora da quelli italiani. Sulla base dei dati raccolti è stata stilata una classifica dei paesi che possono rappresentare il miglior modello per affrontare il coronavirus.

Fonte: forbes.com

La CLASSIFICA dei paesi che hanno saputo fronteggiare meglio il Covid. L’Italia? Fanalino di coda

Quando la gravità della pandemia divenne chiara, Il Deep Knowledge Group ha adattato i suoi quadri analitici esistenti, precedentemente applicati a domini complessi come l’intelligenza artificiale per la Drug Discovery e NeuroTech, al panorama pandemico globale COVID-19. Un team di esperti ha raccolto e analizzato i dati generati in 200 Paesi e sulla base di un’analisi approfondita di 60 Paesi ha realizzato delle classifiche che aiutano ad avere un quadro reale sulla qualità operativa di gestione dell’emergenza.

Le classifiche possono essere utilizzate come strumento per aziende e governi per aiutare a prendere decisioni efficaci e potrebbero aiutare gli sforzi effettuati per migliorare il sistema sanitario e partire con la “Fase 2”. Ogni paese è stato classificato con un punteggio numerico costruito utilizzando una metodologia ben definita. A ogni classifica viene assegnato un peso specifico, o fattore di importanza, che viene utilizzato come input nelle equazioni analitiche proprietarie.

#1 Safety Ranking: la nazione migliore è Israele, l’Italia non figura tra i 40 paesi virtuosi

Credits: forbes.com – Classifica dei 40 migliori paesi che hanno affrontato meglio il Covid-19

Il Safety Ranking COVID-19 riporta i risultati di un’analisi comparativa per determinare i livelli di salute e sicurezza per ciascun Stato durante la pandemia.

Il quadro di questa classifica è il frutto di 24 parametri raggruppati in 4 categorie principali:

  • Efficienza di quarantena
  • Efficienza della gestione del governo
  • Monitoraggio e rilevazione
  • Disponibilità al trattamento di emergenza

Le classifiche di sicurezza e di rischio tengono conto della protezione dall’infezione COVID, della mortalità e degli esiti negativi dei pazienti, delle metriche relative alla quarantena e al monitoraggio, del rilevamento e della gestione della quarantena e delle infezioni e della sicurezza e stabilità in senso lato, compresa la protezione dagli esiti negativi estremi a seguito la pandemia oltre la salute.

#2 Risk Ranking: analizza tutti i livelli di rischio dei Paesi, sia sanitari che economici. Italia al primo posto nelle condizioni di rischio

La cornice di questa classifica prende in esame 24 parametri raggruppati in 4 categorie principali:

  • Rischio di diffusione dell’infezione
  • Gestione del governo
  • Efficienza sanitaria
  • Rischi specifici regionali

I parametri tengono conto di: fattori medici e non medici, tra cui il rischio di infezione, ricovero, decesso e condizioni di salute durature, nonché il rischio di crisi economica, la qualità della vita e le questioni geopolitiche derivanti dalla pandemia. Il quadro viene utilizzato per fornire informazioni su quali sono i paesi in cui i cittadini avranno la maggiore probabilità di successo durante la pandemia globale COVID-19, attraverso l’intera gamma di fattori che incidono sulla sicurezza generale, sul benessere e sulla qualità della vita.

Se nella classifica sulla sicurezza la nostra nazione non era tra le prime 40, in questa sul rischio è addirittura al primo posto, un risultato che pone un serio interrogativo sulle responsabilità delle istituzioni sul disastro sanitario.

#3 Treatment Efficiency Ranking: l’efficacia nella trattamento sanitario e nella ricerca di cure. Italia fuori dal ranking

La classifica sull’efficienza del trattamento COVID-19, che include le prime 10 nazioni con la Germania in testa e l’Italia inesistente, conduce un’analisi comparativa dei paesi in base al modo in cui stanno monitorando la diffusione dell’infezione, offrendo ai cittadini gli strumenti e le informazioni necessarie per gestire i casi non critici a casa senza sovraccaricare l’infrastruttura sanitaria, quanto stanno trattando i casi critici e quanto stanno rapidamente sviluppando test, vaccini e cure COVID-19 efficaci.

Anche in questo caso sono presenti 24 parametri suddivisi in 4 categorie specifiche:

  • Monitoraggio delle malattie
  • Gestione delle malattie
  • Trattamento d’emergenza
  • Nuovi approcci alla ricerca e sviluppo sulle terapie di cura

#4 Eurozone Safety / Risk Ranking: una classifica speciale comparata su sicurezza e rischi studiata per l’eurozona. Italia al penultimo posto

Lo studio che integra i parametri delle sue classifiche di Safety e Risk è stato incardinato ponendo particolare attenzione alle caratteristiche peculiari dell’Europa, tra cui economie altamente interconnesse, alti livelli di filiera, flusso turistico e incidenza di punti critici: da questa analisi, su 33 Stati Europei, l’Italia si è posizionato penultimo giusto sopra la Spagna che ha inizialmente utilizzato il nostro approccio riportando i medesimi risultati.

Questa ricerca da un lato si mostra impietosa sul modo in cui l’Italia ha affrontato l’emergenza coronavirus affidandosi, secondo molti, esclusivamente alla tattica del lockdown ma senza approntare strumenti proattivi, come quello dei tamponi a tappeto, dell’isolamento e del tracciamento dei contagiati. Però può anche essere utile per fare tesoro degli errori ed apportare quelle correzioni necessarie per rendere più sicura la fase due. Perchè forse è arrivato il momento di fare meno propaganda ma più azioni concrete per la sicurezza dei cittadini e per il rilancio del Paese.

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FABIO MARCOMIN

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I danni economici del lockdown: PIL -9,1%, debito al 160%, 10 milioni a rischio disoccupazione. Le tre azioni per evitare il fallimento del Paese

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Credits: opne.online - Crollo economia

Il “lockdown” ancora non è terminato, ma si possono già misurare i numeri del disastro ad oggi e quelli in previsione futura. Le prime stime ufficiali riportano dati macroeconomici del Paese in grave peggioramento, con interi settori a rischio di fallimenti a catena. Vediamo nel dettaglio alcuni di questi numeri per capire in che stato si ritroverà la nostra economia e per suggerire a governo e cittadini come agire per metterci in salvo.

I danni economici del lockdown: PIL -9,1%, debito al 160%, 10 milioni a rischio disoccupazione. Le tre azioni per evitare il fallimento del Paese

#1 Il crollo del PIL: siamo il Paese più colpito

Credits: FMI – Stime Pil Fondo Monetario Internazionale

Secondo il rapporto World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale è stimato un calo del Pil attorno al 9,1%, meno pessimiste le ipotesi del centro studi Oxford Economics che vede la contrazione del Pil al 7,6%. Confindustria vede un calo fino al 10% nel primo trimestre che in termini monetari significa una perdita settimanale di 9 miliardi di euro e un totale di 47 miliardi da inizio della chiusura delle attività: 37 dei quali ‘persi’ al Nord e 10 nel Mezzogiorno. Si tratta di 788 euro pro capite al mese nella media italiana, 951 euro al Centro-Nord contro i 473 al Sud. A livello territoriale, sono più interessate le regioni del Nord soprattutto in termini di valore aggiunto (49,1%, circa 6 punti percentuali in più rispetto al Centro e al Mezzogiorno).

#2 10 milioni di italiani a rischio disoccupazione

Tanti settori hanno subìto perdite importanti che influiranno sul futuro numero di dipendenti impiegati: oltre 400 mila contratti a termine in scadenza tra marzo e aprile. Almeno 70.000 lavoratori italiani attivi nella produzione automobilistica sono impattati dalla chiusura delle fabbriche. Il rischio sta in particolare nei settori ricettivo-alberghiero, dei viaggi e trasporti, dei servizi ricreativi, culturali e personali e del commercio al dettaglio non alimentare. In America in un solo mese si sono avuti 22 milioni di disoccupati per la pandemia (Dati Il Sole 24 ore). In Italia ancora non si hanno contraccolpi anche per gli interventi del governo per impedire i licenziamenti. Si è calcolato che circa 3 milioni di persone hanno bloccato l’attività a causa dei decreti (Repubblica) e secondo alcune stime circa 10 milioni di italiani potrebbero restare senza lavoro (Il Tempo).

#3 Riduzione degli affari fino al 99%

Solo a Milano gli hotel hanno perso il 95% delle prenotazioni, la produzione industriale nazionale avrebbe subito un ribasso del 6%, e del 15% nel solo mese di marzo, per autonomi e partite iva la perdita complessiva di fatturato è di oltre 25,2 miliardi in Italia, così distribuiti territorialmente: 12,6 al Nord, 5,2 al Centro e 7,7 nel Mezzogiorno.
Nel trasporto aereo milanese a Malpensa si è registrato un calo del 99% dei passeggeri e del 22% di quello merci.

#4 Da 250 a 500 milioni la perdita per il bilancio del Comune di Milano

Senza turisti non c’è la tassa di soggiorno. La pubblicità è diminuita per non parlare del cospicuo introito generato dalle contravvenzioni che in questo periodo di circolazione ‘zero’ si è volatilizzato. L’elenco di mancate entrate per il Comune di Milano è lungo e, probabilmente, destinato a proseguire anche finito il lockdown. “Il totale delle entrate del Comune di Milano, ad esclusione dei trasferimenti vincolati (circa 500 milioni), sono 2,7 miliardi all’anno”, spiega l’assessore al Bilancio Roberto Tasca. Per prevedere le perdite basta considerare che durante il lockdown le perdite dovrebbero superare i 150 milioni di euro al mese. E anche nei mesi successivi si prevede un forte calo delle entrate. E’ ancora presto per fare previsione ma, senza aiuti dallo Stato, la perdita per il bilancio del Comune di Milano potrebbe avvicinare i 500 milioni di euro.

#5 Debito pubblico oltre il 160%

Altra voce critica che potrebbe pesare come una zavorra sul futuro del Paese è il debito pubblico. Per le iniziative già approvate la stima è che il deficit dello Stato dovrebbe salire al 9%. Se si dovesse procedere ai programmi di indebitamento previsti con l’Europa il deficit potrebbe crescere fino al 20% del PIL. Preoccupa poi la perdita del PIL che se dovesse superare il 10% farebbe crescere ulteriormente il rapporto debito/PIL. L’osservatorio sui conti pubblici ha infatti calcolato che solo per la perdita del PIL il debito rischia di sfiorare il 160% (La Stampa). Se a questo si aggiunge nuovo debito per fronteggiare l’emergenza e la riduzione delle entrate fiscali è facile prevedere che anche la quota del 200% non sia così irreale. 

# Come intervenire? 1. Liquidità 2. No tasse 3. Burocrazia zero

Ammonta a 57,2 miliardi di euro il costo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia. L’Ufficio studi della CGIA ha provato a stimare a livello provinciale/regionale a quanto ammonta il peso della burocrazia sulle imprese di quelle aree geografiche. In questa simulazione, ovviamente, risultano essere maggiormente penalizzate quelle realtà territoriali dove è maggiore la concentrazione di attività economiche che producono ricchezza infatti sono Milano con 5,77 miliardi di euro e Roma con 5,37 che subiscono il carico maggiore.

Oltre ai mancati guadagni a causa del lockdown e all’aggravio burocratico introdotto dal Governo per venire incontro alle esigenze di liquidità delle aziende, queste ultime non hanno ancora ricevuto un riscontro economico alle loro richieste.

Come intervenire allora? Visto che il crollo nell’economia del Paese è determinata dalla perdita di domande e di giro d’affari delle imprese, per evitare il loro fallimento lo Stato dovrebbe concentrare tutti i suoi sforzi a garantire la loro sopravvivenza fornendo liquidità alle aziende per compensare il calo dei ricavi, azzerare le imposte finché non si torna alla normalità e ridurre al minimo la burocrazia. In tempi di guerra non valgono le regole della pace. 

Fonti:
Asarva.org
Agi.it
IlSole24ore.it

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Le 10 multe più CATTIVE della quarantena

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Finanziere insegue runner in spiaggia

Malati a casa senza potersi fare il tampone. Anziani respinti dagli ospedali e inviati a infettare le RSA. Medici e infermieri lasciati senza protezioni. Nell’emergenza sanitaria spesso l’autorità ha dato prova di incapacità. Ma dove lo Stato ha dato prova di un’organizzazione micidiale è stata contro le persone fuori di casa, con una mobilitazione di forze dell’ordine sul territorio mai vista dai tempi della guerra e un sistema di controllo che a volte è andato fuori controllo.

Leggi anche: Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper)

Le 10 multe più CATTIVE della quarantena

Fonte: www.albaria.org

# 102 euro per avere comprato solo del vino

«Non conta l’importo della spesa, si può acquistare anche solo un po’ pane, della carne, o dell’acqua, ma tre bottiglie di vino non possono certo essere considerate una necessità». Per questo un uomo di Vigliano, nel Biellese, è stato multato dai carabinieri per 102,50 euro.

# 280 euro all’anziana seduta

Una delle motivazioni per uscire è andare al supermercato. Il problema è che spesso si formano code di ore. Non è facile per un’anziana malata di osteoporosi che per aspettare il proprio turno è costretta a sedersi. «“Che fa, sta seduta?”, mi ha detto un carabiniere. Io soffro pure di osteoporosi e il medico mi ha detto di prendere sole. Ma voleva il certificato». Aveva guanti e mascherina ma stare seduta le è stato fatale: 280 euro a Ilaria, sessantenne del Testaccio.

# 373 euro perchè si compra il giornale

Le edicole sono rimaste aperte durante il lockdown. Ma non è chiaro se comprare il giornale può essere considerata una giustificazione per superare il limite dei 200 metri da casa. Non lo è secondo le forze dell’ordine di Villa Minozzo, Reggio Emilia, che hanno multato Giuseppe Sciaboni, 70 anni, ortopedico in pensione tra i medici richiamati al lavoro per l’emergenza Covid. «Ero uscito da casa per andare a comprare il giornale e le mascherine. Ho detto che lo facevo tutti i giorni». Multa da 373 euro.

# 400 euro per avere superato il limite dei 200 metri da casa

Da via del Corso alla Fontana di Trevi e ritorno. Entro il limite dei 200 metri? Di questo era convinta una dottoressa che abita in centro a Roma. Ma i poliziotti non sono stati di questo avviso e l’hanno multata di 400 euro. «Ero a poche centinaia di metri, mi hanno contestato che erano più di 200, ma il decreto dice “in prossimità”. L’avevo con me, gliel’ho mostrato, mi hanno detto: faccia ricorso»

# Multa perchè fa la spesa in tuta

Si può andare a fare la spesa in tenuta da jogging? Non c’è scritto nelle ordinanze. Nel dubbio scatta la multa. E’ quello che è successo in Toscana a Federica Torti, presentatrice tv. «Adesso non si è liberi neanche di indossare le sneakers? Stavo andando al supermercato più vicino e avevo lo zaino per la spesa», ha dichiarato, ma non le è bastato ad evitare la sanzione.

# Multa al prete in processione (da solo)

Le ordinanze contenute nei vari decreti sono chiare: non è consentito portare Cristo in croce nelle strade della propria città. Neppure se sei un prete. A Cosenza è stato multato un sacerdote che ripercorreva da solo la via crucis con un Cristo in croce.

# Una preghiera da 400 euro

Lo Stato è stato inflessibile anche con i fedeli. A Pozzuoli una donna è stata multata con 400 euro per essere andata a pregare in chiesa da sola.

# 530 euro alla bambina post trapianto

Multa di 530 euro per una famiglia partita da Grosseto e diretta all’ospedale di Pisa per portare una bimba di 8 anni ad un controllo dopo un trapianto di midollo osseo. Dopo che la notizia è stata rilanciata dai giornali, la multa è stata cancellata.

# 900 euro a coppia che va assieme a fare la spesa (lei disabile)

Novecento euro, una multa record per due anziani pensionati (marito e moglie, lei disabile) usciti insieme per andare a fare la spesa a Nuoro. Davanti agli impietosii vigili, lui ha avuto un malore.

# Il recordman: multato 9 volte in 12 giorni perchè passeggia in spiaggia

L’ingegnere Erminio Nobili mentre passeggia sulla spiaggia (foto Newsrimini.it)

“Voglio sentirmi libero so di violare la legge, ma non ce la faccio a stare chiuso in casa“. Petto nudo, calzoncini al ginocchio e senza scarpe, Erminio Nobili, 62 anni, si è beccato la nona multa in soli 12 giorni mentre camminava da solo in spiaggia a Riccione. Ha così superato Domenico Finazzo, il bagnante di Mondello: “Pagherò ma vado in spiaggia, sono un uomo libero”. Dovrà pagare oltre 1.500 euro per le 5 multe prese fin qui.

# Menzione d’onore: strattonati dai vigili mentre portano l’immondizia

Invece di una multa hanno ricevuto le mani addosso. E’ capitato a una coppia di Sassari scesa da casa per portare fuori l’immondizia. Sono stati bloccati e strattonati da tre pattuglie della polizia municipale. La scena è stata immortalata da un vicino che ha girato un video e ha chiamato il 112.

Fonti: Lo Stato sceriffo, Repubblica         Il Mattino

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L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

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🔴 Dati 18 aprile. Lombardia: crescono i nuovi contagi, superati i 12.000 morti. Buone notizie per ricoveri e Milano

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Foto: Andrea Cherchi (c)

18 aprile 2020. Ancora non si riesce a spezzare definitivamente la curva verso il basso. Decessi e nuovi contagi ancora alti, proseguono le buone notizie sui ricoveri e nell’area di Milano.

Per il terzo giorno di fila crescono i nuovi contagi: +1.246 (ieri erano +1.041), anche perchè crescono ancora i tamponi 11.818 (ieri erano stati 10.839).

I decessi segnano il numero più basso da sei giorni: nelle ultime 24 ore sono stati 199 (ieri 243)

Dagli ospedali. Prosegue il miglioramento negli ospedali. Le persone ricoverate diminuiscono di 585 (ieri erano stati –729). Altri 24 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 61). In 286 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati in 454).

Situazione delle province. Cala di nuovo Milano dopo il rialzo di ieri: nell’area metropolitana i nuovi contagi scendono sotto quota 300 (a +269 da +325) e in città sotto ai 100 a +95 da +166.

Italia. 482 morti nelle ultime 24 ore (in calo dai 575 di ieri). -79 persone in terapia intensiva. I nuovi contagi sono +3491 (in linea con ieri che erano stati +3.493).

Mondo. Tra i paesi più colpiti migliorano USA e soprattutto la Spagna (887 contagiati e 41 morti nell’ultimo giorno), grazie anche alle politiche di isolamento su tutti pazienti COVID. Ancora grave la situazione in Gran Bretagna. Al momento l’Italia è al secondo posto proprio dopo UK (+888) per morti nelle ultime 24 ore, anche se al momento mancano i dati della Francia. Come nuovi contagi del giorno l’Italia è al quarto posto, dietro a USA (+4.652 da +7.435), UK (+5.525 da 5.599) e Russia (+4.785). Tra gli altri paesi in forte crescita il Belgio. 

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)***
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
18/4: +1.246 (+1,9%)
Totale: 65.381

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
18/4: +199 (+1,7%)
Totale: 12.050

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
18/4: +269 (+1,7%)
Totale: 15.546

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
18/4: +95 (+1,6%)
Totale: 6.421

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli ultime 24 ore:

L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)
🔴 Al Sud che vieta l’ingresso ai lombardi risponde la ROMAGNA: “Noi non chiuderemo mai a chi ha reso grande il nostro turismo”
🔴 Gallera: bloccare test sierologici nei centri privati. O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica?
Le mani di Roma sul TESORO della Lombardia
DISPACCIO DALL’INDIA🇮🇳: come MUMBAI sta affrontando il COVID-19

 

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🔴 Al Sud che vieta l’ingresso ai lombardi risponde la ROMAGNA: “Noi non chiuderemo mai a chi ha reso grande il nostro turismo”

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Credits: bologna.repubblica.it - Spiaggia di Riccione

La Campania per voce del governatore De Luca ha già detto che ai lombardi sarà vietato l’ingresso nella sua Regione, alla quale si aggiunta anche la Calabria con ha previsto già ordinanza di blocco, ma di fatto tutto il sud non ci vede di buon occhio addossandoci tutte le colpe. La Romagna invece non vede l’ora di accoglierci nelle loro spiagge e nei loro hotel.

Il Sud non vuole i Lombardi, la Romagna non vede l’ora di accoglierli in vacanza

# Campania e Calabria: divieto di ingresso a chi arriva dal nord Italia

Prima la richiesta di “commissariamento” della Lombardia, per la colpa della predisposizione al lavoro di chi ci vive che avrebbe favorito la maggior diffusione del virus e l’incidenza di decessi, poi le dichiarazioni del Governatore della Campania “Se al nord allentano misure chiudiamo i confini della Campania” e quelle della Governatrice calabrese Jole Santelli che promette “faremo una ordinanza per vietare l’ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni”, cioè quelle più colpite come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Proprio le regioni che quando c’è da ricevere fondi si appellano alla solidarietà, a parti inverse si dimostrano le più intransigenti.  In questa situazione un po’ ipocrita, c’è un’eccezione.

# Il Sindaco di Riccione Tosi: “Se la Campania vi chiude, la Romagna e Riccione vi aspettano. Non dimentichiamo i connazionali lombardi, veneti e emiliani che hanno reso grande il nostro turismo”

Il Sindaco Tosi non aspetta altro che aprire le spiagge a turisti lombardi, veneti e emiliani, vista la previsione di riaperture differenziate per macroaree e in merito alle dichiarazioni dei presidenti delle altre regioni commenta: “Niente di più sbagliato da tutti i punti di vista, economico, istituzionale e soprattutto umano. Sono sicura che la Romagna e Riccione in testa siano capaci di solidarietà nei confronti di connazionali come i lombardi, i veneti e gli emiliani che hanno subito così duramente l’epidemia, ai quali mai e poi mai sbarreremmo i confini. Noi siamo solidali nei confronti di chi per anni ci ha scelto e privilegiato come meta turistica preferita. Non li lasciamo certo soli nel momento del bisogno. Perché andare al mare, respirare aria pura, prendere il sole e fare il bagno è un bisogno primario e di salute. E va anche bene che il Governo pensi a macroaree per riportare un po’ di vita, di libertà ai cittadini. Riccione e la Romagna ci sono, ci stiamo attrezzando per dare agli ospiti lombardi, veneti ed emiliani la migliore delle accoglienze possibili in un momento così delicato per l’Italia intera”. Federalberghi Riccione stima che il 31,4% del mercato totale dei pernottamenti è rappresentato da cittadini lombardi, seguiti da emiliani, piemontesi e veneti. “Noi non dimentichiamo e anzi stiamo organizzando la nostra Riviera Romagnola e Riccione in maniera tale che quando arriveranno qui, sapranno che ci sono i presidi sanitari, che si fanno gli screening sulla popolazione e sui lavoratori. Non chiuderemo mai agli oltre 6000 proprietari di seconde case che arrivano da Emilia e Lombardia. Stiamo lavorando anche per loro“.

Da questa emergenza ne esce un’Italia spaccata in due: nord contro sud. Non solo per la diffusione dei contagi. La causa è una crisi culturale diffusa, in primis a livello politico, affiancata alla presenza di due modelli economici all’antitesi: da un lato l’esigenza di maggiore autonomia dal governo e dall’altro la spinta a una maggiore centralizzazione da parte del governo che porterebbe al livellamento verso il basso di tutte le regioni e un depauperamento delle risorse. Ha ancora senso questo tipo di sistema istituzionale?

Fonte: Ufficio Stampa Comune di Riccione

FABIO MARCOMIN

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🔴 Gallera: bloccare test sierologici nei centri privati. O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica?

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1984 Orwell

O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica? Di questo sembra convinto l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera che dopo aver già provveduto a vietare a centri privati di eseguire tamponi per verificare se si è positivi al COVID, in commissione regionale Sanità ha auspicato che si faccia lo stesso anche per i test per l’immunità al coronavirus e che vengano gestiti unicamente dalla sanità pubblica. Molti applaudono la decisione dell’assessore, ma c’è anche chi si chiede: è giusto che l’autorità pubblica impedisca ai cittadini di tutelare la loro salute, nel caso in cui lo Stato sia nell’incapacità di farlo? O è un altro passo verso una società totalitaria?

Fonti: imprese-lavoro.com Repubblica

🔴 Gallera: bloccare test sierologici nei centri privati. O tutti o nessuno: è corretto perseguire questa logica?

# Gallera “Io auspico che vengano bloccate queste iniziative, penso che sia necessaria una decisione nazionale

Gallera ha specificato:”io auspicherei le stesse modalità usate per i tamponi rinofaringei, cioe’ che i laboratori possano farlo solo nelle misure di salute pubblica. Ne ho parlato 15 giorni fa con il Ministro Speranza – ha aggiunto – quando c’e’ stato il primo caso in un piccolo comune, paventando il rischio di ingenerare un percorso sul territorio difficilmente controllabile e quindi un rischio per la salute pubblica. Io auspico che vengano bloccate queste iniziative, penso che sia necessaria una decisione nazionale”. Per l’assessore Gallera “La patente di immunizzazione, che è quello che i cittadini chiedono, sia governata dal servizio sanitario pubblico.

# Milano Città Stato sarà un luogo più libero per i cittadini

A Milano Città Stato se l’autorità non sarà in grado di provvedere a tutti un servizio, come in questo caso la possibilità di fare tamponi o test, non potrà reprimere la libertà ai cittadini di ottenere in altro modo il servizio di cui hanno bisogno. In questo Milano città stato sarà più simile a quello che è stato fatto in Germania dove tutti i cittadini sono liberi di sottoporsi al tampone. In Germania invece che reprimere e vietare si è scelto di aiutare i cittadini che possono verificare se sono positivi al virus facendo richiesta al proprio medico di base o attraverso la modalità di drive-through dal finestrino della propria auto in aree dedicate o, in alcune città, grazie ai “corona-taxi” direttamente domicilio.

Leggi anche: L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

La libertà è schiavitù (1984 – Orwell)

La sensazione è che il clima in Italia sta diventando sempre più repressivo. Non basta che lo Stato italiano abbia privato della libertà i cittadini per una scelta quantomeno opinabile, visto che nessun’altra democrazia ha adottato restrizioni così repressive contro i suoi cittadini e che, ad oggi, non esiste alcun dato certo che adottare il lockdown totale abbia consentito di avere risultati migliori rispetto a chi invece ha lasciato liberi i suoi cittadini.

Leggi anche: Siamo l’unico Paese che sta distruggendo la sua economia e la sua cultura causa virus (Il Sole 24 ore)
Covid-19, scienziato israeliano: «Ogni ciclo epidemico dura 70 giorni, poi il virus scompare»

Non solo i cittadini sono stati privati di una delle libertà fondamentali ma l’autorità non è ancora in grado di fornire ai cittadini gli strumenti per capire se sono contagiati oppure no. E vieta loro di poter trovare altri modi per trovare quelle soluzioni che l’autorità pubblica non è in grado di dare. Immaginiamo una persona che ha lui o un familiare con sintomi COVID: è legittimo che abbia il diritto di scoprire se è colpito dal virus oppure no, in modo da poter scegliere anche il tipo di cure più adatte?
Impedendo di sottoporsi a test privati il rischio è duplice: di arrivare in ritardo alla diagnosi favorendo nuovi contagi e di implementare l’approccio curativo sbagliato provocando ancora inutili decessi. Dopo aver chiuso tutte le attività e le persone a casa propria per due mesi viene impedito di fare i tamponi che la regione non è in grado di fare. Questo perchè non si ritiene giusto che solo a pochi sia consentito questo. Invece di attaccare, come al solito, i cittadini in questo caso colpevoli di cercare di fare il tampone o il test, la vera questione è: come è possibile che a due mesi dall’inizio dell’emergenza la Regione e lo Stato non siano in grado di fornire i test a tutti quelli che vogliano farli?

Leggi anche: 🔴 Altro SCHIAFFO a Milano: test sierologici al via in Lombardia. Ma non a Milano

Questa logica del tutti o nessuno, del livellamento al livello più basso possibile, sta facendo precipitare l’Italia a un disastro di economia e di civiltà. E’ lo stesso principio per cui non si ritiene giusto che certe regioni possano avere un servizio sanitario migliore di altri, che Milano o altre aree possano essere libere di eccellere e, in futuro, che qualunque essere umano possa avere l’opportunità di realizzare se stesso raggiungendo risultati migliori di altri.

La fase due si profila un momento critico per il futuro di Milano e dell’Italia intera. Stiamo andando verso uno scontro di due diverse idee di società: una civile basata sulla responsabilità individuale e una totalitaria repressiva.
La scelta di fondo sarà se dare ancora più poteri di repressione sui cittadini a uno Stato burocratico che si è rivelato incapace di gestire l’emergenza sanitaria e l’economia del Paese oppure ripristinare una società più umana in cui lo Stato sia funzione della persona e non di se stesso.

Altri Riferimenti:
Corea del Sud (https://www.milanocittastato.it/…/quello-che-la-corea-sta-…/)
Taiwan (https://www.milanocittastato.it/…/a-un-passo-dalla-cina-ma…/)
Olanda (https://www.milanocittastato.it/…/immunita-di-gregge-lolan…/)
Germania (https://www.milanocittastato.it/…/la-realpolitik-tedesca-c…/)
Svizzera (https://www.milanocittastato.it/…/la-svizzera-e-il-virus-p…/)
Svezia (https://www.milanocittastato.it/…/la-via-svedese-nella-lot…/)
Paesi che riaprono (https://www.milanocittastato.it/…/la-riapertura-ecco-dove-…/)

Leggi anche:
L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

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Le mani di Roma sul TESORO della Lombardia

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Credits: Andrea Cherchi - Duomo di Milano

La gestione dell’emergenza da Covid-19 in Lombardia restituisce un quadro disastroso: 11.608 decessi certificati alla data del 16 aprile oltre ad altre migliaia che hanno trovato la morte in casa o nelle residenze assistenziali senza che si sia potuto verificare se fossero affette dal virus.

Dopo questo tragico fallimento qual è ora la soluzione proposta dal governo di Roma? Commissariare la regione che, con Milano in testa, più contribuisce alle casse dello Stato. Più lo stato mostra di non essere capace e più avoca maggiori poteri a sé: così si procede ancora di più verso un centralismo ancora più spinto, come riporta Fabio Massa su affaritaliani.it. Ma si tratta davvero di una soluzione corretta?

La contagiosità ha avuto il suo impatto, ma probabilmente la sua elevata letalità nel nostro territorio è stata aggravata dalle scelte della giunta lombarda e del governo nazionale. Già, anche del governo nazionale. Anche se prova a chiamarsi fuori, le responsabilità del governo nazionale in Lombardia sono almeno altrettanto gravi a quello dei vertici della Regione.

Le mani di Roma sul tesoro della Lombardia

#1 Fallimento bipartisan: Regione Lombardia e Governo equamente responsabili del disastro

Nel disastro sanitario lombardo è venuto alla luce come entrambi gli organi istituzionali abbiano commesso degli errori in particolare su 3 punti:

  • benché le Regioni siano responsabili del sistema sanitario non sono “sovrane” nel gestire la sanità pubblica essendo la loro competenza non “esclusiva”, bensì “concorrente”, ossia devono sottostare al rispetto dei principi fondamentali dettati dallo Stato, il quale può attivare lo strumento del potere sostitutivo all’art. 120 della Costituzione che tutto gli consente quando vi è “pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica”.
  • riguardo l’istituzione delle zone rosse, come dimostra il caso Emilia Romagna con il Comune di Medicina, anche Fontana poteva istituire le zone rosse di Nembro e Alzano Lombardo. Ma lo stesso potere di creare zone rosse in una regione ce l’ha anche il governo: la Costituzione fornisce al Governo, infatti, gli strumenti per decidere in via esclusiva e definitiva tutte le limitazioni delle libertà necessarie a combattere l’epidemia.
  • la totale assenza di una programmazione adeguata e i ritardi nell’approvvigionamento da parte della centrale acquisti dello Stato ha impedito che operatori sanitari e pazienti avessero i dispositivi di protezione necessari per difendere se stessi e gli altri dal contagio. Un fattore che ha alimentato i danni negli ospedali e in tutte quelle RSA nelle quali la giunta lombarda ha consentito il proliferare del virus tra operatori sanitari e anziani.

A questo si aggiunge la comunicazione contraddittoria e approssimativa che i vertici nazionali hanno fornito a Regioni e a cittadini per tutta la durata dell’emergenza, affermando e negando le stesse cose a distanza di tempo.

Pertanto se da un lato l’istituzione regionale è stata mancante e dannosa in diversi aspetti della gestione dell’emergenza, dall’altro lato il Governo ha ritardato e omesso diversi interventi risultando corresponsabile nel disastro. Perchè aveva già tutti i poteri per evitarlo. 

Leggi anche:
Covid-19: tutti gli scontri Governo-Regione. Chi ha RAGIONE?
I 5 BUCHI NERI della sanità lombarda che potrebbero avere favorito il coronavirus

#2 Gli unici 2 modelli in Italia che hanno funzionato hanno seguito una strada diversa rispetto al governo

Dopo i primi momenti di sbandamento, soprattutto in Veneto, il governatore della Lega Zaia e quello del PD Bonaccini hanno scelto strategie simili ma divergenti da quanto adottato dallo Stato Centrale.

Il presidente della Regione Veneto ha prima sottoposto a test tutti gli abitanti di Vo’ Euganeo primo focolaio regionale, poi ha azionato un piano di controllo della popolazione contagiata, sul modello applicato in Corea, con la verifica anche dei positivi asintomatici al Covid-19 tramite tamponi effettuati per strada, fuori dai supermercati e anche al personale degli stessi, oltre all’assunzione di laureati in medicina in supporto al personale medico effettivo. In aggiunta, ha iniziato la distribuzione di mascherine in anticipo, grazie ad un’azienda di grafica veneta che le ha prodotte gratuitamente, sperimentando per primo il farmaco giapponese Avigal per la cura del Covid-19.

Stefano Bonaccini ha istituito zone rosse al verificarsi di nuovi focolai come nel Comune di Medicina, ha implementato il servizio di visita a domicilio per controllare lo stato di salute ed eventuale positività dei cittadini, rafforzando il presidio territoriale per decongestionare gli ospedali. L’Emilia Romagna è stata inoltre la prima regione a sperimentare i test sierologici rapidi per consentire un numero di controlli maggiori rispetto al classico tampone.

Entrambe la Regioni, tra le più colpite insieme alla Lombardia, sono riuscite a contenere la diffusione del virus e il numero di decessi e a evitare il tracollo del sistema ospedaliero.

#3 Anche all’estero chi è stato più efficace nella lotta al virus sono due paesi centrati sulle autonomie e sulle città stato: Corea del Sud e Germania.

Il governo della Corea del Sud, avendo esperienza anche delle epidemie di Sars e Mers, ha messo in campo delle azioni precise, che hanno permesso di controllare il contagio e mantenere viva l’economia:

  • Attività commerciali e culturali lasciate aperte con disponibilità di liquido disinfettante all’entrata di ogni locale pubblico
  • Lezioni online per scuole di ogni grado e università
  • Nessuna restrizione ai movimenti dei cittadini
  • Nessuna creazione di zone rosse
  • Servizi di informazione ufficiale tramite SMS
  • Misure di profilassi e di disinfezione con obbligo di misurazione temperatura e mascherine anche per le aziende
  • Tamponi a tappeto in apposita area di servizio direttamente in auto senza rischi per gli operatori sanitari
  • Contagiati isolati ma non lasciati da soli
  • Potenziamento delle strutture sanitarie e gestione del sovraffollamento

Leggi anche: Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

La Germania invece, avendo già un piano per la gestione di un’eventuale pandemia stile coronavirus, ha scelto un piano in 5 punti:

  • Ha eseguito sin da subito tamponi a tappeto sulla popolazione, arrivando già ad aprile a superare i 116.000 a settimana
  • Chiunque può chiedere di sottoporsi al tampone facendo richiesta al proprio medico di base o attraverso la modalità di drive-through dal finestrino della propria auto
  • Tracciamento dei positivi, con relativo isolamento, e ricerca a ritroso dei contatti avuti per determinare l’eventuale propagazione del virus
  • Isolamento dei positivi con distribuzione in piccoli presidi ospedalieri locali e controlli anche a domicilio
  • Sin da febbraio il governo tedesco si era approvvigionato di reagenti per i test, mascherine, dispositivi di sicurezza e ventilatori, e quasi raddoppiato in poche settimane i 28.000 posti di terapia intensiva fino a 40.000 nonostante la situazione fosse sotto controllo

Leggi anche: L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

La stessa Berlino, una delle città-stato tedesche ha imposto poche restrizioni ai cittadini e aumentato molti posti letto in terapia intensiva e grazie ad una strategia che prevede anche la protezione delle persone anziane ha registrato pochissimi contagi e decessi.

Le principali città-stato nel mondo sono risultati modelli vincenti per combattere il Coronavirus.

Leggi anche:HONG KONG SINGAPORE BERLINO: la città stato si rivela lo status ottimale anche in un’emergenza sanitaria

# Togliere (quella poca) autonomia che ha la Lombardia significa livellarla verso il basso (e pregiudicare il futuro di Milano)

È evidente che dietro l’ipocrisia di sostenere che un controllo romanocentrico della Lombardia possa migliorare il funzionamento della regione, c’è solo l’avidità di depredare quel poco che è rimasto del tesoro lombardo. Come racconta affaritaliani.it, nonostante un residuo fiscale monstre di 54 miliardi che tiene in piedi il Mezzogiorno, nonostante centinaia di milioni di euro che sono finiti nel fondo di solidarietà comunale per aiutare gli altri enti in difficoltà, il modello Lombardia e ancor più il modello Milano è da spazzar via o meglio da tenere sotto controllo della burocrazia centrale.

In aggiunta a questo, veniamo sbeffeggiati perché lavoriamo, perché tendiamo a puntare sempre al meglio anche per trainare il resto del Paese che invece ci sputa in faccia, come l’estratto riportato sempre da Fabio Massa di Michele Serra: “Il cielo di Lombardia” ed in particolare: “Si devono spendere due parole di compassione per i dissennati fratelli lombardi, ai quali la religione del lavoro è costata, in questo caso, la vita. Il popolo del non si chiude, brava gente e però monoculturale, confindustriali lillipuziani, i magutt bergamaschi tal quali i padroni delle acciaierie, lavoro lavoro lavoro, il resto è solamente un impiccio, una deviazione dalla via maestra“. Oppure il governatore campano De Luca ha affermato che, alla notizia di una prossima graduale riapertura della Lombardia, “Se una regione d’Italia che ha una situazione epidemiologica assolutamente non tranquillizzante e dove l’epidemia non è ancora alle spalle accelera in maniera non responsabile e non coerente con i dati del contagio rischia di rovinare l’Italia intera”.

Finire nelle mani di Roma sarebbe mettere una pietra tombale sulla forza di Milano: l’unica salvezza non è il centralismo ma il suo opposto ovvero dare a Milano la possibilità di gestirsi liberamente come fanno le più importanti città del mondo.
Fontana, se hai a cuore il bene di Milano lasciala libera. Sala, se vuoi assumere un ruolo da statista invece che da manager è il momento di lottare per la libertà di Milano. Non ci possiamo permettere altre imprudenze e indecisioni.

Fonte: affaritaliani.it

FABIO MARCOMIN

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DISPACCIO DALL’INDIA🇮🇳: come MUMBAI sta affrontando il COVID-19

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Mumbai Slum (instagram -@j3ssicak3lly)

(NdR: questo articolo è una traduzione. Qui l’originale)

 

Quella che sembrava essere una malattia come un’altra, una polmonite originatasi a Wuhan in Cina, è diventata presto una pandemia, che ha preso il nome di COVID-19. L’Italia è uno dei paesi più colpiti, soprattutto nella regione della Lombardia e a Milano. I numeri dei malati affetti in India, anche se meno drammatici, sono ben gestiti in quanto il governo indiano sta adottando tutte le misure necessarie per assicurarsi che la situazione non gli sfugga di mano e per farsi trovare pronto ad affrontare questa sfida senza precedenti.

In India, secondo il Ministero della Salute e del Benessere della Famiglia, sono stati segnalati 12.322 casi confermati e 405 decessi (al 15 aprile 2020). Per controllare la diffusione del coronavirus, il primo ministro Narendra Modi ha annunciato il 23 marzo scorso un lockdown nazionale di 21 giorni. Successivamente, a Mumbai e in altri luoghi, il lockdown è stato esteso almeno fino al 3 maggio 2020, poiché la situazione stenta a migliorare. Nell’intero paese non si potrà uscire dalle proprie case, con l’esclusione dei lavoratori nei servizi essenziali.


Parlando di Mumbai, la città ha iniziato a registrare più di 100 nuovi casi al giorno: gli esperti lo definiscono come l’inizio di una crescita esponenziale, mentre il governo sta impiegando tutte le sue forze per appiattire la curva. Ci riuscirà? Chi contribuirà a rendere sopportabile il lockdown? Sarà compito della sola Amministrazione, dei fornitori di servizi essenziali o di tutti i cittadini?

 

La città che non dorme mai

mumbai coronavirus
Credits: Himanshu Bhatt/NurPhoto via Getty Images

Mumbai, la città che non dorme mai, ci restituisce oggi un’immagine di sé inquietante, di una città silenziosa e desolata. Mumbai ha chiuso, i cittadini sono confinati nelle loro case, le strade vuote. L’instancabile vibrazione di Mumbai non c’è più. La città è bloccata come mai prima. Mumbai ha vissuto diverse avversità nel suo recente passato: i devastanti attentati del 1993, quelli clamorosi del 26 novembre 2008, il monsone del 2005, l’epidemia di influenza suina, per citarne solo alcuni. Ma Mumbai ha sempre tenuto la testa alta continuando ad essere la città che non dorme mai. La città è sempre risorta rapidamente, anche dopo le più devastanti tempeste. Ora, i Mumbaikar parlano quasi esclusivamente di lavaggio delle mani e di distanziamento sociale. Tutti sembrano nascondersi dal vicino, mantenendo la distanza.

Scopri di più: Il Coronavirus in India

Con il blocco, anche i servizi ferroviari locali di Mumbai si sono fermati. Più di 8 milioni di persone li utilizzano quotidianamente per raggiungere il luogo di lavoro. Oggi, la stazione prima brulicante di vita lascia spazio ad un ambiente desolante. Un incubo per tutti i Mumbaikar. La COVID-19 è riuscito a mutare lo scenario dell’intera città. Il quadro calmo e silenzioso di Mumbai, consegnatoci dal coronavirus, non fa emergere alcuna felicità, ma causa pena e dolore nel cuore delle persone.

 

Le Slum sono abbandonate a loro stesse

Mumbai è una delle città più popolate del mondo, che ospita una delle più grandi baraccopoli, il Dharavi Slum, in cui una piccola stanza è condivisa da 10 o 12 persone e un unico bagno è utilizzato da 80 persone in un giorno: pensare al distanziamento sociale in questo ammasso è praticamente impossibile. Se il coronavirus colpisse le Slum, la diffusione di questa malattia avrebbe una crescita disarmante.

Il governo dello Stato del Maharashtra, con una squadra di esperti, fornitori di servizi e polizia, sta lavorando come un gabinetto di guerra per identificare i focolai, scovare gli infetti e la storia degli spostamenti e dei contatti. In spazi molto affollati come Dharavi e altre Slum, i medici stanno raggiungendo i malati per fornire loro i test ed evitare che affollino gli ospedali. Sono stati identificati speciali ospedali COVID-19, e a tanti altri sono state aggiunte unità di isolamento dedicate. Prevedendo una crescita dei casi, il governo ha in programma di aggiungere sempre più spazi di isolamento. Gli ospedali privati ​​e alcuni hotel stanno servendo a questa funzione. Oltre al governo e alle sue agenzie, un esercito di volontari e ONG sta facendo il possibile per aiutare le parti più vulnerabili, come la classe lavoratrice e gli impiegati nell’economia informale. Distribuzioni di cibo e kit avvengono quotidianamente per le persone che hanno perso il lavoro e non possono più avventurarsi in nessun dove per guadagnarsi il pane. Tutti coloro che sono bisognosi e indifesi sono curati dai volontari locali e dalle varie organizzazioni sociali senza scopo di lucro.

mumbai coronavirus

Una strada in salita

Parallelamente, la classe media e i benestanti hanno le forniture di cibo assicurate nei supermercati, ben curati dal governo che si prodiga affinché non vi sia carenza alcuna.

Lo spirito indomito dei Mumbaikars emerge anche ora: il lockdown è rigorosamente rispettato, i sospetti senza sintomi si mettono autonomamente in quarantena, cooperando e contribuendo alla ratio di queste misure draconiane.

La diffusione e la crescita della malattia appaiono incontrollabili, ma gli sforzi e lo spirito del governo e dei cittadini terranno in piedi Mumbai fino a farla ritornare ad essere la città che non dorme mai. Sebbene preoccupante, la situazione può essere superata.

I nostri migliori auguri sono per tutti i cittadini di Milano e di tutta l’Italia. Siamo con voi e speriamo in un rapido ritorno alla normalità. Siamo tutti insieme in questa situazione difficile, e così preghiamo gli uni per gli altri.

 

MRUTHUBASHINI SRINIVAS di memumbai.com (Tradotto da HARI DE MIRANDA)

The original version -> A DISPATCH FROM INDIA🇮🇳: how MUMBAI is battling COVID-19

 

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A DISPATCH FROM INDIA🇮🇳: how MUMBAI is battling COVID-19

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mumbai coronavirus
Mumbai's Bandra-Worli Sea Link road wears a deserted look during 'Janata curfew' in the wake of coronavirus pandemic, Sunday March 22, 2020. Credits: Press Trust of India

A common disease like pneumonia originating from Wuhan, China, has grown into a health emergency, name COVID 19 across the globe. Italy is one of the worst hit country, especially in the region of Lombardy and in Milan. India’s affected numbers, although less to start with, are well managed as Government of India is taking all necessary steps to ensure that we are prepared well to face the challenge and threat posed by the pandemic.

In India approximately 12.322 confirmed cases and 405 deaths as on 15th April 2020 have been reported, according to Ministry of Health and Family Welfare (MoHFW). To keep a check on the spread of CORONA Virus pandemic Prime Minister Shri Narendra Modi on March 23rd announced a 21-day nationwide lockdown. Later in Mumbai and other places it is being extended till 3rd May 2020, since situation didn’t improved. The entire country will not step out of their homes, except those involved in essential services.

Talking about Mumbai, the city has started recording more than 100 cases daily over the past couple of days, the experts call it as peaking, whereas the Government is putting all its forces to flatten the curve, is it possible? Who all will contribute to this? Is it just the administration, the service providers or each and every citizen Mumbaikar?

 

The city that never sleeps

mumbai coronavirus
Credits: Himanshu Bhatt/NurPhoto via Getty Images

Mumbai, the city that never sleeps, today portrays an eerie picture, silent and desolate. Mumbai has locked itself, citizens couched in their houses, the streets emptied. Mumbai’s life line has slowed down. The city is unbelievably clamped down. Mumbai has seen several adversities in the recent past viz., the 1993 bomb blasts, 26/11 incident, the 2005 deluge, the swine flu disease to name a few, but Mumbai has always kept up with the metaphor as the city that never sleeps. Come what may, the life line continues to be on track, the city has always risen after every devastating stormy day. Space and time, the two prime words used by Mumbaikars swaps to hand washing and social distancing. Every one seems to hide away from each other, maintaining distance.

Learn more: Coronavirus outbreak in India

With lockdown, Mumbai’s Local Train Services has also stopped. Approximately, 80 lakh people use nearly 3000 services run by the Railways to help reach people to their place of work. Today, the station with its platform swelling with human footfalls gives a lamenting deserted look. A nightmare for any Mumbaikar. COVID-19 has changed the entire city’s scenario. The calm and serene picture of Mumbai handed over by the coronavirus doesn’t bring out happiness, instead induces pensiveness in the heart of the people snatching all the hustle–bustle from it.

 

Slums are helpless

Mumbai is one of the highest populated cities in the world, hosting the largest slum locality, the Dharavi Slum which a small room is shared by 10 to 12 people and a single washroom is used by 50 to 80 people in a day, thinking of social distancing, ideally one metre apart among two individual, in this cluster is next to impossible. With the coronavirus hitting the Slum, the spread of this disease may take an alarming rise.

The State Government with experts, service providers and police as a team are working war-footed to identify the hotspots, testing the infected with travel history, tracing their movements and contacts. In closely packed clusters like Dharavi and other slums, the doctors are reaching the infected the for testing to avoid their movements and crowding at the test centres. Special COVID-19 hospitals are identified, many hospitals has been added with isolation units. Foreseeing the growth of positive infected cases, Government has plans to add more and more isolation wards. Private hospitals and some hotels are becoming isolation wards as per orders. More and more tests are being conducted to identify the infected and further tracing of transmission. Apart from Government and its allied agencies, human force in the form of volunteers and NGOs are putting their best foot forward to help the most vulnerable sect like the labour class and the daily wagers. Food hand outs and ration kits are being distributed to the affected who have lost their daily work and cannot venture out to earn their daily bread. All those who are needy and helpless are taken care of by the local volunteers and various non-profit social organisations.

mumbai coronavirus

 

It will get worse, before it gets better

On parallel lines, for the healthy till now, the emergencies and essentials are well taken care of by the rulers so that no shortage falls in.

The indomitable spirit of Mumbaikars can be seen even today, the lockdown is strictly obeyed thereby maintaining social distancing, the suspected with no symptoms home quarantine themselves cooperating and contributing to the lockdown motto.

The spread and growth of the disease seems unfathomable, but the efforts and spirits of the Government and the citizen will make Mumbai reiterate and reverberate the metaphor solely of the city. Although worrying, the situation can be overcome.

Our best wishes are there with all the people in Milan and whole Italy. We hope that soon the situation will improve. In this difficult situation we all are together and praying for each other.

 

MRUTHUBASHINI SRINIVAS from memumbai.com

 

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🔴 Dati 17 aprile. Lombardia: lieve crescita dei morti (+243) e dei contagi che tornano sopra i mille. Milano peggiora ancora

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17 aprile 2020. La conferenza della Regione sui dati del giorno la conduce Fontana per chiarire come sarà organizzata la ripresa dell’attività della Regione: “Esperti e virologi ci devono dare il via libera.” La ripresa sarà graduale, assicura Fontana.

Dati in leggero peggioramento: crescono morti e nuovi contagi, anche se all’interno di un trend ormai stabile. I contagi tornano sopra quota 1.000 a +1.041 dai +941 di ieri, per un numero di tamponi stabile a 10.839 (superata la quota record di ieri di 10.706).

I decessi sono da quattro giorni relativamente stabili, oscillando tra i 230 e i 245: nelle ultime 24 ore sono stati 243 (ieri 231)

Dagli ospedali. Prosegue il miglioramento negli ospedali. Le persone ricoverate diminuiscono di 729 (ieri erano 687). Altri 61 posti liberati in terapia intensiva (ieri erano stati 42). In 454 hanno lasciato gli ospedali nelle ultime 24 ore (ieri erano stati in 541).

Situazione delle province. L’unica città con un focolaio su cui prestare attenzione si conferma Milano: nell’area metropolitana i nuovi contagi risalgono ancora sopra quota 300 (a +325 dai +277) e in città a +166 (ieri +102).

Italia. 575 morti nelle ultime 24 ore. I guariti sono +2563, il numero più alto dall’inizio dell’emergenza. Ci sono anche 1.107 persone ricoverate di meno rispetto a ieri, dato più basso dal 27 marzo, e 224 in meno nella terapia intensiva. I nuovi contagi sono +3.493.

Mondo. La giornata è segnata dalla correzione del numero di morti eseguita dalla Cina con 1.290 decessi in più rispetto a quanto indicato nelle statistiche precedenti. Come numero di morti nell’ultimo giorno l’Italia è al terzo posto dopo USA (+864) e UK (+847), anche se al momento mancano i dati della Francia. Come nuovi contagi del giorno l’Italia è al quinto posto, dietro a USA (+7.435), UK (+5.599), Turchia (+4.353) e Russia (+4.070).

Aiutiamoci da soli. Se vuoi aiutare a fornire un pasto alle famiglie di Milano che in questo momento sono più in difficoltà, puoi partecipare a #aggiungiunpastoatavola iniziativa di #milanopermilano. Puoi donare qui (il 100% del ricavato viene usato usato per acquistare cibo dalla Fondazione Comunità di Milano): milanopermilano.it/dona

DATI DALL’INIZIO DEL LOCKDOWN TOTALE

Contagi Lombardia (giornalieri)*
11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)
26/3: +2543 (+7,2%)
27/3: +2409 (+6.9%)
28/3: +2117 (+5.6%)
29/3: +1592 (+4,0%)
30/3: +1154 (+2,8%)
31/3: +1047 (+2,4%)
1/4: +1.575 (+3,6%)
2/4: +1.222 (+2,6%)
3/4: +1.455 (+3,1%)
4/4: +1.598 (+3,3%)
5/4: +1.337 (+2,7%)
6/4: +1.079 (+2,0%)
7/4: +791 (+1,5%)
8/4: +1.089 (+2,0%)
9/4: +1.388 (+2,5%)
10/4: +1.246 (+2,2%)
11/4: +1.544 (+2,7%)
12/4: +1.460 (+2,5%)
13/4: +1.262 (+2,1%)
14/4: +1.012 (+1,6%)
15/4: +827 (+1,3%)***
16/4: +941 (+1,5%)
17/4: +1.041 (+1,6%)
Totale: 64.135

Decessi Lombardia (giornalieri)*
9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)
26/3: 387 (+8,6%)
27/3: 541 (+11,1%)
28/3: 542 (+10,0%)
29/3: 416 (+7,0%)
30/3: +458 (+7,2%)
31/3: +381 (+5,6%)
1/4: +394 (+5,5%)
2/4: +367 (+4,8%)
3/4: +351 (+4,4%)
4/4: +345 (+4,2%)
5/4: +249 (+2,9%)
6/4: +297 (+3,3%)
7/4: +282 (+3,1%)
8/4: +238 (+2,5%)
9/4: +300 (+3,1%)
10/4: +216 (+2,2%)
11/4: +273 (+2,7%)
12/4: +110 (+1,0%)***
13/4: +280 (+2,6%)
14/4: +241 (+2,2%)
15/4: +235 (+2,1%)
16/4: +231 (+2,0%)
17/4: +243 (+2,1%)
Totale: 11.851

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*
11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
26/3: +848 (+13,9%)
27/3: +574 (+8,2%)
28/3: +314 (+4,2%)
29/3: +546 (+7,0%)
30/3: +348 (+4,1%)
31/3: +235 (+2,7%)
1/4: +611 (+6,8%)
2/4: +482 (+5,0%)
3/4: +387 (+3,8%)
4/4: +428 (+4,1%)
5/4: +411 (+3,7%)
6/4: +308 (+2,7%)
7/4: +249 (+2,1%)
8/4: +252 (+2,1%)
9/4: +440 (+3,6%)
10/4: +269 (+2,1%)
11/4: +520 (+4,0%)
12/4: +412 (+3,1%)
13/4: +481 (+3,5%)
14/4: +189 (+1,3%)***
15/4: +325 (+2,2%)
16/4: +277 (+1,8%)
17/4: +325 (+2,1%)
Totale: 15.277

Contagi Milano città (giornalieri)*
11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287 (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: +310** (+12,7%)
27/3: +261 (+9,5%)
28/3: +150 (+4,9%)
29/3: +247 (+7,8%)
30/3: +154 (+4,5%)
31/3: +96 (+2,6%)
1/4: +159 (+4,3%)
2/4: +203 (+5,3%)
3/4: +166 (+4,1%)
4/4: +178 (+4,2%)
5/4: +171 (+3,9%)
6/4: +112 (+2,4%)
7/4: +99 (+2,1%)
8/4: +80 (+1,6%)
9/4: +155 (+3,2%)
10/4: +127 (+2,5%)
11/4: +262 (+5,1%)
12/4: +193 (+3,5%)
13/4: +296 (+5,3%)
14/4: +57 (+0,9%)***
15/4: +144 (+2,4%)
16/4: +102 (+1,6%)
17/4: +166 (+2,6%)
Totale: 6.326

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Articoli ultime 24 ore:
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L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

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German Chancellor Angela Merkel speaks during a union rally of German metalworkers union in Frankfurt on Monday, Nov. 25, 2013. (AP Photo/Michael Probst)

Con 138mila casi confermati al 17 aprile, anche la Germania è stata colpita duramente dal Coronavirus, risultando al momento il quinto paese con più contagiati al mondo (l’Italia è al terzo posto). La particolarità della Germania è però nel basso numero di decessi: 4.052. Significa che il paese tedesco conta 48 morti per milione di abitanti contro i 367 per milione dell’Italia o i 413 della Spagna, per un tasso di letalità inferiore al 3%.

Per un po’ di tempo abbiamo pensato che lo sviluppo dell’epidemia in Germania fosse solo ad uno stadio più precoce e che la curva dei decessi si sarebbe presto adeguata a quella delle altre nazioni. Si è anche ipotizzato che la Germania “nascondesse” i morti da Coronavirus, cosa che non sembra plausibile alla luce della definizione dei morti da Coronavirus secondo le indicazioni del Robert Koch Institute (RKI), l’Agenzia Federale responsabile per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive.

La soluzione dell’arcano è molto più semplice di quanto si pensi. La Germania aveva un piano pandemico e l’ha seguito. Già nel 2013, il Robert Koch Institute aveva presentato al parlamento tedesco un documento in cui simulava l’arrivo di un coronavirus dall’Asia e ne stimava le conseguenze, compresi i rischi per gli anziani e il distanziamento sociale. Inoltre, il piano pandemico della Germania è uno dei più recenti (risale al 2016) ed è stato in buona parte attuato durante questa emergenza.

Vediamo quindi come si è mossa la Germania e come è riuscita a contenere il coronavirus fino a programmare nel dettaglio già il processo di riapertura.

L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

#1 Test a tappeto

Sulla questione dei tamponi, il principale vantaggio della Germania è stato rappresentato dal tempismo. Già a metà gennaio, l’ospedale Charitè di Berlino aveva sviluppato un test per il coronavirus, mettendo inoltre la formula disponibile on line. A partire dalle prime settimane del 2020, la Germania ha quindi aumentato la sua capacità di fare tamponi, passando da 7.115 test/settimana a marzo a 116.667 test/settimana ad aprile.

Questo ha consentito alla Germania di effettuare un ampio numero di test e soprattutto di fare i tamponi non solo ai sintomatici gravi ma ad un più ampio spettro di soggetti, compresi i non sintomatici e i sospetti positivi. Secondo uno studio della London School of Hygene and Tropical Medicine, si stima che in Germania il numero di casi positivi rilevati sia pari al 66%, mente in Italia sarebbe del 5%. Tradotto in altre parole, i dati della Germania descrivono in maniera abbastanza fedele la circolazione del virus nel paese, mentre in Italia vi è una sottostima dei casi ufficiali e i contagiati reali sarebbero almeno 10 volte di più di quelli identificati. Risultati analoghi si possono evincere anche dallo studio effettuato dall’Imperial College, secondo il quale in Germania il numero dei contagi sarebbe pari allo 0.72 per cento, un numero che si avvicina abbastanza a quello dei casi ufficiali (circa 0.16 per cento), mentre in Italia sarebbe ormai contagiato il 9.8 per cento della popolazione, dato che si discosta molto da quello dei casi ufficiali (0.27 per cento).

#2 Tutti i cittadini possono farsi i tamponi

In Germania sono i cittadini tedeschi a decidere se e dove fare il test. I cittadini tedeschi si possono rivolgere al proprio medico di famiglia o alla continuità assistenziale per avere la prescrizione del tampone Covid-19 con la quale si rivolgono poi ai laboratori di analisi locali.

Per facilitare i cittadini a fare i test, da inizio marzo sono stati aperti degli appositi Abstrichzentrum, i cosiddetti drive-in dove si può andare in macchina ed eseguire il test direttamente dal finestrino. I drive-in si trovano nei grandi centri urbani e nelle zone maggiormente popolate o colpite da coronavirus come Monaco di Baviera, Oberhausen, Bochum, Düsseldorf, le Province di Rhein-Neckar e di Esslingen. Altri comuni, come ad esempio Heidelberg, fanno affidamento sull’invio del personale a casa dei pazienti e hanno istituito i cosiddetti corona-taxi, ovvero medici e personale sanitario che vanno direttamente a casa dei sospetti positivi per visitarli e fare il tampone.

#3 Tracciamento dei positivi

Testare il maggior numero di persone, inclusi i sospetti positivi, consente di studiare i meccanismi di propagazione del virus e permette di elaborare strategie ad-hoc per arginarne la diffusione.

Quando i primi casi tedeschi si sono verificati in un’azienda bavarese, la Webasto, i medici e gli epidemiologi tedeschi sono riusciti a ricostruire una certa affidabilità la catena del contagio e hanno dimostrato che il paziente 4 aveva contagiato il paziente 5 passandogli semplicemente la saliera in mensa.

La stessa meticolosa analisi è stata compiuta a Heinsberg, la “Codogno tedesca” con 1521 contagi e 45 decessi su 40 mila abitanti. In questo caso, l’evento scatenante nella diffusione del contagio è stata una festa di Carnevale a cui partecipò il “paziente 0” della zona. Da lì in poi, il virus si è diffuso molto rapidamente ma gli epidemiologi, capitanati da Henrick Streek, sono riusciti anche in questo caso ricostruire e interrompere la catena dei contagi.

“Abbiamo capito che dobbiamo tracciare meticolosamente la catena del contagio per interromperla” ha dichiarato, Clemens Wendtner, il medico che ha ricostruito la catena di contagio dell’azienda bavarese.

Mettere al centro l’individuazione e il l’isolamento dei positivi ha significato impiegare molti reparti investigativi della Polizei per rintracciare di ogni positivo i contatti avuti, i luoghi frequentati e le possibili fonti di contagio, in modo da procedere ad analizzare con tamponi i potenziali infetti.

Contagi e decessi nei quartieri di Berlino (Fonte: www.berlinomagazine.com)

#4 Isolamento dei positivi sul territorio: gli “ospedali diffusi”

Nel caso di sintomi, la procedura tedesca prevede che la prima persona da contattare sia il medico di base che può recarsi a casa dell’assistito per eseguire il test o in alternativa può allertare il dipartimento territoriale della salute e richiedere che si occuperà di eseguire il test a domicilio.

Inoltre il sistema sanitario tedesco ha tantissimi posti letto e tanti piccoli ospedali diffusi sul territorio. Questa sanità iper-diffusa, considerata un modello inefficiente di allocazione delle risorse sanitarie, ha invece fatto la differenza ed è stata efficace nel contenere la diffusione del coronavirus, al contrario di quanto successo in alcune regioni d’Italia, Lombardia in primis, dove il primo punto di accesso dei pazienti sono i Pronto soccorso dei grandi ospedali, con conseguente aumento delle possibilità di diffusione del virus nelle strutture sanitarie.

 

#5 Approvvigionamento di materiale sanitario fin dai primi di febbraio

Il tempismo tedesco ha avuto un ruolo fondamentale anche per l’approvigionamento del materiale sanitario. Fin dai primi di febbraio, la Germania si è infatti adoperata per procurarsi reagenti per i test, mascherine, dispositivi di sicurezza e ventilatori, in modo tale da essere pronta ad affrontare il picco dell’epidemia.

Allo stesso modo, il governo tedesco è intervenuto tempestivamente sull’aumento dei posti letto in terapia intensiva. All’inizio dell’epidemia, la Germania aveva infatti 28 mila posti letto di terapia intensiva e non si trovava in una situazione di emergenza. Malgrado ciò, le autorità sanitarie si sono ugualmente allertate e hanno portato la capacità dei posti letto in terapia intensiva a 40 mila in poche settimane.

# Le regole per ripartire

i punti sostanziali della cosiddetta fase 2 sono già state stabilite. Saranno queste:

  • Le norme sul distanziamento sociale tra le persone è prolungato fino al 3 maggio.
  • Dal 4 maggio riaprono le scuole primarie e superiori per le classi che hanno esami quest’anno. È possibile poco dopo l’apertura anche di altri classi. Si raccomanda ogni istituto di cercare di creare gruppi ridotti di studio.
  • Non ci sarà un obbligo di mascherine, ma lo stato consiglierà fortemente a tutti i cittadini il loro utilizzi sui mezzi pubblici e nei negozi
  • Commercio al dettaglio e negozi con una superficie di vendita fino a 800 metri quadrati possono riaprire da lunedì 20 aprile. Indipendentemente dalla loro grandezza possono riaprire i rivenditori di auto, i rivenditori di biciclette e le librerie. Tutti possono ospitare un numero limitato di clienti all’interno.
  • I grandi eventi sono annullati fino al 31 agosto. Ogni regione deciderà però precisamente cosa si intende per grande eventi
  • Parrucchieri, massaggiatori, tatuatori e altri servizi dove la vicinanza fisica è imprescindibile possono riaprire dal 4 maggio a patto che siano rispettate tutte le norme igieniche.
  • Ristoranti, bar e pub rimangono chiusi fino a nuovo ordine.
  • Messe e riti religiosi in generale sono vietati fino a nuovi ordini.
  • Hotel aperti e disponibili solo se non per fini turistici

Ogni punto potrà essere poi valutato indipendentemente dai governatori dei 16 Länder.

Non ci sarà nessuna limitazione legata all’età dei cittadini.

Fonte: www.berlinomagazine.com

Angela Merkel spiega in modo chiaro ai tedeschi la correlazione tra indice di contagi e il rischio per la tenuta del sistema sanitario

 

FONTI

LAURA COSTANTIN

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