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SPAZIO EX MACELLO, la nuova sede dello IED

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credits: c40reinventingcities.org

È innegabile che dopo EXPO 2015, Milano sia cambiata radicalmente. Ha subito radicali mutamenti non solo al suo interno da parte dei suoi abitati, ma anche dall’esterno la città viene vista con occhi diversi. È diventata più europea, ha affascinato diverse aziende estere che hanno trasferito qui le loro sedi, è protagonista assoluta di diverse manifestazioni (Milano Week) sul design, sull’architettura, sulla moda, sulla musica, sul food e potrei andare avanti per pagine e pagine.

Piazza Gae Aulenti, City Life sono solo due esempi di una rivalutazione urbana sotto gli occhi di tutti. Ora è arrivato il turno dello spazio Ex Macello che subirà una profonda rivisitazione e si trasformerà in un grande polo del design.

SPAZIO EX MACELLO, la nuova sede dello IED

# Da un lusso per pochi a un punto di riferimento per molti

credits: c40reinventingcities.org

In tempi antichi la carne era un cibo pregiato, le famiglie che potevano permettersi di andare dal macellaio e comprare della carne era un lusso riservato a pochi benestanti. Col passare degli anni le cose sono cambiate e Milano è diventata uno dei centri più importanti per il commercio, vuoi per la sua posizione geografica, vuoi per lo spirito “imprenditoriale” dei milanesi, la città si è trasformata in un punto di riferimento per vendere e acquistare beni e prodotti, e tra questi la carne, che era la più ambita e venduta.

Il continuo aumento delle vendite, la costante richiesta del prodotto e la ricerca di maggiore sicurezza dal punto di vista sanitario, portano alla nascita nel 1863 del primo macello comunale milanese situato tra via Calco e via Olona. Una struttura che per i temi era uno dei luoghi più all’avanguardia in tutta Europa.

Dopo sessant’anni di onorato servizio, il Macello si sposta in viale Molise 62. La vendita era mista, si vendevano sia animali vivi sia macellati e si prestava attenzione anche ai diversi riti religiosi che prevedevano macellazioni diverse. Insomma un fiore all’occhiello per Milano e i milanesi.

# L’industrializzazione lo ha portato allo smantellamento

credits: @lucajohndalfo IG

Negli anni novanta il Macello cessa le sue attività, complice l’aumento dell’industrializzazione e la tecnologia avanzata e nel 2005 cessano operazioni di smantellamento. Da allora quello che ne rimane è un’immensa infrastruttura in stato totale di abbandono e a poco serve l’utilizzo di alcune aree per concerti estivi, l’occupazione da parte di Macao di una palazzina liberty, per ridare lustro e importanza ad un’area così vasta.

# Il progetto di REINVENTING CITIES da 500 milioni di euro

credits: @architectravels
IG

Dopo tanti anni, in nome della riqualificazione dell’area, un gruppo denominato C40 (un gruppo formato da 97 megalopoli mondiali, inclusa Milano) lancia “Reinventing Cities” e presenta il progetto che delinea il futuro dello spazio ex Macello. Un progetto molto ambizioso su tutta l’area che comprende 15 ettari di immobili abbandonati, con lo scopo di creare un polo culturale e residenziale per oltre 15.000 persone tra nuclei famigliari e studenti. Un investimento di 500 milioni di euro per trasformare un area malmessa in un luogo di cultura ed eventi dentro ad un polmone verde. Sono previsti costruzioni in legano ed ecocemento e l’utilizzo di impianti fotovoltaici.

Ed è a questo punto che entra in campo l’istituto europeo di Design (IED). Il celebre istituto entra a far parte di un collettivo in cui Snøhetta, Barreca & La Varra, Chapman Taylor, Fondazione Politecnico di Milano e Deloitte, s’impegnano a sviluppare un social housing, spazi pubblici tra piazze, orti social, aree attrezzate per lo sport, la musica, il cinema, il teatro, negozi di quartiere, scuole per l’infanzia, spazi dedicati al car sharing elettrico ed infine il Campus Internazionale dello IED.

# Un collegamento tra passato e futuro

credits: c40reinventingcities.org

Il progetto visto nella sua interezza dimostra come si possano recuperare pezzi storici della nostra città e trasformarli in qualcosa di unico e soprattutto di smart. Un collegamento tra passato e futuro che fa proseguire lo sviluppo milanese verso la realizzazione di poli di eccellenza, di edilizia di qualità a prezzi accessibili con lo sguardo sempre rivolto al green e all’eco sostenibilità. Una via per continuare a far crescere Milano e farla camminare insieme alle grandi città del mondo.

Continua a leggere con: La STORIA del MERCATO del macello, quando era un’avanguardia in Europa

MICHELE LAROTONDA

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Il vuoto che rincorre se stesso

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L’aggettivo metafisico è un inganno della modernità.
In realtà esiste una dimensione unica dell’essere umano. Separare il metafisico significa aver perso la visione totale dell’atto esistenziale, la dimensione intima con il cosmo che per natura è presente in ogni essere umano al momento della nascita, come sostenuto dai saggi di ogni tempo.

Non è normale che la nascita ci faccia sentire come gettati fuori, dovremmo nascere come distinti in una parte ma facenti parte di una unica intelligenza che ci sostiene. La metafisica come viene intesa oggi è conseguente della cecità in cui siamo precipitati.
Non è reale che ci sia una dimensione fisica e una dimensione metafisica.
Così come non è reale che ci sia una dimensione soggettiva e una dimensione oggettiva, perché l’essere umano autentico percepisce l’infinito esposto come proiezione dell’intimo del suo essere.  

L’atto metafisico si dovrebbe risolvere nell’evidenza soggettiva di questa intelligenza che è in me e in tutto. E dove la dualità, la contrapposizione oggetto-soggetto, permane solo per l’incapacità di riconoscere questo atto unico che ci sostiene. Anche la dialettica io-tu, o individuo e società, non è reale per come la vita è costituita.

Con il decadere della manifestazione esistenziale, con il trascorrere dei secoli, l’impossibilità di analizzare l’intero agente, e quindi di analizzare l’essere umano nella sua interezza, ha ridotto l’uomo al frammento della coscienza e dell’attività cerebrale in un senso strettamente fisiologico. Ha fatto in modo che si perdesse di vista il reale funzionamento di questo essere che resta sconosciuto a se stesso.

Il materialismo è la conseguenza di regole che hanno analizzato solo una porzione dell’intero, regole che sono disfunzionali all’intero. E, prima che essere un atteggiamento nei confronti del mondo, è un atteggiamento dell’uomo verso se stesso.

Da questa riflessione si può capire tutto il dolore che viene testimoniato in ogni forma di arte, di cultura, per cui l’uomo è assente a se stesso.
In un passato recente esistevano correnti filosofiche e di pensiero che si interrogavano su questa assenza e, quindi, su questa disperazione interiore dell’essere umano. Ma nel luna park elettronico della società contemporanea la disperazione è diventata norma, senza essere più capace di riflettere se stessa.

Siamo passati dalla riflessione sull’assenza all’assenza di riflessione sull’assenza stessa. Ci siamo macchinizzati a tal punto da non essere più consapevoli di essere assenti.
Abbiamo una tensione che viene deviata al di fuori della sua naturale insoddisfazione, in un vuoto che rincorre se stesso.

A oggetto ti sei ridotto e solo oggetti cercherai. Rimanendo sempre insoddisfatto per ogni oggetto che troverai.

Continua la lettura con: No panem, no circenses

LA FENICE

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Leggi anche: Il nuovo social di Trump è stato rubato?

 

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I 10 POSTI più BELLI dove DORMIRE per ammirare il FOLIAGE

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Credits sara.sorrentino6 IG - Atmosfera Bubble glampling

Sei pronto a chiudere gli occhi e risvegliarti avvolto dai caldi colori dell’autunno? Ecco i 10 luoghi migliori dove farlo.

I POSTI più BELLI dove DORMIRE per ammirare il FOLIAGE

#1 Gaia’s Spheres B&B, il campeggio di lusso nelle Langhe (Piemonte)

Credits onthesup IG – Gaia’s Sphere

Gaia’s Spheres B&B a Gorzegno, nell’Alta Langa in Piemonte, è un campeggio di lusso a contatto con la natura. La struttura è composta di posizionate sui tipici terrazzamenti delle Langhe, ognuna con spazio di circa 20 mq, da cui si gode di una magnifica vista su tutta la valle. All’interno delle sfere c’è un letto matrimoniale e una zona relax da cui ammirare il paesaggio e il riscaldamento grazie a una stufa a legna.

 

#2 Le Case dei Baff, un antico mulino nel cuore della Valtellina (Lombardia)

Credits agriturismolecasedeibaff IG – Case dei Baff

Le Case dei Baff è il nome di uno storico agriturismo gestito dalla famiglia Cerasa, con camere nel tradizionale stile di montagna con dettagli moderni. Situato nel cuore della Valtellina questo antico mulino ristrutturato, circondato da stalla, vigna, caseificio e ristorante, dove mangiare le tipiche specialità locali, è in piena armonia con la natura. Sono molti luoghi per ammirare il foliage raggiungibili in poco tempo: la foresta dei Bagni di Val Masino, con abeti e faggi secolari sui toni del giallo e del rosso, i fitti boschi della Valmasino, della Valtartano o quelli della Valmalenco. Per chi non soffre di vertigini c’è Ponte nel Cielo, uno dei ponti tibetani più alti d’Europa, a circa 10 km dall’agriturismo.

 

#3 Pineta Nature Resort, un “villaggio di montagna” ai piedi delle Dolomiti (Trentino Alto Adige)

Credits pinetahotels IG – Pineta Resort

Il Pineta Nature Resort è un resort ispirato alla natura di montagna, alla sua bellezza, ai suoi profumi, un hotel diffuso nella Val di Non che sembra più un tranquillo villaggio di montagna. Circondato da boschi ombrosi ai piedi delle Dolomiti di Brenta da settembre a novembre gli ospiti del resort possono partecipare quotidianamente a escursioni guidate o consigli per scoprire i luoghi migliori dove ammirare il foliage autunnale.

 

#4 Hotel San Luis, eleganti chalet in legno e case sugli alberi (Trentino Alto Adige)

Credits sanluislodges IG – San Luis retreat hotel & lodges

L’Hotel San Luis retreat hotel & lodges  sorge attorno a un lago di 5800 mq in una radura incontaminata, poco distante da Merano. Circondato da 40 ettari di parco alpino è strutturato con eleganti chalet in legno e intime case sugli alberi dotate di tutti i comfort e pensati per favorire il contatto con la natura. Questi loft tra le fronde sono contraddistinti da elementi naturali e cura dei dettagli. In autunno è il luogo ideale per scoprire le tradizioni locali agli eventi stagionali come vendemmie, sagre e castagnate e godere delle sfumature dei colori caldi dei boschi che solo questa stagione può regalare.

 

#5 Chalet Alpenrose, un gioiello in legno incastonato nelle Dolomiti (Veneto)

Credits chalet_alpenrose_misurina IG – Chalet Alpenrose Misurina

Lo Chalet Alpenrose in provincia di Belluno, è una struttura moderna con otto appartamenti, dal bilocale al quadrilocale, nel tradizionale stile alpino con il legno dei boschi locali, tutto improntato sull’ecosostenibilità. Un vero gioiello incastonato nelle Dolomiti, con le Tre Cime di Lavaredo che si specchiano sul lago di Misurina. L’autunno è la stagione migliore per esplorare i boschi ai piedi delle Dolimiti, soprattutto la vicina foresta di Somadida, il più grande bosco del Cadore, che è capace di restituire i colori più belli del foliage.

 

#6 Eremo Montemezzano, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (Toscana)

Credits clandestila IG – Eremo Montemezzano

L’Eremo Montemezzano si trova in una delle zona più autentiche della Toscana, il posto dove dormire per ammirare il foliage nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. In provincia di Arezzo a soli 10 minuti dal borgo di Stia, questo antico monastero dell’XI secolo è stato trasformato in un suggestivo ed accogliente casale, dotato di 5 camere matrimoniali e 2 triple con arredi semplici in legno e pietra, e decorate con dipinti di un’artista locale. Nelle calde giornate d’autunno l’area relax esterna è ideale per ammirare il panorama o addormentarsi sotto le stelle.

 

Leggi anche: Le FORESTE CASENTINESI, luogo magico e meraviglioso, sono candidate al “NOBEL” della NATURA

#7 Casale MilleSoli, un igloo trasparente vicino ai boschi (Umbria)

Credits giacomo_turrini IG – Igloo Casale Millesoli

A Poggio Montorio in provincia di Perugia si può vivere un’esperienza di ecoturismo emozionale, a contatto con la natura, dentro un igloo trasparente del Casale MilleSoli. La camera si trova si trova a 180 metri dal casale, tra querce secolari con vista sulle colline, ed è provvista di letto, lenzuola, coperte e zanzariera. Da qui si può partire per escursioni tra i boschi sulle colline intorno al lago Trasimeno per ammirare il foliage .

 

#8 Il Podere b&b La Piantata, con suite e case romantiche sugli alberi (Lazio)

Credits lagorilla IG – Podere b&b La Piantata

A pochi chilometri dall’incantevole Lago di Bolsena e dall’antico borgo etrusco di Tuscania, fra le colline in provincia di Viterbo, sorge Il Podere b&b La Piantata. Si tratta di un casale settecentesco immerso nella natura e circondato da maestose querce che  in autunno offrono lo spettacolo del foliage. Tra le suite e le camere messe a disposizione dall’agriturismo ci sono due romantiche case sull’albero: la Black Cabin, una cabina high-tech a cinque stelle con una vista meravigliosa a 360 gradi su un oliveto secolare e sulle colline coltivate a lavanda, e la Suite Bleue, casa sull’albero più romantica con letto a baldacchino, sotto la chioma di una quercia secolare.

 

#9 Atmosfera Bubble Glamping, il primo campeggio d’Italia fatto con “bubble rooms” (Basilicata)

Credits sara.sorrentino6 IG – Atmosfera Bubble glampling

A Satriano di Lucania, nei boschi della Basilicata, c’è il primo bubble glampling d’Italia. Ogni camera ha un nome che richiamano la natura: Folium in onore alle foglie delle querce del bosco che l’accoglie, Lapis per le pietre naturali usate per realizzare la sua pavimentazione esterna e la terza in arrivo di nome Lignum. Si può ammirare il foliage stando a letto. Un campeggio a basso impatto ambientale, con impianto fotovoltaico, acqua calda grazie a un pannello solare termico, zero plastica e solo prodotti a Km 0. 

 

#10 Chiosi Country Club – B&B, circondato da querce centenarie (Sicilia)

Credits chiosicountryclub IG – Chiosi Country Club

A pochi chilometri da Corleone nel paesaggio incontaminato della Sicilia interna c’è il Chiosi Country Club – B&B, dominato dalla possente rocca della Montagna Vecchia. Un b&b circondato da querce centenarie con la villa padronale, ancora abitata dai proprietari dello storio feudo, e composto da 6 camere doppie, con ingressi indipendenti, bagno privato, terrazzino attrezzato e wifi. A questo si aggiunge un salone comune in stile country-chic con zone di lettura, tavoli da gioco e sala da pranzo nell’ex rimessa delle carrozze. Nel Chiosi Country Club – B&B ci si può rilassare a contatto con la natura d’autunno e fare escursioni alla vicina Riserva Naturale di Bosco della Ficuzza o lunghe passeggiate nell’ampia campagna circostante.

 

Fonte: Zingarate

Continua la lettura con: L’ “ESTATE INDIANA” in Lombardia: i boschi dove ammirare lo spettacolo del FOLIAGE

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: “La grande sfida è creare una sanità d’eccellenza in tutte le regioni”

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Bulli al potere

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‘The Dictator’

Quando c’è da prendere una decisione ci sono due possibili strade. Una è la mediazione che consiste nel trovare un punto di accordo che renda scontente tutte le parti in modo equanime. L’altra strada è il sistema autoritario in cui le decisioni vengono imposte di imperio e scontentano solo una parte.

Non a caso durante il periodo repubblicano a Roma il dictator era nominato per scadenza, in quanto dovevano essere chiari i confini e i limiti della sua azione, altrimenti sarebbe stato subito deposto.  

In questo periodo abbiamo interventi straordinari che non hanno nessun limite, né temporale né di mediazione. Questo automaticamente li pone nell’alveo degli interventi di matrice dittatoriale.
Molti in Italia subiscono il fascino dell’idea dell’uomo forte al comando, dando per scontato che scelga sempre il meglio e che esista una scelta in assoluto migliore di tutte le altre.
Invece l’arte della politica è nella capacità di mediazione. In ogni momento trovare la soluzione ottimale che sia una sintesi tra tutte le istanze, anche quelle apparentemente contrapposte.

E c’è un motivo reale per cui la mediazione è la formula ottimale di gestione del potere rispetto all’imposizione di una volontà individuale. Il motivo è che l’intelligenza collettiva supera di gran lunga l’intelligenza individuale.
Quindi il governante più capace è quello in grado di valorizzare al massimo l’intelligenza collettiva attraverso l’arte della mediazione, focalizzata alla risoluzione dei problemi e non sulla loro moltiplicazione.

Perché quasi sempre un’imposizione autoritaria, anche trainata dall’esigenza di risolvere un problema, determina la proliferazione di nuovi problemi, come ampiamente dimostrato dai vigili urbani quando gestiscono il traffico.

Continua la lettura con: La testa dei vichinghi

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: Obbligo Green pass esteso fino a marzo o a luglio?

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Cascina Merlata o Tor Bella Monaca? Milanesi divisi sull’ULTIMA CREATURA URBANA

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Credits Urbanfile - Cascina Merlata Lotto 9

Foto copertina e spunti: Urbanfile 

Il nuovo complesso di edifici in fase di ultimazione nel quartiere di Cascina Merlata sta facendo discutere esperti e milanesi. È un intervento riuscito o è un altro obbrobrio pseudo-moderno?

Cascina Merlata o Tor Bella Monaca? Milanesi divisi sull’ULTIMA CREATURA URBANA

# Il nuovo quartiere di Cascina Merlata

Stato dei lavori Cascina Merlata

Cascina Merlata è un quartiere di Milano adiacente al sito espositivo di Expo 2015, si estende su una superficie di circa 900.000 mq, dove sono in fase di ultimazione un grande parco urbano di 250.000 mq, blocchi abitativi suddivisi in più lotti, in prevalenza di housing sociale e edilizia convenzionata, un plesso scolastico di 12.000 mq, mentre ha appena preso il via il cantiere per la costruzione del “Merlata Mall”, un centro commerciale di 60.000 mq. All’interno del quartiere ci sono i grattacieli utilizzati nel 2015 come villaggio Expo per accogliere ai rappresentanti delle delegazioni internazionali e gli staff dei Paesi partecipanti all’evento, il progetto di edifici “Uptown” e le tre torri con stecche di “Cascina Contemporanea”.

# L’ultimo edificio in fase finale di costruzione nell’area dell’ex Villaggio Expo non sta riscuotendo un gran successo

Tra gli edifici in fase di ultimazione nel blocco R9, l’area dell’ex villaggio Expo destinata ad ospitare altri edifici, c’è un complesso di edilizia convenzionata formato da tre edifici, uno di nove e due di cinque piani. Abbandonato per lungo tempo dopo il fallimento dell’azienda costruttrice ora è prossimo alla consegna. Come sottolinea il blog di Urbanfile l’edificio è “abbastanza dignitoso anche se non spicca per originalità” con la “moda dei balconi a loggia” che ha ancora una volta non ha restituito un grande risultato a livello architettonico.

A prima vista ricorda una costruzione in stile soviet, dall’impatto pesante e dal design poco ricercato e monotono. Non mancano infatti i commenti discordanti dei milanesi riguardo il nuovo complesso di edifici, vediamone alcuni:

Evviva ! ora anche Milano ha la sua versione di Tor Bella Monaca. Lo slogan? Sentirsi a Pripyat ad appena 25 minuti di metro dal DuomoCit. Paolo Z.

Ma voi ci siete mai stati a Prip’jat’? Quella era una città bellissima, un gioiello dell’urbanistica sovietica, che offriva il meglio ai suoi cittadiniCit. Enrico B.

Al suo posto cosa bisognava fare?! un parco, una bella distesa di alberi e pratoCit. Alessandro M.

 

Fonte: Cantiere Urbanfile

Continua la lettura con: L’EDIFICIO-DRAGO: è il più bel centro commerciale al mondo

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Nuovo stadio San Siro, il passo avanti di Milan e Inter? È un passo indietro

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INNAMORATI di MILANO, ma come sarà tra 100 anni?

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Credits: @milano.dei.milanesi Milano

Buongiorno a tutti, sono Antonio il torinese innamorato di Milano, che si sta ponendo un pensiero legittimo: come sarà il mio “Amore “ fra cent’anni?

INNAMORATI di MILANO, ma come sarà tra 100 anni?

# Da città d’acqua a città dei grattacieli

Credits: @milano_scomparsa_o_quasi
Milano

Milano fra 100 anni… chissà cosa avrà pensato Leonardo quando stava progettando per Milano, o il Visconte costruendo il suo castello. Mentre cammino per Milano o viaggio sui vecchi tram color arancione, spigolando sul legno laccato dei suoi divanetti, duri quanto belli, offensivi quanto familiari, penso ai canali di acqua che un giorno avrei visto se solo fossi nato allora e come non avrei potuto immaginare di vederli coperti.

Come avrei potuto immaginare i grattacieli, le strade asfaltate e la periferia campagnola del Giambellino divenire, con la sua via Savona, l’epicentro delle recenti Maison della moda italiana, là dove pascolavano capre e pecore? Ma come avrei potuto immaginarlo!

# Milano: 6 lettere che suonano come una carezza

Credtis: @andreacherchi_foto
Milano

E cosa dire dei nostri spettacolari ospedali intercontinentali. Centri di ricerca di assoluta avanguardia. Per poi non citare, e di nuovo, la nostra incredibile vera bellezza: la nostra internazionalità rappresentata dalla incomparabile ospitalità basata sul rispetto, l’intelligenza ed equità razziale. Milano, 6 lettere, che quando viaggio per l’Italia mi domando sempre come questo nome possieda una sua sorta di completezza. Un nome tondo, non aggressivo come “Roma” e non fiabesco come “Napoli”, ma invece semplice ed umile, composto, non corto, non lungo quasi come una carezza: Milano.

Che bello. E così quando dopo Piacenza appaiono i primi cartelli verdi dell’autostrada con il suo nome, così perfettamente riempiente lo spazio di scrittura, con quel catarifrangente verde che lo esalta, io mi sento onorato e un po’ felice.

# Milano ti abbraccia

Credits: @aryy0107
Milano

Milano è come se non avesse mai pretese da coloro che la abitano. È come se desse nei secoli sempre il benvenuto a degli abitanti il cui primo impiego è quello di curarla e nutrirla. E lei, la città, li coccola e li ricambia con la sua aurea, investendoli con il rango di milanese. E sì perché essere milanese, aimè per altri, non è come non esserlo. Ci sai vivere? Allora Lei ti abbraccia.

# E’ Milano a fare i cittadini o i cittadini a fare Milano?

Credtis: @andreacherchi_foto
Milano

Fra 100 anni Milano sarà uguale? Certamente io non posso saperlo e devo dire che non mi permetto neanche di immaginarlo, perché mi rendo conto che la bellezza ha una sua volontà e che per anticiparla dovrei come minimo essere come Lei ed io non lo sono. Non lo sono io e non lo siete voi, perché Milano è l’insieme di così tante genti e di così tanta storia, che il quadro di insieme, nonché un minimo di coscienza di cosa sia, a noi singoli è proibita. È un po’ come se una nostra cellula potesse rendersi conto del tutto che la contiene. Ne ha una parvenza, ma non potrà avere piena coscienza, credo.

La città di Milano è una grande città. Lo dice la storia, lo dicono gli uomini e la qualità delle azioni di questi uomini. Ora la domanda è: sono stati gli uomini a fare Milano o Milano a forgiare la storia di questi uomini? Credo che quando i primi uomini hanno pensato di appoggiare qui una prima pietra sia stata questa pietra a voler essere poggiata qui. Viceversa, ferma la volontà di poggiarla l’avrebbero appoggiata da un’altra parte e invece era tempo che Milano nascesse.

# La forza di Milano è la ricerca della bellezza: quindi tra 100 anni sarà ancora più bella

Credits: @milano.dei.milanesi
Milano

In una economia di massa come quella che stiamo vivendo, nella quale mischiarci sembra essere diventato un giochino imprescindibile, là dove se la natura ha colorato e strutturato pelle e fisici per meglio affrontare le varie zone del pianeta, noi invece pensiamo che un vichingo del nord starebbe comunque molto a suo agio a ridosso del Sahara, così come un nigeriano nei freddi ghiacciai della Norvegia, le cose sono due o ha sbagliato la natura o stiamo andando a 300 all’ora contro un muro. Ma per quanto vorremo mischiarci cancellando i connotati della storia, credo che Milano non lo vorrà mai fare e non lo farà. Possiamo cambiare l’arredamento di una casa, ma non per questo cancellarne le ragioni del suo esistere. Come apparirà? Bellissima, che domande! La più bella, la più aperta, la più di tutto.

Fra 100 anni io non ci sarò, ci sarà qualcun altro e certamente scriverà come io ho scritto, perché finché Milano vorrà esserci qualcuno ci sarà a cantarla. Quando uno è innamorato è innamorato!

Continua la lettura con: MILANO 2030: come sarà la città tra 10 anni

ANTONIO CHIMIENTI

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Leggi anche: “CICATR/CI MILANO-L’arte di Ripartire”: alla Triennale una mostra collettiva per la ripartenza

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Ha aperto a Milano il “quartier generale di BABBO NATALE”

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credits: FAO Schwarz FB

Inaugurato a Milano con lunghe code il negozio che può trasformare i sogni di molti bambini, ma non solo, in realtà. Per chi già conosce questo luogo magico, definito anche come il posto più bello del mondo, saprà benissimo che il Fao Schwartz è molto più di un semplice negozio. Ma che cosa lo rende così unico?

Ha aperto a Milano il “quartier generale di BABBO NATALE”

# Il negozio di “Mamma ho riperso l’aereo”

credits: FAO Schwarz FB

Lo storico negozio di giocattoli Fao Schwartz di New York ha aperto i battenti per la prima volta in Italia, a Milano. 600 metri quadrati con giocattoli di ogni tipo che riproducono la magia del negozio newyorkese. Assistenti vestiti da soldatini accolgono i genitori e i loro bimbi con migliaia di peluche, bambole, puzzle e giochi interattivi.

Il nome nasce dalle iniziali del suo creatore, Federick August Otto Schwartz, il cui marchio ha preso vita più di 150 anni fa, incantando grandi e piccini. É così amato che alcune scene di grandi film sono state proprio girate al suo interno, come “Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York”, “La dea dell’amore” di Woody Allen, “Big” con Tom Hanks, addirittura “Toy Story 3” e “I Simpson”.

# Il quartier generale di Babbo Natale

credits: @juanmartin67 IG

É stato lo stesso Otto a definirlo così. Ma torniamo un po’ indietro nel tempo per rivivere la magia del negozio. Nel 1862 a Baltimora, Otto, un immigrato tedesco, apriva quello che allora si chiamava Toy Baazar, legato a un’azienda che vendeva principalmente prodotti di cancelleria. Di tanto in tanto, però, insieme ai pennini venivano spediti anche dei giocattoli. Fu proprio lui ad avere la brillante idea di posizionarli in vetrina. Ben presto i giocattoli superarono la cancelleria e, così, Otto decise di spostare il suo business a Manhattan, dove aprì il “Schwarz Toy Bazaar”.

# Il più grande venditore di giocattoli della città

credits: FAO Schwarz FB

Il successo del negozio deriva dalla sua straordinaria capacità di fare business e  marketing, allestendo sapientemente le vetrine, creando un catalogo annuale studiato per presentare i prodotti nella stagione natalizia e realizzando mostre di Natale con i suoi giocattoli. Otto ben presto diventò il più grande venditore di giocattoli della città. Anche dopo la sua morte, nel 1911, il negozio ha continuato la sua scalata verso il successo arrivando ad espandersi in 42 negozi in tutti gli Stati Uniti e pian piano anche nel resto del mondo. Mancava solo Milano.

# Vivere la magia del Natale a Milano

credits: FAO Schwarz FB

Milano a Natale diventa ancora più bella con le sue bancarelle, l’albero di Swarovski e tutte le lucine in giro per la città che le donano vita e magia. Ora, con l’apertura del negozio incantato Fao Schwartz si potrà vivere la magia del Natale a tutti gli effetti, “quell’incatesimo” che avviene solo nei negozi di giocattoli e non può essere replicato altrove.

Situato in pieno centro: in via Orefici 15, all’angolo con Piazza Cordusio.

 

Continua a leggere con: Cosa vorremmo trovare per Milano sotto l’albero di Natale

SELENE MANGIAROTTI

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Il nuovo spettacolare MURALE alla BAM

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Credits: Andrea Cherchi (c)

Milano sta diventando sempre più bella e la street art è diventato un ottimo mezzo di decoro urbano. Basti pensare al quartiere Ortica, che ha fatto dei murales e dell’arte di strada la sua nuova identità, e alle numerosissime opere d’arte che ogni giorno compaiono sui muri della città. Sì perché se ormai decenni fa si credeva che la street art fosse solamente un modo per imbrattare gli edifici, ora è una delle forme più belle per portare l’arte a tutti, nessun escluso.

Il nuovo spettacolare murale alla BAM

 # Open your future, il nuovo murale di Giulio Rosk

Credits: @rajazakhour
murale BAM

Tra le numerosissime opere d’arte che stanno comparendo, non possiamo non citare il nuovo murale della Biblioteca degli Alberi, il parco tra Porta Nuova, Isola e Porta Garibaldi inaugurato nel 2018. Qui, precisamente sul muro di una casa ottocentesca in Via Gaetano de Castillia 20, l’artista Giulio Rosk ha realizzato il murales intitolato Open Your Future.

# Un messaggio per i più giovani

L’artista Giulio Rosk, all’anagrafe Maurizio Giulio Gebba, è uno street artist siciliano che sta costruendo la sua strada. Nato a Caltanisetta nel 1988, è diventato famoso grazie alle sue opere realizzate a Palermo, per citarne una quella dedicata a Falcone e Borsellino, e ora è giunto a Milano con quest’opera gigantesca che unisce due facciate dell’edificio. Il murale dice “Close the gap…open your future”, un messaggio da trasmettere a tutti, soprattutto ai più giovani.

Ecco alcune foto.

Credits: Andrea Cherchi (c)
Credits: @giuliorosk
Realizzazione murale BAM
Credits: Andrea Cherchi (c)

Continua la lettura con: Il PALAZZO di Porta Romana sembra un’OPERA di GAUDÍ. Quasi completato il nuovo favoloso murale

BEATRICE BARAZZETTI

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I Giardini dei Giusti di Milano e d’Italia: per celebrare chi ha difeso persone discriminate

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credits: @ matia_travelwithme IG

A Milano e in Italia esistono da una ventina d’anni dei giardini molto particolari che, oltre a rinvigorire aree e spazi verdi preesistenti, hanno un obiettivo ben preciso e non da tutti conosciuto: onorare e ricordare persone che hanno combattuto, spesso sole contro tutti, contro l’indifferenza o (peggio) le discriminazioni subite in contesti totalitari da governi corrotti, dittatori, mafie o movimenti ultranazionalisti, preservando valori umani e ideali di giustizia ed uguaglianza di fronte a palesi e spesso inarrestabili ingiustizie.

Si chiamano Giardini dei Giusti, e a Milano esistono dall’ormai lontano 2003, anno di installazione del primo di una lunga serie di Giardini. L’idea è nata da un’iniziativa condotta da una no profit milanese. Ma chi sono i Giusti? E come si è concretizzata questa nobile impresa?

Scopriamolo assieme, a partire dal primo e più importante giardino di Milano: il Giardino dei Giusti del Monte Stella.

I Giardini dei Giusti di Milano e d’Italia: per celebrare chi ha difeso persone discriminate

# Milano, la montagnetta di San Siro

credits: @elichantal83
IG

Il termine Giusto è stato applicato per la prima volta in Israele in riferimento ai non ebrei che hanno salvato gli ebrei durante la persecuzione nazista in Europa, mentre in seguito il concetto di Giusto è stato ripreso per ricordare i tentativi di fermare lo sterminio del popolo armeno in Turchia nel 1915 e, per estensione, assegnato a tutti coloro che nel mondo hanno cercato, o cercano tutt’ora, d’impedire il crimine di genocidio e di difendere i diritti dell’uomo, in primis la dignità umana, battendosi al contempo per salvaguardare la verità e la memoria contro i ricorrenti tentativi di negare la realtà delle persecuzioni.

A gennaio del 2003 la Fondazione Ga.ri.wo. (Garden of the Righteous Worldwide) ha proposto, per iniziativa del presidente Gabriele Nissim, d’inaugurare su esempio dello Yad Vashem di Gerusalemme il “Giardino dei Giusti di Tutto il Mondo” presso il Monte Stella, meglio conosciuto dai milanesi come la montagnetta di San Siro, o la “Muntagna de San Sir” in dialetto lumbard.

I primi alberi sono stati dedicati a Pietro Kuciukian per i Giusti in difesa degli armeni, Svetlana Broz per i Giusti contro la pulizia etnica nel conflitto balcanico e ai Giusti in memoria della Shoah come ad esempio Moshe Bejiski, il magistrato israeliano salvato (al pari di circa milleduecento ebrei) da Oskar Schindler, la cui storia è stata resa celebre dal lungometraggio-capolavoro di Steven Spielberg del 1993.

Oltre al Monte Stella a Milano è presente dal 2005 il “Parco in memoria delle Vittime Italiane nei Gulag”. Si trova nel quartiere Valsesia, a sud-est di Baggio e a due passi dal Villaggio Cavour e dal Quartiere degli Olmi, curata e verdissima periferia centro-occidentale del capoluogo lombardo.

# Nel Giardino dei Giusti di Padova c’è anche il ciclista Gino Bartali

credits: @xorn_ps IG

Il “Giardino dei Giusti del Mondo” è uno spazio urbano verde situato nella zona di Terranegra (Padova), che segue lo stesso schema del fratello maggiore milanese. Fu inaugurato nel 2008 all’interno del progetto Padova Home or Righteous, concepito nel 1999 dallo storico dell’arte e filologo veronese Giuliano Pisani. Il progetto artistico è stato affidato allo scultore locale Elio Armano e la sede è stata scelta nelle vicinanze del Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto (e dell’attiguo museo).

La chiesa fu fatta costruire dal parroco monsignor Giovanni Fortin negli anni’50 dopo la sua deportazione a Dachau, sempre in onore degli internati e delle vittime dei campi di concentramento. Poco più di 10 anni fa, Il 2 ottobre 2011, anche il celebre campione di ciclismo Gino Bartali è stato inserito tra i Giusti del giardino padovano per il suo impegno in favore degli ebrei durante il secondo conflitto mondiale.

# Agrigento nella Valle dei Templi

credits: @
matia_travelwithme IG

Scendendo in Sicilia e percorrendo la Via Sacra, itinerario archeologico fra il Tempo della Concordia ed il Tempio di Giunone, ci si imbatte in un altro Giardino dei Giusti inaugurato a dicembre del 2015: il “Giardino dei Giusti della Valle dei Templi”. L’installazione è nata sempre in collaborazione con Gariwo di concerto con l’Accademia degli Studi Mediterranei ed in collaborazione con i vertici del Parco Archeologico Regionale dell’antica Akragàs.

Durante la cerimonia è stato posato un albero di ulivo in onore di don Pino Puglisi, sacerdote di Brancaccio ucciso dalla mafia nel 1993, e tra le figure onorate in questo giardino vi sono l’archeologo Khaled al-Asaad (il custode di Palmira ucciso dall’Isis), Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e tutti gli uomini della scorta imperituri simboli nostrani della lotta alla mafia e Alghanesh Fessaha, la donna che soccorre migranti in Africa e a Lampedusa. E poi ancora, il carabiniere toscano Giuliano Guazzelli ed eroi siciliani come Piersanti Mattarella e il giudice Rosario Livatino, nonché Carlo Alberto dalla Chiesa, il genocidio del Ruanda e la Guardia costiera responsabile di tanti salvataggi in mare.

# Il Giardino di Perugia, Assisi e Trevi

credits: @marinella.caputo
IG

Nel “Giardino dei Giusti di San Matteo degli Armeni” sono stati piantumati nel 2016 dei cipressi colonnari dedicati, con relativi cippi, ad Armin Theophil Wegner, militare e scrittore tedesco, ad Alex Langer, politico, scrittore, leader del movimento ambientalista e pacifista impegnato per la difesa dei diritti umani e alle giornaliste Anna Politkovskaja, impegnata nel denunciare le violazioni dei diritti umani in Cecenia uccisa a Mosca nel 2006 e Marisol Macias Castaneda, reporter messicana assassinata per le sue denunce contro i narcotrafficanti nel 2011.

Altri alberi sono stati poi piantumati nel 2017 e sono stati dedicati a Danilo Dolci, sociologo, poeta, educatore, testimone persuaso della nonviolenza e della legalità e Irena Sendler, infermiera e assistente sociale polacca che salvò circa 2500 bambini ebrei del ghetto di Varsavia.

Inoltre in Umbria sono presenti altri due giardini: Assisi (nato prima di Perugia, nel 2015) e Trevi (2017).

# Il Giardino dei Giusti di Roma, simbolico e naturalista

credits: corrieredellosport

Tutti i giardini portano a Roma, verrebbe da dire in chiusura. Nella capitale il “Giardino dei Giusti dell’Umanità in Roma” è nato a marzo del 2016 grazie alla collaborazione tra Gariwo, l’associazione Adei-Wizo e il Comune di Roma. Qui, a parte il significato simbolico e omaggiante che lo stesso Giardino porta con sé in dote, si è optato per una scelta ancor più naturalistica che altrove.

In una parte pianeggiante di Villa Doria Pamphili i visitatori troveranno un campo di grano che si mischia a due filari d’ulivi, simbolo biblico di luce già citato nella storia dell’arca di Noè quando la colomba tornò verso l’arca con un rametto di olivo nel becco. Oltre agli ulivi ci sono cipressi e melograni, simboli secondo la concezione cristiana rispettivamente di immortalità e di produttività.

Nel 2018 il Giardino dei Giusti di Roma si arricchisce e accoglie cinque nuovi giovani ulivi intitolati al pacifista e ambientalista aloltoatesino Alexander Langer, all’antifascista tedesca Ursula Hirschmann, al dirigente di Solidarnosc Bronislaw Geremek, al giovane giornalista italiano Antonio Megalizzi vittima dell’attentato a Strasburgo del dicembre 2018 e a Karen Jeppe, missionaria danese in prima fila per l’aiuto alle vittime del genocidio armeno.

# Non solo in Italia

credits: gariwo

Questi sono solo alcuni dei più importanti Giardini dei Giusti in Italia, ma il lavoro di Gariwo permette di vantare con orgoglio la creazione di giardini anche in altri importanti paesi come ad esempio Tunisia, Polonia e Giordania. Ritornando a Milano, grazie al supporto delle istituzioni è stata istituita nel 2017 la Giornata dei Giusti del 6 marzo, diventata solennità civile in Italia, mentre nel 2019 il Giardino del Monte Stella è stato rinnovato con un progetto degli architetti Stefano Valabrega e Giacomo Crepax, che hanno sfoderato un nuovo spazio pensato per essere un luogo vivo di educazione, memoria e dialogo non solo in occasione delle cerimonie ufficiali, ma durante tutto l’anno.

Ora come sempre tocca a voi, amici lettori di Milano Città Stato. Avete mai visitato uno di questi Giardini dei Giusti? Diteci la vostra.

Continua a leggere con: La GUERRA a Milano: le PATATE al SEMPIONE e altre curiosità che pochi conoscono

CARLO CHIODO

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La testa dei vichinghi

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Ai tempi dei vichinghi essere re era una medaglia a due facce. Da un lato c’era l’onore di condurre il proprio popolo, dall’altro la responsabilità di non fare errori, in quanto nel mondo scandinavo deporre un re e tagliargli la testa era un fatto considerato normale. Il potere non era mai concesso senza una responsabilità, l’autorità era sempre in discussione ed era una concessione del popolo al sovrano.

Nel mondo mediterraneo, in particolare in Italia, nel corso dei secoli si è sviluppato un tipo di rapporto molto diverso, simile a quello della religione. Così come il potere del Papa è indiscutibile e una volta che lo si ottiene lo si esercita in modo assoluto, così chi arriva a una posizione di autorità si sente investito di un potere illimitato e garantito a priori dalla posizione che si occupa, invece che dalla capacità di esercitare il potere al servizio dei cittadini.
Al contrario dei professionisti che sono sempre in discussione e vessati da corsi di formazione e aggiornamento professionale, nella politica l’autorità è soggetta solo alla scadenza elettorale.

Questo tipo di relazione determina che il popolo tende a delegare all’autorità ogni scelta riguardante la propria vita, senza giudizio. Anche se l’autorità dovesse pretendere obbligazioni dannose per i cittadini, questi tendono a compierle in quanto emanazioni dell’autorità.

È un rapporto che si fonda sulla fedeltà assoluta, sull’obbedienza. E questa obbedienza è un lato di una medaglia in cui l’altra faccia è l’atteggiamento assistenziale nei confronti dello Stato: in cambio della obbedienza assoluta e incondizionata si riceve il proprio sostentamento. E questo può avvenire solo perché esiste una discrepanza perchè lo Stato non viene inteso come costituito dai cittadini ma come un’entità a sé stante, quasi di ordine divino che determina le nostre vite. E a cui dobbiamo essere sempre disposti a sacrificare tutto di noi stessi per il suo bene.

Forse questo è un retaggio di un popolo che nel corso dei secoli è stato quasi sempre dominato da potenze straniere che sottomettevano i cittadini pretendendo solo l’obbedienza. Come avviene nelle ex colonie e in generale in ogni forma di dominazione aggressiva.

In un periodo in cui l’autorità sta spesso dimostrando arroganza e incapacità di governare nella sua complessità il popolo, può essere l’occasione di risvegliare nei cittadini una coscienza critica nei confronti dell’autorità, per comprendere infine che l’autorità ultima sono i cittadini, mentre i politici sono dei semplici delegati da cui si deve pretendere sempre la massima aderenza al mandato costituzionale.
A costo della perdita di ogni autorità e libertà. Loro, non nostra.

Continua la lettura con: Non tirare troppo la corda

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: I paracadutisti della politica

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Milano avrà un STAZIONE dei VIGILI da ARCHISTAR: ecco dove e come sarà

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Credits niiprogetti - Nuova Scuola polizia di via Gattamelata

La nuova sede della polizia locale di zona verrà realizzata a scomputo oneri nell’ambito del progetto di trasformazione dell’ex fiera campionaria nel nuovo moderno quartiere di Citylife. Scopriamo i rendering del progetto.

Milano avrà un STAZIONE dei VIGILI da ARCHISTAR: ecco dove e come sarà

# Un investimento a scomputo oneri nell’ambito del PII CityLife

Il progetto architettonico, gradevole e equilibrato, è firmato da Operastudio Magni Paci Architetti e l’intervento rientra nelle opere a scomputo nell’ambito del PII CityLife, insieme ad altri 3 progetti. Tutti sono inseriti in un unico bando indetto dalla soc. CityLife SpA per l’affidamento dei lavori di progettazione e realizzazione secondo la formula del contratto a forfait con un importo totale di 18.764.407 euro.

# La nuova sede della polizia locale sarà formata da 4 edifici e ci sarà anche una piazzetta ad uso pubblico

Credits Urbanfile – Progetto nuova sede di polizia via Gattamelata

Il progetto per la nuova sede della Polizia Locale si sviluppa su un’area di 4.885 mq  a fianco del nuovo hotel in costruzione nella chiesa sconsacrata e compresa tra via Colleoni, via Gattamelata e via Faravelli. All’angolo di queste due ultime vie è prevista anche la realizzazione di una piazzetta pubblica. Il complesso è formato da 4 edifici, tre comunicanti e formanti un unico edificio di 2 livelli, la caserma vera e propria, e il quarto di 4 piani ad uso uffici, isolato dal resto ma collegato tramite autorimessa interrata per 40 auto. 

 

Fonte: Urbanfile

Continua la lettura con: SAN SIRO: Partiti i lavori per la RIGENERAZIONE URBANA nell’EX TROTTO

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Fiera Milano, successo per HostMilano e TuttoFood e al via nuove partnership internazionali

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🛑 SAN SIRO: Partiti i lavori per la RIGENERAZIONE URBANA nell’EX TROTTO

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Credits ferra_20 IG - Scuderie ex-trotto demolite

Un progetto da 300 milioni di euro riqualificherà l’area dell’ex Trotto ed ex centro di allenamento di San Siro abbandonata dal 2012. Sarà in gran parte edilizia residenziale e terziaria con un parco pubblico di 30.000 mq. Ecco il progetto nel dettaglio.

SAN SIRO: Partiti i lavori per la RIGENERAZIONE URBANA nell’EX TROTTO

# Rinasce un’area di oltre 130.000 mq abbandonata dal 2012

Credits ferra_20 IG – Scuderie ex-trotto demolite

Sono partiti i lavori nell’area di oltre 130.000 mq, in disuso dal 2012, che ospitava la gare di trotto in città. Delle tribune dell’ex Trotto ed ex centro di allenamento di San Siro rimane solo lo scheletro delle strutture, mentre le scuderie sono già state abbattute. La demolizione delle tribune sarà ultimata, si prevede, per l’inizio del 2022 mentre per la fine dello stesso anno dovrebbero concludersi i lavori di bonifica dei terreni. Le scuderie anni ’50 situate sul lato opposto della pista rispetto alle Vietti, dove è presente la fermata della metro Ippodromo, sono tutelate dalla soprintendenza, pertanto non verranno demolite ma saranno invece restaurate per offrire “una tipologia di servizi altamente innovativi.”

Leggi anche: La RIVOLUZIONE di San Siro: tutti i progetti che trasformeranno la zona

# Un progetto da 300 milioni di euro per 700 nuovi appartamenti e un parco da 30.000 mq

Credits: conoscimilano.it

Il progetto di rigenerazione urbana sarà sviluppato da Hines, che ha acquisito l’area nel 2019, e prevede in gran parte edilizia residenziale e terziaria con un parco pubblico di 30.000 mq e oltre il 60% della superficie totale a verde, e con vincoli stringenti essendoci le scuderie con vincolo diretto. Sono previsti 700 appartamenti che saranno dati esclusivamente in locazione, con particolare attenzione alle giovani coppie e all’affitto convenzionato, ma anche alla cosiddetta formula multi-family. L’investimento complessivo è stimato in più di 300 milioni di euro e i lavori dovrebbero terminare entro il 2026.  

Leggi anche: Milano avrà delle TERME FIABESCHE

# Spazi di coworking, aree dedicate allo sport e attività commerciali di vicinato inserite in un’area ad uso esclusivo di pedoni e ciclisti

Il progetto definitivo è in fase di elaborazione e verrà sottoposto al vaglio della giunta appena insediata” spiega Marco Abbadessa Senior Managing Director & Country Head di Hines Italia, ma di certo saranno realizzati “spazi di coworking, di baby sitting e svago per i bambini, aree destinate all’attività sportiva che onoreranno la storica vocazione di questa zona, infrastrutture per favorire la mobilità elettrica. Tutto immerso in un parco il cui flusso verde non sarà interrotto da vie e passaggi aperti al traffico, ma la cui fruizione sarà destinata solo al passeggio e alle pedalate in bici. Nessun centro commerciale a servire il quartiere, assicura Hines, ma una serie di attività essenziali e commerciali di vicinato: dall’artigiano al piccolo alimentari.”

 

Fonte: Milano Repubblica

Continua la lettura con: NUOVO CAMPUS di ARCHITETTURA del Politecnico: ecco il progetto di Renzo Piano

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: “A Milano servirebbe un centro sportivo in ogni municipio”

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La M3 arriverà fino a PAULLO? La regione dice NO e propone altre due soluzioni

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Credits: laprovinciacr.it m3 a Paullo

Se ne parla da anni, quasi da decenni, eppure non si è ancora arrivati ad una decisione. L’ipotesi di prolungare la M3 fino a Paullo, non fermandola più a San Donato, è stata portata sul tavolo della fattibilità, ma la Regione e i locali hanno pareri ben contrastanti. Ecco cosa si è deciso.

La M3 arriverà fino a PAULLO? La regione dice NO e propone altre due soluzioni

# La regione dice NO e propone altre due soluzioni

Credits: laprovinciacr.it
m3 a Paullo

La M3 fino a Paullo è certamente una soluzione conveniente, almeno per quanto riguarda l’impatto ambientale e la comodità delle migliaia di pendolari che ogni giorno sono costretti a prendere l’auto per arrivare in stazione. Portare la M3 fino a Paullo sarebbe quindi certamente una svolta, ma in Regione i tecnici hanno bocciato l’idea. Si crede che le soluzioni possibili, e migliori, possano essere due: o realizzare un prolungamento più corto, un ossimoro ma che in generale significa portare la M3 fino a Peschiera, oppure creare una metro tranvia.

# Pnnr da cogliere

Credits: @mezzi_atm_milano
stazione san donato

In Regione, è stata quindi bocciata la proposta di portare la metro fino a Paullo e sono state avanzate altre due idee. Ma cosa sta diventando effettivo? Niente. Ancora una volta le procedure sono lunghe e per ora si ha solo uno studio di fattibilità a metà: infatti è stata fatta una prima analisi, a cui sarebbe dovuto seguire un approfondimento, mai realizzato. Altro problema è la poca trasparenza del progetto, i cittadini interessati sono poco coinvolti e come spiega Marco Degli Angeli, consigliere 5 stelle che ha richiesto ai Trasporti Claudia Terzi, insieme a Nicola Di Marco, un aggiornamento sullo studio di fattibilità, “è che questo stallo e poco coraggio politico rischia di far perdere ancora mesi se non anni“. In più non bisognerebbe perdere l’opportunità di sfruttare i fondi del Pnrr.

# I cittadini non ci stanno e VOGLIONO la metro

Credits: @milanotrasporti
metro san donato

Se la Regione quindi sembra decisa sul no, i cittadini locali non ci stanno. È stato deciso mercoledì sera scorso durante un’assemblea cittadina a Spino d’Adda: i fondi ci sono, il progetto anche, non c’è niente che possa bloccare il prolungamento della metro gialla fino a Paullo. Le due soluzioni proposte dalla Regione, secondo i locali, sono ben poco funzionali: la metrotramvia di solito è usata per spostamenti in città e non è adatta a tratte lunghe, mentre la metro corta fino a Peschiera non risolverebbe il problema del traffico sulla paullese.

La domanda quindi resta sempre la stessa, la M3 arriverà fino a Paullo o no?

Fonti: laprovinciacr.it e ilcittadino.it

Continua la lettura con: M3: 7 CHICCHE che forse non sai sulla METRO dei MONDIALI 

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Salute mentale, Milano e il mondo: “Disuguaglianze globali. Italia? Serve integrazione personale-paziente”

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Archistar, ultima frontiera: il GRATTACIELO CAPOVOLTO

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credits: dezeen.com

Una nuova opera tanto straordinaria quanto strana è stata pensata per la città di New York e, forse, Milano un giorno potrebbe prendere spunto.

Vediamo insieme il successo di questo nuovo grattacielo.

Archistar, ultima frontiera: il GRATTACIELO CAPOVOLTO

# Mezzo chilometro a testa in giù

credits: dezeen.com

Pensando a come poter riempire uno spazio vuoto di 1.2 acri (circa 4.856 metri quadrati) nella città della grande mela, l’architetto David Adjaye ha avanzato la proposta di un nuovissimo grattacielo dal design molto particolare: è capovolto.

Si chiama Affirmation Tower, o più semplicemente Upside Down Skyscraper, e verrà costruito all’418 11th Avenue di Manhattan, rientrando tra gli edifici più alti del mondo, nonché secondo edificio più alto di New York con i suoi 506 metri.

# Lontano parente della nostra Velasca

Credits: @amilanopuoi su IG

Una serie di travi a sbalzo conferiscono all’edificio quel tocco “drammatico” e invertito che lo fanno rientrare con facilità nella categoria dell’architettura brutalista, vale a dire tutti quegli edifici a blocchi, squadrati, con superfici tozze e volumi accentuati, forme strane e poco sinuose, e uno stile geometrico piuttosto rigido. Un classico esempio di questo tipo di architettura a Milano è la Torre Velasca.

# Anche una pista di pattinaggio

credits: @robbreportmx
IG

David Adjaye ha pensato il grattacielo come costituito da tanti blocchi sempre più piccoli man mano che scendono verso la base. In questo modo, i piani superiori saranno più di dimensioni maggiore rispetto a quelli inferiori che costituiranno la base della struttura, ricreando così l’effetto capovolto. Insieme all’edificio, ci saranno due hotel e un’area solo di uffici, una terrazza panoramica e addirittura una pista di pattinaggio.

# Un altro primato

credits: @glenjacksondesign IG

Sarà costruito proprio accanto al Javis Centre di Manhattan, il parco lineare di New York (High Line) e la linea 7 della metro. Il grattacielo Upside Down potrebbe, però, ottenere un altro primato: se il progetto dovesse venire approvato, il grattacielo diventerà il primo a essere stato realizzato interamente da un team di architetti, sviluppatori, finanziatori e costruttori neri. Questo sarà un traguardo molto importante per la città di New York e per la Black Community.

CONTINUA A LEGGERE CON: Svelato “The Skydrop”, il NUOVO GRATTACIELO del Sud di Milano

SELENE MANGIAROTTI

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Prezzi nordeuropei ma stipendi anni ’90: quanto COSTA comprare CASA a Milano zona per zona

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Foto di Andrea Cherchi

Dopo lo stop imposto dal primo anno di pandemia da Covid-19, il mercato immobiliare milanese è tornato a correre sia in termini di transazioni che di crescita dei prezzi, con valori in linea con le metropoli nel nord. Ecco la fotografia dei prezzi delle abitazioni in città.

Prezzi nordeuropei ma stipendi anni ’90: quanto COSTA comprare CASA a Milano zona per zona

# I valori immobiliari sono in crescita dell’1,54% rispetto al 2020, per un prezzo medio al mq che sfiora i 6.000 euro

Credits: Andrea Cherchi

Secondo un’indagine condotta dalla Commissione Immobili della Camera di commercio di Milano, Monza, Brianza e Lodi ha condotto i prezzi delle case nel capoluogo lombardo e nell’hinterland sono saliti ai livelli di metropoli del Nord Europa, mentre gli stipendi sono rimasti sempre ai livelli italiani. Rispetto allo scorso anno si è assistito a un aumento generale dell’1,54%, i quartieri centrali sono gli unici ad avere registrato una lieve flessione, e in alcune zone la crescita ha superato il 10%. Il valore medio al mq è arrivato a 5.798 euro.  

# Gli aumenti zona per zona: a sud e est la crescita maggiore (+3%), centro in flessione (ma resta sopra i 10K al mq)

Credits: Andrea Cherchi – Vista da Fondazione Prada

Il mercato immobiliare ha ripreso a correre nel primo trimestre 2021 dopo il fermo causa Covid-19 del 2020, andando a pareggiare le 13.000 transazioni del 2019, e con esso anche i valori immobiliari. Facendo riferimento a abitazioni di classe energetica A e B la crescita maggiore c’è stata nel quadrante sud con +3,07% e prezzo medio di 4.229 euro/mq e in quello a est che ha registrato un +3,04% e un prezzo medio 4.848 euro/mq.

A seguire la zona nord della città con +2,97% e un costo medio al metro quadro di 4.464 euro e quella ovest con +2,51% e un prezzo 5.307 euro al mq. 

Il centro è l’unico ambito territoriale in flessione, facendo segnare -0,85%, ma dove i prezzi al metro quadro rimangono i più alti in assoluto con una media pari a 10.140 euro.

# Nelle periferie boom dei prezzi: in zona Città Studi +10,9%

Città Studi

Sono le periferie a vedere una crescita più consistente dei prezzi rispetto al resto della città. La crescita più alta nel quartiere di Città Studi tra le vie Pacini e Ponzio, con un +10,9% e un valore medio al metro di 4.325 euro.

I quartieri compresi tra Ripamonti e Vigentino e Gallaratese – Trenno registrano un incremento dei prezzi rispettivamente del 7,86% e del 7,27% per una forbice tra i 3.700 e 2.950 euro al mq.

Sotto al 7% troviamo i quartieri di: Axum – Ospedale San Carlo a San Siro a +6,6% e un costo di 2.825 euro al mq, Pisani – Gioia – Baiamonti in salita del 6,48% per un valore medio di 5.750 euro e Lagosta – Stazione Garibaldi con +6,21% e 5.200 euro di prezzo al mq.

Un aumento del 5,71% è stato registrata tra Istria e Maciachini dove per l’acquisto di un immobile è stimato un costo medio di 3.700 euro al mq.

Fonti: QuiFinanza, Il Giorno

Continua la lettura con: Costo di una CASA a MILANO: la classifica delle ZONE e i 7 quartieri SOTTO I 300 MILA EURO

FABIO MARCOMIN

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“Questa città mi è entrata nelle vene”: io PALERMITANA, milanese per scelta

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Credits: Andrea Cherchi (c)

Era il 26 Febbraio del 2015, il giorno era arrivato, il mio volo per Milano sarebbe partito alle 17:00. Avevo deciso di lasciare la mia città natale, Palermo, per trasferirmi a Milano, città un po’ ostica per chi lì non ci è nato ma ne ha solo sentito parlare. Dicevo sempre “mai a Milano, piuttosto vegeto qui”, ma Milano proprio no.. finii per innamorarmene perdutamente.

“Questa città mi è entrata nelle vene”: io PALERMITANA, milanese per scelta

# Milano era l’unica città che poteva darmi opportunità

Credits: milano.repubblica.it
Fuorisalone

Volevo cambiare vita, volevo di più di quello che  avevo fino a quel momento costruito, volevo che i sacrifici fatti durante gli studi dessero i loro frutti e sapevo che Milano sarebbe stata l’unica città in grado di darmi questo. A Palermo avevo una vita molto tranquilla: lavoricchiavo, uscivo con gli amici di sempre e ammiravo il mio amato mare, cosa che, fra tutte, mi è sempre mancata di più ma ero frustrata, infelice, mi sentivo irrisolta. Allora decisi: o cambiavo la mia vita o avrei ristagnato nell’infelicità in eterno. Sapevo che avrei dovuto pagare un prezzo, la nostalgia, ma alla fine ne è valsa la pena.

# La prima impressione? Trovarmi nel paese dei balocchi

Credits: milanoweekend.it
Milano

Sicuramente tutti quelli che hanno fatto l’esperienza di un trasferimento possono capire in quante parti il mio cuore si fosse spezzato quando sono salita su quell’aereo. E cosi arrivai in questa città cosi piena di luci, di colori, di gente che proviene da ogni parte del mondo, all’inizio mi sembrava di essere nel paese dei balocchi

Vedevo fiumi di persone correre alle 8 del mattino, andare da una parte all’altra con cosi tanta fretta da non accorgersi nemmeno di cosa stesse accadendo nei 2 metri successivi, gente che picchiava contro la mano per aver perso la metro, pur sapendo che il secondo dopo ne sarebbero passate altre 2 almeno, che si incazzava se ti mettevi sul lato sinistro della scala mobile, pur scusandoti per l’oltraggio commesso.

# “Scusi signorina c’è l’app”

Un giorno mi trovavo in via Boccaccio e avrei dovuto raggiungere Corso Monforte, allora, non conoscendo la città chiesi ad un passante se potesse indicarmi la strada, ma lui mi rispose “scusi signorina, c’è l’App”. Mi raggelai, non potevo credere che per un’indicazione stradale io dovessi scaricare un App! Trovavo tutto incredibilmente lontano da me, un modo di vivere molto diverso, una cultura distante anni luce da quella cui ero abituata e la cosa mi faceva sentire cosi tanto triste, cosi piena di nostalgia.

Allora pensavo che la mia permanenza sarebbe durata veramente molto poco (non ci credevo fino in fondo), però più passavano i mesi, più quello che dicevo si discostava molto dalle mie sensazioni, lo dicevo più per dire che per un reale pensiero.

# La meraviglia nei dettagli

credits: @milanodisera
IG

Passavano infatti i mesi e io stranamente iniziavo a sentirmi a mio agio, e mi accorgevo di piccoli dettagli che ti danno la misura che qualcosa ti si inizia a muovere dentro. Quando camminavo per strada mi perdevo nel guardare la sua bellezza, la sua eleganza, i profumi che vengono fuori da quelle strade piene di negozi, di vetrine colorate. Ad ogni angolo un evento, una manifestazione culturale, gente che balla nelle piazze, allegria, tantissima allegria.

Milano infatti non è la città della nebbia, del grigiore; ti riesce a regalare dei colori che ti lasciano senza fiato, con il verde dei suoi immensi parchi, il gioco di luci delle sue fontane che zampillano acqua a qualsiasi ora del giorno, il contrasto dei suoi meravigliosi vicoli, collocati in mezzo a costruzioni moderne.

# Milano mi ha ascoltata

Gae Aulenti e Bosco Verticale

Iniziavano ad arrivare anche le prime soddisfazioni sul lavoro, che diventavano sempre più nette, definite e costanti e io mi sentivo fiera di me per la prima volta. Passavano infatti i mesi e mi accorgevo che questa città mi era entrata nelle vene, io la sentivo, ne ero orgogliosa, sì, orgogliosa. Quando mi chiedevano dove vivessi adesso e io rispondevo “a Milano”, lo dicevo con un tale orgoglio che quasi stupiva anche me. La famosa nostalgia che mi aveva accompagnata per un bel po’ di tempo iniziava a lasciare spazio ad altro. Milano mi aveva cambiata, mi aveva resa una donna forte, mi aveva realizzata professionalmente.

È come se mi ascoltasse: tutte le volte che mi metto in testa di fare qualcosa, di coltivare una passione, ecco che si presenta l’opportunità per farlo, perché diciamolo, Milano non è solo la città del business, la grande città europea, è anche la città delle opportunità. Sì, è vero, mi sono dovuta adattare anch’io a delle logiche diverse dalle mie (ad esempio poi l’app l’ho scaricata!!) diversamente sarei stata tagliata fuori, ma alla fine i traguardi che volevo raggiungere li ho raggiunti e non solo traguardi professionali, ma anche personali.

# Il milanese è un diesel

Credits: westwing.it – Clotilde Brera

Sicuramente si è presa tanto, ma mi ha restituito altrettanto. D’altra parte la realizzazione degli obiettivi passa sempre dai sacrifici e Milano, più di qualunque altra città, te ne chiede tanti. Ho cominciato a conoscere tantissima gente, proveniente da ogni regione d’Italia e del mondo e anche, naturalmente, “Milanesi puro sangue” che non sono affatto freddi o scostanti per come voci di popolo descrivono. Il milanese è solo un diesel, è più rallentato rispetto ad altri, ma quando gli entri nel cuore, difficilmente ne esci.

Con non poca fatica iniziale avevo creato il mio micro-ambiente, avevo la mia salumeria di fiducia, la mia tintoria, uscivo di casa e nel mio quartiere tutti salutavano tutti, arrivai persino a lasciare le chiavi di casa alla signora del piano di sotto (milanesissima e super disponibile), perché dovevano venire a fare il controllo dei termosifoni a casa e io sarei dovuta andare in ufficio assolutamente. D’altra parte ho sempre pensato che sorriso chiama sorriso, educazione chiama educazione e rispetto chiama rispetto, che tu sia milanese, palermitano o svedese!

# Ora anch’io corro, Milano mi ha adottata

Credits: allafinediunviaggio.com
andare di fretta Milano

Adesso vivo qui da 7 anni e diciamo che praticamente mi sono “milanesizzata” pure io. Tutti quegli aspetti che all’inizio, bonariamente, prendevo in giro, adesso fanno parte di me. Anch’io corro, mi arrabbio se perdo la metro e ho un’app per ogni situazione, anche quella che mi ricorda la lista di cose che devo fare nel quotidiano!!

Si lo so, sembra tutto un po’ buffo, ma alla fine è solo questione di abitudine. Ogni volta che mi allontano, anche solo per brevi periodi, Milano mi manca. Continuo ad amare profondamente la mia Palermo, ma Milano mi ha adottata facendomi sentire a casa quasi da subito. È una grande storia d’amore la nostra, lei è la mia rinascita. Il mio grazie non sarà mai abbastanza e i motivi profondi li conosciamo solo io e Lei, mi piace pensare che questo sarà sempre il nostro segreto.

Continua la lettura con: Le 5 FASI che vive chi si TRASFERISCE a MILANO: dalla PAURA all’AMORE

FABIANA CRIVELLO

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NUOVO CAMPUS di ARCHITETTURA del Politecnico: ecco il progetto di Renzo Piano

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Credits ilgiornaledellarchitettura IG - Campus Bonardi 2

Riqualificati gli edifici esistenti, potenziata la funzionalità generale e aumentate le zone verdi circostanti. Andiamo alla scoperta del nuovo campus nato dall’idea dell’architetto genovese.

NUOVO CAMPUS di ARCHITETTURA del Politecnico: ecco il progetto di Renzo Piano

# L’idea di Renzo Piano ha rivoluzionato il Politecnico di Milano

Nato da una idea iniziale del grande architetto Renzo Piano il nuovo campus di architettura del Politecnico di Milano ha trovato forma nella riorganizzazione l’intero polo universitario di via Bonardi. Il progetto finale è stato sviluppato da uno dei migliori allievi dell’architetto genovese, Ottavio Di Blasi socio fondatore dello studio ODB&Partners, e ha consentito: la trasformazione dell’ampia area urbana ridando unitarietà all’insieme, riqualificando gli edifici esistenti, potenziando la funzionalità generale e aumentando le zone verdi circostanti. L’intervento è stato possibile grazie anche ai sei milioni di euro raccolti con un’operazione di crowdfunding e il nuovo campus è stato inaugurato a giugno di quest’anno alla presenza del Presidente della Repubblica Mattarella.

Leggi anche: Il nuovo rivoluzionario CAMPUS del Politecnico progettato da Renzo Piano

# Leggerezza strutturale, trasparenza, illuminazione naturale, fluidità spaziale sono gli elementi distintivi del nuovo campus

Le volumetrie del Politecnico sono state aumentate senza interferire con la percezione visiva che attualmente si ha del campus in quanto gli edifici presenti sono gran parte sotto il livello stradale, comprese le architetture di prestigio a firma da Gio Ponti. Trovano quindi una rinnovata dimensione architettonica i laboratori, tra cui uno all’avanguardia di modellistica, le aule, gli spazi per la didattica, e l’aula magna declinata attraverso il linguaggio che contraddistingue lo stile di Renzo Piano. Gli elementi distintivi del nuovo campus di architettura del Politecnico di Milano sono: “leggerezza strutturale, trasparenza, illuminazione naturale, fluidità spaziale”. A questo si aggiunge un bosco di 8.000 mq con oltre 130 essenze arboree che farà da tessuto connettivo delle costruzioni storiche con quelle di nuova realizzazione e sarà fruibili da tutti i cittadini. 

 

Fonte: Cosedicasa

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FABIO MARCOMIN

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L’EDIFICIO-DRAGO: è il più bel centro commerciale al mondo

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Credits: bimportale.com Aleja

Nati non così tanto tempo fa, i centri commerciali sono diventati ormai parte della vita cittadina. Sono lì ad aspettarti in una lunga giornata di pioggia, ti accolgono nei periodi natalizi quando c’è la corsa ai regali, sono sempre pronti ad offrirti una buona colazione, pranzo o cena e se ti serve qualcosa o devi fare un regalo si è certi che al centro commerciale lo si troverà. Pian piano nel tempo nei centri commerciali sono comparsi molti altri servizi: giochi e spazi per divertirsi, mentre in alcuni vengono addirittura organizzati eventi. Allora ci si chiede, tra tutte queste piccole città concentrate in un edifico, che ormai sono ovunque, quale sarà il più bello?

L’EDIFICIO-DRAGO: è il più bel centro commerciale al mondo

# Il Global Rli Award: l’oscar dei centri commerciali va in Slovenia

Credits: @aleja_ljubljan
Aleja

La risposta l’hanno data a Londra, all’assegnazione del prestigioso premio Global Rli Award. Alla cerimonia è stato sottolineato quanto ormai i centri commerciali siano importanti nel creare tendenze e promuovere marchi ed è stato poi annunciato il vincitore. È l’Aleja di Lubiana, in Slovenia, il più bel centro commerciale al mondo. Per la Slovenia è stato un gran colpo, perché grazie al suo edificio ispirato all’animale fantastico del drago, è riuscita a portarsi a casa un riconoscimento importante.

L’Aleja si trova lungo la vecchia direttrice che, prima della realizzazione dell’autostrada, portava dalla capitale a Bled. Il centro commerciale sloveno è stato premiato per il suo alto livello di offerta di servizi e per l’assortimento diversificato, ma anche per il design eccezionale e la creazione di un’esperienza attraente per i visitatori. In un periodo come questo, poi, è stato essenziale considerare anche quanto il centro commerciale venga mostrato online e la pulizia e l’igiene del centro.

# Negozi, cibo, sport e divertimento in un unico edificio

Credits: @aleja_ljubljan
Aleja

80 negozio e oltre 6000 metri quadrati di aree sportive e ricreative su un tetto verde. È questo ciò che ha fatto vincere all’Aleja il Global Rli Award. L’Aleja è infatti un centro multifunzionale che non si limita all’offerta dei servizi base dei centri commerciali, quali la vendita al dettaglio, ma piuttosto vuole diventare un luogo dove trascorrere il proprio tempo libero anche facendo sport e divertendosi. Sul tetto del centro commerciale c’è infatti il cosiddetto Aleja Sky, un’area completamente dedicata allo sport e alla ricreazione.

# Il drago è il simbolo della città e dell’edificio

Credits: @aleja_ljubljan
Aleja

Ma non è finita qui, perché l’Aleja ha un forte legame con uno di quelli che è il simbolo della città di Lubiana. Stiamo parlando del drago, richiamato sia all’interno dell’edificio sia nella sua architettura imponente. L’animale è sullo stemma della città, ma anche nella copertura esterna dell’Aleja. L’edificio infatti, chiaramente progettato in una concezione moderna, presenta una facciata che richiama le squame del drago. Un’alternanza di colori e trasparenze che hanno fatto vincere all’Aleja il premio di miglior centro commerciale al mondo.

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BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 Iniziati i lavori di RINNOVO BINARI del TRAM: le linee interessate all’intervento

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Credits Ufficio Stampa Atm - Lavori Binari Atm dettaglio

Sono partiti da alcuni giorni i lavori per il rinnovo dei binari del tram nel quadrante a nord ovest e est della città. Ecco quanto dureranno e quali sono linee tranviarie coinvolte.

Iniziati i lavori di RINNOVO BINARI del TRAM: le linee interessate all’intervento

# Partiti i lavori per il rinnovo dei binari Atm in via Procaccini e viale Corsica 

Credits Ufficio Stampa Atm – Lavori Binari Atm Procaccine

Proseguono i lavori per migliorare la rete tranviaria Atm, attraverso il rinnovo dei binari e la riqualificazione del manto stradale. Come annunciato dal Comune di Milano, il 23 ottobre sono partiti i lavori nel tratto di via Procaccini tra via Lomazzo e via Messina con termine il 5 dicembre, e in viale Corsica, con conclusione prevista il 19 di dicembre. L’obiettivo dell’intervento è di migliorare il confort di viaggio e ridurre l’impatto sonoro al passaggio dei mezzi.

# Le linee tranviarie interessate dall’intervento: deviazioni e sostituzione di corse

Credits Ufficio Stampa Atm – Lavori Binari Atm

In conseguenza ai lavori alcune linee tranviarie saranno deviate e/o sostituite da bus. In riferimento al cantiere di via Procaccini, saranno deviate le linee 10 e N25, con bus sostitutivi da Sempione/Domodossola M5 a Cenisio M5. Per l’intervento in viale Corsica è stato modificato il servizio delle linee 27, 45, 73, 175 e N27.

In particolare il tram 27 è sostituito da bus tra la fermata 22 Marzo e il capolinea di viale Ungheria, mentre da via Cadore segue un percorso alternativo per viale Umbria fino a viale Molise, dove fa capolinea. Le linee di autobus sono state deviate e saltano alcune fermate.

Fonte: Ufficio Stampa Atm, Comune di Milano

Continua la lettura con: Svelato il FUTURO TRAM di Milano

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: Facebook? È come l’industria automobilistica negli anni ‘60

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Non tirare troppo la corda

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In questa immagine è previsto tutto, tranne un’eventualità: che la corda si rompa perché viene tirata troppo.

«La virtù sta nel mezzo» era una sentenza della Scolastica che riprendeva l’ideale di Aristotele della giusta misura come punto di valore compreso tra posizioni estreme.
Nella situazione che stiamo vivendo ci sembra che a livello politico sia stato cancellato il concetta di misura, come se l’obiettivo non sia più quello di trovare quel medio, quel punto di incontro tra posizioni estreme. 

Un esempio è l’introduzione del Green Pass. Non vogliamo qui parlare se sia una misura positiva o negativa, ma ci interroghiamo sul fatto che uno strumento di emergenza che provoca gravi scossoni a livello sociale sia stato introdotto senza al contempo prevedere in modo esplicito la condizione per la sua abolizione.

Altro sarebbe stato inserirlo con lo scopo di aumentare la vaccinazione condizionandolo al raggiungimento di un risultato. Ma in questo caso non esiste nessuna limitazione che ne preveda la sua fine. E questo determina che il governo si arroga di fatto ogni arbitrio su questo strumento senza rendere partecipi i cittadini sulla sua durata o condizione di ritiro.

Inserire misure dure, senza precedenti, che colpiscono con forza componenti della società senza un limite esplicito, che può essere temporale o di conseguimento di un obiettivo, sembra rispondere a una logica di non ritorno, al tentativo di forzare la mano e di arrivare a un punto di rottura invece che a una soluzione ottimale per fare evolvere la società nel suo complesso.

Potrebbe sembrare che lo scopo non sia quello di raggiungere un obiettivo, qualunque esso sia, ma di rompere la corda.

Continua la lettura con: Quando chiuderanno la porta dell’inferno?

MILANO CITTA’ STATO 

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Leggi anche: Tommaso Cerno, il “senatore dei diritti” che non va mai in Parlamento

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