Stato di zombie

Gli zombie hanno la caratteristiche di essere esistenzialmente vivi ma ontologicamente morti

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Nel film Essi vivono di Carpenter del 1988 viene presentata una realtà paradossale in cui attraverso degli occhiali particolari è possibile vedere la vera condizione degli uomini. Il risultato è che la gran parte degli uomini che sembrano viventi in realtà sono degli zombie. Che subiscono tutti una sorta di ipnosi collettiva ad opera della televisione.

Gli zombie hanno la caratteristiche di essere esistenzialmente vivi ma ontologicamente morti. Sono in una posizione statica, invariabile allo scorrere del tempo, hanno perduto ogni dimensione spirituale, non hanno più una loro identità e avendo oltrepassato la morte hanno perso la capacità di vivere. Nei racconti sono l’antagonista perfetto per l’eroe che simboleggia la vitalità e la tensione evolutiva tipica della natura umana.

Nei film gli zombie, che sembrano invincibili anche perché non possono più perdere la vita, di solito scompaiono improvvisamente quando viene tagliato il contatto con la forza misteriosa e artificiale che li sorregge e li gestisce.
Quella forza misteriosa che ne uniforma il comportamento rendendoli perfettamente sostituibili l’uno all’altro, come un esercito che si muove tutto nella stessa direzione.

In chiave più moderna riprende il concetto di zombie l’agente Smith di Matrix, che rappresenta l’individuo del sistema che ha perso ogni sua autonomia di pensiero e di scelta. E ha la funzione di ostacolare chi invece cerca da vivere da protagonista la sua esistenza.

L’agente Smith e gli zombie possono essere ovunque, anche al livello più alto della gerarchia sociale o politica. 

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“Inoltre, accade abbastanza spesso che l’essenza muoia nell’uomo mentre la sua personalità e il suo corpo sono ancora vivi. Una percentuale considerevole delle persone che incontriamo per strada sono persone che sono vuote dentro, cioè in realtà sono già morte. È una fortuna per noi che non lo vediamo e non lo sappiamo. Se sapessimo quante persone sono effettivamente morte e quante di queste persone morte governano le nostre vite, impazziremmo per l’orrore” (G.I. Gurdjieff)

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