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SMART WALKING: lavorare viaggiando

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credits: IG @smartwalking_official

Viaggiare senza smettere di lavorare è il sogno di molti e perché cambiare lo sfondo solo al desktop e non approfittare delle libertà che offre il lavoro a distanza? Zaino in spalla e laptop in mano, ecco il nuovo modo di lavorare in smart working o meglio… smart walking!

SMART WALKING: lavorare viaggiando

# Zaino in spalla e laptop in mano

credits: IG @smartwalking_official

Sono tantissime le opportunità che questa nuova modalità di lavoro offre a chi desidera cambiare la propria routine e una di queste è di certo la possibilità di scegliere dove lavorare. E per chi ha sempre desiderato di esplorare il mondo, ma senza rinunciare alla professione, non c’è alternativa migliore. In molti hanno colto la palla al balzo e hanno deciso di viaggiare con il proprio computer e cambiare lo sfondo al proprio lavoro. Un esempio è Davide Fiz che, con zaino in spalla e laptop in mano, ha scelto di fare il giro dell’Italia lavorando in smart walking.

# 2500 km lavorando immerso nella natura

credits: IG @smartwalking_official

Davide Fiz è freelance da oltre 11 anni e un grande viaggiatore appassionato di sentieri e cammini. Ormai si può considerare un esperto del lavoro flessibile da remoto e proprio conoscendone il potenziale ha deciso di provare a coniugare il suo grande amore per il trekking senza dover mettere in standby il lavoro.

È così che da marzo di quest’anno, Davide ha iniziato il suo smart walking, come lui stesso ha ribattezzato. Un percorso di 2500 km che durerà fino ad ottobre prevedendo 20 cammini per altrettante regioni dell’Italia. Un’impresa non da poco, che vedrà le giornate divise tra il lavoro e la scoperta del grande stivale. “Smart Walking porterà me, il mio zaino e il mio pc sui cammini delle regioni italiane. La mattina si cammina, il pomeriggio si lavora. La settimana lavorativa sarà una settimana di cammino, che sia il cammino a battere il tempo e che il lavoro arrivi quando, e dove, si fermano i piedi.”

# La ricerca dell’equilibrio tra lavoro e passione

credits: IG @smartwalking_official

Il programma prevede una camminata la mattina, con tappe di lunghezza media di 20Km e 4/5 ore di durata. Il viaggio partirà dal Sud Italia dal Cammino Materano, per poi spostarsi al Cammino del Salento e quello del Negro in Campania. Ora aprile prevede la Sardegna, poi si sposterà in Umbria, Lazio, Marche, Molise per proseguire in estate nel Nord Italia fino al Friuli. I mesi di settembre e ottobre saranno dedicati ai cammini, nuovamente a Sud, in Sicilia e Calabria.

Racconterò dei posti, degli incontri, di cosa dicono i paesi che attraverso, quale sapore ha l’Italia, di come stanno i miei piedi e se mi vogliono ancora bene, delle strategie che metterò in pratica per far convivere – in equilibrio – la mia passione e il mio lavoro.

L’originale avventura di Davide è sicuramente di grande ispirazione per tutti coloro che pensano di dover scegliere tra la propria professione e le passioni. E per chi desidera dare uno sguardo più da vicino a questa nuova possibilità, tutte le tappe e le curiosità di viaggio di Davide si possono leggere nel suo blog personale Smartwalking.eu. Hai già lo zaino in spalla?

Continua la Lettura con: All’ESTERO in SMART WORKING? I paesi che offrono più VANTAGGI per i NOMADI DIGITALI

SARA FERRI

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POSTIAMO a Milano

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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3 POSTI come UNA VOLTA a Milano

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Credits: cibovagare.it Latteria

C’era una volta e oggi non c’è più. Quanti di noi hanno ricordi della propria giovinezza legati non necessariamente a degli episodi, ma ad un luogo ben preciso? Io, ad esempio, ho un ricordo molto ben definito della drogheria sotto casa di mia nonna, dove andavo a comprare caramelle e patatine. Se chiudo gli occhi, ha ancora nelle narici il profumo dolciastro, un misto di sale e zucchero mischiati in una sola fragranza. Insomma ci sono tanti luoghi che hanno riempito le nostre giovani giornate e quando hanno chiuso, un pezzettino del nostro cuore è rimasto lì appeso solo a dei ricordi. Infine ci sono luoghi che, ancora oggi, nonostante il passare degli anni, delle mode e del lifestyle, hanno saputo rinnovarsi (non sempre) per continuare a sopravvivere, per non essere condannati all’oblio. Questi sono i tre luoghi che a Milano esistono ancora e che ancora oggi ci fanno ricordare che la nostra città è sempre stata un po’ romantica e nostalgica allo stesso tempo.

3 POSTI come UNA VOLTA a Milano

# La Latteria di via San Marco

Credits: cibovagare.it
Latteria

È la regina della cucina domestica, è il luogo dove il tempo sembra essersi fermato, è il posto dove l’insegna è rimasta la stessa per cinquantatré anni, è il regno di Maria e Arturo. È la latteria di via San Marco. Sin dalla sua nascita si è contraddistinta per la sua cucina casalinga, infatti, decidere di andare in questo luogo storico di Milano era un’esperienza unica nel suo genere: Maria e Arturo non erano i semplici proprietari, non erano semplici ristoratori, erano i padroni di casa e i clienti non erano tali nel senso stretto del termine, ma veri e propri amici e ospiti in casa loro.

Credits: Narong Othavorn(FB)
Latteria

Il suo arredamento spiccava per originalità e gusto al limite del buongusto e del kitsch, ma ai clienti (ospiti) poco importava dei numerosi quadri di rose appesi ovunque, delle mattonelle che ricordavano luoghi malfamati della penisola iberica, degli sticker adesivi, dei ritratti ironici, delle sedie di plastica intrecciata, “andiamo a mangiare in latteria” era un imperativo a cui nessuno riusciva a rinunciare. Un’altra regola aurea della latteria era quello di cambiare il menù ogni giorno e in questo ci dovevano sempre essere ricette semplici, ma uniche nel suo genere. Sono passati alla storia piatti come la Crodaiola (una pappa di verdure tritate a crudo), il Tarassaco o cicoria con acciughe, le zucchine trombetta e le uova al tegamino con bottarga. Oggi l’insegna storica non c’è più, sostituita con una più moderna e al passo coi tempi. Purtroppo tutto cambia, si spostano i palazzi, le persone, gli oggetti, ma la emozioni e le sensazioni del passato no, quelle non si possono spostare.

# La Balera dell’Ortica

Credits: @alberto_cartasegna
La Balera dell’Ortica

Personalmente ho un ricordo molto preciso di questo luogo. Durante un carnevale organizzato dai ferrovieri, avevo partecipato e ballato con una bambina della mia età e alla fine avevo anche vinto un premio. Ho impiegato anni per collegare questo ricordo alla balera dell’Ortica, un luogo, a dire il vero, un po’ nascosto e che lo raggiungi solo se conosci bene la zona. L’ingresso, a mio parere, non è tra i più invitanti, ma una volta entrati è facile essere coinvolti dall’anima e dal cuore con i quali la famiglia Di Furia (mamma e cuoca Rita, papà e colonna portante Antonio, le gemelle Veronica e Marina e infine Giuseppe) da anni, gestisce la loro attività storica. Nonostante il nome possa ricordare solo attività danzerecce, la Balera dell’Ortica è anche una trattoria, una bocciofila e una sala da ballo (ovviamente), ma anche un Garage Market che, negli ultimi anni, è diventato un po’ il fiore all’occhiello della Balera. Una sorta di piccola sagra, dove a ritmo di rock’n’roll e swing, con gustosi street food, ci immergiamo in un vero proprio mercato dell’usato, dell’hand made e del vintage.

# La Ratera

Credits: @rosablublu
La Ratera

Infine ci spostiamo dalle parti del Parco Trenno (o Parco Aniasi) e più precisamente in via Ratti 22, dove si trova una delle birrerie più celebri che, col tempo, ha aperto un vero e proprio ristorante. Entrando, sembra di trovarsi in uno dei film di Celentano o di Pozzetto. Un luogo magico e che ha fatto del gusto un obiettivo e un vanto. Ancora oggi i suoi piatti, le degustazioni di vino e di birra la rendono un posto amichevole dove trascorrere una serata in compagnia dei più cari amici. In estate, durante le serate roventi milanesi, aprono anche il giardinetto nel retro che è davvero suggestivo. Magari è un po’ fuori mano dalle mete tipiche milanesi, ma vi basta dare un’occhiata al suo sito web per rendervi conto che i giudizi e i commenti di chi c’è stato è sempre positivo. Insomma restarne delusi è praticamente impossibile. Forse il punto debole è la velocità del servizio, ma tra amici non è il tempo che conta, ma la qualità del restare insieme.

Continua la lettura con: Il BAR BASSO: il locale iconico che inventò il Negroni sbagliato

MICHELE LAROTONDA

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La “VILLA di FRANKENSTEIN”: la villa più misteriosa d’Italia

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Una delle dimore storiche più belle della Toscana, un esplosione di Rinascimento, di affreschi e di lusso. Una delle classiche ville italiane che raccontano parte della storia del Paese e delle famiglie illustri che si sono susseguite nel tempo, ma allo stesso tempo una casa che nasconde segreti e misteri. Tra cui quello di aver ispirato uno dei romanzi del terrore più famosi di ogni tempo. 

La “VILLA di FRANKENSTEIN”: la villa più misteriosa d’Italia

# Una delle ville più belle della Toscana celebrata da tutti

Credits: @elenadm02
Villa di Corliano

La Villa di Corliano a San Giuliano Terme, a pochi chilometri da Pisa, è stata costruita nel XV secolo e oggi vanta il fatto di essere una delle dimore storiche più belle della Toscana. A volerla fu la famiglia Spini di Firenze, ma non sono i suoi discendenti gli attuali proprietari della villa, al contrario gli Spini già nella prima metà del Cinquecento vendettero la dimora ai conti Agostini Venerosi della Setta, famiglia ancora proprietaria.

La bellezza della Villa di Corliano fu coronata anche da Luca Pitti (conosciamo tutti il Palazzo Pitti fiorentino) che la definì “il più bel Palazzo che sia intorno a Pisa”. Ma non solo, anche personaggi come Lord Byron, Vittorio Alfieri, il sovrano Carlo Alberto di Savoia, Cristiano VI di Danimarca e molti altri soggiornarono a Villa di Corliano.

# Il complesso monumentale

Credits: @elenadm02
Villa di Corliano

La Villa era un ampio complesso monumentale all’interno del quale si trovavano le scuderie, il frantoio, una fattoria, la cappella gentilizia e la kaffeehaus, una stanza apposita dove prendere il caffè e la cioccolata. Oltre a ciò, i giardini di 3 ettari della villa contenevano piante secolari. La bellezza della Villa di Corliano non si esauriva però nel suo sfarzo e nella sua maestosità, sono infatti gli affreschi cinquecenteschi e settecenteschi a rendere gli interni così caratteristici. La Villa come la vediamo noi oggi però risale al Settecento, quando la dimora fu ristrutturata in occasione del matrimonio della sua proprietaria. Oggi, la Villa di Corliano è una struttura ricettiva di lusso, nonché luogo di banchetti, ricevimenti ed eventi.

# I segreti e misteri della villa

Credits: @giorgiotognetti68
Villa di Corliano

Ma la domanda continua a sorgere spontanea, perché è stata soprannominata “la villa di Frankenstein”? E perché una dimora così amata da tutti dovrebbe mettere i brividi? La Villa di Corliano cela segreti e misteri inimmaginabili. Testimoni raccontano di aver sentito in piena notte suoni, ticchettii di scarpe, passi che sembrano danzare. La spiegazione è il primo segreto della Villa: il fantasma di Teresa, la contessa vissuta nella dimora tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Si dice che la donna amava talmente tanto la Villa di Corliano da non volersene mai andare e così ha fatto, il suo fantasma è rimasto nella casa.

# Frankenstein o Francesco La Pietra?

Credits: @svanish888
Villa di Corliano

Ma la cosa forse ancora più inquietante riguarda un certo Francesco Vacca Berlinghieri, soprannominato Francesco La Pietra. Chi era? Un medico chirurgo che svolgeva esperimenti nei sotterranei della villa. Il medico tentava di far muovere i muscoli del corpo attraverso impulsi elettrici.

Se non si è ancora capito il mistero, o meglio, la storia da brividi, si dice che Mery Shelley si sia recata alla Villa di Corliano e abbia preso ispirazione da questo medico per il suo personaggio più celebre, Frankenstein. Non sembra solo un caso che Frank sia il nome tedesco per Franco, Francesco, e Stein significa pietra. Francesco La Pietra.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: La VILLA FANTASMA che emerge dal LAGO

BEATRICE BARAZZETTI

copyright milanocittastato.it

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In costruzione il TRENO più VELOCE del MONDO: farebbe Milano-Roma in 1 ora

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Maglev

Il progetto è stato finanziato per 9 mila miliardi di yen, circa 65,7 miliardi di euro. I primi convogli sono in costruzione e entreranno in funzione nel 2027, impiegando 40 minuti per percorrere circa 300 km.

In costruzione il TRENO più VELOCE del MONDO: farebbe Milano-Roma in 1 ora

# Il treno più veloce al mondo che “fluttua” sui binari

Credits Greece-China News from Pexels – Maglev

Il Maglev (Magnetic Levitation) si basa sulla tecnologia contactless che permette al treno di levitare per circa 10 centimetri sopra ai binari, generando un campo magnetico tra i magneti superconduttori a bordo e le spirali a terra. Siccome il sistema non causa attrito tra ruote e binari, la velocità del treno può raggiungere e facilmente superare i 500 chilometri orari. La differenza di polarità nel campo magnetico genera una forza che allo stesso tempo spinge e tira il treno.

# Ad oggi il treno è utilizzato solo in una tratta urbana di 9 Km

Maglev

Il sistema al momento è in uso in Giappone solo in una tratta urbana circoscritta nella regione di Aichi, a livello metropolitano, costruita in occasione dell’Expo 2005, su una lunghezza di soli 9 km. 

# Il tracciato dell’alta velocità giapponese tra Tokyo e Nagoya sarà percorso in 40 minuti con punte di 505 km/h

Credits: ohayo.it

Per la prima volta un’intera linea ferroviaria utilizzerà il treno veloce Maglev, tra Tokyo e Nagoya. Attualmente è operativo solo un tracciato di prova di 42,8 km, più altri 18,4 km in realizzazione, denominato Yamanashi Maglev Line e che diventerà parte della linea alla sua apertura. La Chūō Shinkansen, questo il nome definitivo della ferrovia a conclusione dei lavori, verrà costruita per permettere al treno di raggiungere queste incredibili velocità attraversando le prefetture di Kanagawa, Yamanashi, Nagano e Gifu e sarà lunga 286 chilometri. I lavori sono in corso d’opera e dovrebbero rispettare i tempi di consegna.

Correndo a una velocità media di circa 430 km/h, con punte di 505 km/h, ci impiegherà 40 minuti per percorrere la tratta. Se fosse esercitato sulla tratta Milano-Roma, lunga 477 km, il viaggio durerebbe poco più di un’ora. Mentre se fosse utilizzata per collegare Milano a Genova potremmo arrivare al mare in circa un quarto d’ora.

# La linea sarà attiva nel 2027, avrà 4 fermate e un tunnel di 246 chilometri tra le montagne. Nel 2037 si estenderà fino a Osaka 

Credits Satoshi Hirayama from Pexels – Osaka

Sono previste quattro fermate: Samigahara, Kofu, Iida e Nakatsugawa, situate nelle rispettive prefetture citate. Siccome la maggior parte del percorso attraversa un terreno montagnoso, circa l’86%, ovvero 246 chilometri, verranno percorsi in tunnel con alcune sezioni 40 metri di profondità. Lo scopo di questo percorso oltre a tagliare attraverso le montagne, consiste nell’ottenere una linea ferroviaria alternativa da poter utilizzare in caso di terremoti o tsunami. La linea sarà inaugurata nel 2027, mentre è previsto l’approdo a Osaka nel 2037 invece che nel 2045, come inizialmente previsto, grazie ad un prestito del governo giapponese.

# Il record mondiale di velocità per un treno: 603 km/h

 

Ma qual è l’attuale primato di velocità per un treno? Il record è stato registrato martedì 21 aprile 2016 durante una corsa test condotta sulla linea sperimentale che si trova vicino al monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi. Il maglev L0 Series, composto da sette vagoni, ha superato la soglia dei 600 km/h per 11 secondi, spingendosi fino all’incredibile velocità di 603 km/h. Attualmente ne stanno costruendo 14 esemplari che viaggeranno sulla nuova linea Tokyo-Osaka.

Continua la lettura con: Hyperloop: in Veneto la prima sperimentazione sul TRENO che viaggia a 1000 Km/h

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Non è ancora partita ma già si ALLUNGA: ALTRE FERMATE in arrivo per la M4?

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Credits milorenteggio - Prolungamento M4 a ovest

Tra settembre e ottobre dovrebbe inaugurare la prima tratta della nuova linea metropolitana blu da Dateo e Linate, mentre per l’apertura integrale si dovrà aspettare tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Nel frattempo si già si pensa alle future estensioni, ad est e a ovest. Ecco dove potrebbe allungarsi la quinta linea milanese.

Non è ancora partita ma già si ALLUNGA: ALTRE FERMATE in arrivo per la M4?

# In progettazione le nuove fermate sulla linea M4

Credits: metro4milamno.it – Stazione San Cristoforo Fs M4 e passerelle ciclopedonale

I capolinea previsti per la nuova linea metropolitana, la blu, sono: Linate a est e San Cristoforo Fs a ovest. In attesa dell’inaugurazione che dovrebbe avvenire tra settembre e ottobre di quest’anno, per la tratta tra le fermate di Dateo e Linate, si prosegue nella progettazione di future estensioni oltre entrambi i punti terminali. Vediamo il quadro aggiornato della situazione. 

Leggi anche: M4: approvato l’hub al capolinea ovest. Quando verrà realizzato?

# Estensione a Ovest: le 6 ipotesi al vaglio nello studio di fattibilità 

Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest

Lo studio di fattibilità realizzato da Metropolitana Milanese nel 2021 contiene sei diverse ipotesi di prolungamento a ovest della linea M4 tra cui gli enti coinvolti dovranno decidere.

# Prima ipotesi: Ronchetto sul Naviglio.
L’ipotesi più conservativa prevede una stazione da realizzare in superficie dove è presente il deposito dei treni a Ronchetto sul Naviglio, nei pressi dei confini comunali di Buccinasco e Corsico.

# Seconda ipotesi: due fermate a Buccinasco

# Le altre quattro ipotesi: farebbero estendere la linea fino a Trezzano sul Naviglio.

La scelta dei sindaci era ricaduta su una delle ultime quattro opzioni, con una prima fermata proprio all’interno del Comune di Buccinasco e altre tre stazioni successive con capolinea a Trezzano sul Naviglio. Si esprimeva così infatti il Sindaco di Buccinasco Pruiti: “Il prolungamento della M4 nel Sud ovest milanese è una scelta strategica per lo sviluppo della mobilità sostenibile, oggi divenuto sempre più urgente e indispensabile. […] noi sindaci siamo orientati verso le ipotesi che consentiranno di raggiungere Trezzano sul Naviglio, con la prima fermata nei pressi di Buccinasco”. L’orientamento è però cambiato nell’ultimo periodo.

Leggi anche: M6: cambia il tracciato della METRO ROSA?

# Comune di Milano e Regione Lombardia propensi a scegliere il percorso breve fino a Buccinasco

Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco

In base agli ultimi aggiornamenti il comune di Milano e la Regione Lombardia sarebbero più propensi ad un prolungamento con percorso breve in quanto tale soluzione risulterebbe meno impattante in termini di costi di realizzazione e di successivi costi di esercizio. L’investimento previsto sarebbe di 150 milioni di euro, un costo di esercizio annuo di 3,5 milioni di euro ed un rapporto tra benefici e costi in area ampiamente positiva. Sono dello stesso parere anche i sindaci dei comuni di Cesano Boscone e di Trezzano sul Naviglio, che avrebbero beneficiato dell’estensione della linea con più fermate e che credono sia meglio concentrare gli sforzi economici sul potenziamento del passante ferroviario con la previsione di realizzare una nuova linea (S16) fino a Gaggiano.

Leggi anche: M3 fino a PAULLO: finanziato il progetto per una “METRO a METÀ”

# Estensione a Est: il progetto finanziato per 2 nuove fermate 

Prolungamento M4

Un prolungamento per il quale è già stato definito il progetto è quello verso est dopo il capolinea di Linate, con due fermate a Idroscalo-San Felice e a Segrate punta Est dove è in fase di realizzazione il mall commerciale del lusso Westfield e dove verrà costruito il Milano East-Hub con la nuova stazione dell’alta velocità che fungerà da porta est per la città.

Il prolungamento di 3,1 km della linea M4, il cui costo è di 350 milioni di euro compreso il sottopasso pedonale di collegamento alla nuova stazione dell’alta velocità, è stato finanziato alla fine del mese di marzo all’interno del pacchetto di risorse di 732 milioni di euro destinati allo sviluppo delle mobilità milanese dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili.

Leggi anche: EAST HUB: le novità sulla PROSSIMA PORTA di INGRESSO di Milano

Continua la lettura con: La METROPOLITANA delle ALPI: il progetto per collegare Italia e Svizzera

FABIO MARCOMIN

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Eliana LIOTTA: “La mia Milano sarà una CITTÀ ECOMODERNA”

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Eliana Liotta - ph. Matteo Strocchia

Eliana Liotta. Giornalista, saggista per La nave di Teseo, direttrice della collana editoriale Scienze della Vita in Sonzogno (gruppo Marsilio Feltrinelli) e vicepresidente della Fondazione I Pomeriggi Musicali, che ha sede al Teatro Dal Verme di Milano. È nata a Siracusa e non vede problemi nel sentirsi siciliana e milanese insieme.

Eliana LIOTTA: “La mia Milano diventerà una CITTÀ ECOMODERNA”

Eliana Liotta – Ph. Andrea Massaro

La cosa che ami di più di Milano?

È una capitale mondiale della cultura, dall’editoria alla musica.

Quella che invece ti piace di meno?

L’inquinamento dell’aria.

Il tuo locale preferito?

Il Rigolo, per me è come una seconda casa. I piatti sono i classici della tradizione italiana, con un’ottima scelta di pesce, verdure e alcune incursioni nella gastronomia toscana. E poi c’è Renato Simoncini, il proprietario, un amico, che ha sempre qualche storia da raccontare, come i ricordi di Montale e Quasimodo che erano clienti abituali.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Passeggiare senza meta e scoprire angoli inaspettati.

La canzone su Milano a cui sei più legata?

O mia bela Madunina, perché la ascoltavo quando mi sono trasferita dalla Sicilia per cercare di imparare il dialetto milanese.

 

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Il borgo di Cremia, sul lago di Como, il luogo del relax ma anche della concentrazione: lì ho scritto la maggior parte dei miei libri.

Cremia

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Incontrare il ragazzo che sarebbe diventato mio marito e che avevo conosciuto anni prima al Certamen ciceronianum di Arpino, una gara di latino per studenti dei licei di tutta Italia. L’ho rivisto per caso al Capolinea, il locale storico sui Navigli, ci siamo riconosciuti e dopo due anni il matrimonio, alla Chiesa di San Marco.

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

«Tu forse non l’avevi mai pensato, / Ma il sole sorge pure a Crescenzago». È l’incipit della poesia di Primo Levi sul quartiere a Nord della città dove c’è la fermata Crescenzago della linea verde. Per anni sono scesa lì, ogni mattina, diretta alla redazione del mensile (allora Rcs) OK Salute. E sempre lì sono scesa per definire il mio primo libro, La dieta Smartfood, che ho pubblicato con Rizzoli.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

I fenicotteri rosa a Villa Invernizzi, in via dei Cappuccini.

foto di andrea cherchi (c)
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)

Il quartiere che ami di più?

Brera, il mio quartiere.

Credits Andrea Cherchi – Brera

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Una richiesta facile da esaudire: indicare alla fermata della metropolitana Cairoli l’uscita per il Teatro dal Verme, un’istituzione che a settembre 2022 festeggia i 150 anni di vita e che ospita la Fondazione I Pomeriggi Musicali, di cui sono vicepresidente.

Teatro Dal Verme

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Milano è di fatto una sorta di «città stato». Credo che abbia dimostrato di sapere progredire, inventare, crescere con una visione autonoma anche senza uno status amministrativo speciale.

Tolta Milano in quale città ti piace vivere?

Trieste, bellissima, affacciata sul mare.

Credits: pinterest.it, Comune di Trieste

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Li destinerei a borse di ricerca per giovani laureati italiani e stranieri che hanno qualità eccellenti ma non possono permettersi gli affitti milanesi.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che diventi una città ecomoderna, con la natura che si incunea nel cemento, con i semi delle piante che germogliano tra i palazzi e i giardini che invadono i quartieri.

Eliana Liotta – Ph. Carlo Furgeri Gilbert

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Da nemica della Spagna ad ARMA DI RIVALSA: l’evoluzione della LINGUA CATALANA

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Dispute giudiziarie e ogni sorta di intervento governativo dal 1700 ad oggi, non sono riusciti a distruggere l’idioma catalano. Anzi: hanno trasformato il Català in un’arma identitaria molto potente

Da nemica della Spagna ad ARMA DI RIVALSA: l’evoluzione della LINGUA CATALANA

# Catalano, parlato anche in Sardegna

Monumento della lingua catalana di Alghero Credits Tot Alguer

Català, o lingua Catalana, è l’idioma parlato nella Catalogna, in una parte della Francia dei Pirenei orientali, Andorra dove è lingua ufficiale e perfino da una piccola comunità di Alghero, in Sardegna.
La comunità catalana lotta da sempre per avere una sua lingua e una sua indipendenza; pertanto, la storia del Català ha sempre finito per intrecciarsi alle vicende politiche che, simpatiche o antipatiche che possano essere a titolo personale, rendono questa lingua custode di un enorme patrimonio culturale e identitario.

Il popolo catalano è molto felice di condividere il proprio idioma con tutti, dimostrando gratitudine e rispetto per gli stranieri che si sforzano di impararlo, onorati per il riconoscimento di una lingua madre per oltre 11 milioni di persone. Scopriamo la sua travagliata storia, dal 1716 al 2022.

Leggi anche: Identitari o banali? La classifica degli STEMMI dei municipi dal più bello al più brutto

# La rinascita di fine ‘800 e la co-ufficialità degli anni ‘30

Credits: Cronica Global – El Espanol

I Re Borbone di Spagna, hanno iniziato a promulgare leggi per escludere il Catalano dalla Spagna fin dal lontano 1716, relegandolo di fatto ad un utilizzo quasi esclusivamente orale.
A fine 1800, un gruppo di intellettuali e letterati ha dato il via ad una vera e propria riforma linguistica codificando il Català, proponendo una grafia standard delle unicità linguistiche dell’idioma, terminata con la pubblicazione del dizionario ufficiale nel 1932, a cura di Pompeu Fabra.
Con la Seconda Repubblica il Catalano ottiene la co-ufficialità linguistica pareggiato al Castigliano, tanto che le autorità sono obbligate ad accettare i documenti in entrambe le lingue.

Il Catalano inizia anche ad avere le sue declinazioni, come la Mallorchina, utilizzata in occasioni informali nelle Baleari e nel Regno di Maiorca, oppure il Valenzano di Valencia, fino a raggiungere la Catalunya del Nord, che si trova in realtà in Francia.

Leggi anche: Le parole del DIALETTO MILANESE derivate da lingue STRANIERE

# Dalla soppressione di Franco al manifesto Koiné

Credits: Unser Tirol 24

Un altro tentativo di soppressione avviene per opera di Francisco Franco, negli anni bui della dittatura. Il Català subisce un pesante calo dei parlanti, soprattutto nella regione di Valencia. Alla fine del regime, il castigliano è inserito nella Costituzione spagnola come unica lingua ufficiale.

Con la caduta di Franco, la stessa Costituzione spagnola favorisce la nascita delle Comunità Autonome della penisola iberica, che hanno il potere di inserire nel tessuto sociale altri idiomi oltre al Castigliano. Il Català riprende a correre nelle strade e nelle scuole della regione, in maniera così galoppante che diventa una vera e propria arma politica.

Nel 2016 il movimento indipendentista catalano pubblica il manifesto Koiné e, insieme alla dichiarazione unilaterale d’indipendenza della Catalogna dalla Spagna, dichiara il Catalano come unica lingua ufficiale della regione.

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# La nuova “colonizzazione linguistica” castigliana

Credits: Eder Pozo Pèrez by Unsplash

Benché il Castigliano sia presente nella regione catalana dal 1500, ogni intervento governativo volto a ripristinare il Castigliano, in Catalogna viene catalogato come “colonizzazione linguistica”. Succede lo stesso sia con le ondate di immigrazione interna, sia con la nuova pronuncia della Corte Suprema, la quale ha confermato una sentenza che impone, nelle scuole catalane, un tetto minimo del 25% di lezioni da fare in spagnolo.

L’”immersione linguistica” è invece per i catalani un fiore all’occhiello e il Castigliano è relegato alle lezioni di letteratura spagnola.
Questo nuovo atto giudiziario, che si insinua nelle trattative politiche tra Stato e Comunità Catalana per il dialogo indipendentista, è considerato una backdoor a disposizione del governo centrale, per minare l’identità della Catalogna.

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# La questione catalana per le big tech della comunicazione

Credits: Car1.Net

La lingua resta quindi un aspetto indispensabile dell’identità catalana, diventata ormai una questione internazionale.
La legge che stabilisce che il 15% dei palinsesti radio e TV sia condotto in lingua spagnola, ed almeno il 6% in lingue co-ufficiali (oltre al Catalano ci sono anche il Basco e il Gallego), interessa ora anche le piattaforme come Amazon e Netflix, che entrano nella trattativa tra le rappresentazioni politiche. Le parti hanno concordato la costituzione di un fondo che finanzi il doppiaggio o la sottotitolatura dei programmi, in catalano e le altre lingue co-ufficiali iberiche.

È sbagliato intrecciare l’identità linguistica con le vicende indipendentiste politiche? Lo stabilirà il futuro. Il Catalano è parlato dalla parte di popolazione favorevole all’indipendenza; al contrario il Castigliano si parla negli ambienti filo-statali. Il domani sembra sempre più inesorabilmente diretto verso la trasformazione delle autonomie in indipendentismi. Anche se queste rivendicazioni dovessero passare per la richiesta di una miniserie TV in lingua regionale.
Se fosse così anche per le regioni italiane più identitarie?

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LAURA LIONTI

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Le PIRAMIDI del TRENTINO: le più alte e più belle d’Europa

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Credits: @visitsouthtyrol piramidi trentino

Forse non tutti sanno che anche l’Italia ha le sue piramidi, non si tratta di costruzioni artificiali ma di opere della natura che, come ogni volta, stupisce con le sue meraviglie. Ecco quali sono le piramidi italiane.

Le PIRAMIDI del TRENTINO: le più alte e più belle d’Europa

 # Uno spettacolo che si può ammirare da tre lati diversi

Credits: @dolomitinelmondo
piramidi trentino

Sopra Bolzano, precisamente nella zona del Renon, si sono formate delle piramidi rocciose che creano uno spettacolo naturale. Si tratta di residui di argilla morenica risalente all’era del tardo glaciale che, nel tempo, hanno subito un’erosione continua fino ad arrivare alla forma piramidale attuale. Erano infatti parte del ghiacciaio della Valle Isarco e di alcuni ghiacciai minori, ora sono piramidi rocciose.

In realtà questo spettacolo naturale non è unico, o meglio. Le piramidi trentine sono le più alte e le più belle d’Europa, ma si possono ammirare in tre luoghi diversi. Bisogna rimanere sempre nella Regione, ma si può andare in tre località differenti: nella valletta di Rio Fosco sulla strada per Longomoso e Maria Assunta, nella valletta di Rio Rivellone nei pressi di Soprabolzano, dove per ammirarle si può percorre il Sentiero delle Piramidi, e nella valletta di Rio Gasterer ad Auna di Sotto.

# Le piramidi di 25mila anni

Credits: @sue.bianca
piramidi di terra

Le piramidi trentine hanno probabilmente circa 25 mila anni, un’età molto buona per delle piramidi di questo genere. I pinnacoli rocciosi, infatti, per natura sono destinati a scomparire. Essendo fatti di argilla, con la pioggia questa viene continuamente erosa fino a portare alla scomparsa dei massi rocciosi. Tuttavia, le piramidi trentine sono protette da massi che non permettono il loro “sgretolarsi”. Quando però la punta delle piramidi cadrà, allora sarà segnata la fine delle piramidi del Trentino, proprio perché il materiale argilloso non sarà più protetto e ad ogni intemperia si assisterà all’erosione dell’argilla. Questo processo farà sì però che mentre una piramide di terra scompare, sulla scarpata se ne forma contemporaneamente una nuova.

# Il panorama magnifico delle Piramidi trentine

Credits: @dianamountains
Piramidi trentine

Le piramidi di terra trentine sono uno dei fenomeni geologici più curiosi in Italia. Prima di conoscere la spiegazione scientifica di questo fenomeno, attorno alle piramidi venivano raccontate storie e leggende di ogni tipo. Oggi, oltre ad essere fenomeni curiosi, sono meta turistica e perfetto sfondo fotografico. Dalle piramidi si ammira un magnifico panorama: grossi pinnacoli rocciosi che fanno apparire le case sottostanti minuscole e dietro lo spettacolo delle dolomiti.

Tra le tre piramidi trentine, le più facili da raggiungere sono quelle di Longomoso, dove basta fare una camminata di 10 minuti dal paese omonimo. Quest’ultime piramidi e quelle di Soprabolzano hanno tonalità rosate, mentre le Piramidi di Auna di Sotto sono bianche.

Fonti: suedtirolerland.it

Continua la lettura con: 10 MAGNIFICI LAGHI del Trentino-Alto Adige che (forse) non conosci

BEATRICE BARAZZETTI

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Tutto in REAL TIME: come si dice a Milano?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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L’ALBERGO DIFFUSO nella FORESTA: un’idea per i nostri boschi?

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Credits design.therapyy IG - Biosphere

Realizzato per essere un vero e proprio rifugio di pace e armonia, dove ritrovare se stessi contemplando la natura. Ecco dove si trova e come è stato realizzato.

L’ALBERGO DIFFUSO nella FORESTA: un’idea per i nostri boschi?

# Treehotel, l’albergo diffuso tra gli alberi della foresta

Credits Steffen Lemmerzahl-unsplash – Tree Hotel specchi

Dal 2010 tra le terre selvagge della Lapponia svedese esiste un luogo fuori dall’ordinario, dove tra gli alberi diversi alloggi si snodano e si integrano con il territorio circostante: si chiama Treehotel ed è un albergo diffuso nella foresta progettato da Kent e Britta Lindvall. Realizzato per essere un vero e proprio rifugio di pace e armonia, dove ritrovare se stessi contemplando la natura, si può scegliere di dormire e rilassarsi all’interno di camere sospese costruite nelle forme più strane: c’è quella che imita un nido d’uccello, una che ricorda il nido d’ape, un cubo di specchi che sembra sparire tra gli alberi e la natura e persino un UFO.

Leggi anche: DORMIRE in una NUVOLA? Qui si può fare

# Con Biosphere sono saliti a 8 gli alloggi disponibili

L’ultima stanza realizzata, che si aggiunge agli altri 7 alloggi esistenti, è Biosphere. Si tratta di una struttura sferica circondata da 350 casette per uccelli di varie dimensioni, progettata dall’archistar Bjarke Ingels, architetto dello studio BIG, in collaborazione con l’ornitologo Ulf Öhman. Studiata per attirare e ospitare specie diverse di volatili, e favorirne il ripopolamento, per accedervi gli ospiti dovranno camminare sopra una passerella sospesa. Internamente l’alloggio di 34 mq è suddiviso in due piani, arredato con un design essenziale, e consente di fare birdwatching da ogni prospettiva grazie alle ampie vetrate che consentono di vedere ogni singola cassetta. Sarà disponibile da maggio 2022.

 

Leggi anche: DORMIRE in una CAPANNA in cima alle ALPI con vista stelle

Fonti: SiViaggia, Dezeen

Continua la lettura con: Per dormire da DIO: la CHIESA di Milano trasformata in HOTEL di LUSSO

FABIO MARCOMIN

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10 OPERE ARCHITETTONICHE SPETTACOLARI che si possono ammirare dall’AUTOSTRADA in Italia

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Credits studiobellesigiuntoli IG - Km verde Parma

Si percorre l’autostrada per arrivare a godersi la destinazione. Eppure, anche se pochi ci fanno caso, le autostrade possono svelare autentici capolavori. Come questi dieci. 

10 OPERE ARCHITETTONICHE SPETTACOLARI che si possono ammirare dall’AUTOSTRADA in Italia

#1 Il Plessi Museum, il primo spazio museale in autostrada in Italia (Brennero – A22)

Credits serena.magni__dts IG – Plessi Museum

Il Plessi Museum, situato nei pressi del Passo del Brennero lungo l’autostrada A22, è un edificio che si propone come luogo di sosta per i viaggiatori che hanno voglia di rilassarsi, immergendosi nell’arte. Inaugurato nel 2013, il museo realizzato come una scatola architettonica e progettato dell’Ingegnere Carlo Costa, è dedicato all’opera dell’artista contemporaneo Fabrizio Plessi. All’interno le sue installazioni si fondono con gli allestimenti interni e gli arredi da lui disegnati ad hoc per questo sito. Si tratta del primo spazio museale su un’autostrada in Italia.

 

#2 Salewa Headquarter, un vero landmark di Bolzano (Casello Bolzano Sud – A22)

Credits fmele91 IG – Salewa Headquarter

In prossimità del casello di Bolzano Sud della A22 troviamo il Salewa Headquarter, sede dell’azienda leader nella produzione di abbigliamento ed attrezzatura per la montagna e l’alpinismo. Un vero landmark frutto della collaborazione tra l’architetto Cino Zucchi e lo studio Park Associati. Realizzato a zero emissioni e ricoperto da uno degli impianti fotovoltaici più estesi dell’Alto Adige.

 

#3 L’impianto del masterplan di Expo (Milano – Tangenziale Ovest)

da expo a mind
MIND

Incastrato tra la tangenziale Nord del capoluogo meneghino, l’autostrada dei Laghi e la Torino-Trieste si può notare l’impianto del masterplan dell’Expo Milano 2015, ben visibile grazie alla copertura del decumano e ai padiglioni ancora presenti. Nell’area sta  nascendo MIND, il Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione, un nuovo quartiere green e smart progettato da Carlo Ratti.

 

#4 Il Kilometro Rosso di Jean Nouvel, il chilometro dell’innovazione (Bergamo – A4)

Credits kilometrorosso IG – Kilometrorosso

Percorrendo l’autostrada A4 in direzione Venezia si verrà affiancati dal Kilometro Rosso,  progettato da Jean Nouvel, un muro realizzato con profili in alluminio estruso striato alto 10 metri e lungo appunto un chilometro, che delimita e protegge il parco scientifico tecnologico alle sue spalle. Il colore rosso è un omaggio ad Alberto Bombassei, promotore della realizzazione del polo e patron dei freni Brembo da sempre fornitori della Ferrari.

 

#5 i.lab, il Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi (Bergamo – A4)

Credits italcementi – I.lab

Poco più avanti si trova l’i.lab, il Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi progettato dall’architetto americano Richard Meier. Realizzato con tecnologie e materiali innovativi e sostenibili racchiude in sé la concezione di Italcementi di innovazione, di sostenibilità e di eccellenza architettonica. Dominato dalla trasparenza e dalla purezza del cemento bianco e protetto da una copertura che fa assumere al Centro la forma di una freccia. Sotto la punta si crea una piazza coperta che accoglie il visitatore, mentre nel grande atrio a doppia altezza il rapporto esterno-interno sembra annullarsi. 

 

#6 Il Cubo Dardi, un luogo simbolico e controverso (Bazzera Sud – A57)

Credits ilgiornaledellarchitettura IG – Cubo Dardi

Alla stazione di servizio Bazzera Sud, sulla tangenziale di Mestre dopo Venezia, c’è il Cubo Dardi: Un grande cubo di tubi metallici con struttura a reticolo. Un luogo simbolico e controverso, uno dei pochi esempi realizzati del progetto “Kaaba” con il quale l’architetto Costantino Dardi vinse il bando di concorso di Agip per una stazione di servizio modello nel 1968. 

 

#7 Il KilometroVerdeParma per assorbire l’inquinamento (Parma – A1)

Credits studiobellesigiuntoli IG – Km verde Parma

Il KilometroVerdeParma sull’Autostrada del Sole, all’altezza della “capitale del food” è un piano di riforestazione partito dall’idea del designer Franco Maria Ricci, ideatore del Labirinto del Masone. Nato con lo scopo di creare una fascia verde che assorbisse le emissioni di uno dei tratti più inquinati d’Europa, il progetto dello studio di paesaggio Studio Bellesi Giuntoli si è ampliato con la creazione di boschi e aree verdi in tutta la provincia di Parma, grazie alla nascita del consorzio omonimo. Partito nel 2019, la realizzazione è in costante evoluzione.

#8 I tre ponti e la stazione Mediopadana di Calatrava a Reggio Emilia (Reggio Emilia – A1)

A Reggio Emilia fanno bella mostra due progetti architettonici di Santiago Caltatrava: i tre ponti bianchi progettati da Santiago Calatrava, in prossimità del casello autostradale di Reggio Emilia e la nuova stazione dell’Alta velocità Mediopadana,  un’immensa cattedrale bianca inaugurata nel 2013 che sembra in movimento osservandola dall’autostrada A1 e dominata da luci e ombre in continua evoluzione se ci si trova al suo interno. Insieme formano un nuovo landmark della città emiliana.

 

Leggi anche: I 3 PONTI di CALATRAVA: una MERAVIGLIA dell’architettura in un luogo inaspettato

#9 La Chiesa dell’Autostrada del Sole, in ricordo delle morti sul lavoro durante la costruzione della A1 (Firenze – A1)

Credits scala1_20 IG – Chiesa dell’Autostrada del Sole

La Chiesa dell’Autostrada del Sole di Giovanni Michelucci, il cui nome ufficiale è Chiesa di San Giovanni Battista, è un’icona dell’architettura moderna a Firenze. La forma, la copertura, la pietra e il rame che dominano l’esterno sono emblematici e riconoscibili e hanno contribuito alla sua iconicità. Fu costruita nel 1964 in ricordo delle morti sul lavoro avvenute durante la costruzione dell’Autostrada A1 e posizionata simbolicamente proprio a metà strada tra le due città che mette in connessione.

 

#10 Sede Prada a Valvigna, una fabbrica-giardino (Valvigna – A1)

Credits milaningegneria IG – Prada Valvigna

La Sede Prada a Valvigna, in provincia di Arezzo sull’A1 Milano-Roma, è un esempio virtuoso di architettura industriale capace di essere sostenibile e integrarsi nel paesaggio. Progettata dall’architetto Guido Canali è una fabbrica-giardino dove il verde, la luce e l’aria sono protagoniste in un disegno armonico visibile anche sfrecciando in automobile.

 

Fonte: Italcementi

Continua la lettura con: Milano si colora di ROSA: le nuove opere di PAO

FABIO MARCOMIN

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La fermata del giorno: le attrazioni di ISOLA (M5)

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Credits: geomark86 IG - Isola Milano

Il quartiere Isola gode oggi di una grande notorietà, tutti lo conoscono, molti ne parlano, ma chi può dire di conoscerlo davvero? Oltre ai soliti rinomati locali, come il Blue Note, il Deus e il Bar Frida e le note pizzerie come Gino Sorbillo e Assaje, Isola nasconde tanti altri luoghi che sono una sorpresa per il vostro palato ma anche per i vostri occhi.

La fermata del giorno: le attrazioni di ISOLA (M5)

# Il BAR: Aroma Napoletano

credits: IG @aromanapoletanomilano

Come non iniziare la nostra passeggiata con un bel caffè e un cornetto profumato? Questo bar, dall’aspetto intimo e sobrio, cela al suo interno leccornie di ogni tipo: dai cannoli con la crema, ai cornetti di vari colori e gusti, fino ai cestini di frutta. Un impasto impeccabile e una vasta scelta per ogni preferenza, il tutto accompagnato dall’allegra musica napoletana che fa iniziare la giornata al meglio.

Un consiglio: portate un cappotto con voi, ci sono solo posti all’aperto!

# IL RISTORANTE: La peppa

credits: IG @lapeppamilano

Certamente la scelta di un ristorante in questo quartiere non è semplice, c’è tanta concorrenza ed è difficile orientarsi se non si conosce bene la zona. Continuiamo allora la nostra passeggiata verso l’ottimo ristorante pugliese la Peppa. Interno curato e accogliente, prodotti freschi in mostra già dall’entrata e sevizio sempre impeccabile. Il menù è talmente ricco che non è facile scegliere, ma il mio consiglio spassionato è quello di ordinare un bel piatto di bombette miste. Sarà la fortuna a scegliere per voi quale mix diventerà il vostro pasto, ma non temete, hanno tutti in comune carne morbida e saporita e cottura perfetta.

# IL LOCALE: White Rabbit

Credits: @whiterabbitmilano IG

Se volete essere trasportati in un’altra epoca e godere di cocktail prelibati non dovete fare altro che prenotare un tavolo in questo locale stupendo. Non è così facile come pensate però! Si tratta di uno Speakeasy e, come tale, non si può solamente chiamare o presentarsi per accedervi. Solo grazie alla parola d’ordine, che cambia ogni mese, sarete accompagnati in un bellissimo locale in legno, con musica dal vivo, barman eccelsi e una taverna tutta da scoprire!

Un consiglio: date un’occhiata al loro sito web se volete avere una speranza di accedere a questo mondo misterioso.

Leggi anche: White Rabbit

# IL MONUMENTO: Monumento ai caduti dell’Isola

credits: Facebook Carlo Ramous

Proseguiamo la nostra passeggiata con quest’opera di Carlo Ramous del 1972, che riporta alcuni dei nomi dei caduti nella lotta contro il fascismo. Il monumento non è sempre stato in piazzale Segrino dove lo troviamo oggi, ma è stato riallocato in seguito a una richiesta degli abitanti del quartiere, ai commercianti di via Borsieri e alle associazioni Don Eugenio Bussa, in vista dei lavori di riqualificazione della zona e, in particolare, al rinnovamento della zona Garibaldi.

L’artista, noto scultore e pittore, ha realizzato anche altre opere che hanno trovato casa in vari luoghi di Milano, come “Finestra nel cielo” in piazza Miani e “Gesto per la libertà” in piazza Conciliazione.

# LA CURIOSITA’: La Casa della Memoria

Credits Andrea Cherchi – Casa della Memoria

Se non state andando di fretta, almeno oggi, concedetevi una visita a questo centro culturale impregnato di storia. Si tratta di un’istituzione in memoria delle vittime del 1900 dove, al suo interno, potrete trovare mostre e conferenze dedicate ai valori di libertà e democrazia, oltre a una ricca documentazione sul periodo della Guerra e della Resistenza.

Anche la sua struttura esterna, realizzata tra il 2013 e il 2015, non passa inosservata. Frutto dello studio milanese Baukuh, si presenta come un parallelepipedo dai materiali poveri che richiamano il legame con la tradizione artigiana e industriale del quartiere.

Leggi anche: L’isola che c’è a Milano: storia di un quartiere divenuto mito

Continua la Lettura con: La FERMATA DEL GIORNO: 10 cose da fare e vedere intorno alla stazione WAGNER

OTTAVIA BECCU

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Sabrina GANDOLFI: “la mia Milano è una REGINA”

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Sabrina Gandolfi

Sabrina Gandolfi. Giornalista e conduttrice televisiva in RAI. Ha condotto la Domenica Sportiva e le dirette delle ultime Olimpiadi Invernali e della coppa del mondo di sci. 

Sabrina GANDOLFI: “la mia Milano è una REGINA”

Sabrina Gandolfi

La cosa che ami di più di Milano?

Amo l’atmosfera tra il perennemente l’indaffarato e il godereccio.

Quella che invece ti piace di meno?

Il clima estivo, troppo afoso.

il cortile del fuorimano

Il tuo locale preferito?

Non bazzico locali, preferisco i ristoranti.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Camminare.

La canzone su Milano a cui sei più legato/a?

Sono combattuta tra Gaber Porta Romana, o Dalla Milano.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

San Siro. Ah, non sono dintorni? Cosa intendi per dintorni? 10 km? La Villa Reale allora…

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Lavorarci.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Cordusio, uscita dalla parte più verso Via Torino. Andavo lì a 18 anni, in un negozio, bela lugosi, a comprare cose assurde. Poi da Inferno. E la roba strana è che non sono mai stata dark…

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Le palme. Non mi esprimo.

Credits: ilportaledeitreni.it – Palme in Piazza del Duomo

Il quartiere che ami di più?

Sempione/Arco della pace. Praticamente sono lì ogni giorno.

credits: @andreacherchi_foto

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Mai mollare. Un occhio vigile sulle periferie e la loro riqualificazione.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Sì, Milano è una Regina, non una sguattera.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Berlino.

Credits @im_an10 IG – Berlino

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Piste ciclabili e parcheggi interrati.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che apra le braccia a tutti, ma che sappia anche proteggersi.

Sabrina Gandolfi

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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RED CARPET: come si dice a Milano?

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La “Green Road dell’Acqua” eletta “PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA”

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Credits cicloturismo360.it - Percorso Green Road dell'Acqua

Risultato di un lavoro trentennale, da parte della Provincia Autonoma di Trento, di recupero di argini fluviali, strade e ferrovie dismesse, questo percorso ciclabile è stato votato come “il più bello nel 2021”. Vediamo perché e come si struttura.

La “Green Road dell’Acqua” eletta “PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA”

# La “Green Road dell’Acqua” è un percorso spettacolare lungo 143 km

Credits cicloturismo360.it – Percorso Green Road dell’Acqua

La “Green Road dell’acqua”, votata nel 2021 come miglior ciclabile agli Italian Green Road Awards, insieme alla Ciclovia dei Parchi della Calabria, è un suggestivo percorso in mezzo alla natura che attraversa la provincia di Trento per 143 chilometri tra fiumi e laghi. Il tracciato si compone di 138 km riservati alle bici, 4 chilometri su strada a bassissimo scorrimento e l’ultimo chilometro percorribile in funivia al di sopra dell’Adige. 

Leggi anche: La PISTA CICLABILE in CIMA agli ALBERI: un’idea anche per Milano?

# Come è stata realizzata

Credits work_is_like_a_trip IG – San Michele all’Adige

La Green Road trentina è il risultato di un lavoro trentennale, da parte della Provincia Autonoma di Trento, di recupero di argini fluviali, strade e ferrovie dismesse per 113 chilometri. Il percorso è formato da un anello in più tappe con partenza dalla frazione di Cadino di Faedo, nel comune di San Michele all’Adige, e capolinea nel capoluogo dopo aver attraversato ben 21 comuni. Un’esperienza ideale per un turismo lento e sostenibile per scoprire paesaggi incredibili e borghi e dormire e soggiornare in agriturismi e campeggi. Scopriamo le bellezze che si incontrano.

# Le meraviglie nella prima parte del tracciato di 60 km, in prevalenza pianeggiante, tra vigneti, meleti e oasi naturali

Credits cprdeb IG – Mezzocorona

Il primo tratto del percorso ciclabile, dalla località Cadino di Faedo e a Mori, è lungo 60,5 km con un andamento prevalentemente pianeggiante visto che il dislivello in salita di 140 metri e in discesa di 160 metri.  pianeggianti con un dislivello in salita di 140 metri e 160 in discesa. Durante la pedalata si passa tra i vigneti del Trento DOC, costeggiando il fiume Adige, e si incontrano i borghi di Mezzocorona e Mezzolombardo e alcuni siti naturali di interesse comunitario: “la Rocchetta”, “la Rupe” e il sito “Natura 2000”, dimora ideale del gufo reale e di svariati uccelli migratori.

Credits liberosara IG – Muse Trento

Dopo i primi 25 km pianeggianti si arriva nel moderno quartiere delle “Albere” a Trento, progettato da Renzo Piano e sede del MUSE, il nuovo e prestigioso Museo delle Scienze della città. Affiancando il fiume si giunge a Rovereto, “Città della Pace” e sede del MART, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea, non prima di trovarsi immersi tra i meleti della Valle dell’Adige e i vigneti della Vallagarina.

# Il secondo tratto dell’itinerario è il più duro, il dislivello arriva a 1040 in salita, ma anche il più scenografico

Credits mikla_89 IG – Lago di Loppio

Il secondo tratto della “Green Road dell’Acqua” è il più duro e difficile, il dislivello in salita è di 1040 metri, ma si viene ricompensati dalle bellezze che si incontrano. La prima è il biotopo del Lago di Loppio lungo il tracciato della vecchia ferrovia asburgica Mori-Arco-Riva, da non perdere a metà strada l’Isola di Sant’Andrea, notevole sito di archeotrekking con accesso alle rovine del castrum dalla ciclabile.

Credits pighizza IG – Torbole sul Garda

Andando oltre, in mezzo a suggestivi olivi secolari, si raggiungono i borghi di Nargole e Torbole sul Garda da dove si può ammirare una spettacolare vista sul lago. Il tracciato prosegue affiancando il fiume Sarca, per arrivare alla Valle dei Laghi dove l’acqua domina la scena, e lambendo la Riserva Naturale delle Marocche che con i suoi sassi ciclopici ricorda un paesaggio lunare. Dal Parco Fluviale della Sarca, nel comune di Sarche,  merita una pedalata lungo le forre del Limarò, entusiasmante canyon. In direzione Trento si incontrano lecci e olivi abbracciati dalle montagne e i laghi di Toblino, Santa Massenza e Terlago.

Credits markusdwx IG – Monte Bondone

La parte finale di questa esperienza termina con la salita sul Monte Bondone e la discesa fino a un punto panoramico privilegiato su Trento, Sardagna, da dove prendere la funivia in alternativa proseguire in bicicletta fino al rione di Piedicastello circondati da boschi di castagni.

Fonte: SiViaggia

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FABIO MARCOMIN

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🔴 MALPENSA-SVIZZERA in soli 30 minuti: Milano punta su VELIVOLI ELETTRICI a decollo verticale

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Aeromobili elettrici

Nei prossimi anni potrebbe essere realizzata una rete di vertiporti per collegare Milano alle altre città lombarde e a quelle svizzere. Ecco il progetto allo studio.

MALPENSA-SVIZZERA in soli 30 minuti: Milano punta su VELIVOLI ELETTRICI a decollo verticale

# Nel futuro una rete di vertiporti per collegare Milano alle altre città lombarde e a quelle svizzere

Aeromobili elettrici

Durante un incontro nello scalo di Malpensa mercoledì 13 aprile i vertici di Sea, la società che gestisce gli scali della città, e i sindaci di Varese e del Canton Ticino si è discusso del futuro della mobilità aerea di Milano. Sul tavolo la possibilità di collegare l’aeroporto di Milano Malpensa alle città limitrofe lombarde e svizzere tramite voli elettrici.

La presidente di Sea Michaela Castelli: “Un importante sviluppo della connettività nel prossimo futuro sarà rappresentato dall’innovazione della Urban Air Mobility“. Per questo motivo uno degli obiettivi delle istituzioni e di Sea sarà quello di attivare “una rete di vertiporti per l’impiego di velivoli elettrici a decollo verticale“.

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# Da Malpensa alla Svizzera in appena 30 minuti tramite voli elettrici

Malpensa – Locarno

Una mobilità basata sull’utilizzo di voli elettrici, tra lo scalo internazionale milanese e le città vicine, risulterebbe sia sostenibile che veloce. Secondo le stime del progetto basterebbero appena 30 minuti per collegare Malpensa alla Svizzera: “Malpensa sarebbe raggiungibile da Locarno e Bellinzona (Svizzera) in poco più di 30 minuti e da Varese in appena 10-15 minuti“. Tra i comuni svizzeri interessati ci sono Chiasso, Locarno, Bellinzona, Mendrisio e Lugano. Il futuro dei trasporti veloci saranno i voli elettrici?

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Fonte: MilanoToday

Continua la lettura: I TAXI VOLANTI in arrivo a Milano: da Malpensa alla Stazione Centrale in 15 minuti

FABIO MARCOMIN

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Terry SCHIAVO: “la mia Milano si PREOCCUPERÀ dei milanesi senza lavoro e senza casa”

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Terry Schiavo

Terry Schiavo. Attrice, giornalista e show girl televisiva attiva dagli anni novanta. Negli ultimi anni si è impegnata in politica a livello cittadino. 

Terry SCHIAVO: “la mia Milano si PREOCCUPERÀ dei milanesi senza lavoro e senza casa”

La cosa che ami di più di Milano?

Di Milano amo la sua capacità di non mollare mai. I milanesi sono intraprendenti, instancabili, inclusivi e socievoli a dispetto di tutti i luoghi comuni.

Quella che invece ti piace di meno?

Quello che non mi piace non riguarda Milano bensì la sua pessima amministrazione al secondo mandato. Un Sindaco e una Giunta che sembrano vivere su un altro pianeta, inconsapevoli dei reali problemi della città fino a quando non balzano agli onori della cronaca o evidenziati dai cittadini. E di esempi potrei citarne molteplici ma mi limito a ricordare le violenze, aggressioni e molestie di gruppo avvenute la notte del 31 dicembre e il successivo post dell’assessore alla Sicurezza che ignorava totalmente l’accaduto scrivendo che a Milano era andato tutto bene.

Il tuo locale preferito?

Una volta quando noi della Generazione X andavamo in disco avrei potuto citarti Il Borgo del Tempo Perso, o il Casablanca o ancora il Jimmy’z o il Rolling Stones. Oggi a ballare non vado più e mi piace andare a mangiare bene, scegliendo con cura l’ambiente e la cucina. Milano offre ampia scelta in questo senso.

Credtis: eventshunters.com – Rolling Stone

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Milano è città d’arte, moda e cultura. Amo visitare i musei, le mostre, fare sport nei nostri meravigliosi parchi, passeggiare per le vie del centro o nelle meravigliose campagne a Chiaravalle tra coltivazioni e maneggi. E poi, sempre tempo libero permettendo, il cinema rimane per me e mio marito un must, nonostante Netflix e la pandemia che ha dimezzato le sale.

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Non potrebbe che essere Luci a San Siro.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Non ho un luogo dei dintorni di Milano preferito.

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

La cosa più bella che mi è capitata a Milano? Nascere in questa splendida città, viverci e lavorarci.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

La fermata della metro alla quale sono più affezionata? Tutte. Perché negli anni delle superiori le ho girate veramente tutte. Ogni anno cambiavano sede.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Non saprei abbinare alla definizione “curioso” cose o situazioni viste in città. Posso invece dirti che la cosa più triste e preoccupante che vedo quotidianamente sono gli anziani che rovistano tra i rifiuti dopo i mercati. In numero crescente ogni giorno. La cosa più schifosa, vedere defecare in un’aiuola dietro Palazzo Reale un uomo completamente nudo. E qui mi fermo.

Il quartiere che ami di più?

Amo Milano dal centro alle periferie. Amo il caldo umido in una Milano semideserta in agosto e la scighera che lo scorso inverno è tornata a farci compagnia. Bella dalla finestra, non certo per chi è al volante.

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Francamente a Sala non ho più niente da dire. Chi si ostina a ignorare i problemi e invece di prevenire tenta di “rattoppare” non merita di amministrare questa città .

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Milano città stato: sì sono a favore purché chi amministri lo faccia con grande senso di responsabilità nei confronti dei cittadini. Chi amministra spende i soldi dei contribuenti, i nostri, e spesso vengono spesi malissimo. Anche in questo caso gli esempi si sprecano.

Tolta Milano in quale città ti piace vivere?

Roma. È la mia seconda città.

Roma @pixabay

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Due miliardi per riqualificare, migliorare la viabilità sia per auto che per biciclette, eliminare ghetti che sono vere e proprie zone franche che vanno nella direzione opposta dell’inclusione. Abbattere le barriere architettoniche, occuparsi e preoccuparsi di quei milanesi (troppi, l’ho scritto prima) senza lavoro e senza casa, restituendo loro speranza e dignità e perché no, anche un’altra possibilità… Bastano due miliardi?

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Un’amministrazione consapevole e responsabile che non sia solo capace di fare bla bla bla ma che intervenga per rendere questa città sempre più accogliente, sicura e inclusiva. Milano è grande e merita un’amministrazione all’altezza.

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Tutti pazzi per il RAMEN. Come si dice in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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TAKELOCAL: la food community milanese per cambiare il mondo del DELIVERY nei QUARTIERI

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Ph. Ufficio stampa Comune di Milano

La missione di ogni città è creare una comunità forte e coesa e perché non farlo attraverso il cibo? Takelocal arriva nei quartieri di Milano per trasformare il mondo del delivery creando una food community tutta milanese. Ma di cosa si tratta?

TAKELOCAL: la food community milanese per cambiare il mondo del DELIVERY nei QUARTIERI 

# Un’alternativa al delivery tradizionale

credits: takelocal.it

Sono molte le app di delivery di fama mondiale che hanno invaso le grandi città come Milano. Basti pensare a Gloovo, Deliveroo o Just eat che ormai da anni sono ampiamente utilizzate e apprezzate dai clienti per la loro comodità. Eppure non tutti sembrano condividerne l’entusiasmo, è il caso delle piccole realtà locali. Queste infatti, sembrano non apprezzare del tutto il servizio di queste grandi piattaforme che erodono tutti i guadagni, non permettono di instaurare una relazione con i clienti e nemmeno di avere il controllo sulla gestione delle vendite. Ed è proprio per dare più spazio alle realtà locali che nasce Takelocal, una nuova piattaforma che trasforma il delivery.

# Creare una community attraverso il cibo

credits: IG @takelocal.it

Takelocal, già dal nome della neo-piattaforma milanese è intuibile la volontà di dare spazio alle realtà locali. Il progetto “è nato spontaneamente da un gruppo di ristoratori che non trovavano soddisfazione nei modelli attuali di delivery”, sottolineano da TakeHome Srl, che ha lanciato la piattaforma. Un nuovo modo di guardare al delivery creando una food community di quartiere dove l’obiettivo è quello di garantire il contatto diretto tra i clienti e i ristoratori della zona.

Ma come funziona? Il tutto avviene in pochi e semplici passi attraverso il sito www.takelocal.it. Qui chiunque può inserire il proprio indirizzo e individuare i ristoranti aderenti più vicini oppure scegliere il quartiere che si desidera. Per il momento il servizio è attivo a Porta Venezia, Isola e NoLo, ma è in fase di espansione, pronto a raggiungere tutti i quartieri milanesi. Trovato il ristorante che fa al proprio caso, non resta che ordinare.

# Ordinare direttamente dai canali social

credits: IG @takelocal.it

Al contrario delle classiche modalità di delivery, con Takelocal non servono App, ma si può ordinare direttamente dalle pagine social dei locali (Instagram e Facebook) o dal sito di Takelocal o anche dai canali dei singoli ristoranti, che rimandano direttamente alla pagina dedicata. Dopo aver scelto il proprio piatto, si paga con carta di credito o Paypal e, per i locali che lo permettono, anche in contanti.

Inoltre, si può scegliere se optare per il take-away, passando a ritirare il cibo di persona, oppure farlo arrivare direttamente a casa: “È importante ricordare che il raggio di consegne limitato permette l’arrivo dei piatti ancora caldi e in perfette condizioni” spiegano da Takelocal.

# Sostenibilità e attenzione verso l’ambiente

L’idea è quella di puntare sugli acquisti di prossimità e sulla gestione indipendente delle consegne, che vengono effettuate direttamente dai ristoranti oppure da una flotta condivisa all’interno del quartiere. Essenziale per Takelocal è l’attenzione verso l’ambiente. Infatti, credendo in un mondo sostenibile, promuove la mobilità tramite l’utilizzo di mezzi elettrici o biciclette, così come il rispetto delle risorse umane per quel che riguarda i trattamenti contrattuali e la sicurezza sul lavoro. Inoltre, tutti i pagamenti e le spese di consegna vengono decisi e incassati dai ristoratori, senza nessuna intermediazione.

# Prima cittadini, poi ristoratori

credits: takelocal.it

Takelocal è una nuova alternativa al delivery che sta già coinvolgendo decine di realtà milanesi. Un nuovo modo semplice di ordinare il cibo che, senza rinunciare alla comodità, cerca di costruire una vera e propria community mettendo al primo posto l’essere cittadini. “Vogliamo dimostrare che una community, se unita dagli stessi valori, riesce a portare un vero cambiamento, tanto dal punto di vista etico quanto da quello economico” concludono da TakeHome.

Continua la lettura con:Il DELIVERY a casa ce lo porterà un ROBOT? Parte il test con la PIZZA

SARA FERRI

Copyright milanocittastato.it

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