Correva l’anno 1943. In un’Italia ormai invasa dagli alleati ma ancora formalmente a fianco dei tedeschi, i reali Savoia dopo aver firmato l’armistizio scapparono da Roma di nascosto per mettersi in salvo a Brindisi, il più lontano possibile al riparo dalle ritorsioni naziste.
Si misero in salvo lasciando tuttavia l’Italia in mano agli alleati, che improvvisamente diventano i legittimi occupanti, senza informare adeguatamente né i cittadini né i soldati e neppure gli ex alleati tedeschi. In questo modo aprirono la strada a una confusione totale dell’esercito che non sapeva contro chi combattere e da che parte stare, fatti ben documentati da film come il celebre “Tutti a Casa” di Comencini in cui si racconta proprio del caos creato con la fuga dell’8 settembre.
Quei mesi in cui l’elite, rappresentata dalla monarchia, pensa solo a salvare se stessa con il popolo in confusione che si lascia andare a impulsi fratricidi è l’istantanea della storia della Repubblica. Spesso non così sanguinosa ma sempre segnata dalla convivenza di un’elite mai disposta ad assumersi responsabilità e una popolazione lasciata costantemente allo sbando e all’oscuro delle ragioni che muovono la politica.
Dove a quel punto la principale sorgente di potere per chi governa è la divisione tra i cittadini e la dipendenza, spesso occulta, da forze straniere.
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Dopo due anni di pandemia è scoppiata la guerra nel cuore d’Europa. Tra energia e materie prime a prezzi stratosferici e perfino allarmi nucleari, molti di noi sentono di aver voglia di cambiare aria e abitudini. In cerca di un ambiente più sicuro e rilassato e magari, dopo una vita di sacrifici e lavoro, anche voglia di godersi quel che si ha raccolto. Prendere e partire per un luogo più o meno lontano e costruirsi una nuova routine potrebbe non essere così complicato ed economicamente dispendioso come si potrebbe pensare.
Questi sono i posti più economici (e pacifici) al mondo dove poter andare a vivere.
Se dovessi LASCIARE MILANO, questi sono i posti più ECONOMICI dove andare VIVERE
# MESSICO e il COSTA RICA: per chi vuole approdare nel “Nuovo Mondo” per una NUOVA VITA
Credits: royalcaribbean.com/
Tra i paesi più lontani dai conflitti, con cibo e affitti a prezzi accessibili per i nostri standard, il Messico e il Costa Rica sono i due paesi in America in cui trasferirsi è più fattibile.
Vivendo con circa 1400 € al mese è possibile passare le giornate dell’anno sempre al caldo, con il mare a due passi e panorami e bellezze naturali da mozzare il fiato.
Il Costa Rica è così pacifico che non ha neppure un esercito. E per le materie prime entrambi ne hanno a dismisura.
# MALESIA e VIETNAM: le perle d’ORIENTE
Credits: pixabay.com
Una scelta geopolitica che potrebbe rivelarsi una scelta vincente per i nuovi scenari internazionali. In questi paesi dell’Asia del Sud è possibile vivere con poche centinaia di euro al mese, sostenendo uno stile di vita piuttosto alto per la media di questi posti.
Un vantaggio che offrirebbe trasferirsi in queste zone è quello di poter visitare paesi come la Thailandia e Bali, luoghi spettacolari e altrettanto economici per un occidentale.
Per quanto riguarda i venti di guerra è difficile immaginare che possano arrivare pure a queste latitudini. Anche perché soprattutto il Vietnam di guerre ne ha già avute a sufficienza.
# PORTOGALLO e le ISOLE CANARIE: per rimanere VICINO a CASA mettendosi più al sicuro
Credits: pixabay.com
Per chi invece, nonostante i rischi di guerra, preferirebbe rimanere in Europa, il Portogallo e le Isole Canarie offrono uno stile di vita rilassato, economico e dal ritmo molto più lento rispetto a quello a cui siamo abituati. Oceano a completa disposizione, città coloratee piene di vita e birra quasi più economica dell’acqua: il Portogallo e le 7 isole dell’arcipelago delle Canarie sono le mete più scelte tra gli europei che desiderano cambiare vita a una distanza che sembra sufficiente dai rischi maggiori di un conflitto continentale.
# TUNISIA: per chi ha voglia di un MONDO ESOTICO
Credits: pixabay.com
Un’altra interessante via di fuga è offerta dall’Africa, in particolare dalle aree del Nord forse quelle meno lontane dalla nostra cultura ma più appetibili dal punto di vista dei prezzi.
Con città dalla storia millenaria e il deserto del Sahara da una parte e il Mediterraneo dall’altra, la Tunisia si rivela un’ottima opzione per chi sta pensando di godersi la propria pensione al di fuori dell’Italia: infatti, in questo paese, solo il 20% della pensione sarà sottoposta a tassazione. Inoltre, il clima è perfetto per chi ama vivere un’estate lunga 12 mesi.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Gli intoppi per la realizzazione del nuovo stadio di Inter e Milan nell’area di San Siro continuano ad aumentare e si stanno già facendo strada altre alternative dove realizzarlo fuori Milano. Dal blogUrbanfile arriva la proposta di costruirlo nell’area di Porto di Mare, cogliendo così due piccioni con una fava: bonificare e riqualificare questa zona a sud della città da anni in abbandono e lasciare in piedi la Scala del Calcio. Vediamo i vantaggi nella costruzione del nuovo stadio sul modello dell’Olympia Park di Monaco di Baviera.
La PROPOSTA di UrbanFile: il NUOVO STADIO a PORTO di MARE. Che ne pensate?
# Il nuovo stadio sul modello dell’Olympia Park di Monaco
Le lungaggini e gli intoppi che sti stanno facendo strada per la costruzione del nuovo stadio di Inter e Milan, tra ostruzioni in consiglio comunale, ricorsi e referendum, potrebbero portare le due società di calcio milanesi a valutare nuove aree cittadine e extra-cittadine. Al momento tra le alternative più accreditate ci sarebbero Sesto San Giovanni, Segrate e San Donato. Il blog Urbanfile ipotizza un’ulteriore zona, in questo caso rimanendo a Milano, dove costruire la nuova “Scala del Calcio” milanese: Porto di Mare, sul modello dell’Olympia Park di Monaco di Baviera.
# I vantaggi dell’area di Porto di Mare: due fermate metro, una stazione dell’alta velocità, la lontananza dalla case e un grande parco
Tra i vantaggi di quest’area nel quartiere a nord di Nosedo ci sarebbero la facilità di accesso, grazie alle due fermate metropolitane di Porto di Mare e Rogoredo M3 e alla stazione dell’alta velocità, la lontananza dalle abitazioni e la possibilità per lo stadio di essere inserito in un unico grande parco unendolo al già esistente Parco Cassinis sulla falsa riga di quanto fatto per lo stadio tedesco. Tra gli effetti collaterali positivi ci sarebbe la bonifica e la riqualificazione di terreni lasciati da troppi anni in abbandono e per i quali il Comune di Milano non riesce a trovare una destinazione utile.
# Il progetto del “porto di Milano” mai realizzato
Credits: Urbanfile– Rendering del porto nel progetto originale
Questa zona a sud della città attende da secoli di trovare una sua identità. Il nome “Porto di Mare” è dovuto infatti al progetto del nuovo porto di Milano che si sarebbe dovuto realizzare proprio in questi terreni. L’esigenza di realizzare un nuovo approdo portuale era emersa già alla fine dell’800, con la Darsena insufficiente per ospitare la grande mole di materiali trasportati dai barconi che scendevano dal Lago Maggiore o risalivano il Po, resa concreta nel 1907 con un progetto presentato dal Genio Civile.
Laghetto a Porto di Mare a causa dell’innalzamento della falda
Iniziati i lavori nel 1919, fermati solo qualche anno dopo da Mussolini con la chiusura delle agenzie portuali padane, ripresero solo nel 1972 grazie al Consorzio Canale Milano-Cremona che ne rivisitò il progetto. Dei 65 km previsti ne furono scavati solo 20, tra Cremona e l’Adda, per essere interrotti di nuovo. L’utilizzo successivo dell’area come discarica da parte dell’amministrazione comunale, la realizzazione della tangenziale est e la chiusura del Consorzio Canale Milano-Cremona hanno messo la parola fine al sogno.
# La Cittadella della Giustizia che doveva essere inaugurata nell’anno di Expo2015
Credits Comune di Milano – Cittadella della Giustizia suddivisione edifici
Tra i progetti di trasformazione di Porto di Mare c’era anche quello della “Cittadella della Giustizia”, pensato per ricollocare tutti gli uffici giudiziari, il carcere circondariale di San Vittore oltre ai tantissimi alloggi per i lavoratori che avrebbero abitato nei pressi del nuovo quartiere. Il nuovo polo giudiziario si sarebbe dovuto sviluppare su una superficie di 1.200.000 mq.I lavori sarebbero dovuti partire entro il 2010 e concludersi entro la fine nell’anno dell’Expo 2015, per un investimento complessivo di 1 miliardo di euro.
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Vi invito a salire con me a bordo di una macchina del tempo per un viaggio davvero speciale che ci riporta indietro di più di millesettecento anni, sino a una data che sancì la ratifica di un importantissimo trattato, nato per trovare una conciliazione di stampo religioso ma che, come vedremo, ebbe significative conseguenze nei secoli a seguire. La giornata è quella del 13 giugno 313 dC, e nelle sue varie denominazioni l’evento è ricordato come editto di Licinio e Costantino, editto (o rescritto) di tolleranza o, più semplicemente, Editto di Milano.
La RIVOLUZIONE EPOCALE dell’EDITTO di MILANO
# Milano capitale dell’impero romano
Busto di Costantino
Siamo nell’anno 293 quando Diocleziano diede vita a un’importante riforma delle funzioni imperiali, cercando di porre un freno ai pericoli e salvaguardando soprattutto l’incolumità degli imperatori stessi. Considerando che ben trenta su trentatré imperatori nell’ultimo secolo erano stati assassinati da esponenti di varie congiure non doveva sembrare una cattiva idea. Diocleziano divise così l’Impero Romano in due macroaree: Oriente ed Occidente, governati da una tetrarchia composta dagli imperatori (titolati Augusti) che a loro volta avrebbero avuto come successori due Cesari. Ma, mentre Diocleziano si stabilì a Nicomedia (l’odierna Izmit in Turchia), l’Impero d’Occidente con sede a Mediolanum fu assegnato ad Augusto Massimiliano, e solo sette anni dopo i neo-nominati Licinio e Costantino divennero protagonisti dell’evento epocale a cui viene dedicato questo articolo.
# In hoc signo vinces
Credits: altervista.org – Editto di Milano
Nella primavera del 312, con la battaglia di Ponte Milvio, Costantino divenuto imperatore sconfisse l’usurpatore Massenzio nei pressi del celebre ponte romano e, a seguito di questa vittoria, divenne l’unico sovrano dell’Impero Romano d’Occidente, ponendo di fatto fine al controverso e ben poco riuscito esperimento della tetrarchia. Ciò che ci interessa sapere è che la sera prima della battaglia finale, secondo quanto riportano le fonti, Costantino non eseguì i sacrifici religiosi rituali affermando che “un sommo Dio lo avrebbe guidato nella battaglia”. Inoltre, a seguito della vittoria, Costantino non celebrerà il trionfo come era stato fatto sino ad allora. Non salì al Campidoglio, sede del tempio più sacro ai romani, e in tal mondo abbracciò completamente la religione cristiana.
# L’editto: i due elementi rivoluzionari da cui nasce la civiltà occidentale
Credits: studiarapido.it
Costantino non rimase a lungo a Roma: nel gennaio 313 si recò alla nostra Mediolanum, città scelta per il matrimonio della sorella Costanza con Licinio. Nella capitale dell’Occidente, Costantino e Licinio concordarono una linea comune in materia di religione. Fu così che venne creato l’editto: per la prima volta nella storia venne proclamata la libertà di culto in tutto l’impero. Fu anche sancito che tutti i beni precedentemente requisiti ai cristiani durante il lungo periodo delle persecuzioni dovessero essere restituiti agli stessi.
La libertà di culto è considerato uno dei pilastri fondativi della moderna civiltà occidentale. Ma non solo. Da questo momento, inevitabilmente, si svilupperà un accordo non scritto che prevedeva l’inalienabilità dei beni della Chiesa e che di fatto avrebbe poi portato la stessa e i suoi rappresentati ad essere intoccabili per buona parte della storia seguente. Un’intoccabilità che sarebbe poi sfociata nelle crociate e nelle dispute infinite fra Chiesa e Imperatori per tutta la storia dell’Alto e del Basso Medioevo.
La rivoluzione epocale dell’editto di Milano fu pertanto l’istituzione della libertà di culto e il riconoscimento del ruolo della Chiesa. Due innovazioni che aprirono la strada a secoli di progressi e di scontri che forgiarono l’intera civiltà occidentali.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Carlo Masseroli. Project manager specializzato in rigenerazione urbana. Molti lo ricordano come assessore allo Sviluppo del territorio dal 2006 al 2011 in anni in cui il territorio a Milano si sviluppava parecchio. A ogni tornata viene fatto il suo nome per i progetti più di avanguardia. Intanto vediamo come svilupperebbe Milano ora.
Carlo MASSEROLI: “la mia Milano attrarrà INVESTIMENTI PRIVATI”
CARLO MASSEROLI
La cosa che ami di più di Milano?
È una città piena di opportunità. È una città in cui puoi trovare quello che cerchi. Per questo quando, con un gruppo di, allora giovani, professionisti appassionati di Milano abbiamo avuto l’onore di immaginare il piano di sviluppo di Milano l’abbiamo intitolato “Milano per scelta!”.
Credits @francescopesce71 IG – Piazza Gae Aulenti
Quella che invece ti piace di meno?
Un certo atteggiamento radical chic, di quelli che te la spiegano.
Il tuo locale preferito?
Ne ho tanti ma, adesso che mi ci fai pensare, non ne ho uno che sento mio più di altri.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Guardare la città che si trasforma. Amo particolarmente guardare Milano dall’alto.
Credits: @citylifemilano IG
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Almeno tre: Milano e Vincenzo di Fortis, Milano di Dalla, Luci a San Siro di Vecchioni. Tutte scelte che rivelano l’età che avanza…
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Devo dire che mi sto affezionando a Bergamo. Ormai anche a Bergamo si respira il fermento di Milano.
Credits: @comunedibergamo Bergamo
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Questa è facile: avere l’onore di fare l’assessore allo sviluppo del territorio in un periodo di grande fermento e trasformazione. Ho fatto tanti errori ma vedere gli effetti oggi mi rende orgoglioso.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
La fermata Garibaldi. Mi ricordo il grande lavoro fatto per evitare che in quella fermata si dividesse in due il percorso della Linea 5. Se non ci fossimo riusciti oggi avremmo un servizio meno efficace.
Credits: @mr.want_ Garibaldi FS
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Vedere gruppi organizzati ideologicamente e aprioristicamente contraria alle grandi trasformazioni, raccontare poi le stesse trasformazioni con orgoglio come l’icona del rinascimento della città.
Il quartiere che ami di più?
La Bovisa perché ci sono nato. Mi piace molto la zona intorno all’Arco della Pace.
Bovisa
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Se il Covid ha lasciato una cosa positiva è l’invasione di tavoli e tavolini di bar e ristoranti sui marciapiedi di Milano. Lasciamoli lì!
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Senza ombra di dubbio sono a favore. Oggi chi amministra Milano non ha adeguate leve per governare e la concorrenza internazionale è agguerrita.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Non lascio Milano.
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Farei qualsiasi cosa affinché diventino strumento per attrarre 20 miliardi di investimenti privati.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che impari ad attrarre investimenti privati, unica opportunità per dare corpo all’interesse pubblico. La storia del recente passato lo dimostra ma il passo culturale non è ancora compiuto.
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Dal tetto del Duomo, dalla Torre Branca, dall’ultimo piano di un grattacielo, in volo su un aereo o un elicottero: ecco cosa appare osservando Milano dall’alto.
Le cose che si NOTANO a Milano GUARDANDOLA dall’ALTO
#1 Lo Skyline
Credits Andrea Cherchi – Porta Nuova vista grattacieli
In volo da un elicottero, da un aereo o dai monti del lecchese, dalle colline dell’Oltrepò o perfino da Bergamo la cosa principale che balza all’occhio è lo skyline che dalla stazione Centrale arriva a quella di Porta Garibaldi. Dal Grattacielo Pirelli passando per Palazzo Lombardia fino agli ultimi arrivati del quartiere di Porta Nuova.
#2 Le Alpi
Foto di (c) Andrea Cherchi
La condizione essenziale è che il cielo sia terso. A quel punto lo spettacolo delle Alpiche sembrano entrare in città è assicurato, a patto di trovarsi a un piano alto di un edificio, meglio se ultimo.
#3 Il verde dei viali alberati
Credits Andrea Cherchi – Corso Sempione
A livello strada non ci si accorge dell’impatto visivo del verde dei viali alberati che si percepisce osservandoli dall’alto. Uno dei punti più privilegiati, da dove ammirare forse l’arteria più scenografica, è sulla cima della Torre Branca con vista Corso Sempione o meglio ancora volando con un elicottero.
#4 La lettera A sul quartiere generale di Armani
Credits Andrea Cherchi – Sede Giorgio Armani Spa
Un elemento impossibile da notare se non si è seduti a bordo di elicottero: la lettera A che campeggia sul tetto del quartier generale di Armani. Il complesso dove si trova lo store ufficiale Emporio Armani e l’hotel 5 stelle si estende lungo via Manzoni nei pressi della fermata M3 Montenapoleone.
#5 Il Duomo avvolto da un’aura dorata
Ph. Andrea Cherchi (c) – Duomo di Milano dall’alto
Difficile notare un particolarequasi mistico che riguarda il Duomo. Grazie al sistema di luci progettato per illuminarlo sembra essere avvolto da un’aura dorata che lo innalza ancora di più a luogo simbolo di Milano.
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Come sarebbe camminare sull’acqua, impossibile saperlo. Eppure sarebbe bello poter correre sullo strato superficiale del mare, come nei film di fantascienza dove esistono degli scarponi speciali che ti fanno levitare e camminare a pelo sul mare. Solo immaginazione. Ma se in realtà il tutto non fosse così impossibile? Senza andare sul fantascientifico, esiste una passeggiata chiamata “Cammino di Mosè” proprio perché quello che succede sembra ricordare il racconto biblico di Mosè in fuga dall’Egitto.
Il “Cammino di Mosé”: dove si CAMMINA tra le ACQUE
# Le acque che si separano
Credits: @costazulturismo Cammino di Mosè
In fuga dall’Egitto, la Bibbia racconta, che Mosè per mettersi in salvo insieme agli israeliti separò le acque del Mar Rosso. Infatti, quando egli stese il bastone verso il mare, quest’ultimo si separò creando un muro a destra e una a sinistra e l’asciutto in mezzo. Gli israeliti riuscirono a fuggire mentre gli egiziani che li inseguivano furono sommersi dalle acque, che si richiusero appena gli israeliti furono in salvo. Tralasciando l’aspetto religioso, con la strada del Cammino di Mosè succede circa la stessa cosa. Questo lembo di sabbia da percorrere per fare la passeggiata compare e scompare in base alla marea, separando quindi e richiudendo continuamente le acque.
# Una passeggiata tra la terraferma e l’isola
Credits: @tmlplanet Cammino di Mosè
Ma dove si trova questo Cammino così particolare? Si trova nel Parco Marino Nazionale Ballena (balena) nel piccolo stato Alagoas, a nord-est del Brasile. Il Parco è un luogo assolutamente da visitare: si estende per 110 ettari di terra e oltre 5 mila di mare, qui si è immersi nella natura e si possono trovare anche più di 85 specie marine endemiche tipiche della zona.
In più, oltre alla bellezza della natura, c’è appunto il Cammino di Mosè. Quando si parla di cammino non bisogna pensare a migliaia di chilometri da percorrere zaino in spalla, ma semplicemente di una passeggiata di circa 15/20 minuti che unisce la terraferma ad un’isola. Un lembo di terra che con la bassa marea separa le acque dell’Oceano, una sorta di ponte di sabbia che allo stesso tempo viene sommerso dall’acqua non appena la marea si alza. Prima di percorrerlo bisogna però essere sicuri di riuscire a tornare indietro con la bassa marea!
# Le meraviglie della natura
Credits: itinari.com Cammino di Mosè
Ma le meraviglie della natura non possono ovviamente finire qui. La striscia di terra del Cammino di Mosè, unita all’isola che raggiunge, creano la forma di una coda di balena. Per questo viene chiamata Playa Cola de Ballena (Whale Tail Beach). E, come se non bastasse, da qui passano centinaia di megattere migranti che si riuniscono ogni anno per riprodursi e nutrirsi.
Al Cammino di Mosè c’è ovviamente una spiegazione scientifica. La striscia di sabbia di cui si parla è in realtà un tombolo, ovvero una barra di sabbia, risultato dei sedimenti depositati dalle onde, tra un’isola al largo e la terraferma. Quello che è affascinante è proprio che questo tombolo, come altri, compare e scompare.
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Per scoprire una Lombardia bucolica, dove è la natura a far da padrona, senza farsi mancare arte, cultura e storia, ecco i percorsi da non perdere lungo i Navigli.
Milano in BICICLETTA: gli ITINERARI sul NAVIGLIO preferiti dai milanesi
#1 70 km a/r sul Naviglio Grande da Milano a Bereguardo
foto andrea cherchi – Darsena
Il primo itinerario da percorrere in bicicletta parte dalla Darsena e dopo 40 km finisce a Bereguardo, graziosa cittadina vicino Pavia, fiancheggiando il Naviglio Grande. Si sviluppa quasi per intero tra piste ciclabili e strade poco battute. Lasciato il caos della città e superato Corsico, un tempo area industriale ed operaia, si prosegue verso Trezzano sul Naviglio, borgo agricolo nato tra due conventi oggi diventati case private, e Gaggiano caratterizzato dalle svariate residenze di campagne fatte costruire in passato dalla ricca borghesia.
Andando oltre, dove il Naviglio diventa parallelo al Ticino, si giunge a Castelletto, una fortificazione con varie testimonianze seicentesche come la Casa della Regia Camera e infine ad Abbiategrasso, famoso per il suo Castello Visconteo, fino al Naviglio di Bereguardo nel pavese. Qui vale la pena una sosta nel borgo Bereguardo, prima del viaggio di ritorno, per scoprire il suo antico ponte su barche e il “castello quadrato” sempre di epoca viscontea.
#2 66 km a/r lungo il Naviglio Pavese fino a Pavia
Naviglio pavese
Tra i percorsi ciclistici amati dai milanesi, da fare in mountain bike o bici da corsa, c’è la pista del Naviglio Pavese, tutta in discesa e con percorso asfaltato. La partenza è sempre dalla Darsena di Porta Ticinese, nel cuore di Milano, e il capolinea è nella città di Pavia. Lungo i 33 km del tracciato, il cui completamento è durato 5 secoli dal 1359 al 1819, si incontrano natura, cultura, arte e storia. Nel tratto che esce fuori dalla città si incontra un panorama industriale fatto di capannoni e centri commerciali fino alla campagna coltivata.
Credits: @michelisofi_ Certosa di Pavia
Nel comune di Badile si attraversa il Naviglio per proseguire sulla sponda sinistra lungo una nuova pista ciclabile. Meritano una visita Binasco con i suoi canali e il meraviglioso Castello Visconteo e Casarile. Entrando nella provincia di Pavia si apre uno scenario bucolico di fitta vegetazione e risaie e, oltrepassati i boschi, si giunge a Borgatello, un antico centro agricolo di nome Borgatello, e alla confluenza con il Ticino. Prima di arrivare in città non si può fare a meno di fermarsi ad ammirare la bellezza della Certosa di Pavia fondata nel 1396 da Galeazzo Visconti, situata nell’omonimo comune.
#3 30 km a/r lungo il Naviglio Martesana fino a Cassano d’Adda
Credits: @matthewgoesto Martesana
L’ultimo itinerario da fare pedalando parte da nord di Milano, dove il Naviglio della Martesana è scoperto. Il Naviglio piccolo milanese, la cui pista ciclabile si snoda per circa 15 km, unisce Milano alle acque dell’Adda ed forse il più suggestivo. Dopo aver costeggiato le abitazioni milanesi immerse nell’acqua, pochi chilometri più avanti si arriva a Vimodrone e poi a Cernusco sul Naviglio, luogo di villeggiatura delle famiglie aristocratiche nelle splendide residenze affacciate sul Naviglio, come Villa Alari Visconti.
Villa Borromeo Cassano d’Adda
Un paesaggio in cui si alternano bassa e alta pianura, con cascine e casolari, e un percorso che procede fino a Cassina de’ Pecchi dove siepi e giardini incorniciano la pista ciclabile, per finire a Gorgonzola con i meravigliosi edifici di Villa Sola Busca e Palazzo Serbelloni. Il capolinea di questa pedalata è Cassano d’Adda, dove si mostra nel suo splendore la Villa Borromeo, costruita nel Settecento e rivisitata in stile neoclassica dal Piermarini.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Edoardo Dubini. Architetto, uno dei fondatori di MuoverMi, sito che promuove una Milano con più libertà e meno divieti. Vediamo la sua Milano in movimento.
Edoardo DUBINI: “la mia Milano diventerà CITTÀ STATO”
La cosa che ami di più di Milano?
Ho amato moltissimo via Torino negli anni ’80, sembrava di essere a Londra.
Quella che invece ti piace di meno?
La totale mancanza di gusto estetico delle ultime due giunte.
Il tuo locale preferito?
Bar Doria.
Credits: @theveiled_side Bar Doria
Il tuo passatempo preferito a Milano?
I mercatini della domenica mattina.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Milano e Vincenzo.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
L’abbazia di Chiaravalle.
Credits: borgodichiaravalle.org – Abbazia di Chiaravalle
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Il primo concerto italiano dei Depeche Mode all’Orfeo nel 1983.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Uso pochissimo la metro e non ho particolare affezione per nessuna fermata.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
La principessa Diana in piazza S. Ambrogio.
Credits: @lorenatrevisan_discovermymilan street art diana milano
Il quartiere che ami di più?
Città Studi.
Credits: @ @all_you_need_is_my_pics città studi
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Di dimettersi immediatamente, un sindaco che non ama Milano e i milanesi non deve fare il sindaco.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Assolutamentesi, porto avanti da anni un progetto politico che vede nella Grande Milano il suo compimento.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Genova.
Genova (da pixabay)
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Manutenzione e restauro delle strade, dei marciapiedi, delle scuole, dei parchi urbani, dei giardini pubblici, degli alberi cittadini, dell’arredo urbano, dei monumenti per ridare lustro ad una città ormai scintillante solo nelle cose fatue e inutili.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Diventare una Città Stato come lo sono le grandi città europee.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Ha fatto molto scalpore il fatto che appena i russi hanno iniziato a invadere l’Ucraina il governo italiano abbia dichiarato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per affrontare eventuali necessità legislative e di azione collegate al conflitto.
Ha fatto molto scalpore non solo perché si sovrappone allo stato di emergenza sanitaria, ancora in vigore dopo oltre due anni, ma in questo modo l’Italia risulta al momento l’unico paese occidentale ad averlo istituito anche per la guerra, nonostante la relativa lontananza dal campo di battaglia.
A fronte di questo intervento così drastico, il governo diffonde informazioni distensive ai cittadini evitando di informarli sulle modalità necessarie per affrontare l’emergenza. Mentre in altri paesi, ad esempio, si suggerisce di fare scorte alimentari, di prelevare contanti o perfino di procurarsi medicinali in particolare quelli più utili in caso di radioattività, in Italia la comunicazione istituzionale è tutta orientata a far proseguire la vita quotidiana come se niente fosse, denigrando perfino chi si preoccupa.
Il senso dell’emergenza in Italia è che i cittadini debbano affidare la loro vita con cieca fiducia nelle mani di chi governa.
Il paradosso è che chi governa, come nel caso della pandemia, passa da una fase iniziale in cui minimizza tutto affermando che siamo perfettamente preparati e che non esiste nessun pericolo per la nazione, a una fase di panico in cui contro i cittadini vengono imposte improvvisamente restrizioni e vessazioni tra le più dure del mondo.
Speriamo che non accada lo stesso anche con la guerra.
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Quante volte ci siamo trovati su Google alla ricerca di hotel stravaganti per sorprendere il nostro partner? Ormai cercare dove trascorrere un weekend diverso dal solito è diventato uno sport. Si possono trovare case sugli alberi, camere d’albergo nelle grotte, sott’acqua nell’oceano e si può perfino dormire in una botte di vino. Ma proprio quando pensi di averle provate tutte viene creata lei, Cloud. E se ti dicessi che da oggi si può addirittura dormire sulle nuvole?
Dormire in una nuvola? Qui si può fare
# Cloud, la nuvola per evadere dalla vita caotica di tutti i giorni
Credits: Haley Leex , Elle decor
Le nuvole sono sempre fonte di attrazione e idealizzazione per l’uomo, scrittori e pittori hanno creato migliaia di opere ispirandosi ad esse. Sono state le muse del romantico Constable e l’origine delle elucubrazioni di Magritte, forse fluttuano tenute da una corda? Si sa, noi uomini difficilmente ci sottraiamo al tentativo di superare i nostri limiti e dopo l’esperimento di Berndnaut Smilde di racchiuderle in una stanza, anche il team di EFE- Estudio Felipe Escudero ha deciso di portare le nuvole a terra progettando Cloud, un alloggio fuori dal tempo e dallo spazio nel Tantra Boutique Motel a Quito, in Ecuador.
Cloud è una nuvola, nel concept, negli spazi e nei colori. Tutto è stato realizzato per permettere agli ospiti di evadere dalla vita frenetica di tutti i giorni e vivere un’esperienza immersiva fuori dal comune. E te, non vorresti poter evadere dal caos della quotidiana e trascorrere un weekend immerso tra le nuvole fuori da ogni contingenza?
# Cloud ti trasporta in una dimensione surreale fuori dallo spazio e dal tempo
Credits: Haley Leex , Elle decor
L’intento è quello di offrire ai visitatori uno spazio dove mente e corpo vengano trasportati in universo quasi parallelo, dove perdersi per ritrovarsi. Guardando le immagini, l’attenzione ricade subito sui giochi di contrasti resi dai colori, dalle diverse texture e dalle luci indirette che ti avvolgono in un’atmosfera rarefatta che emana vibrazioni. Già all’entrata gli ospiti vengono catapultati in una dimensione surreale dove la sensazione è quella di galleggiare su una nuvola. Fin da subito colpisce la cura che il team ha avuto per ogni singolo dettaglio, non solo nell’utilizzo di diversi materiali come metallo, legno, ceramica e vetro, ma anche nel design, appositamente studiato per stimolare tutti sensi.
All’interno di Cloud sono infatti presenti sculture metamorfiche che simulano parti del corpo umano, piante rampicanti e oggetti di design di diverse dimensioni per rendere un universo tridimensionale e surreale. Anche il componente ludico non è stato messo da parte, sfere di cristallo che fluttuano nello spazio e uno specchio sferico appeso sopra il letto danno alla stanza un tocco di ilarità. Nulla è lasciato al caso, lo spazio è volutamente organizzato in modo da amplificare la sensazione spaziale complessiva e ricreare un’atmosfera onirica.
# Le nuvole di Quito ci aspettano
Credits: Haley Leex , Elle decor
Insomma, ora non serve più fantasticare su come sarebbe trascorrere una notte fluttuando nel cielo, il Tantra Boutique Motel e lo studio di architettura Felipe Escudero sono riusciti a sorprenderci regalandoci una nuova sfida: raggiungere Quito e dormire sulle nuvole.
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Immerso in un paesaggio incontaminato sulle Alpi, a poca distanza da un luogo pieno di mistero, è risultato uno degli snowpark migliori d’Europa. Ecco come è stato realizzato e dove si trova.
Lo SNOWPARK più SCONOSCIUTO e DIVERTENTE d’Italia
# Belpiano, lo snowpark superattrezzato con affaccio sul lago di Resia
@walking_greis
Lo Snowpark Belpiano fa parte di un comprensorio sciistico che affaccia sul Lago artificiale di Resia, conosciuto per il campanile che emerge dalle sue acque a testimonianza del paese distrutto di Curon Venosta per far spazio alla diga e al lago.
Lo snowpark si suddivide in un’area per i principianti, con 3 kicker che misurano fra i 3 e i 6 metri, una medium kicker-line e una pro-line per i più esperti. Tra le aree attrezzate ci sono: una Butter Box e un Industry Flat Rail da 6 metri, 4 tubes che comprendono anche una Full Tube lunga 5 metri dove scivolare con lo snowboard e tre Third Tubes di 4 metri di lunghezza.
# Pluripremiato parco del divertimento sulla neve
Credits hannes_schurian IG – Snowpark Belpiano
Non è tra gli snowpark più conosciuti d’Italia ma di sicuro uno dei più divertenti per chi pratica freestiyle grazie alla sua architettura incredibilmente varia. Apprezzato da esperti e professionisti, il grande kicker di 13 metri è l’attrazione preferita, lo Snowpark Belpiano ha ricevuto cinque stelle di valutazione dal più grande portale di valutazione per comprensori sciistici Skiresort.de risultando al quinto posto tra i Top Parks d’Europa. In un test condotto a livello europeo sulla Skiarea ha ottenuto il punteggio più alto.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Carola Salvato. Da Savona a Milano dove ha raggiunto la carica di CEO di Havas Health & You Italia, manager molto attiva in diverse iniziative ad impatto sociale, in particolare di quelle rivolte alla crescita e al protagonismo femminile.
Carola SALVATO: “la mia Milano sarà un continuo WORK IN PROGRESS, una città sempre in evoluzione”
Carola Salvato
La cosa che ami di più di Milano?
I parchi e la loro generosità (da Lambrate a Sempione passando per il parco Nord, senza dimenticare Forlanini), spazi verdi in cui è facile ritrovarsi e provare un rinnovato senso di accoglienza e permanenza, in una città che talvolta sembra avvolgerci troppo, sino a renderci distanti e distaccati dal resto che ci circonda, in primis l’essere umano.
Credits: @marco.9lli BAM
Quella che invece ti piace di meno?
Le periferie, che raccontano bene sia le cicatrici che le ferite ancora aperte di una città fatta anche di degrado e dimenticanze. Promesse mancate e talvolta strumentalizzate.
Il tuo locale preferito?
Lo avevo, un tempo, molti anni fa frequentavo il vecchio bar Le Trottoir. Un luogo autentico dove si poteva bere una birra in compagnia di Andrea Pinketts e fare nuove amicizie e perdersi in conversazioni infinite. Tempi in cui la notte raccontava altri tipi di storie, forse più intriganti. Milano è oggi una città dai molti locali, uno per ogni serata? Come i volti di chi la abita.
Credits: @alessandra__77 le trottoir
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Frequentare i musei di Milano e godere della loro diversità e delle bellissime mostre ma anche isolarmi in uno dei suoi parchi o scoprire nuove strade.
Credits: it.wikipedia.org
La canzone su Milano a cui sei più legata?
Più che una canzone mi lega un personaggio, il Signor G, una voce, un volto, un’anima. Per me una ispirazione. Giorgio Gaber incarna Milano e le sue più grandi ambizioni.
“Com’è bella la città, come è grande la città, come è viva la città, come è allegra la città, piena di strade e di negozi e di vetrine piene di luce con tanta gente che lavora con tanta gente che produce… “
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Montevecchia, una piccola cittadina che pulsa nel cuore del Parco del Curone. Nelle giornate tinte di blu e generose di sole, voltando lo sguardo verso sud, si può ammirare la Brianza sino a scorgere i grattacieli di Milano e poi… ancora più giù toccare le montagne con lo sguardo.
Credits giuliamasoli IG – Montevecchia
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Realizzare la mia carriera senza dover lasciare l’Italia. Provo un grande senso di gratitudine per questo. Spesso mi fermo a pensare a cosa sento per Milano… provo gratitudine per avermi accolta, per avermi dato delle chance, per le amicizie, per l’amore e per le sfide che mi hanno allenata lungo il viaggio.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Lambrate. Perché all’uscita ero finalmente a casa, il luogo dove rintanarmi e finalmente rilanciare dopo una giornata frenetica in ufficio o trascorsa in viaggio. Lambrate era come una stazione di arrivo. Anche se ero già pronta a ripartire e sconfinare nel mondo.
Credits: @giomelgari Lambrate Fs
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Museo del Giocattolo e del Bambino. Mi sono divertita a scoprirlo e a visitarlo.
Come alcune edicole si sono rivisitate diventando dei bellissimi spazi di ristoro dove connettersi con gli amici. Negli anni sono nati diversi “chiringuitos” e chioschi capaci di attirare un pubblico molto ampio.
Credits: @cutmau Museo del Giocattolo e del Bambino
Il quartiere che ami di più?
Città Studi, ho abitato lì per 20 anni. Una città nella città. Un luogo dove sentirsi un po’ in provincia ma al tempo stesso internazionale grazie al suo polo universitario. Oggi che vivo in un altro quartiere ne sento molto la mancanza. I suoi negozi, la sua atmosfera, la sua umanità anticonformista.
Credits: @ @all_you_need_is_my_pics città studi
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Che vivesse al di fuori del centro storico. Che frequentasse personalmente le strade e le zone più popolari, quelle abitate dalla gente comune, ma sempre per bene, quella che fa fatica ad arrivare a fine mese, quella che non riesce a trovare spazi di riscatto, quella che non ha strumenti per comprendere come integrarsi in questa città, quella abbandonata dalla burocrazia, le vie di un commercio in crisi che lascia il passo al degrado e ai luoghi comuni.
Vorrei che investisse tempo visitando alcuni luoghi vittima dell’abbandono emergenziale e della violenza dove si preferisce restare a casa perché non c’è rimasto più nessuno a rappresentarci o difenderci. Vorrei che Sala si ricordasse di essere il Sindaco di tutta la cittadinanza, dando voce ad una città che si è arricchita di diversità e bisogni contrastanti che ha mantenuto per lo più la sua facciata perdendo pezzi di anima.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Credo sia necessario se non vitale. Milano non ha solo una sua identità, incarna anche un ruolo per l’Italia intera. Credo che ciò rafforzerebbe il nostro Paese perché le cose buone (i progetti virtuosi) che accadono qui possono poi diventare esempi e stimoli da esportare. L’autonomia per Milano rappresenterebbe opportunità per rilasciare il suo pieno potenziale. La vera sfida sarebbe saper gestire l’autonomia.
Credits Andrea Cherchi – Duomo Milano alto
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Oggi vivrei altrove, lascerei l’Italia. Non so esattamente dove, mi attirano le città del nord. Il loro modo di affrontare le sfide, non solo il Covid, mi ha fatto riflettere molto ultimamente. Ecco vorrei vivere in una città partecipativa e pronta a confrontarsi con la paura senza isterie. Li invidio per questo.
Credits: stockholm_stoccolma IG
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Ho un sogno di cui mi piacerebbe vedere il lieto fine. Investirei nelle periferie, vorrei diventassero luoghi di cultura, ambiti concreti di confronto e arricchimento, hub di attrazione internazionale. Una periferia che diventa molti mondi connessi con il centro della città.
Luoghi dove coinvolgere giovani e dare voce concreta al loro talento. Immagino spazi dedicati dove dare vita a progetti pilota sui molti temi che condizionano la qualità del nostro futuro. Investirei in attività culturali e multietniche perché il genere umano ha bisogno di ripartire dalle basi, da sé stesso e dalla comprensione profonda del senso civico. Investirei nella bellezza perché per risanare anime sofferenti ci vuole anche la potente medicina della cura dell’ambiente, ci vuole consapevolezza che siamo qui per un perché più grande. Siamo il futuro che abita le nostre coscienze.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Che voglia investire nella sicurezza, nel coraggio, nell’autenticità muovendo i passi necessari perché la cittadinanza senta una rinnovata fiducia scorrere nelle vene. Fiducia intesa come bene economico. Il mio più grande auspicio è che sappia aprirsi alle sfide con determinazione, senza troppi compromessi e la forza anche di andare controcorrente. Che sappia sfruttare il potere del femminile ed il talento delle donne per una visione che smetta di essere oltremodo polarizzata. Vorrei che Milano si definisse una città “work in progress”, una città in evoluzione capace di rilanciare tutte le domande necessarie, soprattutto quelle più difficili. Una città veramente inclusiva, anche delle sue paure più pressanti.
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Nella lingua tedesca la parola debito si dice Shuld che significa “colpa”, intendendolo come la conseguenza di un cattivo comportamento del soggetto.
Un significato ben diverso da quello che si studia in Economia, dove si considera il debito come una leva per alimentare la libera iniziativa e gli investimenti.
Ph. mohamed Hassan (pixabay)
Nell’Europa gemanocentrica il debito viene visto in modo più simile a quello di colpa che di leva economica.
Non è un mistero che i tedeschi considerino il nostro patrimonio edilizio come una possibile e, forse per loro doverosa, espiazione delle nostre colpe da “cicale” che vivono sulle spalle degli altri.
A fronte del fatto che i contribuenti tedeschi ritengono di sostenere un rischio per il nostro debito pubblico, la richiesta più volte apparsa sui loro media è quella di avere come garanzia il nostro patrimonio immobiliare, fino addirittura a comprendere spiagge e monumenti appartenenti al demanio.
Ph. Nattanan Kanchanaprat (pixabay)
L’Italia è di fatto commissariata tramite ricatti finanziari per sostenere un debito altrimenti fuori controllo e si vede costretta a inserire nell’orbita dei paesi creditori il suo patrimonio immobiliare.
I sospetti di molti è che la grande attenzione del governo di attuare la riforma del catasto con un’accelerazione improvvisa nonostante l’emergenza della guerra sia un’altra dimostrazione del pegno da pagare in cambio dei prestiti e delle concessioni di Bruxelles e dei grandi investitori.
Il fatto stesso di voler mettere la fiducia sulla riforma significa esautorare il Parlamento del suo potere legislativo e quindi togliere la rappresentanza dei cittadini su una questione fondamentale per la loro vita e per il futuro del Paese.
In un momento in cui si vive tutti delle situazioni di emergenza e si fa sempre più evidente la confusione e la sovrapposizione di interessi estranei alla nostra comunità, forse l’elemento più importante che si dovrebbe recuperare è la trasparenza nella comunicazione tra governo e cittadini.
Pena il rischio di ritrovarci privi delle nostre proprietà senza neppure rendercene conto.
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È stata messa all’asta quella che potrebbe essere la villa più costosa al mondo, ma così lussuosa e grande che potrebbe valere tutto il denaro richiesto. Ecco com’è e quanto costa.
All’asta “THE ONE”, la VILLA più COSTOSA del MONDO
# La reggia del lusso e del divertimento
Credits: @williamsandwilliams the one
A questo edificio la parola casa non si addice proprio, ma anche villa sembra un diminutivo. La gigantesca abitazione in questione si trova a Los Angeles e ha una vista a 360° sulla città, in particolare si trova su un promontorio del quartiere super lussuoso di Bel Air, e si chiama The One. Quanto è grande? 9755 metri quadri, disposti su tre piani.
Nella villa ci sono 20 camere da letto, 30 bagni, una sala cinema, diverse cucine e una sala da biliardo e bowling. Rimanendo sempre in tema divertimento, nella The One c’è anche un centro benessere privato con 7 piscine e vasche idromassaggio, ma anche una discoteca che può contenere fino a 900 persone.
Credits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the one
# La messa all’asta a un prezzo stratosferico
Credits: corrieredellosport.it the one
Un’altra particolarità è il salone d’auto di cui dispone. L’idea è quello di un garage, che conta fino a 50 auto e quindi ancora una volta la parola “garage” risulta un diminutivo. In poche parole la villa sembra una piccola città, concentrata nelle sue migliaia di metri quadrati. Effettivamente non le manca niente, forse solo un supermercato.
Ma quanto costa?
Credits: corrieredellosport.it the one
La casa è stata messa all’asta in seguito al fallimento del costruttore, che non ha risarcito oltre 100 milioni di dollari di debito e quindi ha dovuto dichiarare il fallimento.
La lussuosissima villa è quindi in vendita su Concierge Auctions, per un valore stratosferico: 500 milioni di dollari (più di 450 milioni di euro). All’interno del prezzo sono comprese anche le supercar e auto da collezione presenti nel garage.
Ecco alcune foto della villa tratte dal sito corrieredellosport.it: vale veramente tutti questi soldi?
Credits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the oneCredits: corrieredellosport.it the one
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Viaggiare sulla metropolitana è un’esperienza unica che può diventare soprannaturale. All’interno delle gallerie buie in cui viaggiano treni sotterranei si entra in un altro mondo e a volte si possono fare incontri da fantascienza.
Incontri ravvicinati del terzo tipo… sulla METRO (immagini)
# Un’esperienza soprannaturale
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Credits: subwaycreatures, IG
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Credits: subwycreatures, IG
Credits: subwaycreatures, IG
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Quante volte ci si sente alienati davanti a scene strane all’interno di un vagone della metropolitana. Dagli animali arrangiati nei bagagli alle soluzioni più assurde per far fronte al problema delle mascherine: per far fronte ad alcune esperienze non si può fare altro che desiderare una pianola per poter suonare le famose note del film di Spielberg per comunicare con l’alieno che ci si trova davanti. Subwaycreatures è una pagina instagram che riporta tutte le esperienze più particolari vissute dai frequentatori della metro. Ne riportiamo alcune.
Le esperienze più frequenti sono cani e gatti dentro zaini, borse e alcune soluzioni più bizzarre come sacchetti con i buchi per le zampe o carrelli per la spesa. La pandemia ha accentuato la stravaganza metropolitana, portando le persone ad inventarsi le strategie più curiose per far fronte alla carenza delle mascherine nel primo periodo, da qui l’utilizzo di sacchetti, bottiglioni d’acqua ritagliati, maschere di carnevale e, in tempi più recenti, si sono riscontrate immagini di mascherine dalle stampe più bizzarre. Infine, un’altra esperienza frequente è incontrare sosia di personaggi famosi, che diversamente dai loro “originali” si muovono con i mezzi pubblici.
Esistono però coincidenze ancora più alienanti: come vedere persone sedute una accanto all’altra che non si rendono conto di indossare gli stessi outfit o bizzarre fantasie di vestiti. Alcuni dei frequentatori della metropolitana invece si ritrovano ritratti nelle pubblicità attaccate sulle pareti del mezzo, trovando i sosia di loro stessi. Altre esperienze assurde riguardano la presenza di mascottes, traslochi e soluzioni creative per trasporti ingombranti. Per esempio, troviamo riportato il trasporto di un divano, il pezzo di un’auto e una grande tazza rossa che prende il metro insieme a tutti gli altri viaggiatori.
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