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🛑 MIND: come stanno procedendo i lavori nell’ex area Expo 2015? La novità: il 50% delle vie dedicato a GRANDI DONNE

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credit: MindMilano

MIND: tanti spazi saranno dedicati a importanti donne del passato.  Il progetto sta prendendo il volo e i lavori procedono a gonfie vele. Come stanno procedendo i lavori in quel di Piazzale Expo 2015?

MIND: come stanno procedendo i lavori nell’ex area Expo 2015? La novità: il 50% delle vie dedicato a GRANDI DONNE 

# Le prime tre vie a essere inaugurate

Sono state inaugurate lo scorso primo maggio tre vie del nuovo Distretto dell’Innovazione milanese: il MIND. Ad accompagnare Sala e Fontana durante la cerimonia d’inaugurazione c’è stata Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato della Repubblica. Il progetto intende trasformare l’area in un Innovation District, un vero e proprio ecosistema dell’innovazione, e sono gli stessi promotori a spiegare che “In particolare, il progetto renderà omaggio e ricorderà lo straordinario contributo delle donne scienziate e innovatrici, troppo spesso sottovalutato o addirittura dimenticato”

credit: MindMilano

Le prime tre vie sono state inaugurate: la zona che circonda il monumentale Albero della Vita è stata ribattezzata “Piazzale Expo 2015”, al Decumano è stata preposta semplicemente la denominazione “Viale”, mentre il Cardo – la strada che incrociava il Decumano fino a Palazzo Italia è stato intitolato a Rita Levi-Montalcini, premio Nobel per la medicina e rappresentante della ricerca scientifica italiana nel mondo.

# Il 50% degli spazi porteranno il nome di donne importanti

credit: MilanoPost

Ma non sarà l’unica donna a dare il nome a vie, piazze, edifici e aree verdi del nuovo distretto. Sono proprio i protagonisti della riconversione dell’areaArexpo, Human Technopole, Lendlease, Università degli studi di Milano, Istituto Ortopedico Galeazzi e Fondazione Triulza – a spiegare il perché di questa scelta. Solo il 5% dei luoghi in Italia è dedicato a donne importanti e per cambiare le regole del gioco il distretto avrà almeno il 50% delle sue strade dedicate a gradi donne, in particolar modo scienziate e innovatrici, “perché la toponomastica rappresenta uno strumento di grande efficacia per far conoscere e valorizzare presso l’opinione pubblica gli importanti contributi dati dalle donne allo sviluppo della società.”

Leggi anche: “Noi donne di Milano, così cambieremo la politica sotto la Madonnina”

# Intanto procedono i lavori nell’ex area Expo: primi risultati tra poco più di un anno

credit: MindMilano – Nuovo Ospedale Galeazzi

Ma come stanno procedendo i lavori in quella che si presenta come “La Milano di domani”?

Dopo sei anni dall’inaugurazione di Expo, sono state inaugurate le prime tre delle tante vie che comporranno il puzzle dell’Innovation District. I cantieri già in corso d’opera sono quello del nuovo Ospedale Galeazzi, un palazzo di 16 piani che dovrebbe essere terminato tra poco più di un anno, e sono iniziati i lavori anche in quello che era il Palazzo Italia. Infatti nonostante la pandemia abbia messo i bastoni tra le ruote al grande progetto di riqualificazione urbana i lavori non si sono fermati ed entro l’estate si prevede l’inaugurazione dei nuovi laboratori dello Human Technopole, l’istituto di ricerca italiano sulle scienze della vita.

Il progetto finale occuperà una superficie di 55.000 metri quadrati, di cui ben 35.000 saranno laboratori interdisciplinari, e ai tre edifici già presenti (Palazzo Italia, Padiglione Nord, Padiglione Sud) si aggiungerà un edificio di nuova costruzione, il South Building, che si pensa verrà completato entro il 2025.

Fonte: Il Giorno , MilanoPost

Leggi anche: In costruzione la PRIMA STAZIONE della futura CIRCLE LINE

ROSITA GIULIANO

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Londra inaugura la “PISCINA del CIELO”: si potrà nuotare tra le nuvole (immagini)

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Credits: coolinmilan.it

Il quartiere superlusso Nine Elms, a poca distanza da Westminster, attendeva da tempo la realizzazione della sua opera più ambiziosa. Ora, la piscina fluttuante tra due grattacieli è pronta e si potrà iniziare a nuotare tra le nuvole.

Londra inaugura la “PISCINA del CIELO”: si potrà nuotare tra le nuvole (immagini)

# L’ambizione di superare i limiti

Credits: cnn.com

Si chiama “Sky Pool”, letteralmente “piscina del cielo”, ed è una vasca trasparente lunga 25 metri che collegherà due grattacieli di Londra dall’alto. Come già illustrato in un precedente articolo, il progetto era partito da rendering digitali per mostrare come sarebbe stato il suo aspetto.

Ora, però, l’attesa è quasi finita e la piscina sarà presto inaugurata, pronta per essere utilizzata. Rispecchiando le parole del suo costruttore, Sean Mulryan, finalmente si potrà vivere l’esperienza di nuotare come se “si fluttuasse nel cielo”. La visuale che si può godere da lassù, dove si può ammirare la riva Sud del Tamigi, sarà in grado di ristorare completamente i sensi.

# L’inaugurazione in un posto speciale

Credits: mylondon.news

I due condomini che saranno collegati con la piscina si trovano, dunque, nel quartiere di Nine Elms. La zona vanta di un lusso sfrenato, sottolineato anche dalla presenza di una sede di Apple e dell’ambasciata americana.

La scelta di puntare a questo progetto avveniristico darà ancora più lustro al quartiere, fungendo anche da esempio per essere replicato altrove. L’inaugurazione avverrà il 19 maggio 2021, aprendo le porte ad un’esperienza irripetibile. La clausola, però, è che i nuotatori siano residenti dei due palazzi tra i quali si trova. Sarà dunque necessario ricevere un invito speciale da parte di qualche condomino per provare la sensazione di nuotare nel cielo.

Leggi anche: A Londra la piscina sospesa

Continua a leggere con: La PISCINA NASCOSTA nel DESERTO: può nuotarci solo chi la trova

MATTEO GUARDABASSI

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Le 5 straordinarie MERAVIGLIE NATURALI di Ravenna

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Valli di Comacchio- Credits: @marcefarinelli (INSTG)

L’Emilia-Romagna è una terra piena di segreti e ciò si riflette anche nelle sue città. Tra queste, Ravenna rappresenta un modello esemplare. Fuori dalle sue vie cittadine, infatti, si nascondono alcuni luoghi naturali da visitare a tutti i costi.

Le 5 straordinarie MERAVIGLIE NATURALI di Ravenna

#1 Le valli meridionali di Comacchio e la penisola di Boscoforte

Credits: ferraraterraeacqua.it

Le valli meridionali di Comacchio sono sicuramente una meta obbligatoria in questo viaggio. Il suo panorama si divide tra ettari dipinti di verde e zone d’acqua, dedicate alla pesca. Infatti, dopo l’estinzione del ramo principale del fiume Po e l’innalzamento del livello del mare, parte della valle è stata sommersa sia da acqua dolce che salata.

Proprio in quest’area è possibile visitare anche la penisola di Boscoforte, un lembo di terra di circa 6,5km. Essa ospita un’ampia varietà di flora e fauna, tanto da risultare uno dei più straordinari ecosistemi d’Europa. La zona è una proprietà privata ed è rimasta chiusa al pubblico per anni. Ora, invece, grazie ad un tour guidato, si può ammirare in prima persona questo paesaggio immerso nella natura.

Leggi anche: Le 7 attrazioni di Comacchio

#2 Le foreste palustri di Punte Alberete e i canneti di Valle Mandriole

Credits: ravennaedintorni.it

A Ravenna, Punte Alberete rappresenta uno dei simboli delle sue foreste. Si tratta di un’area verde molto estesa, caratterizzata da alcune zone sommerse da distese di acqua dolce. La vegetazione, quindi, si è gradualmente adattata a convivere in questo contesto umido e il bosco ospita anche gli animali tipici degli ambienti palustri. L’area si può visitare grazie ad un percorso pedonale ad anello che la circonda.

Anche l’origine di Valle Mandriole si lega a questo luogo. Si tratta di una valle completamente ricoperta dall’acqua, da cui sporgono numerosi canneti. Grazie ad una torre che sorge ai suoi margini, è anche possibile osservare le varietà di uccelli che la popolano e scattare fotografie al panorama.

#3 La Pineta di San Vitale e la Piallassa della Baiona

Credits: ravennanotizie.it

Un altro dei polmoni verdi del territorio è senza dubbio la Pineta di San Vitale. Parliamo di un insieme di alberi si estende per più di 10 kilometri all’interno del Parco Regionale del Delta del Po. Ospita piante di tutti i tipi, tra cui querce, farnie, lecci, frassini, pioppi e presenta un sottobosco di biancospini. Tra gli alberi si intreccia un sentiero che è possibile percorrere a piedi, in bici o a cavallo. Se si avrà lo spirito di attraversare tutta la pineta, si potrà raggiungere la Piallassa della Baiona. Si tratta di bacino di acqua salmastra formato da una scacchiera di specchi d’acqua e canali da esplorare lungo gli argini.

#4 La Pineta di Classe

Credits: ravennaeventi.net

Si aggiunge alla lista dei polmoni verdi di Ravenna anche un’altra pineta. La Pineta di Classe si estende per ben 900 ettari e siamo certi della sua presenza fin dall’anno Mille, quando furono dei monaci del luogo a prendersene cura. Il tipo di albero che più la caratterizza, il pino domestico, è persino diventato un simbolo istituzionale e compare nello stemma della città di Ravenna. Come se non bastasse, viene anche citata nel Purgatorio di Dante Alighieri, precisamente nel canto XXVIII. Risulta chiaro che stiamo parlando di un luogo suggestivo, capace di ammaliare anche grazie ai suoi profumi e alla leggera brezza che accompagna nei suoi sentieri.

#5 Le Dune di Ravenna

Credits: magazine.unibo.it

Ravenna può vantare anche di essere una città costiera. Il litorale è caratterizzato da un cordone di dune formato dall’azione combinata di vento e moto ondoso sulla spiaggia. Questi ammassi di sabbia possono raggiungere fino ai 2 metri e favoriscono la crescita di una vegetazione molto caratteristica. Per questo motivo, sono conosciute con il nome di Dune di Ravenna e ogni anno attirano molti curiosi. Le dune più belle e scenografiche si possono trovare a Punta Marina Terme e Marina di Ravenna. Sono i luoghi ideali per respirare l’insieme della brezza marina e gli odori naturali della pineta che circonda le dune.

Fonte: travelemiliaromagna.it

Continua la lettura con: Quando Ravenna tolse a Milano il titolo di capitale

MATTEO GUARDABASSI

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Questa piazza è il “SALOTTO” d’Italia

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La primavera ormai è arrivata ed è tempo di pianificare qualche giro che abbiamo lasciato in sospeso negli ultimi mesi. La tappa di oggi è Trieste, il capoluogo della regione a statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia. Una città piena di storia, un incrocio di culture, città dove sorge il confine con la Slovenia.

Credits: @Trieste.Italy(IG)

Questa piazza è il “SALOTTO” d’Italia

Trieste rappresenta da secoli un ponte tra l’Europa occidentale e quella centro-meridionale, mescolando caratteri mediterranei, mitteleuropei e slavi. Il suo porto, nel 2016, è stato il porto italiano con più traffico merci ed uno dei più importanti nel sud Europa.

Città universitaria molto vivace, è famosa per i suoi bar, ma soprattutto per i suoi numerosi caffè.

# Piazza Unità d’Italia, il “salotto” della nazione

Piazza Unità d’Italia è la piazza principale di Trieste e uno dei punti più centrali e visitati dai turisti.

Non è un semplice punto della città in cui si passa, bensì è un vero e proprio salotto a cielo aperto dove si concentra la maggior parte dei palazzi di pregio della bella città di confine, perla indiscussa del Friuli Venezia Giulia.

Credits: @Trieste.Italy(IG)

Posta ai piedi del colle di San Giusto, tra il Borgo Teresiano e Borgo Giuseppino, è considerata tra le più belle piazze italiane e ha la particolarità di essere direttamente affacciata sulle acque del Golfo di Trieste.

# La piazza dai molti nomi

La piazza, nel corso della storia, ha cambiato nome più volte: nata Piazza San Pietro, divenuta poi Piazza Grande, rinominata Piazza Francesco Giuseppe durante il periodo asburgico. Infine, nel 1955, anno in cui la città ritornò all’Italia con la scomparsa del Territorio Libero di Trieste, prese la denominazione attuale, ovvero Piazza dell’Unità d’Italia.

Oltre ad avere cambiato nome, la piazza è stata rimodellata più volte nel corso dei secoli.

# La riqualificazione della piazza

La pavimentazione in asfalto è stata rimossa e sostituita con blocchi in pietra arenaria simili ai tradizionali “masegni” che anticamente lastricavano la piazza. Il termine masegno, in veneziano, indica un blocco di pietra del peso di circa quaranta chilogrammi, intagliato in modo da farne un elemento della pavimentazione.

Credits: @Trieste.Italy(IG)

L’aspetto attuale di questa monumentale piazza è il risultato di una serie di lavori che l’hanno vista protagonista, gli ultimi dei quali risalgono al periodo 2001-2005 e hanno interessato anche tutti i palazzi che attualmente si trovano sulla piazza.

Nel 2001, sul lato mare è stato installato un sistema di illuminazione con led luminosi blu che intendono ricordare l’antico mandracchio che è stato interrato nel corso dei secoli.

# I sontuosi palazzi

Hanno sede in questa piazza alcuni dei principali palazzi e monumenti cittadini: il Municipio, il palazzo della Giunta regionale e il palazzo che in passato era sede della Luogotenenza austriaca e che oggi ospita la Prefettura.

Trieste_Piazza
Credits: @Trieste.Italy(IG)

Degni di nota anche altri palazzi storici, come palazzo Stratti (che ospita anche il caffè degli Specchi, storico caffè triestino), palazzo Modello e palazzo Pitteri che è il più antico della piazza.

Si trovano inoltre il Grand Hotel Duchi D’Aosta; il palazzo della compagnia di navigazione Lloyd Austriaco di Navigazione, poi Lloyd Triestino, ed ora sede della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia.

# La Fontana dei quattro continenti

Curiosa e purtroppo sfortunata, è la storia di questa fontana. Risale al periodo 1751-1754 (periodo austriaco della città) ed è stata costruita per rappresentare Trieste come la città favorita dalla fortuna grazie all’istituzione del porto franco da parte di Carlo VI e delle politiche di sviluppo di Maria Teresa d’Austria.

Fontana dei Quattro Continenti
Credits: @Trieste.Italy(IG) – Fontana dei Quattro Continenti

Il mondo è rappresentato da quattro statue allegoriche che richiamano i tratti delle persone che vivevano nei continenti allora conosciuti (Europa, Asia, Africa e America).

L’acqua sgorgava da quattro figure allegoriche di fiumi, sempre ad indicare i continenti. La rappresentazione del Nilo ha il volto velato. Questo perché, al tempo, le sue sorgenti erano sconosciute.

La fontana fu rimossa nel 1938, per fare spazio nella piazza in cui sarebbe sfilato Benito Mussolini. Custodita all’Orto Lapidario, venne rimessa nella piazza solo nel 1970, in una posizione leggermente decentrata verso ovest. Nell’ottobre del 2000, nell’ambito della ristrutturazione dell’intera piazza, la fontana è stata spostata nuovamente al centro, riponendola in asse con il municipio.

# Concerti storici in piazza

La piazza, nel corso degli anni, è stata scelta da artisti di livello come salotto per i propri concerti. Vi ricordo solo qualche evento che rimarrà nella storia della città:

14.7.2009: Carlos Santana in concerto

25.05.2013: concerto dei Green Day, 9000 spettatori

26.07.2016: Concerto degli Iron Maiden, 15000 spettatori. Il gruppo è tornato nella stessa piazza il 17.07.2018

28.07.2016: Concerto di Mika

30.07.2016: Concerto di Simone Cristicchi, il quale ha un legame particolare con la città: è infatti uno dei pochi artisti che ha dedicato parte della sua discografia all’Esodo istriano-fiumano-dalmata.

19.06.2017: Esibizione della Filarmonica del Teatro alla Scala di Milano

Il 06.10.2018 Bob Sinclar, uno dei più famosi DJ del mondo, ha fatto ballare 8000 persone sotto la pioggia battente, in occasione dei festeggiamenti per l’edizione numero 50 della Barcolana, storica regata velica che si tiene una volta all’anno a Trieste.

Credits: paesionline.it

LUCIO BARDELLE

Continua la lettura con: Le 7 CITTÀ di MARE più BELLE d’ITALIA

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🛑 Sarà VERO? Il grido di Milano per la LIBERTÀ di STAMPA

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Credits: cronachemarche.it Sarà vero? Milano

in un periodo dove la parola libertà è associata ad un concetto così fragile, Milano ricorda che, tralasciando il voler essere liberi di poter uscire a proprio piacimento, prima di tutto bisogna desiderare di poter pensare e dire ciò che si vuole e quando si vuole, sempre nel rispetto degli altri. Ed è così che Milano si ricopre di giornali per la libertà di stampa, evidenziandone tutte le sue problematiche.

Sarà VERO? Il grido di Milano per la LIBERTÀ di STAMPA

# 3 Maggio: Giornata Mondiale per la libertà di stampa

Credits: cronachemarche.it
Sarà vero? Milano

È in occasione della Giornata Mondiale della libertà di stampa che il pavimento di piazza Duca D’Aosta è stato coperto da ben 75 mila pagine di giornali italiani. L’idea è venuta al collettivo artistico PXLs che, senza nessun interesse a fare polemica o provocare, ha voluto ricordare questo importante diritto con tutte le sue problematiche. Nella piazza milanese, 700 metri quadrati di quotidiani saranno calpestati da pendolari, da chi in generale prenderà il treno e da chiunque passi davanti alla Stazione Centrale. D’altronde è stato scelto proprio un luogo simbolo della città, così che l’opera possa essere vista da più persone possibili.

L’installazione si chiama “Sarà vero?” e , con essa, il collettivo artistico PXLs vuole ricordare che, secondo il rapporto annuale di Reporter Senza Frontiere, in oltre 130 Paesi nel mondo l’esercizio del giornalismo “vaccino principale” contro la disinformazione è “totalmente o parzialmente bloccato”. In questo scenario l’Italia si classifica al 41° posto, ultima in Europa.

# Sarà vero?

Credits: milano.repubblica.it
Sarà vero? Milano

Importante è il messaggio che l’opera vuole trasmettere: è un invito a riflettere su quello che dicono i giornali. In un mondo dove “tutti sanno tutto” grazie alla globalizzazione e ai media, è difficile distinguere quando una notizia sia vera o no. Per questo PXLs vuole far capire che a volte le notizie vengono manipolate, ignorate o calpestate, un po’ come la stessa installazione in Stazione Centrale.

Ma che fine faranno tutti questi giornali? L’opera sarà calpestabile in versione ridotta nell’atrio della stazione fino al 7 maggio e poi i quotidiani utilizzati verranno convertiti in quadri, carichi di messaggi e riflessioni sul ruolo del giornalismo e della libertà di stampa. Le tele saranno messe in vendita e il ricavato andrà a favore di Reporter Senza frontiere.

# I giornali sono in crisi di reputazione e di vendite

Credits: ilsudonline.it
Insieme di giornali

Se l’opera vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sullo stato della libertà di stampa, soprattutto in Italia, bisogna ammettere che la stampa “ufficiale” italiana è ormai in crisi. Si sta registrando una diminuzione drastica delle vendite dei giornali cartacei, mostrando una flessione del 37% da settembre 2016 a settembre 2020, a favore però delle testate online. Inoltre, molti giornali sono diventati forse più d’opinione, presentando le notizie anticipate o nascoste da un velo, quello del pensiero editoriale.

Fonti: cronachemarche.it

Continua la lettura con: Il DITO di Cattelan con lo SMALTO ROSA

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 In partenza da MILANO i nuovi TRENI DEL MARE: ecco quali sono

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Credit: ligurianotizie.it

Sabato 1 maggio sono entrati in servizio i “Treni del mare”, che collegano la Lombardia e la Riviera di Ponente/Levante.

Comodi ed economici, sembrano la soluzione migliore per chi vuole farsi una giornata di mare nel week end, vediamo insieme quali sono quelli che coinvolgono Milano.

In partenza da MILANO i nuovi TRENI DEL MARE: ecco quali sono

# Cosa sono i “Treni del mare”?

Credit: ligurianotizie.it

Ripartono i “Treni del mare” di Trenord, il collegamento tra la Lombardia e la Riviera di Ponente/Levante.

Tutte le domeniche e nei festivi Trenord offre ai viaggiatori una soluzione veloce, comoda ed economica per raggiungere le spiagge della Liguria, evitando le code in autostrada e il problema del parcheggio.

Soprattutto adesso che è ritornata la possibilità di spostarsi tra regioni saranno molti quelli che decideranno di fare una giornata al mare nel week end, ed ecco perché i Treni del mare sembrano la soluzione migliore.

# Quali sono i treni

I Treni del Mare sono ripartiti sabato 1 maggio e il potenziamento sarà attivo fino a domenica 12 settembre, salvo modifiche legate all’emergenza sanitaria.

Ecco quali sono i treni da Milano.

Treni del Mare festivi per la COSTA AZZURRA: Milano (P. Garibaldi) 6.43 (arrivo a Ventimiglia alle 11.20); in senso inverso partenza da Ventimiglia alle 18.05 e arrivo a Porta Garibaldi alle 22.38.
Per l RIVIERA di PONENTE: da Milano (P. Garibaldi) 8.43 con destinazione Albenga (arrivo alle 12.25), in senso inverso da Albenga alle 17.30 e arrivo a Porta Garibaldi alle 21.04.

Sempre nei festivi si aggiunge un treno per la RIVIERA DI LEVANTE: da Milano Porta Garibaldi (8.17) per Sestri Levante (arrivo alle 11.28); e un rientro a Milano da Monterosso alle 17.09 con arrivo alle 20.59.

Sabato e festivi da Bergamo per la COSTA AZZURRA: partenza da Bergamo alle 7.07 e arrivo a Ventimiglia alle 11.45; da Ventimiglia alle 18.25 e arrivo a Bergamo alle 23.27.

Fonti: ferrovie.info

Continua la lettura con: Il TRENINO MILANO: collega la periferia e il centro della città

ARIANNA BOTTINI

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La SCOPERTA: sì, tutte le strade portano a ROMA

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Tutte le strade portano a Roma. E’ vero?

La SCOPERTA: sì, tutte le strade portano a ROMA

Fin dal Medioevo la frase “tutte le strade portano a Roma” era considerata letteralmente: tutte le strade portavano a Roma, poiché l’Impero Romano era stato parte integrante della costruzione della stragrande maggioranza di esse.

Tre studiosi tedeschi hanno voluto capire se è vero che tutte le strade portano a Roma

L’Impero Romano si estendeva dal Regno Unito al Nord Africa e fino all’odierna Russia, era un’entità enorme e le strade delle principali città commerciali e centri urbani avevano il loro percorso per tornare a Roma.

Oggi il mondo è però molto più complesso di quanto non fosse durante l’Impero romano e tre studiosi tedeschi di mobilità dei trasporti hanno avuto l’idea di rispondere alla domanda, ma cambiandola così: “Tutte le strade portano ancora a Roma?” .

Da esperti geografi digitali e designer interattivi hanno saputo creare una mappa  che traccia le strade che ancora oggi riconducono a Roma. Loro sono Benedikt Groß, Philipp Schmitt e Raphael Reimman e hanno studiato le strade che oggi le persone prendono dall’Europa per arrivare a Roma. Quelle strade vengono visualizzate come linee sulla loro mappa che ha calcolato quasi 400.000 città, paesi, villaggi di tutto il vecchio continente come punti di partenza da cui arrivare all’Urbe.

Roads to Rome

Col nome “Roads to Rome” il progetto di Moovel Lab con sede in Stoccarda ha dimostrato dunque la veridicità di questa convinzione che risale alla Roma Imperiale. Per la realizzazione del progetto, Moovel Lab ha racchiuso il territorio europeo in una griglia di circa 26 milioni di chilometri quadrati. L’utilizzo di alcuni software di calcolo è stato essenziale. Grazie a GraphHopper il team di ricerca ha calcolato la migliore strada per raggiungere Roma.

Lo studio, iniziato nel 2015, è stato poi integrato dal più ampio progetto “Flights to Rome” che nel 2018, con la stessa logica, ha iniziato a studiare i percorsi aerei dall’Europa alla capitale ed è anch’esso arrivato a confermare l’antico detto romano che tutte le strade portano a Roma.

Continua la lettura con: I 5 migliori influencer della romanità

FRANCESCA SPINOLA

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

Il ristorante di Milano dove si mangiava nudi

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Probabilmente solo il pubblico femminile potrà capire quello che sto per scrivere.
Sono le 18, fra due ore ho un appuntamento, ho già deciso cosa mettermi da almeno tre giorni, l’outfit prescelto è li, sulla sedia che mi guarda.
Con due ore d’anticipo lo provo e….non mi piace.
Lo so lo so, può sembrare banale, la ragazza con milioni di vestiti che non ha niente da mettersi eppure questo rimane un grande problema.
Un vestito lungo? Troppo elegante. Magari dei jeans e una camicetta? Non sto andando all’università. Una gonna e una maglia? Non si abbinano i colori.

Sto quasi per impazzire quando poi mi ricordo….non servono vestiti al ristorante dove andiamo.

Il ristorante di Milano dove si mangiava nudi

# Il primo ristorante italiano per nudisti

Credit: lastampa.it

Si chiama “L’italo Americano” ed è il primo ristorante italiano per nudisti. Purtroppo ha chiuso e forse non riaprirà mai. Lo vogliamo ricordare così. 

Quella dei ristoranti nudisti è una moda che ha già una sua storia del mondo, da New York a Parigi, mancava in Italia. Dopo aver ricevuto il via dell’Associazione naturista italiana che ha assicurato la totale legalità della cosa, chef Romeo ha deciso quindi di dare il suo contributo alla storia dei ristoranti senza indumenti.

# Tutti nudi anche in pista

L’italo Americano si trovava a Cerro Maggiore e questo piccolo ristorantino aveva un segreto: ogni venerdì sera si poteva cenare completamente nudi, il piatto di casa per la sera speciale? L’hamburger.

Quando era aperto presentava anche un menù fisso con variazioni anche per vegetariani e persino musica live dopo cena. Avete capito bene, tutti nudi in pista!

Questa idea può sembrare strana, in Italia non si era mai visto nulla del genere ma bisogna ricordarsi che il nudismo non ha niente a che vedere col sesso, proprio per questo durante tutto il venerdì sera c’era una guardia presente che controllava che non ci fossero persone che violassero la privacy degli altri o che fossero indiscrete.

L’obiettivo era solo godersi la serata in totale libertà.

# Le regole del venerdì sera

Credit: dissapore.com

Le regole erano semplici: una volta entrati nel ristorante si andava in uno spogliatoio dove ci si spogliava completamente e si ritornava in sala con un telo igienico per coprirsi le parti intime durante la cena e una pochette con gli effetti personali.

Durante tutta la sera era vietato l’uso dei telefonini. Che fosse per vietare la possibilità di fare foto alle altre persone nude nel ristorante o un modo per godersi questa serata speciale senza distrazioni, era bello cenare con qualcuno che non controlla le notifiche del telefono ogni tre secondi, e poi dovrebbe avere altro da guardare no?

# Un appuntamento diverso

Credit: milano.corrierie.it

Ovviamente questo cambiava le carte in tavola di qualsiasi appuntamento: non c’era quel momento del “che bel vestito, dove lo hai preso?” e tantomeno il rischio della macchia di sugo sulla camicetta di seta ma soprattutto, per una volta, non si doveva passare ore e ore davanti allo specchio provando tutti i vestiti che si hanno nell’armadio.

Il ristorante ha avuto molto successo, non solo per persone che credono e “praticano” nudismo spesso, ma anche per tutti quelli che volevano provare qualcosa di nuovo per una sera. Purtroppo L’italo Americano ha chiuso definitivamente. Nascerà un nuovo ristorante a Milano dove si mangia nudi?

Voi ci andreste? Io ho già deciso cosa mettermi.

Fonti: infoodation.com

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ARIANNA BOTTINI

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Lo YACHT dei RECORD: 3 milioni di euro per 10 giorni

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Credits: emultimediatv.com

Spesso, la ricchezza viene associata a persone disinteressate ai problemi del mondo. Un imprenditore, però, ha lanciato un nuovo progetto che mira a stravolgere questa visione. La sua idea è un viaggio di lusso molto istruttivo anche se molto, molto costoso.

Lo YACHT dei RECORD: 3 milioni di euro per 10 giorni

# Sedersi comodi per ritornare più consapevoli

Credits: nautica.news

L’imprenditore dietro il progetto si chiama Aaron Olivera e lo ha presentato durante un meeting a Singapore. Si tratta di una imponente imbarcazione che prende il nome di “Earth 300 nuclear yacht” e offrirà un tour della durata di 10 giorni. Il viaggio, però, non sarà soltanto di piacere. Immersi nel lusso di camere sontuose e servizi di ogni tipo, gli ospiti condivideranno la permanenza a bordo con scienziati e studenti.

Questi ultimi avranno la responsabilità di sensibilizzare milionari e celebrità al tema del cambiamento climatico. Il costo del tour sarà di 3 milioni di dollari, parte dei quali andrà a sostegno della ricerca per aiutare il nostro Pianeta. Il primo viaggio previsto sarà proprio in Antartide, dove gli effetti del surriscaldamento globale sono ben visibili e preoccupanti. Una vacanza di lusso trasformata anche in una campagna per rendere più consapevoli persone influenti, capaci di dare un grande supporto per una giusta causa.

# Lo yacht dei record

Credits: nautica.news

Lo yacht scelto per questo soggiorno non sarà una imbarcazione qualsiasi. Lungo quasi 300 metri e alto 60, ha la capacità di ospitare fino a 450 persone. All’interno, oltre che alle camere per gli ospiti, ci sono ben 20 laboratori dove potranno lavorare circa 160 scienziati, raccogliendo dati per le ricerche grazie a sensori e strumenti di ultima generazione.

La peculiare stanza sferica, invece, permetterà agli ospiti di osservare ciò che hanno intorno, come se fosse un osservatorio in mare aperto. Un’altra particolarità dello yacht è il suo motore che sfrutta l’energia nucleare, in modo da potersi muovere senza emissioni nocive per l’ambiente.

# Si salpa nel 2025

Un progetto sicuramente molto ambizioso che ha un costo stimato tra i 500 e i 700 milioni di dollari. Olivera ha affermato di essere fiducioso di raggiungerlo grazie al contributo di investitori privati e altri strumenti finanziari. Se il programma procede senza intoppi, la partenza è stimata per il 2025. La sua speranza è di vedere realizzato un nuovo turismo di lusso che sia in grado di combinare le esigenze dei super ricchi con quelle di un futuro migliore per tutti.

Fonte: entrepreneur.com

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MATTEO GUARDABASSI

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La STORIA di un piatto romagnolo per eccellenza: la PIADINA

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Credits: piadinapiu.it

La Piadina Romagnola è composta da farina di grano, olio d’oliva o strutto, lievito o bicarbonato, sale e acqua. Ingredienti semplici, ma che la rendono estremamente gustosa, tanto da essere conosciuta in tutta Italia e anche oltre. Tuttavia, viene da chiedersi che percorso abbia attraversato per diventare oggi uno dei prodotti più importanti della Romagna.

La STORIA di un piatto romagnolo per eccellenza: la PIADINA

# La cultura delle origini: piadina vs piada

Credits: casinadelbosco.it

Esiste una piccola differenza regionale riguardo questo piatto: a nord di Rimini, zona Cesena o Ravenna, si chiama “piadina”, mentre da Rimini a Cattolica, a sud, si mangia la “piada”. Il termine “piada”, da cui derivano entrambi, pare avere origini dal termine greco “plàthanon” che significa “piatto lungo” o “teglia”, gli strumenti in cui veniva cucinata.

Le prime testimonianze della piadina nella terra romagnola risalgono al 1200 a.C. e si pensa che siano stati gli Etruschi a insegnare la tradizione di questa ricetta. Nel IV secolo a.C., quando iniziarono a diffondersi le coltivazioni di grano, il pane lievitato divenne il pasto di base in tutte le famiglie e sostituì gradualmente le piade. Tuttavia, sia nella zona romagnola che a Roma, esse rimasero uno dei piatti preferiti della popolazione e non furono mai completamente abbandonate.

Gli anni passarono e intorno al 1300, negli anni della peste, le classi meno abbienti non erano più in grado di permettersi il pane e ci fu un’inversione di tendenza, tornando a consumare principalmente le piade azzime. Proprio in questo periodo, per la precisione nel 1371, ritroviamo il primo documento storico che parla della “Piada”: il termine si trova all’interno della descrizione della Romagna stilata dal Cardinale Angelico.

Anche durante il Rinascimento, la piadina era considerata un piatto per i meno abbienti e lasciata fuori dai banchetti nobiliari. Tuttavia, fu con l’inizio del XX secolo che essa ebbe un grande rilancio, grazie all’arrivo della farina di mais, che andava a mescolarsi con quella di grano tenero e permetteva un ottimo risultato anche a costi contenuti. Infine, negli anni ’30 e ’40, la piadina conquistò anche i turisti in visita nella Romagna e i chioschi dedicati a questa specialità si moltiplicarono in tutta la zona.

# Il simbolo dello Street Food

Credits: assaporalaromagna.it

Al giorno d’oggi, la Piadina è una delle colonne portanti della tradizione romagnola. Anche se sono rimaste poche famiglie che ancora la preparano in casa con la ricetta tradizionale, i luoghi in cui si può acquistare sono presenti in ogni città. In Romagna, esistono anche dei tipici chioschi in cui la preparazione è quella più vicina al metodo tradizionale e fungono da vera e propria attrazione nella riviera. Data la sua natura, che si presta bene per essere consumata a merenda o come pasto veloce, potrebbe essere definita a tutti gli effetti uno “street food”, anticipando di anni questa nuova moda. Non c’è niente di meglio, comunque, che prendersi una bella piadina farcita di affettati, formaggi o verdure, in base ai gusti, e godersela mentre si passeggia per le incantevoli vie che la Romagna può offrire.

Fonte: travelemiliaromagna.it

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MATTEO GUARDABASSI

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La classifica dei 5 migliori di INFLUENCER della ROMANITÀ

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Credits: @romeismore (INSTG)

Ci sono quelli che dettano la moda di tendenza o le regole del cibo più trendy, cosa ascoltare, come truccarsi, poi ci sono gli influencer di Roma.

La classifica dei 5 migliori INFLUENCER della ROMANITÀ

Loro su Instagram non dettano regole ma insegnano a chi non la conosce cosa significa “romanità”. E’ un modo di essere e di pensare, un modo di scherzare e fare satira, un modo di parlare fatto di gesti e versi, sono le fissazioni e i tic di chi vive nella capitale e la ama malgrado tutto.

#1 carloverdone

Primo romano de romano dopo che Alberto Sordi e Gigi Proietti ci hanno lasciato è indiscutibilmente lui, Carlo Verdone. Con 344.000 follower Verdone si comporta come un amico e fra racconti, ricordi, storie, sembra di essere seduti con lui su un muretto del Gianicolo a parlare di quanto è bella Roma.

#2 zerocalcare

Con i suoi 660.000 follower, ma con milioni di visualizzazioni per ogni video che carica, Zerocalcare, fumettista di fama internazionale, ha conquistato una vastissima popolarità con i suoi video animati che raccontano in un romanesco nudo e puro, le nevrosi dell’ultimo anno in pandemia.

#3 francescototti

Non ha bisogno di presentazione, da seguire per capire cosa vuol dire amare Roma, amarla più di ogni altra cosa o quanto un’altra che a questo campione di bravura del pallone sta a cuore almeno quanto Roma, la famiglia.

#4 nannimoretti

Solo a Roma e solo se si ama Roma malgrado tutto, si può trovare un regista famoso come lui nell’atto di aprire il cancello del cinema, il Nuovo Sacher in Trastevere, per accogliere personalmente i primi spettatori dopo più di anno di assenza dalle sale. Lo ha fatto Nanni Moretti e ha caricato il video di quel significativo momento per il mondo del cinema e della cultura sul suo profilo Instagram. Seguitelo e basta se non amate la massa ma la minoranza.

#5 romeismore

Con l’ashtag #romansays raccoglie tutti i modi di dire e le espressioni romane che più romane non si può, da anche meno a s’è fatta na certa, passando per du cojonimaddechè e scialla, spiega in perfetto inglese British il significato recondito di ogni espressione, quando, come e perché viene usata. Il contrasto fra lo stile elegante e da vocabolario e le frasi in romanesco lo rendono un profilo imperdibile.

Continua la lettura con: La Vespa, attrice di Roma

FRANCESCA SPINOLA

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Anche Milano ha avuto il suo CAVALLO di TROIA

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Cavallo di Troia

Molto tempo prima del caprone gigante di Gae Aulenti Milano ha avuto anche il cavallo di Troia, chi se lo ricorda? Ecco quando e per quale occasione era stato realizzato.

Anche Milano ha avuto il suo CAVALLO di TROIA

# Quando fu esposto e in quale occasione

Cavallo di Troia

Molto tempo prima del Caprone eretto in questi giorni in Gae Aulenti, Milano ha avuto anche un Cavallo di Troia, esposto davanti a Galleria Vittorio Emanuele II nel lontano 1982. Scattai questa foto quando ero molto giovane e solo in un secondo tempo seppi da un articolo del Corriere della Sera che la gigantesca statua in legno era stata eretta come accompagnamento spettacolare per l’apertura dell’annuale Festa dell’Unità che si sarebbe tenuta sul Monte Stella, come avveniva a quel tempo a fine estate.

# Una coreografia musicale aveva accompagnato l’evento

La coreografia, accompagnata da bande musicali e giochi di luci, aveva anche un titolo “Il risveglio del Cavallo di Troia” che, anche se non particolarmente ficcante come significato, sarà servito ad attirare l’attenzione dei passanti disattenti di piazza del Duomo. Sicuramente un coupe de théatre notevole e degno delle incredibili sorprese che la nostra stupenda città ci ha sempre riservato.

Continua la lettura con: Il mistero del CAPRONE GIGANTE in Gae Aulenti

CARLA MOLINARI

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Weltanschauung: “Ci vogliono più uomini contro l’avanzata dell’inumano”

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Marco Aurelio - Credits: Weltanschauung.info

Abbiamo intervistato Weltanschauung Italia, canale culturale che offre una visione del mondo alternativa a quella proposta dai media cosiddetti mainstream. Presente su moltissime piattaforme social, come Facebook e Instagram, Weltanschauung è una realtà che, ispirandosi ad un concetto filosofico, combatte la narrazione univoca dell’attualità tramite l’esercizio critico.

Weltanschauung: “Ci vogliono più uomini contro l’avanzata dell’inumano”

Credits: Weltanschauung.info

Weltanschauung significa “visione del mondo”. Perché questo nome e qual è la “visione del mondo” di Weltanschauung Italia?

La traduzione italiana della parola Weltanschauung non rende pienamente il significato del termine. Ricordiamo a tutti che il tedesco è la principale lingua della filosofia moderna, e questo perché, come il greco antico, ha peculiari caratteristiche che la rendono adatta ad esprimere concetti astratti ed universali. Da questo punto di vista il lessico filosofico tedesco è sostanzialmente intraducibile, perché in tale processo i suoi termini tecnici rischiano drastici appiattimenti e riduzioni di significato.

Weltanschauung significa essenzialmente un orizzonte originario e irriducibile di senso che orienta, dirige e organizza l’esperienza e l’esistenza umana in modo qualitativo e differenziato. Ogni Weltanschauung, intesa come visione del mondo, è unica come l’epoca e la civiltà che la esprimono, essendo tutt’uno con la sostanza umana che in essa dimora e prospera, compiendo il proprio ciclo storico. Essa dà luogo a una cultura specifica, che si articola in un insieme organico di conoscenze, arti, istituzioni, che potremmo definire, romanticamente, la vita spirituale di un popolo. È a questo concetto che ci siamo ispirati per il nome della nostra iniziativa, che vuole essere un appello a tale modello di cultura contrapposto al relativismo e all’omologazione ideologica contemporanea.

un appello a UN modello di cultura contrapposto al relativismo e all’omologazione ideologica contemporanea

Com’è nata l’idea di questo progetto?

Il canale è nato nel 2011 occupandosi prevalentemente di musica e arte post-industriale, un ambiente culturale che tratta spesso, in chiave estetica, tematiche e punti di vista affini a quelli che tutt’ora coltiviamo.

Nel tempo abbiamo progressivamente abbandonato la critica musicale per concentrarci sempre di più sulla critica della cultura, che è oggi il nostro interesse principale. Questo perché, a nostro parere, la distorsione mediatica della realtà, tipica dei nostri giorni, necessita di un contraddittorio e di un correttivo alla cui realizzazione desideriamo dare il nostro contributo.

La posizione di Weltanschauung Italia è alternativa a quella dominante, cosiddetta mainstream. Se dovessimo descrivere la “visione del mondo” dominante contro cui vi battete, in che consiste e cosa non vi piace?

Credits: Weltanschauung.info

Desideriamo precisare che non si tratta di una questione di gusti personali: ognuno porta e testimonia la verità che vede. Potremmo anzi dire che ognuno è la verità che esprime. Quella che lei definisce “visione del mondo” dominante, è in realtà qualcosa che si trova radicalmente agli antipodi di un’autentica Weltanschauung nel senso indicato sopra.

In sintesi, stiamo assistendo, a livello planetario, a un enorme tentativo di omologazione culturale finalizzato a creare l’uomo adatto a far da supporto a un unico governo e a un unico mercato. Si tratta di un’operazione di ingegneria sociale altamente pianificata e coordinata, tutt’altro che spontanea, sebbene gran parte delle figure coinvolte non ne siano consapevoli. Essa ha come bersaglio la decostruzione di quegli elementi qualitativi e identitari che caratterizzano l’essere umano nella sua costituzione psicofisica, e tutte quelle strutture sociali differenziate e autonome che si frappongono tra il nudo soggetto e il potere centrale.

In sostanza, si ha di mira la programmazione di un individuo astratto e atomizzato, privo di identità e di cultura, costitutivamente apolide, ma perfetto cittadino del mercato globale. Riteniamo che tutte le tappe di questo processo vadano rifiutate integralmente, pena il sacrificio della nostra umanità a favore degli interessi dell’inumano.

stiamo assistendo, a livello planetario, a un enorme tentativo di omologazione culturale finalizzato a creare l’uomo adatto a far da supporto a un unico governo e a un unico mercato

Quali sono le differenze fondamentali tra il tipo di informazione dei cosiddetti media ufficiali e quella che invece diffondete voi?

Noi non facciamo informazione. Non siamo giornalisti e non ci occupiamo di cronaca e attualità. Ci limitiamo a suggerire sintesi e visioni di insieme, prospettive all’interno di cui considerare i fenomeni, indicazioni per orientarsi e interpretare la realtà e i cambiamenti in corso. Questa è quella che chiamiamo contro-narrazione.

Non ci si rende spesso conto che la narrazione a senso unico che viene presentata dagli organi di informazione e cultura mainstream si regge su un insieme di presupposti che vengono dati per scontati e come tali assimilati dal comune consumatore del network. Noi puntiamo a mettere in discussione la narrazione unica affinché quei presupposti vengano allo scoperto e possano essere finalmente oggetto di critica.

Ricordiamo che per molti storici questa è l’epoca dell’informazione, ossia il periodo in cui a determinare la differenza in termini di potere e influenza non sono il capitale e i mezzi di produzione, ma i mezzi di informazione e trasmissione/distribuzione della medesima. L’informazione e la cultura sono oggi più che mai uno strumento al servizio della politica. Ecco che l’esercizio critico che proponiamo non può essere considerato che come un indispensabile correttivo a una dimensione pluralista del dibattito oggi sempre più latitante.

la narrazione a senso unico che viene presentata dagli organi di informazione e cultura mainstream si regge su un insieme di presupposti che vengono dati per scontati

Prendiamo questo periodo specifico della pandemia. Qual è il vostro punto di vista, se si può descrivere in modo sintetico?

Tralasciamo tutte le questioni che riguardano origine, numeri ed entità della cosiddetta pandemia. Su questo ci sarebbe molto da dire, ma non è l’oggetto della sua domanda. Diamo per assodato che a monte dell’attuale situazione odierna ci sia un qualche evento di ordine sanitario. Noi sosteniamo che tale evento stia fungendo come pretesto ed acceleratore per una serie di trasformazioni politiche, economiche e sociali che, legittimandosi sullo stato emergenziale, stanno portando a compimento un processo iniziato diversi decenni fa.

Tale insieme di trasformazioni è fortemente voluto da una serie di organismi sovranazionali che lo dirigono mediante una regia unitaria neppure troppo occulta. Stiamo parlando di una progressiva devoluzione della sovranità e dell’autonomia dei singoli paesi a favore di soggetti sovranazionali che rispondono solo a sé stessi e agiscono in base a interessi privati. Affinché ciò sia possibile è però necessario imporre una cultura adatta a recepire una tale forma di governo, e abituare la popolazione agli strumenti di controllo indispensabili a mantenere un ordine di tali dimensioni, che deve essere tanto più serrato e stringente quanto più privo di strutture intermedie.

È inoltre necessario alla realizzazione del disegno globale la costruzione del consenso delle masse affinché cambiamenti che contraddicono le basi del diritto della società occidentale possano essere accettati in vista di un nuovo modello di soggetto politico e giuridico. Se ci si ferma a riflettere, non si può negare che la pandemia abbia dato luogo a una forma di ideologia sanitaria che si presta perfettamente a tutti questi scopi.

Se ci si ferma a riflettere, non si può negare che la pandemia abbia dato luogo a una forma di ideologia sanitaria

C’è speranza di avere un mondo diverso? E come dovrebbe essere?

Non sappiamo risponderle in merito a quanto fondata possa essere una speranza di arresto o di inversione dei processi in corso. Cerchiamo di coltivare un sano realismo che permetta di non farsi illusioni e di affrontare le singole situazioni per quello che sono.

Le forze che stanno decidendo del presente sono enormi e soverchianti. Credo sia poco realistico pensare di rovesciare gli equilibri di potere ricorrendo agli strumenti convenzionali della politica, o a quei prolungamenti della politica che sono la guerra e i suoi surrogati. Siamo fermamente convinti che l’unico strumento di resistenza efficace e indispensabile sia la cultura, e questo perché il principale dispiegamento di forze messe in campo dalle forze avversarie riguarda appunto la cultura e l’informazione.

Dobbiamo innanzitutto mettere in discussione la manipolazione dell’immaginario operata dal dispositivo mediatico. Questo può permetterci di resistere alla pressione sociale e alla paura, che sono attualmente i principali strumenti di estorsione del consenso. Dobbiamo portare allo scoperto i presupposti dell’opera di distorsione della realtà in corso, i quali si basano su una nuova “visione del mondo” e dell’uomo, che ci si vuole imporre come ovvia e scontata, ma che non lo è affatto. Solo a partire dal ricordarci costantemente cos’è un uomo e dove risiede ciò che lo appaga e lo realizza, possiamo iniziare a pensare il cambiamento, che è in fondo null’altro che tornare alle nostre radici, a ciò che siamo da sempre e permanentemente nella nostra umanità. Questa è l’unica rivoluzione possibile e desiderabile. Vorrei ricordare a tutti che l’autentico significato di “rivoluzione” è quello di un movimento che completa il proprio ciclo nel punto d’origine.

Solo a partire dal ricordarci costantemente cos’è un uomo e dove risiede ciò che lo appaga e lo realizza, possiamo iniziare a pensare il cambiamento, che è in fondo null’altro che tornare alle nostre radici, a ciò che siamo da sempre e permanentemente nella nostra umanità. Questa è l’unica rivoluzione possibile e desiderabile.

Come reagisce il pubblico dei social al vostro modo di comunicare? Come rispondete alle critiche e ai commenti degli haters?

Nei vari canali utilizziamo timbri e registri di comunicazione diversi. Alcuni testi hanno forma molto diretta e polemica, altri presentano contenuti decisamente più tecnici e sostanziosi. Ci interessa raggiungere più persone possibili, ma allo stesso tempo abbiamo cura che le idee di cui siamo testimoni siano percepite come solide, credibili e fondate.

C’è un tipo di lettore che percepiamo come omogeneo a noi e con cui entriamo molto frequentemente in contatto: persone che sono stanche di una pseudo-cultura libresca e di una pseudo-politica sempre più provinciale e claustrofobica; persone che vogliono tornare a pensare l’ideale e l’utopia; persone che sanno che le idee impegnano e che osano avventurarsi anche per vie impervie e pericolose, alla ricerca di nuove sintesi.

Dei cosiddetti haters ci occupiamo poco: non ci interessa chi ci etichetta per liquidarci; le critiche, quelle sincere, invece, le consideriamo un’occasione di confronto e di approfondimento.

Avete dei nemici principali che ritenete più pericolosi o che vi ritengono più pericolosi?

Credits: Weltanschauung.info

Non concepiamo il concetto di nemico politico. Possiamo concepire l’idea di nemico se qualcuno attenta alla nostra vita, o a quella dei nostri cari, ad esempio, ma chi la pensa diversamente da noi non è nostro nemico. Può essere un nostro avversario, ma non un nemico.

Crediamo che l’odio nei confronti dell’avversario sia un segno di barbarie, un enorme regresso della nostra società. Oggi più che mai si tende ad inasprire il confronto e a caricarlo emotivamente, e questa esaltazione degli opposti è decisamente funzionale a chi è interessato a togliere l’attenzione da dove realmente si prendono le decisioni.

Su questa scia, credo che molti ci identifichino come nemici. Tra le etichette risibili che ci vengono affibbiate c’è quella di “rossobruni”, categoria che scontenta tanto la destra che la sinistra, perché è come dire che non si è catalogabili in nessuna fazione, ma si è di scandalo ad entrambe. Ovviamente la rifiutiamo: non ci consideriamo né nazionalisti nel senso comune del termine, né tanto meno di area socialista. Credo che molti ci ritengano pericolosi proprio perché disdegniamo la logica degli opposti schieramenti, e tentiamo di dare un significato autentico all’extra-parlamentarismo e all’autonomia.

Credits: Weltanschauung.info

Milano Città Stato nasce dall’idea che per avere una politica migliore occorra spostare al livello più basso gli organi di decisione e valorizzare il più possibile l’autonomia e la diversità distintiva del territorio. In particolare, crediamo che al modello ottocentesco degli stati sovrani, burocratici e spesso onnipotenti, sia preferibile la soluzione della parcellizzazione dei poteri in città e territori autonomi, al fine di evitare derive autoritarie ed oppressive. Che ne pensate di questa impostazione?

Condividiamo l’idea che la politica vada riportata a una dimensione umana, non disgiunta dal popolo, inteso non come entità astratta, ma come concreta solidarietà di uomini, territorio e cultura. Condividiamo anche il rifiuto dello statalismo, soprattutto quando questo risolve lo stato in una macchina burocratica priva di anima ed eticità.

Siamo anche convinti che l’antidoto allo spaesamento contemporaneo sia la riscoperta del senso di appartenenza a una tradizione e a un retaggio di ordine spirituale, che non necessariamente è religioso, ma che sempre si esprime in forme concrete di aggregazione e di condivisione, volte all’elevazione del singolo e della comunità. Crediamo che un mondo che custodisce e difende le identità e le differenze sia un mondo più ricco e prezioso di quello che tende a ignorarle o a cancellarle. Ampie forme di autonomia, organiche a un’impresa comune e ordinate a un’idea verticale e a una visione condivisa, secondo noi costituiscono il modello di società preferibile. La politica dovrebbe adeguarvisi.

Ampie forme di autonomia, organiche a un’impresa comune e ordinate a un’idea verticale e a una visione condivisa, secondo noi costituiscono il modello di società preferibile

Quale è la vostra più grande paura? E la più grande speranza?

Non bisogna avere paure, né speranze. Quando il pericolo si presenta va affrontato in maniera lucida, razionale e responsabile, fosse anche una battaglia su posizioni perdute. Il nostro augurio è che l’avanzata dell’inumano trovi desti e vigili il più ampio numero di uomini possibili, determinati a mantenersi tali e a custodire ciò che ci rende unici nell’universo intero. Vorremmo ricordare che il romanzo più citato in questo periodo, il famoso “1984” di Orwell, assunto quasi a simbolo dei nostri tempi e a modello di resistenza, si sarebbe dovuto intitolate “L’ultimo uomo in Europa”. Auguriamoci di non essere davvero gli ultimi.

Il nostro augurio è che l’avanzata dell’inumano trovi desti e vigili il più ampio numero di uomini possibili, determinati a mantenersi tali e a custodire ciò che ci rende unici nell’universo intero.

State collaborando con altre realtà e/o pensate che potrebbe essere utile creare una rete di soggetti che si discostano dall’informazione dominante?

Attualmente abbiamo una stabile collaborazione con il mensile “Il Primato Nazionale”, dove siamo ospiti in maniera fissa con la rubrica “Visioni e Orizzonti”. Per il resto siamo aperti a collaborazioni con qualsiasi altra realtà culturale, purché sia consapevole del nostro punto di vista e ci garantisca autonomia e libertà di espressione. Collaborare con terzi non è cosa facile: ci si trova spesso a doversi scontrare con interessi di parte, manie di protagonismo e strumentalizzazioni varie, per cui siamo cauti ed esigenti, ma non escludiamo a priori nessuna proposta.

Continua a leggere con: I giganti del passato, l’arma vincente della nostra epoca

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Le 7 BAND milanesi TOP degli ultimi trent’anni

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credits: inartemorgan.it

A Milano si sono alternate, negli anni, formazioni musicali fra le più svariate, confermando una tendenza artistica all’avanguardia che, a partire dagli anni del boom economico in avanti, vedeva nel capoluogo lombardo la sede principale dell’espressione degli artisti emergenti. Vuoi per la presenza di alcune importanti etichette discografiche, per le prime trasmissioni di spettacolo o per influenze derivanti dal Regno Unito e gli Stati Uniti, prima di esplodere nel resto d’Italia le influenze musicali trovarono affermazione qui.

Negli ultimi trent’anni il mondo è cambiato tantissimo e la musica non è stata da meno, ma ciò non ha invertito la tendenza. Vediamo dunque i 7 gruppi milanesi top nati all’ombra della madonnina negli ultimi trent’anni.

Le 7 BAND milanesi TOP degli ultimi trent’anni

#1 Gli articolo 31 e le loro hit indimenticabili degli anni ‘90

credits: lagazzettadellospettacolo.it

Il duo milanese composto da Alessandro Aleotti e Luca Perrini, meglio conosciuti come J-Ax e Dj Jad, pubblica il loro primo album “Strade di Città” all’inizio degli anni ‘90, dando vita a un lento sdoganamento del genere hip-hop, portato in Italia per la prima volta da Jovanotti. Criticati spesso per aver “commercializzato” troppo il rap, una delle quattro branche del movimento hip-hop, si sono tuttavia fatti una strada e una fama con hit indelebili come Tranquifunky e Ohi Maria.

#2 Gli psichedelici Bluvertigo

credits: inartemorgan.it

La band di Marco Castoldi, in arte Morgan, nacque a Monza grazie all’amicizia con Andy Fumagalli, raggiungendo picchi di ascolti e vendite alla metà degli anni’90. Innovativi, psichedelici e con un amore incondizionato per le ispirazioni new wave dei Kraftwerk e dei Depeche Mode, i Bluvertigo si sciolgono più volte, l’ultima nel 2017. Anche se di recente, Morgan ha annunciato che è in cantiere un progetto per una nuova reunion.

#3 Camerata mediolanense: ispirazione ottocentesca e neofolk

credits: en.wikipedia.org

Fra le formazioni rappresentative del panorama musicale antico/neoclassico troviamo la band nata a Milano nel 1994 da un’idea di Elena Previdi, che ha pubblicato più di dieci album ed è molto ascoltata anche in Spagna, Francia e Paesi Bassi. Alla lirica ottocentesca, affianca anche ispirazioni neofolk e arcane sonorità del mondo pagano.

#4 La band rock-metal Lacuna Coil

credits: cagliaripad.it

La band alternative metal che ha pubblicato 11 album, 9 studio e 2 raccolte è costituita, fra gli altri, da Andrea Ferro e Cristina Scabbia. Molto attivi negli eventi musicali di mezza Europa, i Lacuna Coil hanno suonato anche in America e, come spesso accade nelle rock/metal band, hanno avuto molti innesti musicali, riorganizzando la formazione originale più e più volte dal 1994 in avanti.

#5 Le vibrazioni neo beatelsiane

credits: mentelocale.it

Band pop-rock nata a Milano nel 1999, hanno avuto un discreto successo grazie al singolo Dedicato a te che, ottenendo il disco di platino, anticipa il primo album Le vibrazioni, che venderà 300mila copie. Si scioglieranno nel 2012, per riprendere poi l’attività dal 2017 e partecipare anche a Sanremo 2018.

#6 I Crookers e il brano per i terremotati

credits: it.wikipedia.org

Gruppo electro house fondato nel 2003 dal duo Phra e Bot, si fanno strada con una serie di remix di famose hit degli anni 2000. Nel 2012 Phra prosegue il lavoro da solista, dopo l’abbandono di Bot, e grazie alla collaborazione con Fabri Fibra dà vita al singolo L’Italiano balla, devolvendo i ricavi in beneficienza per i terremotati dell’Emilia. 

#7 Underground ed originali: Calibro 35

credits: youtube.com

Sicuramente fra le band più originali del panorama underground, miscelano vari generi con una predilezione per il funk-jazz, ma la loro particolarità sono le sonorità rock ispirate ai film polizieschi degli anni’70. Il nome del gruppo, ovviamente, deriva dal formato pellicola 35 mm del cinema.

Alcune di queste band sono note, mentre altre sono meno conosciute e sono rimaste ben ancorate all’underground. Qual è la vostra preferita? E quali altre band avreste voluto vedere nel nostro elenco? Diteci la vostra e saremo ben lieti di parlarne nel nostro prossimo articolo a tema musicale.

 

Continua a leggere: La scena musicale ROCK milanese degli ANNI ’90 

CARLO CHIODO

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3 LUOGHI da SOGNO non troppo lontani dove fare una VACANZA a MENO di 100 euro

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Credits: Voyageprivè - Zara

Poco lontane dalle coste italiane queste mete incredibili sono alla portata di tutti. Ecco quali sono e perché sono da visitare almeno una volta nella vita.

3 LUOGHI da SOGNO non troppo lontani dove fare una VACANZA a MENO di 100 euro

#1 Zara, un mix tra storia e cultura italiana e ingegno croato (Croazia)

Credits: Voyageprivè – Zara

La cittadina di Zara è un connubio di storia e cultura italiana in Croazia, dove le numerose rovine romane e veneziane del centro storico ricordano il legame con il nostro Paese. Non è solo questo però che fa di Zara una meta da sogno. Qui l‘opera dell’uomo si intreccia con quella della natura in un modo incredibile. Tra le opere più affascinanti ci sono il Saluto al Sole e l’Organo Marino che riescono a far godere al massimo gli spettacoli creati dalla natura. Il primo è un’ingegnosa opera d’arte grazie a cui si può ammirare un meraviglioso tramonto sul mare, mentre l’Organo Marino composto da 35 canne raccoglie il suono del passaggio del mare e del vento per restituire una melodia naturale sublime. Tutto questo a meno di 100 euro al giorno.

Leggi anche: L’ORGANO suonato dal MARE (video)

 

#2 Algarve, il paradiso dei surfisti (Portogallo)

Algarve – migraeviagens IG

I 150 km di spiagge dorate affacciate sull’Oceano Atlantico fanno di Algarve in Portogallo una tra le mete più amate al mondo dai surfisti. Ma anche per chi non sa cavalcare le onde a bordo di una tavola da surf, questa località per meno di 100 euro al giorno sa regalare paesaggi mozzafiato e consente una vacanza all’insegna del relax, basta scegliere di trascorrerla in uno dei numerosi borghi di pescatori abituati a una vita dai ritmi lenti. 

 

#3 Corfù, un paradiso terrestre alla portata di tutti (Grecia)

Credits: anemone_apartments IG – Corfù

Corfù è uno di quei luoghi da visitare almeno una volta nella vita, nel Mar Ionio a poca distanza dalle coste albanesi e greche, questa isola è un vero paradiso terrestre: spiagge sensazionali, mare cristallino e scogliere che regalano una vista senza eguali. Un concentrato di cultura e vita notturna che ne fa una tra le mete prescelte dai più giovani. Ma è anche un altro il fattore del suo successo, infatti basta poco più di 90 euro per un pernottamento, pranzo e qualche divertimento. Insomma, una meta alla portata di tutti.

 

Fonte: Proiezioni di borsa

Continua la lettura con: La FUGA degli ITALIANI all’estero: in un anno persa una città come Brescia. Queste le METE preferite in Europa e nel resto del mondo

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

La località più VIVACE del “lago più bello del mondo”

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Credits: @andreasesini IG

Ora, dalla mia finestra a Bellagio, ho una veduta sull’altra sponda del lago, bella come un dipinto. Un precipizio dalla parete corrugata e frastagliata si eleva fino ad un’altezza di 1.800 piedi.

La località più VIVACE del “lago più bello del mondo”

Ed è su una minuscola sporgenza che si annida una chiesa, piccola come un fiocco di neve, in apparenza non più grande di una casetta di balestrucci. Tutt’intorno, rasente la base del dirupo, ci sono un centinaio di aranceti e giardini, che ricoprono fittamente alcune abitazioni bianche che si intravedono a tratti. Di fronte, tre o quattro gondole indugiano pigramente sospese sull’acqua. E, come dice Twain, proprio “nello specchio forbito del lago, monte, cappella, case, aranceti e barche si riproducono con nitore e chiarezza tali che, a stento, si riesce a capire dove termina la realtà e comincia il riflesso”.

# Sarebbe difficile fare una classifica dei borghi più belli, ma per Colico è diverso

Credits: @andreasesini IG

Questo lembo della Lombardia, consacrato da una classifica internazionale come “lago più bello del mondo”, è amato e ammirato da molti ed è da sempre un punto di ritrovo per personaggi famosi, attori, politici, industriali e teste coronate.

Gli splendidi antichi borghi incastonati in verdi colline si trasformano dolcemente in montagne e le antiche ville si rispecchiano nelle placide acque. In questo contesto, non solo sarebbe impossibile, ma anche presuntuoso, pensare di poter stilare una classifica dei borghi più belli.

Però, tra tutti i borghi, noi vogliamo suggerirne uno: Colico. Un posto in cui storia, sport e acque pulite sono la base di partenza ideale per scoprire e visitare innumerevoli località.

Infatti, Colico, punto di incontro di tre province, è adagiato ai piedi del Legnone, sull’estremità più settentrionale del lago. Si tratta di un borgo immerso nel verde, circondato da montagne che finalmente si stagliano imponenti nel cielo.

# Una cittadina che coniuga bellezza naturale e testimonianze storiche

Credits: @_amandadeci_ IG

Colico conserva un caratteristico centro storico e, grazie alla sua posizione, gode di molte ore di luce. Infatti, l’alba inizia presto e il tramonto finisce tardi.

Accarezzato da una leggera brezza che soffia in ogni stagione, questo borgo è bagnato da acque decisamente pulite e balneabili.

Ma non si tratta solo bellezza naturale. Da secoli, è una terra contesa dove si trovano diverse importanti testimonianze storiche.

Ad esempio, il Forte Fuentes, costruito nel 1600 dal governatore spagnolo di Milano per difendersi dal Territorio dei Grigioni. Poi, il Forte Montecchio Nord che, con la sua struttura moderna completata alla fine del 1914, rappresenta l’installazione italiana più tecnologica della Prima Guerra Mondiale, e quella conservata meglio in Europa.

Come dimenticare poi la splendida Abbazia di Piona, dove il tempo sembra essersi fermato. Da qui, si può godere di una vista mozzafiato. Ma non solo: si possono acquistare prodotti naturali sapientemente creati da pazienti monaci secondo ricette antichissime e segrete. Tra queste, le famose gocce imperiali, delle quali vi consigliamo un uso molto parsimonioso: hanno una percentuale alcolica di 90°.

E non trascuriamo le zone assolutamente da visitare, come l’oasi protetta di Pian di Spagna, tra le foci dei fiumi Mera ed Adda. Questa zona paludosa è un importante punto di sosta e di nidificazione per numerose specie di uccelli che, tra i silenziosi canneti, ritrovano il loro habitat naturale. Dunque, è un crocevia naturale ed una tappa irrinunciabile per tutti i birdwatcher che si trovano sul territorio.

# Una riva che accoglie tutti

Credits: @pattux_26_77 IG

Oltre che da una strada statale estremamente piacevole e panoramica, Colico è raggiungibile anche in treno. Oppure, per chi ha tempo, si può andare con un battello. Quindi, un lago a portata di tutti, anche di chi può permetterselo solo tornando a casa la sera.

Infatti, le bellissime località sono tutte facilmente raggiungibili, come l’antica Chiavenna, la medievale Morbegno e la stazione sciistica di Madesimo.

Ma Colico non solo è più democratica, ma è anche la più adatta per accogliere chi desidera fare sport. Si possono praticare diverse attività, dal wind surf, al kit surfing, al trekking. Ma sono le bellissime piste ciclabili ad attirare turisti da tutta Europa.

Insomma, nessuno giunge fin qui solo per sfrecciare con un fuori serie o per cercare negozi dove fare shopping di lusso. E per questo, tanti giovani si ritrovano a passeggiare lungo la riva del lago, attardandosi fino a notte inoltrata in locali e ristoranti.

# Il contrasto tra sponda lecchese e riva comasca

Credits: @il.bordo IG

Colico si trova sulla sponda lecchese del lago, solitamente poco considerata, ma a noi piace molto. Riserva tante sorprese, viste mozzafiato e paesi incantevoli.

Invece, seppur bellissima e rinomata, la riva comasca offre un’atmosfera forse ormai un po’ troppo patinata ed esclusiva, quasi classista. Infatti, raggiungibile solo in auto, vi si trovano tutti i grandi hotel lussuosi ed elegantissime ville dove hanno preso casa anche George Clooney, Versace e Madonna. Ed è a Cernobbio che illustri ministri, premi Nobel e industriali si trovano a chiacchierare di scenari economici, tra un tè con i biscotti e un calice di Champagne.

Proprio tra le due rive del lago, con la loro diversa vocazione, troviamo la meravigliosa Bellagio, perla indiscussa per la quale non serve spendere parole.

Però, vogliamo concludere con un’altra citazione poetica, questa volta di Listzt: “Quando scriverete la storia di due amanti felici, collocateli sulle rive del Lago di Como. Non conosco contrada più manifestamente benedetta dal cielo; non ne ho mai vista un’altra dove gli incanti di una vita d’amore sembrerebbero più naturali. Ed iniziatela con queste parole: sulle rive del Lago di Como”.

Continua la lettura con: Le 7 meraviglie del LAGO di COMO (mappa)

ANDREA URBANO

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La CITTÀ SOTTERRANEA sotto la Romagna

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Credits: travelemiliaromagna.it

Non sempre quello che vediamo alla luce del sole è tutto ciò che una località ha da offrire. Un caso riguarda Santarcangelo di Romagna, in provincia di Rimini pieno di bellezze non solo a cielo aperto.

La CITTÀ SOTTERRANEA sotto la Romagna

# 150 grotte

Credits: musantiqua.it

Questo complesso di gallerie forma un mondo nascosto e si compone di ben 150 grotte. Si tratta di vere e proprie sale circolari, dove si può godere di un modesto spazio, e sono collegate tra loro da una serie di cunicoli, sentieri, gallerie. Se non si è esperti, questa rete di corridoi potrebbe finire per diventare un labirinto da cui non è facile uscire. Oggi possono essere esplorate grazie all’aiuto di guide esperte, ma qual è stata, in passato, la loro funzione?

# Si pregava il dio Mitra

Credits: riviera.rimini.it

Vari studi si sono dedicati a scoprire le origini di questa città sotterranea. La conclusione più accreditata le fa risalire a luoghi di culto pagani, legati al dio Mitra. In passato, infatti, i fedeli di religioni “proibite” necessitavano di queste grotte nascoste per professare il loro culto in segreto.

# Da catacombe a rifugio della seconda guerra mondiale

In seguito, pare che il sistema di gallerie fosse utilizzato come una catacomba e, dopo ancora, come luogo di isolamento per i monaci Basiliani. In aggiunta, la città nel sottosuolo è stata di grande aiuto ai cittadini, durante la Seconda Guerra Mondiale, per ripararsi dai bombardamenti.

# Oggi sono utilizzate come cantine per il vino e luogo per turisti

La temperatura di questi luoghi si aggira intorno ai 12°, il che li rende perfetti come luoghi di conservazione del vino. Per questo motivo, le grotte oggi sono utilizzate come cantine pregiate, le quali ospitano botti di Sangiovese e altri vini locali. Le gallerie sotterranee possono essere visitate da gruppi di visitatori seguendo il percorso standard, che parte dalla Grotta Monumentale di Via Ruggeri, o percorsi privati come gli ipogei Stacchini e Teodorani. Rimane chiaro che, se ci si trova in zona, un giro in queste magiche profondità è più che consigliato.

Fonti: romagnadavivere.it, travelemiliaromagna.it

Continua a leggere con: Le tre città esistenti più ANTICHE del MONDO: una è ITALIANA

MATTEO GUARDABASSI

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I “DUE GELATI”: le nuove PALAZZINE in zona BICOCCA dal dubbio gusto

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Credits: blog.urbanfile.com

Two gust is megl che one. Viene alla mente la vecchia pubblicità del gelato Maxibon se si arriva nel cantiere dove si stanno delineando due nuove costruzioni, ormai giunte a buon punto. Il risultato, tuttavia, sta facendo storcere più di qualche naso. Foto cover: blog.urbanfile.org

I “DUE GELATI”: le nuove PALAZZINE in zona BICOCCA dal dubbio gusto

# Due torri dall’aspetto discutibile

Credits: blog.urbanfile.org

Le due nuove palazzine sono poste in un lotto compreso tra via Chiese, viale Piero e Alberto Pirelli e via Stella Bianca alla Bicocca. Nonostante i lavori siano stati iniziati anni fa, nel 2018, si sa tutt’ora ben poco dello scopo di questi edifici. Nessuno ha mai promosso il progetto in alcun modo, non esistono rendering e nemmeno una campagna vendite.

Per ora, quello che notiamo sono due costruzioni affiancate, una rossa e l’altra gialla, di 12 piani ciascuna. La composizione architettonica ha sicuramente suscitato qualche scalpore, ricordando quasi un prefabbricato come se ne vedevano circa 30 anni fa. Sono già state soprannominate “i due gelati”, perchè ricordano due dessert di gusti differenti. Le facciate presentano una balconata in muratura, sorretta da alcune mensole che costituiscono un ulteriore elemento poco estetico. Questo stile ha anche poco a che vedere con gli edifici circostanti e il clamore sulla scelta poco armoniosa sicuramente non si placherà neanche alla fine dei lavori.

 

Fonte: blog.urbanfile.org

Continua a leggere con: Porta MAGENTA: il quartiere dei PALAZZI da SOGNO di Milano

MATTEO GUARDABASSI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

E se l’AMERICA fosse stata scoperta da VENEZIA (100 anni prima di Colombo)?

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Credits: Pinterest

San Salvador, 12 ottobre 1492: basta davvero pochissimo per rievocare uno dei più grandi episodi della storia dell’uomo. La scoperta dell’America, l’inizio dell’era moderna, la diffusione del cioccolato. E se le cose non fossero davvero come sembra…? 

E se l’AMERICA fosse stata scoperta da VENEZIA (100 anni prima di Colombo)?

Posso anche dimenticare il luogo, e posso dimenticare l’itinerario esatto, ma è impossibile dimenticare il nome delle tre Caravelle, e l’anno nel quale approdano nel Nuovo Continente. Praticamente chiunque associa l’America a Cristoforo Colombo, navigatore genovese che a 40 anni salpò i mari e gli oceani per raggiungere una terra promessa. Ricordo anche —con non poco imbarazzo— il cartone animato anni ’90 su di lui e, solo a pensarci, me ne torna in mente, con sempre meno pudore, la sigla. 

1492. Una costante che non può cambiare nelle nostre memorie, una data certa come quella della nostra nascita, o di un evento importante a cui abbiamo partecipato… O forse no? 

Credits: Pinterest

# L’America scoperta da veneziani  

Dicono che la storia non menta mai, ma in questo caso, la situazione è ambigua. Giorgio Padoan, linguista e italianista all’università Ca’ Foscari di Venezia, sostiene infatti che non Colombo, non Vespucci, ma Nicolò e Antonio Zen, mercanti veneziani, siano stati i primi europei a vedere le coste del Nord America. Nel 1390. Sciocchezze? Beh, forse, ma sono in molti, in Connecticut, a credere che siano stati gli Zen i primi ad approcciare il Nuovo Mondo. 

Credits: Cronache Letterarie

# Un falso storico? 

Verrebbe da chiedersi se la storia come la conosciamo noi non sia frutto di qualche alterazione. Non esattamente. Perché la teoria di Padoan, non proprio recente, non è mai stata supportata da prove definitive. Del resto, sono moltissime le leggende che attribuiscono la scoperta dell’America a popoli tra i più lontani tra loro: le saghe islandesi, per esempio, sono ricche di cronache particolareggiate sulla colonizzazione della Groenlandia, che faceva da base alle spedizioni nelle isole e nella terraferma del Nord America. 

Credits: Cronache Letterarie

# Cronache di viaggio: anni 1383

Quello che è certo è che Nicolò Zen, al termine della guerra contro i genovesi, armò una cocca (una di quelle grandi navi tondeggianti) per andare nei mari del Nord. Così nel 1383 inizia un viaggio lunghissimo, fino a che viene investito da una bufera in cui perde il controllo della barca. Viene spinto sempre più a nord, finché approda, naufrago, in quello che probabilmente è l’arcipelago delle Fær Øer.

Qui, incontra Harry Sinclair, famoso navigatore scozzese-norvegese, conte delle Orcadi. Insieme, iniziano un’avventura che porterà Nicolò e il fratello Antonio—che nel frattempo lo aveva raggiunto da Venezia— lungo le coste delle terre del Nord. Qui la storia si fonde alla leggenda, e molte delle testimonianze di questi eventi provengono dalle lettere che i due fratelli scambiavano con la loro Venezia. Una comunicazione lenta, che avveniva col passaggio delle missive tra nave e nave, che racconta un viaggio tra Groenlandia, piccoli e grandi arcipelaghi, Islanda e, sembra, le coste del Nord America. 

Nicolò Zen ritratto dal Tintoretto
Nicolò Zen ritratto dal Tintoretto. Credits: Cronache Letterarie

Presso la Biblioteca Marciana sono conservate alcune testimonianze autografe dei due fratelli, le mappe e i loro—fantasiosissimi—itinerari, e anche una E anche una copia originale di un piccolo libretto pubblicato nel 1558 e scritto proprio dal pronipote degli Zen, Nicolò il Giovane, che racconta le gesta di questi due mercanti navigatori. 

# Tra mito e realtà

La descrizione delle persone incontrate e le reliquie culturali raccolte lasciano supporre che la terra visitata fosse proprio quella del Nord America. Ciò che Cristoforo Colombo trovò cento anni più tardi è sorprendentemente simile alla descrizione fatta dai due veneziani delle loro esplorazioni. Purtroppo non esistono testimonianze scritte sul buon esito della campagna degli Zen, ma quel che è certo è che i due fratelli, partendo dalle coste islandesi, si “lanciarono” in mare aperto, pronti a scoprire un nuovo mondo che, forse, hanno trovato. 

Credits: Ruggero Marino.

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GIADA GRASSO 

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🛑 Tremonti: “I SOLDI del Recovery spostano il POTERE ECONOMICO dal Nord a Roma”

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Credits italygreatagain IG - Giulio Tremonti

In una lunga intervista su Il Sole 24ore l’ex Ministro all’Economia Giulio Tremonti, fa un’analisi schietta sull’arrivo dei fondi europei tramite il Recovery. E su un punto è chiaro: nella capitale si andrà a concentrare tutto il potere economico e finanziario. Ecco alcuni estratti.

🛑 Tremonti: “I SOLDI del Recovery spostano il POTERE ECONOMICO dal Nord a Roma”

# Tremonti: “Su Roma graviteranno industria, finanza, servizi professionali. Sui territori solo e per derivazione gli appalti

Fabio Tamburini in un’intervista a Giulio Tremonti approfondisce la situazione economica italiana e si sofferma sull’analisi dei fondi in arrivo tramite il Recovery Fund che insieme a quelli aggiuntivi a debito messi dal governo, portano il totale degli investimenti per l’Italia a 248 miliardi di euro.

Sulla domanda relativa alla sostenibilità del debito, fatto salvo che “la logica del Piano del Governo prevede che produrrà un effetto moltiplicatore del Prodotto Interno Lordo” Giulio Tremonti evidenzia come “il problema è che nel bilancio pluriennale 2020-2026 il nostro debito pubblico è già dato in crescita per un totale complessivo pari a circa 500 miliardi. Speriamo che quello connesso al Piano sia davvero debito buono.

La domanda più interessante riguarda i reali beneficiari di questi fondi: “Chi ne trarrà vantaggio? Come si sposterà l’asse del potere?” chiede Fabio Tamburini. La risposta dell’ex Ministro all’Economia dei governi Berlusconi: “Indipendente dalla localizzazione materiale dei nuovi investimenti (soprattutto al Sud e solo in parte al Centro-Nord), e a prescindere dalla naturale centralità del Governo, inevitabilmente l’asse del potere economico si sposterà e si concentrerà su Roma, dove hanno sede le grandi imprese pubbliche che saranno le principali o prioritarie destinatarie dei nuovi finanziamenti. Questo significa che su Roma graviteranno industria, finanza, servizi professionali. Le conseguenze, conoscendo il Paese, sono immaginabili. Realisticamente, sui territori, ci saranno solo e per derivazione gli appalti.

Il concetto è elementare: aumentando l’intervento pubblico centralizzato nell’economia del Paese si avrà uno spostamento del peso dalle imprese private, piccole o grandi, in gran parte del Nord, a quelle pubbliche o che vivono delle commesse del pubblico che, in massima parte, sono localizzate a Roma. 

Continua la lettura con: La PROTESTA di 500 sindaci del SUD: “vogliamo il 70% del Recovery fund per il mezzogiorno”

FABIO MARCOMIN

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