Home Blog Pagina 494

La “CRISI della CASA” può essere RISOLTA? Oltre 10.000 case POPOLARI VUOTE a MILANO

0
credit: difesapopolo.it

La “crisi della casa” a Milano prosegue da anni ed è stata ulteriormente accentuata dalla pandemia. La buona notizia? Potrebbe essere risolta in modo relativamente semplice.

La “CRISI della CASA” può essere RISOLTA? Oltre 10.000 case POPOLARI VUOTE a MILANO

Nel territorio milanese sono circa 16.000 le famiglie in attesa di un appartamento, di cui sono ben 10/12 mila quelle davvero in crisi. La cifra fa rabbrividire e la situazione diventa ancor più raccapricciante se si considera che al momento sono circa 10.000 gli alloggi Aler e Mm totalmente vuoti. La “crisi della casa” milanese sarebbe dunque risolta se questi appartamenti venissero utilizzati, perché ciò non avviene?

# 10.000 appartamenti vuoti tra sfitti e inagibili

credit: milano.corriere.it

Prima di capire il perché gli alloggi non vengano utilizzati occorre specificare che non sono tutti pronti all’uso: di questi 10.000, ben 3.000 sono ad oggi inagibili ma restano comunque oltre 7.000 le case sfitte. Considerando che il patrimonio di edilizia pubblica milanese è il più esteso d’Italia e conta circa 58.000 case di proprietà dell’Aler e di Mm, che gestisce le case per conto del Comune, 10.000 abitazioni vuote non sono poche.

# Ma non solo: sono oltre 5.000 gli alloggi che andrebbero liberati

credit: masterx.iulm.it

E se già con questi 10.000 appartamenti si potrebbe quasi annullare la “crisi della casa” in città, non è finita qui. Si aggiungono a questa cifra anche 400 abitazioni su cui pende ad oggi un “decreto di rilascio” che è esecutivo sin dal momento della firma. Cosa significa? Che sono case da liberare. Non per abusivismo come si potrebbe pensare. Gli inquilini, inizialmente regolari, hanno perso il diritto ad abitarci per varie illegalità: subaffitti, alloggi lasciati vuoti per oltre 6 mesi (magari perché si ha una casa altrove), subentri o ospitalità non dichiarati, abitazioni utilizzate per spaccio o prostituzione. Inoltre sono circa 5.000 gli alloggi che dovrebbero essere liberati per “decadenza economica”, poiché i proprietari nel tempo hanno aumentato di molto il loro reddito e in parole povere: non ne hanno più bisogno né diritto (la soglia Isee per poter accedere all’edilizia popolare è di 35 mila euro). Nonostante i decreti siano chiari a livello teorico, spesso a livello pratico vengono ignorati e non rispettati.

# L’abusivismo è un capro espiatorio? Assegnazioni rallentate per problemi amministrativi ed economici… ma non solo

credit: difesapopolo.it

Dunque non esiste solo il problema dell’occupazione abusiva? Assolutamente no. In confronto alle casistiche elencate sopra, gli alloggi abusivi appaiono davvero come un problema marginale. La politica ha influenzato per anni l’opinione pubblica, affermando che la lenta assegnazione delle case popolari era fortemente influenzata dall’abusivismo, quando ad oggi sappiamo che sono circa 3.000 gli alloggi abusivi e nonostante sia di fondamentale importanza far rispettare le leggi, gli oltre 15.000 appartamenti fantasma risolverebbero di gran lunga l’emergenza abitativa. Un dirigente pubblico che segue da anni la questione case infatti è dubbioso, si chiede: “Perché si guarda così tanto agli abusivi? Case vuote da ristrutturare e assegnare ne abbiamo migliaia. […] Da anni stiamo insinuando nelle famiglie il dubbio che le case mancano perché sono occupate da abusivi. Non è vero. Migliaia di alloggi restano sfitti. Affondano nelle sabbie mobili.

Nel biennio 2018/2019 le abitazioni assegnate dal Comune sono state 1.344 e ancor meno sono quelle assegnate dall’Aler: solo 1.160. Indubbiamente ci sono dei problemi amministrativi e gestionali che rallentano le assegnazioni ma è lo stesso dirigente di Aler a sottolineare come non siano questi gli unici ostacoli: “Sono le sabbie mobili amministrative, mescolate alle difficoltà economiche, gravate da problemi antichi, impastate da interessi politici“, interessi politici che da anni utilizzano l’abusivismo come capro espiatorio per affossare i loro interessi. Infatti, i quartieri popolari assicurano moltissimi voti durante le elezioni e alterarne gli equilibri può essere una mossa azzardata e sconveniente.

Il problema ad oggi persiste e riutilizzare le case ancora vuote o da liberare permetterebbe di risolvere due questioni: la crisi abitativa ulteriormente peggiorata dalla pandemia, e la continua costruzione di nuovi edifici quando moltissimi risultano inutilizzati. In Giappone è molto diffusa la pratica del Kintsugi – letteralmente “riparare con l’oro” in cui oggetti di ceramica rotti vengono riparati e impreziositi da oro e argento liquido. Dovremmo prendere esempio da questa concezione orientale secondo cui tutto può essere riutilizzato, e dare nuova vita alle vecchie e inutilizzate abitazioni popolari.

Leggi anche: La CASETTA nel GRATTACIELO

ROSITA GIULIANO

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

MILANO CITTA’ STATO

Riproduzione vietata a chi commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Con il ciclismo Roma abbatte le distanze fra italiani e stranieri

0

L’integrazione della comunità dei filippini a Roma passa attraverso il comune amore per il ciclismo

Sotto al caschetto da ciclista non conta più di che colore hai la pelle o che forma hanno i tuoi occhi. Quando sei in strada e il vento rema contro i muscoli gonfi di sangue e sudore, mentre a ogni pedalata senti che il corpo diventa un tutt’uno con la bicicletta, non ci sono lingue, fedi, colori che tengano. Sei un ciclista che sfida se stesso!

Con il ciclismo Roma abbatte le distanze fra filippini e italiani

Nilo al centro con il suo gruppo di ciclisti filippini

#I filippini appassionati di ciclismo

Oggi a Roma la comunità degli appassionati di ciclismo e cicloturismo si è arricchita di un numero notevole di sportivi originari delle Filippine. Sempre più spesso capita di vederli sfrecciare la domenica in piccoli gruppi lungo le piste ciclabili o sulle consolari che fanno il giro dei castelli romani o del litorale. Colorati, sorridenti, quando si fermano ai chioschi lungo le ciclabili per un caffè, li senti ridere e scherzare nella loro lingua o in inglese e a volte in quell’italiano diventato oggetto di gag umoristiche da parte di comici che fanno su questa comunità una satira affettuosa.

#La storia di Nilo, marito, padre, ciclista felice

Nilo è uno di loro e questa domenica piovosa non lo ha fermato dall’infocare la bici e dal percorrere la strada che dall’Eur porta a Ostia, in attesa che il sindaco realizzi la tanto promessa pista ciclabile. Nella sua maglia giallo neon, Nilo, un uomo dall’aspetto gentile e forte, ci racconta di essere arrivato in Italia 20 anni fa per raggiungere la moglie, partita prima di lui. Ora lavora in Prati, ha mandato un figlio a studiare in America e ha fondato un gruppo di amanti del ciclismo che riunisce un centinaio di filippini a Roma.

#Dal basket alla bicicletta

“All’inizio praticavamo la pallacanestro – racconta – negli oratori delle Chiese, ma quando abbiamo dovuto iniziare ad affittare i campi, questo sport è diventato costoso e così piano piano e a malincuore  abbiamo cercato delle alternative”.  Il basket è considerato dai Filippini il loro sport nazionale, un po’ come il calcio per gli italiani.  Ma di necessità virtù e così una decina di anni fa Nilo e alcuni suoi conoscenti si sono comprati la bicicletta. “Un investimento iniziale – spiega – ma una volta che c’è, resta con te per sempre”.  Da allora fra i filippini di Roma, circa 38.000 secondo i dati Istat del 2019, è stato tutto un passaparola e oggi a inforcare la bici il giovedì pomeriggio e la domenica sono in più di qualche migliaio.

#La bicicletta ci aiuta ad integrarci

“Questo sport ci ricarica le batterie – spiega un ragazzo che è nel gruppo di Nilo”. Ma non solo, “la bicicletta – ammette Nilo – ci fa sentire parte di una comunità più vasta della nostra, ci sta aiutando ad integrarci”.

#Se i pedoni si ignorano, gli automibilisti si insultano, i ciclisti…..

Non c’è tempo per altre risposte, il gruppo di ciclisti filippini in sosta al chiosco sulla Via del Mare di Ostia si sta facendo sempre più numeroso e sotto un cielo plumbeo e gonfio di pioggia è già tempo per loro di rimontare in sella e sfrecciare verso la capitale, che domani è lunedì e si torna al lavoro. E per dirla con le parole di Jacques Goddet, fu patron del Tour de France, “Se i pedoni si ignorano, se gli automobilisti si insultano, i ciclisti si sorridono, si salutano e si uniscono”.

FRANCESCA SPINOLA

 

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest#Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila#KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Sulle montagne dell’Alto Adige il primo GATTO delle nevi a IDROGENO del mondo

0
Credits: automotorinews.it Gatto nevi

Ci stiamo già lasciando alle spalle una penosa stagione sciistica che, per cause che tutti conosciamo, non è mai partita, e ormai non partirà più. Nonostante ciò, da qualche settimana è partita una rivoluzione che riguarda la mobilità ecosostenibile in montagna: è entrato infatti in funzione a fine dicembre 2020, accanto alla pista Gran Risa dove si sono tenute le due gare di Coppa del mondo di sci, il primo gatto delle nevi alimentato a idrogeno, 100% green.

Sulle montagne dell’Alto Adige il primo GATTO delle nevi a IDROGENO del mondo

Ci troviamo nelle piste dell’Alto Adige, più precisamente in Val Badia: a sviluppare il progetto è stata la Prinoth, azienda di Vipiteno specializzata nella produzione di gatti delle nevi.

Credits: @valbadiachepassione
Scorcio dell’Alta Val Badia

# Lo spirito pionieristico di PRINOTH

Dal lavoro degli ingegneri di Prinoth è infatti nato il Leitwolf h2Motion, primo gatto delle nevi al mondo con motore 100% ecologico alimentato a idrogeno, insieme con l’Husky eMotion interamente elettrico: due soluzioni che guardano alla eco-sostenibilità dei comprensori sciistici.

# Leitwolf: la scheda tecnica

Credits: prinoth.com
Il LEITWOLF h2MOTION

Motore: Il Leitwolf h2M ha una potenza di 544 cavalli (400 kW): offre prestazioni superiori a quelle dei seppur moderni motori a gasolio usati dalle versioni “classiche” di questo macchinario

Alimentazione: Il motore elettrico è alimentato a celle a combustibile a idrogeno

Autonomia: fino a 4 ore

Tempi di rifornimento: 20 minuti, con idrogeno a pressione di 700 bar

Il progetto Leitwolf è stato concepito in poco più di dieci mesi. Un gruppo di tecnici e ingegneri ha sviluppato e costruito il prototipo di gatto delle nevi a idrogeno che sarà sulle piste fra tre o quattro anni. Lo sviluppo gode però di fondamenta profonde e solide: già tra il 2003 e 2006, con una piccola turbina eolica, Prinoth ha iniziato a sperimentare la produzione di idrogeno per elettrolisi (scindendo per cui l’acqua nei suoi due elementi). L’obiettivo è quello di produrre con energie rinnovabili e con l’idroelettrico. D’altronde sono molte le stazioni sciistiche che hanno piccole centrali idroelettriche: potrebbero sfruttare l’energia prodotta di notte per ottenere idrogeno.

# Husky eMotion: La Scheda Tecnica

Credits: prinoth.com
Husk eMotion, completamente elettrico

Motore: Husky eMotion ha un motore elettrico con 270 CV (200 kW)

Alimentazione: Il motore elettrico è alimentato da una batteria da 190 KwH

Autonomia: fino a 3 ore

# Emissioni zero, piste perfette

E’ questo lo slogan dell’azienda Prinoth. E così parla Anton Seeber, presidente del consiglio di amministrazione del Gruppo Hti, a cui fa capo l’azienda, in merito a un progetto che promette di rivoluzionare il modo di muoversi e la manutenzione delle piste da sci:

“Riteniamo che possa anche essere una questione di immagine per i comprensori sciistici che useranno i nostri gatti ecologici: la coscienza ambientale si sta per fortuna sempre più risvegliando e la sostenibilità sta iniziando a diventare una discriminante nelle scelte di consumo. Il problema principale per la diffusione di mezzi di questo genere sono le infrastrutture: in Italia, nonostante le promesse, l’ascesa dell’idrogeno è in salita proprio per questo”. Il progetto si basa inoltre su due questioni cruciali: “ci saranno presumibilmente contributi statali, come avverrà per le auto, e poi questa pandemia dovrebbe aver chiarito una volta per tutte che il concetto di costo non può prescindere dai costi ambientali e per la nostra salute. Stiamo investendo a lungo termine, che è poi il concetto stesso di sostenibilità”.

Fonti: lifegate.it

Continua la lettura con: In Lombardia la prima HYDROGEN VALLEY: in arrivo i TRENI a IDROGENO

LUCIO BARDELLE

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

L’allarme di SCIENCE: se non apriamo tutto il Covid finirà tra 10-20 ANNI

0
Credit: science.sciencemag.or

A un anno dalla pandemia la domanda è sempre la stessa: quando finirà tutto questo?

A dare una risposta è stata Science, una delle riviste più prestigiose in campo scientifico, ma la risposta che ha dato potrebbe non piacere a molti. Il dato si ricava dal confronto con
quanto è successo ai quattro Coronavirus che hanno preceduto il Covid-19.

L’allarme di SCIENCE: se non apriamo tutto il Covid finirà tra 10-20 ANNI

# Lo studio di Science cambia le carte in tavola: per fargli perdere forza (e non favorire le varianti più aggressive) il virus va fatto circolare

La rivista americana ha pubblicato di recente uno studio che rivoluziona il nostro modo di
vedere e affrontare la pandemia Sarc-Cov-2.
Secondo questo studio più il virus circolerà velocemente e più in fretta riusciremo ad eliminarlo, pur proteggendo anziani e categorie protette che sono a rischio con cure e
vaccini.
Jennie S. Lavine e Ottar N. Bjornstad, scienziati della Emory e della Penn State University, Stati Uniti d’America, rilanciano l’idea che dovremo imparare a convivere con il virus Sars- Cov-2 senza esagerare con le chiusure.

Nel loro studio si sono basati sull’evoluzione degli altri coronavirus, sostenendo che il Sars- Cov-2 è diventato così diffuso da esserci poche possibilità di eliminazione diretta.
Quello che spesso ci dimentichiamo è che siamo già in contatto con altri coronavirus
endemici, che causano quindi reinfezioni ma che hanno ormai generato l’immunità di gregge sufficiente ad eliminare il rischio di gravi malattie.

Secondo gli studiosi questo potrebbe essere un possibile futuro anche del Covid che stiamo
affrontando in questo momento.

# Abbiamo già sconfitto in passato altri Coronavirus facendoli circolare e raggiungendo l’immunità di gregge

Credit: science.sciencemag.or

Quando parliamo degli altri coronavirus con cui siamo già in contatto, parliamo di virus non
molto lontani da quelli influenzali, con un rapporto di mortalità per infezione (IFR) pari allo
0,001.

Quindi più il virus circolerà velocemente (R0=6), più in fretta ce lo toglieremo di torno.
Se però continuiamo a limitarne la diffusione con tutte le misure di lockdown e
distanziamento, secondo gli scienziati potrebbero volerci fino a 20 anni per uscire da questa situazione.

# Il Covid potrebbe diventare come un’influenza

Limitare le misure di distanziamento sociale e di protezione può essere la chiave per diffondere il virus il più velocemente possibile così da ridurne l’aggressività, portandolo  manifestarsi come una normale influenza.
Il suo destino potrebbe infatti essere quello di unirsi agli altri quattro coronavirus del raffreddore che si ritiene siano diventati pressoché innocui per l’uomo.
Questo processo abbasserebbe la virulenza del virus e ridurrebbe anche l’età di diffusione,
interessando principalmente i bambini che hanno un sistema immunitario più forte e reattivo.

L’impatto della vaccinazione e le informazioni che per ora possediamo sull’immunità non promettono un futuro roseo.
Gli anticorpi tendono a decadere rapidamente, soprattutto tra le persone in cui l’infezione è
rimasta in forma asintomatica, i vaccini sembrano proteggere ma non del tutto, per non
considerare anche la parte di popolazione che non si farà vaccinare.
Per evitare che la situazione attuale duri qualche decennio occorre quindi agire con strategie diverse.

Limitare le misure di distanziamento sociale e di protezione può velocizzare la
trasformazione del Covid in una normale influenza.

# Come sconfiggere il Covid e tornare alla normalità

La trasformazione del Covid in un virus più debole, quasi innocuo ed endemico può
richiedere decenni, a seconda della velocità con cui si diffonde l’agente patogeno.
In sostanza per eliminare gli effetti più gravi della Sars-Cov 2, il virus va fatto circolare.
In questo modo saremmo anche più in grado di trovare un vaccino sempre più efficace.
Grazie a loro studi infatti, Jennie S. Lavine e Ottar N. Bjornstad hanno scoperto che il
vaccino a base di adenovirus è migliore nel prevenire infezioni gravi rispetto a quelle lievi o
asintomatiche.
Nel sistema con adenovirus infatti, dopo la vaccinazione, viene prodotta la proteina spike
superficiale che attiva il nostro sistema immunitario affinché attacchi il virus e lo debelli.

# Un messaggio che può essere travisato

Questo messaggio potrebbe essere travisato in un “liberi tutti” ma un fondo di verità c’è.

In questo momento, ormai da un anno, stiamo prendendo tempo. Prendendo tempo per
trovare una cura, per trovare una soluzione e per cercare di non far crollare il sistema
sanitario, cosa che accadrebbe, per lo meno all’inizio, se non mantenessimo le distanze.

La domanda però rimane questa: vogliamo aspettare 20 anni per tornare alla normalità?

Fonti: affaritaliani.it

Continua la lettura con: Covid: quale Paese ha REAGITO meglio? Ecco la classifica del Lowy Institute

ARIANNA BOTTINI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Ho trovato la mia PANCHINA al PARCO delle LETTERE

0

Sono sempre io, la ragazza che sta cercando la sua panchina a Milano.
Dopo l’articolo sulle panchine letterarie che da Londra sono arrivate in Italia senza però raggiungere Milano, ci hanno segnalato un progetto realizzato nel 2016 che potrebbe forse prendere l’ambito titolo di mia panchina personale. 

É qui che veniamo a conoscenza di Ali-brì, un progetto che ha partecipato al bando ideato da Cesare Castelli per il Parco delle Lettere di Milano, un grande progetto partecipativo per l’ideazione di sistemi di seduta destinati alle aree di lettura poste in parchi e giardini, anche non sorvegliati.

Vediamolo insieme.

Ho trovato la mia PANCHINA al PARCO delle LETTERE

# Il concorso per il “Parco delle Lettere”

Nel 2016 nasce il bando per il “Parco delle Lettere”.
L’obiettivo? Attrezzare parchi e giardini pubblici con arredi e strutture naturali ed ergonomiche per risparmiare tutti i cittadini da quelle classiche, scomode e spesso rovinate panchine di legno.

Questo progetto ha ricevuto l’appoggio dell’associazione no profit “Quarto Paesaggio”, ha trovato l’adesione dell’assessorato alla Cultura del Comune di Milano, settore Biblioteche, ma anche di gruppi di creativi autoproduttori come l’associazione “Milano Makers” che ha curato la realizzazione dei prototipi.

É qui che veniamo a conoscenza del progetto Ali-brì, premiato con il terzo posto al concorso del Parco delle Lettere di Milano grazie alle votazioni di più di 3000 cittadini.

#Il progetto Ali-brì

Ali-brì è un oggetto di design, concepito per essere integrato in uno spazio dedicato ai libri e alla lettura e realizzato con materiali resistenti ed eco-sostenibili che non richiedono molta manutenzione.

Quello che stupisce di Ali-brì è la struttura: la seduta molto grande si incastra perfettamente con una parte interiore che permette di trasformare la panchina in una sorta di chaise-longue. Ad accompagnarla c’è anche uno scrittoio su cui appoggiare libri, giornali, matite, senza quei fastidiosi buchi in cui si incastrano sempre i piccoli oggetti.

Un’ultima parte è vuota e permette di accogliere disabili su sedie a ruote sotto l’ampio tavolo.

Il progetto firmato A.a.f.c. (Architetti associati Fardelli e Colombo) sembra una panchina ma in realtà racchiude in sè una sdraio per leggere in tutta tranquillità, una seduta con piano scrittoio e un piano dedicato ai disabili motori.

Grazie allo spessore del piano di seduta permette di portare fino a 8 persone.

Come ci dice uno dei suoi progettisti, Marco Fardelli “quello che abbiamo realizzato è un oggetto fuori dal convenzionale, il piano di seduta è incastrato come un’ala nel sostegno metallico e sembra proprio infilato dentro l’altro e proprio per questo non ha parti di fissaggio in vista. É molto resistente anche ai vandalismi, adatto per essere posizionato all’interni di parchi e giardini anche senza sorveglianza”.

# Il libro con le ali di un colibrì

Questo nome curioso deriva dalla combinazione di due elementi.

Ali-brì: “librì” suggerisce il tema della lettura, oltre che per la sua funzione, la forma della struttura richiama infatti un libro aperto, il tutto dipinto di colori che ricordano quelli di un colibrì.

Dall’altra parte, “Ali” suggerisce proprio l’incastro di queste parti. Il piano di seduta è infatti incastonato in un intaglio del sostegno metallico e sembra quasi balzare verso lo scrittoio e verso il lato opposto, rendendo così visibili a tutti le due ali di “Ali-brì”.

# I materiali

Nel progetto c’è una grande scelta nei materiali, soprattutto per il desiderio di creare un oggetto che rimanga inalterato per il più lungo tempo possibile, sia nell’aspetto ma soprattutto nelle sue funzionalità che, in questo caso, sono molte.

La panchina è formata da due soli materiali: lamiera di acciaio e il cemento per la seduta.

Il prototipo è pensato per avere un piano in cemento UHPC (Ultra High Performance Concrete), un materiale green che non presenta al suo interno resine o componenti plastici e che garantisce un’elevata durabilità, nonché l’impermeabilità.

Questo materiale permette di avere una resa a lungo termine con l’unico difetto di avere un prezzo elevato.

In fondo però, se non si propone il meglio in un concorso, quando lo si fa?

Come condivide con noi Marco Fardelli “questa era una bella occasione per fare un progetto nuovo, puntare in alto e uscire dagli schemi”.

# Un progetto da realizzare

Ali-brì per ora è rimasto un prototipo ma si potrebbe realizzare.

L’azienda CODAL s.r.l. di Asti, fondata nel 1985 e famosa per l’arredo urbano green, si è resa partner disponibile per la realizzazione della panchina fornendo tutto il supporto necessario.

Che sia un progetto futuro per Milano? Io, personalmente, sento di aver trovato la mia panchina.

Continua la lettura con: Le PANCHINE LETTERARIE si diffondono in Italia: le realizziamo anche a Milano?

ARIANNA BOTTINI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Le STRISCE PEDONALI diventano opere d’arte: un’idea per Milano?

0
Strisce pedonali Campobasso. Credits: @Quotidianomolise.it Strisce pedonali Campobasso

La street art è diventata un’ottima strategia di valorizzazione. Molte città italiane, come la stessa Milano o recentemente Brescia, hanno puntato su opere di arte urbana per riqualificare quartieri, centri storici e periferie. Stencil, graffiti, murales e installazioni sono ormai all’ordine del giorno, un semplice giro in città e hai visto almeno uno di questi. Forse però non hai ancora ammirato delle strisce pedonali che diventano opere d’arte. In giro per il mondo far diventare gli attraversamenti pedonali opere d’arte non è poi così tanto una novità: in India erano state create delle strisce in 3D per evitare il problema degli incidenti, l’artista francese OakOak ha dipinto alcuni degli attraversamenti in Belgio e in altri paesi e Madrid ci aveva stupiti con una street art interessante. Oggi è una città italiana che ha trasformato le sue strisce pedonali in opere di street art.

Le STRISCE PEDONALI diventano opere d’arte: un’idea per Milano?

# Una street art educativa

Credits: @Quotidianomolise.it
Strisce pedonali Campobasso

Il progetto di street art dal nome “Attraverso il colore”, volto alla valorizzazione delle strisce pedonali della città di Campobasso, oltre all’impatto visivo proprio dell’arte, ha un ruolo educativo. Gli attraversamenti dipinti nei pressi delle scuole hanno l’obiettivo di sensibilizzare gli automobilisti alla sicurezza stradale, nonché quello di attrarre i bambini e quindi spingerli ad usare la segnaletica orizzontale. Il progetto nasce dalla volontà di tre artiste dell’Associazione Malatesta di rendere le strisce pedonali belle, creative e soprattutto sicure. Dagli stili pittorici diversi, le quattro opere hanno una certa continuità e vogliono comunicare quattro temi fondamentali. L’accoglienza è rappresentata dalla volpe, una delle protagoniste di molte favole per bambini; la musica è invece simbolo dell’armonia, con le due musiciste (da una parte e dell’altra delle strisce) che suonano i loro strumenti. Gli altri due temi sono invece la leggerezza, narrata dalla natura dipinta sulla strada, e la vivacità, rappresentata invece dalla geometria e dai colori.

# Una proposta per Milano?

Credits: milanopost.info
Milano piazza Minniti Minniti e Via Garigliano all’Isola

È già stato detto che la street art è perfetta per la riqualificazione della città e Milano se ne è sicuramente accorta. Il quartiere Ortica arricchito dai bei murales e porta Garibaldi ne sono degli esempi. Tuttavia, la scelta di Campobasso di rendere la strada la tela dei suoi artisti e intervenire sulle strisce pedonali può essere da esempio. Troppo spesso si sente parlare di incidenti dovuti ad un non rispetto della precedenza dei pedoni sulle strisce da parte degli automobilisti, o agli stessi pedoni che pensano sia troppo faticoso raggiungere la segnaletica orizzontale e attraversano la strada non sulle strisce. La città di Milano, quindi, potrebbe iniziare a pensare ad un progetto sulla falsa riga del capoluogo del Molise e delle altre città europee, soprattutto dopo il via ai lavori della così detta “Urbanistica Tattica“, che ha portato ad un intervento tra piazza Minniti e Via Garigliano all’Isola (nell’ottobre del 2020) poco comprensibile, sembra quasi un quadro di Pual Klee.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: 38 MURALES nel VILLAGGIO dei FIORI: così MILANO cambierà volto per le OLIMPIADI

BEATRICE BARAZZETTI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

MILANO IN UN’ORA per collegarsi ai suoi DINTORNI DA FAVOLA

0
Credits: @rivetto1990 IG

Il concetto della “città in 15 minuti” è stato copiato da Parigi, ma forse è riduttivo per la nostra città, la cui caratteristica distintiva è essere vicina a luoghi meravigliosi e crocevia tra Europa e Mediterraneo. Ecco come andrebbe ripensato il modello “Milano” del post pandemia secondo l’opinione del vicepresidente di Assolombarda Antonio Calabrò.  

Invece di scopiazzare con la città in un quarto d’ora: MILANO IN UN’ORA per collegarsi ai suoi DINTORNI DA FAVOLA

# La “città in 15 minuti” copiata da Parigi, un’impostazione poco adatta al contesto milanese

Credits: @rivetto1990 IG

Il mantra del Sindaco Sala per la nuova Milano post-Covid è quello della “città in 15 minuti” mutuata dall’idea del Sindaco di Parigi, che è stata poi ripresa anche da Barcellona, Copenaghen e altre metropoli europee. Alla base di questa concezione di vivibilità della città c’è la prossimità, che per Milano significa: “la riscoperta dei quartieri, il piacere delle relazioni di prossimità nei piccoli supermercati e nelle botteghe rivalutate e rimodernate, i dialoghi nelle piccole librerie e gli incontri negli spazi di comunità, nei dintorni di piazze tornate a vivere”. 

Questa impostazione soffre di due limiti se applicata a Milano. Il primo è quello che si adatta bene a città policentriche ma a Milano, città che da sempre è focalizzata sul centro, rischia di creare dei ghetti per tenere lontano dal centro chi vive in zone periferiche. Il secondo limite è che non valorizza invece la caratteristica distintiva di Milano che, rispetto alle altre città italiane e metropoli europee, si trova al centro di un’area ricca di luoghi meravigliosi raggiungibili in un’ora di auto, treno e persino aereo.

# Il modello “Milano in un’ora” per far rinascere la città dopo la pandemia

Forte di Bard

Ecco quindi che un modello migliore per rilanciare la nostra città dovrebbe essere quello di “Milano in un’ora”, come ipotizzato dal giornalista e vicepresidente di Assalombarda Antonio Calabrò.  Questo perché Milano è una metropoli legata ai territori circostanti, aperta e dialogante, europea e mediterranea allo stesso tempo. Il suo punto di forza è la facile raggiungibilità di alcuni dei borghi più d’Italia, del Lago di Garda e di Como, del Lago Maggiore e delle Isole Borromee, delle Alpi e degli Appennini. In un’ora di treno si collega a Torino, Bologna, Verona e nei prossimi anni alla Liguria, in 60 minuti di aereo alla Sardegna e alla Sicilia, in poco più di un’ora a Francoforte, Monaco, Parigi, Londra e Barcellona.

Inoltre dai comuni dell’hinterland, dai borghi e dalle province circostanti della Lombardia e delle regioni limitrofe del Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna e Veneto, arrivano nella metropoli quotidianamente milioni di pendolari. Nel post pandemia probabilmente si ridurrà la frequenza di tali spostamenti, con studenti, giovani famiglie e professionisti che sfrutteranno la possibilità dello smartworking e sceglieranno la città solo in alcuni giorni e per il tempo libero.

Fonte articolo: Huffington Post

# Serviranno investimenti su sostenibilità, qualità della vita e trasporto pubblico

Credits: mylink.it – Traffico treni in Lombardia

Per questo motivo Milano dovrà investire sulla sostenibilità, sul migliorare qualità della vita, dell’aria e del verde, sulla socialità, per diventare un luogo dove desiderare di venire per svago e interessi culturali e non dove essere obbligati ad esserci per motivi di lavoro. Il trasporto pubblico sarà una delle chiavi di questo processo, sarà necessaria una cura del ferro all’interno dell’area metropolitana con un servizio più efficiente, sicuro e linee dedicate, mezzi moderni e stazioni accessibili, orari più estesi e un’integrazione totale con le linee metropolitane che dovranno sempre più spingersi verso l’esterno e avere dei tracciati circolari, ad oggi inesistenti, per interscambiare le linee radiali.

Ma soprattutto quello che forse serve di più a Milano è di togliere quell’atteggiamento provinciale di imitare le altre in modo passivo rinunciando a essere lei stessa motore di innovazione, centrando gli interventi sulla valorizzazione delle sue caratteristiche distintive. 

Leggi anche: Una METROPOLITANA REGIONALE per collegare le città lombarde

Continua la lettura con: “Milano 2021”: la CADUTA e i nuovi ORIZZONTI della città ferita

MILANO CITTA’ STATO

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

L’INVASIONE della NATURA: così cambierebbero Parigi, NY, Roma e Venezia (Immagini)

0
credit: Facebook @morin.eitner

Cosa accadesse se il lockdown durasse anni anziché mesi? L’artista francese Chris Morin-Eitner ha previsto un’invasione naturale mondiale.

L’INVASIONE della NATURA: così cambierebbero Parigi, NY, Roma e Venezia (Immagini)

Parigi. Chris Morin-Eitner

Quando si pensa alla natura che si riprende i suoi spazi, si pensa a luoghi ormai disabitati in cui l’ambiente non deve più sottostare al volere dell’uomo. Un esempio celebre? Chernobyl, dove a soli 500 metri dal sito nucleare sta ricrescendo un’intera foresta rossa. Eppure anche il lockdown dovuto alla pandemia è stata un’opportunità per la natura per guadagnare spazio: fenicotteri in giro per le città sarde e anatre a spasso per il centro a Parigi, sono solo due dei tanti avvistamenti. Ma cosa accadrebbe se il lockdown durasse anni anziché mesi? Ecco l’invasione naturale prevista dall’artista francese Chris Morin-Eitner.

# C’era una volta domani. Una visionaria fusione tra natura e città

credit: Facebook @morin.eitner

Praticamente il mondo quest’anno ha vissuto, seppur con diverse modalità, alcuni mesi di chiusura in cui la presenza dell’uomo nelle città era pressoché nulla. L’artista francese Chris Morin-Eitner ha sviluppato un progetto visionario: Once upon a time tomorrow – C’era una volta domani – in cui avviene l’impensabile.

Le nostre città sono la rappresentazione concreta di quanto l’uomo abbia la tendenza ad imporsi come protagonista; gli animali vogliono far parte della vita cittadina? Allora apriamo gli zoo, recintiamo i parchi. Ma se l’uomo non potesse più imporsi, la natura e gli elementi antropici delle città si fonderebbero.

# Da Oriente a Occidente, le nostre città avrebbero inaspettati abitanti

credit: Facebook @morin.eitner

Da Parigi a New York, passando per Roma, Shangai e Atene. Le protagoniste di questo progetto artistico sono moltissime e tutte accomunate dallo stesso leitmotiv: il connubio tra le metropoli e la natura. E’ lo stesso Eitner a spiegare come gli sia venuta l’idea di questo progetto: durante una visita ai templi di Angkor, in Cambogia, è “rimasto affascinato da come la natura avesse reclamato il proprio spazio”. Questi templi non solo sono immersi nella natura ma sono completamente fusi con l’ecosistema circostante, tra radici, tronchi, rami, liane che si intrecciano a mattoni, bassorilievi, statue.

# Tutto ciò è destinato ad accadere prima o poi?

Venezia. Chris Morin – Eitner

“All’epoca del loro massimo splendore gli edifici di Angkor dovevano essere l’equivalente dei grattacieli e delle strutture super moderne di oggi” riflette l’artista. Da qui l’idea geniale: e se la natura si riprendesse anche i nostri edifici? Se si fondesse con i nostri monumenti? E il risultato è stato davvero pazzesco. Le opere dell’artista hanno fatto il giro del mondo e hanno fatto riflettere un grandissimo numero di persone.

Probabilmente il momento di condividere i nostri spazi con la natura, anche quella più selvaggia, non è poi così lontano e l’artista ha trovato il giusto modo per iniziare a prepararci. 

New York – Chris Morin – Eitner

Fonte: Sintony

Leggi anche: Elon Musk vuole costruire una CITTÀ PRIVATA: autonoma, hi-tech, libera. Praticamente come Milano Città Stato

ROSITA GIULIANO

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

I migliori PROGETTI URBANI completati a Milano secondo URBANFILE

0
Credits: @comune_milano (INSTG)

Per un anno così particolare come è stato il 2020, UrbanFile ha deciso di raccogliere i progetti più significativi svolti a Milano a livello architettonico e urbanistico e di creare una sorta di premio virtuale. Dopo aver individuato alcune categorie diverse e analizzato i vari lavori, UrbanFile ha assegnato il premio al miglior progetto. Vediamo questo poker d’assi di progetti premiati. 

I migliori PROGETTI URBANI completati a Milano secondo URBANFILE

# Categoria Arredo Urbano – Spazi pubblici – Ciclabili: PIAZZALE ARCHINTO

Credits: @comune_milano (INSTG)

Il vincitore è il progetto realizzato in Piazzale Archinto, la piazzetta in zona Isola inaugurata a dicembre 2020. Qui delle banali aiuole sono state trasformate in un disegno sinuoso e in un’esplosione di verde urbano. Con una nuova pavimentazione in pietra di Luserna, intervallata da un’area bambini con una pavimentazione anti- trauma. La riqualificazione ha reso il Piazzale molto più vivibile. Non più le macchine parcheggiate, ma i pedoni e i cittadini in generale sono diventati i veri padroni della piazza.

# Categoria Edilizia Scolastica: SCUOLA INTERNAZIONALE ICS

Credits: icsmilano.it

In questo contesto nel 2020 è stato portato a termine un unico progetto, la scuola internazionale ICS a Scalo di Porta Romana. Nonostante quindi si aggiudichi il premio perché senza rivali, si tratta di un lavoro particolarmente riuscito che avrebbe potuto vincere il primo posto anche con dei concorrenti. Realizzata dallo studio Barreca & La Varra, la ICS Symbiosis School è la nuova scuola del futuro sia per l’apparenza esterna che per gli spazi interni.

# Categoria Edilizia per il Terziario: IL CURVO (CITYLIFE)

Credits:
@deangelinadia (INSTG)

Nel 2020 il Curvo va a completare il trittico delle torri di CityLife, affiancando la Torre Allianz di Isozaki e quella delle Generali di Hadid.  Il grattacielo dall’altezza 175 metri e progettato da Daniel Libeskind nel 2007/10, vince il primo posto battendosi con il progetto del Sarca 220 di Bicocca.  Dopo che nel 2015 iniziarono i lavori per la torre soprannominata il Curvo, nell’aprile del 2020 fu realizzato il tetto e ad ottobre sono finalmente entrati negli uffici i primi dipendenti della multinazionale PwC.

# Categoria Edilizia Residenziale: HABITARIA e CORSO GARIBALDI 95

Credits: arketipo magazine

Tra i numerosi completati lo scorso anno, Habitaria e Corso Garibaldi 95, in Corso Garibaldi progettati da Arassociati, vincono il premio in questo settore. Il progetto consiste nel recupero di due edifici storici a cui fu affiancata una nuova torre di 10 piani, contrapponendo quindi il contemporaneo all’antico. L’edificio nuovo viene filtrato dai cortili e dagli angoli “segreti”, che rendono la residenza un luogo magico.

Credits: infobuilt.it

Fonte: blog.urbanfile.org

BEATRICE BARAZZETTI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

Il distretto dell’ORO BIANCO che il mondo ci invidia

0
Credit: initalia.virgilio.it

Il Distretto Ceramico ha rappresentato un elemento fondamentale per lo sviluppo regionale e nazionale sin dal 1300.

Vediamo insieme la storia del Distretto Ceramico del Modenese nelle sue diverse tappe.

Il distretto dell’ORO BIANCO che il mondo ci invidia

# Anno di nascita: 1279

I primi passi del Distretto Ceramico si possono ritrovare in un documento del 1279, il quale attesta la presenza di una fornace per la cottura di piastrelle e maioliche, che veniva usata congiuntamente da una serie di comuni del modenese. 

Ed è appunto Modena che, assieme alla sua provincia, ha visto nascere e fiorire l’industria della maiolica. Risale invece al 1741 la fondazione della prima azienda in senso moderno, sempre a Sassuolo, che è da sempre epicentro del distretto. 

Tale fabbrica ricevette, nello stesso anno, l’autorizzazione da parte del Duca Francesco III d’Este a produrre maioliche con l’insegna ducale e di fruire del diritto di monopolio e del divieto di concorrenza sui territori sotto il potere del Duca stesso. 

 # Il boom dei cinquanta e sessanta

Credit: initalia.virgilio.it

Per tutto il XVIII° ed il XIX° secolo, l’area produttiva delle ceramiche (ed il relativo settore) crebbe costantemente, supportata da politiche lungimiranti e dalla possibilità di agire autonomamente.

Peraltro, i prodotti della ceramica modenese ricevettero la medaglia d’argento all’Esposizione Nazionale di Milano del 1881. 

Questo sviluppo ha creato una struttura industriale ed economica assai simile a quella di un moderno distretto.

Quest’area produttiva è arrivata puntuale all’appuntamento con il boom economico italiano degli anni ’50 e ’60 del secolo scorso.

Quel periodo, in quelle zone, fu caratterizzato dalla fondazione e dalla crescita di aziende collegate, per esempio quelle produttrici di macchinari, oppure dei colori e dei forni per le maioliche.

# Il 40% della produzione europea

Già a metà degli anni ’60 del ‘900, il Distretto delle Ceramiche produceva il 75% dell’output del settore ceramico a livello nazionale ed il 40% a livello europeo, con ottimi livelli di export.  

Non è solo un distretto, ma un vero e proprio organismo che pulsa, dal fatturato di 4,7 miliardi di euro e un export di 3,5 miliardi.

Un caso che è comparabile solo in certi distretti industriali tedeschi. Pensate che questo distretto è stato così importante che quando Porter ha dovuto prendere in considerazione un distretto italiano da confrontare con il mondo ha scelto proprio questo.

Senza contare il fatto che questo distretto ha portato al più alto tasso crescita di popolazione di tutta la provincia, con città che negli anni crescevano quotidianamente, all’industria 4.0 e a colossi ormai internazionali come la System. 

In effetti, seguendo l’approccio tipicamente emiliano, le aziende del Distretto Ceramico hanno investito ed investono molto nella tecnologia, nell’innovazione, oltre che sul territorio. 

Ne è un esempio il Sassuolo, squadra di calcio che ora milita in Serie A e che si è potuta giovare di tali investimenti sin dal 1980. 

# L’autonomia dell’unione dei Comuni del Distretto Ceramico

Credit: cgilmodena.it

L’uso congiunto delle strutture produttive da parte delle articolazioni locali è qualcosa che ritornerà anche secoli dopo nella storia del Distretto.

Infatti, in ossequio alla dimensione comunale come modalità più flessibile ed efficace nel decision-making, è stata fondata l’Unione Comuni Distretto Ceramico, segnatamente Fiorano Modenese, Formigine, Frassinoro, Maranello, Montefiorino, Palagano, Prignano sulla Secchia e Sassuolo, centro del Distretto stesso. 

L’Unione è un ente che ha autonomia statutaria e decisionale e che coordina le politiche del Distretto in ambito industriale ed economico, in maniera flessibile e sincronizzata. 

Si tratta di un’ulteriore dimostrazione dell’efficacia dell’autonomia che, in questo caso, funziona da secoli. 

Continua la lettura con: 7 MERAVIGLIE nascoste dell’EMILIA ROMAGNA: “fata roba!” 

  

ANTONIO ENRICO BUONOCORE 

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io) 

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ 

Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social 

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore 

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

I GABINETTI SVIZZERI? I migliori del MONDO 

0
Credit: Giuseppe Marzagalli

Chi ha viaggiato nel mondo dice che i gabinetti svizzeri sono i migliori. Ma perché?

I GABINETTI SVIZZERI? I migliori del MONDO 

# I bagni sono sempre un ottimo metro di giudizio

Credit: Giuseppe Marzagalli

Per valutare una casa o un appartamento si guardano i bagni. Per capire un ristorante è sempre bene fare una visita alla toilette. Per comprendere un paese è significativo utilizzare i suoi gabinetti pubblici.

La Svizzera sotto questo aspetto ti sorprende. Si capisce che il problema è stato affrontato e studiato sotto tutti gli aspetti: funzionalità, igiene, costi di gestione. Una cosa è certa, quando si entra la prima volta in uno di questi locali, chiamarli gabinetti è un po’ riduttivo e soprattutto non rende a pieno l’idea di dove ci si trova.

# Gabinetto, bagno, toilette e molto altro

Credit: Giuseppe Marzagalli

Locali multifunzionali in acciaio a specchio con tanti pulsanti illuminati di diversi colori che certamente mettono in un certo imbarazzo il visitatore alle prime armi: “E se si preme il bottone sbagliato? Cosa mi può succedere?”.

Infatti sono previste tutte le possibili funzioni e servizi accessori che si possono avere in un bagno, compresa anche la funzione doccia, rischioso premere il bottone sbagliato!

Tutto molto neutro, asettico, inodoro e lucente.

# Dal centro città di Lugano a un’area di sosta autostradale

Credit: Giuseppe Marzagalli

Questi locali sono sempre pulitissimi ed igienizzati ogni volta che entri, come se fossero nuovi e tu fossi il primo utilizzatore. In effetti quando esci e chiudi la porta spesso succede che scatta l’autolavaggio con un frastuono d’acqua, che ti fa pensare “ma se partiva mentre ero dentro?“. Questo è il risultato del lavoro per risparmiare sui costi di gestione, nessun personale armato di secchi, spazzettoni, cartelli di divieto d’ingresso ecc. 

Tutto automatico e perfetto. 

Questo è anche la Svizzera!

Leggi anche: Fuggire in SVIZZERA? A soli 80 KM dal CONFINE c’è un PAESE che ti PAGA per andarci a VIVERE

GIUSEPPE MARZAGALLI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La TUSCIA: le 5 meraviglie della terra più MISTERIOSA dell’Italia Centrale

0
credit: siviaggia.it

Tuscia è il nome di una terra che discende dagli Etruschi, popolo pacifico, di contadini, di artigiani, di musicisti goderecci. Una terra, oggi poco conosciuta, che è stata scelta nei secoli come luogo di vacanza da signorotti, da nobili e persino dal Papa.

La TUSCIA: le 5 meraviglie della terra più MISTERIOSA dell’Italia Centrale

Nella Tuscia Laziale si possono trovare ancora le tracce della popolazione etrusca: Tarquinia e Vulci sono due siti archeologici che nascondono ancora l’anima di questo popolo, si possono visitare le tombe etrusche e i resti delle rovine delle loro città stato (per l’appunto un popolo illuminato anche dal punto di vista politico).

# La meta estiva delle grandi famiglie del medioevo

credit: vacanzelandia.com

Un popolo pacifico poi inglobato dalla furia dei Romani, un territorio che si è congelato per anni, restando un’oasi di tranquillità accanto alla grande Roma. Proprio per la sua calma è diventata la meta estiva delle grandi famiglie del medioevo, infatti l’area pullula di castelli e di tenute, ancora oggi visitabili con i loro Giardini all’italiana. Villa Lante a Bagnaia, Palazzo Farnese a Caprarola, Castello Orsini di Vasanello, Castello Ruspoli di Vignanello, solo per citarne alcuni, sono luoghi incantati in cui sembra di tornare indietro nel tempo.

# il parco dei Mostri di Bomarzo

Credits: @viaggiuniversitari.it
parco dei Mostri di Bomarzo

Una citazione particolare va fatta per il parco dei Mostri di Bomarzo e la dolce storia d’amore di cui è testimone: un uomo innamorato, Pier Francesco Orsini, commissiona questo giardino per la sua amata moglie, Giulia Farnese, morta da poco, “sol per sfogare il core”. Un parco pieno di statue e luoghi bizzarri (36 i punti di interesse segnalati sulla cartina del parco), un gioco di incastri tra simbolismi nascosti, mitologia e mondo fantastico. Una terra di satiri, draghi che nascondono enigmi, come la sfinge all’ingresso del parco che dice “Voi che entrate qui considerate ciò che vedete e poi ditemi se tante meraviglie son fatte per l’inganno o per l’arte”.

# Il Papa l’ha scelta come rifugio

Credits: @silvia.branconi
Palazzo Papale

Nella Tuscia non si rifugiarono soltanto i signorotti, ma anche il Papa. A Viterbo c’è il palazzo papale, luogo in cui venne traferita la curia papale quando a Roma ci furono dei disordini, dovuti alle ostilità contro lo stato pontificio nel 1257. In questo palazzo, che sovrasta la città, c’è aria di sacralità e di pace in ogni angolo.

# Così vicina, ma anche così “lontana” da Roma

Credits: @ddmas
Nepi

L’area del viterbese, proprio per questo motivo, è rimasta sempre molto “lontana” da Roma come strade ed infrastrutture, tant’è vero che ancora oggi non c’è un’autostrada diretta, ma la piccolo Cassia che collega Viterbo a Roma. Proprio per questo motivo la Tuscia è rimasta un luogo “isolato”, ancora oggi poco conosciuto dai turisti. È un luogo che nasconde varie bellezze, un susseguirsi di borghi medievali incastonati tra i Monti Cimini ed il Mar Tirreno, Vallerano, Sutri, Tuscania, Civita di Bagnoreggio, la città che muore, con i suoi soli 11 abitanti ma tantissimi turisti, dove non girano macchine e si accede per un ponte pedonale, un borgo congelato nel tempo.

# Lago e terme

credit: vivituscia.it

Ma il viterbese è anche un luogo pieno di sorprese naturalistiche: ettari di noccioleti, castagneti, vigneti, uliveti collinari sono cibo per gli occhi e per i polmoni che si riempiono di aria pura, laghi vulcanici, come Vico e Bolsena. Proprio nel lago di Bolsena c’è un’isola visitabile dove si trovano soltanto chiese. E poi le terme, il viterbese è area di acqua sulfurea, terme spontanee, chiamate dagli abitanti “bullicame”, dove si può fare il bagno immersi nei campi di grano con acqua calda che esce spontanea dal terreno. Io ci ho sempre immaginato gli etruschi che bivaccavano in queste pozze, così come fanno oggi i viterbesi ed i pochi turisti che le conoscono.

Continua la lettura con: A ROMA c’è una PICCOLA LONDRA

MARTINA PICCIONI

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità

La RIVOLUZIONE nella ristorazione: il boom mondiale delle DARK KITCHEN

0
Credits: osservatoriocultura.com Dark-kitchen

Uno delle poche realtà che deve ringraziare la pandemia è il fenomeno delle Dark Kitchen. A causa delle continue chiusure dei ristoranti, il concept nato oltre oceano ha visto una veloce diffusione anche in Europa.

La RIVOLUZIONE nella ristorazione: il boom mondiale delle DARK KITCHEN

# Conosciute anche come “cucine virtuali” ,”ghost kitchen” o “pop-up kitchen”

Credits: ristorando.eu
dark kitchen

La nuova tendenza delle dark kitchen, conosciute anche come “cucine virtuali” ,“ghost kitchen” o “pop-up kitchen” , è diventata, a causa delle chiusure e delle restrizioni, la soluzione ideale dei ristoratori per sopravvivere. Si tratta di ristoranti che hanno deciso di fare solo cibo d’asporto, e quindi tutto con consegne a domicilio, senza più preoccuparsi dei posti a sedere. Non c’è insegna, non ci sono tavoli, non c’è personale e neanche clienti, l’unica cosa che serve è un cuoco e una cucina.

In questo modo l’investimento per i ristoratori è ridotto al minimo, ma i guadagni non diminuiscono, anzi possono anche aumentare. Il ristoratore inoltre avrà un basso rischio di impresa, visto che, in base ai gusti del momento, potrà cambiare facilmente l’offerta. Ciò nonostante l’organizzazione è essenziale! Le preparazioni dovrebbero essere fatte prima e al momento dell’ordine si “assembla” e basta e i driver devono essere gestiti al meglio.

# L’Italia ancora indietro

L’Italia ha abbracciato questa tendenza intorno al 2017, quando oltreoceano era già affermato. Da qualche anno a questa parte, infatti, molti ristoratori si sono appoggiati ad app legate al food delivery, quali ad esempio Deliveroo, Just Eat e Uber Eats. Tuttavia, in Italia si era notato che le dark kitchen erano invisibili, non avevano un qualcosa che catturasse l’attenzione dei passanti e potevano affidarsi solo al sito. Ma ammettiamolo che ormai chiunque ordini d’asporto preferisca utilizzare le app come Just Eat, più affidabili e con più possibilità di scelta. Se una dark kitchen fosse sparita probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. In realtà la questione che una pop-up kitchen debba elaborare una strategia per farsi conoscere e farsi apprezzare è un problema generale. Ciò che devono fare questi ristoranti è riuscirci, come ad esempio ha fatto il ristorante di cucina asiatica Bao Bao.

# In futuro si cenerà abitualmente a casa comodamente sul divano

Credits: magazine.divoraa.ch
Pizza sul divano

La pandemia ci ha abituato ad avere tutti i comfort a casa: se quindi molte realtà si sono dovute adeguare con difficoltà, noi clienti ci siamo adattati benissimo. L’avere tutto subito, o comunque giusto l’attesa che il driver arrivi a destinazione, senza doverci alzare dal divano ma cliccando solo il tasto “ordina” sul cellulare, potrebbe essere una comodità a cui non si voglia più rinunciare. Questo non significa che i “ristoranti tradizionali” moriranno. Anzi una pizza con gli amici in un locale è probabilmente una delle cose che, di questi tempi, gli italiani desiderano di più. Tuttavia, l’essersi abituati a “poter mangiare al ristorante” anche da casa, farà si che, non solo tutti i ristoranti avranno anche un servizio a domicilio, ma che nuove dark kitchen si affermeranno sempre più.

Fonti: monaco-tribune.com

Continua la lettura con: 10 piatti della CUCINA LOMBARDA per rendere la quarantena più appetitosa

BEATRICE BARAZZETTI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 
 
 

Il DITO di Cattelan con lo SMALTO ROSA

0

Il dito più famoso di Milano si tinge di Rosa. Vediamo che cosa è successo alla celebre opera di Cattelan in piazza Affari.

Il DITO di Cattelan con lo SMALTO ROSA

Blitz notturno dell’urban artist milanese Ivan Tresoldi in piazza Affari. Con vernice indelebile è salito sulla scultura di Cattelan e ha colorato di rosa l’unghia di marmo di Carrara.

Il gesto è stato rivendicato dallo stesso artista che sui social ha dichiarato di aver voluto rendere omaggio al movimento femminista “Non una di Meno” e a “SMS – Spazio di Mutuo Soccorso”, in occasione della Giornata della Donna dell’8 marzo.

L.O.V.E., altrimenti nota come “Il Dito”
L.O.V.E., altrimenti nota come “Il Dito”

Scrive Tresoldi «perché ogni uomo si ricordi sempre che se è vivo, lo deve sempre e comunque ad una donna. ”l.o.v.e. assai”, smalto su granito, stanotte, opera legittima ma illegale. Dedicata e per SMS Spazio di Mutuo Soccorso, NON UNA DI MENO. Grazie anche a Maurizio Cattelan per averci messo, pur senza saperne niente, il “supporto”».  

Non si sa fino a quando l’opera rimarrà in questa nuova veste. Un’occasione riservata solo ai milanesi per ammirarla in questi giorni di arancione rafforzato. 

Continua la lettura con: La beffa di Cattelan

MILANO CITTA’ STATO

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

BOB MARLEY: il primo concerto a SAN SIRO della storia. Divenne subito MITO

0
Credits: milanoinmovimento.it

Il 27 giugno 1980 lo stadio di San Siro ha ospitato uno spettacolo senza pari: il concerto di Bob Marley. Era un periodo sicuramente difficile per Milano, ma i presenti, cullati dalle note vibranti del basso, hanno potuto esprimere la propria insofferenza, la propria opinione, cantando. E tutti, nonostante la folla, si sentivano al sicuro. È questo il potere della musica.

BOB MARLEY: il primo concerto a SAN SIRO della storia. Divenne subito MITO

# La capienza dello stadio San Siro

Credits: www.glistatigenerali.com

La capienza dello stadio di San Siro è di circa 76.000 persone. Durante i derby della Madonnina più sentiti, la media dei tifosi sulle tribune e sugli spalti oscilla tra i 60.000 e i 65.000. Numeri che viaggiano sulla stessa soglia anche per altri tipi di eventi. Possiamo ricordare che, la sera del primo settembre 1960, il Tempio dello sport Milanese aveva ospitato l’incontro dei campionati mondiali di pugilato e i suoi 53.000 amanti, esultanti per la vittoria del connazionale Duilio Loi.

# L’attesa per uno spettacolo indimenticabile

La cosiddetta “Scala” del calcio italiano, con la sua platea e le sue balconate, è stata anche palcoscenico e teatro di uno spettacolo senza pari. Stiamo parlando del concerto di Bob Marley del 27 giugno 1980 con più di 90.000 partecipanti.

Dalle prime luci del mattino, la gioia, le aspettative e la trepidazione a prender parte al più grande concerto della storia ospitato dalla città meneghina, sono radicalmente impresse nelle memorie e nelle esperienze di coloro che hanno avuto la possibilità di vivere quel momento.

# Un concerto dal valore inestimabile

Credits: www.glistatigenerali.com

Il sound del re del Reagge aveva conquistato tutti già da tempo. Però, con la data milanese dell’Uprising Tour, la modestia insita tra le righe dei testi delle canzoni e il mood ritmico tramutato in un vero stile di vita sembrano contrastarsi al successo senza tempo, alla notorietà e alla fama raggiunta dalla Giamaica approdata nella nostra Milano.

Un viaggio decisamente low cost: 4.500 lire, il costo del biglietto, in completa antitesi con il vero valore che questo evento ha rappresentato per i milanesi. Per tutti.

# Giovani, anziani e bambini. Tutti proiettati su un’isola dei Caraibi

Credits: www.virginradio.it

Il successo dello show di Bob Marley e The Wailers è insito proprio in questo comune desiderio di parteciparvi senza etichette, dimenticandosi delle stragi degli anni di Piombo e pensando esclusivamente alle canzoni da Disco d’Oro.

Giovani, anziani, bambini e persino neonati. Tutti cullati dalle note del basso che vibravano tra la marea di persone disperse in una densissima nube di fumo che fluttuava sui corpi che ballavano a tempo della dancehall, proiettati in un locus amoenus. Un luogo lontano dalla solita scighera a cui erano abituati gli abitanti di Milano.

Tutti uniti in un unico grande coro che sovrastava l’esile voce del cantante giamaicano, un eco continuo in una valle piena di spensieratezza.

# Un concerto per tornare a sorridere

Credits: www.rollingstone.it

L’acustica terribile, inesistente per i più sfortunati sulle gradinate più alte, è passata in secondo piano, perché la voce del cantante era riprodotta da potentissimi amplificatori udibili per mille miglia: le voci dei suoi fan.

Un assembramento felice, decisamente lontano dall’accezione negativa dei tempi odierni. Chi vi ha partecipato ha percepito questo evento come una riunione, un meeting all’aperto per discutere, esprimere la propria insofferenza e la propria opinione, nel miglior modo possibile: cantando.

Per questo, nella sentimentale “No woman, nuh cry”, quel “nuh” rende il suono vocale più contratto di un “no” ed è qui che cade un accento idealistico. Un “Nuh” urlato, di liberazione, di sfogo nei confronti di chi, e di cosa, non permetteva di sorridere, ma solo di piangere in quel periodo storico così triste. Una boccata d’aria nel posto che, in quel momento, era il più asfissiante del mondo. Mancava il fiato, non solo a fine concerto, ma già dall’apertura. Il blues di un giovanissimo Pino Daniele presentava un’escalation di quelli che si annoverano tra i suoi successi, partendo con “Sotto ‘o sole” e concludendosi con “Quanno chiove”, per poi “tuonare”, come da prologo al concerto di Bob Marley, con “A me me piace o’ blues”.

# Un posto affollato, ma così sicuro grazie alla magia della musica

Credits: www.virginradio.it

Fornellini da campeggio, teli e tovaglie, cestini da pranzo e rinfrescanti bibite permettevano di rifocillarsi prima dello stancante evento. L’idea di un grande picnic, un banchetto dove i commensali non aspettavano altro che il padrone di casa per il brindisi.

Lo stadio accoglieva tutti, anche chi non doveva essere lì. Infatti, i non paganti scavalcavano i cancelli all’ingresso, aumentando decisamente i già discutibili “accessi contingentati” di allora. Un comportamento legittimabile: chi si sarebbe perso uno spettacolo del genere?

Era tutto comunque in perfetto ordine, un ordine universale. Accendini alla mano, lacrime agli occhi e note tremanti erano le uniche cose percepibili. Niente paure. Nell’immaginario comune si è sempre tramandato questo senso di “essere al sicuro” in un posto così affollato e, soprattutto, in un contesto pubblico vacillante per i vari attentati. Merito della magia della musica.

# Una fine che ha il sapore di un nuovo inizio

Credits: www.wallofsoundgallery.com

La scaletta offre tutte le hit del cantante trentaseienne, concludendosi con “Get Up, Stand Up”, ultima di 21 canzoni. Marley scrisse la canzone durante un tour ad Haiti, ispirato e commosso dalla povertà e dalle condizioni disumane di vita degli abitanti. Il brano venne spesso eseguito dal cantante nei suoi concerti, usandolo specialmente come pezzo di chiusura. “Get Up, Stand Up” fu anche l’ultimo brano che Marley eseguì dal vivo, il 23 settembre del 1980 allo Stanley Theater, ora Benedum Center, a Pittsburgh, prima della sua morte prematura.

Quando si sente per la prima volta “Legend”, forse la più famosa antologia di Bob Marley, si ha proprio l’impressione che la sesta traccia, appunto “Get Up, Stand Up”, sia la traccia che decreta la fine. La fine che però ha il sapore di un nuovo inizio. Il capitolo finale di una saga, esattamente come lo è stata la vita di Bob Marley che, ad oggi, è colonna sonora di una presa di coscienza personale.

Chissà se, pensando alla situazione odierna, potrebbe rappresentare il tema di speranza e risveglio della società abbattuta dalla pandemia, soprattutto per Milano, ancora oggi troppo Cryin’ woman. “No Woman no cry, Get Up and Stand Up!”

Continua la lettura con: La scena musicale ROCK milanese degli ANNI ’90

ELEONORA UCCHEDDU

Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Il buco nero

0

Un buco nero è un corpo celeste con un campo gravitazionale così intenso da non lasciare sfuggire né la materia né le radiazioni elettromagnetiche. Non è osservabile direttamente ma solo per l’effetto che produce: l’annullamento. 

Uno dei pilastri della civiltà occidentale è lo spirito di contraddizione, la possibilità di mettere in discussione qualunque idea od opinione. Questo garantisce un continuo progresso del pensiero e di evitare discriminazioni e settarismi dogmatici.
La libertà di esprimere le proprie idee è ciò che rende l’occidente diverso dai secoli bui, dai periodi di totalitarismo e dalle società oltranziste. 

Lo spirito di contraddizione trova oggi un buco nero. Il buco nero si è generato quando si sono poste alla ribalta idee strampalate e inverosimili. Terrapiattismo, scie chimiche, vaccini con i microchip e altre idee facilmente denigrabili hanno creato una sorta di buco nero che squalifica chi ha quelle opinioni. Ma non solo. Con la pandemia vengono abbinati automaticamente a quel buco nero tutti quelli che la pensano diversamente dal pensiero dominante. 

Se uno solleva dubbi sulla gestione dell’emergenza o sulla sicurezza dei vaccini viene associato a questo buco nero: se dici qualcosa di diverso tu sei “terrapiattista e scie chimiche”.
Invece di argomentare si è trovato un modo passepartout di screditare qualunque idea fuori dal coro. Hanno creato un buco nero in cui finiscono tutte le idee e opinioni che si discostano dall’opinione di massa.
Un buco nero dove rischia di finire annullato uno dei pilastri della civiltà occidentale. 

MILANO CITTA’ STATO 

 

La casa più PICCOLA d’Italia: vivere in 7 mq

0
Credit: lacasapiupiccoladitalia.com

Si sa, le dimensioni non contano. Ma quando ci si ritrova a vivere in una casa di 7mq forse è il momento di rivedere questo detto.

Benvenuti nella casa più piccola d’Italia: un’abitazione che possiede tutto il necessario……tranne lo spazio.

La casa più PICCOLA d’Italia: vivere in 7 mq

# Dove si trova

Credit: vistanet.it

La casa più piccola d’Italia si trova nel cuore di Roma, in Vicolo San Celso, in zona Corso Vittorio Emanuele.

Quanto è “grande”? 7 mq! Se non riuscite ad immaginarvi cosa questo significhi aprite le braccia: questa è più o meno la larghezza di tutta casa.

Il proprietario Marco Pierazzi è un architetto che si è occupato personalmente di restaurarla, trovando un modo ingegnoso per fare di un così piccolo spazio una vera e propria abitazione.

Se state pensando che lui sia il primo a voler trasformare questi 7mq in una casa vi sbagliate; sorprendentemente questo spazio viene utilizzato come abitazione da quasi cento anni. Ritorniamo alla Roma del anni ’30, quella più povera in cui bisognava arrangiarsi con quello che ci si poteva permettere.

Ma adesso, nel 2021, nessuno poteva immaginare che questo minuscolo spazio potesse diventare un’abitazione con tutto il necessario.

# Il tour della casa

Credit: lacasapiupiccoladitalia.com

La casa è, ovviamente, un monolocale, si trova al piano terra, è dotata di tutti i confort ed è realizzata con materiali pregiati.

Aprendo la porta sulla destra troviamo la zona cucina, niente cucinino per questo monolocale ma una vera e propria cucina spaziosa che potremmo trovare in una casa dieci volte più grande.

In fondo, dopo circa 4 metri, troviamo il bagno con una comoda doccia.

Dove si dorme? Sul soppalco, dove il divano diventa un letto matrimoniale in un secondo.

Quando si vive in uno spazio così piccolo tutto deve avere una sua logica e ogni centimetro deve essere usato al meglio.

# Tutti i confort in 7 mq

Credit: lacasapiupiccoladitalia.com

La struttura è sicuramente di qualità, i mattoni a vista e il soffitto il legno rendono il tutto molto più elegante.

La casa possiede tutti i confort necessari e presenti in qualsiasi altro appartamento: dalla televisione a led fino all’impianto audio Hi-Fi.

Chi vive in questa casa troverà anche la rete wifi, il vantaggio? Non ci sarà il problema di avere zone della casa in cui “la connessione prende meno”.

Ci sono mensole rimovibili, una botola che si ribalta per aumentare la superficie del soppalco e persino una lavatrice nel sottoscala.

# Vivere in uno spazio ristretto

Credit: lacasapiupiccoladitalia.com

Vivere in uno spazio così ristretto non è una cosa da tutti ma sta diventando ormai più comune di quello che si pensa. Basta pensare alla moda ormai consolidata di vivere nelle tiny house.

Leggi anche: La moda delle MINI CASE in Italia: i 5 modelli più di successo, da quelle in LEGNO a quelle SU RUOTE

Si sente la necessità di avere meno oggetti, solo quelli veramente necessari, un modo per sentirsi un po’ più liberi anche mentalmente.

Sicuramente per vivere in 7mq bisogna adattarsi ma può portare anche dei vantaggi: meno spese, meno pulizie, meno oggetti inutili.

Ma cosa succede quando si vuole passare una serata con gli amici?

Io personalmente proverei a vivere in uno spazio così piccolo dato che non sento la necessità di avere molti oggetti o molto arrendamento.

Probabilmente dopo un po’ però una necessità la sentirei….quella dello spazio!

Fonti: vistanet.it

Continua la lettura con: L’assurda storia della “CASA del DISPETTO”: la casa più STRETTA d’Europa, larga un solo metro

ARIANNA BOTTINI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

La forza della natura: i 7 ALBERI più STRAORDINARI del mondo

0
credits: giant.sequoias IG

3.000 miliardi, questo il numero stimato di alberi sul Pianeta. Pensate, più o meno 422 per ogni persona. Una cifra che purtroppo sta progressivamente calando, considerando che ogni anno vengono abbattuti circa 15 miliardi di alberi e ne vengono ripiantati solo 5 miliardi. Presenti sulla Terra da 370 milioni di anni, ognuno ha la propria storia da raccontare e qualcosa che lo rende unico. Alcuni più di altri, lottano per sopravvivere alla continua espansione dell’uomo, crescendo spesso in condizioni estreme, mostrando una capacità di resistenza e adattamento impressionante. Quali sono i 7 alberi più curiosi e affascinanti del mondo?

La forza della natura: i 7 alberi più strani e curiosi del mondo

#1 Matusalemme: l’albero più vecchio, va verso i 5.000 anni 

credits: pinterest.it

L’albero più vecchio del mondo è un pino dai coni setolosi, battezzato Matusalemme come il patriarca biblico che, si racconta, visse 969 anni. Una sciocchezza in confronto all’età di quest’albero, che ha ben 4852 anni. Facendo due calcoli, la sua germinazione è stata stimata all’anno 2832 a.C. e quest’anno compirà il suo 4853esimo compleanno.

Sorge nelle White Mountains in California, ma la sua posizione precisa è tenuta segreta per prevenire danni e vandalismi. Ne esisteva un esemplare ancora più vecchio, chiamato Prometeo che però, nel 1964, alla “veneranda” età 4844 anni fu abbattuto.

#2 Hyperion: il più alto del mondo, 115 metri (più del bosco verticale)

credits: giant.sequoias IG

Il primato per l’albero più alto del mondo appartiene a Hyperion, una sequoia della California che raggiunge i 115,85 metri d’altezza, superando di quattro metri il Bosco Verticale. Situato nel parco nazionale di Redwood, è stato scoperto solo nel 2006 grazie a due naturalisti. Anche in questo caso, la sua posizione precisa non è nota, attirerebbe infatti folle di turisti incuriositi che potrebbero comprometterne la salute.

#3 Mancinella: il più pericoloso

credits: commentimemorabili.it

Ad alcune specie di piante, si sa, bisogna stare attenti, in particolare alla Mancinella. L’albero, diffuso nei Caraibi e nel Centro America, è altamente tossico. Il solo contatto con la linfa causa gravi dermatiti, il frutto, poi, può essere addirittura mortale. Mi raccomando, se vi doveste trovare nei pressi di una Mancinella quando piove, spostatevi in fretta e non riparatevi sotto di essa, la linfa infatti gocciolerebbe dalle foglie provocandovi gravi vesciche.

#4 L’albero della speranza

credits: viaggi.corriere.it

Quest’albero è sicuramente uno dei più sorprendenti. Famoso oggi come simbolo di speranza, forza e resistenza, è l’unico, su una foresta di oltre 70.000, ad essere sopravvissuto allo tsunami di Fukushima del 2011.

#5 L’albero agli arresti

credits: fattistrani.it

Nel 2016 un giornale pakistano propone ai suoi lettori una foto alquanto bizzarra: un albero in catene, con un cartello appeso che recita “sono in arresto”. La stravagante storia risale al 1898, quando un ufficiale britannico, che aveva alzato un po’ troppo il gomito, ordinò al suo sergente di arrestare l’albero perché convinto che si stesse muovendo verso di lui. Fin da quel momento l’albero è rimasto in catene. Venuto a conoscenza della storia, il Washington Post ha ripreso quanto affermato dal giornale pakistano, facendo notare che lo strano arresto poteva essere stato in realtà un atto intimidatorio, un avvertimento per chiunque provasse a sfidare la legge britannica.

#6 Gli alberi modellati dal vento

credits: fattistrani.it

Nella zona più meridionale della Nuova Zelanda, a 4800 km dal Polo Sud, crescono degli alberi dalla forma incredibile. I venti, forti e continui, li modellano, facendoli sviluppare con forme contorte e originali. Queste piante esistono grazie agli allevatori di pecore che vivono nei dintorni e che le hanno piantate per offrire ai propri animali un po’ di riparo dalle intemperie.

#7 Il più solitario: 270 chilometri da quello più vicino

credits: terraincognita.earth

Restiamo in Nuova Zelanda per l’ultimo albero della nostra lista: il più isolato. A Campbell Island vive un alberello tutto solo, pensate che il più vicino dista 270km, altro che distanziamento sociale.

Questo titolo, in realtà, fino al 1973 spettava a Tenere, un albero che sorgeva solitario nel deserto del Sahara in Niger. Era l’unico albero nel raggio di 400km, finchè non venne abbattuto da un camionista durante una manovra.

E voi avete in mente qualche albero curioso? Segnalatecelo nei commenti!

Fonte: viaggi.corriere.it

Continua a leggere: Il PONTE SOSPESO tra gli ALBERI più LUNGO del MONDO 

CHIARA BARONE

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

Siamo in mezzo al luogo con più SITI PATRIMONIO dell’UMANITÀ al mondo: le 7 MERAVIGLIE

0
Credits: @silvia_grz IG

La Pianura Padana è un territorio che comprende diverse zone, tra cui alcune di Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli Venezia-Giulia e Veneto. Un’estensione territoriale che le ha fatto aggiudicare il titolo di più vasta pianura dell’Europa Meridionale.

Dunque, non è un caso che comprenda il numero più elevato di siti tutelati dall’Unesco e inseriti nel Patrimonio Universale dell’Umanità. Pensate, in totale sono ben 18.

Scopriamo insieme quali sono le 7 meraviglie della Pianura Padana assolutamente da non perdere.

Siamo in mezzo al luogo con più SITI PATRIMONIO dell’UMANITÀ al mondo: le 7 MERAVIGLIE

#1 Relax assoluto a Salsomaggiore Terme

Credits: @francesco_adorni IG

Già solo il suo nome dice tutto. Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, è la località ideale per rilassarsi e dimenticare lo stress quotidiano.

Infatti, questa città termale, con i suoi edifici ispirati al Liberty-Decò circondati dalle verdi colline, incarna l’ambiente più tranquillo a cui riuscirete mai a pensare. Se siete di passaggio, non lasciatevi sfuggire l’occasione di visitare il suo centro benessere: non capita tutti i giorni di potersi sottoporsi a dei veri e propri trattamenti rigeneranti.

#2 Aquileia: un prezioso scrigno di arte e storia

Credits: @carlo.sclauzero IG

Aquileia, in provincia di Udine, è una delle aree archeologiche più importanti e ricche di Italia e, per questo, inserita nelle liste del Patrimonio Unesco già dal 1998.

Seppur gli scavi non abbiano ancora riportato alla luce tutte le sue rovine, i resti archeologici da ammirare sono moltissimi. Da quelli visibili all’aperto, come il Foro Romano, il porto fluviale e l’area di necropoli, detta “Sepolcreto”, fino a quelli inglobati in specifiche strutture museali. Insomma, un patrimonio archeologico ricchissimo tutto da scoprire.

Ma Aquileia non si ferma qui: potrete visitare anche la Basilica di Santa Maria Assunta, la culla del Cristianesimo in Italia e celebre per i suoi mosaici che ricoprono tutto il pavimento. È anche una delle tappe più suggestive della Ciclovia Alpe Adria “Radweg” che collega Salisburgo a Grado: passando da Aquileia, i ciclisti non potranno non ammirare il suo paesaggio lagunare con campagne, vigneti e canali.

#3 Bologna la “Dotta” e la “Grassa”

Credits: @_gaiadascola IG

Bologna, situata tra le montagne dell’Appennino tosco-emiliano ed il cuore della Pianura Padana, è senza dubbio una città ricca di arte, cultura e commercio. Ma non solo: con quasi 40 km, trionfa nella competizione per i portici più lunghi del mondo.

Questa città viene chiamata anche in altri modi: sapete perché? Il soprannome la “Dotta” deriva dalla presenza della prima università d’Occidente che, fin dal 1088 richiama studenti da tutta Europa. E poi, la “Grassa”, per via della sua gustosa cucina, un vero e proprio paradiso delle delizie per i nostri palati.

#4 Eremo di San Colombano: un miracolo architettonico a strapiombo sul torrente Leno

Credits: @silvia_grz IG

Nel comune di Trambileno, a pochi chilometri da Rovereto, non potete non notare l’eremo di San Colombano.

Raggiungibile solamente a piedi percorrendo un breve sentiero e una scalinata di 102 gradini, è stato costruito a mezza altezza su uno strapiombo di circa 120 metri. Ma tranquilli, è protetto da un tetto naturale di roccia.

#5 Cremona, la città delle 3 T

Credits: @th3_palac3 IG

Una città bellissima definita come quella delle 3 T. Vi siete mai chiesti perché?

La prima T deriva da Torrazzo, uno dei campanili più alti del mondo e simbolo della città stessa. Mentre, la seconda proviene dal Torrone, nato proprio a Cremona 500 anni fa e, poi, diventato famoso in tutto il mondo.

Sulla terza T ci sono diversi pensieri: alcuni dicono sia per Tognazzi, grande attore nato a Cremona, ma qualcun altro afferma sia l’iniziale della parola “tetta”, di cui le donne cremonesi sarebbero degne rappresentanti.

#6 Castell’Arquato, uno dei borghi più belli di tutta l’Italia

Credits: @castell_arquato IG

Insito nella lista de “I Borghi più belli d’Italia, Castell’Arquato è arroccato su una collina e riesce a raccontare il Medioevo a chiunque lo visiti. Infatti, il suo centro storico, che sorge sulla riva sinistra dell’Arda, ha una struttura medievale ancora intatta.

In questo borgo, è impossibile non rimanere incantati dalle ricchezze naturali. Ma anche l’offerta gastronomica fa la sua parte.

#7 Valle Camonica tra arte e natura

Credits: @davideradi.ci IG

La sua arte rupestre, dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Unesco, ha reso questo luogo bresciano conosciuto in tutto il mondo.

Alla Valle Camonica non manca proprio nulla: un inestimabile patrimonio archeologico romano, bellissime chiese affrescate da dipinti rinascimentali, numerosi borghi e castelli medievali. Ma anche la natura la fa da padrona: è impossibile non immergersi nel verde che la circonda.

Fonte: siviaggia.it

Continua la lettura con: A due ore da Milano c’è la “MESOPOTAMIA D’ITALIA”, uno dei luoghi più umidi e particolari d’Europa (patrimonio Unesco)

ALESSIA LONATI

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Vivere ZEN a Milano

0
Credit: @tuttogreen.it

Il giardino zen unisce l’arte del giardino giapponese e la filosofia zen, ricreando un
vero e proprio paesaggio dove ogni elemento esprime un doppio valore spaziale e umano
in un equilibrio di pieni e di vuoti.
Si può prendere spunti dall’essenza di questa tradizione orientale per rendere l’esterno della propria abitazione un luogo di rigenerazione.
Ma come è nata l’idea di questi giardini esemplari e come si è evoluta?

Vivere zen a Milano

# La storia di questi giardini: a Milano uno dei più celebri è all’orto Botanico

Credit: cinainitalia.com

Affascinanti leggende taoiste narrano di cinque isole montuose situate sul retro di una enorme tartaruga marina.

Queste isole erano abitate dagli Otto Immortali, che vivevano in assoluto equilibrio con la natura e volavano sul dorso di una gru. Questi concetti, riprodotti nei giardini in Cina, ispirarono all’epoca del VI – VII secolo i mercanti giapponesi, che modellarono l’estetica dei giardini sulle caratteristiche paesaggistiche dell’Honshu, la grande isola centrale del Giappone.

Questi giardini vennero sviluppati in tre categorie: come giardini religiosi nei templi atti alla contemplazione, come giardini laici nelle residenze nobiliari a scopo estetico-ricreativo e come giardini nelle case per la cerimonia del the, continuando poi dal XIX secolo la diffusione attraverso le influenze occidentali.

Uno dei maggiori esempi di giardino giapponese è il Ryōan-ji a Kyoto, città che rende possibile visitare i più spettacolari giardini zen al mondo. Qui a Milano, uno dei più famosi si trova all’Orto Botanico di Brera che ospita il Ginkgo Biloba.

# I quattro elementi base del giardino giapponese

Credit: pianetadesign.it

Gli elementi base di ogni giardino giapponese sono 4: rocce, acqua, vegetazione, manufatti paesaggistici; la modalità della loro giustapposizione è chiarita nel Sakuteiki (un testo anonimo del XI secolo).

Le montagne e le isole sono riprodotte dalle rocce, simbolo di solidità e stabilità, in
contrapposizione al vuoto; non sempre è facile reperire l’elemento dell’acqua, così
con la creazione dei giardini “secchi” viene metaforicamente riprodotto nelle distese
di ghiaia mimando le sue increspature.

Per la vegetazione si usano piante sempreverdi e le lanterne in pietra sono un tipico elemento perché derivano dalla tradizione della cerimonia del tè, simboleggiando il punto di arrivo e il giardino interiore.

# Stile Zen vs Stile Urban

Credit: terrazzofacile.it

Avvicinandoci alla primavera ci si prepara a creare un rifugio sensoriale di relax in
contrapposizione allo stile urbano della città, utilizzando il modello orientale
proviamo a rendere più zen il nostro outdoor, che sia un giardino, un terrazzo o un
balcone, trasformandolo in un’estensione della casa.

1° step: iniziamo a prestare attenzione all’organizzazione degli spazi, in cui regni
l’equilibrio tra arredamento, luci e piante.
2° step: optiamo per i materiali naturali come il legno e la pietra per tavolini bassi,
sedute regolabili, vasi e pavimentazione.
3° step: arricchiamo con tonalità neutre e sobrie, usando i cuscini in modo armonico e
curiamo con toni soffusi e caldi l’illuminazione come luci a led a terra o con lanterne
e candele.
4° step: inseriamo essenze vegetali di origine botanica giapponese come l’acero,
l’azalea e il bonsai.

Continua la lettura con: Itadakimasu; Giappone a tavola

TATIANA CAGLIA

Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)

🍾 ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.


TLAPSE | Your Project in Motion