Fa scalpore l’incapacità del centro destra di trovare un candidato da contrapporre all’altro schieramento. Ma a Milano serve un sindaco?
Se si prende la storia di Milano, almeno quella degli ultimi trent’anni, si vede una continuità d’azione e di crescita della città che sembra completamente indipendente rispetto al sindaco.
Ad esempio, l’Area C che oggi rappresenta uno dei baluardi dell’attuale amministrazione riprende in realtà un’iniziativa di un sindaco di centrodestra, la Moratti, che aveva introdotto la ZTL Ecopass, basata sul principio dell’ecologia. Anche se la narrazione del provvedimento è stata differente e spesso travestita da motivazioni ideologiche, in realtà hanno tutti agito con continuità rispetto all’idea iniziale.
Lo stesso vale per ogni altro ambito. La lotta allo smog e al traffico, lo sviluppo della metropolitana, la sicurezza e l’apertura all’innovazione urbanistica sono tutti i temi che qualunque sindaco a Milano deve portare avanti. Comprese anche le favole elettorali, tipo l’apertura dei navigli o il rilancio delle periferie.
A Milano la figura del sindaco assomiglia più a quella di un rappresentante della comunità che non deve ostacolare lo sviluppo naturale della città.
Questo è evidente dal fatto che il sindaco di Milano ha gli stessi poteri, praticamente inesistenti, di qualunque altro sindaco dei quasi ottomila comuni d’Italia. La grande differenza a Milano non la fa il primo cittadino ma la comunità.
Le strade per il futuro amministrativo di Milano sono due: o si dà a chi governa la città poteri all’altezza di una grande metropoli europea, oppure si potrebbe rinunciare alla figura del sindaco e sostituirla con un organo collegiale che rappresenti in modo più diretto le diverse istanze della comunità che è l’unico vero motore del progresso della città.
Riproduzione vietata al sito internet che commette violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Solo per gli iscritti alla newsletter: gli inviti agli eventi, agli incontri e alle feste di milano città stato
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Tra le città più importanti Milano è l’unica che non ha un soprannome che la identifichi nel mondo. Vediamo quali sono i più conosciuti e quale potrebbe essere l’appellativo per la nostra città.
II più FAMOSI SOPRANNOMI delle CITTÀ del mondo. Quale diamo a Milano? Le 5 NOMINATION
#1 Londra, il Big Smoke
Il Big Smoke più famoso, apparso nel dizionario di slang nel lontano 1874, è quello di Londra. Deriva dal passato della capitale inglese caratterizzato da nebbia e soprattutto molto smog.
#2 Oslo, la città della tigre
Il soprannome di Oslo ha un’origine “poetica”. Nel 1870 il poeta Bjørnstjerne Bjørnson, nel suo poema Sidste Sang, descrive una lotta tra un cavallo e una tigre, dove il primo rappresenta la campagna sicura e la seconda la città pericolosa. Il poeta, che percepiva Oslo come un luogo freddo, inospitale e pericoloso decise di darle l’appellativo di Tigerstaden, “la città della tigre”.
#3 Singapore, la città del leone
Credits: mywowo.net
Il nome Singapore ha origini antiche, datata XIV secolo, da Singapura che deriva dalle parole sanscrite simha (“leone”) e pura (“città”), appunto “Città del Leone”. Secondo la leggenda un principe di Sumatra di Pelambang, Sang Nila Utama, passando per una battuta di caccia vide una creatura sulla costa, che credette fosse un leone. Questo episodio lo ritenne un segno di buona fortuna e così decise di fondare una città proprio in quel luogo.
#4 Parigi, la Ville Lumière (la città delle luci)
credit: luoghidiinteresse.it
Parigi è per tutti la Ville Lumière, la Città della Luce, il soprannome che più di ogni altro la ricorda. La genesi è da ricercare nel lontano 1667, quando la capitale francese era ritenuta poco sicura. Per ridurre la criminalità e scoraggiare ladri e rapinatori si decise di introdurre più lampioni e ai cittadini fu chiesto di mettere di nottesulle finestre lampade e candele. Da qui l’appellativo di Ville Lumière.
#5 Francoforte, la “Mainhattan” tedesca
Credit: @freesoulontheroad (Instagram)
Francoforte è il centro economico e finanziario della Germania e per questo è una meta privilegiata per i viaggiatori d’affari a livello internazionale. Qui hanno sede la maggior parte delle banche mondiali così come numerosi grattacieli che, insieme al fatto che la città si trova sul fiume Meno (Main), le hanno conferito l’appellativo di “Mainhattan”.
#6 New York, la Grande Mela
Credits: newyork IG
Se si dice Grande Mela, viene subito in mente New York. Ma perché questo soprannome? Il merito va ascritto al titolo della rubrica “Around the Big Apple” voluto dal giornalista J. Fitz Gerald negli anni ’20 per The Morning Telegraph. Tra i fantini veniva usato per indicare i ricchi premi nelle gare di corse di cavalli e la “più grande mela” di tutte da vincere era New York City.
#7 Roma, la città eterna
Credits: siviaggia.com – Roma
L’appellativo di “città eterna” associato a Roma è dovuto al fatto di essere una delle città più antiche del mondo e quella che meglio ha conservato la sua storia millenaria. Viene anche chiamata “caput mundi”, ovvero “centro/capitale del mondo” perché nell’epoca romana era il punto più importante del mondo conosciuto.
Per più di un millennio la città di Venezia è stata capitale della Repubblica di Venezia, una delle più ricche e potenti sulla costa Adriatica. Questo si è tradotto in diversi appellativi che la identificavano alla perfezione: la Serenissima, La Dominante, La Regina dell’Adriatico.
#9 Genova, la Superba
credit: siviaggia.it
Genova è stata per 800 anni la più grande città marittima d’Europa, una repubblica indipendente, prospera, fiera. La sua potenza era tale che la città veniva e viene anche oggi chiamata “la Superba”.
Ringraziando dell’idea originaria di Siviaggia, ci chiediamo ora quale potrebbe essere il soprannome ufficiale di Milano. Queste sono le nostre nomination.
# Quale soprannome si potrebbe dare a Milano? Le nostre nomination
Credits: Andrea Cherchi – Milano
Milano è una città dalle mille sfaccettature, dominata nei suoi 25 secoli di storia da popolazioni di culture differenti. Anche l’origine del suo nome è ancora oggi fonte di dibattito, chi lo fa risalire a Mediolanum o Medhelan e chi alla scrofa semi-lanuta, la creatura leggendaria simbolo della città di Milano prima dell’età comunale, che si riallaccia alla fondazione del capoluogo lombardo, avvenuta ad opera dei Celti. Ma quale potrebbe essere il suo soprannome? Queste le nomination, anche grazie alle proposte sulla fan page.
# Milano dal cuore in mano. Un classico abbinamento che sottolinea una delle doti più rinomate dei milanesi: la generosità.
# Milan l’è gran Milan. Altro slogan che nasce nell’antica tradizione di Milano ed esprime la grandezza della città e dei suoi abitanti.
# Città ambrosiana. Dal nome del santo patrono della città.
# Milano da bere. Un’etichetta che si associa alla Milano degli anni ottanta, caratterizzata dalla voglia di vivere e di divertirsi.
# “Città che sale”. Con riferimento al celebre dipinto futurista di Umberto Boccioni, forse il soprannome più attuale e che noi di Milano Città Stato preferiamo. Una città che punta alle stelle e che ha il futuro negli occhi.
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
C’è chi ama viaggiare in autobus e chi invece lo odia. Fare lunghi viaggi in quei sedili stretti può non essere così piacevole come fanno vedere nei film eppure c’è un viaggio così unico che potrebbe far dimenticare tutte le scomodità del caso.
Nel 2022 sarà completata la tratta di autobus più lunga del mondo: un viaggio attraverso 18 paesi che potrebbe cambiare la vita a chi lo percorre.
La tratta di AUTOBUS più LUNGA del MONDO sta per essere completata
# La storica linea più lunga del mondo: da Londra all’India
Credit: lastampa.it
Storicamente la linea più lunga in autobus andava da Londra a Kolkata, in India.
Questo viaggio da record durava per circa 16.000 km e teneva i passeggeri a bordo per ben 46 giorni.
46 giorni su un autobus, con un paio di pause al giorno e nel mezzo un viaggio in traghetto ma sempre all’interno del bus.
Questo viaggio ha dell’incredibile se si pensa che la tratta è stata utilizzata dal 1950 al 1970. Proprio in quest’anno la tratta smise di essere utilizzata, perdendo così il record di attuale tratta di linea di autobus più lunga del mondo.
# La linea di autobus più lunga del mondo al momento: da Lima a Rio
Credit: google.it
La linea di autobus più lunga del mondo attualmente è molto più corta rispetto a quella da record che andava da Londra fino in India.
Parliamo di 6200 km per un viaggio che va da Lima in Perù fino a Rio de Janeiro, in Brasile.
Questo autobus comprende 44 posti a sedere standard più 12 posti per dormire, due autisti che si alternano durante il viaggio e due sole pause al giorno.
Per quanto si sta in viaggio? Ben 102 ore.
Inizialmente la route andava solo da Lima a San Paolo ma dal gennaio del 2016 è stata estesa su richiesta dei viaggiatori alla capitale carioca.
# Nel 2022 sarà completata la linea di autobus più lunga del mondo
Credit: lastampa.it
Il prossimo anno, salvo altre complicazioni dovute alla pandemia, sarà completata la linea di autobus più lunga del mondo, battendo tutti i record della storia.
Il progetto prende il nome di “Bus to London” ed è firmato “Adventures Overland”, una nota compagnia famosa per i suoi lunghi viaggi in autobus.
Attraverserà ben 18 Paesi nell’arco di 70 giorni per un totale di 20 mila chilometri.
La tratta? Da Dehli fino a Londra e viceversa.
Si tratterà di un viaggio unico che ripercorrerà l’antica Via della Seta in Asia ed, in più, permetterà ai passeggeri di effettuare diverse soste per visitare le più belle città presenti lungo il percorso.
La stazione di partenza sarà quella di Delhi per poi proseguire ad Est verso il Myanmar ed entrare in Thailandia facendo tappa a Bangkok.
Da lì il percorso seguirà il Nord attraversando il Mekong, il Laos e lo Yunnan cinese fino alla sosta nella megalopoli Chengdu. Successivamente si riprenderà l’antica Via della Seta fino ad arrivare in Russia facendo tappa a Mosca.
Nell’ultima parte del percorso il bus attraverserà l’Europa dai Baltici a Bruxelles via Polonia, Repubblica Ceca e Germania. Dopo più di due mesi e migliaia di chilometri, l’avventura terminerà a Londra.
# Un viaggio dove incontrare se stessi
Credit: timgate.it
Fare questo viaggio da sogni non è per tutti: i biglietti costano infatti circa 15 mila euro.
Ovviamente i bus sono moderni e ci sono diverse migliorie rispetto alla tratta da record della seconda metà del 1900: le poltrone sono comode e reclinabili, c’è la connessione Wi-Fi, punti di ricarica, armadietti privati, porte Usb e tanto altro ancora.
Ad ideare i progetto sono stati gli indiani Sanjay Madan e Tushar Agarwal, vincitori di diversi titoli dal Guinness World Record e dal Limca Book of record.
La loro società è specializzata in road trip intercontinentali, il loro motto? “Nei nostri viaggi, incontrerai te stesso”.
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui: https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/
Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La città della prima centrale elettricadell’Europa continentale sta registrando in questi ultimi giorni continue interruzioni di energia elettrica. Dalla zona nord a quella sud, senza risparmiare l’Area C, i disservizi sono costanti e sembra che ancora per giorni non mancheranno i problemi. Quali sono le cause?
Milano in BLACKOUT: perché continua a mancare la luce?
# Il nord di Milano da giorni senza energia elettrica
Credits milanotoday.it – black out milano
L’intera zona Nord ha problemi di energia elettrica. Da giorni si verificano continui interruzioni di corrente da quando le alte temperature sono diventate una costante. Nonostante gli sforzi di Unareti, la società che gestisce i servizi di distribuzione di elettricità e gas costituita dal gruppo A2A elettrica a Milano, hinterland e altre città del nord, i disservizi rimangono costanti. Una delle cause principali dei guasti è l’eccessivo aumento dei consumi di energia conseguente al maggiore utilizzo di condizionatori d’aria: una crescita dell’utilizzo del 25% rispetto alla settimana precedente.
# Negozi del centro al buio, dalla Galleria a Piazza Tricolore
Credits milano.corriere.it – Milano blackout
Nemmeno il centro storico è stato risparmiato dai blackout, con negozi e ristoranti senza luce. Dalla Galleria Vittorio Emanuele, con tredici utenze fuori uso e la libreria Feltrinelli che è stata costretta a far uscire i suoi clienti, a via Manzoni e via Verdi, fino a piazza Tricolore e viale Premuda. Il guasto sulla rete di distribuzione dell’energia elettrica ha interessato anche Palazzo Marino.
# Unareti si scusa per un problema presente da troppi anni e ancora senza soluzione
Unareti
Non sono tardati ad arrivare i comunicati di Unareti per i disservizi sulla rete milanese: “Unareti comunica che sono in corso interruzioni sulla rete di distribuzione dell’energia elettrica. La società ha potenziato le squadre di pronto intervento, assicurando il massimo sforzo per riuscire a risolvere quanto prima le problematiche che si sono presentate. La società si scusa per il disagio, consapevole che gli interventi potrebbero durare alcune ore.”
Il problema però rimane. Da anni ormai appena salgono le temperature nel periodo estivo la rete elettrica della città non riesce a reggere il carico di energia richiesta soprattutto dai condizionatori domestici e delle attività commerciali e di ristorazione.
Nonostante Unareti abbia dichiarato che gli investimenti sono in costante crescita negli ultimi anno, dai 59 milioni di euro nel 2018 a oltre 100 milioni per l’anno in corso fino ai 120 milioni a partire dal 2024, la rete di distribuzione dell’energia a Milano è sempre in difficoltà. Forse le risorse messe a disposizione sono insufficienti? La rete nel suo complesso è troppo vecchia e avrebbe bisogno di interventi straordinari? Milano non può permettersi di avere avere un sistema così fragile e Unareti e A2A, la società partecipata del comune, devono quanto prima trovare una soluzione definitiva a questa inefficienza non degna dello status della nostra città.
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Visitare l’Italia e vedere le sue bellezze dal finestrino, comodamente alloggiati in cabine di lusso e gustando piatti stellati? Ora si può, con L’Orient Express italiano.
Andiamo a scoprirlo.
Novità: il treno della DOLCE VITA, l’ Orient Express” che percorre l’Italia
# 64 passeggeri in 32 cabine di superlusso
credits: yahoo notizie
Ispirato al vero Orient Express, nasce il progetto di Arsenale e Trenitalia che prende il nome di “Treno della Dolce Vita”. Richiamando l’atmosfera degli anni ’60, con carrozze di lusso, sapori ricercati e un panorama mozzafiato, questo nuovo convoglio non ha nulla da invidiare all’originale. Ogni elemento è curato nei minimi dettagli per poter garantire un’esperienza luxury completa e vivere a pieno la “Dolce Vita” italiana.
Ogni convoglio accoglierà 64 passeggeri, distribuiti in 32cabine, di cui 20 saranno suite.
L’obiettivo, dichiara il ministro del turismo Massimo Garavaglia, è quello di “unire le forze e coniugare tradizione ed innovazione”.
# Il servizio sarà attivo dal 2023
credits: @localbini su IG
Inaugurato il 15 giugno 2021 da Roma a Civitavecchia, l’Orient Express tutto made in Italy promette un soggiorno estremamente suggestivo: un tour panoramico da nord a sud per poter godere delle meraviglie dei paesaggi e dei piaceri italiani semplicemente guardando fuori dal finestrino.
Il servizio sarà attivo a partire dal 2023 e darà l’avvio al cosiddetto turismo lento. Conterà 5 treni di lusso che percorreranno ben 10 itinerari diversi, attraversando 14 regioni e 128 città. In tutto, 126mila chilometri.
# L’Orient Express partirà anche da Milano
credits: Andrea Fracassa
Sono tante le destinazioni previste per questo progetto e tra queste c’è anche Milano: si potrà partire dalla città della moda per raggiugere Cortina, passando per via del Brennero e le vie dell’Amarone, e Portofino, passando per i vigneti del Monferrato e la patria del tartufo.
Roma-Tarquinia, dalla città eterna ai sassi di Matera, l’attraversamento della Sicilia e la Transiberiana d’Italia sui monti dell’Abruzzo sono solo alcune delle tratte che potranno essere percorse dal treno panoramico.
# (ri)scoprire l’Italia
credits: Siviaggia.it
Il progetto nasce, spiega l’amministratore delegato di Trenitalia Luigi Corradi, per poter risollevare il turismo offrendo il piacere di scoprire i luoghi più affascinanti d’Italia percorrendo tratte riservate e valorizzare le bellezze meno conosciute del nostro Paese.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per la prima volta in assoluto apre al pubblico la casa di Giacomo Balla, l’abitazione romana trasformata dall’artista futurista in opera d’arte.
Apre al pubblico CASA BALLA, il trionfo del FUTURISMO
# La fusione tra arte e vita quotidiana dell’artista
Credits: change.org casa giacomo balla
Giacomo Balla si interessa fin da subito all’arte ed è grazie alla madre Lucia che può sviluppare la sua vocazione. Dopo la morte del padre, infatti, la madre decise di investire tutti i suoi averi nell’educazione del figlio. Balla fu un grande futurista, uno dei più importanti, ma allo stesso tempo tanto diverso dagli altri. La guerra e la violenza non erano sue passioni, a differenza di altri artisti, e preferiva esprimere il movimento, la luce e la velocità, come si nota nelle sue opere come “Dinamismo di un cane al guinzaglio”. Esagerando un po’, si potrebbe anche dire che Balla fu precursore del gender fluid con il suo “Il vestito antineutrale”, ai tempi abito rivoluzionario.
Arte e vita per Giacomo Balla erano una cosa sola. Dopo la morte di Boccioni, Balla divenne l’artista più importante del tempo e adottò un nuovo stile di vita: quella di perseguire l’idea di un’arte totale. Iniziò a farsi chiamare FuturBalla, iscrizione che addirittura fece applicare sulla porta. Insomma, un artista a 360°.
# La sua più grande opera d’arte
Credits: artribune.com casa giacomo balla
Forse l’opera d’arte più grande che Giacomo Balla abbia mai realizzato è proprio la sua casa: un trilocale a forma di U al quarto piano di un palazzo in via Oslavia al 39b. Pareti dipinte, mobili stranissimi, utensili decorati a mano, abiti da lui disegnati e tanti altri oggetti coloratissimi. Nei 30 anni in cui l’artista vi abitò con moglie e figlie, dal 1029 fino alla morte nel 1958, infatti, Balla trasformò la casa nella sua opera d’arte, nonché laboratorio di sperimentazione.
# Un evento mondiale
Credits: huffingpost.it casa giacomo balla
Dal 1994, dopo la morte delle figlie, la casa è rimasta chiusa. Una grandiosa opera d’arte un po’ sprecata perché non visibile a nessuno, ma, finalmente, dal 17 giugno apre al pubblico per la prima volta. Come scrive il sito rivistastudio.com la riapertura di Casa Balla è diventata un evento mondiale, lo stesso New York Times ne ha parlato, eppure gli eredi dell’artista, nonché proprietari della casa, lamentano il disinteresse delle autorità di Roma nella gestione della casa come opera d’arte.
Intanto, però, il 17 aprirà per la prima volta la casa e in contemporanea ci sarà una mostra tematica al MAXXI di Roma.
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si cerca sempre di costruire più in alto, e se invece si cercasse di sviluppare i grattacieli per il lungo?
Questo è il progetto del The Big Bend: “la grande curva” che potrebbe rivoluzionare il modo di costruire.
La “GRANDE CURVA”: il grattacielo a forma di U
# Un progetto impossibile…o quasi
Credit: m.dagospia.com
Si chiama The Big Bend ed è un progetto che mira a trasformare lo skyline di Manhattan sulla 57esima strada, a sud di Central Park.
The Big Bend è un grattacielo a forma di U che potrebbe rivoluzionare il modo di concepire gli edifici della capitale dell’epoca moderna e contemporanea.
Quando si parla di grattacieli si fa sempre riferimento all’altezza, tutte le grande metropoli si stanno infatti sviluppando verso l’alto. E se invece si parlasse di lunghezza?
Il progetto rivoluzionario prende la firma dello studio Oiio e ha richiesto le risorse di due agenzie per essere ideato.
Vediamolo insieme.
# La grande curva lunga 2 chilometri
Credit: @realestate
The Big Bend, letteralmente “la grande curva”, viene definito “il grattacielo a U” ed è un grattacielo che ricorda un arco gigante, elemento spesso usato nell’architettura occidentale.
Per capire la grandezza di questo progetto serve parlare un po’ di numeri.
Il peso dell’edifico viene scaricato a terra dalla particolare struttura che garantisce anche l’equilibrio. L’altezza non dovrebbe superare i 600 metri ma la lunghezza complessiva lascia a bocca aperta: potrebbe aggirarsi intorno ai 2 chilometri.
# Come ci si muoverà all’interno dell’edificio?
Credit: cnewyork.it
Osservando un grattacielo ad arco sorge spontanea una domanda: come si attraverserà la parte centrale della curva?
Nel progetto si è pensato ad un complesso sistema di ascensori capace di scorrere orizzontalmente, verticalmente e in modo circolare: un altro elemento che fa del The Big Bend uno degli edifici più rivoluzionari del mondo.
# I benefici di costruire per lunghezza
Credit: @realestate
Costruire per lunghezza può sembrare una scelta stramba ma ha diversi benefici.
Il progetto del grattacielo a forma di U nasce per attrarre nuovi milionari sempre in cerca di spazi sulla 57esima, ma creando degli stratagemmi per rispettare tutte le regole che questa zona richiede.
Come spiega anche la società in un comunicato: “Ci sono molti modi differenti che possono permettere a un edificio di reggersi in piedi. Siamo soliti familiarizzare con misurazioni d’altezza e ci meravigliamo di quanto i grattacieli possano costare al metro quadro. Pare che l’altezza dell’edificio abbia una correlazione diretta con la crescita del prezzo. ‘The Big Bend’ è una soluzione architettonica alle limitazioni d’altezza di Manhattan. Possiamo costruire strutture della misura che vogliamo senza preoccuparci del limite del cielo.”
Il progetto non è stato ancora approvato ma una volta costruito, questo grattacielo a U rivoluzionerà la concezione moderna dell’architettura.
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo il sondaggio effettuato nei primi mesi del 2021 da Trenitalia, per conoscere il gradimento da parte dei viaggiatori sul servizio notturno, ecco quali sono i nuovi viaggi da Milano con il Frecciarossa.
Da Milano i FRECCIAROSSA di NOTTE: la novità dell’estate 2021
# Con il cambio orario di giugno i primi viaggi notturni del Frecciarossa da Milano verso il Sud Italia
Dopo il sondaggio effettuato nei primi mesi del 2021 da Trenitalia, per conoscere il gradimento da parte dei viaggiatori sul servizio notturno, con il cambio orario di giugno sono partiti i nuovi servizi Frecciarossa.
La prima coppia di treni è il Milano Centrale – Reggio Calabria Centrale e viceversa, esercita con gli ETR-500. La partenza da Milano è alle 21.20, mentre l’arrivo in Calabria alle 8.03 di mattina del giorno seguente, e ripartenza da Reggio alle 21.37 con arrivo a Milano alle 8.22.
# I vantaggi del nuovo servizio: tempi di viaggio dimezzati, maggiore comodità e comfort rispetto agli Intercity Notte
Credits: trainline.com
I vantaggi di questo servizio, in sostituzione di quello fornito dall’Intercity notte, sono una maggiore comodità e comfort di viaggio dei Frecciarossa e un drastico abbattimento dei tempi di percorrenza. A bordo è previsto il servizio di ristorazione, dalle 5 del mattino all’1 di notte, con il kit notte composto da cuscino poggiatesta, mascherina e tappi, oltre alla colazione, per chi opta per la formula Business e Executive.
La durata del viaggio viene dimezzataanche per raggiungere Messina. Infatti contando il tempo impiegato dall’aliscafo per collegare Reggio Calabria a Messina si passa dalle 19 ore attuali a sole 10 ore. Il nuovo collegamento ha come fermate: Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Paola, Lamezia Terme e Villa San Giovanni.
Riproduzione vietata al sito internet che commette violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo molti mesi è stato abolito il coprifuoco. Per la prima volta la scorsa notte si è potuto uscire di casa liberamente.
Il coprifuoco è stata una misura più di contenimento psicologico che un provvedimento dettato da esigenze sanitarie. La dimostrazione è che nel mondo sono state poche le nazioni che hanno adottato questa misura e non esiste alcuna correlazione sperimentale tra coprifuoco e diminuzione dei contagi. Anzi ci sono studi che sostengono il contrario, che il coprifuoco concentrando più persone in un periodo di tempo più ristretto possa incrementare i contagi.
A parte le diverse opinioni sulla sua utilità è indubbio che questa misura riprende una paura atavica nei confronti del buio. Dracula, l’uomo nero, gli zombie e il lupo mannaro, le creature della notte sono quelle più terrificanti.
La paura del buio è comune a tutti, risale a quando si era molto piccoli e la luce veniva data e tolta dal genitore per farci dormire. Nel momento in cui la luce si spegneva ognuno di noi si ritrova circondato da un mondo ignoto, anche se in realtà si trattava del nostro ambiente quotidiano.
La paura del buio è la paura dell’ignoto ed è uno dei simboli di questi tempi.
Sulla paura del buio che potrebbe nascondere dei pericoli orribili ha fatto leva il mondo dell’informazione, alimentando la diffidenza nei confronti degli altri e di tutto ciò che non viene rivelato dalla scienza ufficiale.
I giovani sono più toccati perché per loro natura sentono il desiderio di esplorare l’ignoto, proprio perché crescere significa affrontare e superare la paura del buio. Anche per questo sono più portati a vivere la notte e a cercare esperienze mai provate.
La grande illusione della nostra epoca è di far credere alle persone di vivere in un mondo buio dove l’unica luce è quella rivelata dal genitore del momento, che può essere lo scienziato o il governante. Quando invece per accedere a una vita adulta è ognuno di noi che nella notte deve accendere la sua luce.
Il Lago di Como è lo scenario ideale per le ville più lussuose in Italia, accessibili solo ha chi ha budget milionari da spendere. Ecco quali sono.
Le 5 VILLE da SOGNO in VENDITA sul Lago di Como (immagini)
#1 La villa di Argegno: si estende per quasi 1.200 mq, ha un parco di circa 2 ettari. Prezzo: 4 milioni di euro
Credits Lionards – Villa Argegno Lago di Como
Questa spettacolare villa storica ad Argegno è immersa nel verde di un parco riccamente piantumato di 18.210 mq, che ospita al suo interno una bellissima serra di 40 mq e una fantastica piscina riscaldata con affaccio privilegiato sul lago. La superficie interna complessiva di 1.170 mq: la proprietà di lusso si compone dell’imponente villa padronale signorile di 870 mq disposta su 3 piani, una dépendance autonoma e indipendente di 160 mq su due livelli e un fabbricato che potrebbe accogliere un’ulteriore residenza. Il prezzo: 4 milioni di euro.
#2 La “Villa pieds dans l’eau” a Blevio, una dimora da oltre 10 milioni di euro
Credits Lionards – Villa pieds dans l’eau
La facciata della residenza è stata progettata per essere in parte decorata e in parte rivestita, con pietra a spacco. La dimora ha una superficie complessiva di 600 mq, circondata da un ampio giardino di 6.000 mq ed è posta in un’oasi segreta di pace, perfetta per gli amanti della tranquillità e delle escursioni in barca.
Questa villa pieds dans l’eau è dotata di un’esclusiva piscina interna collocata nelle vecchie mura rocciose e un ormeggio per la propria barca. Per godere del lusso e della privacy di questa villa da sogno a Blevio, in una delle zone più esclusive d’Italia, bisogna sborsare oltre 10 milioni di euro.
#3 A Moltrasio la villa di oltre 3.000 mq con darsena privata
Credits Lionards – Villa Moltrasio con darsena privata
A Moltrasio, la perla del Lago di Como, sorge una dimora storica fonte lago circondata da un ampio parco della superficie complessiva di 3.000 mq, una darsena privata, una favolosa piscina e una vasca jacuzzi per trascorrere. L’abitazione di lusso si estende per 700 mq ed è così suddivisa: al piano terra tre grandi saloni, due cucine e una sala dedicata alla lettura, nella zona notte otto camere da letto, sette bagni oltre alla zona lavanderia. A tutto questo si aggiungono due dépendance con soggiorno, due cucine, due sale da pranzo, quattro camere da letto e quattro bagni oltre a un garage di pertinenza. La trattativa è riservata.
#4 La villa panoramica con vista a 360 gradi del Lago di Como
Credits Lionard – Villa a Blevio
A Blevio si trova questa residenza d’epoca con vista panoramica a 360 gradi sul Lago di Como. Datata inizi novecento la villa ha una superficie di 470 mq e un delizioso giardino di 415 mq con spazio per una grande piscina. Alta quattro piani oltre a un ulteriore livello mansardato, l’antica residenza di pregio è stata ristrutturata di recente e può anche essere essere abitata interamente o suddivisa in due lussuosi appartamenti indipendenti. All’esterno della prima porzione della proprietà c’è un fantastico porticato panoramico che si apre sulla vista unica che regala il Lago di Como, l’altra parte invece due magnifiche terrazze su due livelli. Anche in questo caso la trattativa riservata.
#5 La dimora di lusso a Blevio con accesso diretto al lago e 12 camere da letto
Credits Lionards – Villa Blevio
Sempre a Blevio c’è una proprietà di lusso, con accesso diretto al lago, immersa nel verde di un grande parco storico pianeggiante e curato a prato lungo le sponde del lago. Questa villa è stata costruita nel 1730 ed è ristrutturata di recente in base un progetto che ne ha valorizzato le originali caratteristiche storiche. La maestosa dimora padronale si estende per 800 mq ed è disposta su tre livelli, oltre all’ultimo piano sottotetto, per un totale di dodici camere da letto. La parete a vetrate che si affaccia sul lago è il vero plus di questa villa perché fa sembrare di essere sospesi sull’acqua. A completare la proprietà troviamo cinque posti auto esterni e la possibilità di realizzarne di coperti all’interno di un garage interrato. Il prezzo è nell’ordine di milioni di euro, ma la trattativa è riservata.
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
E’ sempre in corso la gara mondiale al grattacielo più bello, più strano, o dal progetto più ambizioso. Sfidando ogni regola tradizionale dell’architettura e a volte anche le leggi fisiche come quella gravitazionale, i grandi architetti vogliono mostrare le loro abilità. Questa volta si tratta del grattacielo orizzontale più alto del mondo.
In costruzione il GRATTACIELO ORIZZONTALE più ALTO al MONDO
# Lanciata la sfida a Singapore
Credits: skyscrapercenter.com Raffle City Chongqing
Chi se non i cinesi potevano immaginarsi una costruzione del genere, ma soprattutto chi se non i cinesi sarebbero riusciti a progettare un grattacielo del genere tanto da garantire la sua stabilità. Sarà realizzato a Chongqing e si chiamerà “The Crysyal” il grattacielo orizzontale che diventerà il più alto e lungo del mondo.
Come riporta webuildvalue.com si tratterà di uno skybridge che andrà a collegare 4 torri alte 250 metri; una struttura in parte molto simile al famoso hotel di Singapore il Marina Bay Sands che però unisce 3 torri di 200 metri di altezza. Il nuovo skybridge di Chongqing vuole battere ogni record: infatti sarà lungo 300 metri, profondo 30 e alto 22,5, andando ad occupare una superficie di quasi 10 mila metri quadrati.
# Raffle City Chongqing
Credits: archdaily.com Raffle City Chongqing
Chongqing è una delle città cinesi che più sta assistendo ad una sua crescita grazie ad un aumento esponenziale degli investimenti per lo sviluppo. Il nuovo skybridge si inserirà in un progetto molto più ambizioso: la realizzazione di una nuova area chiamata Raffles City Chongqing, la cui costruzione è iniziata nel 2012 su progetto dell’architetto Moshe Safdie e che vede come obiettivo la realizzazione di 9 torri.
Safdie è lo stesso architetto del Marina Bay Sands di Singapore e dello Sky Habitat di Bishan, tutti progetti molto simili, uno più ambizioso dell’altro, e ispirati alla tradizione asiatica della vela. Le torri unite da un skybridge, infatti, vogliono ricordare nel loro insieme delle vele gonfiate dal vento.
# Una mini città
Credits: archdaily.com Raffle City Chongqing
La costruzione del Raffles City Chongqing ha richiesto e lo sta facendo tutt’ora un investimento molto alto, ma che già dalle prime residenze abitative acquistate fa credere in un ritorno consistente. L’area sarà adibita a residence, hotel di lusso, uffici e attività commerciali.
Nello specifico nello skybridge, invece, saranno realizzati una piscina a balzo sul vuoto, un punto panoramico, giardini prensili, bar e ristoranti. In poche parole, l’intera area diventerà una sorta di mini-città, con tutto quello che serve a portata di mano, ma tutto di qualità e super lussuoso.
*Rettifica: le torri sono 8 anziché 9 e l’area del Raffles City Chongqing è già stata aperta, ma non ancora completata, infatti sta per essere ultimata soprattutto con la sistemazione degli interni.
Riproduzione vietata a chi commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Northgate, una società degli UK che si occupa di noleggio veicoli, ha realizzato un’indagine su tariffe e pedaggi sulle principali autostrade in Europa.
Lo scopo? Scovare la più cara. Ed ecco che l’Italia si ritrova sul podio.
Da Milano parte una delle due AUTOSTRADE più CARE d’Europa
# L’indagine tra 44 stati
Northgate, una compagnia britannica che si occupa di noleggio veicoli, ha rivelato quali sono le strade con pedaggio più care d’Europa.
L’indagine ha preso in considerazione 44 Paesi dell’Unione europea, tramite il database dei principali gestori di strade e autostrade a pedaggio d’Europa. Sono stati analizzati ponti, autostrade, strade a pedaggio e persino tutti i tunnel a pagamento di tutta Europa. Lo scopo? Scovare il più caro.
In fondo alla classifica Stati come Finlandia, Estonia e Monaco che scelgono di non fare pagare nessun pedaggio.
A bilanciare il conto ci pensano i paesi che le autostrade le fanno pagare, e anche care.
# Le autostrade più care d’Europa: l’Italia al secondo posto
Credit: initalia.virgilio.it
Al primo posto per l’autostrada più cara d’Europa troviamo la Francia con il tratto A6/A7 che collega Parigi a Marsiglia. Il costo per percorrere questo tratto è di 52,59 sterline.
A seguire sul podio troviamo l’Italia, famosa per i suoi pedaggi non proprio economici.
Il tratto Milano Napoli prevede infatti un costo di 50,73 sterline.
Inaugurata ufficialmente nell’ottobre del 1984, l’autostrada italiana A1 conosciuta anche come “Autostrada del Sole” percorre l’asso meridiano principale d’Italia e collega Milano con Napoli passando per Bologna, Firenze e Roma per una lunghezza complessiva di 760 km.
Il terzo posto per l’autostrada più costosa viene conquistato dalla Norvegia con il collegamento Boda – Oslo che costa 45,16 sterline.
# In Italia anche il tunnel più caro
Non è però l’unico primato che coinvolge l’Italia in questa indagine. Nel nostro paese si trova il tunnel europeo più caro d’Europa: il passaggio tra l’Italia e la Svizzera, conosciuto anche come Gran San Bernardo costa 22,85 sterline.
# Qualche altro dato
Credit: sicurauto.it
Dopo questo podio i dati scendono drasticamente: i costi si dimezzano già a partire dal quarto posto della classifica (che costa infatti 29 euro).
La strada del Regno Unito M6 che gli inglesi considerano costosa, si classifica solo 15esima con il costo di 6,60 sterline a tratta.
A vincere invece il titolo di strada a pedaggio più economica c’è la Macedonia del Nord che fa pagare i 37 km che collegano Petrovec a Veles solo 1,15 sterline.
Riproduzione vietata al sito internet che commette violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
ENTRA NEL CAMBIAMENTO: Ti invitiamo a iscriverti alle nuove newsletter di milanocittastato.it qui:https://www.milanocittastato.it/iscrizione-newsletter/ Ti manderemo anche notizie che non pubblichiamo sui social. Riservato agli iscritti della newsletter: inviti a eventi, incontri e feste organizzati o promossi da Milano Città Stato
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: @monicacembrolaforart
Mostra in metro Garibaldi
Finalmente riparte anche l’arte! I musei sono già aperti da qualche mese, ma si sa che non a tutti piace andarci e c’è chi non ha tempo: l’arte però non si arrende e se le persone non vanno alle opere, le opere vanno dalle persone.
Underground Art: la METRO 5 diventa una MOSTRA d’ARTE CONTEMPORANEA
# Underground Art
Credits: @monicacembrolaforart Mostra in metro Garibaldi
“Underground Art” è un progetto dove i protagonisti sono l’arte e la metro lilla di Milano. Si tratta di un percorso di comunicazione visiva che vede la sua effettiva realizzazione con l’esposizione di opere di artisti contemporanei emergenti in alcune stazioni della M5. In questi mesi è fortemente consigliato non stare al telefono mentre si raggiunge la metro e tantomeno camminare troppo velocemente senza osservare ciò che vi circonda, questa volta è meglio guardarsi intorno e ci si renderà conto che sulle pareti di alcune stazioni della M5 ci saranno alcune opere d’arte, immagini che mirano a colpire l’osservatore, suscitando in lui delle emozioni.
Credits: @monicacembrolaforart Mostra in metro Garibaldi
L’obiettivo di “Underground Art” è il dare nuova vita agli spazi interni delle stazioni, stazioni che vengono definite da Marc Augé “non luoghi”, quasi a sottolineare la loro insignificanza. “Underground Art”, invece, vede nelle stazioni un grande potenziale, anche perché sono tra i luoghi più frequentati, e attraverso le opere esposte vuole creare l’occasione per uno scambio d’idee anche su i social media.
# Le date e le stazioni dove è di scena la mostra
Credits: borsaitaliana.it underground art
Ma quali sono le stazioni diventate sede della mostra contemporanea? Grazie a “Monica Cembrola for Art Foundation” e alla collaborazione con IGPDecaux, il 14 giugno sono comparse 80 opere d’arte a Zara, Garibaldi e Lotto e rimarranno lì per quasi tutta l’estate. La metro lilla è l’ultima arrivata (per ora) e rappresenta l’innovazione nel sistema di trasporto; con “Underground art” conferma il suo spirito.
Il progetto, ricorda borsaitaliana.it, parte da un’idea condivisa di IGPDecaux e Monica Cembrola, come spiega quest’ultima “L’arte non ha smesso di ispirare. (…) fonde ricordi, archetipi con immagini future, aperta al mondo”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Parliamo di una delle passeggiate più famose al mondo, un luogo pieno di storia, tradizione, il punto di ritrovo più ricco in assoluto.
Come se non bastassero la fontana della Barcaccia, la scalinata di Trinità dei Monti o la Via dei Condotti, Piazza di Spagna è custode di tante curiosità.
È il momento di scoprirle insieme.
7+1 CURIOSITÀ che forse non sai su PIAZZA DI SPAGNA
#1 La piazza ha perso la Francia
Credit: turismo.it
Verso la metà del 1600, la piazza aveva due nomi, che poi erano quelli legati alle nazioni che avevano stabilito nel quartiere le loro delegazioni, diventate zone di influenza.
La parte nord della piazza ospitava l’Ambasciata francese, portando il nome di Piazza di Francia. La parte meridionale, invece, era l’indirizzo dell’Ambasciata di Spagna presso lo Stato Pontificio, poi Santa Sede.
Per ironia della sorte, le due super potenze rivali hanno finito per occupare lo stesso spazio, fronteggiandosi simbolicamente anche nei lavori di abbellimento della piazza, un antagonismo che ci ha lasciato la vista da sogno di Piazza di Spagna.
L’Ambasciata iberica è rimasta al suo posto dal lontano 1647, quella francese si è spostata.
#2 Gli sberleffi dei geniali artisti
Credit: ArcheoRoma
Quella tra le due potenze europee non è il solo dualismo cui la piazza ha fatto da palcoscenico nel ‘600.
Due illustri personalità dell’architettura barocca, che hanno contribuito a rendere Piazza di Spagna questo immenso capolavoro, erano Borromini e Bernini, in competizione tra loro. Abitavano proprio in Piazza di Spagna, uno di fronte all’altro e se ne sono combinate di tutti i colori.
Borromini decorò le finestre che davano sulla casa del vicino con delle orecchie di asino, lasciando intendere che il rivale fosse un professionista di scarsa bravura. Un permaloso Bernini gli rispose mettendosi a scolpire un enorme fallo, direttamente sul ballatoio che affacciava nella piazza.
I frutti di queste provocazioni tra rivali sono state rimosse per non urtare la decenza e il decoro.
#3 Le liti per la scalinata
Credit: @pepsikolka23
Una delle super star di Piazza di Spagna non è merito spagnolo. La sua realizzazione si è resa necessaria per collegare il quartiere spagnolo con il territorio dell’Ambasciata, ma è stata realizzata interamente per volontà francese, in quanto la lo stato transalpino possedeva i diritti di proprietà di Trinità dei Monti.
Se per una volta francesi e iberici erano in accordo sulla necessità di questa creazione, ci hanno pensato i due architetti responsabili della costruzione della scalinata a tenere alto lo spirito di competizione tra artisti, mettendo pepe nelle reciproche realizzazioni.
I due progettisti erano Alessandro Specchi e Francesco de Santis, faticarono molto a trovare un accordo comune e alla fine ne è scaturito un capolavoro barocco, con
gradini e terrazze nate per ospitare i cittadini, in perfetta armonia con l’urbanizzazione del monte.
#4 Una piazza a luci rosse
Credit: mondodelbelli.blogspot.com
È una storia poco conosciuta e raccontata, tramandata dal poeta romano Giuseppe Gioacchino Belli. Piazza di Spagna, uno dei punti più belli del cuore di Roma, ha ospitato un’intensa attività di prostituzione. Come mai proprio in quella zona?
Risale tutto al periodo dopo il 1527, dopo la caduta del sacco di Roma, in cui la città si stava lentamente riprendendo grazie all’aiuto delle potenze europee di tradizione cattolica. Piazza di Spagna era, ed è tutt’ora, un luogo di facile arrivo da nord, con entrata in città dalla Porta del Popolo.
Facile capire che è diventato il luogo ideale dove far prosperare tutte le attività di rimessaggio di carrozze e cavalli ed ospitalità per il riposo dei viaggiatori.
I più coraggiosi attraversatori delle Alpi erano giovani adulti maschi e questo ha fatto nascere il quartiere a luci rosse, che per alcuni periodi ha anche alimentato sé
stesso, attirando un certo tipo di “viaggio in Italia”.
#5 La casina rossa e la sala da tè
Credit: Sovrintendenza Capitolina
La Casina Rossa custodisce oggi un museo ed una biblioteca aperti al pubblico, di proprietà della Keats-Shelley Memorial House.
In passato è appartenuta alla signora Anna, che ha raccolto la tradizione di ospitalità legata a Piazza di Spagna, ed era solita affittarne le camere ai turisti.
Il poeta inglese Keats ha passato proprio lì gli ultimi istanti della propria vita.
La Casina Rossa si trova sul lato destro della scalinata di Trinità dei Monti mentre, sul lato opposto, si trova un palazzo gemello che ospita la sala da tè Babington’s.
Questa sala, nata su idea di due facoltose donne inglesi, è uno degli elementi più tradizionali di Piazza di Spagna. Il Babington’s ha fatto da cornice agli incontri per numerosi intellettuali, esponenti della politica e della cultura.
Vicino alla sala da tè è visibile una targa che recita integralmente una poesia di Cesare Pavese “Passerò da Piazza di Spagna”.
#6 Trinità del Monte
Credit: Uozzart
Un tempo la Chiesa della SS Trinità dei Monti era appunto denominata Trinità del Monte, in riferimento al Pincio su cui sorge.
Il Parco del Pincio, oggi, vive sui resti dei celeberrimi Horti Luculliani, mentre la villa romana forse più bella di sempre, quella di Lucullo, sorgeva esattamente dove ora c’è la chiesa.
Nel XVI secolo il possedimento è costituito da una vigna, che prospera su alcuni resti dell’antica Roma e viene acquistato dal re di Francia Carlo VIII, che decide di donare «une fabrique propre à loger commodément six religieux», ovvero una fabbrica adeguata per ospitare comodamente sei religiosi appartenenti all’Ordine dei Minimi di S. Francesco di Paola.
La pietra con cui è costruita Trinità dei Monti proviene dalla città francese di Narbonne.
Il quartiere ha mantenuto la sua internazionalità anche nella celebrazione della messa, che a Trinità dei Monti viene tuttora celebrata in francese dalla Comunità dell’Emanuele.
#7 La Colonna dell’Immacolata e il legame coi pompieri
Credit: liberta.it
Ci perdoneranno i Vigili del Fuoco l’uso del nome alter ego del corpo, tanto caro a molti italiani. Ci serve per dedicare a questi instancabili soccorritori un momento affettuoso. Piazza di Spagna, del resto, glielo dedica da moltissimo tempo.
Il 25 dicembre del 1856, un esercito di pompieri issò al centro di Piazza di Spagna, la Colonna dell’Immacolata Concezione.
Si tratta di una scultura imponente, composta da una base ornata di bassorilievi, che innalza una colonna di 11 metri.
L’intero monumento, realizzato in marmo cipollino, è alto 30 metri ed è situato davanti
all’Ambasciata di Spagna, omaggio al paese che più si è adoperato per portare l’adorazione all’Immacolata Concezione nel culto cattolico, introdotto pochi anni prima dell’innalzamento della colonna, nel 1854.
Ancora oggi, il giorno 8 dicembre di ogni anno, i Vigili del Fuoco salgono su una lunga scala per deporre in cima alla colonna una corona di fiori, in una solenne cerimonia alla presenza del Papa e di alcune tra le massime autorità comunali e statali.
# +1 Zona franca internazionale
Credit: romeartlover.it
Di tutte le curiosità di Piazza di Spagna, quella che certamente può dirsi un unicum inaspettato, è il fatto che dal passato ad oggi, si comporta come una vera e propria zona franca.
I secoli in cui la piazza ha fatto da terreno di battaglia diplomatica tra Francia e Spagna hanno tracciato un carattere che fatica ad essere domato.
Si deve ad uno speciale gentlemen agreement tra Spagna e Stato Pontificio. Dopo il rinascimento l’intero quartiere – esteso da Via Condotti a Via Sistina – era sotto la giurisdizione e protezione della Spagna, che aveva facoltà di interdire allo Stato della Chiesa i compiti amministrativi e di polizia.
I vari Papi si guardarono bene dal giungere ad un protocollo, perché avrebbe significato la cessione di una parte della città alla potenza straniera. Dal canto suo la Spagna si è sempre limitata al controllo della sua legazione e della routine ordinaria, senza esagerare o creare problemi territoriali e amministrativi agli interessi dei potenti stati coinvolti nel luogo, soprattutto la dirimpettaia Francia.
Ancora oggi Piazza di Spagna conserva un po’ di questo carattere, ospitando il Palazzo di Propaganda Fide, che è un possedimento extraterritoriale della Santa Sede su suolo italiano, cosa che ovviamente non causa conflitti tra i due paesi.
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Siamo in dirittura d’arrivo per la giunta Sala ed è il momento di tirare le somme. Una delle grandi battaglie di questa giunta è stata intrapresa da Marco Granelli, Assessore a Mobilità e Lavori pubblici del Comune di Milano. Con le “sue” ciclabili, inno alla mobilità dolce, ha certamente lasciato il segno, se non altro per la quantità di vernice, speriamo ecologica, con la quale ha dipinto molte strade del capoluogo lombardo. Ma c’è chi protesta.
Utili ai ciclisti o operazioni di greenwashing? La PROTESTA di tre MUNICIPI per le CICLABILI
# I “capolavori urbani” per la mobilità dolce
Ciclabile Harry Potter
A fronte di questi lavori sono molti i cittadini, comitati e Municipi che stanno prendendo una posizione in netto contrasto con quanto fatto sin d’ora. Dai pochi metri di via Maspero, con tanto di cartello che ne indica l’inizio e la fine a pochissimi metri di distanza, alla ciclabile alla Harry Potter di via Bugatti, a quella di Col Moschin che impone un pezzo in contromano con tanto di pericolose rotaie. C’è infine quella doppia di viale Ortles costruita col solo risultato di togliere molti posti auto in una zona che accoglierà, da qui ai prossimi anni, decine di migliaia di nuovi arrivi tra la riqualificazione di una grande area industriale e il futuro villaggio olimpico, un vero colpo da maestro.
Ciclabile via Col Moschin
Non si dovrebbe infierire, ma in un lungo tratto di Viale Ortles c’era tutto lo spazio per piantare tanti alberi e si è preferito una spianata di cemento decisamente poco ecologica. Per non parlare della ciclabile “creativa” che si srotola tra corso Venezia, Buenos Aires e viale Monza, un vero capolavoro di slalom carpiato che metterebbe in seria difficoltà anche il miglior Hirscher.
Sono questi solo alcuni esempi di ciclabili spesso fatte in modo raffazzonato e, forse, più operazioni di greenwashing che risposte a necessità di chi va in bicicletta. Almeno questo è ciò che pensano alcuni municipi e gruppi di cittadini.
# La denuncia dei municipi
Viale Ortles
Da vari Municipi si sono levate numerose proteste, come quella di Raffaele Todaro che dal Municipio 9 reclama una situazione di grande disagio in via Alserio, cosa rimasta completamente inascoltata nonostante le decine di appelli. Oppure alcuni tratti che imbavagliano la zona 7 arrecando grave danno allo scorrimento verso l’ospedale San Paolo con un notevole aumento dello smog, come riferisce il Presidente del Municipio Marco Bestetti. 35 chilometri di piste per velocipedi spesso disgiunte e di difficile percorrenza.
# La guerra alle auto
Via Paselli
Si tenga conto che ad oggi non si è avuta la vera prova generale dell’efficacia dei lavori fatti, avendo un traffico notevolmente ridotto dalla pandemia, ma già in alcune giornate, dove un normale viavai di auto meneghino avrebbe avuto uno scorrimento nella norma, si sono potuti constatare molti preoccupanti rallentamenti.
La guerra alle auto, guerra non dichiarata ma evidente a tutti, si va a scontrare con una più logica razionalizzazione che gioverebbe a Milano. Progetti e realizzazioni che non hanno minimamente tenuto conto dei pareri dei municipi e delle persone che abitano o gravitano nelle vie dove sono state realizzate le piste ciclabili, con risultati finali che sono sotto gli occhi di tutti.
# Si è preferito l’impatto visivo a quello della soluzione al problema traffico
Via Castelbarco
Alcuni tratti auspicati che non causerebbero problemi collaterali, vedi una grande ciclabile, da Milano 3 alla zona Bocconi con gran parte della percorrenza nel parco agricolo Sud, è ferma al palo. Una ciclabile fondamentale che darebbe vigore a quei quartieri periferici che trarrebbero grande vantaggio da un simile progetto.
Le grandi arterie che portano al centro città sono pavimentate in pietra e sono sede di rotaie tranviarie, quindi difficilmente trasformabili in ciclabile a meno che non si voglia mettere a repentaglio chi pedala. Altre vie hanno comunque le rotaie ed altre ancora, vedi via Volta, sono troppo strette per potervi far coesistere strada per auto e ciclabile ed è stata trasformata in una sorta di uso promiscuo piuttosto pericoloso.
L’ideologia che sta dietro a questa trasformazione di Milano sta scontentando moltissimi cittadini, anche perché non ha risolto alcunché in modo definitivo e funzionale. Non crediamo esista una solo a persona contraria alle ciclabili purché siano fatto con criterio e, soprattutto, sicure per chi le percorre. Si tenga conto che in zona centro mancano ancora molti scivoli negli attraversamenti pedonali con grave danno per chi deambula a fatica, questo a significare che si sta perseguendo una battaglia ideologica invece di un vero programma di incentivazione alla mobilità dolce.
Riproduzione vietata al sito internet che commette sistematica violazione di copyright appropriandosi di contenuti e idee di altri senza citare la fonte
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Alcuni paesi adottano una governance politica collegiale.
Due esempi antitetici sono la Cina e la Svizzera. In entrambi i casi il potere viene gestito da un comitato e il presidente rappresenta il portavoce delle decisioni del gruppo.
Una logica molto diversa da quella che avviene in altri stati tra cui l’Italia, dove il capo del governo esprime la leadership e su di lui convergono tutte le principali responsabilità dell’esecutivo e le attese dei cittadini.
Con qualche eccezione ad esempio nella Repubblica di Venezia, dal tempo dei consoli romani in poi il potere in Italia è stato concentrato nelle mani di una persona.
Non sarebbe più saggio avvalersi dell’intelligenza collettiva piuttosto che riporre tutta la fiducia sul singolo?
In altri ambiti è molto diffusa la gestione condivisa della direzione. In tutte le grandi aziende c’è il CDA che prende tutte le decisioni strategiche. E perfino nel campo dell’arte, in particolare nel cinema, i grandi registi come Sergio Leone erano circondati dai migliori professionisti e si avvalevano di una sana dialettica con i produttori. Anche gruppi musicali molto celebri, quando si smembrano in carriere soliste quasi mai riescono a mantenere lo stesso livello creativo.
Una grande riforma da mettere sul tavolo per venire incontro ai cronici problemi dei governi italiani sarebbe quella di impostare degli organi collegiali, anche se ristretti, che possano governare i diversi livelli amministrativi.
Potrebbero essere i primi eletti delle tre forze politiche più votate, in modo così anche da rappresentare una maggior porzione dell’elettorato.
Per una politica che sia più simile ai Beatles che al solo Paul Mc Cartney.
La ricerca prende il nome di “Professioni 2030: il futuro delle competenze in Italia” ed è stata condotta da Ernst&Young, un network mondiale di servizi professionali e consulenza. Andiamo a scoprire cosa potrebbe riservarci il futuro per il mondo del lavoro.
Le 5 ABILITÀ personali che saranno più importanti per la CARRIERA nel futuro
# I fattori di cambiamento: crisi e tecnologia
Credits: generazionevincente.it
I risultati della ricerca evidenziano che il futuro dell’occupazione sarà influenzato da due fattori principali: l’evoluzione tecnologica e l’attuale crisi che stiamo attraversando. Ciò riguarderà anche le competenze richieste, le quali dovranno puntare sulla digitalizzazione e sull’iperconnessione per gestire le sfide tecniche e gestionali. Per questo motivo, potrebbe essere necessario sia un aggiornamento degli attuali lavoratori sia nuovi tipi di formazione per gli studenti che lavoreranno in futuro.
# Le proiezioni per i vari settori
Credits: focusjunior.it
I trend mostrano che più di un terzo della forza lavoro attuale è impiegata in professioni che cresceranno nei prossimi 10 anni (circa il 36%), mentre altre rimarranno stabili (per il 20%), la maggior parte decrescerà (per il 44%).
In maniera non troppo sorprendente, forse, oltre ai fattori legati alla tecnologia, sarà in crescita anche la cultura, l’insegnamento e la formazione. Tutti settori fondamentali anche per crescere una nuova generazione più consapevole dei cambiamenti in atto.
Tra i trend più negativi, invece, troviamo l’industria e l’agricoltura, in quanto la proiezione sembra dare maggiore fiducia al settore terziario dei servizi e delle persone.
Credits: controradio.it.
# Le tre grandi trasformazioni nel lavoro
Secondo lo studio, inoltre, le professioni si trasformeranno in tre modalità differenti:
La prima è per scissione, ovvero un’attività che abbiamo sempre considerato competenza di una sola figura professionale sarà divisa in due ruoli separati. Un esempio è lo specialista delle interfacce umane. Abbiamo poi per fusione, quindi il processo inverso al primo, due professioni considerate differenti saranno unite in un’unica mansione. Una nuova professione che si formerà in questo modo sarà il progettista di visite ed eventi virtuali. Infine, la modalità per ibridazione, ovvero professioni che subiranno influenze da altri settori, riguarderà manovali, giornalisti ed esperti legali per le imprese. A basso tasso di ibridazione, invece, troviamo architetti, dentisti e avvocati.
Sarà presente, dunque, uno stravolgimento dei posti e delle competenze così come le conosciamo oggi, unendo o separando più coefficienti.
# Le cinque competenze fondamentali
Credits: formretailblog.it
Parlando di competenze, i dati ne hanno individuate cinque che saranno fondamentali:
La prima è saper risolvere problemi complessi. La capacità chiamata di “problem solving” sarà un punto focale per districarsi in un mondo del lavoro sempre più complesso e superare le avversità da soli o in un team. L’elasticità mentale sarà un fattore imprescindibile per raggiungere i propri obiettivi.
La seconda è l’apprendimento attivo. Si tratta di un tipo di attività opposta all’apprendimento passivo, caratterizzato principalmente dall’ascolto di un docente. In quello attivo, infatti, colui che è apprende è coinvolto in attività in prima persona, fornisce le risposte alle domande, riflette e genera idee.
La terza è l’adattabilità, ossia la capacità di rimanere flessibili nelle situazioni più diverse. In un mondo del lavoro in continuo cambiamento, può capitare sempre più spesso di trovarsi a cambiare ruolo o mansione. Ciò vale anche quando ci si ritrova, all’improvviso, a lavorare con nuove persone che potrebbero avere idee e modi di fare molto diversi dai nostri.
La quarta è saper comprendere gli altri. Sempre parlando dei colleghi, il dialogo è fondamentale per poter lavorare al meglio. Quando è il nostro turno, dobbiamo essere pronti a capire i messaggi che gli altri vogliono comunicarci, in modo da poter eseguire un lavoro di squadra efficiente e senza incomprensioni.
La quinta è ascoltare attivamente. Anche in questo caso, l’ascolto attivo è un processo più profondo di quello passivo. Si tratta di una predisposizione a comprendere il punto di vista altrui, nonché le motivazioni, i pensieri e le aspettative del nostro interlocutore. Ciò è fondamentale per mantenere un atteggiamento aperto e imparziale, per recepire fino in fondo cosa vuole esserci veicolato.
Tutte caratteristiche che, da qui ai prossimi 10 anni, ci porteranno ad un graduale processo di trasformazione a cui dovremo farci trovare preparati.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
In mezzo al Tevere e collegata alla terraferma dal Ponte Fabricio, sul lato del Capidoglio, e dal Ponte Cestio, sul lato Trastevere, l’isola Tiberina è un piccolo isolotto in mezzo alla Città Eterna. Si dice che questa sia l’isola abitata più piccola del mondo, ma, record o no, l’isola Tiberina rimane particolarmente caratteristica e protagonista di alcune leggende.
A ROMA c’è l’ISOLA abitata più PICCOLA e ANTICA al mondo
# Le leggende su come è nata
Credits: @ig_italy Isola Tiberina
Come sia nata l’Isola Tiberina sembra un mistero, forse proprio per le numerose leggende raccontate. Si crede che l’isola abbia origini molto antiche, addirittura la si fa risalire al 509 a.C., quando l’ultimo re di Roma fu spodestato. Una volta che Lucio Tarquinio il Superbo fu sconfitto, per dimostrare l’odio verso il tiranno, i romani versarono il grano del re nel Tevere e i covoni formarono l’isoletta. Considerando le origini così antiche si potrebbe anche dire che l’isola Tiberina sia la più antica isola abitata del mondo, ma ancora una volta c’è un “forse” proprio perché non si è certi della sua storia.
La leggenda più famosa raccontata sull’isola Tiberina è, però, quella ambientata nel 291a.C., anno di epidemia a Roma. Per fermare la diffusione della peste, i sacerdoti inviarono una delegazione in Grecia ad Epidauro, sede del culto di Esculapio. Di ritorno dalla missione in nave fu portato anche un serpente che scappò proprio all’altezza dell’isola Tiberina; i romani allora per onorare Esculapio (attuale chiesa di San Bartolomeo) ersero un tempio alla divinità sull’isola, la quale fu appositamente costruita come una nave in pietra.
# La gara con l’isola americana: qual è la più piccola?
Credits: piratinviaggio.it Just Room Enough Island
Leggende a parte, l’isola Tiberina secondo alcuni è la più piccola isola abitata del mondo. In realtà in questo caso, almeno parzialmente, bisogna negare il record: l’isola romana infatti compete con la Just Room Enough Island. Conosciuta come Hub Island, quest’ultima si trova nell’arcipelago delle Thousand Island a New York ed è costituita da un’unica casa con un pezzettino di spiaggia come giardino. È stata acquistata nel 1950 dalla famiglia Sizeland che voleva abitare in un posto tranquillo e ha optato per in mezzo al mare.
Senza andare però oltreoceano e considerando le origini dell’isola Tiberina possiamo dire che certamente è una delle isole abitate più piccole al mondo e, a questo punto, forse la più piccola d’Europa. L’isola misura 300m di lunghezza e circa 90 in larghezza e, considerando le sue dimensioni contenute, è spesso affollata.
# Un’isola unica e suggestiva
Credits: destinazioneterra.com via Isola Tiberina
Nel Medioevo l’isola Tiberina divenne l’isola degli ammalati e ancora oggi è conosciuta con questo nome. Oggi camminare per l’isola romana è un’esperienza unica e suggestiva, perché non è il classico centro commerciale a cielo aperto, ma un’isoletta dove poter ritrovare tutta la sua storia semplicemente attraverso un giro per le sue vie.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La campagna vaccinale procede spedita nel Regno Unito, la più avanti tra i grandi Paesi a livello mondiale, oltre il 60% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino. La variante indiana ha però stravolto i piani di totale cancellazione delle restrizioni ancora in vigore, con nuove infezioni e ricoveri in crescita di oltre il 40%, passato in poco più di una settimana dal migliaio agli oltre 8.000 nuovi contagi giornalieri. Vediamo come sta evolvendo la situazione che preoccupa anche il nostro Paese.
BOOM di NUOVI CONTAGI in Inghilterra: Freedom Day RINVIATO di un mese
# A causa della variante indiana (delta) la cancellazione delle restrizioni è stata posticipata dal 21 giugno al 19 luglio
Boris Johnson ha comunicato ai britannici che dovranno pazientare a riacquisire tutte le libertà pre-lockdown. Il primo ministro ha confermato che il Freedom Day del 21 giugno è stato posticipato al 19 luglio a causa di un forte aumento dei casi della variante indiana. Ignorando le proteste dei parlamentari conservatori e le preoccupazioni del settore ricettivo e dello spettacolo, Johnson è convinto che l’abolizione di tutte le restrizioni ora potrebbe alimentare l’ondata e quindi i cittadini devono attendere per evitare di tornare di nuovo a una situazione di duro lockdown.
# La media settimanale dei contagi è schizzata del 40%, con un picco di oltre 8.000 casi, così come quella dei ricoveri. I decessi sono arrivati in doppia cifra
Credits: dailymail – Curva contagi UK
Il premier Johnson ha dichiarato: “Stiamo vedendo alcune cose preoccupanti nei dati, chiaramente. Stiamo vedendo la variante Delta (indiana) causare un aumento dei casi, stiamo assistendo a un aumento dei ricoveri“. Circa il 90% delle nuove infezioni sono ora la variante indiana e i casi raddoppiano ogni nove giorni.
Credits dailymail – Crescita ricoveri Uk
Come riporta il DailyMail i casi di Covid hanno continuato ad aumentare di oltre un terzo rispetto alla scorsa settimana a 7.738, la seconda cifra giornaliera più alta da febbraio dopo aver superato gli 8.000 di venerdì 11 giugno, con una media a 7 giorni di 7.490. Anthony Costello dell’University College di Londra, ha però affermato che il vero numero di infezioni giornaliere è probabilmente più del doppio di quelle registrate nei test. Anche i ricoveri sono tornati a salire, in crescita sempre del 40% rispetto alla settimana precedente, e i morti a 18, dopo il record di zero di qualche giorno fa.
# La campagna vaccinale prosegue senza sosta: il 44% della popolazione ha ricevuto la seconda dose, il 62% almeno una
Credits: dailymail – Campagna vaccinale
La crescita impetuosa dei contagi avviene nonostante il Regno Unito sia tra le Nazioni più grandi quella più avanti con il piano vaccinale. Infatti il 44% della popolazione ha ricevuto già entrambe le dosi di vaccino, oltre il 62% almeno una. La variante indiana si sta quindi dimostrando resistente ai vaccini. Dall’inizio di febbraio al 7 giugno, ci sono stati 33.206 casi di variante indiana in Inghilterra e nel 22,6% dei casi si tratta di persone che hanno ricevuto almeno un’iniezione.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits: teverepost.it
Fabio Cofferati sulla Vespa
“Ma quanto è bello andare in giro con le ali sotto i piedi, se hai una Vespa Special che ti toglie i problemi (…) E la scuola non va. Ma ho una Vespa, una donna non ho. Ho una Vespa, domenica è già. E una Vespa mi porterà (Mi porterà, mi porterà).Fuori città”.
L’impresa impossibile: da MILANO a TOKYO in VESPA
La Vespa che porterà fuori città Fabio Cofferati dovrà fare un bel po’ di chilometri. Sì perché l’uomo ha deciso di fare Milano-Tokyo a bordo dello scooter più famoso del mondo.
# Milano-Tokyo in vespa: sulla scia della mitica impresa di Patrignani
Credits: motoblog.it Roberto Patrignani
Olimpiadi di Tokyo 1964, il pilota motociclista Roberto Patrignani decide di compiere un’impresa in solitario: partire da Milano, arrivare a Tokyo in Vespa e stringere la mano a Daygoro Yasukawa, l’allora Presidente del Comitato Olimpico giapponese.
Patrignani completò i suoi 13mila chilometri in 85 giorni e, a quasi 60 anni dall’accaduto, Fabio Cofferati vuole replicare quanto fatto. Un’impresa certamente faticosa, ma se l’ha già fatto Patrignani perché quella di Cofferati potrebbe essere a rischio?
Cofferati ha un impedimento in più, qualcosa che potrebbe mettergli il bastone tra le ruote: il Covid. L’uomo era, però, deciso a partire e domenica 13 giugno si è messo in sella della sua Vespa 150 Vbb2 del 1963 ed ha lasciato alle spalle Milano.
# Il senso del viaggio di Cofferati
Credits: teverepost.it Fabio Cofferati e la sua vespa
Olimpiadi di Tokyo 2021, data di inizio 23 luglio. Sarà difficile che Fabio Cofferati riesca ad arrivare in tempo per la cerimonia di inizio, ma l’uomo ha ribadito che il motivo principale per cui compie quest’impresa è consolidare la fratellanza tra i popoli, nonché festeggiare il 75° anniversario della nascita della Vespa.
Durante il viaggio, Cofferati intervisterà alcune persone sul dolore cronico, interessandosi innanzitutto sul fatto se conoscono cosa sia e poi ponendo alcune domande in merito alla ricerca delle cure. A fine viaggio scriverà un libro sul dolore incurabile e devolverà il ricavato alla Fondazione Isal per la ricerca contro il dolore cronico.
Principalmente a causa delle restrizioni Covid, Fabio Cofferati non conosce alla perfezione i tempi del suo viaggio: l’obiettivo è quello di passare per la Svizzera, giungere a Mosca entro 5 giorni e poi percorrere 500km al giorno per 3 settimane fino ad arrivare a Tokyo.
Ce la farà? Speriamo di sì. Quando arriverà? Questo è tutto da scoprire.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.