Attore e ballerino, è diventato famoso nel celebre personaggio del ghisa in piazza Duomo in una tra le dieci scene più iconiche della storia del cinema italiano.
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La storia di Franco Rimoldi, il ghisa di “Totò Peppino e la Malafemmina”
# La scena epica dell’incontro in piazza Duomo tra Totò, Peppino e il ghisa

A distanza di 69 anni, rimane tra le prime dieci scene più iconiche della storia del Cinema italiano: Totò e Peppino, dalla desolata campagna napoletana, si recano a Milano per convincere il nipote a lasciare la fatale Malafemmina, donna considerata pericolosa per l’equilibrio e gli studi universitari del ragazzo. Giunti nella città meneghina, Totò e Peppino, assai impacciati ed ingenui, nel bel mezzo di Piazza Duomo avvicinano un vigile urbano, un ghisa, e scambiandolo per un soldato austriaco pronunciando l’epica frase, “noio vulevam savuar, l’indiriss….per dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare…”. Milano diventa il simbolo della contrapposizione tra il ricco ed emancipato nord, uscito a testa alta dalla fase più difficile del dopoguerra e l’arretrato, quanto bistratto, sud.
Quel ghisa, che propone di accompagnare al manicomio i due sprovveduti del mezzogiorno, diventerà il vigile urbano più famoso d’Italia. Per sempre. Forse secondo solo ad Otello Celletti (Alberto Sordi) nel film “Il Vigile”, che arrivò quattro anni dopo, ma sulla maggior popolarità del personaggio di Sordi nutriamo diversi dubbi.
# Il debutto a 19 anni nella compagnia di Nuto Navarrini

Ebbene, quel vigile di Piazza Duomo era l’attore, nonché ballerino, Franco Rimoldi, nato a Milano nel 1921 e protagonista di una lunga, quanto intensa, carriera nello sfavillante mondo dell’avanspettacolo. Entrò in questo contesto a 19 anni, facendo il “boy” nella compagnia di Nuto Navarrini. Poi passa a quella di Totò, il quale quando ci sarà da mettere in piedi il cast di “Totò Peppino e la Malafemmina”, non esita a pensare a Franco. Che nel frattempo lavora per Macario, Walter Chiari e Wanda Osiris. Sul palco del teatro, il suo compito era ballare, afferrare e far volteggiare la soubrette dello spettacolo come in una estrema scena circense, e occupare il ruolo di maschia coreografia per il divertimento di un pubblico generoso ma esigente.
# Sopravvissuto alla guerra rientrò nello mondo dello spettacolo nel ruolo del vigile urbano con Totò

Poi arriva la guerra e Rimoldi viene mandato nella campagna di Russia con il Reggimento fanteria Divisione Ravenna. Sono anni di morte, fame, freddo e prigioni, in quella celeberrima (si fa per dire) Siberia, che proprio in quel periodo diventava il simbolo delle punizioni per chi, in URSS, veniva considerato un nemico. E’ uno dei pochissimi sopravvissuti della sua compagnia. Torna in Italia e riesce a rientrare nel mondo dello spettacolo, poi, nel 1955, Camillo Mastrocinque, in qualità di regista, deve selezionare protagonisti e attori dal ruolo più defilato. Con il consiglio di Totò, per il vigile di Piazza Duomo sceglie Rimoldi. La sua sembrava una “toccata e fuga” da comparsa, ma la scena prende le sembianze di uno scketch comico a sé stante, diventando uno degli spezzoni di pellicola più famosi del cinema italiano.
Quel film fu anche l’ultimo lavoro artistico di Franco Rimoldi, che entrò poi a lavorare alla Rinascente, per andare in pensione all’età di 60 anni, nel 1981.
Rimoldi è morto nella sua Milano nel 2014, lasciando la figlia Sonia e la moglie Iole, che “raggiungerà” l’amato marito poco dopo la scomparsa di quest’ultimo.
FABIO BUFFA
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