La scena musicale ROCK milanese degli ANNI ’90

Gli anni Novanta sono gli anni della scena musicale rock milanese

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Gli anni Sessanta hanno visto rivaleggiare Beatles e Rolling Stones. Gli anni Settanta sono stati gli anni delle proteste. Gli anni Ottanta, l’edonismo allo stato puro e infine gli anni Novanta, dove torna con forza e vigore il rock che scandisce tutta la frustrazione della generazione X. In quel decennio accade qualcosa a Milano che non si era mai visto, che ancora adesso è rimasto scalfito nella memoria di chi ha vissuto quegli anni sia da protagonista che da spettatore. Gli anni Novanta sono gli anni della scena musicale rock milanese.

La scena musicale ROCK milanese degli ANNI ’90

# Le origini. Piccole e grandi band nascono dalla passione sfrenata per la musica, mentre Milano si popola di studi e sale prove.

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Per chi ha la passione della musica, il sogno principale è quello di imparare a suonare uno strumento ed è facile incontrare altre persone con la stessa passione e le stesse idee. Da lì a mettere su la prima band il passo è breve.

Gli anni Novanta sono appena cominciati, l’edonismo degli anni Ottanta è solo un ricordo, l’hard rock mostra segni di debolezza e da Seattle arrivano i primi echi di quello che passerà alla storia come il movimento grunge. In Italia e soprattutto a Milano iniziano a farsi notare delle band che senza contratti discografici, senza sponsor, con pochi soldi, ma con una sola grande passione per la musica, accettano di esibirsi ovunque ci sia un palco, un concorso e la possibilità di farsi notare. Poco importa se tutto questo ha un prezzo da pagare, se bisogna caricare, scaricare, montare i propri strumenti. Poco importa se si fa tardi la notte e il giorno dopo bisogna andare a lavorare, la musica è troppo importante per relegarla a un semplice hobby. Sono gli anni di gruppi come Ritmo Tribale e Afterhours solo per citarne alcuni. Sono gli anni in cui nascono le sale prove dove i gruppi si recano per provare le canzoni dei concerti, provare a scrivere qualcosa di proprio, ritrovarsi con altre persone che hanno la stessa passione. Sono gli anni che vedono aprire luoghi culto come Avatara in via Roggia Scagna, 99 Studio in via De Sanctis, il Malibù in via Vettabia e soprattutto il Jungle Sound in via Pestalozzi.

# L’esplosione a metà anni ‘90. Molti gruppi sfondano e attorno allo studio Jungle Sound si radunano musicisti da ogni parte d’Italia e del mondo.

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Gli anni passano e insieme ai gruppi sopra citati, la stampa specializzata inizia a parlare di La Crus, Casino Royale, Bluvertigo, Karma, Quartiere Latino, tutti gruppi che partecipano a programmi televisivi e concerti in giro per l’Italia. Questi gruppi non si fanno la guerra tra loro, ciò che li accomuna non è solo la musica, ma è soprattutto l’amicizia.

Una scena milanese che nasce, cresce e si sviluppa grazie al Jungle Sound nato da un’idea di Fabrizio Rioda, chitarrista dei Ritmo Tribale, che nel 1990 apre uno spazio dove far provare Enrico Ruggeri e da lì allarga il progetto a tutti, emergenti e non. Nel giro di pochi anni il Jungle, come è chiamato amichevolmente, diventa un luogo dove artisti mainstream e underground s’incontrano e come se facessero parte della stessa compagnia, parlano, discutono, prendono decisioni. A me stesso è capitato di bere una birra con Noel Gallagher degli Oasis che in quel periodo erano in città per il tour mondiale. Anche le major discografiche si accorgono del fermento milanese che apre i propri orizzonti anche a realtà non lombarde come gli Estra, i Marlene Kuntz, i Timoria, i CSI, i Subsonica.

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La metà degli anni ‘90 è il momento d’oro, il momento dove si raggiunge l’apice: i Ritmo Tribale incidono Psycorsonica, gli Afterhours escono con Hai paura del buio?, i Bluvertigo con Metallo non Metalloe nel 1997 i CSI arrivano primi in classifica con Tabula Rasa Elettrificata. Infine viene anche fondata la Dinamo Rock, la squadra di calcio dei gruppi rock.

# La fine di un’era. Il mondo della musica cambia: le nuove tecnologie e il digitale hanno la meglio su dischi, studi e negozi storici.

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L’ascesa sembra inarrestabile, eppure qualcosa si rompe. Alcuni gruppi si sciolgono, altri cambiano line up e infine anche l’approccio alla musica cambia radicalmente. La tecnologia ha fatto passi in avanti e per realizzare un buon demo è sufficiente avere un computer e un’infarinatura informatica. I primi a soffrire di questo cambiamento sono i gestori delle sale prove che per qualche anno cercano di tirare avanti, ma è tutto inutile. Anche la musica cambia la sua forza commerciale: i dischi non si vendono più, negozi storici chiudono la serranda – ultimo è stato lo storico Mariposa – e tutto diventa digitale, immateriale. Il colpo di grazia, quello che sancisce la fine della scena milanese, è la chiusura del Jungle: Fabrizio Rioda annuncia la cessione di tutte le attività e con loro la fine del sogno.

# Gli anni Novanta passano, ma Milano viene ricordata dai più nostalgici come la città del rock dove tutto era possibile.

La scena milanese degli anni ‘90 è stata per molti quasi una sorta di Eldorado della musica. Milano era una città diversa, la città del rock, per usare una frase di Davide Mozzanica storico proprietario del Rock’n’Roll Club, era una città che ogni sera offriva agli amanti della musica situazioni, concerti, eventi cui bastava partecipare per sentirsi parte di una sola famiglia. Non sto dicendo che prima fosse meglio e che ora sia peggio perché è una frase fatta e banale. Diciamo che in quegli anni, si aveva la sensazione che tutto fosse possibile, che tutto si potesse realizzare. Erano anni rutilanti, pazzi, esplosivi, erano anni dove la musica contava più di tutto e l’amicizia era vera e disinteressata.

Continua la lettura con: La NUOVA ONDA MILANESE della MUSICA italiana: le 7 PUNTE di DIAMANTE

MICHELE LAROTONDA

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it

1 COMMENTO

  1. Molto importante ricordare il festival “MAX Generation”: ricordo una edizione alla Cascina Monlué, da paura!
    Anche il Leonkavallo ha avuto un ruolo importante.
    E ancora molti locali fuori Milano…

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