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Trattoria Caprese di giovedì?

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caprese

Nel cuore di una delle zone più vive di Milano, Marghera, sorge un piccolo paradiso per le buone forchette: la Trattoria Caprese.
Oltre alla deliziosa cucina, una caratteristica della Trattoria Caprese è senza dubbio il servizio, cordiale e simpatico, in grado di farti subito sentire a casa tua. L’esperienza culinaria inizia già da fuori: mentre stai pregustando la cena aspettando il tuo turno (prenota, mi raccomando!), puoi sostare al banchetto esterno al ristorante, fornito di gnocchi fritti freschi di cucina, bicchiere di prosecco e a volte addirittura qualche fetta di pizza… e non è finita. Nel caso in cui l’attesa diventi un po’ lunghetta, assaggini di pasta, riso e molto altro corrono in tuo soccorso, freschi di padella. Se non stai attento a tutte queste leccornie, rischi di entrare in Trattoria già con la pancia piena.

Una volta seduto, puoi ordinare tutto quello che c’è sul menù ricco di piatti tipici della tradizione campana, ma non solo: antipasti, primi, secondi, contorni, pizze, pizze fritte, ma stai attento anche agli assaggi volanti che passeranno per la sala (acchiappali tutti!), e, quando arriva il turno del dessert, puoi scegliere tra le deliziose proposte esposte vicino all’ingresso (pastiere, babà, aragoste di cioccolato e molto altro). Pensi che sia finita? Nossignore. Dopo il dolce, che ne dici di un caffè con il suo ammazza caffè? Non si tratta, però, dei soliti amari, bensì di liquori cremosi e artigianali che verranno portati al vostro tavolo senza pagare un euro di più: potrete assaporare la crema di pistacchio, mandarino, melone e uno speciale limoncello.

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Cosa c’è di bello a CINISELLO? 10 motivi per apprezzare la seconda città più grande dell’hinterland milanese

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piazza gramsci
piazza gramsci

1928: i paesi di Cinisello e di Balsamo si uniscono in un Comune solo e ancora oggi costituiscono i due principali quartieri della città. Una città, sì, perchè dal 1972 ha smesso ufficialmente di essere un paese e i suoi 76.464 abitanti inseriscono Cinisello Balsamo al nono posto tra le città della Lombardia e al 75esimo tra le più popolate d’Italia.

Un luogo poco considerato dai milanesi, giudicato un sobborgo dormitorio, con sufficienza come se non avesse nulla di interessante. Invece non è così: Cinisello può costituire una meta suggestiva per chi volesse fare una gita dalla città. A proposito: sapete come si chiamano gli abitanti di Cinisello Balsamo? La risposta in fondo all’articolo.

Cosa c’è di bello a CINISELLO? 10 motivi per apprezzare la seconda città più grande dell’hinterland milanese

#1 Il Parco Nord

Cinisello si affaccia sul parco più grande di Milano. Anzi, per vicinanza si può dire che il Parco Nord appartenga più a Cinisello che a Milano. Anche se ha l’allure di paesotto industriale, in realtà Cinisello è una città incredibilmente verde, come si può vedere nel prossimo punto.

#2 Il Grugnotorto Villoresi

A sud il Parco Nord, a nord il magnifico Grugnotorto Villoresi, 1900 ettari di parco e di boschi. 25 kmq di verde per una città di 12 non è niente male. Un verde che sta venendo curato e valorizzato ed è percorso da splendide ciclabili.

#3 Le ciclabili

La ciclabile del grugnotorto, la ciclopedonale per Monza che si spinge in Brianza per circa 75 chilometri ininterrotti. Tra l’altro in via Garibaldi c’è Enzo, forse “il miglior riparatore di bici del nord milano”. In totale a Cinisello ci sono 21 ciclabili o ciclopedonali differenti. Altro esempio della cultura verde e di collegamento della città.

#4 Le connessioni

Vicina alla M5 che percorrerà Cinisello fino a spingersi a Monza, sulla tangenziale, collegata a Milano dall’arteria di Fulvio Testi: da Cinisello in un attimo si è a Milano e in un battibaleno si è nel cuore della Brianza o in autostrada per Venezia o per Torino. Cinisello è in connessione, in treno, metro, tram o auto, con case che non costano un occhio. E non è solo una città di passaggio.

#5 Il Pertini

Dal 2012 ha aperto nell’ex scuola Cadorna di piazza Confalonieri, il Centro Culturale il Pertini. Oltre alla splendida biblioteca cittadina, ospita mostre, laboratori e incontri, oltre a un caffé letterario.

#6 Villa Ghirlanda Silva

Dopo una lunga contrattazione con la famiglia Cippelletti, proprietaria dell’immobile dal 1926, nel 1974 il Comune potè mettere le mani sulla storica Villa Ghirlanda Silva che è stata trasformata in centro culturale civico, acquisita insieme al suo parco che venne reso pubblico. D’estate diventa un punto di riferimento in città con il suo cinema all’aperto. A Cinisello ci sono diverse ville storiche: degna di nota ad esempio è la Villa Di Breme Gualdoni Forno.

#7 Il PAX

Il Cinema Teatro PAX, facente capo alla parrocchia di Sant’Ambrogio, offre una buona programmazione cinematografica e delle interessanti rassegne teatrali.

#8 Il museo della fotografia

Il Mufoco, Museo di Fotografia Contemporanea, nell’ala sud di Villa Ghirlanda, conta quasi 2.000.000 di immagini, divise in 28 fondi fotografici.

#9 La città dello sport

Cinisello dispone di impianti sportivi di primo livello.
Un palazzetto dello sport, il Salvador Allende, tre campi sportivi, tra cui lo stadio Gaetano Scirea che qui iniziò la sua carriera. tre piscine e diverse altre strutture sportive minori.

#10 Piazza Gramsci

La piazza principale di Cinisello, sulla quale s’affaccia la Chiesa di Sant’Ambrogio. Caratterizzata originariamente da un elegante ovale centrale contornato da alberi, era conosciuta come la Perla, definizione datale dagli aviatori, per la quale era di riferimento per gli atterraggi all’aeroporto di Bresso. Aveva una conformazione molto particolare, unica nel milanese finché nel 1971 venne stravolta con un radicale rifacimento: all’ovale si sostituì un anfiteatro in cemento circondato da giardini. Nel 1999 il Comune decise di rifare un’altra volta la piazza che fu così interessata da nuovi lavori di rifacimento che la portarono ad acquisire l’aspetto odierno. 

Ps. Come si chiamano gli abitanti di Cinisello?

Gli abitanti di Cinisello Balsamo si chiamano cinisellesi o balsamesi

Grazie a chi ci ha inviato i suoi suggerimenti al post su “cosa c’è di Bello a Cinisello?”

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MONOPATTINI a Milano: cosa possono fare, dove possono andare, la guida definitiva

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Credits: moto.it - Monopattini in Duomo

Era l’8 aprile 2019 quando è stato annunciato il decreto attuativo per avviare la sperimentazione sulla micromobilità elettrica, condiviso con gli enti locali e le altre amministrazioni coinvolte e elaborato accogliendo anche le richieste arrivate da parte dell’Anci. Ancora oggi permane l’incertezza.

I punti fermi della normativa

Come stabilito dal decreto e dalla successiva Legge di Bilancio:

#1 Saranno i sindaci a delimitare le aree in cui procedere con la sperimentazione e disciplinare l’uso di questa tipologia di mezzi.

#2 La categoria di mezzi inseriti nel decreto comprende: monopattini elettrici, Segway, Hoverboard e Monowheel che potranno circolare liberamente su aree pedonali, piste ciclabili e su corsie riservate, a patto che non superino il limite di velocità di 30 Km/h,

#3 La circolazione su strada è limitata solo a determinate aree e solamente in ambito urbano.

#4 I mezzi dovranno integrati alcuni dispositivi obbligatori, per la sicurezza stradale, quali segnalatori acustici, motore elettrico che non superi la potenza nominale massima di 500 watt e sistemi di illuminazione, le luci devono entrare in funzione da mezz’ora dopo il tramonto, durante la notte e di giorno quando le condizioni atmosferiche non assicurano un’adeguata visibilità.

#5 Se si circola su strada o su corsie dedicate, è obbligatorio l’utilizzo di giubbotto o bretelle catarifrangenti di notte, per monopattini elettrici e segway.

#6 I monopattini e i segway con manubrio che rientrano nei limiti di potenza 0,5 KW e velocità massima 20 km/h sono equiparati ai velocipedi (norma a rischio nelle prossime modifiche alla legge)

#7 I conducenti dovranno essere necessariamente maggiorenni

#8 Non è possibile trasportare passeggeri né trainare merci o traini

I Monopattini a Milano: le decisioni del Comune

Milano è stata la prima città italiana ad attivare il servizio in modo sperimentale a luglio 2019 e successivamente anche la prima a sospenderlo in seguito ad un incidente e all’incertezza normativa.

Il Comune ha deciso di affidare a un bando la scelta degli operatori che offriranno la micromobilità in sharing, imponendo però:

  • un tetto masssimo di 2.250 mezzi in circolazione, escludendo quelli detenuti dai cittadini che gli hanno acquistato.
  • transito solo nelle aree pedonali (con velocità limitata a 6 km/h), nelle piste ciclabili, e nelle Zone 30 (purché non ci siano pavé o binari del tram).
  • divieto di salire sui marciapiedi o uscire dalle aree stabilite per la sperimentazione
Segnaletica monopattini

Sono stati installati da qualche mese le nuove segnaletiche verticali che riportano l’immagine del monopattino affiancato alla bicicletta e alcuni operatori hanno fatto ripartire il servizio, mentre i partecipanti sconfitti nel bando stanno attendendo l’esito dei ricorsi.

FABIO MARCOMIN

 

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La STORIA DI MILANO: 12 fatti che dovrebbero essere studiati meglio nelle nostre scuole

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Milano, fin dalle sue antichissime origini, ha giocato un ruolo di primissimo piano nella storia dell’umanità.
Milano, città di celtica fondazione, diventerà presto un influente centro dell’Impero Romano, diventandone capitale al momento della sua divisione in due parti, Orientale ed Occidentale.

Leggi anche: In Piazza della Scala sorgeva un TEMPIO SOLARE

Milano città stato significa poter fare studiare meglio la storia del territorio. Come questi momenti salienti della storia cittadina.

La STORIA DI MILANO: 12 fatti che dovrebbero essere studiati meglio nelle nostre scuole

#1 Capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 286 al 402

Grazie all’imperatore Diocleziano prima e Massimiano poi, Milano divenne non più solo un centro economico di rilievo, ma anche il principale centro politico.

#2 Editto di Milano (febbraio 313)

L’Editto di Milano (noto anche come Editto di Costantino, Editto di Tolleranza o Rescritto di Tolleranza) fu l’accordo sottoscritto nel febbraio 313 dai due Augusti dell’Impero Romano, Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente, in vista di una politica religiosa comune alle due parti dell’impero. Primo atto di tolleranza universale è uno degli eventi che più di tutti ha condizionato la storia del mondo.

#3 Ambrogio Vescovo (7 dicembre 374)

Uno dei personaggi più importanti della nostra città diede tanto da legarne il suo nome a Milano in maniera indissolubile. A lui dobbiamo parte della nostra unicità, grazie alla sua figura di spicco all’interno del mondo cristiano e al rito liturgico che ci contraddistingue.

#4 Sconfitta del Barbarossa (25 maggio 1176)

storia di milano
Federico Barbarossa nel Kyffhäuserdenkmal

A Legnano venne sconfitto il Barbarossa grazie all’unione tra le città lombarde. Milano, dopo aver patito fame miseria distruzione, si liberò dalla tirannia, ottenne la sua autonomia e raggiunse la consapevolezza della propria potenza. Milano si rivelò ribelle e i suoi cittadini decisamente poco inclini ad essere sudditi.

#5 Leonardo a Milano (XV secolo)

leonardo
leonardo

Leonardo Da Vinci a Milano non solo dipinse una delle opere più importanti nella storia dell’arte mondiale ma il suo passaggio a Milano condizionò la nascita della moda e del design, che hanno contribuito a far grande la nostra città.

#6 La dominazione austriaca (1714-1797/1815-1859)

architetture
Teatro alla Scala, Giuseppe Piermarini, 1776-1778

In quel periodo Milano raggiunse un altissimo livello di sviluppo economico e sociale. Diverse furono le riforme e le iniziative culturali: fu anche edificato il massimo teatro lirico mondiale, la Scala.

#7 Cesare Beccaria (1780)

Cesare_Beccaria_statue_Pinacoteca_Brera
Cesare_Beccaria_statue_Pinacoteca_Brera

Nel 1780 Cesare Beccaria, autore milanese, scrisse il saggio “Dei Delitti Delle Pene”, che venne apprezzato nella Milano illuminista, fu visto come il prodotto dell’attività innovatrice in Francia (dove incontrò l’apprezzamento entusiastico dei filosofi dell’Encyclopédie, di Voltaire e dei philosophes più prestigiosi e fu considerato un vero e proprio capolavoro), e messo subito in pratica dalla zarina Caterina II di Russia.
Un libro che ha inciso profondamente sulla cultura del diritto nel mondo.

#8 Napoleone incoronato Re (26 maggio 1805)

Nel maggio del 1805 Napoleone Bonaparte si fece incoronare Re d’Italia nel Duomo di Milano con una sfarzosissima cerimonia. L’evento ebbe risonanza in tutta Europa.

#9 Le Cinque Giornate (18-22 marzo 1848)

bandierine atmMilano si sollevò eroicamente contro l’occupazione austriaca, sperando in un futuro di libertà e di risorgimento. Speranza purtroppo disattesa, ma quel sacrificio fu di esempio in tutta Europa.

#10 Esposizione Universale del 1906

Milano ospitò l’Esposizione Universale, o anche detta Esposizione Internazionale del Sempione, dal 28 aprile all’11 novembre, in padiglioni ed edifici appositamente costruiti nell’area alle spalle del Castello Sforzesco, tema i trasporti. Visitatori stimati: 5 milioni, cifra enorme per l’epoca.

#11 25 aprile 1945

In una città ridotta in macerie, i milanesi si sollevarono contro il regime fascista e l’occupazione nazista. Mussolini, costretto a fuggire, venne fucilato e poi appeso in piazzale Loreto.

#12 Esposizione Universale del 2015

expo milano ovest
expo milano ovest

Dal 1 maggio al 31 ottobre si svolse EXPO. Tema: nutrire il pianeta.
Milano per sei mesi fu al centro dell’attenzione mondiale, milioni di visitatori da tutto i Paesi vennero a visitare l’esposizione. Tra questi, anche importantissime personalità. Un successo stratosferico per Milano, che per l’occasione si fece ancora più bella.

Continua la lettura con: Milano austriaca

ANDREA URBANO

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5+1 cose che forse non sapevi della BOCCONI

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Leoni all'ingresso. Mai passarci in mezzo
Leoni all'ingresso. Mai passarci in mezzo

Una delle grandi eccellenze di Milano presenta alcune curiosità che non tutti conoscono.

5+1 cose che forse non sapevi della BOCCONI

#1 La prima Università di economia in Italia

È stata la prima università in Italia a offrire un corso di laurea in economia e commercio. Fu fondata nel 1902 ad opera di Ferdinando Bocconi in memoria del figlio Luigi, caduto nella battaglia di Adua. La prima sede era a Brera in largo Treves.

#2 Ispirata all’Ecole Superieure di Anversa

Il modello ispiratore del corso di studi immaginato da Ernesto De Angeli era quello della École supérieure di Anversa.

#3 A forma di 30 e lode

L’edificio in via Röntgen assume la forma di un “3” che visto dall’alto accanto al velodromo di piazza Sraffa a forma di 0 e all’edificio retrostante la sede di via Sarfatti a forma di L, si forma un 30 L, in riferimento al 30 e lode come voto massimo agli esami.

#4 Il pellicano bocconiano

Il Pellicano è la mascotte dell’A.S.D. Bocconi Sport Team, così come lo è stato per l’Associazione Laureati dal lontano 1906 e, successivamente, per l’Università.

#5 Ospita le finali dei giochi matematici

Dal 1994 si svolgono nell’ateneo, grazie al Progetto ricerche storiche e metodologiche (PRISTEM), le gare e le finali nazionali dei campionati di giochi matematici. La competizione è rivolta a candidati provenienti da ogni regione d’Italia – non soltanto studenti – e permette di accedere alla finale internazionale che si tiene ogni anno a Parigi.

#5+1 Mai passare tra i leoni

Porta sfortuna passare tra i leoni posti all’ingresso dell’edificio principale di via Sarfatti. Per esorcizzare questa superstizione è nato il giornale Tra i leoni dei rappresentanti degli studenti. Si dice che si possa varcare l’ingresso in mezzo ai leoni solo quando si è laureati ma sembra che anche i professori non si fidino a farlo.

Ps. il legame Bocconi- Milano città stato

Il direttore di Milano città stato, Andrea Zoppolato, quando studiava in Bocconi ha fondato e diretto Viasarfatti, il giornale degli studenti della Bocconi negli anni novanta.

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5 modi per ridurre lo SMOG utilizzando le esperienze di altri Paesi

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Credits: giornaledeinavigli.it - Smog a Milano

Il mese di gennaio per i milanesi è stato drammatico, ben 22 giorni di Pm10 oltre i limiti mentre la legge consente solo 35 giorni di sforamento durante l’anno.

Cosa dicono gli studi sull’inquinamento atmosferico

L’OMS afferma che in Europa almeno 9 cittadini su 10 sono, ogni giorno, esposti a livelli troppo alti di inquinamento. Secondo il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, l’Italia è prima per decessi prematuri a causa delle alte concentrazioni di ozono e di biossido di azoto, mentre uno studio della University College London rivela che le persone esposte a maggiori livelli di inquinamento atmosferico sono più a rischio di depressione e suicidio.

Milano, per la sua posizione e per la conformazione geografica, è soggetta a frequenti condizioni di stagnazione dell’aria e perciò all’accumulo delle polveri sottili.

Nonostante il calo un calo significativo dei livelli di polveri fini nell’aria (siamo sotto la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo) segnalando dall’Arpa, noi milanesi sappiamo bene che è solo una tregua.
Quali misure si possono mettere in campo per avere l’aria pulita in città? 

Cinque idee che combattono lo smog

#1 Pulire di più le strade

Pulire le strade riduce il particolato del 60%. A Stoccarda, triplicando il numero di giorni di lavaggio delle strade, si è registrata una riduzione del 60% dei superamenti delle concentrazioni giornaliere del Pm10. Le emissioni di particolato, infatti, derivano solo in piccola parte dalle emissioni degli scarichi, mentre sono dovute principalmente dal deterioramento degli pneumatici, dei freni e del manto stradale (le cosiddette emissioni non-esauste), che crescono con l’aumento del peso del veicolo.

#2 Mezzi pubblici gratuiti

Mezzi pubblici gratis per tutti. Questa la proposta nel 2018 del governo tedesco. La misura, una vera rivoluzione nella storia della mobilità urbana in Europa, è descritta in una lettera inviata al commissario europeo all’Ambiente Karmenu Vella da tre ministri titolari dei dicasteri tedeschi competenti. Si riuscirà mai ad attuarla? Per ora si è attivata Tallinn che offre trasporti pubblici gratuiti ai residenti. 

#3 Incentivare il Telelavoro

Se stai a casa è meglio. Oggi grazie alla diffusione della banda larga, degli schermi a largo formato e dei sistemi di telepresenza la modalità del telelavoro è una soluzione praticabile e auspicabile. Usando telefono, internet e videoconferenze, in Europa potremmo risparmiare emissioni di 50 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno. La stima è stata fatta dalla Commissione Europea, dal WWF e da Etno, l’associazione di categoria delle aziende di telecomunicazioni. Secondo Gpi (www.gpi.it), se il 10% dei lavoratori statunitensi lavorasse tramite telelavoro un giorno la settimana, si eviterebbero 40.000.000 di chilometri, 13.000 tonnellate in meno di gas inquinanti e si risparmierebbero oltre 4,5 milioni di litri di carburante a settimana. A Milano lo Smart Working (o lavoro agile) conquista spazi sempre maggiore sia nelle imprese private che negli enti pubblici (dal 2019 anche nelle attività manifatturiere grazie all’innovazione introdotta dall’Industria 4.0). Per lo sviluppo di questa modalità, i coworking – che prevedono la condivisione di un ambiente di lavoro e di risorse tra professionisti – giocano un ruolo fondamentale. Per maggiori info https://www.comune.milano.it/servizi/settimana-del-lavoro-agile

#4 Rallentare

Ridurre la velocità non rallenta il traffico, ma al contrario lo fluidifica, regolarizzandolo. Lo sanno bene gli urbanisti. Diminuire la velocità da 50 km/h a 30 km/h comporterebbe una riduzione del 30% degli ossidi di azoto, del 20% il monossido di carbonio e del 10% gli idrocarburi, oltre a una riduzione dell’inquinamento acustico. Barcellona adotta questa norma da tempo.

#5 Tecnologie distruggi smog

La pittura fotocatalitica è un brevetto italiano già sperimentato in diverse città, ora esportato anche in Cina: sono vernici che si possono usare nelle gallerie (vedi via Rombon a Milano) oppure sulle facciate delle case. Il loro principio attivo è un pigmento bianco, il biossido di titanio, che fissato con tecniche particolari, agisce da fotocatalizzatore sotto l’azione dei raggi ultravioletti. I principali fattori di inquinamento (biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, benzene, ammoniaca, formaldeide, particolato atmosferico PM10) derivanti dagli scarichi delle auto, dalle emissioni delle fabbriche, dal riscaldamento domestico si depositano in superficie trasformandosi in sali inerti e innocui, facilmente lavabili. Il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha stabilito che un metro quadro di superficie trattata con questa vernice è in grado di decomporre il 90% dell’inquinamento presente in 80 metri cubi di aria in un’ora. Bellissimo anche il murale milanese (Lambrate – Iena Cruz) anti-smog

BARBARA VOLPINI

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Non esiste in Italia, esiste SOLO a Milano

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Milano è unica. Anche per questo riteniamo che debba essere una città stato, una città libera di potersi gestire con più autonomia per andare incontro alle sue specificità.
Abbiamo chiesto a chi viene da fuori di individuare ciò che Milano ha di unico rispetto al resto d’Italia. Abbiamo chiesto loro che cosa esiste solo a Milano che hanno notato di più.

Non esiste in Italia, esiste solo a Milano

#1 5 linee della metropolitana

Sono il vanto di Milano. La cosa buffa è che dicono così: 5 linee. Non sanno che è il frutto di una tipica strategia di marketing, che ha portato a costruire la M5 quando ancora la M4 non esisteva. Quindi nell’immaginario le linee sono 5 anche se in realtà sono ancora 4.

#2 Modelli/e strafighi

Vivendo a Milano dopo un po’ sembrano una cosa scontata. Invece chi viene da fuori li nota subito come caratteristica unica di Milano. La città dove modelli e modelle di ogni nazionalità la trasformano in una passarella a cielo aperto.

#3 I grattacieli così alti

Credits: Andrea Cherchi – Skyline e Duomo

Fino a pochi anni fa nessuna costruzione poteva superare in altezza la Madonnina. Era una legge non scritta, risalente al tempo del fascismo. Ma ora Milano è la città più alta d’Italia, con sette dei dieci grattacieli più alti del nostro Paese.

#4 Tutto in sharing

Anche altre città ce li hanno. Ma niente è paragonabile a come funzionano da noi. Non vengono danneggiate, le si trattano con rispetto, il servizio va alla grande, sia per le auto che per le biciclette. E ovunque le si vede utilizzare. In sharing abbiamo perfino le BMW, gli scooter e i monopattini.

#5 Uber

Anche questo sembra made in Milan, almeno se stiamo in Italia. Le limousine nere che girano sono ormai un marchio di fabbrica della città, anche sei taxi continuano a non digerirle.

#6 TgSky

Se ne è andata da Roma.

#7 Le rotonde con i semafori

Questa ce l’hanno segnalata e ci ha colto un po’ di sorpresa. Dicono che solo a Milano ci sono così tante rotonde che hanno i semafori. Quindi quando le percorri può capitare di doverti fermare di continuo e questo toglie il vantaggio di avere una rotonda. Un esempio è quello della rotonda di piazza Cairoli.

#8 Il milanese imbruttito

Solo noi riusciamo a tirarcela così tanto perfino quando ridiamo di noi stessi.

#9 La Bocconi

O la Scala. O San Siro. O il Fuorisalone. O tutto ciò che da Milano risplende nel mondo.

#10 La circonvalla

Milano è fatta a cerchi. Se non si capisce questo si rischia di girare ore per ritrovarsi nel punto di partenza.

Continua la lettura con: 3 cose che non sai sulla circonvallazione

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Un salto alla Fondazione Pini

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Nel cuore artistico di Milano c’è una fondazione, ma non una qualsiasi, è la Fondazione Adolfo Pini!

Perchè vi parliamo proprio di questo luogo? Perché questa è una casa museo, che si propone di promuovere il lavoro di giovani artisti, anche grazie a borse di studio e all’allestimento di mostre.

Insomma, questo è un museo incredibile, perché opere di artisti emergenti, contemporanei sono allestite e convivono con un appartamento della borghesia milanese.

Un contrasto unico!

Non ve l’ho detto? L’ingresso è gratuito su prenotazione

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Intervista a BUSSOLATI (PD): «Ogni milanese ha 7 livelli sopra la propria testa: servono POTERI SPECIALI»

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Pietro Bussolati
Credits: pietrobussolati.it

Pietro Bussolati, nato e cresciuto a Milano, è consigliere regionale della Lombardia e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico: capolista di quest’ultimo alle elezioni regionali del 2018, è stato eletto consigliere risultando il più votato per numero di preferenze di tutto il centrosinistra in Regione. Il 15 giugno 2019 Nicola Zingaretti lo ha assegnato alla Segreteria nazionale del Partito Democratico con delega a Imprese e Professioni.

Intervista a BUSSOLATI (PD): «Ogni milanese ha 7 livelli sopra la propria testa: servono POTERI SPECIALI»

pietro bussolati
Pietro Bussolati col Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Francesco Boccia. Credits: instagram.com/pietrobussolati/

Milano nel panorama attuale italiano, europeo ed internazionale: in che connotazione la vede?

Milano è una realtà che da tempo, non solo legato ad Expo, ha avviato un percorso virtuoso e lo si può vedere da vari indicatori: turismo, produzione, ricerca e sviluppo, ecc.
Se, come indica il CRESME, Milano sarà una delle città che insieme a Londra e Berlino attrarrà più i giovani in futuro, dobbiamo essere in grado di essere accoglienti e di creare servizi accessibili anche a loro, poiché sono fortemente utili per il sistema lavorativo e quello imprenditoriale

Milano sicuramente dopo Expo è cambiata, portando benefici alla città, di cui forse non ci si rendeva nemmeno conto. Per Expo, l’attuale Sindaco Giuseppe Sala, che all’epoca fu commissario, poté usufruire di “poteri speciali”, per portare avanti i lavori. Furono utili questi “poteri speciali” di cui poté usufruire Sala?

Nella realizzazione di Expo i “poteri speciali” sono stati molto utili. E tale progetto non è stato circoscritto solo al territorio di Milano, ma ha coinvolto anche altre zone come Pero e Rho. C’è stato bisogno di una serie di protocolli speciali, che hanno consentito di sviluppare un modello di governance ultra-territoriale, che secondo me è assolutamente molto interessante. Abbiamo attualmente un sistema istituzionale derivante da Napoleone, perché lo stato centrale è di stampo napoleonico, che segna tutte le sue rughe e la sua vecchiaia, poiché non più adatto a gestire alcuni fenomeni complessi, come il bisogno di mobilità, che è molto diverso rispetto al passato, l’innovazione tecnologica e tanti altri. Ci sarebbe quindi bisogno di quella flessibilità che c’è stata in Expo, di poteri che devono essere più interconnessi con autorità specifiche, che siano più indipendenti anche da un punto di vista territoriale, e di potere politico. Dunque, quei poteri sono fondamentali e andrebbero presi come esempio, anche per studiare una nuova architettura del governo del territorio che sappia innovare rispetto a quella oggi esistente.

 Abbiamo attualmente un sistema istituzionale derivante da Napoleone, che segna tutte le sue rughe e la sua vecchiaia, poiché non più adatto a gestire alcuni fenomeni complessi

Questi “poteri speciali” che ci furono per Expo permisero a livello burocratico di poter accelerare determinate pratiche, per portare avanti progetti e lavori non solo sul territorio milanese, ma di cui poterono beneficiare anche i territori circostanti.

Sì, indubbiamente sì. Expo era fortemente a rischio. Quando Sala prese il controllo si era fortemente in ritardo e solo grazie a quei poteri si riuscì a recuperare il tempo. È stato un grado di autonomia in una situazione emergenziale. Ciò che è interessante dall’eredità da Expo fu la governance. Gli italiani spesso danno il meglio quando sottoposti a pressioni, ma dovremmo essere capaci a fare tutto questo anche quando un’emergenza non c’è. Determinati poteri extraterritoriali possono davvero consentire di fare cose grandiose, come quelle che abbiamo fatto in quel periodo.

 Determinati poteri extraterritoriali possono davvero consentire di fare cose grandiose

Lei parlava di emergenza Expo. Adesso nel 2026 arriveranno le Olimpiadi e in questo momento forse si sta parlando di un’altra emergenza ed attualmente sia il comune di Milano sia le regioni coinvolte stanno contrattando con il governo, per avere anche in questo caso una “legge speciale”, per arrivare con servizi ed infrastrutture pronte. Perché solo nelle emergenze si pensa a creare questa tipologie di leggi?

Quello che dice è vero, tutto questo non può essere emergenziale solo in funzione dei grandi avvenimenti, ma è necessaria in Italia una riforma costituzionale che tratti il tema degli enti locali. Un cittadino di Milano ha 7 livelli sopra la propria testa: Municipio, Comune, Provincia, Regione, Camera, Senato e Parlamento Europeo, che si occupano spesso delle stesse cose, creando papocchi e burocrazia asfissiante, di cui soffrono gli imprenditori ed i lavoratori. Una gran confusione che non aiuta nemmeno la politica, dato che spesso ci si fa ostruzionismo solo perché di partiti diversi.

A Milano città devo dire, invece, che sia le forze di destra e sinistra collaborano insieme. Ed è in questo contesto che secondo me Milano come città metropolitana dovrebbe acquisire una sua forte autonomia. Milano è una città tenuta volutamente piccola, sin dai tempi di Mussolini, per non fare concorrenza a Roma. Ma Milano è un sistema coeso, molto più grande di quello che si crede, che arriva fino a Malpensa. Bisognerebbe quindi costituire una Milano metropolitana che racchiuda al suo interno la sfera sociale ed economica del territorio con dei poteri speciali, che vengono destinati a quest’area con un ripensamento costituzionale di consegna di questi poteri, come funziona già per le città stato nel resto del mondo. Ecco questa sarebbe una grande conquista. Permettendoci di essere incisivi nello sviluppo del territorio.

Quello che succede ad oggi spesso sono conflitti costanti, come quello con regione Lombardia sui trasporti, dove Milano ha fatto scelte diverse rispetto alla regione, e a pagarne in questi conflitti sono i cittadini.

Lei parlava di riforma costituzionale. L’Articolo 132 della Costituzione prevede la formazione di Citta Regioni. Lei quando parla di città metropolitana, parla di una città regione dove Milano diventerebbe in un certo senso il capoluogo dell’attuale città metropolitana. Per arrivare a questa riforma costituzionale, lei vedrebbe un passaggio tramite un referendum costituzionale o già il Comune di Milano potrebbe avanzare questa richiesta a Roma?

Io non sono contrario all’ipotesi di referendum e a una richiesta di autonomia tout court di Milano. Mi trovereste favorevole, però è indubbio che il principale oppositore di tutto questo sarebbe Regione Lombardia, perché qualsiasi presidente di qualsiasi colore politico non avrebbe piacere a vedere lo sviluppo di un’autonomia nel cuore della propria regione. La soluzione a ciò, a mio avviso, sono le “macro-regioni”. Quando le regioni furono immaginate per la prima volta avrebbero dovuto occuparsi prevalentemente di sviluppo strategico, nel corso poi del tempo sono state infarcite di funzioni, avendo poteri sostitutivi agli enti locali. Le dimensioni attuali di Regione Lombardia non consentirebbero di far nascere una città regione, che gestirebbe la metà del PIL. Se Regione Lombardia costituisse invece con le regioni del nord ovest una “macro-regione”, che potrebbero ragionare di strategia insieme, a quel punto al suo interno dare una fortissima autonomia funzionale, e anche fiscale, ad una città regione a territorio espanso come Milano, dando qualche funzione amministrativa autonoma alle altre ex provincie, come Torino e Genova, a quel punto questo asse presenterebbe un triangolo fortemente concorrenziale. Questo è un disegno, non è detto sia quello giusto, ma ritengo sia il più sensato. Attualmente siamo molto lontani per raggiungere quel risultato. È ovvio che un referendum di autonomia per Milano aiuterebbe ad andare su quella strada.

Quindi in caso di un referendum costituzionale dove il 50%+1 dei cittadini milanesi dica, “Sì, vogliamo la città regione”, lei dice che il principale oppositore sarebbe la Regione Lombardia. E da Roma cosa direbbero?

Io sarei concorde ad un ripensamento metropolitano, di funzioni amministrative. La città di Milano da sola è troppo piccola a livello territoriale per avere questi poteri amministrativi.

Sarà piccola ma muove molto Milano a livello nazionale, ed è forse l’unica città di caratura europea attualmente in Italia.

Milano ha un’immagine fortissima. Cerco di non farmi trasportare dall’aspetto identitario, da cittadino milanese, so che è più forte dire Milano che città metropolitana, che non si capisce che cosa sia. Ma se analizzo i dati del mondo imprenditoriale che abbiamo, non hanno dimensioni cittadine, ma dimensioni regionali o almeno metropolitane. Sull’autonomia della sola Milano sarei contrario.

La Costituzione parla di città regione, quindi vuol dire che Milano si porterebbe con sé la città metropolitana, ne sarebbe dunque il capoluogo.

Bisogna fare un ragionamento sulla vecchia provincia di Milano, che aveva dentro anche Lodi e Monza. Anzi, secondo me è un discorso ancora più ampio, che va da Malpensa ad Orio al Serio. Da un punto di vista identitario e storico Bergamo, così come Monza, pur essendo vicina a Milano ed inserita economicamente e socialmente, c’entra poco e nulla con la città. Milano era sotto gli Sforza, Bergamo sotto i veneziani. Ma dal punto di vista economico, penso occorra trovare una modalità per costruire una forte autonomia di tale contesto, che è il cuore di Regione Lombardia.  E la regione Lombardia dovrebbe avere il coraggio di aprirsi ad altre regioni e fare un ragionamento di “macro-regioni”.

Se dovesse arrivare un documento a Roma, in cui si dice che la città di Milano vuole essere una città stato, come reagirebbero i romani?

Non so dirlo, sicuramente sul tema dell’autonomia differenziata di Regione Lombardia, di cui sono favorevole, ci sono stati evidenti contrasti, che avremmo anche per il tema di Milano. Secondo me, quindi, si deve pensare ad un’alleanza Milano–Napoli, evitando un conflitto nord-sud, che bloccherebbe il paese. Napoli nel contesto del Sud Italia ha un’economia molto più sviluppata di Roma, per certi versi. Roma, però, dovrebbe essere abbastanza intelligente da capire l’utilità di questo.

Lei ha parlato di conflitto nord-sud. Si parla anche molto spessodi Modello Milano: perché non si riesce ad adottarlo ed esportarlo al resto d’Italia? Perché non vedere che Milano può fare qualcosa di positivo anche per il resto d’Italia? Perché Milano è vista a volte come un nemico?

Si pensa a un modello, quindi che sia replicabile. La percezione in giro per l’Italia è che non sia replicabile, ossia che qui ci sono condizioni economico-sociali che, non essendoci ad altre latitudini, non la rendono modello, ma eccezione. Per il resto d’Italia è Eccezione Milano. È vero o non è vero? È vero che ci sono condizioni economiche derivanti dalla storia, ma è altrettanto vero che qui c’è una consapevolezza delle classi dirigenti, che mettendo insieme le forze si possono risolvere i problemi, una concezione che non trovo altrove. Questo sarebbe assolutamente esportabile. Non è facile perché è un concetto che si basa sulla fiducia, sul lavoro di squadra, dandosi degli obiettivi e portandoli a termine, e ciò si innesca quando si riesce a dare l’idea che questo porti benessere.

Per il resto d’Italia MILANO NON è un modello, ma un’Eccezione 

Quindi, da un certo punto di vista, Milano può essere il faro d’Italia. Possiamo investire da questo punto di vista sulla città?

Sì, e ha bisogno di essere messa nelle condizioni di poterlo fare appieno, con anche degli sviluppi istituzionali di cui parlavamo prima, dandosi una linea di sviluppo strategico che non riguardi solo la città di Milano, vedendola però nell’ottica di città regione. Come per la questione dei trasporti, se fuori da Milano questi servizi non funzionano, si crea sempre più un fossato tra chi abita per esempio a Clusone e chi abita a Milano città. Se io invece posso raggiungere Milano in tempi ristretti, colmerò quel distacco permettendomi di portare un’impresa anche più lontana rispetto a dov’è il centro dell’innovazione.

All’inizio dell’intervista abbiamo parlato di 2 città, Londra e Berlino, che sono delle città stato. Berlino e Brandeburgo sono il classico esempio di città regione. In Italia, queste tipologie di amministrazioni non ci sono. Qual è l’ostacolo che non permette che questo possa essere realizzato anche per altre città italiane, come Milano? E poter competere con loro a livello internazionale?

Mi si deve consentire una polemica politica. Le colpe sono trasversali da parte di tutti partiti, ma c’è un partito in particolare che ha caratterizzato la sua storia su queste tematiche, ma che, quando ha preso il potere, questo tema alla fine non lo ha mai caratterizzato. A Malpensa è stata tolta la sua funzione di polo centrale, quando poteva essere più strategica ed efficiente rispetto a Fiumicino, e anche nel recente passato della Lega al governo c’è stato tutto fuorché questi temi. Non voglio dire che è tutta colpa di questo, ma chi si è fatto portatore di quel tema, ha poi svenduto queste tematiche recuperando addirittura un pensiero sovranista che difende lo stato centrale, e secondo me alla fine si sono persi degli anni. Le mie sono posizioni personali che sto portando avanti perché credo siano sensate, con un’idea di Stato vicina anche ad un pensiero democratico, che è quello di avvicinare risorse e funzioni ai cittadini e alla buona gestione dei cittadini sul territorio. Credo che questa sia la strada da perseguire. Effettivamente è strano che altri paesi abbiano fatto più passi avanti rispetto a noi in questo senso, quando noi abbiamo nell’Italia dei campanili la costruzione di tutta la nostra cultura e la nostra forza. E quindi riconoscere che ci siano modelli istituzionali che devono essere più flessibili, diversi ed autonomi, sarebbe fondamentale per costruire l’Italia del futuro.

Quindi ritorno sulla domanda, perché in Italia non esiste questo modello di città stato dove Milano attualmente sarebbe la città più delineata? Perché Milano non può essere come Berlino e Londra?

Perché non è stata mai un’iniziativa politica trasversale, in questo senso.

C’è il progetto Milano Città Stato che adesso lo vuole fare.

Mi sembra infatti un’iniziativa molto utile che io sostengo. Devo dire che Sala sta cercando di costruire l’asse Milano-Roma-Napoli in questo senso. E ha detto con il Ministro Boccia che alcune città di Italia devono avere un grado di autonomia, al pari di quello delle regioni, e che comunque va pensato questo tipo di tema.

Sala è il nostro sindaco: attualmente sosterrebbe una tipologia di amministrazione come quella che il progetto Milano Città Stato sta portando avanti?

Nello specifico di una richiesta di maggior autonomia, sicuramente sì: e lo ha dichiarato in più occasioni.

Come arrivarci?

Non è semplice, perché la stessa Regione Lombardia sull’autonomia di Milano qualche mal di pancia lo avrebbe.

E se la regione Lombardia dovesse pronunciarsi a favore, quale sarebbe ancora l’ostacolo? Anche Roma non si metterebbe più di traverso?

No, si dovrebbe lavorare con un fronte comune, molto coraggioso, e a quel punto ci sarebbe anche lo spazio per una riforma costituzionale chiara, che parta dalle prospettive del nord e non, ma che può trovare classi dirigenti illuminate anche al sud per ripensare l’Italia: questo sarebbe sicuramente molto utile.

LUCIA MARTINAZZO

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“Anche i milanesi sono SIMPATICI!”

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milanesi simpatici
Foto di Andrea Cherchi

Milano, città da più di 2500 anni di storia, celti, romani, barbari, spagnoli, francesi, austriaci, veneti, nord africani, romeni, albanesi… e tanti meridionali. Popoli e culture che da sempre si sono fuse assieme.

Milanesi si è di nascita o per scelta

Tutti – tranne qualche barbaro- sono diventati cittadini ambrosiani. Quasi un milanese su quattro oggi è di origine straniera: praticamente tutti i milanesi (milanese è quasi un aggettivo metafisico) sono imparentati con un italiano di un’altra regione. Possiamo a pieno titolo definire Milano la città più italiana d’Italia. Milanesi lo si è per nascita o per scelta. Così è da secoli e così sarà sempre.

Lungo le dolci acque dei Navigli, sotto le splendenti guglie del Duomo o ai piedi dei nuovi futuristici grattacieli, si sente una babele di accenti, di dialetti, insieme a tutte le lingue del mondo.

Mai si vieni discriminati per la provenienza, tutti possono trovare la propria realizzazione umana e professionale.  A Milano spesso si arriva e si resta, difficilmente si parte, e non si ritorna.

Un pregiudizio verso i milanesi: l’antipatia

Milano è una città solidale, con miriadi di associazioni di volontariato, non per nulla si dice che i milanesi abbiano il cuore in mano. A Milano anche le periferie più disagiate sono parte della città e, anche se a fatica, si cerca di renderle protagoniste dello sviluppo. Nessuno è escluso. A Milano la gente forse un tempo appariva fredda, ma era solo educazione e spesso fretta, perché si era presi da tante faccende. Ai milanesi non manca certo un umorismo sottile, né l’essere affabili. Einstein, durante il suo soggiorno a Milano, già nel secolo scorso ne fece un elogio.

Eppure… in molti ancora detestano chi nasce vive o abita nella città del Cenacolo. O per scarsa conoscenza della nostra lunga, appassionante storia, o per invidia, o per delusione dovuta da altissime aspettative non soddisfatte, aspettative che le loro marginali realtà urbane mai gli potrebbero offrire: sbalorditi da tanta opulenza o ricchezza, sentono un forte sentimento di disprezzo misto ad invidia, sputato in faccia con astio e rancore.

La rivelazione in un sabato sera

Ebbene, un sabato sera, nell’attesa che si liberasse un posto nella affollatissima pizzeria, il sottoscritto, milanese notoriamente simpatico e socievole, ed il suo amico, altrettanto simpatico, ma decisamente meno socievole (entrambi meridionali per metà!), si intrattengono nel piacevole dehors di un bel locale in quel di Corso Buenos Aires, come si sa pieno di luci, negozi e animato fino a tarda notte.

Ci accomodiamo casualmente, o quasi casualmente, ad un altro tavolo dove due ragazze carine conversano animatamente con un forte accento che subito ci richiama alla mente: orecchiette, cime di rapa, divertenti film di Banfi e cori sui furti di gomme del fuoriclasse calcistico ahinoi sempre incompiuto.

Noi, conversando su possibili weekend con voli a basso costo e ipotizzando eventuali mete per le vacanze estive (tra tutte come sempre pare vincere la Grecia), sorseggiamo una birra e dibattiamo anche di soldi e donne. La filosofia e la quantistica saranno per la prossima volta…

Al tavolo di fianco, la ragazza barese più incarognita, parlando in maniera calorosa con la sua amica della stessa provenienza, fa trasparire dalle sue parole una forte frustrazione, un certo disincanto, ma soprattutto molta rabbia dettata sicuramente da una precaria situazione economico-lavorativa.

Milano, si sa, offre tanto ma chiede tanto, anche in termini monetari.

Sebbene non si volesse origliare, bensì solo attaccare bottone, era impossibile non sentire parte della loro conversazione.

Alla fine si riesce a rompere il ghiaccio grazie ad un paio di simpatiche battute, e grazie ad una millantata comune origine barese, presto però smascherata dal mio accento non proprio simile al protagonista dell’Allenatore nel pallone.

La cosa fa sorridere la ragazza carina, ma le fa anche dire, sarcastica e ingannata, l’ingrata frase ad una città da sempre accogliente e dove nessuno ti obbliga a venire, nonché “sgarbata” verso i suoi abitanti: «Anche i milanesi sono simpatici!».

Ovviamente, augurando alla ragazza barese il meglio, speriamo possa cambiare opinione sui milanesi e che magari, la prossima volta, mi lasci il suo numero di telefono.

ANDREA URBANO

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LA LINEA 1000: un servizio in elicottero per collegare Milano a mare, laghi e aeroporti

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Non sempre si può anticipare il futuro, ma inseguirlo, per una città che punta ad essere protagonista a livello mondiale, è un obbligo. Non sempre si può arrivare primi nelle innovazioni, nelle svolte ambientaliste e nei processi di cambiamento, ma almeno per secondi sì.
Bisogna osare, con decisione, senza dubbi e senza tentennamenti: occorre decollare.

LA LINEA 1000: un servizio in elicottero per collegare Milano alle sue mete naturali

A New York e a Londra già esiste, a Milano se ne era parlato ma, purtroppo, come spesso accade, oltre ai buoni intenti non si è poi andati: si dovrebbe istituire anche sopra le guglie un servizio di transfer tramite elicottero, per collegare la città (ed il suo hinterland) ai vari aeroporti e alle più frequentate destinazioni extra urbane, come i laghi.
Consapevoli che ci possano essere problematiche tecniche e legislative, siamo anche certi che le si possa risolvere.

La linea di elicotteri sarà la linea 1000. Un servizio regolare e frequente da e per Malpensa, Orio, Linate e i grandi laghi o alla Liguria, sarebbe una buona occasione per facilitare gli spostamenti dei passeggeri, soprattutto della clientela facoltosa, che attirerebbe interesse ad investire sugli scali meneghini da parte delle compagnie aeree e che creerebbe posti di lavoro.

Tra i vantaggi ci sarebbe inoltre, certamente, quello di alleggerire il traffico stradale, soprattutto con l’arrivo di personalità che necessitano di rumorose e ingombranti scorte per raggiungere la destinazione una volta atterrati e che così, invece, la raggiungerebbero in pochi minuti senza incontrare, né creare, intralcio.

Gli elicotteri non necessitano di grandi spazi per effettuare le operazioni di decollo e di atterraggio, postazioni ne esistono già e non sarebbe certo impossibile costruirne altre.

Leggi anche: Il servizio pubblico in elicottero alla milanese

I tre aeroporti di riferimento, sebbene sotto utilizzati, arrivano a quasi 50 milioni di passeggeri all’anno, destinati ad aumentare sensibilmente. Non ci sono dubbi che, tra di essi, qualche migliaio non esiterebbe ad utilizzare la nuova linea.

Quante aziende, quanti professionisti, prima di scegliere dove aprire una sede o un ufficio, non prenderebbero in considerazione anche questo aspetto?

 

ANDREA URBANO

 

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I MILANESI SONO TOP: tatuatevelo in testa

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tattoo convention
Credits: zero.eu

E tre sono i motivi per i quali vale la pena fare una capatina, dal 7 al 9 febbraio, alla 25esima edizione della Milano Tattoo Convention.

  1. è uno degli appuntamenti più importanti della tattoo-art internazionale e la prima manifestazione del settore in Italia, punto d’incontro tra i migliori artisti del mondo. Non per niente si tiene a Fiera Milano City.
  2. Oltre agli stand con i Tattoo Artist (più di 500!), ci saranno una serie di eventi collaterali da non perdere, come spettacoli, mostre, tattoo contest ed esibizioni. Il più importante è il Best of Show, ovvero il miglior tatuaggio eseguito in convention, uno dei premi più importanti al mondo. O assisti allo spettacolo o diventi tu stesso unopera darte
  3. Alcuni tra i tattoo artist più importanti al mondo sono milanesi (d’origine o di adozione). Ecco qualche nome.
    Amanda Toy, genovese trapiantata a Milano, famosa per le sue bambole dagli occhioni languidi, matrioske, unicorni e arcobaleni fatati….
    Roberto Borsi, uno dei pochi italiani a tatuare con la Tebori, la tecnica tradizionale manuale giapponese che utilizza bacchette d’acciaio invece della macchinetta.
    Marco Galdo, milanese classe 1975, uno dei primi tatuatori a portare il Tribale Moderno in Italia.
    Stizzo, uno dei tatuatori italiani più famosi al mondo per il suo traditional fineline.
    Mambo Tattooer, noto in tutto il mondo per il suo stile “destrutturato”, diventato in pochi anni punto di riferimento del tatuaggio moderno internazionale.

 

tattoo convention

Tre, tra le tante motivazioni per farlo.

  1. Il tatuaggio può rappresentare un rito di passaggio personale, una cerimonia di iniziazione, l’emblema di una crisi.
  2. Il tatuaggio può servire a fermare un’idea, un momento, una storia.
  3. Il tatuaggio può semplicemente essere una scelta estetica e modaiola.

In ogni caso è una decisione che condiziona l’intera immagine e, in un qualche modo, lo stile di vita.

 

Tre, i forse non sapevi che…”

  1. I tatuaggi devono il loro nome a tau-tau, parola tahitiana che richiama il rumore prodotto dal picchiettare del legno sull’ago per bucare la pelle.
  2. L’origine dei tatuaggi giapponesi risale al 600, quando le autorità li usavano per marchiare indelebilmente delinquenti e criminali recidivi.
  3. Il primo tatuaggio risale addirittura a circa 5300 anni fa. Era sul corpo di un uomo i cui resti sono stati ritrovati sulle Api al confine tra Italia ed Austria. Otzi, così fu soprannominato, presentava in varie parti del corpo dei veri e propri tatuaggi, ottenuti sfregando carbone polverizzato su incisioni verticali della cute.

 

tattoo convention 

Tre, i dati ISTAT.

  1. Quasi 1 italiano maggiorenne su 5 è
  2. Il 22% degli italiani fra i 18 e i 34 anni tattoo-free ne vorrebbe uno.
  3. Si spendono circa 300 milioni di euro all’anno in tatuaggi. Sul podio delle città con il numero maggiore di studi di piercing e tatuaggi, naturalmente Milano.

 

 

Per maggiori informazioni, visita il sito ufficiale.

 

Fiera Milano City -MiCo – Milano Congressi (ingresso Gate 13, via Gattamelata 10).

Fiera Milano City è facilmente raggiungibile con due linee della metropolitana: Portello M5 (linea lilla) e Lotto o Amendola M1 (linea rossa).

Orari di apertura: venerdì 14.00-23.00; sabato 12.00-23.00; domenica 12.00-20.00.

 

BARBARA VOLPINI

 

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CITIES: come la SOSTENIBILITÀ impatta lo sviluppo urbano

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Unilab Unimi organizza in Università degli Studi di Milano un incontro volto a far luce ed approfondire il tema dello sviluppo sostenibile di realtà urbane e metropolitane
Consce dei cambiamenti e mutazioni socio culturali del XXI secolo, le città stanno adattando il proprio sviluppo alle esigenze dei tempi correnti. Temi legati al concetto di sostenibilità, sia su base sociale sia inerenti a riduzione costi ambientali, divengono fondamentali per ridefinire gli sviluppi futuri.

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Tratteremo e approfondiremo queste tematiche con l’aiuto e di esperti che lavorano quotidianamente per fornire risposte a queste sfide cercando di affontarle nella maniera più concreta ed esauriente possibile.

L’evento è gratuito e si svolgerà Giovedì 6 febbraio 2020 dalle ore 16:30 nei locali della Facoltà di Scienze Politiche, Economiche e Sociali, Aula 13, in via Conservatorio 7, Milano.

MAGGIORI INFO

 

REDAZIONE

 

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Dove cenare per San Valentino a Milano

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san valentino milano

Se state cercando qualche idea per festeggiare la serata di San Valentino, Milano è la città giusta.
La frenetica movida milanese propone location di ogni genere; d’atmosfera, esotici, eleganti, tradizionali, fusion, casual, esclusivi, c’è ne per tutti i gusti e per tutte le tasche.
Per l’occasione della cena per San Valentino a Milano i locali milanesi si vestono a tema: è un trionfo di cuoricini rossi, dolci e cioccolatini a forma di cuore, gadget, biglietti e candele che creano atmosfere romantiche, perfette per condividere con il proprio partner una bella cenetta e per omaggiare il proprio amore.
Ma come districarsi tra le innumerevoli proposte della movimentata e frenetica Milano? Potete avvalervi, in tutta comodità e sicurezza al sito leader del settore: San Valentino Milano. Si tratta di una vera e propria guida online, dove il qualificato staff del portale ha selezionato per voi solo le migliori strutture della città, le più serie e affidabili.
Il sito è suddiviso per categorie e per ogni locale è dedicata un’intera pagina con la descrizione della serata, le fotografie, i menù e i prezzi ben chiari e precisi. Potrete anche prenotare direttamente online il vostro tavolo, in totale comodità e fiducia.

 

I ristoranti più romantici di Milano

Per chi ricerca una location elegante e raffinata, potrà optare per prenotare il proprio tavolo al ristorante All’Origine, situato nei pressi del Policlinico. Si presenta come una struttura elegante e raffinata, dove ogni dettaglio è curato nei minimi particolari. Per l’occasione della cena di San Valentino, i bravissimi chef della cucina hanno studiato uno speciale menù con tanti piatti ricercati e golosi. Durante la cena verrà proposto uno speciale intrattenimento musicale del violino dal vivo, che creerà un’atmosfera suggestiva e romantica.
A due passi dal centro della città, sorge il ristorante Mercalli 22. Una bella struttura che si presenta come un ambienta soft e moderno, arredato con gusto ed eleganza. Per la cena più romantica dell’anno vengono proposti ben tre menù: uno con piatti che richiamano la terra, uno con piatti che richiamano il mare e un menù vegano. Ogni menù viene preparato con le migliori materie prime del momento, per esaltarne ogni gusto. Un tripudio di sapori che saprà conquistare ogni palato innamorato.

 

Location romantiche alle porte della città

Per chi vuole cogliere l’occasione di San Valentino per fare una piccola fuga d’amore avrà solo l’imbarazzo della scelta. Moltissimi sono i ristoranti e gli agriturismi situati appena fuori Milano che organizzano delle splendide feste in omaggio all’amore.
Situato sulle romantiche rive del Lago Malaspina, si trova il ristorante C’era una volta un Re. Una splendida struttura che si presenta con il suo arredamento originale, i camini accesi, le travi a vista creano e le sue salette intime e raccolte, un’atmosfera di altri tempi assolutamente romantica. Per l’occasione della cena più romantica dell’anno, i bravissimi chef della cucina propongono un menù guidato e servito ricco di piatti della tradizione toscana, rivisitati e con un tocco di creatività. La location perfetta per una cena di San Valentino indimenticabile.
In provincia di Varese e più precisamente a Ranco, sorge lo splendido Hotel Ristorate Belvedere. Una meravigliosa struttura polivalente, dotata di una confortevole SPA dove godere di attimi di puro relax in compagnia del proprio amore. La cena di San Valentino viene servito nel ristorante che affaccia direttamente sulle romantiche rive del Lago Maggiore. Il menù proposto prevede un tripudio di piatti a scelta tra proposte di carne o proposte di pesce. Per chi lo desidera, potrà pernottare in una delle belle camere della struttura, dotate di ogni comfort e lusso per una lunga notte d’amore.
Per qualsiasi dubbio o consiglio potrete contattare lo staff di San Valentino Milano, sia online sia telefonicamente, 24h su 24h (call center informazioni & prenotazioni: 02 84571125).

 

 

REDAZIONE

Porco Brado, che panino!

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Nel centro di quartiere Isola c’è il locale in cui mangerai il miglior panino di Milano. Non sto esagerando Porco Brado, fa dei panino che ti portano in Paradiso. E sì, potrebbe sembrare un’imprecazione, ma non lo è.

E’ il perfetto connubio tra rosette morbide dentro e croccanti fuori, ripiene di carne di cinta senese -profumatissima!- Non perdetevi nemmeno i meravigliosi salumi con le ciacce!

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Taliedo, il QUARTIERE VOLANTE e degli studios, in attesa di decollare con la M4

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Gli hangar di Taliedo
Credits: storiadimilano.it - Gli hangar di Taliedo

Fino ai primi del Novecento Taliedo era una zona di campagna ricca di orti e cascine. Il nome deriva dalla Cascina Taliedo, la più grossa della zona, che a sua volta prese il nome dalla presenza di numerosi alberi di tiglio.

 

La storia del quartiere

Gli hangar di Taliedo
Credits: storiadimilano.it – Gli hangar di Taliedo

Nel 1910 Taliedo venne scelta per svolgere il Circuito Aereo Internazionale, gara di velocità aperta a piloti e apparecchi stranieri. L’area venne attrezzata con hangar e officine di manutenzione, e nell’Aerodromo d’Italia venne ricavato un percorso di gara chiuso di forma triangolare. Vennero requisite ed abbattute tutte le cascine della zona.
Ai bordi del campo, lungo la via Mecenate, nel 1915 la Società per lo Sviluppo dell’Aviazione in Italia costruì lo stabilimento per la produzione degli aerei progettati dall’ing. Gianni Caproni. Taliedo fu uno dei primi aeroporti d’Italia e l’unico Aeroporto di Milano fino alla costruzione di Linate.
Oggi nella zona lungo la via Mecenate il quartiere ha preso nuova vita.

Tra show-tv, fashion e musica

Provini Masterchef
Credits: dissapore.com – Provini Masterchef

Negli anni ’90 sono stati realizzati gli East End Studios, una cittadella multifunzionale che ha preso il posto, mantenendone le strutture, dei capannoni in pietra della fabbrica di aerei. Gli studios, oltre ad esser utilizzati come location di eventi, ospitano la produzione di famosi show televisivi quali “Che tempo che fa” e “Masterchef”.

Il progetto di riqualificazione industriale, iniziato a metà degli anni Novanta, si deve alla collaborazione dell’architetto Marek Piotrowski, pioniere dell’architettura espositiva, con la nascita dello Spazio Antologico che ha dato il via al recupero di un intero quartiere.

Non solo televisione. Il gruppo Kering ha infatti realizzato il Gucci Hub, con le funzioni amministrative e creative della maison: tra i vecchi hangar rifunzionalizzati, la società del lusso toscana studia le collezioni e ospita le sfilate durante la fashion week.
Queste trasformazioni hanno prodotto effetti a cascata sul quartiere, che ha visto persino la nascita di un nuovo hotel di design nei pressi dell’hub.

Un riconosciuto luogo di svago è il Fabrique, noto locale milanese per concerti e djset, realizzato nella storica sede della Venus, che è riuscito in pochi anni a ritagliarsi uno spazio nella scena musicale e d’intrattenimento in generale a Milano.

Tangenziale e aeroporto in attesa della M4

M4 fermata quartiere Forlanini
Credits: comune.milano.it – M4 fermata quartiere Forlanini

Il quartiere di Taliedo si trova in una posizione strategica per le connessioni per chi arriva in città da est e per chi atterra all’aeroporto di Linate, essendo confinante con viale Forlanini e in prossimità dell’uscita della Tangenziale Est.
Un tassello mancante, in ritardo ingiustificato, lo si trova dal lato del trasporto pubblico, perché se è vero che la zona è servita da linee tranviarie ed autobus diretti in centro, l’assenza di una linea metropolitana si è fatta sentire.

La M4 sarebbe dovuta essere pronta per l’Expo, con la fermata a Q.re Forlanini nei pressi dell’abitato, ma a causa di problemi di varia natura, tra i quali le richieste di modifiche al tracciato e la ricerca dei finanziamenti necessari, vedrà l’apertura di una mini-tratta a gennaio 2021 (Linate-Forlanini FS) e solo a fine 2022 raggiungerà piazza San Babila, per entrare in funzione completamente l’anno successivo.

Taliedo, da quartiere industriale e sviluppato grazie all’aviazione, è riuscito a rinnovarsi diventando luogo nevralgico per moda, eventi, tv e intrattenimento.

FABIO MARCOMIN

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Piccole Donne

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Il Colibrì è un posticino preziosissimo per chi ama gli ambienti genuini, tranquilli, vivaci e alla mano. E’ un luogo in cui fare serate danzanti, aperitivi e bere un cocktail o due.

Ma il Colibrì è un luogo ancora più magico, perché qui si parla anche di libri, letture, poesie e romanzi. Questa volta si parla del libro, “Piccole Donne”.

Perché sono passati 150 anni dalla prima edizione, perché sta per uscire il nuovo film, diretto dalla nostra amata Greta Gerwig, perché prima delle Spice Girls c’erano Meg, Jo, Beth e Amy, perché è il romanzo dell’infanzia che ti porti dietro per tutta la vita.

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MILANO STATE OF MIND: Milanese è uno stato mentale e del cuore

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milano in our minds
Foto di Andrea Cherchi

Fin dalla sua fondazione, avvenuta (secondo la storiografia ritenuta più attendibile) nel VI secolo a.C. ad opera dei Celti, che la chiamarono Medhelan, Milano si è trovata nella posizione migliore per accogliere chi vi giungesse con qualcosa da offrire, a cominciare dalle sue abilità e competenze.

La città dell’incontro tra le genti e della tolleranza

Già nel suo primo nome – il toponimo celtico darà poi origine al latino Mediolanum, traducibile in entrambe le lingue come luogo in mezzo alla pianura-, la nostra città si presentava come luogo di accoglienza e come tappa importante di ogni tipo di viaggio.
Solo per citare alcuni esempi, è da Milano -la quale sarà, di fatto, capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 286 al 402 dopo Cristo a seguito della riforma voluta da Diocleziano- che, precisamente nel 313 d.C., verrà promulgato l’editto, detto appunto, di Milano, che sancirà la libertà di culto in tutto l’Impero.

Leggi anche: Quando Milano era CAPITALE di Roma

La città dove il genio risplende

Qualche secolo dopo, Leonardo da Vinci sceglierà Milano, città che lo colpì e dove ebbe a soggiornare ed operare, in due periodi distinti, per oltre vent’anni, incontrandovi anche quello che diventerà il suo allievo prediletto.

Inoltre, l’iniziatore del romanzo storico in Italia è nato a Milano ed è rimasto in contatto con gli intellettuali suoi epigoni in tutta Europa, confermando una volta di più l’altissimo livello degli scambi culturali che hanno da sempre visto protagonista la nostra città.

In anni più recenti (e per concludere il nostro excursus su di una nota…musicale), Milano ha donato alla canzone un paroliere leggendario, un rappresentante del teatro canzone ed un alfiere del rock.

Il Civis Mediolanensis

Questa rassegna, necessariamente brevissima, può essere utile a dimostrare che Milano ha da sempre esercitato un particolare fascino su tipologie di persone assai diverse fra loro.  Ciò si deve innanzitutto alla particolare importanza economica, sociale e culturale che ha guadagnato e ha saputo mantenere negli anni.
In effetti, anche chi non è nato nella nostra città ne avverte il magnetismo. Milano ha, infatti, qualcosa da offrire a tutti, così come tutti hanno qualcosa da offrire a Milano, ossia ad una città che riconosce ed apprezza il talento e l’impegno, oltre a trattare il lavoro e lo stare bene con la stessa, grande serietà. Dalle nostre parti questo risultato è stato raggiunto ben prima che nei Paesi anglosassoni si diffondesse, sia come frase che stile di vita, l’espressione “work hard, play hard.

Anche a chi non vi sia nato, ma che si riconosca nei suoi valori e la ami, Milano ha molto da dire e da offrire, come luogo della mente, del cuore, della crescita e delle opportunità prima ancora che come estensione urbana.
Esattamente come capitava ai cittadini dell’Impero Romano (del quale, come si è visto, Milano ha contribuito a scrivere la storia) che, soprattutto dopo la promulgazione della Constitutio Antoniana, si riconoscevano come cives a prescindere dal loro luogo natale, chi vive (a) Milano e ne condivide i valori migliori si può riconoscere come civis Mediolanensis.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Se vi ŝatas ĉi tiun artikolon, dividu! L’ESPERANTO a Milano, la lingua delle spie

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Fonte: https://it.blastingnews.com/
Fonte: https://it.blastingnews.com/

Tra le lingue che Google Translate permette di tradurre c’è l’esperanto. La sezione dedicata di Wikipedia comprende 186.000 voci, anche più di quelle in lingua ebraica. Tra le curiosità a fine articolo, proponiamo incontri interplanetari, hit da ascoltare, opportunità di couchsurfing, applicazioni da scaricare e gli indirizzi a cui fare riferimento per entrare nel mondo esperantista a Milano. Già. Ma procediamo con ordine.

Le origini della lingua universale

L’esperanto è una lingua artificiale (o meglio una “lingua pianificata”) sviluppata tra il 1872 e il 1887 dal medico polacco di origini ebraiche Ludwik Lejzer Zamenhof.
Chiamata, all’inizio, lingvo Internacia (lingua internazionale), prese presto il nome Esperanto (colui che spera) dallo pseudonimo del suo inventore (il Doktoro Esperanto, appunto).

Zamenhof aveva come desiderio quello di creare una lingua capace di favorire la comunicazione globale e la pace nel mondo, un idioma comune, semplice ed espressivo, appartenente all’umanità e non a un popolo.

Un mix di tutte le lingue

Per quanto, come vedremo fra poco, non abbia avuto il successo atteso dal medico polacco, oggi viene parlata da due milioni di persone in oltre 100 paesi. Già.

LEconomist scrive: “Le sue radici sono nelle principali lingue europee. La sua grammatica è sempre regolare [non ci sono eccezioni]: i nomi finiscono in -o, gli aggettivi in -a, gli avverbi in -e, i plurali con una -j”.
Le regole della grammatica dell’esperanto sono state selezionate, infatti, in virtù della loro immediatezza di comprensione e memorizzazione, dalle regole delle lingue conosciute da Zamenhof.
E, per chi non fosse portato per le lingue, ecco unottima notizia: queste regole non prevedono eccezioni e ogni parola si legge così com’è scritta, cioè ogni lettera corrisponde a un solo suono.

Anche i vocaboli derivano in gran parte dal latino, dalle lingue romanze (in particolare italiano e francese), dalle lingue germaniche (tedesco e inglese) e dalle lingue slave (russo e polacco).
Altre parole, invece, sono idiomi inventati dal nulla, dallo stesso Zamenhof o, successivamente, dai membri della comunità esperantista.

Altra buona notizia per i lettori che avessero intenzione di cimentarsi nell’apprendimento dell’esperanto: diversi studi hanno dimostrato che si tratta di una lingua semplice da imparare anche da autodidatti e in età adulta, e chi studia l’esperanto riesce ad apprendere con grande semplicità un’altra lingua straniera.

La lingua delle spie

La diffusione dell’esperanto ha dovuto affrontare grandi difficoltà: le due guerre mondiali (una lingua con vocazione pacifista era mal vista dai nazionalismi), Stalin, che definì l’esperanto la lingua delle spie, e l’affermazione degli Stati Uniti e della lingua inglese.

Forse non sapevi che…

  • L’esperanto, oltre a essere utilizzato per tradurre opere esistenti e per produrre arte nuova, è usato in informatica, grazie alla logica con cui è stata creato che minimizza le ambiguità.
  • Pasporta Servo è il sito che offre agli esperantisti un servizio gratuito di couchsurfing, per viaggiare in tutto il mondo richiedendo ad altre persone che parlano l’esperanto di ospitarli a casa loro.
  • Duolingo è una delle più famose app per imparare le lingue e offre corsi in esperanto!
  • Blua horizonto è il titolo dell’album della cantautrice riminese Chiara Raggi, cantato in esperanto, l’unica artista italiana a farlo.
  • 87-a Itala Kongreso de Esperanto: dal 22 al 29 agosto 2020 ad Assisi si terrà il congresso annuale annuale di Esperanto, organizzato dalla Federazione Esperantista Italiana. Prenotatevi!

L’esperanto a Milano

Se sei milanese, puoi contattare il Circolo Esperantista Milanese in Via Giovanni Ambrogio de Predis, 9, oppure la Federazione Esperantista Italiana in Via Eugenio Villoresi, 38.

Per maggiori informazioni, https://www.esperanto.it/it/

 

BARBARA VOLPINI

 

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Domeniche a piedi contro lo smog? Rilanciamo: MEZZI PUBBLICI GRATIS per i residenti

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Credits: repubblica.milano.it - Inquinamento a Milano

Domenica 2 Febbraio torna la “Domenica a piedi”, con il divieto totale alla circolazione delle auto 10.00 alle 18.00. 8 ore in cui ci si potrà muovere a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici.
La misura è stata adottata per il susseguirsi di giornate con alte concentrazioni di polveri sottili nell’aria, con previsto peggioramento nel weekend causa bel tempo e assenza di vento.

I limiti dell’iniziativa

Lo stesso Sindaco Sala ha detto che è necessaria una visione di lungo termine e interventi strutturali, ma che è obbligato ad agire nell’immediato con il blocco del traffico domenicale pur evidenziando la quasi inutilità dell’iniziativa che risulta poco più che un palliativo.

Ci sono almeno quattro fattori che ne certificano l’inutilità:

#1 l’eccezionalità,

#2 la breve durata (solo 8 ore),

#3 il fatto che i maggiori colpevoli delle emissioni siano le stufe e caldaie di immobili pubblici e privati, rispetto al traffico veicolare

#4 l’inquinamento “importato” proveniente da tangenziali e autostrade, dalle fabbriche dell’hinterland e dalle campagne , secondo le ricerche Rse (fonte Il Sole24ore), incide per il 60-65% rispetto a quello cittadino.

Una soluzione coraggiosa: mezzi pubblici gratis per i residenti (come a Tallinn)

Un primo atto di coraggio, per agire nell’immediato, potrebbe essere quello di abbinare almeno nei giorni di stop alla circolazione la gratuità dei mezzi pubblici a tutti i residenti, per arrecare meno disagio possibile e incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico senza che il cittadino ci rimetta 1 solo euro, soprattutto per chi non ha necessità del quotidiano utilizzo. Ancora meglio estendere la gratuità del trasporto pubblico per tutto l’anno, come fa Tallinn e come è oggetto di studio in altre città d’Europa.
La capitale dell’Estonia, con una superficie comunale simile a quella di Milano (160 kmq), offre l’abbonamento pubblico gratis a tutti i suoi residenti, con il risultato dell’incremento costante degli utilizzatori, drastica riduzione del traffico privato e aumento della richiese di residenza per usufruire di questo beneficio.

Un secondo atto di coraggio, per dimostrare di avere in mente una visione chiara del futuro della città è quello di vietare subito le caldaie e le stufe più inquinanti: perchè aspettare il 2023, come ha dichiarato il sindaco, per iniziare a dichiararle fuorilegge e quindi altri anni perchè vengano sostituite? Si dovrebbe partire subito fissando limiti massimi di emissione di inquinanti con controlli a tappeto e incentivi ancora più pesanti di quelli previsti oltre a multe tempestive in caso di mancata osservazione dell’obbligo imposto.

Senza autonomia è una gara persa in partenza

L’amministrazione meneghina continua a ragionare guardando solo all’interno del suo cortile, quando la gara sull’inquinamento si gioca almeno nell’area metropolitana.
Questo non è un aspetto banale, infatti, come segnalato sopra, l’inquinamento “importato” dall’area esterna ai confini municipali causa il 60-65% dell’inquinamento globale cittadino.

Tutte le azioni necessarie, dal cambio sistemi di riscaldamento obsoleti alla riduzione del traffico veicolare devono impattare in primo step su tutti i comuni della Città Metropolitana, il cui ente non avendo autonomia e poteri legislativi come pure il Comune di Milano, non può imporre alcune misura drastica e visionaria sulla quale comunque Regione Lombardia ha i maggiori poteri e la facoltà di introdurre decisioni differenti (come già fatto per il trasporto pubblico).

Anche per questo c’è bisogno di un unico ente, sul modello delle città stato europee (città regione in Italia in base all’art.132 della Carta Costituzionale), che abbia ampi poteri, risorse adeguate e capace di attrarne ulteriori per adottare misure efficaci e sperimentare nuove soluzioni per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti.
Per contrastare l’inquinamento, le azioni che si potrebbero mettere in atto diventando città-regione,potrebbero essere:

  • fornire il trasporto pubblico a gratuito a tutti i residenti, 365 giorni l’anno
  • progettare e implementare sistemi di ventilazione per disperdere le polvere sottili
  • sostituire gli impianti di riscaldamento vetusti di tutta l’area metropolitana
  • coordinare politiche di trasporto privato senza intromissioni di altri enti e senza deroghe o facoltà volontaria di adesione

FABIO MARCOMIN

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