Piazzale Piola si presenta come una grande rotatoria con un’aiuola centrale allestita come se fosse un piccolo giardino.
Ma, essendo un punto di incontro di ben 7 strade, raggiungerlo non è poi così facile. Poi, diciamocelo chiaramente, un giardino, per essere considerato tale, dovrebbe essere più rigoglioso e curato.
Così era Piola. Ma la sua veste è cambiata e il giardino Teresa Pomodoro è rifiorito con nuovi colori.
La nuova VESTE per PIAZZA PIOLA: un piccolo giardino GIAPPONESE con ciliegi in fiore e panchine rosa
# 21 ciliegi, 11 panchine in granito rosa e un percorso pedonale agibile
Credits: blog.urbanfile.org
Nel giardino dedicato a Teresa Pomodoro, in piazza Piola, sono arrivati 21 ciliegi. Ma non solo: sono stati intervallati da 11 panchine in granito rosa ed è stato realizzato un agibile percorso pedonale a forma di goccia, in grado di rievocare la leggerezza dell’acqua.
Un progetto che deve tanto all’intervento di riqualificazione promosso da Spazio Teatro No’hma Teresa Pomodoro.
# Le sculture di Kengiro Azuma creano un teatro a cielo aperto
Credits: temizen.zenworld.eu
Ma il progetto è stato completato solo dopo la posa di un monumento composto da 5 gradoni cilindrici di diverse altezze. Ma la particolarità deriva dalle sculture poste sopra di essi.
Si tratta di due opere, entrambe dello scultore giapponese Kengiro Azuma. Una, “Colloquio”, è una scultura formata da due rospi di bronzo. L’altra, “Mu-765 Goccia”, è collocata al centro del giardino e riprenderà il concetto di leggerezza, ma creando un contrasto tra il materiale utilizzato, pesante e statico, e l’elemento fluido, rappresentato appunto dall’acqua.
Ciò che si crea è una sorta di scenografia teatrale per rappresentare un teatro a cielo aperto e che richiama il valore della poesia, del teatro e del dialogo.
# Una riqualificazione che comprende anche i vialetti d’accesso
Credits: Antonella Bruzzese FB
Ma non è finita qui: sono stati riqualificati anche i vialetti d’accesso.
Infatti, dal passaggio pedonale di via Pacini si può finalmente raggiungere il monumento. Questo, grazie ad una nuova pavimentazione larga 4 metri proprio in direzione del teatro. Un elemento che vuole mettere in scena la “conversazione infinita” tra Teresa Pomodoro e lo sculture giapponese.
# Milano ha una piazza-giardino che crea un forte legame tra ambiente, spazio pubblico e cultura
Credits: Antonella Bruzzese FB
Per questo progetto che “crea un legame tra ambiente, spazio pubblico e cultura, nel ricordo di una grande artista milanese”, Milano ringrazia sia Livia Pomodoro che lo Spazio Teatro No’hma. Il loro intervento, così importante per tutto il quartiere, “si inserisce nella strategia di valorizzazione delle piazze della città“, così ha dichiarato Maran.
Quindi, un giardino che verrà restituito ai suoi cittadini e, per Livia Pomodoro, sorella di Teresa, la sua “nuova veste e dimensione” è come “uno spazio libero, proprio come lo spirito che da sempre anima l’attività del Teatro No’hma”.
# L’inaugurazione è stata fatta in primavera, quando i ciliegi erano in fiore
Credits: Antonella Bruzzese FB
Un dono per la città di Milano realizzato nell’ambito di una convenzione di “Adozione del verde” in collaborazione tra pubblico e privato e che ha reso piazza Piola una “piazza-giardino” di qualità. Dove finalmente è possibile passeggiare, rilassarsi, ammirare le sculture e la fioritura dei ciliegi.
Caso vuole, che la fine dei lavori è stata programmata per questa primavera. Proprio quando i ciliegi erano in fiore.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nella storia spesso si è verificato uno scontro tra due parti di cui una con un esercito bene organizzato e l’altra completamente destrutturata con forze sensibilmente inferiori.
Per la tattica militare quando ci sono due forze in campo molto diverse quella meno potente tende a trasformare la guerra in guerriglia per poter sopravvivere. In quanto in uno scontro tradizionale verrebbe spazzata via.
Nella guerra fredda i due episodi di conflitto asimmetrico più celebri sono stati quello degli USA nel Vietnam e dell’Unione Sovietica in Afghanistan.
Nel primo caso, dopo oltre un decennio in cui teoricamente non ci doveva essere storia per la sproporzione delle forze in campo, la tattica di logoramento dei Vietcong di continue azioni di disturbo, parcellizzate e senza punti di riferimento, ha sfiancato la forza degli americani fino al loro ritiro.
Lo stesso è stato sperimentato dai sovietici in Afghanistan. Un decennio di tentata invasione di un esercito imponente e fino allora mai sconfitto è stato respinto dai Mujaheddin che colpivano con piccoli gruppi organizzati diffusi e nascosti sul territorio.
In fondo questi esempi riprendono una tecnica attivata spesso nel passato. A partire dai Germani che con l’imboscata della celebre battaglia di Teutoburgo, in cui Varo perse anche la vita, affossarono i sogni espansionistici dei romani oltre il Reno.
In epoca più recente un teorico della guerriglia organizzata era Garibaldi che imparò questa tecnica nell’America Latina e la portò nella prima e nella seconda guerra di indipendenza italiana, dimostrando che anche solo con mille soldati si può avere la meglio su eserciti imperiali.
In questo periodo si sta usando, e probabilmente abusando, della metafora bellica per giustificare azioni che non sarebbero consentite in tempo di pace. Si tratta probabilmente di un tipo di guerra diversa, di uno scontro di informazioni che potrebbe replicare quanto accaduto nel passato con combattimenti più tradizionali.
In questo caso la guerriglia sul web e su piattaforme sempre meno controllate potrebbe ribaltare le sorti di un conflitto in cui al momento la sproporzione delle parti è evidente.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Quando si parla di vacanze si apre un ventaglio di possibilità che spaziano da chi sceglie il mare o chi preferisce la montagna, da chi preferisce le città storiche e chi non vuole aver null’altro che relax e sabbia sul costume. Spesso si riesce a coniugare le due cose, anche se molti italiani, sulle vacanze, si dimostrano da sempre molto tradizionalisti. Recentemente stanno prendendo piede alcune destinazioni spesso sottovalutate o addirittura ignorate dai turisti che scelgono l’estero.
Oggi ho scelto per voi cinque mete semisconosciute e voglio presentarvele in tutto il loro splendore. Di alcuni di esse si parla già da qualche anno, mentre delle altre siamo pronti a scommettere che nei prossimi dieci anni il turismo locale avrà una crescita smisurata.
I 5 luoghi più SOTTOVALUTATI dove trascorrere le VACANZE
# Il grande fascino della Georgia
credits: @tbilisiexplore
Descritta a seconda delle fonti come un paese europeo, dell’Asia centrale o del Medio Oriente, la Georgia ha per lungo tempo rappresentato un luogo di contrasti culturali e geografici. Le condizioni climatiche e il paesaggio di questo paese rappresentano un punto di incontro tra l’Est e l’Ovest; la sua storia è una lunga successione di imperi, invasioni, schermaglie, guerre e massacri.
Tuttavia, questa è anche una nazione caratterizzata dall’istinto di sopravvivenza e dal grande fascino paesaggistico, culturale e gastronomico. La Georgia, fresca di indipendenza, si sta aprendo al mondo e, con il placarsi delle tensioni civili (il paese ha vissuto una guerra civile fra il 1998 e il 1993) il mondo comincia finalmente a prestarle attenzione.
Le strutture turistiche al di fuori della capitale Tbilisi non sono ancora del tutto sviluppate e molti dei beni e dei servizi dati per scontati in altri paesi non sono ancora disponibili, ma nonostante ciò la Georgia inizia a presentarsi con orgoglio al mondo.
La sua cultura ha radici antiche ed è formata da un gran numero di influenze diverse, mentre la sua popolazione presenta un insieme di aspetti tradizionali e allo stesso tempo molto moderni. La tradizione gastronomica del paese è estremamente ricca, e come attrazioni principali possiamo annoverare le rovine secolari di Narikala, la Chiesa della Trinità dei Gergeti e l’antica città di Varzia, che tanto ricorda i sassi di Matera.
# Transilvania, non è solamente la patria del conte Dracula
credits: @castles_and_palaces
Nel 1897 la Transilvania viene scelta da Bram Stoker come terra natale del suo celebre personaggio, il conte Dracula. Lo straordinario successo del romanzo, nonché delle numerosissime opere derivate, rende la regione nota a livello internazionale. Nell’immaginario collettivo la Transilvania è ritratta spesso come una terra arretrata, disseminata di piccoli villaggi medievali terrorizzati da vampiri dimoranti in castelli gotici.
L’identificazione della Transilvania col genere horror va al di là del suo mostro più rappresentativo, rendendola l’ambientazione prescelta anche per storie che non trattano di vampiri. Un esempio celebre è il film Frankenstein Junior di Mel Brooks.
Fra tante perle, svetta indubbiamente Il castello di Bran (Castelul Bran in rumeno) un castello della Romania costruito in stile medievale e gotico. Si trova presso il comune di Bran (vicino Brașov) e sorge sull’antico confine tra la Transilvania e la Valacchia. È proprio questo il maniero che deve buona parte della sua fama all’autore Bram Stoker.
Si presuppone infatti che egli abbia ambientato il suo romanzo gotico Dracula proprio in questo luogo, dal momento che quello di Bran è l’unico castello della Romania la cui architettura coincide con quella descritta da Stoker, ed è questo il motivo per cui è comunemente conosciuto come il “castello di Dracula”.
Ma la lista rumena del Patrimonio Mondiale UNESCO comprende altri grandi monumenti, fra cui i villaggi sassoni della Transilvania con le relative chiese fortificate, le chiese interamente affrescate della Moldavia settentrionale e della Bucovina, le chiese in legno del Maramureș, il Monastero di Horezu, il centro storico di Sighișoara, le fortificazioni daciche dei Monti Orăștie e il Delta del Danubio.
Naturalmente non dimentichiamo la cucina, basata su piatti saporiti a base di carne, pesce, verdure e diverse spezie, ma fate attenzione allo stomaco e all’alito: la maggior parte dei piatti locali, infatti, sono piccanti e a base di aglio. Tanto aglio.
# La bellezza naturale di Cape Ferret
credits: @diaryofashleytaylor
Qui andiamo un po’ più sul classico e soprattutto su un prezzo più elevato. Molto apprezzata da star e personaggi famosi, la bellezza naturale del bacino di Arcachon seduce per il suo ambiente naturale, il fascino incontaminato e l’atmosfera estiva: è qui che ci imbattiamo nella verdeggiante penisola di Lège-Cap-Ferret.
Spiagge sabbiose che si affacciano sia sulle acque vivaci dell’Oceano e sontuose ville annidate sotto le pinete; i villaggi tipici dediti all’ostricoltura come Piraillan, Le Canon e L’Herbe, dove è bello passeggiare e assaporare un vassoio di ostriche fresche su una terrazza; i negozi, caffè, ristoranti, mercati e animazioni di Cap-Ferret.
Queste sono le principali attrazioni che rendono apprezzata la famosa penisola girondina. Inoltre, vicino al molo Bélisaire è possibile, da aprile alla fine di settembre, saltare sul pittoresco trenino di Cap-Ferret, un mezzo davvero piacevole per raggiungere la bella spiaggia oceanica dell’Horizon.
Aperto al pubblico (e imperdibile) è poi il faro di Cap-Ferret, dotato di una scala a chiocciola di 258 gradini, che offre dalla sua piattaforma uno straordinario panorama sulla penisola, sulla famosa duna di Pilat e sull’Oceano. Per completare la visita consigliamo una mostra interattiva dedicata alla storia del faro, all’evoluzione della cartografia marina e ai metodi di navigazione.
# Albania, dove musulmani e cristiani vivono in perfetta sintonia
credits: @shqiperia__official
Una vacanza in Albania è un’esperienza alla portata di tutti, grazie alle tariffe piuttosto contenute, con un cambio monetario estremamente favorevole. L’Albania è un Paese relativamente piccolo, tuttavia si tratta di un territorio ricco di luoghi da conoscere, dalle splendide località di mare, alla cucina ricca e speziata alle affascinanti cittadine storiche, passando per le terme naturali e gratuite.
La scoperta dell’Albania rappresenta un’immersione completa nella cultura albanese, per visitare mete uniche come la città antica di Berat, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la movimentata capitale Tirana, la moderna cittadina di Durazzo, senza dimenticare gli splendidi paesaggi di Saranda e Scutari.
Il tour della capitale può cominciare dalla Torre dell’Orologio, un vero e proprio simbolo locale, costruita nel 1820 e alta ben 35 metri, proseguendo alla volta della futuristica Piramide di Hoxha, oggi un importante centro culturale giovanile.
Da visitare a Tirana anche il Museo dei Servizi Segreti, Sigurimi, il Mercato Centrale cuore pulsante della città albanese, l’imponente Museo Nazionale di Storia e la Moschea Et’hem Bey, facendo una sosta per mangiare nel movimentato quartiere di Blloku. Qui musulmani e cristiani vivono in perfetta sintonia, come si può notare dal centro storico diviso in due aree.
# Mauritania, due stili di vita molto differenti
credits: @taliba_mauritania
Sul territorio della Mauritania, prevalentemente desertico, si incontrano due modelli di vita agli antipodi: quello sedentario e quello delle tribù nomadi. Dune di sabbia, altopiani rocciosi, montagne isolate e gole profonde caratterizzano il paesaggio, che è attraversato a sud dal fiume Senegal, lungo il cui passaggio sono nate oasi e pianure coltivate.
Nonostante l’aspetto impervio e brullo, la Mauritania ha un fascino unico e possiede molte attrattive. Lungo la costa ci si può dedicare al surf, assaggiare le prelibatezze a base di pesce e rilassarsi sulle spiagge mentre addentrandosi nell’entroterra si incontrano affascinanti cittadine carovaniere e le tende multicolori dei nomadi. Il paesaggio lunare dei suo altopiani centrali rende difficile credere che la Mauritania, un tempo, fosse una regione ricca di laghi, fiumi e vegetazione.
Il quartiere più antico della capitale Nouakchott città si chiama Ksar ed è qui che l’aviatore Antoine de Saint-Exupéry, il celebre autore de Il piccolo principe, amava trascorrere molto tempo. Progettata per ospitare duecentomila abitanti, Nouakchott è attualmente abitata da circa seicentomila persone e questo ha provocato il fenomeno delle baraccopoli che occupano le zone periferiche della città. Ospita inoltre un Museo Nazionale che rappresenta un’ottima introduzione allo stile di vita e alla cultura delle popolazioni nomadi della Mauritania.
Ora come al solito tocca a voi. Avete mai pensato di soggiornare in uno di questi paesi? Raccontateci le vostre mete per le vacanze!
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per un’estate italiana e dalle nuove esperienze, ogni giorno il BelPaese regala scorci indimenticabili o posto particolari dove andare. Nel nord Italia, precisamente a meno di 4 ore da Milano e sulla costa dell’Adriatico, c’è un piccolo villaggio fatto di tante casette-barca, tutte coloratissime.
Il VILLAGGIO in ITALIA fatto di CASETTE-BARCA COLORATE ispirato ai villaggi olandesi. Ecco dove
La nuove tendenza delle houseboat, che regala l’esperienza di vivere sull’acqua, sta spopolando in tutta Italia, ma come ci sono case e case, ci sono anche houseboat e houseboat. Quelle di Lignano Sabbiadoro, in provincia di Udine nel Friuli Venezia Giulia sono forse le più belle. Il Marina Azzurra Resort, perché si tratta di una struttura turistica, ha creato un vero e proprio villaggio di casette coloratissime, la maggior parte a due piani. La particolarità è ovvia: sono case galleggianti, o ormai più comunemente chiamate case-barca.
Il resort si estende su una superficie verde di 120.000 m², a pochi passi dal Parco Zoo Punto Verde di Lignano Riviera e a poco più di 2km dalla spiaggia e dal centro di Lignano Sabbiadoro e Bibione.
# Ispirato ai villaggi olandesi e canadesi
Credits: @laba_10_ Marina Azzurra Resort
Il piccolo villaggio di Lignano Sabbiadoro è fatto da tante case-barca dai colori pastello. Verrebbe subito da collegarlo alla bella Burano, ma il Marina Azzurra Resort in realtà si è ispirato ai classici villaggi olandesi e canadesi. Con i suoi 7000 posti barca sulle acque del fiume Tagliamento, inoltre, il resort di Lignano Sabbiadoro è la più grande area turistica portuale d’Italia, inserendosi in un contesto naturale particolare e su un’acqua dalle sfumature marine e verde smeraldo.
Le casette-barca sono tutte abbastanza simili tra loro, ma gli ospiti della struttura possono scegliere se soggiornare su una laguna interna, sul fiume oppure direttamente nel giardino. Con un elegante zona giorno, un terrazzino vivibile e l’offerta di tutti i servizi essenziali, le houseboat di Lignano Sabbiadoro offrono gli stessi comfort di un hotel ma in strutture un po’ particolari.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Metti tre musicisti, tre ciclisti…poetici e tre tandem in giro per Milano e ottieni una meravigliosa kermesse itinerante.
Il CONCERTO in TANDEM per le strade di Milano
I protagonisti
Foto: Andrea Cherchi (c)
Il trombettista Raffaele Kohler, il clarinettista Stefano Corradi (per l’occasione sassofonista) e il violinista Alberto Bramani, tutti musicisti di fama internazionale che si sono prestati, per un giorno, ad incantare la città mentre tre ciclisti, tra i quali Simone Lunghi, l’angelo dei Navigli, li portavano a zonzo per la città, dal Castello a Buenos Aires passando dal Duomo per poi finire in Darsena dove sono state suonate le ultime note di una esibizione che ha incantato tutti coloro i quali hanno incrociato questa mini orchestra.
I promotori
Iniziativa promossa per promuovere la mobilità sostenibile e sensibilizzare i cittadini verso l’uso della bicicletta anziché macchine e moto, oltre che da Lucia Martinelli, anima di Musica nell’Aria, che ha fortemente voluto portare la musica fuori dai teatri e renderla godibile a tutti, specie in questo momento molto difficile per le strutture ricettive quali sono i teatri. Esperimento riuscito fin dalla partenza, quando i musicisti hanno suonato “Oh mia bela Madunina” omaggiando la città con la canzone più famosa dedicata a Milano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Due gruppi di ragazze e ragazzi, apparentemente inconciliabili tra loro, sono stati scelti per un’incredibile avventura da fare tutti insieme. Ognuno dovrà contribuire alla buona riuscita, sia con le proprie capacità che con le fragilità personali.
Sul MONTE BIANCO e a BORDO DI UN VELIERO: la TERAPIA DELL’AVVENTURA di una scuola di Milano
# Terapia dell’AVVENTURA
Tutti gli studenti italiani sono in attesa di scoprire come sarà il rientro a lezione a settembre. Visto che a Milano se sta maj cui mani in man, la scuola professionale Galdus ha organizzato un’esperienza da brividi, o da sogno, per alcuni dei suoi allievi.
Sperimenteranno quella che si chiama terapia dell’avventura, un sistema per imparare a superare i propri limiti, lavorare in gruppo e non abbandonarsi alla paura.
Per questa speciale materia extra scolastica sono stati scelti due gruppi di ragazze e ragazzi, con un processo molto complesso, mirato a tenere insieme i due stati d’animo che si sono rivelati durante l’ultimo anno scolastico. Spiega Davide Ferrazzi, che della Galdus è un formatore esperto di Bisogni Educativi Speciali: [la scelta è] «un meccanismo premiante per chi ha fatto di tutto per reagire e resistere alle difficoltà, e un meccanismo tutelante per chi è andato maggiormente in sofferenza» aggiungendo che i luoghi scelti per l’esperienza extra scolastica «si trasformeranno in un’incredibile palestra di apprendimenti, e in un luogo privilegiato per il confronto mediato tra pari, rendendo i bisogni e le risorse di ciascuno davvero speciali»
# Il BRIVIDO del ghiacciaio al MONTE BIANCO
credits: @matteo_tei_meucci
Il primo gruppo di ragazzi milanesi, sotto la supervisione delle guide alpine della Scuola Alpina di Aosta, avrà la possibilità di affrontare un complesso percorso che si snoda tra trekking, orienteering e camping in quota.
La sfida proposta è la sicurezza in montagna, con attenzione per sé stessi e per il gruppo contemporaneamente, una lunga escursione a quota 1700 metri in Valle D’Aosta, fino ad arrivare al Colle San Carlo per il campo base, sulle sponde del gelido lago montano. Il tutto condito dalla strabiliante bellezza dei luoghi, davvero mozzafiato.
# Il SOGNO: il VENTO in faccia nel TIRRENO
n barca nel Golfo dei Poeti
L’altro gruppo di studenti è atteso all’imbarco a La Spezia. Sebbene gli studenti siano del corso dedicato alla ristorazione, non è una nave turistica ad attenderli. È il brigantino Nave Italia della Marina Militare, un veliero di 61 metri. Gli studenti milanesi dovranno affrontare 5 giorni di vento, mare, turni di guardia, spirito di squadra e sacrificio.
Si lavora, si gioca, si pranza, si vive, sempre insieme agli ordini del comandante e del nostromo. La routine a bordo prevede di lucidare gli ottoni, probabilmente pelare patate, ma anche ammainare ed issare vele e – soprattutto – la “salita a riva”, cioè la scalata dell’albero di trinchetto, su un cammino di corde, fino a 10 metri di altezza. Con buona pace di chi soffre di vertigini.
# La comunità dopo il distanziamento
«Un luogo privilegiato per il confronto mediato tra pari, che rende i bisogni e le risorse di ciascuno davvero speciali» spiega Davide Ferrazzi aggiungendo che «i vantaggi si rilevano su molti fronti. Alcuni manifestano immediatamente il valore trasformativo dell’esperienza, tanto da essere positivamente “irriconoscibili” al ritorno a casa e a scuola. Altri ne traggono spunti di riflessione (sia cognitivi che emotivi) sul proprio essere unico in mezzo agli altri».
Un’esperienza dal forte valore socio-educativo, di socialità, contando ognuno sulla forza in sé stessi, affidandosi agli altri con fiducia per re-imparare «capacità di relazionarsi, di comunicare, di esercitarsi nella relazione, nella collaborazione in presenza, sentendosi parte di un gruppo, ognuno con le proprie specifiche caratteristiche».
La terapia dell’avventura è una pratica molto in voga negli Stati Uniti, che ha ottenuto grandi successi nella riabilitazione fisica, cognitiva, emotiva e sociale. Viene proposta in Italia con successo a gruppi di persone di differenti età, magari affette da malattie particolari o da disagio psicosociale profondo.
Il metodo non punta a rimediare a deficit, pianifica la costruzione dei punti di forza di ciascun partecipante.
La rete milanese ha permesso di realizzare quest’esperienza per i giovani milanesi, ovvero la scuola professionale Galdus e un bando della Fondazione Cariplo che ha accolto la richiesta di finanziamento.
Per i giovani milanesi è l’esperienza giusta al momento giusto, dopo la disgregazione sociale subita dagli adolescenti, seguita dalla paura del virus, una bella iniezione di fiducia negli altri e in sé stessi, per imparare ad affrontare la paura e superare alcuni dei propri limiti.
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Le nuove varianti del virus si stanno già diffondendo a macchia d’olio, i contagi sono di nuovo in salita a livello globale e così, Levi Garraway (il responsabile dello sviluppo del farmaco) offre una soluzione per debellare il virus e dare speranza per la realizzazione di una potenziale nuova terapia per i pazienti considerati ad alto rischio.
Il GIAPPONE è il primo Paese a dare VIA LIBERA al FARMACO ANTI-COVID che riduce i rischi di ricovero del 70%
# Una nuova combinazione di ANTICORPI
La casa farmaceutica Roche, in collaborazione con quella statunitense Regeneron Pharmaceuticals, ha creato un nuovo farmaco in grado di contrastare il Covid già dai primi sintomi. Sviluppato secondo una diversa combinazione di anticorpi monoclonali (Ronapreve, casirivimab e imdevimab), riesce a ridurre la durata dei sintomi a soli 4 giorni e il periodo di remissione della malattia. È stato sottolineato, inoltre, la grande efficacia di questa combinazione anche per combattere le nuove varianti del virus.
# Il Giappone è l’UNICO Paese ad aver dato il via libera
credit: ehabitat.it
In seguito ai dati delle sperimentazioni e dopo essere stato testato su 4.567 persone volontarie, si è dimostrato efficace nella riduzione dei rischi di ricovero e decesso nel 70% dei casi e così, le autorità di Tokyo danno il via libera. Sembrerebbe essere l’unico Paese ad averlo fatto, in quanto in quelli restanti, Confederazione compresa, lo utilizzano solo in via eccezionale.
Il responsabile dello sviluppo presso il gruppo farmaceutico basilese, Levi Garraway, afferma: “Ronapreve ha dimostrato di migliorare lasopravvivenza di pazienti Covid-19 ad alto rischio, non ospedalizzati, riducendo il rischio di ospedalizzazione e di morte. Inoltre, la sua capacità di mantenere l’attività contro le varianti emergenti, compresa la variante Delta, è stata dimostrata negli studi preclinici”.
# Vogliono usarlo anche in SVIZZERA
Nell’aprile scorso, il Consiglio Federale aveva comunicato di voler rendere disponibile questa nuova terapia il prima possibile anche in Svizzera, per garantire una maggiore protezione anche a chi non è ancora vaccinato. Sono state comprate circa 3.000 dosi e ora si è in attesa che i farmaci in questione vengano ufficialmente approvati.
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La civiltà occidentale è evoluta attraverso la progressiva estensione dei diritti individuali a tutti i cittadini.
Tanto più una società garantisce pari diritti e pari opportunità ai suoi cittadini, senza differenze determinate da caratteristiche o da comportamenti, quella società rappresenta una forma di civiltà avanzata.
Lottare per i diritti significa fare in modo che i propri diritti siano estesi anche a quelli che non li hanno. Questa è la cultura del diritto. La maggioranza è una maggioranza civile se vuole che anche la minoranza abbia gli stessi suoi diritti, senza alcuna discriminazione perché la minoranza agisce o pensa in modo differente.
Se invece la lotta porta ad affermare per sé e per il proprio gruppo di riferimento dei diritti esclusivi a cui altri sono tagliati fuori, non si tratta di cultura dei diritti ma di cultura dei privilegi.
Il privilegio è retaggio di una società retrograda, pre-rivoluzione francese, in cui le persone non sono tutte uguali ma differiscono in base a caratteristiche fisiche, culturali o di fedeltà al potere.
I princìpi di tutte le democrazie moderne si basano sulla carta dei diritti dell’uomo che sembrava aver fatto uscire di scena il privilegio dalla società. Che invece è uscito dalla porta per rientrare dalla finestra.
Oggi ci troviamo a discutere su questioni giù affrontate dai grandi pensatori del settecento e che si pensava risolte, soprattutto dopo le deviazioni negli anni venti e trenta del novecento europeo.
Forse c’è bisogno di un nuovo illuminismo per uscire da questi tentativi pluricentenari di restaurazione della società dei privilegi.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Spedito l’ultimo sollecito a circa 10.000 operatori sanitari che hanno scelto di non vaccinarsi. Ecco la situazione aggiornata.
Rifiutano il VACCINO: la LOMBARDIA rischia di avere 10MILA MEDICI in MENO
# Spedite 9.861 lettere di sollecito agli operatori sanitari per vaccinarsi
Credits cittadinomb – Medico vaccinato
Quasi 10.000 medici in Lombardia sono a rischio di sospensione. Dall’Ats Milano sono partite 9.861 lettere di sollecito indirizzate a medici, infermieri, odontoiatri, pediatri che ancora non hanno ricevuto la propria dose o non hanno ancora prenotato l’appuntamento, rifiutando la profilassi. Si tratta dell’ultimo invito che se non verrà accolto farà scattare i provvedimenti disciplinari: sospensione dal servizio. La nota del presidente della Federazione degli ordini dei medici lombardi Gianluigi Spata: “La nostra sarà solo una presa d’atto, è chiaro che in una pandemia la vaccinazione è necessaria per lavorare con il pubblico“.
# In una emergenza sanitaria è una mossa saggia ridurre i medici?
credits: swissinfo.ch
L’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari rischia di essere un boomerang per il servizio sanitario lombardo nel caso in cui i 9.861 che hanno scelto di non vaccinarsi venissero sospesi dal servizio. Nel prossimo autunno, in caso di un’altra ondata di Covid-19, sarebbero incalcolabili i disagi per i pazienti delle regione: i reparti del pronto soccorso potrebbero essere scoperti, le visite e le operazioni rischierebbero di essere posticipate a lungo.
La popolazione della Lombardia a rischio di gravi conseguenze per Covid-19 è vaccinata nella sua quasi totalità, con l’immunità di comunità regionale del 70% che verrà raggiunta nei prossimi giorni: perché quindi mettere a rischio la stabilità del servizio sanitario della Regione, vista anche la scarsa efficacia dei vaccini nell’evitare i contagi, facendo una “battaglia” contro delle figure professionali che si sono sempre messe al servizio della loro comunità?
Da ricordare infine che in Europa al momento l’obbligo vaccinale per i sanitari esiste solo in Italia, mentre è in discussione anche in Francia. Sarà l’Italia a essere l’unica ad avere intrapreso la strada giusta?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I dati sui nuovi contagi sono ai massimi ma il governo ha mantenuto le promesse: via tutte le restrizioni e niente green pass per accedere alla vita sociale. Via anche l’obbligo di mascherina per mezzi pubblici e altri spazi interni. Ecco tutte le novità.
Freedom Day: LONDRA ha tolto tutte le RESTRIZIONI nonostante 50.000 contagi al giorno
# Dal 19 luglio rimosse tutte le restrizioni contro il Covid-19
Credits notizieoggi24.it – Boris Jonhson
Lunedì 19 luglio: il “Freedom Day”, il giorno della liberazione da tutte le restrizioni previste in vigore per il Covid-19. Nonostante i contagi siano ai massimi nel 2021, con la curva arrivata a 50.000 nuovi positivi al giorno, il premier Johnson ha mantenuto la promessa. Il Covid-19 e le sue varianti verranno trattate come ogni altra malattia di letalità corrispondente.
Vediamo quali sono i cambiamenti:
Non sono più obbligatorie le mascherine, sia all’aperto che al chiuso
cade la raccomandazione di lavorare da casa
tutti i locali pubblici possono avere il 100% dei posti a sedere
riaprono le discoteche
possono tenersi di nuovo i grandi eventi come concerti, partite e manifestazioni.
# Sui mezzi di trasporto l’occupazione torna al 100% e cade l’obbligo della mascherina
Un’altra restrizione che viene meno è la limitazione degli accessi sui mezzi di trasporto pubblico, bus, metro e treni: l’occupazione ritorna al 100% sia per i posti a sedere che per quelli in piedi. Inoltre anche qui viene eliminato l’obbligo di utilizzo della mascherina.
# Niente green pass per entrare nei locali o prendere treni e aerei
Credits: tviweb.it Green Pass
La “nuova libertà” acquisita dai cittadini del Regno Unito non fa distinzione tra vaccinati e non vaccinati e non ci sarà quindi nessuna discriminazione tra cittadini di Serie A e Serie B: non è previsto il green pass per accedere a ristoranti, bar, discoteche e mezzi di trasporto pubblico.
Sarà così anche a Londra dove oltre un terzo dei residenti non ha ricevuto la prima dose di vaccino, l’area con la più bassa percentuale di vaccinati della Nazione, con il 55% che non ha ricevuto la seconda dose rispetto al dato nazionale dell’88% (la prima) e del 68% di chi ha entrambi le dosi. La copertura vaccinale più bassa nella capitale non sembra però avere avuto un effetto negativo sulla crescita dei nuovi positivi, infatti la città registra uno dei tassi di diffusione di Covid-19 più bassi nel Regno Unito, con 298 casi ogni 100.000.
Il regno Unito segue dunque la linea messa in atto ormai molti mesi fa da altri paesi, come Florida, Texas e molti degli Stati Uniti. Se la strategia della libertà dovesse funzionare potrebbe aprire la strada a un cambio di rotta anche nei paesi che stanno adottando una linea opposta.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Con poco più di 20 metri supera la famosa Deep Joy, la piscina di Montegrotto Terme profonda 40 metri che utilizza acqua termale.
La città SOMMERSA: il PARADISO ARTIFICIALE dei SUB di tutto il mondo
Stiamo parlando di Deep Dive Dubai, una piscina che sarà un concentrato di tecnologia e che offre, a coloro i quali avranno la fortuna di immergersi in questa meraviglia, alcune sorprese da 1000 e una notte, giusto per rimanere in tema asiatico.
# La piscina dai numeri record
Credits: video.lastampa.it Deep dive dubai
60,20 i metri di profondità e una capacità di 14 milioni di litri d’acqua, pari a 6 piscine olimpioniche. Numeri da capogiro abbinati a una tecnologiagià utilizzata dalla NASA per il filtraggio delle piscine nelle quali i futuri astronauti si allenano per le missioni spaziali. Sul fondo è stata ricostruita una città abbandonata con piante, case con stanze tutte visitabili, garage e auto, come pure un biliardo sul quale sarà possibile sfidarsi in una improbabile sfida negli abissi.
# L’Atlantide di Dubai
Credits: maxim.com Deep Dive Dubai
Per osservare i provetti abitanti di Atlantide è stato costruito un ristorante con 80 posti a sedere che ha le vetrate che danno direttamente all’interno della vasca, riempita con acqua tenuta costantemente a 30 gradi. Sebbene non ancora aperta al pubblico sono molte le personalità che hanno avuto la fortuna di visitare il sito, al momento è possibile immergersi solo su invito, e di condividere col resto del mondo le proprie emozioni grazie a fotografie divulgate su vari social.
56 telecamere garantiscono la sicurezza a coloro i quali si immergeranno nella enorme vasca, mentre luci abilmente regolate e musica diffusa contribuiscono a rendere ogni immersione una esperienza incredibile.
# A Dubai le cose si fanno bene e in grande
Credits: divemagazine.co.uk Deep Dive Dubai
Ovviamente per toccare il punto più profondo senza ausilio di bombole occorre essere dei fenomeni mentre con gli autorespiratori ci si garantisce un’immersione in sicurezza e tranquillità da raccontare ai posteri. Dubai non è insolita a inventarsi attrazioni da record e, in questo caso, c’è un rimando alla storia, dato che le popolazioni di questa zona sono diventate famose grazie alla pesca delle perle (l’edificio che contiene la vasca ha la forma di un’ostrica), praticata in mare e spesso a profondità che un normale nuotatore difficilmente raggiunge. In caso di incidente la struttura ospita una camera iperbolica che può contenere fino a 12 persone. Come ogni cosa a Dubai, quando viene fatta…viene fatta in grande.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
È l’argomento di questi giorni. Tanto discusso e dai pareri contrari che ha diviso l’Italia in due: quelli a favore e quelli no. Se ci sarà l’utilizzo del green pass in Italia con lo stesso modello francese oppure no, questo non lo si sa ancora, ma per ora la soluzione proposta sarebbe quella di richiederlo per entrare nei bar, ristoranti, allo stadio, ai concerti e per salire sui mezzi pubblici. Il vaccino diventerebbe così obbligatorio, perché o sei vaccinato oppure non “vivi” più.
🛑 GREEN PASS anche per prendere la METRO?
# I parere di esperti: diritti e doveri
Credits: tviweb.it Green Pass
Mentre si aspetta che il governo si riunisca e prenda la fatidica decisione, l’opinione di alcuni immunologi inizia a virare verso la volontà di estendere l’utilizzo del green pass anche per lo svolgimento della normale vita pubblica “Io sono assolutamente a favore dell’obbligatorietà vaccinale per la ‘vecchia storia’ del patto sociale e del fatto che come membri di una comunità si hanno diritti e doveri”, sostiene Mario Clerici, docente di immunologia dell’università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi. E principalmente è proprio sulle ultime due parole citate dal dottore, “diritti e doveri”, che si discute. Si ha il dovere di vaccinarsi per il bene comune o si privano le persone dei diritti fondamentali, quali la libertà, obbligandole a vaccinarsi?
# Green pass anche sulla metro e i mezzi pubblici?
Credits: milano.repubblica.it Green Pass
L’obbligo di green pass per salire su tutti i mezzi pubblici, e non solo quelli per lunghe percorrenze, porterebbe a dividere Milano in due parti: una parte dei cittadini libera di accedere ovunque e la restante parte che non potrebbe salire su metro, bus o tram, in poche parole sui mezzi pubblici utilizzati tutti i giorni dai milanesi.
Se ciò avvenisse la città meneghina diventerebbe quindi la prima europea metropoli ad accesso limitato. Eppure, anche l’infettivologo Matteo Bassetti, primario di malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, si dice favorevole alla proposta di Ricciardi “se vuole essere uno stimolo provocatorio per far vaccinare, è una proposta che posso anche condividere”.
# Chi è a favore: gli obblighi vaccinali ci sono già
La proposta è questa: Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute Speranza, vorrebbe estendere l’utilizzo e la richiesta del green pass anche per lo svolgimento della normale vita pubblica. Nello specifico si è anche parlato dei tanto presi di mira mezzi pubblici, la cui capienza è stata a volte considerata prima causa di contagio. Ricciardi vorrebbe estendere l’obbligo vaccinale anche per salire su metro e bus. PD e Italia Viva si vedono favorevoli all’obbligo vaccinale, come riporta Letta “Non è una cosa che non esiste, ci sono già degli obblighi vaccinali”.
# Chi è contrario. Green Pass obbligatorio è una limitazione delle libertà personali senza precedenti e non c’è possibilità di garantire a tutti la doppia dose di vaccino in tempi sostenibili
Credits: salvisjuribus.it Libertà e Covid
L’obbligo per questo vaccino avrebbe però alcune caratteristiche uniche: in Italia sarebbe il primo vaccino obbligatorio per adulti, a differenza degli altri sarebbe un farmaco ancora in fase di sperimentazione e l’Italia sarebbe l’unico Paese al mondo ad introdurre l’obbligo per questo tipo di vaccino.
Tra le forze politiche, Lega e Fratelli d’Italia si dichiarano contrari. Le opinioni non a favore del green pass utilizzato in questo modo si basano principalmente sul fatto che l’obbligo vaccinale, in questo contesto, sia una limitazioni della libertà personale e di impresa. Per non parlare dell’impossibilità effettiva dell’Italia in proposito: la maggior parte dei giovani non ha ancora ricevuto la seconda dose e gran parte neanche la prima, come si può imporre un green pass quando l’Italia non è ancora in grado di permettere a tutti di essere vaccinati con 2 dosi?
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Quest’anno l’Università Statale di Milano si presenta con una novità modificando i requisiti minimi per poter accedere agli alloggi messi a disposizione dal bando annuale.
Una decisione importante presa dall’Università che sicuramente farà discutere.
La STATALE ammette solo studenti VACCINATI nei suoi alloggi
# Solo VACCINATI
credits: lapressa.it
Ogni anno, l’Università Statale pubblica un bando in cui mette a disposizione 615 alloggi per gli studenti fuori sede con determinati requisiti di merito e di reddito.
Quest’anno, però, per chi vuole richiedere la possibilità di alloggio, si è aggiunto un nuovo requisito: aver fatto il vaccino per il Covid-19.
A pagina 3 del bando di concorso per il servizio alloggi è specificato che viene richiesto “il requisito di accesso al posto alloggio di essere muniti della certificazione di avvenuta vaccinazione Covid-19.” Alla domanda sarà, quindi, necessario allegare la certificazione vaccinale.
# E chi non è vaccinato?
Credits: @spettacolinews
Coloro che ne saranno sprovvisti saranno automaticamente esclusi dalle graduatorie. Chi, per una ragione o per l’altra lo deve ancora fare, può essere ammesso con riserva fino al 31 dicembre 2021, data entro la quale è necessario presentare il documento di avvenuta vaccinazione. Di conseguenza, anche coloro che hanno ottenuto l’alloggio negli anni precedenti saranno soggetti a questo controllo.
# È la prima università del mondo ad ESCLUDERE i non vaccinati
Credits: bancadatieuropea – Percentuale casi in Italia
Quella attuata dall’Ateneo milanese rappresenta una presa di posizione importante, che inevitabilmente farà dividere gli studenti, e non, in due fazioni: vaccinati e non vaccinati. La Statale al momento risulta l’unica Università al mondo ad aver preso questa iniziativa che mira ad alzare il livello di immunità e fare degli spazi universitari un luogo più sicuro.
# Possibili ricorsi per DISCRIMINAZIONE
credits: open.online.it
Allo stesso tempo, però, va incontro a possibili ricorsi per quanto riguarda la legittimità di questa scelta. Come fa notare l’Indipendente, per la legge italiana “l’ottenimento del diritto alla somministrazione di un vaccinonon è obbligatorio per legge” e così vale per la normativa europea, nella quale viene specificato nell’articolo 36 del regolamento del Green Pass, “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un nuovo progetto che mira a creare le basi per un futuro sostenibile ed ecologico per il nuovo quartiere green a Riccione. Una città che riesce a cogliere l’opportunità di migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini, diventando un esempio non solo per l’Italia, ma per tutta Europa.
A RICCIONE il primo GREEN ENERGY DISTRICT in Italia
# Il primo distretto sfondato solo su energie rinnovabili
credits: stefanoboeriarchitetti.net
L’obiettivo dell’architetto milanese Stefano Boeri è quello di rendere il Distretto Ceccarini il primo quartiere italiano alimentato solo da energie rinnovabili. Il lavoro ideato andrà a toccare diversi aspetti: dall’ecologia urbana, alla mobilità sostenibile, alla Forestazione Urbana fino ad arrivare alla qualità civica. Sarà il primo forum permanente che lavorerà progressivamente sulla demineralizzazione degli spazi pubblici, attivando sperimentazioni e lavori di ricerca per aumentare le zone di verde pubblico e collettivo.
# Alcune aree vengono ripensate
credits: stefanoboeriarchitetti.net
Il progetto comprende diversi interventi pubblici. Viale Ceccarini e Piazzale Roma sono stati interamente ripensati con l’inserimento di un nuovo arredo pubblico, impianti di raccolta dell’acqua piovana e diverse alberature. Ulteriori interventi sono previsti per Parco Montanari, dove vengono creare aree verdi più libere, e Piazza De Gasperi, proposta come un nuovo affaccio sul porto.
# Un modello futuro del turismo sostenibile
credits: almalaboris.com
Una vera e propria operazione nel cuore della città che ha come obiettivo quello di “offrire una sequenza unica di luoghi di vita per la comunità dei residenti, degli operatori e dei visitatori- come il nuovo lungo mare verde che collega la nuova Darsena alla Radura verde di piazza Roma e il nuovo giardino di via Montanari o l’asse rinnovato del viale Ceccarini con la prospettiva sulla Torre del Mare. Il Distretto Ceccarini aspira a diventare non solo un modello di turismo sostenibile ma il luogo di riferimento per chi oggi guarda alle grandi sfide della crisi climatica e del benessere diffuso”
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In un periodo di forti contrasti ideologici le persone che non sono allineate con l’idea dominante possono sentirsi escluse dalla partecipazione alla vita sociale. Questo perché non si riconoscono più nei valori condivisi.
Ad esempio, chi ha idee diverse sulla conduzione e la lotta alla pandemia che stiamo vivendo può ritrovarsi come uno straniero in patria.
Tutte le persone che un tempo erano amiche e con cui si condividevano attività, vita sociale, interessi e discussioni di ogni genere, improvvisamente diventano intolleranti e portatrici di distanziamento sociale.
Invece di affievolirsi, questo processo si sta acutizzando sempre di più con il tentativo di discriminare chi non ha aderito alla campagna vaccinale.
Ma come si sentono le persone emarginate prima dal circolo di amicizie e poi dalla vita sociale?
Le sfumature sono molteplici. Si va da quelli che stanno pensando di emigrare a coloro che si autoisolano e sono rimasti in contatto solo con le persone con cui condividono le idee generali. Fino ad arrivare a quelli che fingono di essere superiori alla cosa ma in cuor loro soffrono a ogni incontro.
La verità è che essendo l’uomo un animale sociale, il fatto di non condividere con la comunità le idee e di sentirsi esclusi o peggio discriminati, porterà questi individui a porsi sempre di più la domanda fondamentale dell’estere: ma chi sono io?
A quel punto alcuni troveranno la risposta in se stessi e riusciranno a trasformare isolamento e difficoltà in un motivo di crescita e di rafforzamento della loro identità. Altri fuggiranno cercando ambienti più aperti a chi ha idee diverse. Molti, più probabilmente, si ritroveranno a identificarsi nel gruppo degli esclusi che si organizzerà in modo da difendere i loro diritti e, nel caso, cercare di prendere un maggiore potere forti dello spirito di appartenenza e del desiderio di rivalsa.
In fondo, nella storia quasi sempre i gruppi perseguitati hanno prima o poi conquistato il potere del sistema di cui facevano parte, facendo della discriminazione il loro principale punto di forza.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In piena estate e in un mondo dove ormai ovunque si vada bisogna fare una foto ricordo e una da postare assolutamente sui social, questa è la spiaggia dove, chiunque sia andato, ha immortalato la sua bellezza con una foto.
Navagio Beach: la SPIAGGIA più FOTOGRAFATA del mondo? Ecco che cosa la rende così UNICA
# Navagio Beach
Credits: @nyjpena Navagio Beach
Navagio Beach è sicuramente la spiaggia più bella dell’isola di Zante e forse una delle più interessanti della Grecia intera. Raggiungibile solo via mare, è un paradiso naturale riconosciuto tale da molti e per questo diventata una delle spiagge più fotografate del mondo.
# La spiaggia copertina della Grecia
Credits: @greek.vacation Navagio Beach
Navagio Beach è sicuramente una delle spiagge più fotografate al mondo, nonché immagine di copertina di moltissimi dépliant turistici. La foto della spiaggia è apparsa su riviste, guide, siti edè diventata una sorta di icona della Grecia e del Mar Mediterraneo. Ma il fatto che sia una delle spiagge più fotografate al mondo non è solo una supposizione. La piattaforma money.co.uk ha ideato una classifica un po’ particolare: sulla base delle coste più fotografate sui social per metro quadrato, ha elaborato una top 20 delle spiagge più fotografate sui social e, in particolare, su Instagram. Navagio Beach si posiziona al quinto posto e, sommando tutte le foto fatte sui social e le moltissime volte in cui è comparsa sui dépliant, si potrebbe dire che la spiaggia di Zante sia probabilmente la più fotografata al mondo, o quasi.
# L’Italia non è da meno
Tralasciando un attimo Navagio Beach e soffermandoci sulla classifica di money.co.uk, ciò che sorprende è che alcune spiagge italiane rientrano nella top 20. La spiaggia di Tropea, la Perla del Tirreno, si posiziona al quarto posto tra le spiagge più fotografate sui social con il suo meraviglioso borgo della Costa degli Dei e nella seconda parte della classifica troviamo anche la meravigliosa Sardegna con Cala Goloritzè.
# Navagio Beach: la spiaggia del relitto
Credits: @x_hunter_tbb Navagio Beach
Navagio Beach dall’acqua color piscina e la sabbia quasi bianca è conosciuta come la spiaggia del relitto proprio per i resti di una barca naufragata nel1983, ancora presenti sulla baia. Navagio, infatti, significa “naufragio” in italiano, un nome particolare proprio per identificare che, almeno in parte, l’attrazione della spiaggia è proprio questa barca di contrabbandieri di sigarette.
# Il punto panoramico sopra la spiaggia
Credits: @maximal.007 Navagio Beach
L’isola di Zante è ben consapevole della bellezza di Navagio Beach, soprattutto dall’alto. Infatti, proprio sopra la spiaggia è stato creato un punto panoramico, con tanto di ringhiera per non sporgersi troppo, da cui ammirare tutta la bellezza dell’acqua turchese e della spiaggia bianca.
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Dopo aver scoperto qual è il centro esatto di Milano, ora la curiosità prende il sopravvento: qual è l’ombelico d’Italia?
Qual è il CENTRO ESATTO d’Italia? Una CACIOTTA!
# La Caciotta reatina
credits: @filisimo89 su IG
È Rieti ad aggiudicarsi il primato. In questa città, precisamente in Piazza San Rufo sorge un monumento che gli abitanti sono soliti chiamare “La Caciotta” per via della sua forma tondeggiante che ricorda il formaggio. Fu realizzata negli anni ’80 e rappresenta la base di una grossa colonna sulla quale è incisa la scritta “Umbilicus Italiae” lungo tutta la sua circonferenza. Sembrerebbe, dunque, essere questo il punto mediano dell’Italia.
# Le testimonianze dei letterati
credits: books.google.com
Marco Terenzio Varrone, Dionigi di Alicarnasso, Plinio e Virgilio, così come numerosi storici, hanno confermato il ruolo del centro esatto italiano alla città di Rieti e riconosciuta, quindi, come l’ombelico italiano. La posizione centrale di Rieti è stata citata anche in opere dell’epoca rinascimentale e moderna come il poema Troja rapita di Loreto Vittori del 1662, l’Orbis sacer et profanus illustratus di Francesco Orlandi del 1737 o il dizionario Thesaurus linguae latinae di Robert Estienne del 1532.
# Lo scontro con Narni
credits: wikiwand
La città rietina, però, si contende il ruolo con Narni, in Umbria. “Ci siamo però documentati e dalle verifiche fatte, anche con la collaborazione dell’Istituto geografico di Firenze, ci risulta che il centro sia qui.” Così afferma Francesco De Rebotti, sindaco di Narni. Ribatte il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, spiegando che “lo stivale non è una figura geometrica ed è perciò impossibile determinare la posizione esatta del centro d’Italia. Dunque, la verità va ricercata nella storia della nostra terra che, sin dai tempi più antichi, è definita e universalmente riconosciuta come l’Umbilicus Italiae”.
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Un piccolo nuovo edificio, la versione ridotta del Diamantone di viale della Liberazione sede di Unicredit, verrà realizzato nel centro finanziario di Milano a pochi passi dal grattacielo Gioia 22 detto “La Scheggia”, da poco terminato. Ecco come sarà.
PORTA NUOVA: arriva il DIAMANTINO
# Un nuovo edificio iconico nel Centro Direzionale di Milano
Google Maps, via Cornalia 17
Il Centro Direzionale di Milano continua ad allargarsi a macchia d’olio. Dopo la fine dei lavori per il grattacielo Gioia 22 detto “La Scheggia” e la Torre Unipol, che sarà terminata a breve prossimo, verràcostruito un altro nuovo edificio iconico. Prenderà il posto del complesso formato da un piccolo palazzo di due piani di via Coralia 17, unito alle due torrette gemelle di via Pirelli 30 e 32 degli anni Sessanta.
# Avrà la forma di un Diamantino di 8 piani
Credits Urbanfile – Diamantino 1
Il blog Urbanfileè riuscito a scoprire l‘aspetto finale del palazzo: avrà la forma di un Diamantino di 8 piani, una struttura alta e sfaccettata che riproduce un vero e proprio diamante. Il cantiere dovrebbe concludersi entro agosto del 2022. Altre informazioni ancora non sono state rese pubbliche, tra cui le date
Maps, Diamantone
Ricorda molto il “Diamantone” realizzato in viale della Liberazione, sede di Unicredit, visibile in linea retta proprio dal punto in cui verrà edificato il nuovo palazzo. Il progetto è ad opera dell’azienda di servizi di architettura e ingegneria Arkè 3.0 e diventerà la nuova sede della società assicurativa S2C.
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Spesso si parla di “Friuli” per identificare la regione autonoma del Friuli Venezia Giulia, commettendo un grave errore. Vi ho preparato una mini-guida per cercare di comprendere un po’ meglio questa fantastica terra di confine.
Friuli o Venezia Giulia?
C’è una bellissima terra di confine, all’estremo Nord Est dell’Italia, che si chiama Friuli Venezia Giulia.
Credits: @turismofvg(FB)
La maggior parte della regione del Friuli Venezia Giulia – quella ad occidente – è occupata dal Friuli. Vi appartengono le province di Pordenone, Udine e una parte di quella di Gorizia.
La Venezia Giulia è invece soltanto in parte in territorio italiano: comprende il resto della provincia di Gorizia e quella di Trieste. Si estende, oltreconfine, in terra slovena e croata, comprendendo l’Istria, le isole del Quarnaro e la città di Fiume.
# Un po’ di storia
La divisione tra Friuli e Venezia Giulia è molto antica. Le due aree vennero accorpate in una regione a statuto autonomo tra il 1954 e il 1975, in diverse fasi.
L’area di cui vi parlo, all’estremità nordorientale dell’Italia, è stata da sempre un incrocio di popolazioni e culture diverse, dove si sono mischiate e scontrate le identità etniche e linguistiche latina, germanica e slava. Ancora ai giorni nostri, nella regione si parlano molte lingue. Italiano, friulano, sloveno, tedesco e veneto in Friuli; si aggiunga il croato in Venezia Giulia.
Credits: @turismofvg(FB) – Tempio Ossario di Udine
# Un po’ di storia: Il Friuli
Il Friuli prende il nome da Cividale del Friuli, dove i Longobardi, nel sesto secolo, stabilirono il Ducato del Friuli. Dopo i longobardi, i franchi vi istituirono la Marca del Friuli, trasformatasi in seguito nel Patriarcato di Aquileia, un’entità statale con un forte legame al Sacro Romano Impero.
Nel corso dei secoli successivi il controllo formale sul Friuli fu conteso dalle varie potenze dell’area (Repubblica di Venezia e gli Asburgo). Nel 1815, dopo il Congresso di Vienna, il Friuli fu annesso insieme al Veneto alla Lombardia austriaca. Dopo le guerre di indipendenza, parte del Friuli fu accorpato al Regno d’Italia. Il resto vi passò dopo la Prima guerra mondiale.
# Un po’ di storia: La Venezia Giulia
La Venezia Giulia comprende soprattutto territori dell’ex Jugoslavia: l’Istria e l’area di Fiume, che oggi fanno parte rispettivamente di Croazia e Slovenia). Sono terre che furono a lungo contese da Regno d’Italia e Regno Austriaco prima, da Italia e Jugoslavia poi. Ospitarono ancora più del Friuli popolazioni variegate dal punto di vista etnico e linguistico.
Il nome di Venezia Giulia fu introdotto soltanto nel 1863, quando lo propose il glottologo di Gorizia Graziadio Isaia Ascoli, che divise in tre l’antica Regio X di epoca augustea. Ascoli propose i nomi di Venezia Tridentina (che corrisponde all’incirca al Trentino-Alto Adige), Venezia Euganea (più o meno il Veneto più il Friuli) e Venezia Giulia, che prese il nome dalle Alpi Giulie. Le “Tre Venezie” sono quelle che ancora oggi, soprattutto nei bollettini meteo, sono chiamate “Triveneto”.
# Friuli Venezia Giulia come regione a statuto autonomo
La creazione di una regione autonoma che comprendesse Friuli e Venezia Giulia fu inserita in Costituzione dopo la Seconda Guerra mondiale.
Per molti anni però non se ne fece niente, anche perché fino al 1954 Trieste faceva parte del Territorio Libero di Trieste, gestito dagli Alleati.
Nel 1963, infine, la regione si diede uno statuto autonomo. Ancora oggi, però, ci sono diverse correnti di pensiero: qualcuno ritiene che la Venezia Giulia italiana corrisponda alla sola provincia di Trieste, mentre qualcun altro ci include anche parte di quella di Gorizia.
Un’ultima questione è quella del trattino tra “Friuli” e “Venezia Giulia”: originariamente, il trattino c’era, a sottolineare la differenza tra le due aree della regione. Dall’inizio degli anni Duemila si è però diffusa la versione senza trattino, e ovviamente non c’è unanimità: per qualcuno deve continuare a essere usato, per qualcun altro andrebbe tolto.
Dal 2001, sia nella Costituzione che nello Statuto regionale del Friuli Venezia Giulia sono presenti entrambe le versioni.
# Il Friulano
Se proprio si vuole usare un termine generico “friulano”, lo si può fare al cospetto della lingua che si parla nella regione, con le sue varianti.
Il friulano si è sviluppato a partire dal latino rustico aquileiese, a cui si sono poi aggiunti numerosi elementi celtici, slavi e germanici. Questo in quanto i vari popoli di stirpe germanica (longobardi, goti, franchi, tedeschi) hanno dominato questa zona per oltre 900 anni.
Nel 1999, lo Stato Italiano ha riconosciuto la minoranza linguistica storica friulana, con la legge 482/1999, articolo 2.
Come ogni lingua, gode di numerose varianti, che seguono in maniera più o meno precisa criteri geografici, storici e culturali. Si usa dividere il friulano in 4 varianti distinte:
il friulano orientale, parlato nella gran parte della provincia di Gorizia
il friulano centrale, parlato in gran parte della provincia di Udine (ad esclusione della Carnia)
il friulano occidentale, o concordese, parlato a Pordenone e a Portogruaro (cittadina facente parte della città metropolitana di Venezia)
il friulano carnico, parlato in Carnia.
Non mancano altri numerosi idiomi legati al friulano, come il tergestino (parlato a Trieste) o il muglisano (parlato nella zona di Muggia).
# Ma Gorizia?
Una zona ancora più particolare della regione è quella che prende il nome di Bisiacaria.
Credits: @turismofvg(FB) – La città di Gorizia
La denominazione è attribuita ad una zona geografico-linguistica specifica nella parte meridionale della provincia di Gorizia delimitata dal golfo di Panzano, il fiume Isonzo dalla foce a Sagrado e il limite occidentale dell’Altopiano Carsico.
Nell’area si parla il dialetto bisiaco, una particolare variante del veneto fortemente influenzata da friulano e sloveno. Esistono variati siti e forum di linguisti autoctoni che da molti anni tengono aggiornato il vocabolario del dialetto bisiac, a tutti li effetti assimilabile al dialetto veneto. Vi cito solamente quello di Nicola Soranzo, che come potete vedere, scrive dal 1999 e con cuore e orgoglio tiene aggiornato il suo blog.
# FVG
Ogni volta che parlate di Friuli Venezia Giulia, fate per cui attenzione ad utilizzare il termine corretto, in base a ciò di cui volete parlare. Tuttora, poi, esistono tensioni e disaccordi sui territori che rientrerebbero in Friuli e quelli della Venezia Giulia, e la divisione tra le due regioni è stata ed è ancora dibattuta. Nonostante lo sforzo dell’Istituto di sociologia internazionale di Gorizia, della Società geografica italiana e delle varie istituzioni chiamate in causa, i nuovi confini delle province sono ancora una incognita.
Credits: @turismofvg(FB) – La città di Trieste
Voglio insegnare un trucchetto a chi ha fretta e non vuole sbagliare: se sul vostro motore di ricerca scrivete FVG, andate sempre sul sicuro, non offendete o escludete nessuno e vi bastano soltanto 3 caratteri. Lo stesso sito della regione, cita l’acronimo RAFVG (Regione Autonoma del Friuli Venezia Giulia).
Ah, un’ultima cosa: non dite mai (mai!) che qualcuno parla in dialetto friulano. Il friulano, è una lingua!
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Tutto pronto per la nuova linea metropolitana M4, o così sembrerebbe. Eppure, la nuova linea blu ancora non parte.
La storia INFINITA 2: nuovo rinvio per la M4? Ecco perché
# Il tanto agognato “nulla osta”
credits: @milanotrasporti su IG
Sabato 17 luglio è arrivata la novità: il ministero delle infrastrutture e per le mobilità sostenibili ha finalmente dato il tanto atteso “nulla osta”, il via libera per la partenza. Tutti i collaudi sono stati superati, le ultime autorizzazioni sono arrivate. La metro è, a tutti gli effetti, pronta per il suo primo vero viaggio. Ma sembrerebbe esserci un intoppo.
# Colpa del Covid o del fatto che non ha senso prendere la metro per andare da Linate a Forlanini?
credits: @atm_milano
A causare l’intoppo come scusa ufficiale c’è sempre lui: il Covid-19. La linea M4 per il momento viaggerebbe solo per le prime tre fermate – Linate, Repetti e Forlanini – però, la pandemia ha svuotato le stazioni e di conseguenza il numero di passeggeri per Linate è di un misero 30%. La linea dunque non sarà attivata, come spiega l’amministrazione, perché “il numero di utenti che usufruirebbero della linea 4 non giustificherebbe il costo di un servizio che graverebbe sulla città”.
La domanda che molti milanesi si fanno è: ma Covid o non Covid, come si poteva pensare che ci fossero tanti passeggeri su un tratto di sole tre fermate? Per passare da Linate a Forlanini?
# Fino a quando si dovrà aspettare?
credits: infotrasporti.com
Secondo il programma dei lavori, la metro M4 raggiungerà la fermata Dateo entro luglio 2022, passando prima per le fermate Argonne e Susa. Per il completamento di tutte le fermate (in totale sono 21), invece, si dovrà aspettare ancora il 2023. Per quanto riguarda le prime tre, che di fatto sono già pronte e aspettano soltanto di essere utilizzate, si preferisce mantenere sotto controllo la situazione di Linate fino ad un prossimo incremento del numero dei passeggeri prima di poter finalmente attivare il servizio.
SELENE MANGIAROTTI
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