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L’Asmarina di BUENOS AIRES: il quartiere più esotico di Milano

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quartiere eritreo

Uno degli effetti più tangibili della globalizzazione è l’intreccio che si viene a creare tra città appartenenti a mondi profondamente diversi: Asmara, capitale dell’Eritrea, colonia italiana fino al 1947 e indipendente dal 1993, viene soprannominata la piccola Roma, per le sue somiglianze intrinseche con le atmosfere italiane. A Milano, c’è un quartiere situato a due passi dalla via dello shopping per eccellenza, corso Buenos Aires, che è arrivato a meritarsi il nomignolo di Asmarina.

L’Asmarina di BUENOS AIRES: il quartiere più esotico di Milano

quartiere eritreo
Una veduta di via Lecco

Un quartiere unico

Gli eritrei registrati a Milano sono 1.558, ai quali si aggiungono 571 etiopi e 293 somali, persone riunite dal comune passato coloniale italiano dei loro Paesi d’origine.

Numeri che non hanno nulla a che vedere con gli oltre 27.000 cinesi presenti in città, eppure la zona compresa tra viale Tunisia, piazza della Repubblica, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires è un caso unico in Italia di quartiere abitato in modo stabile da una popolazione straniera che non sia quella del Celeste Impero, per di più con tutte le diversificazioni e le contaminazioni derivanti da tre generazioni di insediamento: la prima arrivò nel 1974.

Leggi anche: Via Paolo Sarpi e le chicche di Chinatown

Oggi, non solo è fluida l’identità dei figli dei pionieri dal Corno d’Africa, immersi nella continua tensione e dicotomia tra la cultura italiana e quella dei propri padri, ma così è anche quella del quartiere, capace di essere la Goutte d’Or meneghina così come un fulcro LGBTQ della città: piazza Oberdan è il punto d’arrivo del Gay Pride e via Felice Casati è un importante punto di ritrovo per la comunità.

quartiere eritreo
West Aires, o Asmarina, a sinistra di Porta Venezia nella foto

Musica, maestro

Purtroppo a Milano, al di là di qualche sporadico evento, non esiste ancora un centro dove andare ad ascoltare l’etno-jazz dall’Etiopia, paese che coi suoi spiritual e Minstrel shows ha dato il là a quel processo che ci ha portato il blues, il cui arricchimento e fusione con altri ritmi ha generato il jazz.

Sicuramente, girovagando per le vie di Asmarina si potranno talvolta apprezzare le melodie di questi suoni lontani, facendosi inebriare mentre si è di passaggio da un locale all’altro.

quartiere eritreo
Hailu Mergia: il jazz etiope vi sorprenderà

Pasti esperienziali

Per chi vuole apprezzare la cucina del Corno d’Africa, c’è l’imbarazzo della scelta: i piatti forti sono il wat, uno stufato con pollo, manzo o agnello, varietà di vegetali e una miscela di spezie, con influenze dall’India e dal Sahara, e le crêpes enjera, la base dello zighinì, piatto unico dove, disteso sopra le enjera appunto, troviamo dello spezzatino piccante di pollo o di manzo, con verdura cotta, legumi vari ed insalata fresca, pomodoro, cipolle e spezie.

I migliori ristoranti affascinano a partire dal nome: non poteva ovviamente mancare l’Adulis (dal nome di un sito archeologico situato nella regione del Mar Rosso Settentrionale dell’Eritrea, porto antichissimo), e il Warsà (parola urdu che sta per “eredi”: buona parte dell’Africa Orientale è culturalmente e socialmente molto vicina all’India) in via Melzo. Restano invece solo nel ricordo l’Asmara e il Massawa (città portuale con influenze portoghesi e ottomane, oltre che ovviamente italiane), ormai chiusi. 

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Gli interni del Warsà

Un patrimonio difforme

Il miglior esempio di ciò che è oggi la comunità habesha (parola che è all’origine del termine “Abissinia”, e che comprende eritrei ed etiopi) a Milano è il Love, piccolo club gestito da una famiglia etiope di sole donne: una madre e le sue tre figlie. Il cocktail bar è gettonatissimo tra i giovani e mette insieme la musica hip hop più contemporanea alle serate con DJ emergenti e underground in un ambiente spartano, senza pretese, lontano dagli attuali canoni europei.

Alcuni tra i principali prodotti d’esportazione habesha in Italia sono la poliedrica scrittrice Erminia Dell’Oro, spesso e volentieri protagonista al Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, la celebre manifestazione, e Hailé Selassié, al contempo sanguinoso dittatore e padre del rastafarianesimo.

Un imperatore a Milano

Da YouTube a Ethiopian Airlines

Per i più curiosi, fortunatamente da Malpensa partono voli quotidiani per Asmara e Addis Abeba.

Leggi anche: Le 10 destinazioni più interessanti che si possono raggiungere dagli aeroporti di Milano

Per gli altri, c’è Asmarina, il documentario di Medhin Paolos e Alan Maglio, dedicato tutto al quartiere e alla comunità habesha di Milano, la cui seconda generazione è stata poi sviscerata in Appuntamento ai Marinai, spin-off del primo lavoro.

 

quartiere eritreo
Gli hotspots di Asmarina evidenziati nell’articolo

Continua la lettura con: La riscossa del Giambellino

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Dalla Fiera a CITYLIFE: le mille facce del PORTELLO, il quartiere del cambiamento

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Vista aerea di Milano ovest
Vista aerea di Milano ovest

Tra le tante zone di Milano che negli ultimi anni hanno subito un processo di trasformazione tale da renderle irriconoscibili rispetto a com’erano anche solo a inizio millennio, quella del Portello è una delle più notevoli.

Dalla Fiera a CITYLIFE: le mille facce del PORTELLO, il quartiere del cambiamento

Il quartiere, nato Portell in dialetto milanese (“sportello”, “porticciuola”), prende il nome dall’omonima strada che portava da piazza Sempione a Rho.

Leggi anche: Le auto più veloci del mondo si costruivano al Portello

Qui sorgevano gli storici stabilimenti dell’Alfa Romeo, sviluppati su di una vastissima area che aveva ospitato l’EXPO 1906.

La sortie des usines

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Immagine di repertorio degli stabilimenti Alfa Romeo del Portello

Al loro interno, si svolse una parte importante della vita del quartiere e della città, raggiungendo un culmine il 23 giugno 1959 con la visita del presidente francese Charles de Gaulle in occasione dell’inaugurazione dell’impianto dedicato alla produzione della Dauphine, in collaborazione con Renault.

Negli anni successivi, però, Milano si espanse molto: motore della ricostruzione industriale e culturale dell’Italia postbellica, finì per inglobare in pieno il Portello che passò dall’essere una zona periferica al diventare parte integrante del tessuto cittadino.

Nel 1986, l’ultimo dipendente dello stabilimento venne trasferito al più recente sito produttivo di Arese e venne così lasciato campo libero all’estensione della Fiera, lì presente dal 1906 ma ora fiorente con nuovi padiglioni, inaugurati nel 1997 (arrivarono ad essere 26 nel periodo dal ‘97 al 2006 – oggi, dopo il dislocamento a Rho, ne rimangono solo quattro) sui vecchi spazi dell’Alfa Romeo, la cui demolizione è terminata nel 2004.

L’High Line mesopotamica: preistoria, presente e futuro di Milano

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Una vista suggestiva del Parco del Portello

Il nuovo look del quartiere passa però soprattutto da “Progetto Portello”, uno dei tanti piani di riqualificazione urbana che stanno interessando Milano. Tra i suoi obiettivi principali, oltre al recupero delle aree dismesse dell’Alfa Romeo attraverso la creazione di un nuovo grande parco, vi è lo sviluppo di aree e piazze attrezzate, servizi e nuovi insediamenti residenziali, commerciali e terziari, al fine anche di ricostruire e riallacciare il contesto di origine ottocentesca della città interna alla circonvallazione alla città più recente della zona periferica del nord-ovest. Parliamo di un’area di 385.000 m2.

Una delle novità più visibili è il Parco del Portello, progettato dall’americano Charles Jencks e dal tedesco Andreas Kipar, considerato l’iniziatore dell’architettura di paesaggio in Italia, sviluppato attorno a tre collinette pensate in continuità col Monte Stella a San Siro e giudicato da alcuni come la High Line milanese.

Leggi anche: Il Portello è la piccola High Line di Milano

Non solo, perché Jencks ha spiegato come i tre rilievi (di cui uno, Helix, ispirato alle ziqqurat mesopotamiche) rappresentino preistoria, storia e futuro di Milano, in una sorta di spirale del tempo, mentre il giardino vuole allegorizzare quelli che sono i ritmi armoniosi dell’Universo, dal battito del cuore all’alternarsi delle stagioni.

Plagi d’autore

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Veduta aerea della nuova piazza del Portello, intitolata a Gino Valle

Alla voce “piazze” troviamo certamente quella intitolata al suo architetto curatore, il friulano Gino Valle: al momento la più grande della città, con i suoi 20.000 m2.

Leggi anche: La classifica delle 5 piazze più grandi di Milano

La piazza ospita dal 2014 la nuova Casa Milan, trasferitasi lì dalla sede storica di via Turati (e per adesso non ha portato bene), oltre che un bassorilievo denominato Grande Cancellatura per Giovanni Testori, su 23,4×2,47 metri realizzato dall’artista siciliano Emilio Isgrò, quello dell’accusa di plagio a Roger Waters.

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La copertina dell’ultimo album di Roger Waters vs la cancellatura “Quel che resta della parola” di Isgrò

Da piazza Gino Valle parte il ponte ciclopedonale della società inglese Arup, già incaricata della costruzione delle ruote panoramiche di Londra e di Singapore, decorato in policromia dall’artista austriaco Jorrit Tornquist per la gioia degli occhi di chi attraversa il sottostante viale Renato Serra.

CityLife: la città dei grattacieli

L’elefante nella stanza del Portello è però lui, CityLife.

Il nome viene dal consorzio formato ad hoc da Generali Properties S.p.A, Grupo Lar, Gruppo Ras, Lamaro Appalti S.p.A. e Progestim S.p.A. per portare avanti un progetto da 520 milioni di euro (iniziali), comprendente la realizzazione, tra gli altri, di tre grattacieli, un museo d’arte contemporanea e un’area residenziale.

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Le due torri di CityLife a luglio 2018

I primi due grattacieli costruito sono stati: la Torre Hadid e la Torre Isozaki.

La Torre Hadid, progettata da Zaha Hadid, o Torre Generali, di cui è sede, soprannominata Lo Storto per via della sua forma affusolata, è alta 192 metri ed è stata inaugurata a ottobre 2017.

Già due anni prima era stata aperta la Torre Isozaki, detta anche Torre Allianz, di cui è sede. Progettata da Arata Isozaki e Andrea Maffei, soprannominata Il Dritto in contrapposizione allo Storto, arriva a 249 metri, con la guglia: 18 metri in più della Torre Unicredit di Porta Nuova, che però è considerato l’edificio più alto d’Italia per altezza strutturale (la guglia ufficialmente non vale), e così allora Il Dritto si ferma a 209 metri.  

La terza arrivata è la Torre Libeskind, progettata da Daniel Libeskind, soprannominata Il Curvo. Inaugurata nel 2020, è alta 175 metri.

Nulla esiste finché non ha un nome

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Rendering di CityLife nel 2020: da sinistra a destra, lo Storto, il Curvo e il Dritto

La città si è già portata avanti e infatti la piazza soggiacente i grattacieli si chiama Tre Torri, così come la fermata della M5, che serve il quartiere insieme a quella del Portello.

Milano resta la città italiana col più alto numero di grattacieli propriamente detti: ospitiamo infatti 16 dei 37 edifici sopra i 100 metri d’altezza nel nostro paese.

Al di sotto delle torri, sorge quello che pretende di essere il più grande shopping district urbano d’Italia, con 80 negozi, 1 supermercato, 20 tra ristoranti e bar e 7 sale cinema per un totale 1.200 posti.

Paesaggi gentrificati

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Le residenze Hadid e Libeskind

Per quanto riguarda la zona residenziale, vi sono i complessi realizzati da Hadid, affacciati sul nuovo parco pubblico di CityLife e su piazzale Giulio Cesare, in un sito storicamente di prestigio, e quelli progettati da Libeskind, tra piazzale Giulio Cesare e piazza Amendola, con vista sulle Alpi da una parte e sulla città dall’altra.

Il progetto del museo d’arte contemporanea è stato invece abbandonato e i soldi ad esso destinati, circa 43 milioni di euro, sono in larga parte finiti per essere investiti nel rifacimento del Palazzo delle Scintille, l’ex padiglione 3 della Fiera, ellittico e polifunzionale, costruito in stile liberty (salvaguardato) dall’architetto Paolo Vietti Violi. Riaperto il 21 novembre 2017, ha già ospitato un importante convegno sul verde pubblico milanese ed oggi è una delle punte di diamante delle mire cosmopolite della città.

 

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Il Palazzo delle Scintille

Passando alle cose serie, tra i migliori luoghi dove mangiare nel quartiere c’è Il Lusso della Semplicità, il primo ristorante dello chef e personaggio televisivo Alessandro Borghese. In viale Belisario 3, all’interno di un palazzo firmato Gio Ponti ma al 1° piano, per sottolineare la connessione sentimentale con l’uomo della strada in contrapposizione alla dilagante moda dei rooftop, ha una cucina che lui stesso definisce “eclettica e contemporanea, con un forte richiamo alla tradizione”.

Il locale è situato in un ideale punto punto mediano nella geografia di Milano, tra i capisaldi come la Madonnina o la Torre Velasca e i nuovi giganti firmati da alcune delle più grandi archistar internazionali.

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Gli hotspots del Portello evidenziati nell’articolo

Continua la lettura con: L’Asmarina di zona Buenos Aires

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A Milano il QUARTIERE in Italia dove i PREZZI delle case sono saliti di più

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Credits conor.adam IG - Ticinese

Dalla ricerca effettuata da Scenari Immobiliari e presentata al Forum di Santa Margherita Ligure è emerso un trend in salita sia per il numero di compravendite sia per il valore degli immobili. Tra i quartieri con la più marcata crescita dei prezzi al primo posto in Italia c’è un quartiere di Milano che piazza anche altri nella top 10. 

A Milano il QUARTIERE in Italia dove i PREZZI delle case sono saliti di più

# Nel biennio 2021-2022 ripresa delle compravendite a Milano

Credit: monitorimmobiliare.it

A salire sono però anche i prezzi e nella classifica dei quartieri con gli aumenti maggiori Milano si prende tre delle prime cinque posizioni a livello italiano. Vediamo la graduatoria completa.

# Ticinese batte piazza Navona a Roma e Crocetta a Torino

credits: @moni.bigh (INSTG)

Quali sono i quartieri in Italia in cui i prezzi delle case sono saliti di più?

#1 Il quartiere in Italia che ha visto la crescita maggiore dei prezzi degli immobili è quello di Porta Ticinese con un aumento del 6%.

#2 Al secondo posto troviamo il quartiere romano di piazza Navona, con una crescita del 5,3%

#3 Al terzo il quartiere Crocetta a Torino

#4 Si torna a Milano con Porta Romana su del 4,9%

#5 Ancora Milano con la zona attorno a piazza Firenze su del 4,8%.

Dal sesto posto in giù troviamo piazza Amadeo a Napoli, piazza Carlo Felice a Torino, Santo Stefano a Bologna, di nuovo Milano con via Settembrini e la zona tra corso Buenos Aires e la Stazione Centrale con un rialzo del 4,3%, pari a quello registrato per gli immobili sul lungomare Nazario Sauro a Bari.

Continua a leggere con: La mappa della RICCHEZZA di Milano: il quartiere più ricco d’Italia e quelli più poveri della città

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

La GRANDE MILANO: il NUOVO ORIZZONTE per migliorarci la VITA

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Centro geografico di Milano

Milano ha un problema di spazi. Si prevede che con questa amministrazione si completeranno tutte le grandi opere di riqualificazione della città. Serve fissare un nuovo orizzonte per Milano: un orizzonte che non può essere limitato all’interno dei confini attuali. Ma che dovrebbe coincidere almeno con l’area metropolitana definita dall’OCSE che è molto più ampia di quella amministrativa. 

La GRANDE MILANO: il NUOVO ORIZZONTE per migliorarci la VITA

# Il “fortino di Milano”

Area Metropolitana di Milano (OCSE)

La grande opportunità di Milano è la Grande Milano. Non solo rendere più grande Milano dal punto di vista amministrativo, dotandola di poteri e risorse simili a quelli di una Regione o di una Provincia autonoma, come accade per le più rilevanti città d’Europa. Ma significa osare a livello strategico, considerando Milano come centro nevralgico e di regia di un territorio più vasto.

Il paradosso di Milano è che chiunque abbia un’esperienza internazionale riconosce come valore principale di Milano il suo territorio: se prendiamo un’area entro il paio d’ore di viaggio, Milano ha nei dintorni un territorio unico al mondo, con mare, laghi, monti e città d’arte, un territorio a cui non è paragonabile neppure lontanamente quello di Parigi, Londra o Berlino. Eppure i milanesi storicamente misurano come valore la distanza dal centro. Vale di più quanto più si è vicino al centro e si prova un sentimento quasi di ostilità per chi ogni giorno arriva da fuori, quasi che Milano fosse per molti vista come un fortino. 

Ma cosa significa mettere Milano al centro di una Milano più grande? Significa soprattutto aumentare le connessioni e soprattutto la loro velocità. Non solo: ci vuole una presa di coscienza per cui Milano dovrebbe supportare e alimentare i progetti più rilevanti del suo territorio, fornendo una regia di insieme come avviene per le grandi metropoli d’Europa con il loro territorio circostante. Vediamo un esempio di quattro linee di azione che, secondo quest’ottica, dovrebbero essere considerate prioritare per Milano. 

#1 Milano e la montagne

Credits lastampa – Progetto funivia Alagna-Zermatt

Innanzitutto le montagne. Milano è una città che ha una posizione ottima per accedere alle Alpi, non è un caso che ospiterà le Olimpiadi invernali. Eppure è fortemente slegata dalle “sue” montagne, in particolare proprio dalle destinazioni più vicine. A circa due ore di auto si arriva da Milano sul comprensorio del Monte Rosa, attraverso la Valsesia o a Champoluc, oppure sul versante del Cervino. Gli appassionati di sci stanno seguendo con grande interesse il nuovo progetto per collegare Cervino e Monte Rosa creando così un comprensorio immenso e a un’altezza unica, capace di consentire lo sci alpino per 12 mesi l’anno. Tutto questo a poca distanza da Milano. Perché dunque Milano non è tra i protagonisti di questo progetto? E perché Milano non spinge perchè ci siano connessioni dirette o ancora più veloci con treno o corriere presso queste e altre destinazioni di montagna? Altre città d’Europa, ad esempio, Nizza o Antibes, nel Sud della Francia, inseriscono nei loro pacchetti i collegamenti giornalieri con le località sciistiche del territorio che vengono promosse anche nelle città della costa. O come Monaco di Baviera, Lione o perfino Vienna che promuovono le località montane a loro più vicine come fossero un’emanazione del territorio cittadino. Integrare e connettere Milano con le montagne più vicine significa migliorare la qualità della vita per chi vive a Milano, anche se riguarda zone al di fuori del comune cittadino. 

Leggi anche: Funivia Alagna – Zermatt: il progetto per unire Cervino e Monte Rosa

#2 Milano e i laghi

Credits: geographicus.com – Antica cartina Lago Maggiore, Lago di Como e Lago di Garda

Milano dovrebbe prendere più consapevolezza su un territorio unico al mondo. Che oltre alle montagne ha a breve distanza anche dei laghi tra i più belli al mondo. Altra notizia di queste ore è il progetto per creare una metropolitana leggera che colleghi Trento con il Lago di Garda. Un progetto strategico perché potrebbe collegare Monaco con il Lago di Garda via treno, portando così il Lago di Garda ancora di più nell’orbita di Monaco. Questo dovrebbe spronare Milano a fare lo stesso con i laghi più vicini, come quello di Como o il Maggiore, che sono ancora al Novecento come connessioni. Immaginiamo se ci fosse una metropolitana leggera che colleghi Milano con il lago di Como o il lago Maggiore. Non solo: se ci fossero più collegamenti anche con il resto delle località dei due laghi. Oggi in treno si arriva a Como e si può poi proseguire sul lago solo in auto o in battello. Se Milano considerasse il lago di Como come qualcosa che consente di migliorare la vita dei suoi cittadini e la sua capacità di attrarre turismo, dovrebbe studiare il modo di incrementare trasporti e connessioni con tutto questo territorio. Spingendosi anche a un altro grande lago a poca distanza di Milano, rinomato dal turismo internazionale, ma sottovalutato dai milanesi: il lago di Lugano. 

#3 Milano e il Canton Ticino

Milano e l’Italia vivono da almeno vent’anni un periodo complicato dal punto di vista economico e finanziario. Non passa anno che l’Italia non perda terreno nei confronti dei competitor. Alle richieste di infrastrutture o di nuovi ambiziosi progetti si risponde in modo automatico che non ci sono le risorse. Anche per la zavorra di un debito colossale. E pensare che la soluzione ce l’abbiamo davanti agli occhi. A una cinquantina di chilometri da Milano si trova uno dei paesi più ricchi al mondo. Non solo: nell’area di confine si parla la nostra stessa lingua e storicamente si era parte del Ducato di Milano. Un territorio da sempre connesso a Milano, che utilizza Malpensa come aeroporto internazionale e che ha ottimi collegamenti con Milano, sia come treni che come autostrade. Eppure, come ha dichiarato in una recete intervista al nostro sito il sindaco di Lugano, c’è poca comunicazione e collaborazione con l’amministrazione milanese. Immaginiamo se per i più importanti progetti che riguardino l’area di Milano e il Canton Ticino allo stesso tavolo si sedessero sempre i rappresentanti delle due città. Si potrebbe cooperare, accedere a maggiori finanziamenti, estendere la partecipazione a più finanziatori, creare occasioni di integrazioni e di condivisione in una linea d’azione comune. Perché invece di continuare a presentarsi a Roma con il cappello in mano per ottenere più fondi, l’amministrazione di Milano non iniziasse a cooperare guardando gli occhi verso i nostri vicini a Nord?

Leggi anche: Intervista al sindaco di Lugano: “la vicinanza con Milano è un arricchimento culturale”

#4 Il treno più veloce del mondo: a Venezia in 15 minuti

In altre zone del mondo la sfida è quella della velocità delle connessioni. In particolare Cina e Giappone si stanno superando nella realizzazione di linee superveloci. Il Giappone sta costruendo una linea ferroviaria con il treno più veloce del mondo, capace di raggiungere una velocità di 800 chilometri all’ora. Immaginiamo l’impatto che potrebbe avere per Milano poter raggiungere in treno Roma in 45 minuti o Venezia in 15 minuti. Significherebbe estendere ulteriormente i propri orizzonti e poter considerare un unico territorio quello che va dal Mar Adriatico al Mar Ligure, consentendo ai cittadini di Milano di poter muoversi in giornata su tutto il territorio, alle imprese di potersi decentrare e disporre di un mercato più ampio e più connesso, al commercio di prendere il volo, ai turisti di godere da Milano di luoghi straordinari. Certo può sembrare difficile modificare l’orizzonte di una città che al momento mira a migliorare la qualità dei cittadini lottando per i pochi spazi verdi disponibili, ma basterebbe poco, come capire che la soluzione al problema di mancanza di aria e di spazi in città ce l’abbiamo attorno a noi. Tutto quello che serve è capire che per i milanesi la vita si migliora estendendo gli orizzonti di Milano. A quel punto, tutto ciò che ci manca sotto casa lo possiamo trovare a poca distanza. Come montagne, laghi, mare e città tra le più belle del mondo. Che in qualche modo sono esse stesse parte di Milano. La Grande Milano. 

Continua la lettura con: Lampugnano: il progetto per rilanciare il peggiore bus terminal d’Europa

ANDREA ZOPPOLATO

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Un MUSEO d’ARTE CONTEMPORANEA a Milano. Queste le PROPOSTE di UrbanFile

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Credits Urbanfile - Vanke Pavillon Expo2015

Milano è una delle poche grandi città di spessore internazionale a non avere un Museo d’Arte Contemporanea. Ecco come potrebbe essere e dove si potrebbe costruire: le suggestioni del sito di innovazione urbanistica  Urbanfile.

Un MUSEO d’ARTE CONTEMPORANEA a Milano. Queste le PROPOSTE di UrbanFile

# Il progetto di Libeskind che doveva sorgere a Citylife

Credits Urbanfile – Museo Libeskind Cityilfe

Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Cultura del Governo Vittorio Sgarbi ha evidenziato come sia inconcepibile come Milano non abbia “un museo d’arte contemporanea come si deve“, soprattutto se, come ricorda Urbanfile, un progetto per costruirne uno era stato realizzato da Daniel Libeskind per CityLife nel lontano 2008. Una sorta di arena in torsione con terrazze verdi e un rooftop ricoperto da alberi e dal quale avere un’inedita vista sulla città. Purtroppo per l’eccessivo budget richiesto per mantenerlo da parte del Comune di Milano l’idea è stata stralciata.

# Il Museo d’Arte Contemporanea sul sito di MIND

Credits Urbanfile – Vanke Pavillon Expo2015

L’idea del sottosegretario alla cultura è quella di localizzarlo nell’area di MIND, che un tempo ospitava Expo2015. Se arrivassero fondi dal governo per la gestione di un futuro Museo d’Arte Contemporanea si potrebbe riprendere in mano il progetto di Libeskind e aggiornarlo. In alternativa, propone Urbanfile, si potrebbe rielaborare in una versione più grande il padiglione Vanke un tempo presente sul sito espositivo e sempre progettato dall’architetto polacco.

# Nello Scalo Farini insieme al campus dell’Accademia di Brera

Credits: Urbanfile – Masterplan OMA Scalo Farini

Un’altra possibilità potrebbe essere quella di far nascere il Museo d’Arte Contemporanea di Milano in uno dei 7 scali ferroviari che verranno rigenerati. il più adatto per via dei maggiori spazi potrebbe essere quello di Farini e in questo modo potrebbe dialogare con il vicino campus dell’Accademia di Brera.

Qui l’articolo: Urbanfile 

Continua la lettura con: Il GARAGE TRAVERSI diventa LOUIS VUITTON

FABIO MARCOMIN

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Il TUNNEL SOTTOMARINO più LUNGO del MONDO avanza: la SCANDINAVIA sarà più vicina a Milano

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Fehmarnbelt

“Una nuova porta d’ingresso per l’Europa”. Nel 2029 si potrà passare dalla costa nord della Germania all’isola di Copenaghen in 7 minuti di treno o in 10 minuti di auto grazie a un tunnel lungo 18 km e profondo 40 metri sul fondale del mar Baltico. In futuro da Milano, grazie ai corridoi ferroviari europei, si potrà arrivare in treno o in auto fino a Copenaghen in modo ancora più rapido da Amburgo, senza prendere un traghetto o senza allungare passando per la Danimarca continentale. E a quel punto proseguire fino in Svezia fino a capo Nord, senza soluzioni di continuità. Vediamo gli ultimi aggiornamenti sui cantieri.

Il TUNNEL SOTTOMARINO più LUNGO del MONDO avanza: la SCANDINAVIA sarà più vicina a Milano

# Costruito il porto operativo: nel 2023 verranno realizzati i primi settori del tunnel

Credits FemernAS YT – Vista aerea porto Rødbyhavn

Il cantiere per il tunnel Fehmarnbelt è attivo dall’inizio del 2021 a Rødbyhavn, dove è stato costruito il porto operativo, il più grande tra i due che saranno realizzati e che sarà utilizzato per la spedizione delle grandi quantità di materiali da costruzione. A Puttgarden, in Germania, i lavori per la costruzione sono cominciati alla fine dello stesso anno con la realizzazione dell’area di cantiere e delle strade di accesso. 

Credits FemernAS YT – Entrata tunnel da Danimarca

All’inizio del 2022 è iniziata la realizzazione dell’entrata del tunnel sia sul lato danese che quello tedesco, entrambe le strutture avranno una griglia luminosa sul tetto per garantire una transizione graduale tra la luce naturale e quella nel tunnel.

Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt

Nel 2023 partirà la costruzione dei primi settori del tunnel e nell’anno successivo inizierà la posa degli stessi sul fondo del mare. Tra il 2025 e il 2028 all’interno delle gallerie verranno asfaltate le strade per i veicoli, posati i binari ferroviari e tutta l’infrastruttura tecnologica necessaria al funzionamento del tunnel. Nel 2029 è prevista l’inaugurazione.

# Il “Fehmarn Belt Tunnel” sarà lungo 18 Km unendo Danimarca e Germania in soli 7 minuti

Definito dal Ministero dei Trasporti danese come “una nuova porta d’ingresso per l’Europa”  il “Fehmarn Belt Tunnel” sarà lungo 18 km e si troverà a 40 metri sotto il Mar Baltico. A differenza del tunnel della Manica o della galleria Seikan in Giappone, questo tunnel non sarà costruito sotto il fondale marino, ma poggerà su di esso.

Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt connessione con rete ferroviaria Europea

Grazie a quest’opera ci vorranno soli 7 minuti in treno, che potranno correre fino ai 200 km/h, e 10 minuti di auto dalla costa nord della Germania all’isola di Lolland, da cui si raggiunge Copenaghen, la distanza da Amburgo a Copenaghen si ridurrà da 450 km a 320 km e verrà facilitata la comunicazione fra la Scandinavia, la Germania e tutta l’Europa. 

# Tutti i numeri di questa incredibile infrastruttura da 7 miliardi di euro

Credits femern.com – Sezione Tunnel

Il tunnel Fehmarnbelt comprenderà un’autostrada a quattro corsie e due binari elettrificati. L’infrastruttura sarà composta da 79 blocchi di cemento, ciascuno lungo 217 metri, e 10 elementi speciali con un piano inferiore per l’utilizzo delle attrezzature di esercizio e manutenzione del tunnel. Ogni elemento del tunnel pesa 73.000 tonnellate, pari a 14.000 elefanti. La quantità di acciaio utilizzata nel tunnel è equivalente a circa 50 Torri Eiffel e saranno impiegate direttamente fino a 3.000 persone per la sua costruzione.

Il costo dell’opera è di circa 7 miliardi di euro, uno di questi proveniente dall’Unione Europea, e secondo le stime dovrebbe essere ripagato in 40 anni dal pedaggio stradale dei veicoli che vi transiteranno. La parte ferroviaria del tunnel sarà inserita nella rete TENS, la rete di treni diurni e notturni europea.

Leggi anche: I TRANS-EUROP EXPRESS: i nuovi treni notturni per andare all’estero 

# Il tunnel prende il nome dall’isola tedesca di Fehmarn e consentirà la nascita del nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt”

Il tunnel si collegherà all’attuale Fehmarn Belt, un ponte che connette l’isola tedesca di Fehmarn alla terraferma. Toccherà poi l’isola danese di Lolland, a sud di Copenhagen. Il nome è preso appunto dalla famosa isola tedesca attraversata, Fehmarn, nello Schleswig-Holstein a Nord della Germania. Questa zona del Mar Baltico è molto turistica ed offre sia tantissime attività all’aria aperta legate alla natura e al mare sia molte visite a siti culturali. Con il nuovo ponte nascerà anche il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt” con itinerari in comune tra i due Paesi e tra le città di Copenhagen, Malmö e Amburgo.

Nota finale: 18 chilometri di ponte. Una distanza sei volte maggiore a quella che divide la Calabria dalla Sicilia. 

Continua la lettura con: Il progetto del TUNNEL SOTTOMARINO più LUNGO del mondo per collegare Emirati Arabi e India

FABIO MARCOMIN

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Il video del giorno: la via con più DIVIETI DI SOSTA del mondo

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Lungo l’Alzaia Naviglio Pavese, dalla circonvallazione esterna (incrocio viale Liguriaviale Tibaldi), passando sotto il cavalcavia Schiavoni, accanto al ristorante Erba Brusca, per arrivare al confine con Assago e tornare infine indietro alla Conca Fallata: in tutto abbiamo contato 104 cartelli di divieto di sosta in 4,2 chilometri.

Un record da guinness dei primati? Andiamo a scoprirlo in questo video con slalom tra sponde pericolanti, auto in sosta, una speciale hit-parade per il Festival di Sanremo e tanti, tantissimi cartelli spuntati da quasi un anno lungo gli argini. Argini che nel giro di qualche tempo – una volta rafforzati – entreranno a far parte della VEnTO, la grande ciclabile che da Venezia porterà a Torino.

divieto di sosta

FLAVIO INCARBONE con la collaborazione di ANDREA CHERCHI

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MILANO CITTA’ STATO

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In volo di notte sui grattacieli di Porta Nuova

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Street Style a Milano

Da Milano a Londra con una moto super sportiva

L’incrocio con semaforo rotto e il senso civico dei milanesi

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Avvisi storici sul tram

La sfida: di corsa contro la metro

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Manzoni occupato contro Giorgia Meloni

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Evoluzione animata della metro di Milano

Milano e Vincenzo

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DA MILANO A CAPO NORD IN BICI A FIN DI BENE

IL MODO PIU’ ECONOMICO DI MANGIARE A MILANO

Lezioni di danza in Piazza Duomo

Lo spot della Milano da Bere

LA CODA per la FAME

UN ROMANTICO A MILANO

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La BORSA di VUITTON a forma di AEREO che costa più di un AEREO

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La borsa aereo, lanciata dalla maison francese per la collezione autunno/inverno 2021, non è più in produzione e nemmeno in vendita nelle boutique. Si può però ancora acquistare presso una delle case d’asta più famose del mondo. 

La BORSA di VUITTON a forma di AEREO che costa più di un AEREO

# Un vero modellino con ali, motore e cabina di pilotaggio

Chris Brown con Airplane Bag

In occasione della collezione maschile autunno/inverno 2021, Louis Vuitton ha stupito il mondo per una borsa sui generis sia per la forma che per il prezzo: l’Airplane Bag, a forma di aereo, era stata messa in vendita al costo di un aereo vero.

L’accessorio può considerarsi un vero modellino: sono rappresentate nel dettaglio ali, motore e cabina di pilotaggio in cui si possono addirittura riporre dei piccoli oggetti. Inutile sottolineare che l’intera borsa è rivestita con la famosa pelle marrone che caratterizza le creazioni del marchio francese.

# Allo stesso prezzo si può acquistare un vero aereo (usato)

Questo accessorio, secondo il marchio, avrebbe lo scopo di rappresentare il binomio viaggio-lusso, e cosa meglio di un aereo potrebbe farlo? Effettivamente la scelta è davvero azzeccata e il risultato è fenomenale, peccato che il web non si sia risparmiato le critiche e le battute riguardo al prezzo. Nel mondo della moda non è certo una novità che gli accessori arrivino a costare oltre 30.000€, ma il fatto divertente è che con un prezzo persino inferiore si può comprare un aereo vero Cessna, per quanto usato.

# La borsa è fuori produzione: un esemplare è in vendita da Sotheby’s a quasi 65.000 euro

 

Vuitton Sotheby’s

La borsa è fuori produzione e pertanto si può trovare in vendita solo come usato. Complice anche la prematura scomparsa a soli 41 anni del designer Virgil Abloh, che l’ha creata, è cresciuta molto di valore e un suo esemplare è acquistabile sul sito della casa d’aste Sotheby’s a un prezzo raddoppiato rispetto a quello originale: 64.649 euro.

Oggi, quindi, allo stesso costo dell’Airplane Bag si possono comprare ben due aerei Cessna usati. 

Continua la lettura con: L’HOTEL di “LUSSO” in mezzo al NULLA

FABIO MARCOMIN

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Il PALAZZO con i BALCONI a TRAMPOLINO: una nuova frontiera per l’edilizia urbana?

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Questo edificio propone una nuova filosofia costruttiva. Ecco da cosa prende ispirazione e il motivo dei balconi così sporgenti.

Il PALAZZO con i BALCONI a TRAMPOLINO: una nuova frontiera per l’edilizia urbana?

# Nel colore si ispira agli edifici modernisti della città

Credits ducholozka IG – Unikato

Il palazzo Unikato a Katowice in Polonia si ispira agli edifici modernisti della città, un tempo luminosi ma che, esposti per anni allo smog, si sono gradualmente sporcati diventando quasi neri e creando un contrasto con il bianco delle finestre. Terminato nel 2018, la facciata dell’edificio si caratterizza infatti per una finitura scura, mentre il basamento è ricoperto da un foglio di alluminio economico che si ossida poco alla volta nel tempo. La progettazione è stata curata dallo studio KWK Promes.

# I balconi sono un’estensione dell’appartamento

Credits efodte IG – Unikato

Secondo le indicazioni di chi ha finanziato il progetto i balconi dovevano essere un ripostiglio per piccoli appartamenti diventando un’estensione dell’appartamento, fornendo allo stesso tempo privacy per i residenti. 

La loro disposizione è nella stessa direzione su tutte le facciate, insieme alla posizione spostata rispetto al profilo irregolare dell’edificio, creando una caratteristica silhouette riconoscibile nel quartiere. I balconi sulla facciata orientale, adiacenti al muro con il lato più corto e che sporgono ben oltre il profilo dell’edificio, sono stati pensati per catturare molto di più la luce proveniente da sud. Oltre che consentire a chi ci abita di provare la sensazione di spingersi nel vuoto. 

Questa filosofia costruttiva di proiettare in lungo i balconi ispirerà nuove costruzioni urbane?

 

Continua la lettura con: Il GRATTACIELO a forma di NUVOLA

FABIO MARCOMIN

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ANTONIO BASSANINI, il costruttore che “INVENTÒ” il NOVECENTO

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Che Milano sia la capitale del design è un fatto assodato da anni. Basti pensare alle grandi costruzioni architettoniche che sono state erette nel corso dei decenni. Basti pensare ai grandi architetti e designer che hanno esportato la loro arte nel mondo (Fabio Novembre, Gio Ponti, Gio Pomodoro). Basti pensare che da qualche anno il nostro Politecnico organizza la Milano Arch Week che attrae migliaia di visitatori amanti del design e delle costruzioni. Infine la costruzione di City Life è stata la ciliegina sulla torta che ha proiettato definitivamente Milano verso il futuro.

Eppure il problema è che oggi quando si passa davanti ad un grattacielo o a un palazzo famoso tutti ricordano magari il nome dell’architetto, ma mai quello del costruttore. Non sono parole mie, ma di Chiara Bassanini, figlia di Antonio Bassanini che da tutti è riconosciuto come il costruttore che “inventò” il Novecento.

ANTONIO BASSANINI, il costruttore che “INVENTÒ” il NOVECENTO

# Origini umili e rapido successo

Credits adidesignmuseum IG – Antonio Bassanini

Le origini non furono semplici, suo padre un modesto casaro rimase vedovo quando il futuro costruttore aveva solo cinque anni. Bassanini non conobbe mai la madre e questa fu una mancanza molto importante durante la sua vita. La leggenda narra che il fatto che sia sposato a quarant’anni e ancora vergine sia dovuto al fatto che per l’assenza della madre abbia pensato prima alla dote delle sue tre sorelle. Infatti con le prime commissioni ha costruito e regalato tre palazzine ciascuna. Già alla fine degli anni trenta, la sua ditta era l’unica che poteva vantare tremila dipendenti e ciascuno di loro descriveva il Bassanini come un uomo con un rigore che poi era il cardine invisibile del suo lavoro.

# Bassanini e Milano

Ex Fiera campionaria

Nonostante le sue origini non fossero milanesi, il suo lavoro è strettamente legato alla città che ancora oggi conserva o ricorda le tracce del suo lavoro: gli stabilimenti Pirelli, quelli della CGE Ansaldo, la Innocenti, la Bianchi, Carlo Erba, ma soprattutto fu l’artefice di molti padiglioni della Fiera Campionaria. Il lavoro del Bassanini, infatti, è stato a tutti gli effetti una componente essenziale della realtà economica e sociale italiana e in particolar modo quella della Lombardia e più specificatamente di Milano (cit. Franco Bassanini nda).

Negli anni sessanta in pieno boom economico, in pieno miracolo italiano, il suo nome è sinonimo di garanzia e alla sua ditta viene affidato l’incarico di costruire (non solo a Milano) diverse sedi di importanti enti pubblici o società. Suoi, a Milano, sono le sede dell’INPS, INAIL e INA.

Anche la chiesa si accorge della sua maestria e gli affida l’incarico per costruire Santa Maria in Beltrade, San Fedele e Sant’Ignazio di Loyola, senza dimenticare il suo intervento per il restauro del campanile di Sant’Ambrogio.

# Un pioniere della costruzione

Ma dove nasce il successo di Antonio Bassanini? In realtà fu un pioniere della costruzione. Fui il primo ad utilizzare nuove tecniche del calcestruzzo armato, ma anche a livello umano, fu il primo nella ricerca per la sicurezza sul lavoro. Una visione avveniristica, considerando che ai tempi la tutela e la sicurezza sul posto di lavoro non era di certo tra le cose più importanti. Bassanini fino agli ultimi della sua vita dedicò le sue energie organizzando campagne contro lo sfruttamento del lavoro nero e contro le violazioni delle norme assicurative e antinfortunistiche. Senza contare che durante gli anni della guerra, essendo un convinto non interventista, per evitare di mandare i suoi operai a lavorare per i tedeschi, pensò di dividere in due gruppi: uno che andava normalmente a lavoro e l’altro che fingeva uno scontro sindacale, cosa che impediva l’arruolamento.

# Bassanini, gli architetti e la fiducia

Credits adidesignmuseum IG – Ponte Lambrate

Si dice che di solito non corra una comprensione totale tra chi disegna il progetto e chi lo costruisce. Per Bassanini era necessario costruire non solo con i materiali, ma anche costruire una sinergia con chi ti affida un progetto. Da questa convinzione, gli architetti Pietro Portaluppi e Mario Boschini affidarono al Bassanini la costruzione del complesso di Via Foppa, mentre società come le Ferrovie dello Stato si affidarono per la costruzione del cavalcavia sullo Scalo Lambrate (perfettamente funzionante ancora oggi).

#La mostra a lui dedicata

Credits adidesignmuseum IG – Mostra Antonio Bassanini

Già due anni fa il nome di Antonio Bassanini era tornato in auge grazie soprattutto al volume Antonio Bassanini, costruttore del Novecento, edito da Silvana Editoriale e curato da Giovanna Franco Repellini e Andrea Strambio De Castillia. Milano vuole celebrare colui che ha tanto amato e ha tanto donato alla città, organizzando una mostra itinerante che porta lo stesso nome del libro. Fino al 15 gennaio 2023 sarà ospitata presso l’ADI Design Museum in Piazza compasso d’oro 1.

Continua la lettura con: LUCIANO LUTRING: il bandito più popolare di Milano

MICHELE LAROTONDA

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NOLO è la nuova ISOLA?

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Credits blassa75 IG - Murale Nolo

Il quartiere popolare a nord di Milano è diventato uno dei più cool della città. Ecco come è nato e come si sta trasformando.

NOLO è la nuova ISOLA?

# Il quartiere popolare a nord di Milano è diventato uno dei più cool della città

NoLO_ via Facebook 1
NoLO_ via Facebook 1

Fino a circa dieci anni fa quello tra Greco, Casoretto e Turro era un quartiere popolare con un passato critico, che trovava forza nella sua vita di comunità e abitata da immigrati del Sud Italia poi sostituiti da latinoamericani, nordafricani e orientali, e solitamente nota alle cronache per fenomeni come spaccio, prostituzione, scippi, case occupate oltre a degrado e sciatteria di strade e muri.

Negli ultimi anni grazie a una trasformazione spontanea, che riguarda principalmente la composizione sociale del quartiere, la zona è diventata una delle preferite da studenti, giovani professionisti e creativi attratti dai prezzi bassi delle case e degli affitti, ma anche da quell’atmosfera multiculturale che ora non fa più così paura, e viene anzi spesso vissuta come un plus.

Se solo ieri il Parco Trotter era un luogo noto per il problema della droga, oggi è il fulcro intorno a cui ruotano hipster, florist designer, bikers e biciclettai, artisti di ogni genere con lunghi cappelli e cappelloni, baffi. Un’intera generazione di artisti e creativi che ha riconquistato l’area.

# La nascita di Nolo

Nolo -North of Loreto

Il nome Nolo nasce nel 2012 come un’idea di marketing da parte dagli architetti Francesco Cavalli, Luisa Milani e Walter Molteni, mentre scherzavano sulla possibilità di creare un marchio di quartiere: come SoHo a New York sta per South of Houston, Nolo identifica NOrth of LOreto. Da quel momento ha iniziato concettualmente a prendere forma, e le manifestazioni, i mercati cittadini e le iniziative del territorio hanno cominciato a portare un nuovo nome fino a che è entrato a far parte parte ufficialmente del Comune di Milano come nuovo quartiere.

# Il boom dei locali 

Credits: @ghepensi_mi
Ghe Pensi MI

La trasformazione della zona si è caratterizzata anche per un vero e proprio boom di locali e iniziative. Da Hug Milano, un bistrot sorto in un’antica fabbrica di cioccolata che fa anche da ostello, ciclofficina, spazio coworking e un po’ da portineria, a Zia Barbara, un po’ bar, un po’ zia e anche un po’ luogo di aggregazione, dove tutti o quasi si conoscono e almeno una volta al giorno devono passare di qua, fino a Ilgelatochenonce, dove i gelati vengono preparati al momento con l’azoto liquido. Oppure al Ghe Pensi Mi e al NoLoSo, il locale con le pareti rosa e blue Tiffany diventato in poco tempo un punto di riferimento per la comunità gay friendly.

Credits: foodyas.com – Spazio Nolo 43

I negozi tradizionali si sono reinventati in moderni e trendy “concept store”, dove anziché vestiti si vendono “esperienze sensoriali” come Spazio Nolo 43, anziché fiori o biciclette si vendono entrambi anche in coppia, facendoti sentire pioniere di uno stile di vita più misurato e sostenibile, da Bici e radici. Ci sono anche associazioni culturali come la Salumeria del Design che fra le altre cose anima la via Stazio con un mercatino del vintage dall’improbabile nome Le Pulci Spettinate.  

# La radio di quartiere e il festival alternativo a San Remo

Radio Nolo

Nel quartiere è però la socialità ad avere espresso il massimo delle sue potenzialità.  Sara e Daniele sono i due fondatori di NoLo Social District, che a forza di colazioni organizzate in strada hanno messo su un bel gruppo di gente appassionata e coesa che crede al nuovo quartiere. Sono nate altre iniziativa per rafforzare lo spirito di comunità come il CorNolo, il gruppo lavoro a maglia LaNolo, il gruppo di fotografia PhotoNolo e così via. C’è persino una radio di quartiere che ovviamente si chiama RadioNolo, e trasmette un radiogiornale che non poteva non chiamarsi GiorNoLo.

Non manca poi il Fringe Festival, dedicato alle arti, Biennolo, e il Festival di SanNolo, che nel 2022 ha festeggiato la sua quinta edizione, una sorta di contro festival della canzone italiana.

Leggi anche: In arrivo a Milano SanNOLO, il (contro)FESTIVAL della CANZONE ITALIANA

# La riqualificazione di via Padova e il Tunnel Boulevard

Credits tunnelboulevard Fb – Via Pontano vista laterale

Oltre alle trasformazioni sociali sono in corso alcune riqualificazioni importanti che interessano una buona parte del quartiere. A inizio dicembre 2021 è stata infatti inaugurata una prima tappa di Tunnel Boulevard con una galleria di poster art di Pablo Pinxit, proprio nei tunnel di via PadovaI temi rappresentati sono legati alle culture, al sociale, all’attualità, all’ambiente, alle arti, letteratura e filosofia, “Via Padova come il mondo”, un diario di viaggio con la direzione artistica di Christian Gangitano.

Credits: Comune di Milano – MM . Rendering del progetto

Entro l’estate 2023 via Padova verrà rivoluzionata grazie a un progetto del valore di 10 milioni di euro che prevede la realizzazione di “8 nuove piazze”, la piantumazione di 230 alberi e marciapiedi allargati e in granito, con aiuole e panchine. In totale saranno 22 gli incroci riqualificati e 35 gli attraversamenti pedonali rialzati. 

Credits Urbanfile – Nolo mappa

Continua la lettura con: Dopo il TUNNEL BOULEVARD via al countdown per la RIVOLUZIONE di VIA PADOVA

FABIO MARCOMIN

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Sarà l’anno delle PERIFERIE? Le 7 ZONE di Milano su cui puntare per comprare CASA nel 2023

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Ph. fietzfotos

Se si parla con qualcuno che vive negli USA, centro e periferie si capovolgono: abitare in centro viene ritenuto pericoloso mentre alcune zone dei dintorni sono quelle più ricercate. Si è concluso un altro anno record per il mercato immobiliare di Milano. Nella rivalutazione delle periferie sta accadendo quello che capita in altre grandi metropoli?

Sarà l’anno delle PERIFERIE? Le 7 ZONE di Milano su cui puntare per comprare CASA nel 2023

Credits: milanoallnews.it – Corvetto

In base ai dati emersi da ricerche su motori di compravendita sono le periferie che stanno registrando e registreranno in futuro la maggiore crescita a livello di valori immobiliari.

Queste le 7 zone su cui puntare per acquistare o investire:

#1 Corvetto- Rogoredo

I prezzi dovrebbero crescere con l’incremento più elevato fuori dalla cerchia filoviaria, con quotazioni superiori ai 3.700 euro al metro quadro.

#2 NoLo

Ancora con margini di crescita c’è North of Loreto, in particolare l’area tra le fermate di Precotto e Turro.

#3 Rovereto- Pasteur

Per un bilocale di 50 metri quadrati dovrebbero servire almeno 220mila euro.

#4 Cascina Merlata

Molto promettente il nuovo quartiere di Cascina Merlata, a nord-ovest della città.

#5 Viale Certosa

L’asse lungo viale Certosa dovrebbe rivalutarsi grazie ai futuri progetti di riqualificazione.

#6 Abbiategrasso – Chiesa Rossa

La zona tra Abbiategrasso e Chiesa Rossa dovrebbe vedere un rialzo dei valori immobiliari superiore al 7%.

#7 Bocconi

Per chi invece è interessato principalmente a immobili da investimento le zone migliori rimangono quelle attorno alle università, su tutte le abitazioni vicino alla Bocconi.

Continua la lettura con: Volano i prezzi delle case a Milano: il quartiere boom

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🔴 Il COMUNE va all’ATTACCO dei PARCHEGGI sui PARTERRE ALBERATI: scelta ecologica o pregiudizio ideologico?

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Dopo il divieto in Area B ai mezzi Euro 4 e euro 5, dopo l’annuncio della città a 30 all’ora, arriva una nuova mossa del Comune per scoraggiare l’uso delle auto a Milano. 

Il COMUNE va all’ATTACCO dei PARCHEGGI sui PARTERRE ALBERATI: scelta ecologica o pregiudizio ideologico?

# Allo studio una mappatura dei parterre alberati per eliminare i parcheggi sui parterre alberati

Via XX Settembre

L’assessore all’Ambiente Elena Grandi ha annunciato che il Comune di Milano sta elaborando una mappatura di tutti i parterre alberati in città insieme a uno studio sullo stato di salute degli alberi le cui radici sono spesso danneggiate dalle auto in sosta selvaggia o che dovranno essere abbattuti e rimpiazzati perché a fine vita: “Dobbiamo partire da qui per attuare il piano di liberazione dei filari alberati dalla sosta selvaggia”. 

Uno degli obiettivi dell’Amministrazione comunale è infatti l‘eliminazione dei parcheggi sui parterre alberati, nella più ampia manovra che comprende tra le varie ipotesi anche il pagamento annuale del permesso dei residenti per i possessori di una seconda auto e la trasformazione della città in un’immensa area a 30 km/h.

Leggi anche: PARCHEGGI a pagamento, rincari, multe: considerare i CITTADINI come dei BANCOMAT è una strategia VINCENTE?

# Gli interventi allo studio

Credits Urbanfile – Mappa parterre alberati da liberare dalle auto

Come riferisce Urbanfile.org, gli interventi al vaglio al momento riguardano 16 strade: viale Molière e via Milton al Parco Sempione, viale D’Annunzio in Darsena, il parterre centrale viale Umbria, viale Beatrice d’Este e viale Gian Galeazzo, via Ponte Nuovo a Gorla-Crescenzago e via Sant’Erlembaldo entrambe nel programma del Municipio 2, via Tavazzano alla Cagnola, via Desiderio Da Settignano in zona Fiera Tre Torri, via Procaccini, via Moscati e via Londonio in zona Bullona-Sempione e le vie Celoria, Pacini e Ponzio a Città Studi.

Leggi anche: Operazione “ROBIN HOOD”: STOP PARCHEGGI GRATIS alle seconde auto, rincaro AREA C, AREA B a pagamento

# No parking, no auto

Credits ferrovie.it-FS – Foto parcheggio Stazione Centrale

Le buone intenzioni del Comune di Milano, di dare maggior decoro e ordine alle strade della città e di preservare la salute degli alberi, si scontra con le critiche di chi rivendica la necessità di muoversi in auto per entrare e per circolare a Milano. Soprattutto preoccupa il fatto che ridurre progressivamente gli spazi utilizzabili per parcheggiare possa da un lato ingolfare ancora di più il traffico, dall’altro impedire l’accesso e la circolazione in città da parte di persone che lavorano o che portano sviluppo al commercio della città.  Tutti gli interventi in programma e allo studio vanno nella direzione di eliminare non solo i posteggi abusivi ma anche quelli regolari, senza proporre una valida alternativa.

I progetti di parcheggi interrati in costruzione e allo studio sono infatti pochi per sopperire alla domanda di residenti e cittadini dell’hinterland che lavorano in città, nonostante la riduzione nel numero di veicoli posseduti dai primi, così come quelli di interscambio per consentire a chi vive fuori Milano di entrare in città utilizzando il trasporto pubblico, sia perché impossibilità a causa di Area B e sia per una decisione personale di lasciare il mezzo oltre i confini comunali.

Si tratta di una scelta ecologica o un pregiudizio ideologico che, in nome di una proiezione dissociata dalla realtà rechi più danni che vantaggi a Milano? Questo l’interrogativo che ultimamente accompagna ogni decisione della giunta mossa a ridurre il traffico cittadino. Eliminando poco alla volta i parcheggi su strada dove andranno a finire le auto, visto che un box costa in media 30.000 euro e non tutti possono permetterselo? E senz’auto una metropoli può avere un futuro?

Continua la lettura con: CRISTO si è fermato a LAMPUGNANO? Il progetto per rilanciare il peggiore BUS-TERMINAL d’Europa

FABIO MARCOMIN

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Into the Wild: la LINEA del BUS più isolata della terra

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Serve tanto coraggio e resistenza al freddo per percorrerla, e forse anche un po’ di sconsideratezza. Ecco la storia dell’incredibile Dalton Highway Express.

Into the Wild: la LINEA del BUS più isolata della terra

In Alaska esiste una delle linee bus più pericolose e isolate della terra: il Dalton Highway Express è un servizio che percorre la famosa Alaska Route 11, una strada di ben 666 chilometri che attraversa lo stato del nord fino all’insediamento di Deadhorse, sulla costa dell’Oceano Artico.

# Sulla “strada più isolata della Terra”

Il titolo di ”strada più isolata della Terra” le viene spesso attribuito perché l’enorme tragitto, oltre che avere alcuni tratti sterrati e altri asfaltati, ha poche stazioni di servizio molto distanti fra loro (con più di 600km di strada può essere un bel problema) e non è possibile né chiamare né usare internet a causa dell’assenza di campo.

Per questo motivo se si vuole compiere il tragitto a bordo del proprio mezzo è necessario avere almeno una radio o un telefono satellitare, per evitare di ritrovarsi da soli in mezzo ai ghiacci e agli animali selvatici. É meglio farsi trovare preparati per evitare brutte sorprese, chi è abituato a viaggi di questo tipo sa che se non ci si prepara sufficientemente la situazione potrebbe diventare un incubo in poco tempo.

# L’unica strada che conduce al Circolo Polare via terra

Dalton Highway - Steffanie Reed 2007 060.jpg
credit: daltonhighwayexpress.com

La strada fu costruita nel 1974 per poter raggiungere la zona petrolifera di Prudhoe Bay. Inizialmente la Dalton Highway era destinata solo ai grandi camion, ma nel 1994 lo Stato ha aperto l’autostrada pure ai veicoli privati, anche se continua a rimanere opportuno attraversarla con dei mezzi idonei, viste le strade fangose, le polveri, i ghiacci e le valanghe.

La Dalton Highway è l’unica strada che conduce al Circolo Polare via terra, il percorso offre panorami incredibili passando attraverso gli altopiani dello Yukon-Tanana, il fiume Yukon, il passo Atigun e la catena montuosa Brooks, per poi finire sulle rive dell’Oceano Artico.

# Un viaggio panoramico

Nonostante tutti i pericoli più di vent’anni fa è nato il Dalton Highway Express, che si definisce come la linea di bus più isolata della terra. Questo servizio non effettua molte fermate e deve essere prenotato con almeno 14 giorni di anticipo.

Il bus non è nato per fare i tour, ma piuttosto come un servizio di trasporto tra la città di Fairbanks e il villaggio Deadhorse, che però garantisce comunque un itinerario panoramico tra la natura incontaminata dell’Alaska.

Dai finestrini dell’autobus è possibile incontrare con lo sguardo le numerose specie che vivono lungo la Dalton Highway: alci, lupi, orsi, renne e buoi muschiati, e molto altro. Vhi ci è stato dice che il panorama cambia continuamente, da chilometro a chilometro e nel corso delle stagioni, riservando sempre inedite scoperte.

Continua la lettura con: L’autobus più lungo del mondo

JACOPO CESARETTI

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Il video del giorno: MISTERI e SUPERSTIZIONI di Milano

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Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

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Il primo COWORKING con PAUSA SCI

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Ph. stevanaksentijevic

L’idea di sciare e lavorare sembra avere successo: già nelle prime tre settimane la struttura ha avuto una cinquantina di utenti. Ecco come funziona il nuovo progetto.

Il primo COWORKING con PAUSA SCI

Il coworking è una tendenza in crescita ovunque. Per chi non lo sapesse, il coworking consiste nell’utilizzo di uno spazio di lavoro condiviso da professionisti che lavorano in ambiti diversi ma che hanno bisogno di un ambiente collaborativo e produttivo per portare avanti i loro progetti. La nuova frontiera del coworking sembra essere questa: realizzarli nei pressi di luoghi di svago. Questa l’idea sviluppata a Livigno. 

# Livigno avanguardia nel settore?

Credits: pexels.com

Negli ultimi anni, il numero di start-up e di freelance che scelgono di trasferirsi a Livigno per lavorare e vivere in un ambiente tranquillo e immerso nella natura è aumentato considerevolmente. Il coworking offre loro la possibilità di avere un ufficio a disposizione senza dover sostenere i costi e le responsabilità di una struttura indipendente. Inoltre, condividere lo spazio con altri professionisti stimola la creatività e la condivisione delle conoscenze.

Il primo spazio di coworking aperto a Livigno è stato “Coworking Livigno” che si trova nel centro della città e offre una vasta gamma di servizi come sale riunioni, connessione internet ad alta velocità e un’area comune per rilassarsi. Inoltre, organizzano eventi e incontri per creare una comunità tra i professionisti che lavorano lì.

# Il nuovo progetto

Negli ultimi mesi è nato il progetto “Altipiani Coworking” che, situato in una posizione privilegiata tra le montagne, offre una vista panoramica su Livigno e sulle Alpi. Lo spazio è dotato di attrezzature all’avanguardia, sale riunioni, un’area relax e un’area esterna dove i professionisti possono godersi la bellezza della natura durante le pause.

La struttura si trova proprio ai piedi delle piste in cui si svolgeranno le gare olimpiche di snowboard e freestyle e ospita un centro servizi di ben seimila metri quadrati con dentro di tutto: la biglietteria, le attività commerciali per la vendita di materiale sportivo, noleggio attrezzature, un ristorante che porta la firma di uno chef stellato, e lo spazio di 200 mq per lo smart working.

Ci sono venti postazioni, una sala riunioni, wifi, stampanti, maxi schermo per proiezioni, due salette insonorizzate, un’area relax e se richiesti vengono forniti anche tablet e pc. Si accede all’area su prenotazione, direttamente dagli impianti di risalita, con un costo di 9 euro mezza giornata e di 15 tutto il giorno.

Continua la lettura con: Le migliori località sciistiche della Lombardia (mappa)

JACOPO CESARETTI

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🔴 MILANO sempre più CAPITALE dei SINGLE: il 40% dei milanesi vive da SOLO

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Il capoluogo lombardo si conferma anche per il 2022 una città dove il concetto di famiglia tradizionale è sempre meno presente. Ecco gli ultimi dati dell’anagrafe comunale.

MILANO sempre più CAPITALE dei SINGLE: il 40% dei milanesi vive da SOLO

# Oltre 304.000 nuclei familiari sono costituiti da una sola persona

Credits Comune di Milano – Anagrafe

Milano sempre più capitale dei single. Dopo il record negativo di nuovi nati, il 25% in meno rispetto al periodo pre-covid, dai dati forniti dall’Anagrafe comunale per l’anno 2022 arriva l’ennesima conferma che il capoluogo lombardo non è una città per famiglie: su 762.990 nuclei familiari sono ben 304.554 quelli costituiti da una sola persona, il 39,9% del totale. A seguire ci sono i nuclei composti da due persone, e non si tratta necessariamente di coppie ma anche due amici o amiche che abitano insieme per motivi di studio, di lavoro o altro, tipo un genitore solo con unico figlio, con 159.022 componenti pari al 20,8%. Quindi 6 milanesi su 10 vivono da soli o in compagnia di un’altra persona. 

Leggi anche: Milano non è città per neonati: nuovo record negativo di NUOVI NATI

# Il 30% è di famiglie composte da 3 e 4 persone 

Credits MabelAmber-pixabay – Famiglia

Osservando gli altri dati si scopre che il 17,6% delle famiglie ha tre componenti, 134.386 persone, il 12,6% ne ha quattro, 96.402 persone, e il 5,1% è composta da cinque persone. I nuclei con con sei sono 16.550, pari al 2,2%, quelli con sette 7.418, l’1%. Sotto il punto percentuale troviamo le famiglie con otto, nove o più persone rispettivamente lo 0,4%, lo 0,2% e lo 01,% sul totale.

Fonte: Il Giorno

Continua la lettura con: A Milano il 2022 è stato l’anno PIÙ CALDO e MENO PIOVOSO di sempre

FABIO MARCOMIN

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La TOSA-PORNO al Castello Sforzesco: la sua storia e il suo significato SCANDALOSO

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Porta Vittoria un tempo aveva un altro nome: si chiamava Porta Tosa. Una delle leggende metropolitane era che questo nome era dovuto all’alto numero di belle ragazze (“tose”, in dialetto milanese) in questo quartiere.
La verità è un’altra.

La TOSA-PORNO al Castello Sforzesco: la sua storia e il suo significato SCANDALOSO

tosa che si rasa

# La donna che si rade

“Tosa” in questo caso significa “rasata”. In passato corso di porta Vittoria era chiamato “Borgo di Porta Tonsa” e prendeva il nome da una scultura del XII secolo sovrastante la porta fino al 1848 e che ora viene esposta al Museo di Arte Antica del Castello Sforzesco.
La scultura ritraeva una figura femminile, immortalata nell’atto di radersi il pube con un rudimentale rasoio.
Ma che significa questa immagine così provocatoria?

#1 Gesto per scacciare il malocchio?

Esistono diverse ipotesi sul suo significato.
La prima è che potrebbe rappresentare una pena di derivazione celtica anticamente inflitta alle adultere e alle prostitute, secondo la quale le donne dovevano mostrare le vulve rasate per scacciare il malocchio.

#2 La Marianna di Milano?

La seconda è un atto di ribellione. Quando nel 1162 Milano era assediata dalle truppe di Federico Barbarossa si dice che una fanciulla, per distrarre i soldati nemici, apparve sul balcone con le vesti sollevate nell’atto di radersi.

#3 L’offesa all’Imperatrice

Ma l’ipotesi forse più quotata è la terza. Risale all’epoca in cui alcuni cittadini milanesi si recarono a Costantinopoli a chiedere aiuti per ricostruire la città. L’imperatrice di Costantinopoli Leobissa si oppose. I milanesi, in segno di scherno, la raffigurarono in atto di radersi e la posero sulla porta che dava verso Oriente.

Continua la lettura con: La nevicata del secolo

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 FUNIVIA ALAGNA-ZERMATT: il progetto di unire 580 km di PISTE in un comprensorio unico al mondo (aperto 12 mesi l’anno). A due ore da Milano

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Credits lastampa - Progetto funivia Alagna-Zermatt

Un grande sogno degli appassionati dello sci potrebbe diventare realtà. La nuova infrastruttura, se verrà realizzata, metterebbe in connessione il comprensorio del Cervino-Matterhorn con quello del Monte Rosa rappresentando un trait d’union storico tra Sud e Nord delle Alpi. Cosa prevede il progetto e quanto tempo ci vorrà per realizzarlo.

In seguito a segnalazione dell’Associazione “Ripartire dalle Cime Bianche”, alla fine di ogni paragrafo pubblichiamo alcune rettifiche inerenti il progetto.

FUNIVIA ALAGNA-ZERMATT: il progetto di unire 580 km di PISTE in un comprensorio unico al mondo (aperto 12 mesi l’anno). A due ore da Milano

# L’obiettivo è creare creare uno dei più estesi comprensori al mondo

Credits PublicDomainPictures-pixabay – Cervino

Nello scorso mese di dicembre è stato consegnato lo studio di fattibilità, alla Monterosa Spa e a un Comitato promotore che riunisce molte categorie economiche a sostegno del progetto, per creare uno dei più estesi comprensori al mondo a 2 ore di auto da Milano: con 5 vallate collegate, 38 vette sopra i 4mila metri intorno e, in totale, 580 chilometri* di impianti sulle Alpi tra Italia e Svizzera. Nei prossimi mesi sarà compito della Regione Valle d’Aosta esaminare il dossier e, in caso di valutazione positiva, procedere con uno studio economico e uno di impatto ambientale e infine un progetto esecutivo.

*in totale sono 490 i km di impianti

# Al centro del progetto la funivia Alagna-Zermatt

Credits lastampa – Progetto funivia Alagna-Zermatt

L’elemento centrale del progetto è la realizzazione di una funivia tra Alagna e Zermatt: si andrebbe così a collegare il comprensorio del Cervino-Matterhorn con quello del Monte Rosa* rappresentando un trait d’union storico tra Sud e Nord delle Alpi. Le valli messe in connessione sarebbero quella di Valtournenche, Val d’Ayas, di Gressoney, di Alagna e di Zermatt, mentre i comprensori quelli di Zermatt in Svizzera, Cervinia-Valtournenche, Champoluc, Gressoney e Alagna. In 30 minuti si potrà andare dalla ski area del Cervino Ski Paradise a quella del Monterosa Ski e viceversa.

*In inverno non sarebbe un comprensorio sci ai piedi perché nel Vallone delle Cime Bianche
non si può sciare e da Zermatt e da Cervinia gli sciatori che arriverebbero ad Ayas sarebbero prossimi allo zero, dovendo passare ore sugli impianti fra andata e ritorno.

# “In città costruiscono le metropolitane per spostarsi più rapidamente, in montagna le funivie

Credits: Mattern Horn Race

L’opera farebbe crescere il turismo in tutta l’area destagionalizzando la proposta turistica. Verrebbero infatti a crearsi nuove opportunità per il turismo estivo*, legato a sentieri e mountain bike, oltre agli effetti positivi per chi vive in Alta Valle, con una riduzione dei tempi di percorrenza rispetto all’auto. Il commento del sindaco di Alagna, Roberto Veggi,, riguardo al progetto: “L’impianto non è progettato solo e unicamente in funzione dello sci. Anzi: è in primis uno strumento per collegare più vallate alpine e per unire due comprensori che già esistono. In città costruiscono le metropolitane per spostarsi più rapidamente, in montagna le funivie“. 

*In estate non sarebbe possibile promuovere il vagheggiato percorso da Alagna a Zermatt perché il collegamento Gressoney/Ayas è incompleto.

# Due anni di lavori previsti per un investimento di 75 milioni di euro

L’impianto sarebbe removibile, senza una nuova pista da sci nel vallone ma con un’area per il free ride*, e servirà un anno di tempo per la progettazione definitiva e due stagioni estive per i lavori. L’investimento previsto è pari a 75 milioni di euro.

*Il Vallone delle Cime Bianche, salvo rare mete riservate allo scialpinismo (es. Bivacco Città di Mariano) non si presta allo sci fuoripista (freeride). Il versante orografico dx (Courtod) è perennemente sotto valanga salvo 15 giorni l’anno in primavera inoltrata. Nella Comba di Aventine si passerebbe fra massi sporgenti e si dovrebbe risalire dai pianori di Rollin e del Mase: non propriamente l’ideale per lo sci in discesa.

Fonte: Il Sole24ore

Continua la lettura con: Le 10 LOCALITÀ più SPETTACOLARI dove SCIARE in Italia

FABIO MARCOMIN

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Il progetto della METROPOLITANA VELOCE tra TRENTO e il LAGO di GARDA

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Credits mobilità sostenibile Euregio - Metropolitana veloce Lago di Garda

Se venisse realizzata i tedeschi potrebbero arrivare sul Lago di Garda direttamente in treno. Ecco le proposte sul tavolo.

Il progetto della METROPOLITANA VELOCE tra TRENTO e il LAGO di GARDA

# Collegamento diretto Monaco – Lago di Garda

Google Maps – Riva del Garda-Trento

Una linea veloce su rotaia per mettere in connessione il capoluogo del Trentino con il Lago di Garda. Da tempo il Comitato Mobilità Sostenibile Trentino (Cmst) lavora per la costruzione di un collegamento ferroviario da Riva del Garda fino a Trento passando per Rovereto. Ad oggi il tratto mancante è quello tra Rovereto e la località lacustre. La linea si innesterebbe con quella che porta fino a Monaco di Baviera. Il Ministro delle infrastrutture Salvini è convinto dell’utilità dell’opera: “quest’opera è assolutamente utile, necessaria e positiva perciò penso che si debba lavorare per la progettazione nell’ottica di un collegamento Monaco-Garda“. 

# Tre proposte alternative allo studio

Credits mobilità sostenibile Euregio – Metropolitana veloce Lago di Garda

La nuova linea dovrebbe avere una capacità di trasporto media al giorno di 6.700 passeggeri e momenti di picco con 10.000 utenti. Le proposte sul tavolo sono tre:

  • la prima, presentata dall’ingegnere Ezio Viglietti, riguarda un Tram-Treno che consente di collegare direttamente senza “rotture di carico” i centri cittadini dell’Alto Garda e della Vallagarina con la linea ferroviaria Verona-Brennero. “Si tratterebbe di una metropolitana di superficie dell’Euregio”;
  • la seconda, elaborata dall’ingegnere Alberto Baccega, prevede dei due tronchi ferroviari Rovereto e Trento all’Alto Garda con una una stazione nell’area ex Cattoi e Miralago;
  • la terza, su progetto di Ilario Cavagna, ipotizza un collegamento quasi completamente in galleria tra Mori e Torbole su un tracciato parallelo alla galleria Adige Garda.

# L’investimento stimato per realizzare l’infrastruttura

Credits piano mobilità sostenibile Euregio – Metropolitana veloce Trento-Lago di Garda

L’obiettivo fissato dagli enti coinvolti è di arrivare quanto prima a un progetto di fattibilità tecnica ed economica del collegamento ferroviario con il Garda da parte di Rfi e Italferr. La Provincia di Trento ha stimato l’investimento per realizzare l’opera in circa 230 milioni di euro, che dovrà essere aggiornato a causa del rincaro del costo dei materiali, su un totale di costi calcolati di 317 milioni di euro. La ricaduta in termini di benefici economici dovrebbe aggirarsi attorno ai 450 milioni di euro. 

Fonte: Il Dolomiti

Continua la lettura con: I FUTURI PROLUNGAMENTI della METROPOLITANA di Milano

FABIO MARCOMIN

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