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🛑 Il CORTILE della SETA si rifà il look

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Credits Stefano Gusmeroli - Cortile della Seta 5

Il palazzo di fine ottocento rinasce dopo un periodo di apparente abbandono. Tutti i dettagli della trasformazione.

Il CORTILE della SETA si rifà il look

# Lo storico palazzo ottocentesco “Cortile della Seta” si rinnova

Credits Archiportale – Cortile della Seta

Il palazzo ottocentesco tra via Moscova e via Solferino denominato il “Cortile della Seta” si rinnova grazie alla riqualificazione ad opera dello studio Asti Architetti. Un tempo caserma della Cavalleria Napoleonica e poi panificio militare del Governo austriaco, nell’ottocento l’edificio fu trasformato nel “Cortile della Seta” e punto nevralgico per le trattative commerciali e di ritrovo di commercianti e artigiani. La riqualificazione ha coinvolto il fronte strada, la grande corte coperta e la nuova copertura vetrata dopo anni di apparente abbandono.

# I dettagli dell’intervento 

Oggetto della riqualificazione è stato “il blocco destinato ad ospitare uffici, a forma di corte, tipica degli edifici milanesi, con quattro livelli fuori terra ed uno seminterrato si è sviluppato in un continuo passaggio tra mantenimento e nuova costruzione, creando così un felice connubio tra vecchio e nuovo.” Il restyling ha permesso al “Cortile della seta” di rispondere ai requisiti NZEB (Nearly Zero Energy Building), utilizzando oltre il 50% di energia derivante da fonti rinnovabili ed ha ottenuto la certificazione LEED Gold. Le finestre fronte strada sono state ampliate e la geometria delle nuove vetrine studiate per preservare le caratteristiche originarie della facciata.

Sulla corte centrale è stata posta una nuova copertura vetrata, costituita da una scansione di shed di diverse dimensioni, ridefinendo l’ambiente con un nuovo assetto “da piazza coperta” e multifunzionale. La tipologia di copertura scelta consente una notevole illuminazione diurna e vuole essere una citazione dell’originaria funzione industriale di cui ne mantiene l’impostazione datata 1904. Gli ultimi due piani sono stati ridefiniti con un rivestimento continuo vetrato, realizzando “una vera e propria “lanterna” sulla città, staccandosi volutamente dal contesto storico sottostante e si presentano come un luogo di lavoro privilegiato: immerso nella luce, affacciato su Milano.” 

 

Fonte: Archiportale

Continua la lettura con: Il NUOVO MERCATO CENTRALE di Milano

FABIO MARCOMIN

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CASCIABALL: perché i VECCHI MILANESI avevano capito tutto dei giornalisti

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Credits: unilibro.it casciaball

Milano è una città che ha sempre avuto un ottimo rapporto con i giornalisti e le loro redazioni. Eppure i vecchi milanesi, coi loro detti popolari, ci avevano messo in guardia: bravi fieuj, ma casciaball.

CASCIABALL: perché i VECCHI MILANESI avevano capito tutto dei giornalisti

# Giornalisti? Casciaball

Credits: unilibro.it
casciaball

In un articolo del 2016, #milanocittastato ha suggerito “Le 10 parole del dialetto milanese che ognuno dovrebbe conoscere”. Una delle 10 parole è appunto Casciabàll, cacciaballe, riferito ad una persona che usa un sacco di parole inutili per raccontare una storia.

Sebbene il rapporto tra giornalisti, Milano e i milanesi sia sempre stato ottimo, grazie al reciproco affetto, casciabàll finì per diventare il soprannome dato dai milanesi di un tempo proprio ai giornalisti. La saggezza delle tradizioni popolari sta anche nella lungimiranza. Nel caso del soprannome che i vecchi di Milano hanno dedicato ai giornalisti, la lungimiranza sembra diventare leggendaria, ogni giorno che passa.

Ripercorriamo alcuni delle più celebri figure da casciaball del mondo del giornalismo internazionale. 

# Le armi di distruzione di massa di Saddam

Credits: kontainer16.com
spegniamo flusso di notizie

È bastato che Colin Powel agitasse un campioncino di qualcosa dichiarando che «Le armi di sterminio di Saddam ci sono e noi le troveremo», per scatenare giornali e TV sulla “preda”. Pochi esperti di diritti umani si sono accorti della non trascurabile incongruenza nel discorso di Powell: quel “le troveremo” implica infatti che nel momento della dichiarazione al Congresso, non vi erano prove che il Governo iracheno fosse in possesso di armi chimiche o di distruzione di massa. La parte del leone mainstream, è stata ricoperta dal The New York Times, capace di creare consenso a Powell e Bush Jr.
Le armi di sterminio che sono state il casus belli per giustificare l’invasione dell’Iraq, poi, non sono state rinvenute. Ma i casciaball a stelle e strisce non hanno mai fatto alcun mea culpa. 

# 6 gennaio 2021, Washington D.C.

Credits: corriere.it
scontri a Whashington

Il 6 gennaio di quest’anno a Capitol City è successo di tutto. La pura cronaca racconta del giorno in cui è convocato il Campidoglio per la conferma del Presidente Eletto. I sostenitori del Presidente Trump, radunati a Capitol Hill, stringono d’assedio il Campidoglio, la seduta plenaria viene sospesa e c’è addirittura un’irruzione. Le testate italiane cominciano a gridare alla Rivoluzione, all’insurrezione e al Colpo di Stato; la copertura mediatica è totale: ogni dispositivo elettronico è adatto per assistere a quest’episodio.

Chicco Mentana è il Re indiscusso di questa fredda serata di inizio anno: manda in onda l’ennesima #maratonamentana, commentando in modo agghiacciante e molto preoccupato, le drammatiche immagini di un gruppo di rivoltosi intenti a far danni con un lanciafiamme. Peccato che le immagini, sulle quali scorreva il sottopancia “Live Footage”, fossero la scena del film Project X. Da Mentana nessuna smentita o scuse.

# Afghanistan

Credits: tg24.sky.it
giornali internazionali situazione Afghanistan

Con la recente vicenda afgana i nostri media hanno mostrato tutti i loro talenti circa la capacità di osservare, analizzare e commentare una vicenda internazionale. 20 anni di presenza occidentale nello stato Afghano, iniziata quel lontano 7 ottobre del 2001 come risposta al tremendo attacco dell’11 settembre in America, col Ministro degli Esteri italiano immortalato su una spiaggia, sono stati presentati in più modi. I giornalisti si sono abbandonati alla retorica dell’”esportazione della democrazia” (che assomiglia all’affermazione di una superiorità culturale un po’ autocelebrata), della Guerra Globale al Terrore (le guerre si dichiarano agli Stati, non ad entità impalpabili) e che il ritiro degli Americani ha causato il crollo di tutte quelle belle opportunità che gli Yankees avevano, con tanta fatica, istituito per il popolo Afghano (se così fosse, perché i Talebani ci hanno messo poche ore a riprendersi tutto?).

N.B. Il “popolo Afghano” non esiste. O meglio, ne esistono decine. Alcune fazioni in lotta tra loro, altre alleate, la maggior parte unite da legami di parentela e antiche tradizioni. Non è un particolare trascurabile.

# La compattezza della lotta al Coronavirus

Un nemico invisibile e perfido come il Coronavirus, si può battere solo con un fronte unito, compatto, impenetrabile. Deve essere questa la spiegazione di una narrazione a senso unico e che fa eco a sé stessa da 18 mesi, con alcune redazioni che raggiungono vertici inarrivabili ai più. I nemici? quasi sempre hanno le sembianze di esseri umani, possibilmente di nazionalità italiana.

  • I Navigli di Milano re-open

A maggio 2020 il nemico si sposta a Milano, assume le sembianze di umano con lo spritz in mano e scatena le ire degli integralisti del lockdown. Le foto diffuse sul web, per lo più dalla testata Repubblica, mostrano persone assembrate che in realtà sono riprese da un teleobiettivo, schiacciate nella prospettiva ma sparse lungo diverse centinaia di metri di percorso. Astenersi chi non ha mai sclerato sui Navigli affollati.

  • 1300 morti al giorno

Quella che senza dubbio può ritenersi la peggior previsione basata sul worst case scenario del Covid: riaprendo adesso (aprile 2021) avremo 1.300 morti al giorno a luglio. Previsione della Fondazione Kessler rilanciata, anzi, gridata da tv e giornali principali. Anche in questo caso sarebbe bastata una spiegazione e delle scuse, che nessuno ha però avuto il buon gusto di presentare.

  • La festa scudetto dell’Inter 
Credits: milano.repubblica.it

Rischio incremento dei contagi, annunciato da Repubblica all’indomani della festa scudetto di Milano del 2 maggio 2021. Tanto celermente annunciata l’Apocalisse, quanto ancora siamo in attesa che una qualunque delle istituzioni o dei media mainstream chieda scusa per essersi sbagliato. Evidentemente lo scudetto del calcio si è troppo abituati ad assegnarlo altrove.

  • FDA americana approva definitivamente il vaccino di tal marca

Come se le fonti attendibili si trovino da una parte sola, la narrativa mainstream. Notizia non vera: FDA ha in realtà approvato, in via definitiva, l’uso emergenziale di un certo farmaco.

  • La pandemia dei non-vaccinati

Il miglior hashtag di tendenza dell’intera pandemia. Da quando esistono il Generale Figliuolo e la la campagna vaccinale, in Italia si ammalano, vengono ricoverati e muoiono di Covid solo i renitenti al vaccino. Tra i paesi occidentali ad altissimo tasso di vaccinazione, l’Italia è l’unico paese in cui si verifica questo dato. In Israele, Islanda e U.K. succede l’esatto contrario. Ma non è un fatto di DNA e nemmeno il farmaco genico. È ….

  • Il Green pass per lavorare adottato in tutto il mondo

Post muto.

Non è nemmeno che si chieda la luna… Ma un’informazione con qualche attinenza con la realtà e soprattutto intellettualmente onesta.

Continua la lettura con: La classifica delle 10 PAROLE del DIALETTO milanese più USATE (con i significati)

LAURA LIONTI

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Leggi anche: La Top 5 di Big Pharma 2021: market cap, fatturati, import-export

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L’HOTEL GALLEGGIANTE in Lapponia dove ammirare l’AURORA BOREALE

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Credits: @viggo_lundberg Arctic Bath

Tra le acque estive del fiume Lule e la sua distesa di ghiaccio invernale, c’è un hotel che ricorda molto una casa sull’albero ma sull’acqua. Una sorta di groviglio di rami e tronchi che galleggia. In realtà è uno degli hotel più particolari che si possono trovare al mondo, proprio per la sua posizione, e nel quale si può vivere un’esperienza unica.

L’HOTEL GALLEGGIANTE in Lapponia dove ammirare l’AURORA BOREALE

# Un’esperienza magica

Credits: @swedishlapland
Arctic Bath

È stato aperto poco più di un anno fa, uno degli hotel più spettacolari del mondo. Nel gennaio 2020, infatti, nella cittadina di Harads, nella Lapponia Svedese, è stato inaugurato Arctic Bath, l’hotel dove si può ammirare l’Aurora Boreale. Realizzato dagli stessi architetti di Tree Hotel, dove gli alloggi sono case sull’albero, l’Arctic Bath è una grande struttura circolare con al centro una piscina naturale perfetta per guardare il sole a mezzanotte e l’aurora boreale. E a seconda della temperatura, si può scegliere se fare in bagno fresco o uno caldo nelle saune dell’hotel, magari sotto il cielo stellato.

# Un hotel che pensa a tutto

Credits: @viggo_lundberg
Arctic Bath

L’hotel è interamente ecosostenibile, è stato infatti realizzato con materiali locali, ed è collegato alla terraferma tramite una passerella in legno. L’offerta di Arctic Bath è completa, lo staff ha pensato proprio a tutto. L’hotel dista a circa 85 chilometri da Luleå, dove ci sono la stazione e l’aeroporto, ma per chi vuole provare l’esperienza di Arctic Bath non c’è nessun problema su come raggiungerlo, perché è l’hotel che organizza i trasferimenti.

Una volta arrivati, inoltre, lo staff propone soluzioni di alloggio differenti. Si può scegliere se soggiornare in cabine a palafitta sulle rive del fiume, da 62 metri quadri per 5 persone, in una Suite per due persone, oppure nella soluzione Water, ovvero uno chalet sull’acqua da 24 metri quadrati con letto matrimoniale.

# Un posto dove non ci si annoia mai

Oltre a poter ammirare l’aurora boreale, all’Arctic Hotel si possono fare diverse attività tra cui lo yoga, la meditazione, pesca sul ghiaccio, paddle, safari, ciclismo su neve, bear watching e lo sci di fondo. In poche parole è un posto dove non ci si annoia mai. Il prezzo? Una camera parte da 9600 sek (circa 900 euro) ma i trasferimenti da e per l’aeroporto di Luleå sono extra. Fonte: Zingarate.it

Credits: @takemoreadventures
Arctic Hotel interni
Credits: @nicolefalciani
Arctic Bath
Credits: @marcolubbers
Arctic Bath
Credits: @fotosnaturezaperfeita
Arctic Bath

Continua la lettura con: Il PRIMO HOTEL nello SPAZIO: la startup che punta alle STELLE

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: La “bolla” dei container fa saltare il Natale in Occidente

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RINASCE l’ex fabbrica RICHARD GINORI: ecco come si è TRASFORMATA

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Cantiere per la realizzazione della nuova sede WPP nella ex fabbrica della Richard Ginori. Via Ludovico Il Moro, Milano. Foto di Ugo De Berti, https://www.udb.it/

Dove un tempo si producevano ceramiche di qualità è nato il Campus più innovativo in Europa del colosso mondiale della pubblicità e delle relazioni. 

RINASCE l’ex fabbrica RICHARD GINORI: ecco come si è TRASFORMATA

# L’ex fabbrica Richard Ginori ha cambiato faccia e inquilino

Credits 967arch – Campus Wpp2

L’ex fabbrica della Richard Ginori di Milano lungo il Naviglio Grande, nello stabilimento costruito nel 1830 dove si producevano ceramiche di qualità, è stata trasformata pur preservando la struttura originale. L’edificio lungo 250 metri è stato rifatto mantenendo i tratti caratteristici di una delle più importanti fabbriche della città, a firma dello studio di architettura e di design BDG (del Gruppo WPP) e realizzata da 967arch.  

# Le ceramiche lasciano spazio al più recente campus in Europa di WPP, il colosso della pubblicità e delle relazioni

Negli spazi dell’ex fabbrica si è insediato il Campus di WPP, il più recente in Europa, che si estende per una superficie complessiva di 27.000 metri quadri (1,4 volte superiore a quella della Torre Velasca; 1,6 volte quella di Piazza Duomo e pari a quattro campi da calcio). Alto due piani, al suo interno ci sono le diverse società di Wpp che prima di essere raggruppate erano sparpagliate in nove sedi in giro per Milano.

Trovano spazio 2.000 persone e 35 agenzie del colosso della pubblicità e delle relazioni Wpp, con uffici, numerosi servizi tra cui un ristorante, un supermercato, un bancomat e una farmacia dinamica. Sono presenti spazi di co-creazione unici ed è stato progettato proprio per favorire e incoraggiare maggiore collaborazione e creatività trasversali a tutti i team a beneficio dei suoi clienti. La nuova sede, oltre ad essere plastic free e paper less, si caratterizza per una illuminazione LED con un approvvigionamento energetico che proviene completamente da fonti 100% rinnovabili.

 

Continua la lettura con: Alla scoperta del nuovo SPORT CENTER BOCCONI con la PRIMA PISCINA OLIMPIONICA di Milano (Foto)

FABIO MARCOMIN

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Le 10 CITTÀ più SOTTOVALUTATE in Europa

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Credits andreazambelli__ IG - Amburgo

Le città, si sa, non vengono mai valutate allo stesso modo da chi le visita. C’è persino chi non ama Parigi, o chi preferisce Londra a New York City. Tutto è legittimo, anche il tifo per quella o per quell’altra destinazione, tenendo però in dovuto conto che la bellezza oggettiva di un luogo non si potrà mai negare sugli altarini delle simpatie e delle antipatie.

Vediamo dunque dieci città sottovalutate in Europa, che vale assolutamente la pena di visitare. Le passiamo solo in rassegna brevemente, lasciando a voi il compito di viverle a pieno.

Le elenchiamo in ordine crescente di popolazione, per non fare differenze.

Le 10 CITTÀ più SOTTOVALUTATE in Europa

#1 Karlovy Vary, Repubblica Ceca

Credits danilobarile IG – Karlovy Vary

Nella conservatissima Repubblica Ceca non solo Praga ha il fascino dell’omogeneo monumentale, ma anche questa cittadina dall’atmosfera fiabesca, tutta raccolta attorno al quartiere termale che costeggia il fiume, circondato da alte colline verdi. Edifici art-nouveau in successione che fanno da set perfetto per un film ambientato alla fine del secolo scorso.

 

#2 La Coruna, Spagna

Credits mntsmata IG – La Coruna

Isolata sulla punta nord-occidentale del paese, la splendida città di mare riesce a conquistare i cuori facilmente, grazie ai suoi palazzi dallo stile caratteristico, con balconi a vetri coperti, che le danno il soprannome di città di cristallo. C’è anche una collina con strade tortuose, c’è una baia di spiagge, c’è il faro romano sulla punta. Vi basta?

 

#3 Zurigo, Svizzera

Credits bzegial_swisstravel IG – Zurigo

Il paese vicino è più noto per la bellezza delle sue montagne che non per le sue città. Eppure la città elvetica più popolosa è un vero gioiello, che combina una posizione eccezionale all’ingresso di un lago, con le pendici periferiche che si arrampicano eleganti sulle cime delle colline circostanti. Il vecchio centro, giù, invece, è un dedalo di vecchie strade, chiese, balconate, mura e musei.

 

#4 Danzica, Polonia

Credits diegowanderlust77 IG – Danzica

Nel paese ci sono altre città più quotate, ma l’antica città libera ha un’estetica monumentale tutta personale, fatta di canali, di case altissime dal frontone triangolare, di fontane barocche, di chiese gotiche e di vecchi granai sul lungo fiume. Ricostruita, d’accordo, in larga parte, ma ormai ammantata di fascino permanente.

 

#5 Liverpool, Inghilterra

Credits mchlroberts0 IG – Liverpool

Ultimamente si fa un gran parlare di Manchester, eppure la rivale da sempre nel calcio (e non solo) si presenta in maniera eccelsa, sull’estuario del Mersey e con una lunga lista di monumenti bizzarri da visitare, come le due cattedrali sulla collina. Poi ci sono i Beatles, ovviamente, da inseguire al museo e nelle loro locations storiche.

 

#6 Lione, Francia

Credits dxdue IG – Lione

Città gemellata con Milano di cui non si sente mai parlare, per via del fatto che è oscurata da Parigi in tutto. Attenzione però che la collina ce l’ha anche Lione, anzi ne ha tante. Il fiume che divide il centro ce l’ha anche Lione, anzi ne ha due. Ha pure la stessa eleganza della ville lumière, e splende lungo viali alberati infiniti che vi faranno innamorare.

 

#7 Rotterdam, Paesi Bassi

Credits robert.tamborilero IG – Rotterdam

Contro Amsterdam la partita è probabilmente persa in partenza, ma la città olandese del sud ha un’immagine totalmente diversa, relegando i canali pittoreschi di case antiche in un paio di quartieri decentrati, e puntando sull’incredibile mix di ponti, impianti portuali, grattacieli e parchi che la rendono una tappa imperdibile di un viaggio nei Paesi Bassi.

 

#8 Belgrado, Serbia

Creditd emozioniinviaggio21 IG – Belgrado

Siamo alla confluenza di due grandi fiumi, la Sava e il Danubio, siamo in un paese che è rimasto isolato in Europa e che per questo paga anche turisticamente con affluenze sicuramente ridotte rispetto al potenziale di questa città grandiosamente decadente, tra colline che digradano verso gli argini, vecchie fortezze, l’impronta asburgica dell’austerità, una vita notturna strabiliante.

 

#9 Amburgo, Germania

Credits andreazambelli__ IG – Amburgo

Il più grande porto d’Europa nasconde alla vista una città incredibile, mai abbastanza valutata per la sua varietà di paesaggi urbani. Si va dall’enorme lago contornato dal ville nel verde ai canali della città dei magazzini, dall’eleganza monumentale degli spazi aperti del centro alla vivacità notturna di St.Pauli fino all’atmosfera paesana del distretto di Altona.

 

#10 Kiev, Ucraina

Credits grigoriypob IG – Kiev

Un paese ultimamente in ombra, per via del conflitto tuttora in corso nei suoi territori contesi del Donbass. Ma la capitale è sicura nella sua immagine di città sorprendente. Anche qui, come in altre destinazioni sottovalutate, abbiamo quegli elementi che da soli contribuiscono a rendere una location affascinante: il fiume e la collina, a cui aggiungiamo la monumentalità sovietica, le chiese dalle cupole a bulbo, le bancarelle di cibo di strada, il fascino dei luoghi sospesi a metà.

Continua la lettura con: La città SOTTERRANEA più grande al MONDO

LORENZO ZUCCHI

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Leggi anche: Il vecchio Gigi Buffon vuole i mondiali

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Olimpiadi 2026: il TRENO MONOROTAIA potrebbe diventare realtà

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Un progetto molto avveniristico viene portato avanti da alcuni anni in Veneto. Potrebbe diventare realtà a breve, per essere pronto per le Olimpiadi invernali del 2026: si tratta del treno monorotaia Agordo-Belluno, che potrebbe arrivare, in futuro, fino all’aeroporto di Venezia.

Olimpiadi 2026: il TRENO MONOROTAIA potrebbe diventare realtà

# Un treno monorotaia al servizio del Veneto

Fernando De Simone è un architetto specializzato in ingegneria dei trasporti e rappresentante del Gruppo svizzero Intamin Transportation.

Ciò che l’architetto sta da tempo progettando è un treno su monorotaia abbastanza particolare. L’obiettivo iniziale è quello di collegare Belluno ad Agordo. In fasi successive, si vorrebbe raggiungere la stazione di Bolzano.

Esistono inoltre i presupposti per una collaborazione assieme alla Regione Veneto per estendere la linea sino a Cortina d’Ampezzo. Con un investimento di 470 milioni di Euro, sempre secondo De Simone, si potrebbe garantire il collegamento con Jesolo.

# Il treno

La monorotaia, normalmente collocata a 5 metri di altezza di fianco alla strada statale, è sostenuta ogni 25-30 metri da pali in acciaio o calcestruzzo armato dal diametro di un metro. La velocità massima è di 80 chilometri orari e la pendenza massima è del 60%. Punti forza della monorotaia sono proprio il riuscire a superare le grandi pendenze e a recuperare, per il suo tragitto, tunnel già esistenti o dismessi.

Procedendo con velocità panoramica, il tempo occorrente dalla stazione di Belluno a quella di Bolzano è di circa 150 minuti. Da Belluno ad Agordo sono previsti 35 minuti. Da Belluno a Cortina, 2 ore.

Credits: @intamintransportation.com

Secondo le stime dell’architetto, si potrebbero trasportare mille passeggeri all’ora, un numero destinato a salire fino a 5 mila in futuro.

Le vetture del gruppo svizzero Intamin Transportation sono singolarmente dotate di un motore elettrico e governate da computer. A seconda dei viaggiatori che utilizzano le singole stazioni, esse possono essere aumentate o ridotte automaticamente.

# Aeroporto Marco Polo – Venezia

Sarebbe infine prevista una estensione del progetto fino alla Laguna Veneta. Dopo lo stop al progetto della bretella di Rfi (Rete ferroviaria italiana) con l’aeroporto “Marco Polo” di Venezia-Tessera, la proposta è infatti quella di collegare idealmente la stazione ferroviaria di Venezia-Mestre con lo scalo lagunare.

L’Aeroporto Marco Polo di Venezia-Tessera

# Il finanziamento del progetto

Secondo quanto riferito dall’architetto De Simone, il progetto sarebbe autofinanziato, grazie alle sovvenzioni messe a disposizione dall’Unione europea, nello specifico quelle che hanno a che fare con la riduzione dell’inquinamento e con il risparmio energetico, al trasporto notturno di merci, ai biglietti dei passeggeri (lavoratori, studenti e turisti), alla gestione dei parcheggi e dei punti vendita da realizzare presso le fermate. “Contiamo di rientrare in 40 anni attraverso una concessione di pari periodo. Il nostro obiettivo è quello di collegare Belluno a Bolzano e quindi, di riflesso, Venezia con la Germania. L’Europa del nord, in questo modo, sarebbe molto più vicina all’intero Veneto”, commenta infine l’architetto.

Continua la lettura con: Le 3 grandi novità del VENETO con le OLIMPIADI del 2026

LUCIO BARDELLE

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Il collasso del sistema è già in atto

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Il nostro modello di sviluppo sta esaurendo la base di risorse a cui quello sviluppo era dovuto. 

Siamo passati negli ultimi 300 anni da forme di energia meno densa a forme di energia più densa. Siamo passati dal legno, al carbone, al gas e al petrolio.
C’è chi sostiene che la prima guerra mondiale sia stata la conseguenza dei diminishing returns, dei rendimenti decrescenti, nella produzione di carbone in Europa.

La legge dei diminishing returns governa ogni tipo di produzione nel mondo fisico.
Per qualsiasi fonte di energia si deve utilizzare una determinata quota di energia per ricavarla. Se ho un giacimento petrolio a 50 centimetri basta un colpo di zappa per ottenere questa energia, quindi il costo energetico per estrarla è irrisorio rispetto all’energia ottenuta. Di conseguenza l’energia netta che verrà messa a disposizione della crescita del resto del mondo sarà molto alta.
Ma se si aumenta il costo energetico per ottenere l’energia dovendo estrarla sempre più a fondo, ad esempio trovandola sul fondo dell’oceano, si arriva a un punto in cui non è più conveniente ottenere l’energia.

È sbagliata la domanda “quando finirà il petrolio”: la domanda corretta è quando si arriverà al punto di consumare un barile per estrarre un barile? Quello è il punto di rottura del sistema.

Nonostante che il sistema possa essere portato avanti in modo illusorio, ad esempio alimentandolo con l’indebitamento per produrre una cattiva allocazione di risorse e quindi energia che non è più conveniente, dal punto di vista reale il collasso del sistema procede inesorabile.

Continua la lettura con: Questo articolo non è da leggere

LA FENICE

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Questo articolo non è da leggere

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Credits: René Magritte

Una delle caratteristiche che hanno preso piede nell’universo della comunicazione è di trasmettere contenuti attraverso messaggi contraddittori.

Ad esempio alcuni slogan utilizzati nel corso dell’emergenza, tipo “il lasciapassare è strumento di libertà”, o nel mondo pubblicitario, “l’hamburger che nuoce gravemente alla salute” (pubblicità di una catena di negozi di hamburger).

L’autore più celebre che ha portato alla luce questa tecnica manipolatoria basata sulla figura retorica dell’ossimoro, ossia sull’abbinamento di due parole che esprimono idee opposte, è stato Orwell in 1984.

Il libro si apre proprio con i tre ossimori che sono gli slogan cardine del potere:
La libertà è schiavitù
La guerra è pace
L’ignoranza è forza

Tutta la manipolazione del potere totalitario rappresentato dallo scrittore inglese si basava su questa tecnica: se si abbina a un concetto positivo (es. libertà) un concetto negativo (es. schiavitù), la percezione del concetto positivo diventa negativa. All’opposto, se si abbina a un concetto negativo (es. la guerra) un concetto positivo (es. la pace) si può fare accettare al popolo qualcosa che altrimenti rifiuterebbe, con il risultato di capovolgere la percezione della realtà.

La stessa PNL, la programmazione neuro linguistica, fa riferimento a questa tecnica che, tra l’altro, costituisce l’ossatura dei principi di Goebbels della propaganda del terzo Reich.

Uno dei meccanismi cardine della mente umana è che la negazione si trasforma in affermazione, perché il cervello umano vira al positivo qualunque affermazione negativa. Ad esempio, dire di non pensare a un albero porta automaticamente il soggetto a pensare all’albero.

Questo è il paradosso della pubblicità negativa: spesso delle campagne apparentemente realizzate per dissuadere da comportamenti pericolosi per sé o per gli altri, come fumare o guidare in stato di ebbrezza, finiscono per sortire l’effetto opposto.

Singolare che questa tecnica emerga proprio in un periodo di emergenza sanitaria.

Continua la lettura con: Le tre grandi rivoluzioni del pensiero e della cultura sono avvenute in Italia: è in arrivo la quarta? 

MILANO CITTA’ STATO

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🛑 DEMOLITO il “SIMBOLO” di Sesto (Video)

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Credits Gruppo Cap - Demolizione camino inceneritore

Per 40 anni ha caratterizzato l’inceneritore Core del termovalorizzatore di Sesto San Giovanni. Vediamo perchè è stato demolito e cosa nascerà al suo posto.

DEMOLITO il “SIMBOLO” di Sesto (Video)

# Il camino di 70 metri dell’inceneritore di Sesto San Giovanni è stato abbattuto

Credits primamilano.it – Demolito camino Sesto San Giovanni

Nella notte di mercoledì 22 settembre è stato demolito il camino dell’inceneritore di Sesto San Giovanni, alto 70 metri, che per 40 anni ha caratterizzato l’inceneritore Core. 

 

La tecnica utilizzata è stata quella del crollo indotto, un’operazione meccanica che attraverso l’attività di due scavatori telecomandati a distanza provoca il collasso del calcestruzzo. L’abbattimento è stato anche l’atto simbolico che anticipa la transizione ecologica del vecchio impianto, che trasformerà il termovalorizzatore di Sesto San Giovanni e il depuratore adiacente in una biopiattaforma dedicata all’economia circolare.  

# Al suo posto nascerà la biopiattaforma del futuro

Biopiattaforma Sesto San Giovanni

Un investimento di 56 milioni di euro trasformerà il termovalorizzatore e il depuratore adiacente nel primo termovalorizzatore green del Paese. Il progetto ad opera del Gruppo CAP e CORE vede la realizzazione di questo impianto “carbon neutral” (a zero emissioni di CO2) entro la primavera del 2023. Sarà in grado di impiegare i fanghi di depurazione e la frazione umida dei rifiuti per produrre biometano, energia pulita ed eco-fertilizzanti e di autoalimentarsi, perché capace di creare valore: le acque depurate andranno a irrigare il parco, mentre il biometano prodotto dal digestore servirà per alimentare le vetture e veicoli adibiti al trasporto.

# Riduzione del traffico e delle bollette per i cittadini

Questo modello di termovalorizzatore favorirà una riduzione del 29% del traffico generato dall’impianto, dagli 80 viaggi quotidiani attuali ai 57 nel nuovo polo, senza aumentare il numero di mezzi impiegati. Un modello sostenibile di produzione e consumo, come previsto dall’Agenda 2030 dell’ONU, che genererà valore anche sull’indotto del territorio e che grazie a una produzione di ben 11.120 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento consentirà una sensibile riduzione del costo delle bollette dei cittadini.

Fonte: Metronews

Continua la lettura con: A SESTO nascerà LA BIOPIATTAFORMA del futuro: un modello da esportare nel mondo

FABIO MARCOMIN

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Una SPA a CIELO APERTO nel paradiso a 3 ore e mezza da Milano

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Credits: siviaggia.it rifugio lago nambino spa

Incastonato nella conca delle Dolomiti, c’è un paese molto famoso dove è stata costruita una delle SPA più belle d’Italia. Un angolo di paradiso immerso nella natura. Un luogo che offre un’esperienza rigenerante che appaga occhi e mente, sì perché mentre un bagno caldo rilassa il corpo e libera dallo stress, gli occhi possono godere della vista dell’incantevole natura circostante.

Una SPA a CIELO APERTO nel paradiso a 3 ore e mezza da Milano

# Il rifugio sulle sponde del lago

Credits: @trentinodascoprire
rifugio lago Nambino

A Madonna di Campiglio, a circa 3 ore da Milano, c’è una Spa a cielo aperto. La località trentina è ormai una delle destinazioni turistiche montane più conosciute della zona, piena soprattutto in inverno durante la stagione sciistica, ma affascinante anche in estate proprio perché paese caratteristico. Una bellezza tipica dei paesi dolomitici a 1550 metri di altezza.

Madonna di Campiglio è scelta da molti turisti anche per i numerosi sentieri che salgono in alta quota e che partono dal paese. È proprio percorrendo uno di questi sentieri, senza salire in alta quota ma arrivando a poco più di 1700 metri con 20 minuti di camminata, che si giunge al Lago Nambino e al rifugio omonimo sulle sponde dello specchio d’acqua. Ed è il rifugio Lago Nambino che offre un’esperienza di relax unica, una Spa in mezzo al nulla.

# Il rifugio del Lago Nambino

Credits: @smancori
Rifugio lago Nambino spa

Se già la vista del Lago Nambino vale il soggiorno nella baita sulle sue sponde, l’esperienza rilassante che il rifugio offre completa il perfetto soggiorno di relax. Ai suoi ospiti il rifugio Lago Nambino propone una Spa a cielo aperto immersa nella natura. Tra gli alberi vicino al lago ci sono infatti una sauna e una tinozza a cielo aperto. Immersi nella tinozza si può godere di un’esperienza sensoriale unica: dall’acqua calda rilassante che ti porta oltre lo stress della quotidianità, alla vista delle montagne patrimonio dell’umanità. Provate a chiudere gli occhi e pensare solo a rilassarvi e poi a riaprirle e rendervi conto che siete in un posto unico. Cosa si può volere di più?

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Nasce in Italia la PRIMA SPA MARINA

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Il Covid sotto la pelle: nel distretto cosmetico padano la pandemia “brucia” centinaia di milioni

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Le tre grandi rivoluzioni del pensiero e della cultura sono avvenute in Italia: sta avvenendo anche la quarta?

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Vitruviano Mask. Credits: Duilio Forte (c)

L’Impero Romano ha dato il via alla prima grande rivoluzione che ha forgiato la storia del pensiero e della cultura umana. I caratteri latini sono alla base della scrittura, il diritto romano è il fondamento dei codici di legge e la cultura classica si è diffusa nel mondo grazie all’Impero.

La seconda grande rivoluzione, che nasce all’interno dell’Impero Romano e che diventa la sua prosecuzione virtuale, è la chiesa cristiana, e poi cattolica, che rappresenta la più grande manifestazione di potere spirituale della storia. Non solo, è l’unica struttura sovranazionale che ha dominato incontrastata la politica e il credo delle persone di buona parte del pianeta.

La terza grande rivoluzione si è avuta con la nascita dell’Umanesimo e la riscoperta del classicismo del Rinascimento: ha inaugurato l’età moderna caratterizzata dal primato dell’essere umano come centro della cultura e della scienza e come artefice del suo destino.
In fondo, l’era contemporanea è ancora una sua conseguenza perché le società attuali si sono fondate mettendo al centro il singolo essere umano nei suoi diritti e nella sua tensione all’autorealizzazione.

Questo sta oggi venendo messo in discussione. Si sta affermando come prima potenza economica del pianeta la Cina, un regime che è lontanissimo dai concetti umanistici e rinascimentali, dall’idea occidentale dell’uomo al centro della società. Un regime che pone invece l’uomo come mezzo per raggiungere un fine e non come protagonista della realtà.

La caratteristica ontologica del modello cinese è che al centro è il sistema, non il singolo, in aperto contrasto con tutte le Costituzioni occidentali che prescrivono che il bene del singolo non possa mai essere contraffatto per il bene comunitario.
Questo regime sta estendendo la sua visione del mondo sulle altre popolazioni come sempre avvenuto da parte del più forte.

Nel mondo occidentale l’Italia sta diventando il primo modello di mediazione tra il sistema cinese e la visione umanistica. Possiamo dire come metafora che l’Italia è dove il virus cinese ha fatto un salto di specie culturale nell’occidente. Il modello di controllo dell’individuo e di subalternità alla comunità sta occidentalizzandosi nel concetto di sicurezza sanitaria e di fine che giustifica ogni mezzo, di stampo giacobino.

La quarta rivoluzione del pensiero umano sarà dunque una sanitocrazia oppure sarà la reazione ad essa che darà vita a una stagione dell’umanità?

Continua la lettura con: La porta dell’Inferno

MILANO CITTA’ STATO

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Leggi anche: Ecco come tirare fango sull’avversario senza farsi querelare. Manuale pratico

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🛑 Dal 15 ottobre Stop ai LAVORATORI senza Green Pass: TRASPORTI MILANESI a RISCHIO?

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Credits milanotoday - Metro chiuse

Con l’introduzione del nuovo decreto sul Green Pass il trasporto pubblico milanese e di tutte le altre grandi città italiane rischia di collassare. Le proteste dei sindacati e le preoccupazioni delle aziende di trasporto.

🛑 Dal 15 ottobre Stop ai LAVORATORI senza Green Pass: TRASPORTI MILANESI a RISCHIO?

# TAM, il nascente sindacato di dipendenti Atm “No Green Pass” pronto a bloccare il trasporto pubblico dal 15 ottobre

Credit solcobas – TAM

Tramvieri e macchinisti di Atm vicini al movimento “No Green pass” da alcune settimane si stanno organizzando in un nuovo sindacato chiamato “TAM“, il quale promette blocchi al servizio pubblico dal 15 ottobre. Sulle chat del TAM c’è questo volantino: «Abbiamo percepito una notevole presenza di non vaccinati in Atm: siamo il 30 per cento. Un numero decisamente importante che nessuno ha deciso di voler difendere. Da qui la maxi operazione di unire quanti più non vaccinati Atm». Il TAM, si legge sul sito, mira a unire tutto ciò che i sindacati confederali, ma anche autonomi, hanno diviso negli ultimi 30 anni. Se anche gli aderenti alla protesta fossero un centinaio il trasporto pubblico potrebbe risentirne con conseguenti disagio per l’utenza.

Intanto il 15 ottobre è previsto uno sciopero generale, che comprenderà anche ATM e che Sol Cobas ha indetto insieme ad altre organizzazioni sindacali di base contrari al green pass. A Trenord cresce la preoccupazione dopo diverse segnalazioni di dipendenti che hanno comunicato la disicrizione dai sindacati, colpevoli di appoggiare la linea del governo e di non tutelare i diritti dei lavoratori non vaccinati.

Fonte: Mitomorrow

# L’ATM ha stimato un 20% di dipendenti non vaccinati

Credits: it.blastingnews.com

Secondo una ricerca interna svolta da ATM almeno il 20% dei dipendenti non sarebbe vaccinato. Se il 15 ottobre si presentassero dal lavoro ma gli fosse impedito di lavorare per mancanza del Green Pass o se l’ATM li lasciasse a casa senza poterli sospendere, e quindi senza poterli sostituire con nuovi dipendenti, il sistema rischierebbe il collasso. 

Le metro rischierebbero di avere un servizio ridotto, o addirittura sospeso, perché come trapela da dipendenti interni all’azienda di trasporti milanese “basterebbe l’assenza del lavoratore addetto alla guardiania dai tornelli per bloccare un’intera linea”. Lo stesso vale per Trenord. I treni rischierebbero numerose cancellazioni con disagi a cascata su tutta le Regione Lombardia. E soprattutto improvvisi, senza possibilità di programmazione. 

# Il trasporto pubblico di tutta Italia rischia di andare al collasso

Un fenomeno presente in tante città d’Italia, ad esempio anche all’Amt di Genova i sindacati hanno stimato un 20-30% di dipendenti non vaccinati, e che potrebbe mettere in ginocchio un intero Paese visto che sarebbero sufficienti solo poche decine di lavoratori assenti a pregiudicare numerosi servizi fondamentali.

Edgardo Fano segretario di FAISA, la Federazione Autonoma Italiana Sindacale degli Autoferrotranvieri, Internavigatori ed Ausiliari del Traffico, ha ricordato il motivo della contrarietà al Green Pass: “L’autobus non è un luogo di lavoro, e noi saremmo ben contenti che lo fosse perché le norme di tutela sarebbero migliori, ma secondo la legge è un mezzo di lavoro. Quindi un autista a bordo non sarebbe obbligato ad avere il green pass. Se lo fosse sarebbe un paradosso perché i passeggeri che trasporta potrebbero essere tutti non vaccinati.”

Continua la lettura con: Dal 15 Ottobre entra in vigore il SUPER-GREEN PASS. Cosa prevede e quali sono le ZONE d’OMBRA

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: La caratteristica di Milano? Continuare a coltivare un dibattito non estremista e liberale

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🛑 Dal 15 Ottobre entra in vigore il SUPER-GREEN PASS. Cosa prevede e quali sono le ZONE d’OMBRA

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Credits: milano.repubblica.it Green Pass

Fino al 31 dicembre 2021 per accedere a tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati, sarà obbligatorio l’esibizione del Green Pass. Cosa prevede il nuovo decreto.

Dal 15 Ottobre entra in vigore il SUPER-GREEN PASS. Cosa prevede e quali sono le ZONE d’OMBRA

# Dal 15 ottobre tutti i lavoratori saranno obbligati ad avere il Green Pass

Telepadova- Draghi

Il governo ha esteso l’obbligo di presentare un Green pass dal 15 ottobre per accedere a tutti i luoghi di lavoro, pubblici e privati con l’obiettivo di far crescere la platea dei vaccinati. L’obbligo avrà scadenza il 31 dicembre 2021, data in cui dovrebbe avere fine lo stato di emergenza legato alla pandemia da Covid-19 che dura da inizio 2020. L’obbligo varrà per tutti i lavoratori, compresi quelli del trasporto pubblico, anche esterni, lavoratori autonomi e domestici nel caso di ingresso in casa di clienti. Rispetto alle anticipazioni non sarà prevista alcuna sospensione dal lavoro, salvo che nelle piccole aziende, ma solo quella dello stipendio. Vediamo nello specifico con comporta il decreto. 

# Le sanzioni per chi ne è sprovvisto

Credits: milano.repubblica.it
Green Pass

Per chi è sprovvisto di Green Pass è punito con una “sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 600 a euro 1.500“. In aggiunta il dipendente senza passaporto vaccinale è “considerato assente ingiustificato fino alla presentazione della predetta certificazione e, comunque, non oltre il 31 dicembre 2021, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Per i giorni di assenza ingiustificata di cui al primo periodo non sono dovuti la retribuzione né altro compenso o emolumento, comunque denominati”.

Diversa la situazione per le imprese con meno di quindici dipendenti dove dopo il quinto giorno di assenza, il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato per la sostituzione, comunque per un periodo non superiore a dieci giorni, rinnovabili per una sola volta, e non oltre il predetto termine del 31 dicembre 2021″. Il decreto prevede la possibilità di sostituire il lavoratore assente ingiustificato temporaneamente, come detto per un massimo di 20 giorni in due diversi blocchi da 10 giorni ciascuno.

# Le “zone d’ombra” del Super-Green Pass

Veniamo alle contraddizioni che emergono da questo nuovo decreto.

Tutti i dipendenti di aziende sopra i 15 dipendenti non verranno sospesi anche in assenza di Green Pass, in quanto è salvo il “diritto alla conservazione del rapporto di lavoro”. I datori di lavoro come si comporteranno? Obbligheranno i loro dipendenti a lavorare senza stipendio? Oppure li lasceranno a casa senza essere sospesi? Nel primo caso si costringerebbe i dipendenti ad andare a lavorare gratis, cosa che riporterebbe il lavoro a un concetto simile alla schiavitù. Difficile che possa essere legalmente sostenibile. Nel secondo caso l’azienda dovrebbe fare a meno del lavoratore e non potrà sostituirlo perché non è stato sospeso, con un danno sulla produttività aziendale, soprattutto in quei casi che il lavoro svolto dal lavoratore possa incidere nel lavoro di altri. 

Se dal 15 ottobre tutti i dipendenti non vaccinati o senza tampone non potranno lavorare si rischiano disservizi a scacchiera in ogni settore, dai supermercati che rischiano di subire carenze nei rifornimenti alimentari, ai distributori senza carburante fino alle farmacie senza medicinali. Senza considerare l’impatto sui mezzi di trasporto locali e nazionali. 

A questo si aggiunge la possibilità di gravi ripercussioni legali con cause di lavoratori costretti a lavorare senza stipendio contro i loro datori di lavoro. Con un impatto potenzialmente esplosivo nell’atmosfera all’interno delle aziende. 

Continua la lettura con: “NO alla divisione”: NaturaSì offrirà i tamponi GRATUITI ai dipendenti che non si vaccinano

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: La Top 5 di Big Pharma 2021: market cap, fatturati, import-export

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Via il PAVÈ dalle strade di MILANO?

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Pavé in Porta Romana. Credits: @ vadechucum IG

Un argomento che mette d’accordo automobilisti, ciclisti e monopattinisti, ma che divide i cittadini: togliere il pavé dalle strade di Milano. Le nuove dichiarazioni del sindaco rilanciano l’annosa questione. 

Via il PAVÈ dalle strade di MILANO?

# “Se lo si toglie nei punti critici non è sbagliato”

Ogni tanto a Milano la guerra al pavé torna di moda, si prende la scena e se ne parla. Torna protagonista anche in questa campagna elettorale perché, in tema di sicurezza stradale, è un comodo bersaglio: non può difendersi né reagire.
Lo spunto viene dal sindaco che ha dichiarato:  “Se lo si toglie nei punti critici non è sbagliato“. Al tempo stesso ha anche dichiarato di non essere disposto a proporre di togliere i lastricati dappertutto.

# Approfittare della rimozione dei binari

Credits: milano.repubblica.it – Binari dismessi

Sala sottolinea di quanto sia dura prendere una decisione sul pavé di Milano, ogni qualvolta si innesta la discussione.
Il Sindaco è convinto che si debba andare avanti a rimuovere il pavé laddove deliberato, ma come si decide che il punto scelto è abbastanza critico, quindi operabile?
Un punto a favore della rimozione del lastricato è “possiamo approfittare dei lavori di rimozione dei binari del tram, laddove la linea non è più operativa”. Sala sottolinea che quando si devono prendere decisioni sul pavé, è una lotta: molti milanesi lo amano e, non ultimo, la Sovrintendenza lo difende.

# La sfida: meno rischi vs un simbolo storico di Milano

La Sovrintendenza, dunque, tutela questo patrimonio milanese, riuscendo nell’intento almeno per quanto riguarda le strade del centro storico, perché non si sta parlando di strade lastricate qualunque: parliamo di un simbolo di Milano, dal profondo «significato storico ed architettonico» – come ha sottolineato lo stesso Beppe Sala.
Innanzitutto bisogna capire qual è il problema. Perché quasi certamente c’è un rischio a percorrere il pavé sia a due che a quattro ruote. Ma se la questione è tutta qui, per molti il rimedio è più drastico del grattacapo.

# I difensori del pavé: si cancellerebbe la storia della città. Puntare invece sulla manutenzione

Togliere il pavé dalle strade di Milano «equivarrebbe a cancellare la storia della città e di chi le ha calcate, rendendo anonime vie e strade che dal lastricato prendono anima e carattere», come scrivono sul Blog Cantiere Urbanfile su Facebook. 
Le pietre del lastricato si spostano, ogni tanto ne affiora un angolo e diventa un ostacolo molto pericoloso per ignari motociclisti o ciclisti. Quindi la soluzione è una buona manutenzione, un piccolo impegno da parte dell’amministrazione cittadina nell’adempiere al proprio dovere di curare la città seguendo il principio del “buon padre di famiglia”.

# Arredo urbano

Inutile nascondersi dietro un dito: il pavé a Milano è un’icona della città. Turisti e milanesi fanno a gara per postare su Instagram le caratteristiche vie del centro, per portarsi a casa un ricordo dalla città della Madonnina. Partendo da tutto questo è evidente che pensare di eliminare progressivamente il pavé dalle strade di Milano, assomiglia alla volontà di erodere una parte di identità.
C’è sicuramente una questione di arredo urbano generale, che è stato trascurato per mezzo secolo e ha reso Milano una città anonima e fin troppo omologata a qualunque altra città d’Italia, perdendo carattere e identità.
La domanda che circola tra molti cittadini è: la sicurezza delle strade non è un’altra scusa per togliere unicità a Milano?

Continua la lettura con: Pavé e altri incubi di Milano

LAURA LIONTI

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Leggi anche: Spesa sanitaria 2021: 122 miliardi. Tutte le cifre dell’Intesa Stato-Regioni

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La città SOTTERRANEA più grande al MONDO

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credit: christinaodell.wordpress.com

E’ stata costruita con attenzione oltre 2000 anni fa. Quanto è grande, dove si trova e perché esiste?

La città SOTTERRANEA più grande al MONDO

Immaginate di ristrutturare casa: state abbattendo i muri e improvvisamente vi ritrovate tra le rovine di un’antichissima città sotterranea. Ecco, ora pensate che questa improbabile scena è accaduta davvero nel 1963, quando un cittadino turco si è trasformato in un archeologo, scoprendo la città ipogea più grande del mondo: Derinkuyu. Quanto è grande e perché è stato costruito questo gioiello d’architettura underground?

# Esiste dal VIII secolo ma l’abbiamo scoperta negli anni ’60

credit: turismo.it

Nel 1963 la città di Derikuyu è stata scoperta, ma le sue origini risalgono a molti anni prima. Le prima testimonianze dell’esistenza di Derinkuyu sono del VII – VIII secolo: Senofonte, storico ateniese dell’epoca, ha descritto la vita sotterranea di intere popolazioni. Molto probabilmente a iniziare gli scavi furono i Frigiani, un popolo indoeuropeo molto presente sul territorio turco già dal VIII secolo a.C.

credit: zingarate.com

Trascorsero gli anni e la città continuò ad essere utilizzata e ampliata, ma il periodo di maggior sviluppo fu senza dubbio l’età bizantina. I cristiani utilizzarono infatti la città sotterranea per rifugiarsi dalle persecuzioni di Costantinopoli, costruendo dei luoghi di culto accanto alle abitazioni.

# 20.000 abitanti ad oltre 85 metri di profondità, su 11 livelli

credit: christinaodell.wordpress.com

Derinkuyu – che si trova nel cuore della Cappadocia – fu costruita per soddisfare tutte le esigenze delle popolazioni che la abitarono, spostando sottoterra tutta la loro vita quotidiana, dai bambini agli animali. La città è profonda 85 metri e si estende per chilometri, con gallerie che la collegano ad altre città turche. L’area è caratterizzata da una roccia vulcanica piuttosto semplice da lavorare e per questo vi sono state ritrovate oltre 200 città ipogee, ma Derinkuyu è indubbiamente la più estesa: 20.000 abitanti suddivisi su 11 livelli di profondità in cui si alternavano abitazioni, stalle, “cantine” in cui si produceva vino, e ovviamente luoghi di culto (ad esempio piccole cappelle).

# Come respirava la città sotterranea più grande al mondo?

credit: democraziapura.it

20.000 persone non sono poche, è come se tutti gli abitanti di Lainate o di Novate Milanese si trasferissero in una città sotterranea… ci vorrebbe davvero una grande organizzazione. E a quanto pare le popolazioni che a Derinkuyu ci hanno vissuto, si erano organizzate davvero bene. La sicurezza non mancava di certo, infatti gli accessi alla città erano chiusi con grandi portali di pietra da oltre 400 chili, per impedire l’accesso agli invasori.

credit: fethiyetimes.com

Vi starete chiedendo: “Ma come facevano a respirare in 20.000 chiusi in gallerie sotterranee?” e la risposta potrebbe far invidia ai migliori studenti del Politecnico. Utilizzavano un sistema ingegneristico eccellente, grazie al quale la città “respirava” tramite dei camini di ventilazione che prendevano l’aria dall’esterno e la facevano circolare per le gallerie.

Una meta sicuramente poco consigliata a chi soffre di claustrofobia. Tu visiteresti la città sotterranea più grande al mondo?

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ROSITA GIULIANO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 Approvati i progetti per i nuovi PARCHEGGI interrati a Milano

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credits: Comune di Milano - Largo Scalabrini

Uno dei problemi di cui spesso lamentano i milanesi è quello di non trovare mai parcheggio, non importa quanti santi si pregano. Forse, con i nuovi progetti approvati dall’amministrazione comunale, parcheggiare non sarà più un’esperienza traumatica.

Approvati i progetti per i nuovi PARCHEGGI interrati a Milano

# L’obiettivo è liberare lo spazio pubblico dalle auto parcheggiate

Credits: www.mentelocale.it

Nei mesi scorsi sono state individuate alcune aree strategiche per la realizzazione di questo progetto, tenendo conto dei bisogni dei cittadini soprattutto per quanto riguarda l’interscambio con la rete di trasporto pubblico. L’obiettivo è quello d’incentivare i guidatori a non occupare lo spazio pubblico con la propria auto e recuperare spazi dedicabili ai trasporti pubblici, alle piste ciclabili e pedonali e aree verdi.

# Il progetto si concretizzerà nel 2022

credits: Comune di Milano

“È mutato l’approccio collettivo verso gli spazi urbani e noi promuoviamo questa tendenza verso un trasporto sempre più sostenibile con un impatto sempre più basso sulla qualità dell’aria e della vivibilità e l’utilizzo di mezzi alternativi all’auto o in sharing.” Così afferma “l’assessore alla Mobilità Marco Granelli. “Per questo è stato necessario ridefinire quali strutture devono essere realizzate rispetto ai mutati bisogni. Liberare le strade e le piazze dalla sosta a lungo termine significa ricavare più spazio per il trasporto pubblico e per i cittadini”.

Tra le aree verificate, largo Scalabrini e largo Brasilia sono state approvate dall’amministrazione comunale e i lavori verranno intrapresi nei primi mesi del 2022.

# Due parcheggi per alleggerire le strade

credits: Comune di Milano

I due nuovi parcheggi dovrebbero aiutare ad alleggerire le strade dalla sosta di lunga durata, in quanto il parcheggio interrato di largo Scalabrini vanta una superficie di 3.580 metri quadrati suddivisi su due piani, dando spazio a 216 posti auto, di cui 160 singoli e 26 doppi. Quello di largo Brasilia, invece, risulta essere ancora più grande con i suoi 5.100 metri quadrati per un totale di 316 posti auto, di cui 284 singoli e 16 doppi.

Ma presto ne arriveranno altri. Sono 6 le aree giudicate adatte per la realizzazione di parcheggi sotterranei per un totale di 1.000 posti auto. Oltre a queste due strutture già citate, sempre nel 2022 si lavorerà sul parcheggio di Repubblica Est e lato Ovest, quello in Via Borgogna e il parcheggio di Via Manin.

Continua a leggere con: 🛑 MILANO 2030: parcheggi dimezzati, strade ristrette. Il Comune dichiara guerra alle AUTO?

SELENE MANGIAROTTI

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🛑 L’Università Bicocca realizzerà la prima PISTA ciclabile FOTOVOLTAICA d’Italia

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Credits: ilgiorno.it pista ciclabile fotovoltaica

Un progetto tutto italiano, giovane e innovativo per rendere la mobilità ancora più green. Un’opera che riesca a combinare la mobilità dolce con la produzione di energia pulita, è questo l’obiettivo di una delle Università di Milano per il progetto della prima pista ciclabile fotovoltaica in Italia.

L’Università Bicocca realizzerà la prima PISTA ciclabile FOTOVOLTAICA d’Italia

# Si spera di realizzare il primo tratto entro dicembre

Credits: ilgiorno.it
pista ciclabile fotovoltaica

Innovazione e Milano vanno a braccetto e  Università e innovazione sono due parole obbligatoriamente collegate tra loro. L’università ha il compito di ricercare, scoprire e far crescere nuove menti per il futuro e sono proprio le menti dell’Università di Milano Bicocca ad aver commissionato la prima pista ciclabile fotovoltaica in Italia. Si realizzerà in zona Bicocca e sarà composta da uno strato di 4 millimetri di cristallo con trattamento ceramico, che rende la pista anti-scivolo e resistente alla caduta di oggetti. Sotto la struttura ci saranno poi i pannelli fotovoltaici. L’accordo tra l’Università Bicocca e la società costruttrice scelta, la start-up veneta Bys Italia, controllata di InfinityHub, è già stato firmato, tanto che entrambi i soggetti sperano di aprire il primo tratto di pista ciclabile entro dicembre.

# Il progetto coinvolgerà l’intero ateneo

Credit: artribune
Bicocca

Dopo l’apertura di un primo pezzo, l’idea in realtà è quella di allargare la pista per tutta la zona dell’ateneo fino ad arrivare alla fermata lilla Bicocca in viale Fulvio Testi. Ma dove andrà a finire l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico? Questa prima di tutto andrà ad alimentare le stazioni di ricarica delle biciclette elettriche, che verranno installate in piazza della Scienza, ma l’auspicio è quello di collegare i pannelli fotovoltaici anche ai contatori dell’Università, così da contribuire ai consumi energetici della Bicocca.

 # Il green è sempre più importante

Credits: repubblica.it
pista ciclabile fotovoltaica

Il bello è anche che, per il 20% dei fondi, il progetto non è finanziato dall’azienda ma da altri attori sociali. Con l’intento di far capire l’importanza di uno sviluppo green, l’azienda InfinityHub, infatti, è solita raccogliere fondi attraverso “equity crowfunding”.

Continua la lettura con: La PISTA CICLABILE del FUTURO: quando verrà fatta a Milano?

BEATRICE BARAZZETTI

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La porta dell’inferno

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Il 15 ottobre al Quirinale verrà aperta al pubblico la porta dell’inferno, colossale opera di Rodin proveniente da Parigi.

Considerando che lo stesso giorno entrerà in vigore il nuovo decreto con norme molto restrittive sul lavoro quale migliore metafora poteva inventarsi il fato per inaugurare la nuova stagione lavorativa?

La porta reca immagini evocative tratte dall’Inferno di Dante che rappresenta il nuovo mondo del lavoro, caratterizzato da infernali norme punitive che rischiano di trasformare ogni ambiente di lavoro in una piccola bolgia.

Come nel vaso di Pandora solo la speranza rimane nel fondo: quella che dopo infinite tribolazioni si possa arrivare al paradiso.
Ovviamente in maniera metaforica.

Continua la lettura con: Il nuovo vaso di Pandora

MILANO CITTA’ STATO

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Mercato del lavoro: queste le PROFESSIONALITA’ più RICHIESTE in questo momento a Milano

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Credits openpolis -Offerte di lavoro

La situazione del mercato del lavoro e i settori con più offerte in questo momento a Milano secondo la Camera di Commercio.

Mercato del lavoro: queste le PROFESSIONALITA’ più RICHIESTE in questo momento a Milano

# Camera di Commercio di Milano: le professioni più ricercate nei settori dei servizi alla persona, commercio e della tecnologia  

Credits communicationvillage – Social media manager

La Camera di Commercio di Milano mette le professioni che riguardano i servizi alla persona e i commessi al dettaglio nelle prime posizioni.

Anche il settore della tecnologia è sempre tra i più ricchi di offerte, in particolare per social media manager, community manager e social media strategist.

# Dal settore del divertimento al fashion

Credits milord_milano IG – Barman

Sui portali di ricerca del lavoro si trovano molte posizioni nel comparto del divertimento, dove la figura del bar tender è una tra le più richieste.

Il settore del benessere, dalle spa alla palestre, è in costante crescita a Milano e di conseguenza anche la professionalità che ci lavorano, come gli operatori olistici, i massaggiatori e i personal trainer.

Opportunità di carriera sono offerte dal mondo della moda, soprattutto per modelli e modelle che sognano di sfilare in passerella, sono numerose le agenzia di casting.

# La situazione del mercato meneghino: il 20% delle offerte è rivolta ai laureati, nel 28% si ricercano profili altamente qualificati

Credits: blog-management.it

Analizzando la situazione generale del mercato del lavoro si evidenzia come circa il 20% delle offerte sia destinata ai laureati, circa il doppio ai diplomati.

Il settore dei servizi è sempre quello che offre le migliori e maggiori possibilità lavorative, poi il settore turistico e i tecnici delle vendite e marketing, oltre al personale nel commercio al dettaglio.

Rispetto al resto d’Italia a Milano è significativa la ricerca di profili altamente qualificati, nel 28% dei casi infatti le offerte sono indirizzate a tecnici, specialisti o dirigenti.

Continua la lettura con: Cosa farò da grande? I 10+1 PROFESSIONI nella Milano del FUTURO, oggi impensabili

FABIO MARCOMIN

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Il CAMPER più GRANDE e LUSSUOSO del mondo: in pratica una VILLA con le ruote

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Credits: motori.corriere.it The Heat

Un camper talmente grande che quasi viene difficile chiamarlo tale. Un mezzo di trasporto che somiglia ad una villa, tanto grande da non poter essere trasportato da 4 ruote, ma neanche da 6, 8 o 10, bensì da 22 ruote. È questo il camper più grande del mondo e certamente anche uno dei più lussuosi, ma chi è il proprietario? Si tratta di un personaggio molto famoso. 

Il CAMPER più GRANDE e LUSSUOSO del mondo: in pratica una VILLA con le ruote

# È di Will Smith il camper più grande al mondo

Credits: motori.corriere.it
Camper di Will Smith

È di Will Smith il camper più grande del mondo, il più costoso? Questo non si sa, non se ne è certi, ma sicuramente non tutti se lo possono permettere. 2,5 milioni di dollari per The Heat, è questo il nome del camper dato dall’attore, anche se il nome originale era The Studio. La società costruttrice è la Anderson Mobile Estates, azienda americana specializzata nella costruzione di mezzi di trasporto personalizzati, che ha realizzato anche i camper di Brad Pitt, Harrison Ford e Jennifer Lopez.

L’Anderson Mobile Estates era il vecchio proprietario del camper, fino a quando Will Smith lo acquistò. Non è male acquistare una casa su ruote se si pensa alla vita di un attore, sempre in movimento. C’è chi magari prende più case, o meglio ville, e chi ne prende una viaggiante, oppure entrambe le opzioni.

# Puro lusso

Due piani di puro lusso, così si potrebbe riassumente la descrizione dell’intero camper. 110 metri quadri di spazio abitativo grazie ai 17 metri di lunghezza. Al piano terra c’è una cucina, una sala da pranzo, un ufficio e un salotto aggiuntivo. Essendo la casa di un attore c’è anche una postazione trucco professionale e il bagno è dotato di una sauna. All’interno del camper non manca poi una sala cinema con un maxischermo da 100 pollici. Si potrebbe dire che il camper sia un rimorchio di un tir, ma allestito a lounge esclusiva in stile baroccheggiante. Ecco alcune foto.

Credits: motori.corriere.it
interno The Heat
Credits: gqitalia.it
interno the heat
Credits: gqitalia.it
interno the heat

Continua la lettura con: Il CAMPER più BELLO del mondo: costa quanto un ATTICO (immagini)

BEATRICE BARAZZETTI

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