3.000 miliardi, questo il numero stimato di alberi sul Pianeta. Pensate, più o meno 422 per ogni persona. Una cifra che purtroppo sta progressivamente calando, considerando che ogni anno vengono abbattuti circa 15 miliardi di alberi e ne vengono ripiantati solo 5 miliardi. Presenti sulla Terra da 370 milioni di anni, ognuno ha la propria storia da raccontare e qualcosa che lo rende unico. Alcuni più di altri, lottano per sopravvivere alla continua espansione dell’uomo, crescendo spesso in condizioni estreme, mostrando una capacità di resistenza e adattamento impressionante. Quali sono i 7 alberi più curiosi e affascinanti del mondo?
La forza della natura: i 7 alberi più strani e curiosi del mondo
#1 Matusalemme: l’albero più vecchio, va verso i 5.000 anni
credits: pinterest.it
L’albero più vecchio del mondo è un pino dai coni setolosi, battezzato Matusalemme come il patriarca biblico che, si racconta, visse 969 anni. Una sciocchezza in confronto all’età di quest’albero, che ha ben 4852 anni. Facendo due calcoli, la sua germinazione è stata stimata all’anno 2832 a.C. e quest’anno compirà il suo 4853esimo compleanno.
Sorge nelle White Mountains in California, ma la sua posizione precisa è tenuta segreta per prevenire danni e vandalismi. Ne esisteva un esemplare ancora più vecchio, chiamato Prometeo che però, nel 1964, alla “veneranda” età 4844 anni fu abbattuto.
#2 Hyperion: il più alto del mondo, 115 metri (più del bosco verticale)
credits: giant.sequoias IG
Il primato per l’albero più alto del mondo appartiene a Hyperion, una sequoia della California che raggiunge i 115,85 metri d’altezza, superando di quattro metri il Bosco Verticale. Situato nel parco nazionale di Redwood, è stato scoperto solo nel 2006 grazie a due naturalisti. Anche in questo caso, la sua posizione precisa non è nota, attirerebbe infatti folle di turisti incuriositi che potrebbero comprometterne la salute.
#3 Mancinella: il più pericoloso
credits: commentimemorabili.it
Ad alcune specie di piante, si sa, bisogna stare attenti, in particolare alla Mancinella. L’albero, diffuso nei Caraibi e nel Centro America, è altamente tossico. Il solo contatto con la linfa causa gravi dermatiti, il frutto, poi, può essere addirittura mortale. Mi raccomando, se vi doveste trovare nei pressi di una Mancinella quando piove, spostatevi in fretta e non riparatevi sotto di essa, la linfa infatti gocciolerebbe dalle foglie provocandovi gravi vesciche.
#4 L’albero della speranza
credits: viaggi.corriere.it
Quest’albero è sicuramente uno dei più sorprendenti. Famoso oggi come simbolo di speranza, forza e resistenza, è l’unico, su una foresta di oltre 70.000, ad essere sopravvissuto allo tsunami di Fukushima del 2011.
#5 L’albero agli arresti
credits: fattistrani.it
Nel 2016 un giornale pakistano propone ai suoi lettori una foto alquanto bizzarra: un albero in catene, con un cartello appeso che recita “sono in arresto”. La stravagante storia risale al 1898, quando un ufficiale britannico, che aveva alzato un po’ troppo il gomito, ordinò al suo sergente di arrestare l’albero perché convinto che si stesse muovendo verso di lui. Fin da quel momento l’albero è rimasto in catene. Venuto a conoscenza della storia, il Washington Post ha ripreso quanto affermato dal giornale pakistano, facendo notare che lo strano arresto poteva essere stato in realtà un atto intimidatorio, un avvertimento per chiunque provasse a sfidare la legge britannica.
#6 Gli alberi modellati dal vento
credits: fattistrani.it
Nella zona più meridionale della Nuova Zelanda, a 4800 km dal Polo Sud, crescono degli alberi dalla forma incredibile. I venti, forti e continui, li modellano, facendoli sviluppare con forme contorte e originali. Queste piante esistono grazie agli allevatori di pecore che vivono nei dintorni e che le hanno piantate per offrire ai propri animali un po’ di riparo dalle intemperie.
#7 Il più solitario: 270 chilometri da quello più vicino
credits: terraincognita.earth
Restiamo in Nuova Zelanda per l’ultimo albero della nostra lista: il più isolato. A Campbell Island vive un alberello tutto solo, pensate che il più vicino dista 270km, altro che distanziamento sociale.
Questo titolo, in realtà, fino al 1973 spettava a Tenere, un albero che sorgeva solitario nel deserto del Sahara in Niger. Era l’unico albero nel raggio di 400km, finchè non venne abbattuto da un camionista durante una manovra.
E voi avete in mente qualche albero curioso? Segnalatecelo nei commenti!
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La Pianura Padana è un territorio che comprende diverse zone, tra cui alcune di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia e Veneto. Un’estensione territoriale che le ha fatto aggiudicare il titolo di più vasta pianura dell’Europa Meridionale.
Dunque, non è un caso che comprenda il numero più elevato di siti tutelati dall’Unesco e inseriti nel Patrimonio Universale dell’Umanità. Pensate, in totale sono ben 18.
Scopriamo insieme quali sono le 7 meraviglie della Pianura Padana assolutamente da non perdere.
Siamo in mezzo al luogo con più SITI PATRIMONIO dell’UMANITÀ al mondo: le 7 MERAVIGLIE
#1 Relax assoluto a Salsomaggiore Terme
Credits: @francesco_adorni IG
Già solo il suo nome dice tutto. Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, è la località ideale per rilassarsi e dimenticare lo stress quotidiano.
Infatti, questa città termale, con i suoi edifici ispirati al Liberty-Decò circondati dalle verdi colline, incarna l’ambiente più tranquillo a cui riuscirete mai a pensare. Se siete di passaggio, non lasciatevi sfuggire l’occasione di visitare il suo centro benessere: non capita tutti i giorni di potersi sottoporsi a dei veri e propri trattamenti rigeneranti.
#2 Aquileia: un prezioso scrigno di arte e storia
Credits: @carlo.sclauzero IG
Aquileia, in provincia di Udine, è una delle aree archeologiche più importanti e ricche di Italia e, per questo, inserita nelle liste del Patrimonio Unesco già dal 1998.
Seppur gli scavi non abbiano ancora riportato alla luce tutte le sue rovine, i resti archeologici da ammirare sono moltissimi. Da quelli visibili all’aperto, come il Foro Romano, il porto fluviale e l’area di necropoli, detta “Sepolcreto”, fino a quelli inglobati in specifiche strutture museali. Insomma, un patrimonio archeologico ricchissimo tutto da scoprire.
Ma Aquileia non si ferma qui: potrete visitare anche la Basilica di Santa Maria Assunta, la culla del Cristianesimo in Italia e celebre per i suoi mosaici che ricoprono tutto il pavimento. È anche una delle tappe più suggestive della Ciclovia Alpe Adria “Radweg” che collega Salisburgo a Grado: passando da Aquileia, i ciclisti non potranno non ammirare il suo paesaggio lagunare con campagne, vigneti e canali.
#3 Bologna la “Dotta” e la “Grassa”
Credits: @_gaiadascola IG
Bologna, situata tra le montagne dell’Appennino tosco-emiliano ed il cuore della Pianura Padana, è senza dubbio una città ricca di arte, cultura e commercio. Ma non solo: con quasi 40 km, trionfa nella competizione per i portici più lunghi del mondo.
Questa città viene chiamata anche in altri modi: sapete perché? Il soprannome la “Dotta” deriva dalla presenza della prima università d’Occidente che, fin dal 1088 richiama studenti da tutta Europa. E poi, la “Grassa”, per via della sua gustosa cucina, un vero e proprio paradiso delle delizie per i nostri palati.
#4 Eremo di San Colombano: un miracolo architettonico a strapiombo sul torrente Leno
Credits: @silvia_grz IG
Nel comune di Trambileno, a pochi chilometri da Rovereto, non potete non notare l’eremo di San Colombano.
Raggiungibile solamente a piedi percorrendo un breve sentiero e una scalinata di 102 gradini, è stato costruito a mezza altezza su uno strapiombo di circa 120 metri. Ma tranquilli, è protetto da un tetto naturale di roccia.
#5 Cremona, la città delle 3 T
Credits: @th3_palac3 IG
Una città bellissima definita come quella delle 3 T. Vi siete mai chiesti perché?
La prima T deriva da Torrazzo, uno dei campanili più alti del mondo e simbolo della città stessa. Mentre, la seconda proviene dal Torrone, nato proprio a Cremona 500 anni fa e, poi, diventato famoso in tutto il mondo.
Sulla terza T ci sono diversi pensieri: alcuni dicono sia per Tognazzi, grande attore nato a Cremona, ma qualcun altro afferma sia l’iniziale della parola “tetta”, di cui le donne cremonesi sarebbero degne rappresentanti.
#6 Castell’Arquato, uno dei borghi più belli di tutta l’Italia
Credits: @castell_arquato IG
Insito nella lista de “I Borghi più belli d’Italia, Castell’Arquato è arroccato su una collina e riesce a raccontare il Medioevo a chiunque lo visiti. Infatti, il suo centro storico, che sorge sulla riva sinistra dell’Arda, ha una struttura medievale ancora intatta.
In questo borgo, è impossibile non rimanere incantati dalle ricchezze naturali. Ma anche l’offerta gastronomica fa la sua parte.
#7 Valle Camonica tra arte e natura
Credits: @davideradi.ci IG
La sua arte rupestre, dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ha reso questo luogo bresciano conosciuto in tutto il mondo.
Alla Valle Camonica non manca proprio nulla: un inestimabile patrimonio archeologico romano, bellissime chiese affrescate da dipinti rinascimentali, numerosi borghi e castelli medievali. Ma anche la natura la fa da padrona: è impossibile non immergersi nel verde che la circonda.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il giardino zen unisce l’arte del giardino giapponese e la filosofia zen, ricreando un
vero e proprio paesaggio dove ogni elemento esprime un doppio valore spaziale e umano
in un equilibrio di pieni e di vuoti.
Si può prendere spunti dall’essenza di questa tradizione orientale per rendere l’esterno della propria abitazione un luogo di rigenerazione.
Ma come è nata l’idea di questi giardini esemplari e come si è evoluta?
Vivere zen a Milano
# La storia di questi giardini: a Milano uno dei più celebri è all’orto Botanico
Credit: cinainitalia.com
Affascinanti leggende taoiste narrano di cinque isole montuose situate sul retro di una enorme tartaruga marina.
Queste isole erano abitate dagli Otto Immortali, che vivevano in assoluto equilibrio con la natura e volavano sul dorso di una gru. Questi concetti, riprodotti nei giardini in Cina, ispirarono all’epoca del VI – VII secolo i mercanti giapponesi, che modellarono l’estetica dei giardini sulle caratteristiche paesaggistiche dell’Honshu, la grande isola centrale del Giappone.
Questi giardini vennero sviluppati in tre categorie: come giardini religiosi nei templi atti alla contemplazione, come giardini laici nelle residenze nobiliari a scopo estetico-ricreativo e come giardini nelle case per la cerimonia del the, continuando poi dal XIX secolo la diffusione attraverso le influenze occidentali.
Uno dei maggiori esempi di giardino giapponese è il Ryōan-ji a Kyoto, città che rende possibile visitare i più spettacolari giardini zen al mondo. Qui a Milano, uno dei più famosi si trova all’Orto Botanico di Brera che ospita il Ginkgo Biloba.
# I quattro elementi base del giardino giapponese
Credit: pianetadesign.it
Gli elementi base di ogni giardino giapponese sono 4: rocce, acqua, vegetazione, manufatti paesaggistici; la modalità della loro giustapposizione è chiarita nel Sakuteiki (un testo anonimo del XI secolo).
Le montagne e le isole sono riprodotte dalle rocce, simbolo di solidità e stabilità, in
contrapposizione al vuoto; non sempre è facile reperire l’elemento dell’acqua, così
con la creazione dei giardini “secchi” viene metaforicamente riprodotto nelle distese
di ghiaia mimando le sue increspature.
Per la vegetazione si usano piante sempreverdi e le lanterne in pietra sono un tipico elemento perché derivano dalla tradizione della cerimonia del tè, simboleggiando il punto di arrivo e il giardino interiore.
# Stile Zen vs Stile Urban
Credit: terrazzofacile.it
Avvicinandoci alla primavera ci si prepara a creare un rifugio sensoriale di relax in contrapposizione allo stile urbano della città, utilizzando il modello orientale proviamo a rendere più zen il nostro outdoor, che sia un giardino, un terrazzo o un
balcone, trasformandolo in un’estensione della casa.
1° step: iniziamo a prestare attenzione all’organizzazione degli spazi, in cui regni
l’equilibrio tra arredamento, luci e piante.
2° step: optiamo per i materiali naturali come il legno e la pietra per tavolini bassi,
sedute regolabili, vasi e pavimentazione.
3° step: arricchiamo con tonalità neutre e sobrie, usando i cuscini in modo armonico e
curiamo con toni soffusi e caldi l’illuminazione come luci a led a terra o con lanterne
e candele.
4° step: inseriamo essenze vegetali di origine botanica giapponese come l’acero,
l’azalea e il bonsai.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Terminato nel 2019 è stato votato dal famoso blog di architettura ArchDaily come il più bel condominio al mondo. Vediamo dove si trova e quali sono le sue peculiarità.
Il più bel condominio del MONDO è l’ “ALBERO BIANCO” (Fotogallery)
# “L’arbre blanc” a Montpellier eletto il condominio più bello del mondo da ArchDaily
Credits: world_walkerz IG
L’edificioprogettatodall’ingegnere giapponese Sou Fujimoto, è stato eletto dal famoso blog di architettura ArchDaily come il condominio più bello del mondo. Il suo nome è “arbre blanc” e in effetti ha la forma di un albero, con gli enormi balconi a fare da rami: lunghi fino a 7,5 metri sono i balconi a sbalzo più lunghi del mondo.
La sua curvatura ha il duplice vantaggio di proporre una facciata con maggiore esposizione e non ostruire il punto di vista delle abitazioni ed è stata pensata come una forma naturale che l’acqua o il vento avrebbero potuto scavare nel tempo. Si trova ai margini del fiume costiero di Lez, tra il centro città e i quartieri recenti di Richter e Odysseum di Montpellier.
# Il palazzo è alto 55 metri, per 17 piani, con una terrazza panoramica sul tetto
Il palazzo ha un’altezza di 55 metriper 17 piani, nei primi due piani c’è una galleria d’arte, un ristorante e degli uffici.
Credits: welove_montpellier IG – Vista dal terrazza verso il fiume
Il resto dell’edificio è composto da 113 appartamenti, tutti dotati di balconi sospesi, mentre all’ultimo piano c’è un bar sulla terrazza con vista panoramica della città e dei suoi dintorni.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo oltre un anno dall’inizio dell’emergenza nella cura siamo ancora nel caos. Ogni paese, quasi ogni ospedale o medico adotta un suo metodo di cura, spesso in contraddizione tra loro. L’ultima novità arriva dalla Tanzania dove hanno costruito una sauna presso gli ospedali più importanti. Dicono che faccia meraviglie. Ecco come funziona.
Ecco la SAUNA anti-Virus: in Tanzania si curano così
Sauna in Tanzania. Credits: www.iltempo.it
Davanti all’ospedale di Dar es Salaam in Tanzania è stata costruita una sauna che può ospitare fino a sei persone. Per dieci minuti possono respirare vapore intriso di erbe mediche. Sono state installate quattro macchine così, davanti ai due più importanti ospedali della Tanzania, il Mloganzila e il Muhimbili.
Il presidente della Tanzania, John Magufuli, sostiene che contro il Covid queste saune siano “più efficaci e meno pericolosi” dei vaccini, tanto da averli vietati. Il Comitato Scientifico del Paese raccomanda invece l’inalazione di questi vapori, che farebbero secondo loro evitare qualsiasi contagio.
Il costo di ogni seduta è di 2 dollari, per rimborsare le spese di installazione sostenute dal governo. Per la loro installazione sono stati spesi circa 4 mila dollari. La Tanzania dal mese di maggio 2020 non rende più pubbliche le statistiche dei contagi del virus.
Chissà che la saune possano davvero rivelarsi utili. Ricordiamo due tra le più famose della città: la sauna tram alle Terme e la “sauna d’artista” all’Atelier Forte.
tram-saunaSauna d’artista di Duilio Forte
MILANO CITTA’ STATO
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Bassa pianura bolognese. Di questi tempi spesso avvolta dalla nebbia, dove il silenzio si fa ancora più pesante specie in quest’epoca in cui tutti i luoghi di cultura e di intrattenimento sono chiusi. A far sentire il rumore e la vita ci pensa allora un piccolo cinema di paese, il Mandrioli. Ecco la sua vicenda.
Il piccolo CINEMA di paese che continua a proiettare FILM senza pubblico
# Non si viene non solo per vedere un film, ma per vedere un film al Mandrioli
Credits: streetview google
Il proprietario del cinema Mandrioli, a Cà Dé Fabbri in provincia di Bologna ci mise piede per la prima volta quando era uno studente e da 17 anni questo luogo porta con sé titoli spesso introvabili e processioni di persone che arrivano qui non solo per vedere un film, ma per vedere un film al Mandrioli.
# Da quando è iniziato il lockdown il cinema Mandrioli non ha mai smesso di proiettare film
Credits: Stefania Bortolotti Google
Vedere un film al Mandrioli però da tempo non è più possibile come nel resto d’Italia. Qui nella bassa pianura bolognese il silenzio si fa ancora più pesante anche a causa delle nebbie che rendono l’atmosfera ancora più ovattata, per questo il titolare Moris Donini ha deciso di continuare a proiettare filma porte chiuse: per non far mancare al paese le voci dei personaggi.
Credits: Stefania Bortolotti Google
Ogni sera, dalla cabina di regia sulla strada fa partire una pellicola e si distende a guardarla nel buio della sala, nell’attesa che prima o poi anche il pubblico arrivi a riempirla. La voce dei film del cinema Mandrioli si è alzata durante il festival di Sanremo, menzionato dai membri dello Stato Sociale insieme agli altri luoghi della cultura in Italia a cui è stata spenta la voce.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Roma è capitale, sede del parlamento, del governo, del presidente della repubblica e luogo dove sono prese le grandi decisioni. Eppure anche Milano, in qualità di capitale morale, ha una grande storia politica e, in particolare, c’è stato un periodo in cui è stata il centro focale della politica italiana. Un periodo molto controverso che di certo ad alcuni non piacerà ricordare, ma, nonostante tutto, vale la pena rievocare la sua storia: la storia della Milano Socialista.
Quando MILANO era SOCIALISTA
# Le origini dello spirito socialista di Milano
credits: socialismoitaliano1892.it
Dopo la fine Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trova a ricostruire un Paese dilaniato, nelle città e nei paesi spariscono le figure dei podestà, di fascista memoria, e tornano le vecchie cariche, tra esse la figura del sindaco. Milano, da subito, evidenzia il suo spirito socialista con Antonio Greppi che diventa il primo cittadino con una giunta appoggiata da democristiani, comunisti, repubblicani e socialdemocratici. A lui seguono altre tre figure, Virgilio Ferrari, Gino Cassinis e Pietro Bucalossi, infine arriva Aldo Aniasi ed è proprio da lui che si può cominciare a parlare di Milano Socialista.
# Aldo Aniasi, il primo vero esponente della Milano Socialista
credits: bitculturali.it
Aldo Aniasi fu un partigiano che partecipò attivamente alla Seconda Guerra Mondiale. Alla fine del conflitto entrò subito a far politica appoggiando dapprima i comunisti, poi i socialdemocratici, per approdare definitivamente nel partito socialista con il quale divenne, a Milano, consigliere comunale e poi assessore. Nel 1967 venne eletto sindaco e durante il suo mandato fu un acceso sostenitore dell’alleggerimento dell’armamento della Polizia, cosa che gli attirò feroci critiche dato il periodo scosso dalle Brigate Rosse.
Particolare attenzione diede ai rioni periferici emanando quello che viene chiamato Piano Quadriennale del Verde volto a riqualificare alcuni quartieri, realizzando numerosi giardini e completando il Forlanini e Trenno. Un’operazione ambiziosa che portò Milano a diventare la seconda città più verde d’Italia. Fu completata la seconda linea metropolitana e fu adottata la tariffa oraria, che consentì finalmente ai milanesi di muoversi con un solo biglietto da un punto all’altro della città, utilizzando qualsiasi mezzo, nell’arco di tempo di un’ora.
Dotato di grande carisma e amato da cittadini, ricoprì il ruolo per un secondo mandato e, quando nel 1976 chiuse questa esperienza, venne eletto alla Camera dove rimase per cinque legislature ricoprendo diversi ruoli di prestigio.
Nel 2012, la giunta comunale guidata da Giuliano Pisapia decise di onorare la sua memoria intitolandogli il Parco di Trenno.
# Carlo Tognoli, uno dei sindaci più amati dai cittadini e dalle forze politiche
credits: gianluca comazzi fb
Carlo Tognoli fu senza ombra di dubbio uno dei sindaci più amati e apprezzati dai cittadini milanesi. Diventò sindaco durante un periodo costellato dalla violenza degli scontri politici, dal terrorismo e dalla crisi economica. Intuì che per fare il sindaco bisognava dare fiducia ai cittadini, infondergli ottimismo. L’urbanistica e la cultura furono due cavalli di battaglia che caratterizzarono i suoi due mandati. La prima con la messa in cantiere della linea 3, del passante ferroviario e con il prolungamento delle linee già preesistenti. La seconda promuovendo manifestazioni culturali, mostre, spazi teatrali, concerti.
Furono gli anni della Milano da bere, anni dove regnava ottimismo e edonismo. Furono gli anni di Bettino Craxi. Il leader socialista divenuto segretario nel 1976 e nel 1983 incaricato da Sandro Pertini di formare il nuovo governo. Milano diventò il quartier generale dei socialisti e con loro la città visse un’epoca d’oro che non sembrò conoscere ostacoli e difficoltà. Tutto era bello, tutto era alla portata di tutti e, in un’epoca così ottimista, Tognoli diventò un sindaco adorato da tutti gli ambienti politici e non.
# Sulla scia di Tognoli: Paolo Pillitteri
credits: rep.repubblica.it
Infine venne eletto Paolo Pillitteri, personaggio molto controverso, la sua candidatura e la sua elezione destano molti dubbi soprattutto dopo l’entusiasmo dilagante dell’era Tognoli. Nacque come giornalista e critico cinematografico e in politica crebbe soprattutto nell’area socialdemocratica. Dopo un’esperienza come assessore comunale, diventò sindaco appoggiato anche dalla Democrazia Cristiana, Partito Comunista e Federazione dei Verdi. Il suo mandato fu caratterizzato da un ideale proseguimento di Tognoli, mirato all’urbanistica con l’inaugurazione della linea 3 e alla cultura inaugurando circoli culturali, forum cinematografici.
Fu durante il suo mandato che il PSI arrivò a Milano al 20% di preferenze durante una consultazione elettorale. Infine, nel 1989, presso l’Ansaldo, ci fu l’ultimo congresso del Partito Socialista, evento ricordato per lo schermo triangolare progettato dall’architetto Filippo Panseca che tanto fece discutere, positivamente e negativamente, gli avversari e i sostenitori di Craxi.
Furono gli anni della Befana dei Socialisti, un evento dedicato ai bambini che si svolgeva al Teatro Carcano, dove partecipavano non solo bimbi in attesa di ricevere un regalo, ma anche personaggi dello spettacolo e del cinema che in quegli anni si erano avvicinati al garofano rosso. Quello che accadde subito dopo è storia nota.
# Il personaggio controverso di Craxi, amato ed odiato ancora oggi dopo 20 anni dalla sua morte
credits: tgcom24.mediaset.it
Al di là di ogni giudizio sul singolo personaggio, è indubbio che la figura principale della Milano socialista fu Bettino Craxi. Il leader indiscusso dei socialisti fu una figura alquanto controversa che ancora oggi, nonostante siano trascorsi vent’anni dalla sua morte, suscita amore e odio nella stessa misura.
Al di là di ogni giudizio personale, è innegabile che Craxi fu una figura importante e fondamentale nella nostra storia repubblicana, che come tutti i grandi personaggi di quell’epoca commise errori in egual misura. Gli va riconosciuto, a parer mio, la sua abilità di statista che ha ridato dignità a un paese ancora dilaniato dal passato fascista e da una sudditanza esasperata verso gli americani: il caso Sigonella e il ruolo chiave per la pace in Medio Oriente furono casi politici significativi. Craxi tentò di riformare e modernizzare una nazione vecchia e non al passo con gli stati europei, appoggiando battaglie storiche come il divorzio e l’aborto.
E’ facile ricordare le ombre e dimenticare le luci, ma i tempi sono maturi per una riflessione più corretta e obiettiva di quel periodo ed è tempo che alla figura di Craxi venga tributato qualcosa per non dimenticare il suo passaggio e il suo contributo alla città di Milano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La Commissione Europea sta valutando l’adozione del cosiddetto passaporto vaccinale europeo, il quale attesterebbe l’avvenuta vaccinazione da Covid-19 o, in ogni caso, l’esito negativo del tampone. Il Garante della Privacy si è detto contrario. E tu sei favorevole o contrario?
La UE vuole il PASSAPORTO VACCINALE, il garante della privacy dice NO. E tu? (Vota il sondaggio)
# In Commissione Ue verrà presentata una proposta per l’istituzione di un passaporto vaccinale digitale
La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha annunciato che proporrà l’introduzione di un passaporto vaccinale : “Presenteremo questo mese una proposta legislativa per un Green pass digitale. L’obiettivo è fornire prova che la persona sia stata vaccinata oppure i risultati dei test per chi non ha ancora potuto vaccinarsi e eventuali informazioni su guarigione da Covid-19”. Lo stesso commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni avvalla l’iniziativa: “Bene se si riesce a creare un certificato comune, non deve contenere chissà quali informazioni ma semplicemente il dato che il titolare è stato vaccinato ed eventualmente se solo con la prima o anche con seconda dose”.
# Il garante della privacy si dice contrario al Green pass digitale
Di parere opposto il Garante del Privacy che ritiene pericoloso l’adozione di questo tipo di documento digitale: “I dati relativi allo stato vaccinale, infatti, sono dati particolarmente delicati e un loro trattamento non corretto può determinare conseguenze gravissime per la vita e i diritti fondamentali delle persone: conseguenze che, nel caso di specie, possono tradursi in discriminazioni, violazioni e compressioni illegittime di libertà costituzionali”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Marx diceva che l’economia è la struttura della società mentre tutto il resto è sovrastruttura. Quindi alla base del funzionamento della società umana c’è sempre l’economia.
Riprendendo questo concetto per analizzare la situazione attuale è evidente che a livello economico il gigante dei nostri giorni sia l’industria farmaceutica. La rivoluzione epocale che sta avvenendo è che invece di occuparsi dei malati, il business medicale è diventato il sano.
Forse per la prima volta nella storia la diffusione di una nuova malattia non ha innescato come reazione prioritaria la ricerca di una cura. Dopo un anno è ancora incerto il modo di intervenire sul malato, mentre sono già in produzione in tutto il mondo dei vaccini da impiegare sulle persone sane per evitare che si ammalino.
Utilizzando la stretta logica economica è semplice comprenderne il guadagno: trovare una cura significa rivolgersi a un pubblico limitato, dello zero virgola qualcosa a livello mondiale, che sono quelli che si ammalano e per cui può essere utile la medicina. Invece puntare sui sani significa avere disposizione 7 miliardi di potenziali consumatori, addirittura spesati dai relativi stati.
Dal punto di vista economico, ogni sano conviene che sia trattato come un malato.
Il resto è solo sovrastruttura.
La Legge di Murphy recita: «Se qualcosa può andare storto, lo farà».
Siccome a Milano siamo particolari, abbiamo le versioni ambrosiane che in slang chiamiamo “sfighe”.
Niente a che vedere con la fetta biscottata che casca da un certo lato, o la bottiglietta d’acqua che si apre nella borsa inondando ogni cucitura. Qui si soffre da eroi: noi siamo quelli della variante milanese.
La LEGGE DI MURPHY a Milano: le 15 immancabili SFIGHE meneghine
#1 La rete tecnologica tra le migliori d’Europa? Tranne per inviare o ricevere documenti urgenti e fondamentali
Credit: nemotecsrl
L’antropologia spiegherà prima o poi perché milanese e lavoro sono una cosa sola. In attesa di questa rivelazione ci dobbiamo tenere lo stereotipo del milanese iperconnesso, sempre al telefono (per il tempo che è carico), indaffarato e produttivo.
Finché non subentrano tutte le sventure possibili.
Avete mai notato che la copertura 4G/5G di Milano è la migliore d’Europa fino a che si cincischia con app inutili, spegnendosi irrimediabilmente appena si deve inviare o ricevere documenti importanti? Beh, allora avrete anche notato che la rete recupera efficienza e velocità appena si torna a bighellonare.
#2 L’ultimo aggiornamento della giornata sicuramente si incepperà
Eterna nemica della velocità milanese è la spillatrice, che ha sempre all’interno l’ultimo punto. Inceppato. Come dite? Siamo nell’era digitale paperless? Benissimo! Sicuri di aver scaricato tutti gli aggiornamenti stanotte? Perché vedo il vostro PDF reader pronto a trasformarsi in una spilletta incastrata. Digital edition.
#3 Ogni laptop si romperà nel momento sbagliato
Per non parlare del laptop guasto. Lo portiamo in assistenza e la diagnosi è, manco a dirlo, rottamazione. Tentiamo la fortuna (non ridete) portandolo in un centro gestito da veri nerd che lo riparano, MA ci daranno il lieto annuncio solo dopo aver messo nel carrello di Amazon un PC nuovo, preso al volo in offerta non rimborsabile.
Così adesso avremo l’ennesimo dispositivo da sincronizzare. Al lavoro se qualcosa può andare storto lo farà, ma in triplice copia.
Per fortuna che arriva il vener……
#4 Sole in settimana, pioggia nel week end
È primavera, venerdì mattina, ci svegliamo di buon umore perché arriva il weekend di riposo. Un pensiero che bisognerebbe sempre evitare, per lo meno pensare a bassa voce:
– La settimana è sempre pesante, soleggiata e calda. Nel weekend invece pioverà. – Variante: se è zona ponte con la settimana corta, il venerdì ci potrà salvare solo l’Arca di Noè.
#5 Ci si ammala sempre in vacanza
– Scoppiamo sempre di salute, ma ci ammaleremo nel fine settimana imminente – Variante: sostituire “fine settimana” con Natale, ferie o giorno del compleanno.
– Nonostante tutto arriviamo a casa. Una volta scesi dalla macchina dove pensate di poter mettere il piede, se non nella pozzanghera più grande di Milano?
#6 Il giorno più freddo dell’anno è quello precedente all’accensione del riscaldamento
– Verso la metà di settembre di ogni anno, la Giunta Comunale emana l’ordinanza che regola accensione e spegnimento dei riscaldamenti. In quel preciso momento Milano diventa il nodo del climate change più critico del pianeta (dell’universo?).
Anche se abbiamo già fatto il cambio di stagione dovremo correre agli armadi e ripescare tutto il guardaroba: al 15 di ottobre per girare in canottiera e infradito, mentre al 15 aprile vorremo mica rinunciare ad una rinfrescatina a tutti i pile appena lavati e imbustati!
Che ne dite, ci vediamo sull’evento Facebook “Pioggia delle 18:00 a Milano” e ci scambiamo qualche esperienza? www.facebook.com/events/
Credit: meteogiornale
#7 Ogni pista ciclabile si interrompe sempre nel punto più pericoloso
Credit: varesenews
– Cominciamo dalle piste ciclabili ed evitiamo la prima perdita di tempo: le nuove bike lane di Milano sono state sicuramente tracciate in omaggio a Murphy, cioè dove potevano recare maggior disagio a tutti. Non servono studi internazionali o osservatori ONU per confermarlo: è così e basta.
#8 La legge di equidistanza: se si deve prendere un mezzo di trasporto pubblico, si è sempre a metà strada tra una fermata e quella successiva
– Passiamo quindi oltre per analizzare la gamma di mobilità dolce, cui si applica la teoria quantistica ATM dell’equidistanza: «Nello sbucare da una via laterale, alla ricerca della fermata dell’autobus più vicina, ci si troverà nel punto perfettamente equidistante tra due fermate». (http://leleggidimurphy.it/legge-atm-dellequidistanza/
La teoria si adatta in modo perfetto allo sharing di qualsiasi veicolo, 2 o 4 ruote, e se
non ci credete aprite una qualsiasi app adesso.
Inutile quindi affannarsi alla ricerca della fermata più vicina tra le due: qualunque sceglieremo è sbagliata, l’autobus è appena passato oppure aspetteremo le ore, mentre in direzione opposta è ov-via-men-te prevista una parata di bus che percorrono la linea, compresa la consegna dei nuovi mezzi ibridi col taglio del nastro delle Autorità, scorta d’onore, stampa e fanfara.
– Per accorciare le attese alle pensiline di tram e mezzi di superficie è comunque consigliato controllare quante sigarette abbiamo in tasca. Ultima sigaretta + tanta voglia di fumare = quaresima!
Attenzione a non barare: accendere la sigaretta apposta per far arrivare l’autobus non funziona e da gennaio 2021, da quando è stato introdotto il divieto di fumare alle fermate, il coefficiente di difficoltà è da gara di tuffi.
#9 La legge del pendolare: se sei in ritardo il treno è in orario, se sei in anticipo corsa soppressa
– Menzione particolare meritano gli eroi che ogni mattina salgono su Trenord per venire a lavorare a Milano.
I pendolari hanno un corollario personale, il principio di indeterminazione fifty-fifty.
All’uscita di casa il pendolare ha due sole possibilità: avere addosso tutta la premura del mondo (chissà perché?) e allora inutile affannarsi a inscenare i 3000 siepi saltando ostacoli e trolley, rompere il tacco e inciampare nella pashmina: il treno chiuderà le porte in faccia. Le 3 volte l’anno in cui il pendolare è in orario o in anticipo, Trenord ha soppresso la corsa.
Meglio scegliere l’auto privata, quindi?
#10 La legge della tangenziale: la corsia che scegli è la più lenta
Credit: business online
– L’automobilista ha la sua Trenord e si chiama tangenziale. Può scegliere tra tre corsie ed inevitabilmente sceglierà quella che gli farà perdere più tempo. Cambiando fila aumenta solo il tempo che sprecato in coda.
Tutto ciò si applica anche alla fila del supermercato o degli uffici pubblici: la fila in cui ci mettiamo è sempre la più lenta. Cambiare fila per applicare sempre lo stesso postulato.
Sia la tangenziale Est che la Ovest sono due tracciati pensati veramente bene e chi conosce la città sa che c’è più di un’uscita per recarsi nello stesso punto.
Optando di uscire prima per evitare una coda in tangenziale, imboccherà un girone dantesco andando incontro ad una coda più lunga. Preferendo proseguire in tangenziale perché all’uscita prima si intravede un rallentamento, idem.
#11 La legge del semaforo: rosso
Una volta in città bisogna fare i conti con la cattiveria degli esseri più spietati delle strade: i semafori. I semafori milanesi sono sempre rossi, non importa da quale lato dell’incrocio ci troviamo: il verde non scatta più, soprattutto se sei in pole position. Se davanti a te c’è qualche veicolo… continuate voi,
– Possiamo sempre decidere di cambiare tragitto per guadagnare tempo e in quel caso ben due risultati sono possibili: che tutta Milano quel giorno ha preso la stessa decisione oppure stanno tracciando una nuova ciclabile.
#12 La legge dell’AMSA: pulisce solo le strade a senso unico quando sei in ritardo per un appuntamento decisivo per la tua vita
Nelle vie a senso unico invece, appena imboccata la strada si materializza il camion AMSA, perché è il giorno della raccolta differenziata. A qualunque ora.
#13 La legge più precisa dell’universo: se lavi l’auto, pioverà
E se aspetti la pioggia prima di lavarla si rischia la desertificazione per la siccità.
#14 La legge dello sgamo: se non vuoi incontrare qualcuno, lo troverai subito
Credit: dilei.it
L’eterna lotta dei milanesi contro la sfiga non riguarda soltanto il tempo, ma tutti gli ambiti di vita quotidiana.
– Non importa quanto lontano possiamo andare, anche infrangendo ogni restrizione odierna: la probabilità di incontrare qualcuno che conosciamo aumentano se siamo in compagnia di qualcuno con cui non vogliamo essere visti.
– Contrariamente a molti connazionali, a noi piace usare un tono di voce sommesso anche se capita di trovarsi in ambienti pubblici piuttosto rumorosi.
Sarà il disagio del rumore di fondo, sarà la sfortuna, ma è proprio in quei luoghi che ci scapperà la battuta più triste della nostra vita. E se ciò non fosse già abbastanza imbarazzante, lo spazio-tempo si contrae in una camera anecoica e nel silenzio più totale la battuta verrà udita da tutti.
#15 La doppia legge degli eventi: l’evento imperdibile è quello che andrà esaurito prima di te o che verrà cancellato dopo che avrai preso il biglietto
Abbiamo infine la maledizione della moda e degli eventi: ci affezioniamo ai vestiti e ci ostiniamo a tenerli nell’armadio per decenni, conosciamo anche chi continua a indossarli perché “prima o poi torneranno di moda”.
Tornano in voga solo se diventano troppo consumati o li abbiamo portati al riciclo.
Che la strategia di ogni fashion week sia decisa dal contenitore giallo del RIUSE è un sospetto più che legittimo.
E dopo i mesi della pandemia senza eventi, alla prima settimana utile riaprirà tutto insieme: concerti, teatri, musei, locali, palestre, aeroporti. Ricordandosi che con l’evento vale la doppia legge: tanto più ci terrai ad esserci tanto meno probabile che ci sarai.
Inutile opporsi al destino, ci muoviamo e dietro l’angolo c’è l’intoppo che crea un piccolo momento di crisi.
Ma è del tutto sterile aver paura di incappare nella legge di Murphy in salsa meneghina. Se ci guardiamo i piedi per timore di metterli in fallo, non poseremo più lo sguardo sulle piccole e grandi opportunità che si presenteranno intorno.
In fondo anche inciampare è un modo per fare un passo avanti. Basta non essere sull’orlo di un burrone.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
E’ arrivato nel nostro continente un negozio in cui “basta semplicemente uscire”, senza pagare. Ma dove si trova e come funziona?
Apre in Europa il primo NEGOZIO AMAZON da cui si esce “SENZA PAGARE”
Quante volte capita di andare a far la spesa correndo perché si ha poco tempo e poi una volta arrivati in cassa, ci si accorge che correre è stato inutile? Tantissime. Le file immense nei supermercati creano disagi a molte persone ma soprattutto a chi ha sempre i minuti contati. Da anni Amazonha avviato un progetto che potrebbe risolvere questo problema anche a noi italiani. E’ possibile uscire da un negozio senza pagare? La risposta è sì. Scopriamo come e perché quest’innovativa modalità di fare acquisti si sta avvicinando sempre più all’Italia.
# Un negozio in cui “basta semplicemente uscire”
credit: supermarketnews.com – Store di Seattle
In America già da tempo esistono gli Amazon Go: negozi in cui si esce senza pagare. Beh, non è che non si paga, però non si deve pagare in alcuna cassa. Grazie al meccanismo del “Just Walk Out”, ovvero “Basta semplicemente uscire”, è possibile fare la spesa e uscire dal supermercato senza passare dalla cassa: serve solamente scansionare un codice relativo al proprio account Amazon all’entrata e poi il pagamento verrà effettuato mediante quest’ultimo. Adesso il colosso dell’e-commerce ha aperto il primo negozio cashierless nel Regno Unito, precisamente a Londra, e noi italiani giustamente ci chiediamo se questa geniale catena aprirà anche in Italia.
# Supermercati hi-tech: machine learning e telecamere intelligenti
credit: londraitalia.com – Store di Londra
Rispetto ai fratelli americani, i supermercati cashierless inglesi sono stati chiamati Amazon Fresh, come il servizio di consegna di generi alimentari di Amazon già disponibile in moltissime città, tra cui anche Milano. Ma questo store londinese ti consente di fare acquisti al supermercato, scegliendo anche prodotti freschi direttamente dal bancone, senza però avere la seccatura della fila. Visto che “fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio”, gli store cashierless sono dotati di telecamere “intelligenti”, in grado di rilevare quali oggetti sono stati presi dagli scaffali, e affinché il pagamento venga effettuato correttamente ci sono delle machine learning.
# Una rivoluzione nel mondo degli acquisti: quando arriverà in Italia?
credit: foodweb.it
Sembra fantastico eppure, nonostante i moltissimi aspetti positivi, ci sono alcune persone che all’idea di un supermercato senza cassieri storcono il naso. Quali sono le possibili complicazioni? Sicuramente il dubbio funzionamento delle machine learning e di conseguenza del pagamento di tutti gli articoli, ma soprattutto ci si preoccupa della diminuzione del personale. Infatti se gli store non hanno casse, non ci sono neppure cassieri.
Ma il negozio, aperto a Londra 7 giorni su 7 dalle 07:00 alle 23:00, è davvero una rivoluzione in questo campo. Si trova nel quartiere di Ealing, nella zona ovest della capitale britannica, al numero 59 di Broadway di fronte al supermercato Morrison’s di Ealing Broadway che da tempo è partner Amazon per le consegne di prodotti freschi nella City. E la rivoluzione non si ferma: al primo negozio si è aggiunto anche un altro punto format di negozi Amazon ‘Just Walk Out’, dedicato ai prodotti freschi. Si chiamano Amazon Fresh e il primo di questi punti vendita è stato aperto sempre a Londra vicino allo stadio Wembley.
Una rivoluzione di cui Milano era stata a suo modo un’avanguardia. Già nel 2019 era sbarcato un negozio fisico temporaneo, l’Amazon Xmas San Babila, che aveva lasciato a bocca aperta bambini e adulti. Dall’America gli store Amazon si sono avvicinati, approdando in Inghilterra. Quando arriveranno anche in Italia?
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Speravamo di non tornarci più e invece marzo 2021 non sembra tanto diverso da quello del 2020. In Lombardia, a causa dell’ordinanza regionale che ci ha portati in arancione scuro, già da oggi tutte le lezioni saranno fatte in DAD, ad eccezione di alcuni asili nidi aperti. E così i bambini si ritroveranno di nuovo a studiare a casa e i genitori ad avere problemi, perché loro andranno a lavorare e i bambini non potranno stare da soli. Le scuole chiuse creano, infatti, enormi disagi per molte famiglie e potrebbero essere anche un danno all’istruzione dei ragazzi. Le Monde ha condotto uno studio su questo problema e sui relativi comportamenti dei diversi stati. Vediamo i risultati.
Lo studio sulle SCUOLE CHIUSE: a Napoli record negativo, in Svezia sempre state aperte
# Lo studio di Le Monde: Stoccolma non ha chiuso neanche un giorno, a Napoli record
Credits: @alessandralarosa scuole chiuse
Secondo l’UNESCO l’Europa ha dato buona prova di sé per il numero di settimane di lezione che gli studenti hanno frequentato. Il Continente, infatti, non ha superato le 10 settimane di non frequentazione, che in confronto alle 38 degli Stati Uniti e alle 22 della media mondiale non è niente male. Lo stato più virtuoso che non ha mai fatto perdere un giorno di scuola ai proprio bambini è la Svezia. Lo stesso Ministro svedese dell’educazione ha ribadito che «saranno l’ultima cosa che chiuderemo e la prima che apriremo».
Mantenendo asili e scuole aperte non si è creato, infatti, il problema del lasciare i bambini a casa da soli, anche perché in Svezia non vi è la figura tradizionale della donna che lascia il lavoro per prendersi cura dei figli, come invece c’è in Italia, Germania o Austria. Ma la cosa più preoccupante che Le Monde ha sottolineato è che è una città italiana ad essersi aggiudicata il record in negativo, stiamo parlando di Napoli.
# A Napoli gli studenti delle superiori solo 27 giorni in classe
Credits: corriere.it presenze a scuola
L’Italia è uno dei paesi dove i ragazzi sono andati meno a scuola. A inizio pandemia le scuole erano state chiuse a fine febbraio 2020, in Lombardia e Veneto, e dal 5 marzo in tutto il Paese. Da qui fino al 23 gennaio, le aule italiane sono state chiuse per 26 settimane in tutto (la metà con una chiusura totale). Non è stata di certa la peggiore, in Romania, Repubblica Ceca Polonia e altri stati sono state chiuse più a lungo, ma la performance italiana non è stata neanche delle migliori.
Le città più preoccupanti sono Napoli e Bari, rispettivamente con 43,6 giorni di presenza su 107 previsti e 48,1 su 97. Se quindi Bari risulta essere quella dove nella media le classi sono state meno occupate, secondo Save the Children a Napoli gli studenti delle superiori sono andati solamente 27 giorni, mentre a Bari almeno un mese sono riusciti a farlo. A Napoli, inoltre, nei Quartieri Spagnoli si è notato che più del 50% dei ragazzi, già propensi all’abbandono della scuola prima della pandemia, hanno avuto problemi a seguire le lezioni in DAD perché non avevano a disposizione gli strumenti informatici adatti.
Credits: @malpensa24 scuola chiusa
Così come il 5 marzo 2020 le scuole chiudevano in tutta Italia, il 5 marzo 2021 le aule chiudono in Lombardia, con già alcune città come Bologna e Modena che hanno fatto partire la DAD un giorno prima.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
il Covid-19 e il conseguente utilizzo dei DPI hanno dato vita al fastidioso fenomeno delle mascherine gettate per strada. In Trentino, qualcuno ha avuto un’ottima idea per riutilizzarle. Vediamo come.
Il DIVANO a forma di ICEBERG realizzato con le MASCHERINE usate
# Il progetto
Credits: @tobias_zambotto (INSTG)
Il progetto prende il nome di “Couch-19“, portato avanti con il coinvolgimento di tanti cittadini di Pergine Valsugana e Trento, resisi disponibili a raccogliere le mascherine dalle strade per poi consegnarle al designer Tobia Zambotti. “Un modo creativo di dare nuova vita alle mascherine raccolte dalle strade lanciando un messaggio forte”
# Dall’Islanda al Trentino
Tobia Zambotti, 30 anni, è un designer di successo. Vive a, Reykjavik, in Islanda, dove ha creato il suo prestigioso atelier. Due mesi fa è tornato in Trentino, a Pergine Valsugana, terzo comune più abitato della provincia autonoma di Trento, dopo il capoluogo e Rovereto.
# Da Covid-19 a Couch-19
Credits: @tobias_zambotto (INSTG)
“Passeggiando per le strade ho notato le tante mascherine sparse per terra, e così ho pensato di realizzare qualcosa che mandasse un messaggio forte alla comunità“, racconta Tobia. “Ho pensato di farlo realizzando un divano imbottito proprio con delle mascherine raccolte per le strade di Pergine e Trento. Un progetto dal nome significativo, che parte da Covid-19 per arrivare a “Couch-19“.
# Da rifiuto a risorsa
A metà del dicembre scorso, attraverso un post su facebook, Tobia ha chiesto alle persone che ha tra gli amici di raccogliere, in sicurezza, mascherine dalle strade o semplicemente di conservare le loro per poi consegnargliele.
Sono state raccolte più di 10 mila mascherine in brevissimo tempo, un numero incredibile. Le mascherine sono state disinfettate tutte con l’ozono e mantenute in una busta chiusa per più di 2 settimane, così da sterilizzarle. E così, da queste mascherine, è nata un’inusuale imbottitura per un “pouf modulare” trasformabile in un divanetto con lo schienale.
# Sostenibilità ambientale
Tobia insiste: “Quello della sostenibilità ambientale e dei rifiuti è un tema molto attuale che chiaramente non riguarda solo il Trentino, ma tutto il mondo”. “Per far fronte alla pandemia in corso, molti paesi hanno reso obbligatorio l’utilizzo di mascherine nei luoghi pubblici. Sfortunatamente però, gran parte di queste sono monouso e, in quanto rifiuto sanitario, non possono essere riciclate convenzionalmente“.
Le mascherine, infatti, seguono di norma due strade. La prima, è quella dell’incerenimento, che provoca surriscaldamento globale. La seconda, più odiosa, è il finire per strada, provocando inquinamento e degrado ambientale.
# L’Iceberg secondo Tobia
“Il progetto “Couch-19” vuole mettere in luce questa realtà in maniera creativa”, dichiara il designer. E’ ispirato, infatti, alla forma degli iceberg. “Questo perché l’iceberg in questi anni è diventato simbolo dell’importante tema del surriscaldamento globale e in secondo luogo perché la maggior parte delle mascherine monouso che si vedono in giro hanno quel colore ‘glaciale'”, conclude.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: artribune.com - Kengo kuma associates - Vista dall'esterno Welcome Feeling at work
Nella periferia est di Milano si trova il quartiere di Crescenzago. Diviso in due dal tratto esterno della metropolitana M2, il quartiere si estende da un lato verso la Martesana e via Padova e dall’altro verso il fiume Lambro, via Civitavecchia e via Rizzoli. Proprio in questa via sorgerà il nuovo progetto di architettura biofilica realizzato dallo studio giapponese Kengo Kuma and Associates, che sarà presentato alla 17esima Mostra Internazionale di Architettura. Di che progetto si tratta?
La rivoluzione GIAPPONESE nella zona Est di Milano: i cittadini vivranno in simbiosi nella NATURA
# Architettura e natura si fondono assieme in un unico progetto
credits: kengo kuma associates
Il famoso studio di architettura Kengo Kuma ha presentato in questi giorni in Triennale il suo nuovo progetto che avrà sede proprio a Milano, per la precisione nel quartiere di Crescenzago, e che sarà pronto nel 2024.
Il disegno prevede la costruzione di sei edifici, di diverse altezze, che ospiteranno uffici, spazi co-working, un auditorium e un’area commerciale. Secondo il progetto, sorgeranno inoltre un supermercato, ristoranti, un’area wellness e alcuni spazi destinati a mostre ed eventi temporanei.
Lo spazio sarà scandito da diversi cortili, in parte coperti da vetrate e in parte aperti, ed un sistema di serre e terrazze ospiterà una fitta vegetazione.Yuki Ikeguchi,la progettista, ha affermato che i terrazzamenti sono stati pensati come “estensioni degli spazi esterni” ed accoglieranno “orti, giardini e camminamenti accessibili a tutti”.
# L’architettura biofilica: gli elementi naturali che migliorano salute e produttività
credits: blog.urbanlife.org
L’identità del progetto si può riassumere in due parole: legno e vegetazione. Il nuovo complesso di edifici sarà uno splendido esempio di architettura biofilica, anche chiamata bio-architettura, che consiste nella stretta correlazione tra strutture artificiali ed elementi naturali e paesaggistici. Questo approccio, come ha spiegato la progettista di Welcome, feeling at work, consente di trascorrere del tempo a contatto con la natura anche nell’ambiente di lavoro.
Seguendo questa visione, gli edifici saranno costruiti con materiali organici e naturali, in modo da creare uno spazio integrato con la natura e la vegetazione, vere protagoniste del concept. Gli elementi naturali, come la luce, l’aria e il legno, stimolano i sensi e la mente, facendo davvero la differenza sul posto di lavoro in termini di produttività, ma soprattutto di benefici per la salute fisica e mentale.
Il progetto sceglie inoltre di andare controcorrente, in una direzione molto diversa da quella presa per le torri e i grattacieli che caratterizzano lo skyline milanese. Il complesso, infatti, si svilupperà con un impianto orizzontale, così da suggerire un’idea di espansione e continuità con il vicino Parco Lambro.
# Verso una definitiva riqualifica per la zona
credits: pinterest.it
Gli edifici prenderanno il posto del vecchio stabilimento Rizzoli, costruito negli anni Sessanta per ospitare l’omonima casa editrice in piena espansione. Il palazzo è stato dismesso nel 2008 ed è rimasto abbandonato a causa di una serie di limitazioni burocratiche che ne hanno impedito per anni la demolizione. È infatti considerato un edificio storico industriale e al suo interno custodisce una meravigliosa scalinata costruita all’epoca dal famoso architetto Piero Portaluppi, che ora verrà abbattuta insieme all’edificio.
Lo stabilimento è così diventato un rifugio abusivo, occupato ripetutamente, nonostante i continui sgomberi ed interventi da parte di polizia e vigili del fuoco. L’occupazione e l’abbandono di questo grosso stabile sono state causa di degrado e insicurezza nella zona, al punto che i cittadini hanno spinto il comune a intervenire per sbloccare la situazione e riqualificare così il quartiere. Nasce quindi nel 2019 un primo progetto, moderno ed innovativo, il Novalis City Place, che però rimane solo su carta ed oggi viene sostituito da quello giapponese.
Con un investimento di 300 milioni di euro, il Welcome, feeling at worksembra aver già avviato il cantiere, dimostrando in questo modo che, nonostante il Virus, Milano non si ferma e si prepara ad una nuova architettura post-pandemica.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’Italia sta diventando un paese a misura di bici. A causa, o per meglio dire grazie, alla pandemia da Covid-19, molte regioni italiane si stanno convertendo alla mobilità sostenibile. Tra le regioni che da sempre, anche prima del Covid, hanno abbracciato questa politica bike friendly c’è l’Emilia Romagna.
EMILIA ROMAGNA: PRIMA in Italia per numero di PISTE CICLABILI
# La regione che pedala
Credits: @inemiliaromagna Bici in emilia romagna
L’Emilia Romagna è la regione in cui si può spaziare dalla Pianura Padana alle montagne dell’Appennino, dalle coste del mare Adriatico alle città d’arte. Una regione che ha tutto, una bellezza italiana; e percorrerla in bici ti permette di ammirare al meglio i paesaggi che ti regala. Perfettamente collegata sia con il nord che con il centro Italia, tra i percorsi cicloturistici più lunghi che offre, ci sono sicuramente quelli che collegano con le regioni limitrofe, ma anche quelli che la attraversano.
Fra i più famosi troviamo la via Francigena, percorsa ormai principalmente a piedi o in bici, e la Ciclopista del Sole, che partendo da Mantova, arriva nella regione e passa per la provincia di Modena, per Bologna e infine giunge al confine con la Toscana, in prossimità del lago di Suviana. Se si vuole pedalare lungo la costa della regione, invece, passando da Comacchio, Marina di Ravenna e Rimini, bisogna percorrere la Ciclovia Adriatica. Non mancano però anche piste ciclabili più corte, quelle utilizzate dai lavoratori delle grandi città per recarsi in ufficio, o quelle nelle campagne percorse per un semplice giro o per fare sport.
# Le tre città con più piste ciclabili in Italia sono in Emilia Romagna
Credits: @spaziobici.it pista ciclabile ferrara
Secondo uno studio condotto da Holidu (il motore di ricerca specializzato in case vacanza su dati di Open Street Map), le città con il maggior numero di piste ciclabili sono in Emilia Romagna. Le prime 3 posizioni della classifica sono infatti occupate da Ferrara, Reggio Emilia e Modena. Ma le altre città della regione non sono da meno: ad esempio Piacenza, Parma e Forlì sono perfettamente bike friendly.
Tutte insieme fanno sì che nella regione ci siano ben 777km di piste ciclabili, rendendola quindi la regione migliore da percorrere in bici. In rapporto alla popolazione, la città con il maggior numero di piste ciclabili è Ferrara con i suoi 150 km di ciclovie, pari a 1,14 m per abitante. Al secondo posto c’è Reggio Emilia, che in realtà ha ben 194,5km di pista(superando Ferrara), ma il rapporto per abitante è più basso. Infine, con 200km di strada (Milano ne ha poco più di 190), Modena è il Comune italiano con la più lunga rete di piste ciclabili, ma confrontato con la popolazione ne ha meno delle altre due.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sentieri tra i boschi, un percorso lungo il Fiume Azzurro. Siete pronti a scoprire le meraviglie del primo parco fluviale d’Europa? Il Ticino Grand Tour vale una prova di iniziazione, attraverso la “piccola Amazzonia” a due passi da casa. Vediamo in cosa consiste.
Il TICINO GRAND TOUR: attraversare a piedi e canoa le meraviglie del PRIMO PARCO FLUVIALE d’Europa
# L’avventura di una grande traversata del Parco del Ticino a piedi e in canoa
Credits: @nap069 IG
Oltre 110 chilometri: è la lunghezza dei sentieri da percorrere passeggiando nei boschi del Parco del Ticino e, altrettanti, quelli discesi navigando sul Fiume Azzurro. Stiamo parlando del Ticino Grand Tour, un’avventura programmata dall’8 al 14 marzo 2021. Ma di cosa si tratta? Della prima grandetraversata del Parco del Ticino, sia nella sua parte lombarda che in quella piemontese,con un giro ad anello fatto da una parte di trekking ed una di rafting in fiume.
Un’iniziativa che, con il patrocinato del Parco Lombardo della Valle del Ticino e dell’Ente di Gestione delle Aree Protette del Ticino e del Lago Maggiore, sarà anche la star di un nuovo documentario oltre che la scintilla di quella che si vorrebbe trasformare in un passaggio obbligato per vivere al pieno il territorio.
# Un’esperienza che sarà trasmessa anche sui social
Credits: @antoniamasera IG
Le protagoniste saranno due squadre di appassionati e professionisti del territorio che sveleranno a tutti noi le bellezze del primo parco fluviale d’Europa. Infatti, quest’esperienza potrà essere seguita ogni giorno sui canali social degli organizzatori, Avventura sulle Gambe e AqQua, rispettivamente una guida ambientale escursionistica e una società sportiva di canoa e rafting.
Ma, se siete nei paraggi, potete anche prendere parte al Grand Tour, ma solo nelle tappe terrestri.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Con il 1° posto in “Classics & Ancient History”, Sapienza torna aessere leader mondiale degli studi classicinel QS Ranking by Subject 2021 pubblicato il 3 marzo, unica università italiana a vantare un primo posto assoluto a livello internazionale.
Roma prima al mondo in «STUDI CLASSICI»
Non sono meravigliati studenti, dottorandi e professori della Sapienza di essere stati giudicati i migliori al mondo quando si parla di storia antica, di latino e greco, di studi classici in generale e non a caso la Sapienza è a Roma.
Comunque svegliarsi con la notizia che il QS World University Rankings una delle più note classifiche di Università, abbia giudicato La Sapienza al primo posto fra le migliori 1000 al mondo, anche davanti alla mitica Oxford University, fa piacere.
# Ma dove è che veramente eccelle la Sapienza?
Occorre guardare ai parametri che sono stati usati per stilare la classifica. Sono quattro.
#1 Il primo è la Academic reputation. In una parola la nomea dell’Università. E fin qui ci siamo. La Sapienza è super apprezzata soprattutto all’estero, dalla comunità accademica globale, prima che dagli italiani e dai romani in particolare, forse distratti da alcune mancanze, gli spazi, la burocrazia, alcuni servizi.
#2 Il secondo è la Employer reputation ovvero cosa ne pensano i cosiddetti cacciatori di teste di chi esce in cerca di lavoro da una determinata università. A quanto pare i nostri laureati vanno a ruba nel mondo. Siamo tutti coscienti di quanti italiani vivano e lavorino all’estero assunti in centri di ricerca, istituzioni e università straniere.
#3 Il terzo parametro è la Citations per paper forse quello più interessante e meno noto. Si giudica la produzione di papers di carattere scientifico, ovvero di studi, lavori, progetti che portano qualcosa di innovativo e che vada ad arricchire la conoscenza mondiale di una determinata materia o di uno specifico argomento. Ebbene i lavori dei nostri studiosi stanno avendo il maggiore impatto sulla ricerca nel loro campo. E a quanto pare, anche qui, è il dipartimento di Antichità della Sapienza a fare da capofila.
#4 Infine c’è l’ h-index, cioè quanto sono produttivi i docenti di ricerca di un’istituzione. E anche qui apprendiamo che i nostri docenti sono i più citati a livello internazionale. Secondo, Simone Petrillo, laureato in Storia, Antropologia e Religioni, oggi Dottorando presso l’Istituto Italiano di Studi Orientali (ISO), Sapienza, inconrato ieri, questi premi si vincono proprio “per la qualità della ricerca, per il livello dei progetti che si portano avanti che definisce al massimo livello”. Meno entusiasta è invece per come ancora vengono trattati gli studenti “numeri o matricole” che dir si voglia, precisa il dottorando.
Malgrado alcune lacune da colmare, la notizia rimane di quelle che scaldano il cuore e danno fiducia nel futuro. Buona Sapienza a tutti!
FRANCESCA SPINOLA
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: consulting_mascia.luciani
IG - Mario Draghi
Pare in arrivo una nuova “pace fiscale” che cancellerebbe 60 milioni di cartelle esattoriali di crediti inesigibili. Ma è solo una minuscola porzione dei crediti vantati dall’Erario, nei confronti di imprese e cittadini, che non potranno essere mai riscossi. Ma che se cancellati dal bilancio porterebbero l’Italia al default. Vediamo perché.
Quasi MILLE MILIARDI di CREDITI non recuperabili: lo STATO ITALIANO è virtualmente FALLITO?
# Insieme al “Decreto Sostegno”, dal governo Draghi in arrivo una nuova “pace fiscale”: 60 milioni di cartelle esattoriali e relativi carichi verrebbero cancellati
Credits: it.sputinknews – Consiglio dei Ministri governo Draghi
Parallelamente al decreto “Sostegno” per le imprese e partite iva colpite dalla crisi economica conseguente alle chiusure forzate imposte dal governo per contenere la diffusione del Covid-19, si fa sempre più concreta l’ipotesi di una rottamazione quaterdelle cartelle, quelle di importo superiore ai 5.000 euro. I carichi interessati dalla nuova definizione agevolata sarebbero quelli relativi alle cartelle emesse dal 2000 al 2015, secondo il consueto schema adottato per le varie rottamazioni, con la cancellazione di interessi e sanzioni maturati nel corso degli anni. In totale la “pace fiscale” farebbe sparire 60 milioni di cartelle esattoriali, ed è qui che arrivano i problemi.
# Aziende fallite, cittadini deceduti e azioni di recupero mai finalizzate: quasi 1000 miliardi di crediti inesigibili
Il problema principale è di natura finanziario perché la cancellazione dei crediti iscritti nei bilanci di Erario, enti territoriali e istituti di previdenza ha un costo, che solo per quelli previsti da questa “rottamazione quater” ammonterebbe a 2 miliardi. La situazione però è molto più preoccupante, infatti su quasi 1000 miliardi di crediti vantati a vario titolo dallo Stato Italiano circa il 90% non verranno mai riscossi. Ecco perché: oltre 300 miliardi sono inesigibili, di questi 153,1 miliardi sono riferiti ad aziende fallite o chiuse, 118,9 a cittadini deceduti o comunque irreperibili, 109 miliardi a nullatenenti. Altri 410 miliardi sono parte di azioni di recupero in corso ma mai finalizzate integralmente, a questi si aggiungono debiti in maggior parte non superiori i 1.000 euro di oltre 17 milioni di italiani.
# Se lo Stato fosse un’azienda dovrebbe dichiarare fallimento
Credtis: nuovoatlantide.org – Italia a rischio default
Cosa succederebbe se lo Stato Italiano fosse un’azienda?I crediti in bilancio nella misura in cui non saranno mai recuperati diventerebbero perdite, pertanto il nostro Stato dovrebbe certificare quasi 900 miliardi di perdite a cui andrebbero aggiunti i 2.600 miliardi di debito pubblico. La logica conseguenza sarebbe il default. Al momento però l’Italia sta facendo esattamente quello che hanno fatto, e forse fanno ancora, le banche con i loro crediti tossici, nascondere la polvere sotto il tappeto sperando che nessuno, istituzioni europee e mercati finanziari, se ne accorga.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La buona notizia è che si è evitato il rosso. La cattiva è che si adottano misure più restrittive fin dalla mezzanotte di oggi. In arrivo l’ordinanza di Fontana: che cosa cambierà e per quanto tempo resteremo colorati in questo modo.
Lombardia in ARANCIONE SCURO da mezzanotte: cosa cambia e fino a quando sarà
La Lombardia cambia di nuovo colore. Da stasera indossa l’arancione scuro, una novità assoluta di queste diverse versioni di lockdown. A partire da mezzanotte di oggi fino al 14 marzo la regione Lombardia sarà classificata come zona “arancio rafforzato”. Rispetto al classico arancione significa che tutti i tipi di scuole, eccetto i nidi, saranno chiusi.
Fontana ha firmato un’unica ordinanza che comprende anche le precedenti. Preoccupa il rialzo dei ricoverati (+26 in terapia intensiva) e la diffusione delle varianti.
L’ordinanza, tra le altre cose, disporrà anche l’accesso limitato nelle attività commerciali (consentite a un solo componente per famiglia), il divieto di utilizzare le aree giochi all’interno dei parchi e il divieto di recarsi nelle seconde case.
Cercare di cogliere il lato positivo in ogni sventura in realtà ha una componente volpesca. Tipo la volpe e l’uva: l’uva non è matura, quindi non vale la pena raggiungerla e mi accontento della mia situazione di bisogno.
Questa mentalità, che ha una ragione filosofica di fondo del saper prendere il lato migliore in ogni condizione, può giustificare un atteggiamento conformista e accomodante nei confronti di una situazione da cambiare. Una situazione che può essere ingiusta, oppressiva o semplicemente fatta di regole sbagliate che peggiorano la vita di tutti.
Se è una condizione provvisoria può avere un senso accettarla finché passi. Ma se diventa strutturale, con un atteggiamento accomodante si diventa complici.
Riprendendo la fiaba di Esopo, se ci fosse un sequel dovrebbe essere che dopo un certo tempo la scusa che l’uva non è matura non potrebbe più reggere, quindi la volpe non avrebbe più alibi e dovrebbe darsi una mossa per trovare il modo di prenderla. Anche perché a furia di aspettare l’uva diventerebbe marcia.