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Il PALAZZO delle BOLLE: storia e immagini della casa più COSTOSA e DESIDERATA del mondo

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Quando diciamo a qualcuno di aprire gli occhi perché “sta vivendo in una bolla” intendiamo che sta vivendo nel suo mondo, lontano dalla realtà che lo circonda.

C’è chi di questo detto ne ha fatto una delle case più desiderate e costose al mondo.

Vediamola insieme.

Il PALAZZO delle BOLLE: storia e immagini della casa più COSTOSA e DESIDERATA del mondo

# La storia della casa più desiderata al mondo

Credit: @larusmiani

Dove poteva essere la casa più costosa e desiderata del mondo se non in Costa Azzurra?

Ci troviamo Théoule-sur-Me, sulla baia di Cannes, è qui che tra il 1975 e il 1989 è stato costruito il famoso Palazzo delle Bolle.

Venne progettato dall’architetto ungherese Antti Lovag per l’industriale francese Pierre Bernard.

Alla morte di quest’ultimo, nel 1992, l’immobile viene acquistato dallo stilista Pierre Cardin, passaggio che farà acquisire a questo palazzo la sua fama attuale.

Lo stilista infatti, trasformò lo spazio in una perfetta location per eventi scenografici e sfilate di alta moda.

#1200mq di bolle

Credit: @diegocalvoibiza

IL complesso è formato da 8500 mq di superficie totale, 1200 di casa, due piscine, un giardino, spazi calpestabili sul tetto e un anfiteatro che affaccia direttamente sulla scogliera con posti a sedere per 500 persone.

Non stupisce che i maggiori vip abbiano scelto proprio questa bolla per passare una vacanza rilassante a distanza di sicurezza dalla vita mondana.

# Una casa senza spigoli

Credit: @sundayamenities

Le sfere di terracotta che compongono il Palazzo delle Bolle rispecchiano perfettamente la filosofia architettonica di Antti Lovag, secondo cui le linee rette sono “un’aggressione alla natura”.

Ogni casa ha infatti la forma di una bolla ma non è tutto, perché anche l’interno segue questa filosofia: non ci sono spigoli, né angoli, né tantomeno linee rette ma solo linee curve e forme arrotondate. 

L’obiettivo dell’architetto ungherese era quello di creare una casa in cui tutto fosse rotondo: dagli appartamenti alle stanze interne, fino ad arrivare alle piscine.

# Gli arredi unici

Credit: @myfornitureisfrench

Gli appartamenti ricordano la struttura delle caverne: i soffitti sono ad arco, le finestre ad oblò, tutte le pareti sono fatte in pietra e ogni piccolo suppellettile segue le forme tondeggianti di questo mondo fantastico creato in Costa Azzurra.

Gli arredi di queste bolle moderne sono unici nel loro genere e rispecchiano completamente la personalità del famoso stilista: stravaganti, fuori dagli schemi e con un’attenzione cromatica pazzesca.

Ognuna delle 10 camere da letto è stata decorata da un artista famoso come Patrice Breteau, François Chauvin e Gerard Cloarec; a dimostrarlo i mobili ricercati e le statue uniche che arredano ogni angolo del Palazzo delle Bolle.

# Vivere in una bolla ha il suo prezzo

Credit: @palaisbulles

Vivere in una bolla ha il suo prezzo, ed è da capogiro.

Lo stilista Pierre Cardin aveva deciso di affittarla per soggiorni brevi e per feste esclusive alla modica cifra di mille dollari, a notte!

Dopo la morte dello stilista francese però, il palazzo delle bolle è stato messo in vendita e, nonostante il prezzo di quasi 400 milioni di euro che si annovera il premio di prezzo più alto mai raggiunto in Europa per una proprietà, sembra già aver trovato il suo compratore.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: La CASA più COSTOSA d’Italia si trova a MILANO

ARIANNA BOTTINI

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CHERNOBYL 35 anni dopo: il TRIONFO della NATURA (malgrado le RADIAZIONI)

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Credits: corriere.it Chernobyl

Chernobyl è stato luogo del più grande disastro nucleare della storia, un’emergenza ambientale globale causata da un’esplosione pari a 500 volte più potente di Hiroshima. La notte del 26 aprile 1986 alle ore 1:23:45, il reattore n°4 “Lenin” si incendiò causando distruzione in tutta la zona e non solo. Si sono contati circa 300 mila morti, migliaia di neonati malformati in tutta Europa, 2800 km quadrati d’acque, flora e fauna contaminati. Eppure, contro ogni aspettativa, nonostante le radiazioni siano ancora presenti, nella zona è tornata la natura. È diventata la terza riserva di piante e animali più grande in Europa.

CHERNOBYL 35 anni dopo: il TRIONFO della NATURA (malgrado le RADIAZIONI)

# La post-apocalisse che non si aspettava nessuno

Credits: corriere.it
Chernobyl

Non un deserto post-apocalittico ma un’immensa oasi verde, è questo che bisogna aspettarsi ora cercando foto di Chernobyl. E si perché, grazie agli appostamenti fotografici di un gruppo di scienziati che sta studiando la zona di interdizione di Chernobyl, la cosiddetta CEZ (Chernobyl Exclusion Zone), si è scoperto che flora e fauna si sono appropriati dell’intera area. Sono comparse specie di animali selvatici mai viste nella zona, come il pony mongolo, il bisonte europeo e i lupi, non più cacciati, si sono moltiplicati, sono diventati ben 7 volte di più di quelli che erano. Linci, cervi, cinghiali che circolano per le strade sovietiche, alberi che spuntano dai balconi, uno scenario naturale probabilmente molto bello. Eppure nessuno si sarebbe aspettato di associare la parola “bello” a Chernobyl, testimone del grande disastro. Abbiamo potuto assistere (anche se non fisicamente perché agli uomini è ancora vietata la possibilità di ingresso nell’area) ad un trionfo della natura, una rinascita ambientale e ad una biodiversità capace di catturare più carbonio.

# Non dimentichiamoci delle radiazioni

Credits: lifegate.it
La fauna selvatica è tornata a popolare la Chernobyl Exclusion Zone

Sicuramente sorpresi di ciò che avvenuto, non bisogna però dimenticarsi delle radiazioni che sono ancora presenti e che di certo non sono diventate innocue. Secondo l’ingegnere ex-nucleare Alex Sorokin, gli effetti delle radiazioni sugli organismi viventi si accumulano nel tempo. Non si riesce infatti a stimare quanto effettivamente queste specie animali vivano o se vengano colpiti da tumori causati ancora dalla radioattività presente nella zona, anche se lo si ipotizza.

# Le radiazioni hanno un effetto meno rilevante della presenza dell’uomo

Credits: georgofili.info
Chernobyl

La Chernobyl verde è un miracolo, ma ci fa ben ragionare. È stata l’assenza dell’uomo che ha portato a questo trionfo della natura. Ciò significa che le radiazioni siano un fattore meno rilevante, che queste non abbiano impedito a piante e animali di riprendersi i propri spazi ma l’uomo sì. Il botanico di fama mondiale, Stefano Mancuso, spiega che con tre decenni d’isolamento e divieto di qualunque attività umana, la natura ha potuto svilupparsi senza alcun impedimento.

L’Ucraina, oggi, chiede all’Unesco di dichiarare Chernobyl Patrimonio dell’Umanità.

Fonti: georgofili.info

Continua la lettura con: L’INVASIONE della NATURA: così cambierebbero Parigi, NY, Roma e Venezia (Immagini)

BEATRICE BARAZZETTI

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A giorni sono attesi i piccoli alati di Giò e Giulia, i celebri FALCHI del PIRELLONE

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Credits: @pyna_parry IG

Un attico a 125 metri d’altezza con una vista mozzafiato su tutta Milano… Stiamo parlando del tetto del Pirellone, nonché nido d’amore di Giò e Giulia, i due falchi pellegrini urbani che dal 2014 sono entrati nel cuore di tutti i milanesi, diventando delle vere celebrità.

Ogni anno scelgono proprio la cima di uno dei grattacieli simbolo di Milano per nidificare e far nascere i propri cuccioli. E, anche in questo 2021, è arrivata la buona notizia direttamente dalla loro fanpage Facebook.

A giorni sono attesi i piccoli alati di Giò e Giulia, i celebri FALCHI del PIRELLONE

# Giò e Giulia: i due falchi pellegrini più amati dai milanesi

Credits: www.orobie.it

Nel 2014, durante i lavori di ristrutturazione del Grattacielo Pirelli, è stato scoperto il nido d’amore ad alta quota dei falchi pellegrini più amati dai milanesi, Giò e Giulia.

Così, ogni anno, tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, la coppia è attesa da tutti i suoi fan. E i due falchi puntualmente tornano, esattamente dove vanno sempre, nel luogo perfetto dove far nascere i propri piccoli grazie alla sua preminenza rispetto alle piazze che lo circondano.

# La bella notizia del 2021: nasceranno dei nuovi falchetti milanesi

Credits: milano.repubblica.it

E, anche in questo 2021, è arrivata una bella notizia direttamente dalla fanpage Facebook dedicata ai due falchi: il 4 marzo è stato depositato il primo uovo e, il 6 marzo, le uova sono diventate due.

Ora, i futuri genitori dovranno alternarsi per covare le loro uova, nell’attesa che i piccoli falchetti milanesi doc nascano.

# Una diretta streaming 24 ore su 24

Credits: @delfratec IG

Ma quando nasceranno i falchetti del Pirellone? Solitamente, dalla deposizione alla schiusa delle uova passano in media 33 giorni, quindi si ipotizza nasceranno nella prima settimana di aprile.

E, come gli scorsi anni, potremo osservare 24 ore su 24 la vita e l’amore ad alta quota di questa coppia di falchi pellegrini, grazie alle webcam installate dalla Regione Lombardia.

Fonte: www.mentelocale.it

Continua la lettura con: Quando il GRATTACIELO PIÙ ALTO d’Italia era a Cesenatico

ALESSIA LONATI

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SCIARE a Milano: il progetto della prima PISTA indoor d’Italia

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Lo Ski Dome di Arese, la pista da sci coperta, sembra essere tornato al centro del dibattito che riguarda la riqualificazione dell’ex Area Alfa Romeo, situata tra i comuni di Arese, Lainate e Garbagnate Milanese. Non è la prima volta che questo progetto fa la sua comparsa, ma con le Olimpiadi Milano-Cortina che si avvicinano, l’idea di una pista da sci alle porte di Milano torna alla ribalta. Si riuscirà a realizzarla?

SCIARE a Milano: il progetto della prima PISTA indoor d’Italia

# La pista da sci coperta torna sulla scena dopo essere stata accantonata nel 2019

credits: 4actionsport.it

Un impianto da sci coperto, lungo 350 metri, largo 60 e con un dislivello di circa 60 metri. Una pista da sci sempre ricoperta di neve che secondo le stime costerebbe intorno ai 50 milioni di euro. Questo è il progetto che potrebbe interessare l’ex Area Alfa Romeo di Arese.

È il 2016 quando nella provincia milanese si parla per la prima volta di sci indoor, ma dopo tre anni, nel 2019, l’idea viene accantonata.

Sembra però che le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 abbiano dato una nuova spinta a questo progetto che è subito tornato al centro del dibattito politico per quel che riguarda la riqualificazione dell’ex area industriale.

# La strada è ancora lunga: tra iter burocratici e controlli operativi

credits: milanotoday.it

L’11 marzo scorso la Giunta Regionale ha approvato l’aggiornamento dell’atto integrativo all’Accordo di Programma mirato alla riqualificazione complessiva dell’intera area. Questo significa che per il momento le certezze sono poche, ma c’è sicuramente una possibilità per lo Ski Dome di entrare a far parte del progetto di riqualificazione.

Riparte quindi l’iter burocratico che coinvolgerà tutti gli enti, pubblici e privati, interessati alla riconversione dell’area. A livello operativo, il primo passo è la convocazione del Collegio di Vigilanza che avrà il compito di definite tempi, interventi e risorse da impegnare nell’ampio progetto di riqualifica.

Il Collegio, nello specifico, dovrà approfondire la possibilità dell’installazione di strutture funzionali allo svolgimento delle Olimpiadi 2026, analizzare le tematiche relative all’accessibilità dell’area in riferimento ai mezzi di trasporto pubblico locale e, infine, individuare le risorse finanziarie per coprire i costi di intervento e gestione.

# I benefici che potrebbe portare lo Ski Dome

credits: dovesciare.it

Il sottosegretario della Regione Lombardia con delega allo Sport, alle Olimpiadi 2026 e ai Grandi Eventi, Antonio Rossi, ha affermato che lo Ski Dome potrebbe aprire importanti prospettive sportive e turistiche per Milano. Ha aggiunto che “potrebbe assumere un’interessante valenza in chiave olimpica” in quanto potrebbe essere utilizzata per allenamenti mirati e per i test delle squadre olimpiche e paraolimpiche.

Sarebbe un importante polo di attrazione per gli amanti dello sci, specialmente nel periodo più caldo quando è possibile sciare solo su pochi ghiacciai alpini. Inoltre, potrebbe diventare un punto di formazione per i tecnici dello sci alpino.

Insomma, la strada sembra essere ancora lunga, ma nei prossimi mesi si deciderà se la pista da sci coperta riuscirà dopo cinque anni dalla sua ideazione a realizzarsi.

Fonte: dovesciare.it 

Continua la lettura con: Dado contro Futura. Il LOGO delle OLIMPIADI: Milano quale sceglie? (vota e vedi i risultati)

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

ROMA 2100: SOMMERSA dall’acqua come ATLANTIDE

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Credit: @lestradediroma

Roma, la città eterna, la prima e unica ad avere mantenuto questo appellativo per oltre due millenni.

E se non fosse così eterna come crediamo? Può sembrare una domanda assurda; nessuno ha mai pensato ad un mondo senza Roma, eppure potremmo trovarci di fronte a questo scenario.

Se non si ferma il riscaldamento globale, nel 2100 Roma potrebbe infatti scomparire, sommersa dall’acqua liberata dallo scioglimento dei ghiacciai.

ROMA 2100: SOMMERSA dall’acqua come ATLANTIDE

#Gli effetti del riscaldamento globale

Credit: singularityhub.com

Il riscaldamento globale esiste, è finito il momento in cui ci si interrogava su quanto fosse vero, esiste ed è stato preso sottogamba per decenni restituendoci un conto a dir poco infuocato.

In passato, con 2-3 gradi in più di temperatura atmosferica, il mare era 16 metri più alto.

Partendo da questo dato si può andare a prevedere quale sarà il futuro del nostro pianeta.

Giusto per fare un esempio: se il livello dei mari si alzasse di 1 metro Venezia sarebbe la prima a finire sott’acqua.

Il livello dell’acqua di mari e oceani si alza principalmente per effetto della fusione dei ghiacciai che ricoprono la Groenlandia e l’Antartide e ogni anno continua ad aumentare in modo spaventoso.

Il livello del mare si alza di circa 3,2 mm ogni anno, quindi entro il 2100 il mare potrebbe salire dai 26 ai 77 centimetri a seconda delle temperature e il dato degli oceani è ancora più alto.

# La capitale potrebbe essere sommersa

Credit: @lestradediroma

Si parla sempre e solo di Venezia ma cosa attende tutto il resto dell’Italia? L’area a rischio inondazione in Italia è infatti di 5.686,4 km quadrati.

Fra 85 anni il nostro paese perderà gran parte del suo patrimonio paesaggistico, dato che l’innalzamento del livello del mare di 28-60 centimetri e i movimenti tettonici porteranno alla sommersione di 5500 chilometri quadrati di pianure costiere.

Se non si mette un freno al riscaldamento globale, nel 2100 Roma potrebbe scomparire per sempre.

Lo scioglimento dei ghiacciai porterebbe ad una crescita eccessiva del Tevere che trasformerebbe Roma in una città sommersa dall’acqua.

# La cartina geografica del futuro

Credit: deviantart.com

Jay Simons, disegnatore slovacco, ha immaginato il nuovo mondo tra 80 anni ed ecco che davanti a noi troviamo uno scenario degno di un film apocalittico.

Le nuove cartine sono davvero spaventose: Roma diventerebbe una città sottomarina completamente sommersa dall’acqua ma non solo. Gran parte dell’Emilia Romagna, della pianura Padana e della Toscana sarebbero completamente cancellate.

Nell’ipotesi di Jay Simons, in meno di 100 anni le acque si innalzerebbero di quasi 90 metri, dato, per il momento, non supportato dalla realtà.

Quella dei Simons è infatti più una provocazione che un’ipotesi, un tentativo di aprire gli occhi al mondo.

Se i dati continuano a rimanere costanti questa non sarà la situazione fra 80 anni ma sappiamo veramente come si muovono i dati? Possiamo veramente prevedere il nostro del nostro pianeta?

La strada sembra essere già segnata, è un percorso lento ma molto probabilmente ormai inarrestabile.

Al momento possiamo dire che per ottenere un innalzamento così elevato servono centinaia di anni ma, anche se fosse, possiamo accettare che questo sia il futuro del nostro paese e di tutto il mondo?

Fonti: funweek.it

Continua la lettura con: Il MARE a Milano? Che cosa succederebbe se tutti i GHIACCIAI si sciogliessero

ARIANNA BOTTINI

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Piazza CASTELLO: che fine ha fatto il progetto di RESTYLING?

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Credits: Urbanfile - Progetto di restyling Cairoli/Piazza Castello

Il progetto di restyling era stato approvato a dicembre del 2019, ma ad oggi non si è visto nessun cantiere all’opera. Ecco la situazione attuale e come dovrebbe diventare in futuro. Immagine copertina da UrbanFile.org

Piazza CASTELLO: che fine ha fatto il progetto di RESTYLING?

# La situazione oggi in Piazza Castello: sciatteria e incuria

Credits: Urbanfile – Piazza Castello

Non è certo un bel biglietto da visita la sistemazione attuale di Piazza Castello che, dopo la rimozione dell’Expo Gate, ha visto l’inserimento di alberi in vaso alternati a panchine, purtroppo oggi malconce e senza alcun intervento di manutenzione. La fortuna, se così si può dire, è l’assenza di turisti complice la pandemia da Covid-19.

Ma è tutta l’area intorno a dare l’idea di una sciatteria diffusa, da via Beltrami ai lati della piazza fino a largo Cairoli. Da ormai 6 anni, da quando si è concluso Expo2015, le condizioni di questa area in pieno centro storico non sono degne di Milano.

Fonte: Cantiere Urbanfile

# Il progetto è stato approvato nel 2019. Forse quest’anno partiranno i lavori, ma solo per la parte di Piazza Castello

Credits: Urbanfile – Restyling Piazza Castello

Il progetto definitivo di restyling di Piazza Castello è stato approvato alla fine del 2019 e ad oggi non si è mossa foglia. L’ultima notizia è l’avvenuta aggiudicazione un mese fa dei lavori, ma al momento è tutto fermo. Secondo il cronoprogramma il primo lotto d’intervento riguarderebbe quest’anno le aree di piazza Castello e via Beltrami, senza purtroppo una data certa.

Credits: Urbanfile – Progetto di restyling Cairoli/Piazza Castello

La riqualificazione proposta dagli architetti Genuizzi, Strambio, Banal e Ragazzo, rivista dopo le modifiche richieste dalla soprintendenza, prevede un triplice filare alberato sulla piazza, 184 nuove alberature e delle aiuole, la rivisitazione della pavimentazione di via Beltrami da calcestre a Granito bianco di Montorfano e di Beola grigia. Purtroppo i marciapiedi che circondano la piazza rimarranno in asfalto.

# Per il rinnovo di largo Cairoli al palo anche il progetto

Credits: milanoweekend.it

Per il rinnovo di largo Cairoli invece nessuna novità. L’intervento avrebbe previsto nel progetto originario lo spostamento della statua di Garibaldi su un basamento circolare di granito bianco come quello già presente in via Dante e la rimozione dell’aiuola, al fine di facilitare il transito pedonale estendendo la superficie calpestabile. Ancora per anni quindi la circolazione non verrà modificata e non verrà pedonalizzato il tratto di strada tra via Dante a Piazza Castello.

Continua la lettura con: Le 4 PIAZZE di Milano che saranno TRASFORMATE entro fine anno: ecco come diventeranno

FABIO MARCOMIN

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La CURA dell’ACQUA: “il modello è replicabile in tutto il Paese”

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Il fiume Brenta è uno dei più importanti corsi d’acqua del Veneto.

Il Brenta, o “La Brenta”, come viene chiamato nei primi chilometri di corso, nasce in Trentino, tra i laghi di Caldonazzo e di Levico. Percorre le province di Trento, Vicenza, Padova e Venezia e sfocia nel mare Adriatico. Gode di storia millenaria, ne è stato modificato più volte il percorso originario. E’ stato oggetto di vicissitudini ingegneristiche durante tutta la Repubblica Serenissima e teatro di alluvioni spettacolari.

La CURA dell’ACQUA: “il modello è replicabile in tutto il Paese”

Nel secolo scorso, nelle falde di tutta la pianura padana l’acqua potabile abbondava. L’acqua, soprattutto dal Brenta, è stata prelevata e trasportata nelle case tramite la rete idrica. Ma lo sviluppo industriale e agricolo hanno provocato un forte inquinamento aggravato dalla crisi climatica e dall’aumento della popolazione. Ciò ha comportato il danneggiamento delle fonti di acqua potabile all’origine.

Sono emersi infatti, nel tempo, problemi legati alla necessità di prendersi cura dell’ambiente e delle aree che filtrano, proteggono e producono l’acqua potabile: falde acquifere, aree umide, sorgenti, fiumi, e foreste. La mancanza in passato di un piano di gestione integrato ha comportato inoltre l’aggravarsi delle problematiche ambientali e gestionali.

Oggi il Brenta è un punto di riferimento fondamentale per l’approvvigionamento idrico, ma non solo, del popolo veneto.

L’area fluviale del medio Brenta, la sezione per cui che va da Bassano del Grappa a Padova, è riconosciuta a livello europeo e inserita all’interno della Rete Natura 2000. Si parla di un bacino che serve circa 1,5 milioni di persone. Oltre ad essere una delle principali fonti di acqua potabile della regione, è un sito ambientale di grande importanza naturalistica e turistico-ricreativa.

Credits: parcofiumebrenta.it

# Parco Fiume brenta: il Progetto

Nell’area del Medio Brenta, gli abitanti di 15 comuni hanno avviato un percorso virtuoso di salvaguardia delle fonti, di potenziamento della raccolta di rifiuti lungo il fiume e di valorizzazione della ciclovia. Così facendo, hanno aderito e dato vita a un nuovo modello, attualmente unico in Italia, di cura del patrimonio naturale: il Parco Fiume Brenta.

Parco Fiume Brenta è promosso da Etifor, Etra, Veneto Acque, il Consiglio di Bacino Brenta, il Comune di Carmignano di Brenta, Veneto Agricoltura e l’Università di Padova.

Partner co-finanziatore, LIFE Brenta 2030. Ad occuparsi dello sviluppo, degli aspetti normativi e della promozione di un cambio culturale all’interno degli enti è Etifor, spin-off dell’Università di Padova, impegnato da anni su scala internazionale nella gestione e valorizzazione del patrimonio naturale.

# Life Brenta 2030

Il progetto LIFE Brenta 2030 propone una modalità economico-sociale pionieristica tutta italiana. Il Progetto prevede una partecipazione “dal basso”, coinvolgendo direttamente i cittadini dei comuni interessati. Ne parla L’ad di Etifor, Alessandro Leonardi: “In Italia solo una piccolissima percentuale del fatturato del settore idrico viene reinvestita sull’ambiente e per la protezione delle fonti. Questo, con forte ritardo rispetto alla Direttiva Acque dell’Ue, che ci chiede di farlo dal 2006. Parco Fiume Brenta nasce in risposta a queste esigenze ed entra nel vivo nel 2021 con il coinvolgimento dei cittadini e con un network di amministrazioni locali, aziende e agricoltori che rappresenta un esempio di cooperazione territoriale piuttosto raro”.

Oggi la legge permette di destinare una piccola parte della tariffa idrica come contributo diretto alla salvaguardia delle fonti. Questo consente ai cittadini di mitigare e compensare gli impatti.

# Bere acqua del rubinetto e adottare un albero

Credits: etifor.com

Secondo quando delibera lo staff di Life Brenta 2030, “bere dal rubinetto diventa così un atto doppiamente responsabile: non si producono rifiuti di plastica e ci si prende cura del territorio”. Non solo, i cittadini possono partecipare anche in maniera più attiva al miglioramento dell’intero ecosistema adottando uno o più alberi dal portale per le riforestazioni in crowdfunding wownature.eu. Questo consente di scegliere tra 19 specie autoctone, selezionate dal team di Etifor, in grado di ripristinare la biodiversità e di filtrare al meglio l’acqua nelle falde.

I cittadini dei comuni co-finanziatori potranno inoltre usufruire gratuitamente di:

  • percorsi di educazione ambientale per le scuole elementari e medie
  • attività per migliorare la sostenibilità delle aziende agricole all’interno dell’area
  • partecipazione alle giornate ecologiche di raccolta rifiuti
  • un presidio ambientale integrato lungo l’asta del fiume che permetterà di rendere le aree più pulite e sicure per tutti

# Etifor: “il modello è replicabile in tutto il nostro Paese”

Questo modello, in un Paese come il nostro caratterizzato dall’enorme quantità di bacini idrici naturali, è replicabile in qualsiasi territorio. Questo sarà possibile se si innesca un cambiamento culturale nelle istituzioni e negli enti che fanno parte di questa filiera. L’impegno di Etifor, oltre a concretizzarsi sul campo, si muove anche in questa direzione.

Credits: parcofiumebrenta.it, greenport.it

Continua a leggere: 10 MAGNIFICI LAGHI del Trentino-Alto Adige che (forse) non conosci

Lucio Bardelle

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Dormire in una TENDA di GHIACCIO in Italia: si può fare

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Credits: @virgilio_it spirit igloo village

Le persone quando vanno in vacanza sono sempre più alla ricerca di posti nuovi da ammirare, ma soprattutto di luoghi dove poter vivere un’esperienza unica. Allo stesso tempo però non è detto che tutti siano disposti a prendere un aereo e farsi ore di viaggio, o addirittura partire in macchina o treno e metterci anche di più; per questo si sta diffondendo la così detta staycation, ovvero il fare vacanza nelle vicinanze di casa. Gli italiani a questo proposito non devono preoccuparsi, il Belpaese infatti offre tantissimi esperienze indimenticabili, tra queste dormire in un igloo. Ma dove si potrebbe fare?

Dormire in una TENDA di GHIACCIO in Italia: si può fare

# Ice hotel: una moda sempre più diffusa

Credits: @
bucketlistadventure_
icehotel, Northern Lights

La moda di costruire hotel di ghiaccio e Igloo Village e di vivere una notte da brividi, non nel senso della paura, si sta diffondendo sempre di più. Sembrerebbe sia una nuova tipologia di struttura ricettiva che si sta diffondendo in tutto il mondo, dalla Russia alla Romania, al Canada, Giappone e persino in Italia. Come era possibile dedurre, sono stati i paesi scandinavi a far partire quest’idea, considerata estrema dagli amanti dei tropici o dei caminetti. Abituati ad un clima rigido, svedesi e finlandesi hanno usato la loro risorsa primaria, la neve, per fini turistici.

# Lo Spirit Igloo Village

Credits: siviaggia.it
tenda di ghiaccioNon bisogna andare fino in Lapponia per vivere l’esperienza di dormire in una tenda di ghiaccio, nel paese di Piancavallo, nel Parco naturale delle Dolomiti friulane e in provincia di Pordenone, c’è infatti un villaggio di igloo. Si chiama Spirit Igloo Village e si trova a circa 1800 metri d’altezza. Si tratta di ben 25 costruzioni di ghiaccio nelle quali poter alloggiare. Ma non c’è da preoccuparsi per il freddo! Anche se le temperature di notte nella zona possono raggiungere i 20 gradi sotto lo zero, all’interno dell’igloo lo zero non lo si raggiunge mai, anzi il calore del corpo umano potrebbe portare la temperatura all’interno anche a 18 gradi. Le “tende” sono immediatamente vicine ad un rifugio, il quale offre colazione, pranzo e cena agli ospiti “congelati”.

Gli igloo si possono raggiungere o con le ciaspole o arrivando in seggiovia al rifugio vicino e poi con le racchette da neve. Una volta arrivati viene fornito tutto il necessario per la notte e poi, se in valigia si è messo un po’ di spirito di avventura e un po’ di sopportazione del freddo, si è pronti per una notte da sogno polare.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura: A un’ora da Milano si può DORMIRE nella CAMERA appesa a un ALBERO

BEATRICE BARAZZETTI

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Il prezzo della vita non vissuta

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Credits: lifegate.it

È uscito un pezzo di Alessandro Baricco (Mai più) in cui scrive che insieme ai morti della pandemia bisognerebbe calcolare anche le vite non vissute. E sostiene che questo approccio orientato alla sicurezza come ossessione stabilita da un’autorità suprema è figlio del novecento, della stessa cultura da cui sono nati i totalitarismi come comunismo e nazismo. Invece questa crisi sta dimostrando che la nostra epoca ha bisogno di un approccio diverso nella politica e nel senso della vita di una comunità. Come potrebbe essere questo approccio?

Innanzitutto bisogna uscire dalla dimensione quantitativa, tipica delle società di massa, per cui la persona si riduce a un numero e tutto viene misurato come numeri. Se cala il numero di morti allora la gente vive meglio, ma questo sillogismo non ha senso. Così come focalizzarsi sulla durata della vita invece che sulla qualità dell’esistenza.
Anche il fatto di non aver consentito ai malati Covid di concludere i propri giorni senza avere accanto i loro cari è stato una barbarie incredibile.

Lo stesso per l’economia. Alla logica del profitto e della crescita delle ricchezza bisogna integrare quella del valore creato e condiviso. Non a caso nei paesi scandinavi dove la qualità della vita è un imperativo le misure intraprese dai governi sono state più incentrate sul benessere quotidiano che sul dogma del rischio zero.

Forse la vera malattia che il virus ha messo in luce è quella del rapporto che nella nostra società le persone e la politica hanno con la vita umana. E la grande sfida che ci attende sarà la salvaguardia delle libertà individuali come unica via per consentire che ogni vita sia vissuta in modo unico e pieno.
Perchè il vero tema nella società odierna è di riuscire a inserire più vita nella vita invece che inaridirla riducendola a una omologazione statistica.

Continua la lettura con: la stupidità umana ci salverà dalla stupidità umana

MILANO CITTA’ STATO 

 

Dal 2024 da TORINO a GENOVA in TRENO in UN’ORA. E Milano resta ai tempi degli ANNI OTTANTA

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Credits: trains_of_italy IG

Il Terzo Valico sarà uno dei fattori principali per il miglioramento del servizio e la drastica riduzione dei tempi di percorrenza. Ecco tutti gli interventi previsti.

Dal 2024 da TORINO a GENOVA in TRENO in UN’ORA. E Milano resta ai tempi degli ANNI OTTANTA

# Oggi servono 2 ore per andare da Torino a Genova

Credits: luca.9095
IG – Intercity a Genova Brignole

Oggi da Torino a Genova si impiegano 2 ore con il treno Intercity e oltre 2 ore con il treno regionale. Rispetto a 30 anni fa non si è avuto alcun miglioramento nei tempi di percorrenza, ma anzi serve qualche minuto in più per collegare i due capoluoghi di regione. Fra qualche anno grazie agli ingenti investimenti sulla tratta ci sarà un netto miglioramento del sevizio e la durata del viaggio verrà sensibilmente ridotta

# Con Terzo Valico e Frecciarossa, dal 2024 si dimezzano i tempi di percorrenza 

Credits: trains_of_italy IG

Nel 2024 i torinesi potranno andare al mare in treno con tempi di percorrenza dimezzati, si passerà infatti dall’attuali 2 ore a 1 ora soltanto per raggiungere Genova da Torino e viceversa. Questo sarà possibile grazie alla realizzazione del Terzo Valico, nuova galleria in costruzione tra le due regioni di 27 km dove i treni potranno viaggiare fino a 250 km/h, a interventi sulla tratta storica dove i convogli passeranno dagli attuali 100 km orari ai 200 e ai lavori previsti sulla tratta Trofarello-Alessandria, alla stazione di Asti e tra Alessandria e Novi Ligure. Inoltre verranno introdotti un maggior numero di treni Frecciarossa, migliorando anche il confort di viaggio, e gli attuali in servizio sulla tratta verranno ammodernati per consentire di raggiungere la velocità di 200 km/h. 

Continua la lettura con: In arrivo il TRENO veloce 800 KM/H: da Milano si arriverebbe a Napoli in un’ora, a Venezia in 15 minuti

FABIO MARCOMIN

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La TORRE BMW: il palazzo di PERIFERIA che sfida i grattacieli del CENTRO 

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credit: press.bmwgroup.com

Da oltre 20 anni nei cieli della periferia milanese svetta un edificio pazzesco, che potrebbe far invidia ai grattacieli del centro città. Ma dove si trova?

La TORRE BMW: il palazzo di PERIFERIA che sfida i grattacieli del CENTRO 

I nuovi edifici costruiti in centro città con le loro torri stupiscono il mondo e attirano l’attenzione di turisti da ogni dove, ma non tutti sanno che nei cieli di San Donato svetta da oltre 20 anni l’opera di un architetto di fama internazionale, il giapponese Kenzo Tange, che fa invidia ai più moderni skyscrapers. Di che edificio si tratta e perché nonostante sia così pazzesco, resta tutt’oggi sconosciuto a molti?

# Un edificio che sorprende da oltre 20 anni

credit: Pinterest @Daniele Nepoti

Correva l’anno 1998 quando la BMW inaugurò la sede di San Donato in presenza delle più alte cariche cittadine e lombarde. Il palazzo ospitava oltre 260 dipendenti e aveva bisogno di essere spazioso e funzionale, così l’architetto progettò una struttura con una superficie di 12 mila metri quadri, sviluppata su 8 piani. I lavori, costati all’incirca 70 miliardi di lire, iniziarono nel 1996 e vennero conclusi nel giro di due anni, posizionando la prima pietra di un grande castello che è divenuto negli anni la BMW. Ai tempi il gruppo mirava ad essere competitivo a livello internazionale e per affermarsi sul mercato italiano la costruzione di una sede imponente e mozzafiato ha rappresentato un’efficace strategia di marketing.

 

# Dai bordi di periferia, la Torre BMW sfida i grattacieli del centro

credit: dywit.it

Nonostante siano passati oltre 20 anni dall’inaugurazione della torre BMW, i suoi elementi futuristici e le sue forme innovative non smettono mai di essere magnetici. Funzionale e spettacolare, il palazzo rappresenta gli elementi che la città ha in comune con la cultura giapponese. Eppure, anche se rappresenterebbe un rivale perfetto per i grattacieli del centro, non è mai stato sotto i riflettori e la motivazione potrebbe essere proprio la sua posizione geografica poco centrale.

# Non solo estetica: un grande impianto fotovoltaico che ricarica persino le auto elettriche parcheggiate

credit: press.bmwgroup.com

Ma la bellezza della torre non è solo estetica, è anche un esempio di responsabilità ambientale: da anni il palazzo è stato dotato di un impianto fotovoltaico composto da 750 pannelli solari che soddisfa il 6,5% del fabbisogno dell’intero edificio. E non è tutto. I posti auto sono dotati di un sistema di ricarica per auto elettriche che viene totalmente coperto dall’impianto fotovoltaico.

Insomma, un edificio che potrebbe far invidia ai conosciuti e fotografati grattacieli della Nuova Milano: modernità e innovazione architettonica, sostenibilità e spirito imprenditoriale. What else?

Fonte: BMW 

Leggi anche: COVA, il “castello Disney” di Milano: è il palazzo più bello della città?

ROSITA GIULIANO

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I nuovi CORSI DI LAUREA in partenza a Milano, alcuni esempi unici in Italia

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credits: aldossomonza.it

La proposta formativa degli atenei milanesi si è arricchita di nuovi corsi di laurea che offriranno sbocchi professionali davvero molto particolari e specifici pronti a soddisfare le nascenti esigenze del mercato. Vediamo i più interessanti e innovativi.

I nuovi corsi di laurea in partenza a Milano, alcuni esempi unici in Italia

# Nuove lauree in inglese alla Statale di Milano: il leit motive è la sostenibilità

credits: nel_paese_del_sole IG

La Statale già dall’anno accademico 2020/2021 offre ben sei nuovi corsi di laurea magistrale e ben cinque di questi interamente in lingua inglese.

Nell’area giuridica ci si può formare in Law and Sustainable Developement dove vengono fornite competenze giuridiche avanzate di diritto internazionale ed europeo orientate alla sostenibilità ambientale e agli aspetti economici correlati.

Sempre per chi è interessato ad approfondire le tematiche ambientali, ma in un’ottica integrata tra scienze economiche e sociali è nato il corso Enviromental Change and Global Sustainability. Agli studenti di questa disciplina saranno fornite tutte le competenze per gestire i cambiamenti climatici e le politiche di sostenibilità ambientale e potranno trovare impiego sia come responsabili ambientali in aziende private che in contesti istituzionali ed internazionali.

Chi invece preferisce orientarsi all’ambito aziendale e delle risorse umane può scegliere un altro corso interamente in inglese che permette ai propri laureati di gestire le risorse umane nei differenti ambiti organizzativi sia pubblici che privati. Si tratta del percorso Management of Human Resources.

# I nuovi corsi nell’ambito sanitario: la “biologia quantitativa”

credits: skuola.net

In ambito sanitario invece sono ben tre le nuove opzioni disponibili.

Biomedical Omics permetterà agli studenti di conoscere nuove prospettive di ricerca, diagnosi e terapia delle malattie attraverso le tecnologie “omiche”, cioè quelle che descrivono e analizzano un sistema biologico, in un contesto di medicina di precisione e personalizzata.

Management delle aziende sanitarie e del settore salute è il corso che permette di imparare a gestire aziende ed imprese dell’ambito sanitario. Questo è l’unico dei corsi elencati che si tiene in italiano.

Quantitative Biology permetterà ai propri studenti di conoscere tutti i segreti della biologia quantitativa che, attraverso le nuove tecnologie e computazione, permetterà loro di modellare i processi biologici per destinati alla scoperta di nuovi farmaci, biologia sintetica e ingegneria metabolica, solo a titolo di esempio.

# I nuovi corsi di laurea del Politecnico di Milano: Humanitas e Food Engineering

credits: polimi IG

Al Politecnico è in partenza il nuovo corso integrato con Humanitas University, chiamato Medtec School della durata di sei anni e tenuto interamente in inglese. Permetterà di ottenere contemporaneamente due lauree, una triennale in ingegneria biomedica rilasciata dal Politecnico e quella magistrale in medicina e chirurgia rilasciata da Hunimed.  I primi tre anni si svolgeranno al Politecnico mentre i successivi in Humanitas. Gli sbocchi professionali spaziano dall’ambito medico a quello di ricerca, biotecnologico o farmaceutico.

Di carattere completamente diverso è invece il percorso in Food Engineering che insegna tutto quello che c’è da sapere per gestire l’intera filiera alimentare dalla produzione alla distribuzione attraverso conoscenze chimiche, matematiche, fisiche, sociali e naturalmente ingegneristiche.

Continua la lettura con: I RECORD delle UNIVERSITÀ di Milano 

SILVIA FUSARI IMPERATORI

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L’ALBERO dei SINGLE: da 131 anni aiuta a trovare l’ANIMA GEMELLA

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Credits: @tothemooonandback_ albero dei single

La Germania è un popolo di single, la stessa Berlino è una delle città con il più alto numero di persone sole. Classificata un po’ come la capitale europea dei single, potremmo dire in realtà che è una cosa tipica delle città tedesche. Infatti, nonostante Berlino sia chiamata “la povera ma sexy” e ad essa è abbinata l’idea che sia una città perfetta per gli incontri occasionali, questa non rientra nella top 10 delle città tedesche con più numero di single. Forse anche per questo a circa 100 km da Amburgo, nella regione dello Schleswig-Holstein, c’è una quercia molto antica denominata da 131 anni Der Bräutigamseiche (l’albero dello sposo).

L’ALBERO dei SINGLE: da 131 anni aiuta a trovare l’ANIMA GEMELLA

# Attorno all’albero c’è una storia degna di un film

Credits: @bbcworldservice
matrimonio sotto la quercia

Minna e Wilhelm era due ragazzi innamorati, ma il padre della giovane non approvava la relazione. Era il 1890 quando i due iniziarono a scambiarsi lettere in segreto utilizzando la cavità presente nell’albero. Quando finalmente ebbero l’approvazione da entrambe le famiglie, la coppia decise di sposarsi di fronte all’albero che aveva custodito il loro amore. Da allora, molte persone decisero di affidare alla quercia le loro speranze di trovare l’anima gemella e la cavità dell’albero iniziò a riempirsi di biglietti di carta.

Per sognare ancora di più, all’albero è stato assegnato un indirizzo postale proprio e per 20 anni il signor Martens, postino, consegnava le lettere alla quercia. Un giorno l’uomo trovò una lettera indirizzata a lui e pensate un po’, il postino e la donna della lettera si sposarono.

# Come funziona

Credits: @eurin_tourismus
lettere da scrivere

La quercia, che precisamente si trova nella città tedesca di Eutin, riceve più di 1000 lettere all’anno. Come abbiamo detto, dal 1927 ha un indirizzo postale proprio, quindi non è difficile spedire le lettere. La cavità dell’albero dove vengono deposte, però, è abbastanza alta e, per facilitare il caro signore che ogni giorno si addentrava nei boschi a consegnare la posta, fu messa una scala. Nelle lettere solitamente le persone scrivono una descrizione di sé e chi le trova può decidere se rispondere o se rimetterle nella cavità. Una sorta di Tinder, o di qualsiasi app di incontri, ma molto più romantica e più antica. Si pensa che negli ultimi 131 anni la quercia abbia portato a circa 100 matrimoni!

La pianta fu però colpita da una malattia fungina e nel 2009 fu simbolicamente sostituita con un castagno di Himmelgeist, il secondo albero in Germania ad avere un proprio indirizzo postale. Fortunatamente alcuni arboristi si accorsero della malattia e riuscirono a impedire che l’infezione si diffondesse tagliando alcuni rami. Nonostante la “sostituzione” la quercia continua comunque a ricevere le sue lettere d’amore!

Fonti: berlinomagazine.com

Continua la lettura con: In Italia c’è l’albero più VECCHIO d’EUROPA: ha più di MILLE ANNI

BEATRICE BARAZZETTI

 

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🛑 Addio alla GOCCIA: la DISTRUZIONE in atto del BOSCO SPONTANEO di Milano

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Un’azione che sembra in contrasto con la “transizione ecologica” invocata dal Sindaco e che toglie agli abitanti dell’area una fonte naturale di produzione di ossigeno e un’oasi unica per la città. Ecco cosa sta succedendo e cosa verrà costruito al suo posto.

🛑 Addio alla GOCCIA: la DISTRUZIONE in atto del BOSCO SPONTANEO di Milano

# Iniziato il taglio degli alberi nel “Bosco della Goccia” in Bovisa

Credits: Stefano Fusi – Cartello taglio alberi la Goccia

La svolta di Sala con l’entrata nei “Verdi Europei” dovrebbe segnare un cambio di marcia nell’ottica di quella transizione ecologica da lui invocata come strada da seguire per il futuro della città, tanto da aver istituito e essersi assegnato una delega apposita a questa missione. Nei fatti però, nonostante questa delega sia operativa da oltre un anno, il processo di cementificazione e cancellazione di aree verdi non si è fermato.

Leggi anche: 🛑 Beppe Sala entra nei VERDI

L’esempio più lampante è la “Goccia della Bovisa”, un tempo area industriale di cui ancora ne rimane traccia per via dei gasometri, l’unico esempio di bosco spontaneo a Milano, con alberi che da oltre 30 anni danno ossigeno all’area e agli abitanti della zona oltre a contribuire a ridurre l’inquinamento atmosferico. Il Politecnico, che ha i diritti di edificazione essendo il terreno di suo proprietà, ha dato inizio al taglio di diversi alberi ad alto fusto per portare avanti il proprio progetto, approvato anche dal Comune di Milano, di costruire alcuni edifici ad uso dell’università. Anche se alcuni verranno verranno trapiantati, non è certo un buon segno se si vuole arrivare a 3 milioni di alberi piantati in tutta la Città Metropolitana di Milano e mostra come in questo caso si stia procedendo nella direzione opposta rispetto a quanto il Sindaco Sala si è prodigato a portare avanti.

Fonte: Gruppo Cantiere Urbanfile

# Il progetto di riqualificazione approvato a luglio scorso che cancella il bosco della “Goccia”

Nuovo campus in Bovisa

Il progetto è stato sin da subito contrastato dal comitato di quartiere perché prevede di fatto la cancellazione del bosco della “Goccia”, per la costruzione di un grande parco scientifico-tecnologico, con i due gasometri recuperati, uno destinato ad ospitare lo “Smart city innovation hub“, l’altro la “Fabbrica dello sport“, nuove residenze universitarie, un edificio sperimentale a zero emissioni per il dipartimento di Energia, oltre un’area verde pubblica di circa 40 mila metri quadrati.

Credits: Urbanfile – Deng, Dipartimento di Energia

Adesso nell’area sono già presenti circa 2.000 alberi, ma parte di questi è appunto in fase di abbattimento. Non era possibile preservare il bosco e ripensare il progetto con un differente consumo del suolo?

Continua la lettura con: La GOCCIA della BOVISA: storia e progetto di riqualificazione del più grande BOSCO SPONTANEO di Milano

FABIO MARCOMIN

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La “molletta”: il primo GRATTACIELO ARTISTICO (e l’opera d’arte più grande) del mondo

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credits: propertynews.ae IG

Dubai è famosa in tutto il mondo per il suo sfarzo e per i suoi eccentrici record mondiali, tra cui possiamo ricordare il grattacielo più alto, il centro commerciale più grande e l’albergo più lussuoso che conta ben 7 stelle. La città Emira si aggiudicherà anche un altro primato grazie alla Clothespin Tower che non solo sarà l’opera d’arte più grande del mondo, ma anche il primo grattacielo artistico mai realizzato. Scopriamo insieme di cosa si tratta!

La “molletta”: il primo GRATTACIELO ARTISTICO (e l’opera d’arte più grande) del mondo

# Zygo, l’artista che ha ideato l’iconica forma dell’edificio

credits: zygo_artist IG

Il grattacielo avrà la forma iconica di una molletta per il bucato, un semplice oggetto comune che racchiude un significato ben più profondo. L’idea nasce qualche anno fa dall’artista israeliano Zygo come simbolo di amore, pace e speranza.

Per anni l’artista si è limitato a raffigurarla tramite la pittura e la scultura, finchè, affiancato dall’imprenditore Jacob Shpingel, ha deciso di trasformarla in un grattacielo. Come lo stesso Zygo ha affermato: “incorporando speranza, amore e unione in un edificio, il nostro obiettivo è sviluppare il primo edificio vivente con un design altamente innovativo ed un ingegno all’avanguardia”.

# Un significato profondo dietro un oggetto comune

credits: zygo_artist IG

Dietro ad un oggetto di utilità quotidiana come la molletta da bucato si può trovare un messaggio di speranza e amore eterno. Le due metà della molletta si uniscono a creare un’unica forma ed un unico oggetto, proprio come due anime che si scelgono e si uniscono per sempre. Le due parti rappresentano delle metà complementari che, nella molletta da bucato, si fondono per sempre creando un’entità unica.

L’obiettivo di Zygo è quello di connettersi con le emozioni umane, di creare un simbolo di pace, speranza e amore eterno da diffondere in tutto il mondo, proprio attraverso l’imponente edificio.

# Gli sfarzosi interni dell’edificio a molletta

 
credits: gnfocus IG

“Se creo dal cuore, quasi tutto funziona; se creo dalla testa, quasi niente”. Sono queste le parole che l’artista sceglie per introdurre la sua torre sul sito ufficiale del progetto. L’edificio si svilupperà su 50 piani per un’altezza complessiva di 350 metri e gli interni seguiranno il concetto di complementarietà della molletta. Una parte sarà destinata a circa 300 appartamenti di lusso che i residenti potranno modificare in base alle proprie esigenze, l’altra invece ospiterà un magnifico albergo in cui gli artisti di tutto il mondo potranno progettare una camera ed in cambio battezzarla con il proprio nome.

La Clothespin Tower, il cui inizio di costruzione è previsto per il 2023, ospiterà inoltre boutique d’alta moda, gallerie d’arte, ristoranti e molto altro, i progetti di design infatti non mancano.

Continua a leggere: Il CASTELLO di CARTE di MILANO

CHIARA BARONE

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La casa ITALIANA perfetta? DENTRO UN PRATO

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Credits: www.welcomebeyond.com

La bellezza del panorama del nostro Paese è davvero da mozzare il fiato. Perché non integrarla con le nostre abitazioni?

È con questo obiettivo che, grazie al connubio con la precisione e l’attenzione tipiche della tradizione tedesca, nasce una delle case più armoniose ed equilibrate d’Italia.

La casa ITALIANA perfetta? DENTRO UN PRATO

# Dormire in mezzo ad un prato e rilassarsi a contatto con la natura? In Italia è possibile

Credits: @tobiaskaser_photo IG

Sarebbe bellissimo dormire in mezzo ad un prato, cullati dai suoni della natura e lontani dai rumori della città…

Beh, in un comune italiano di circa 5.000 abitanti nella provincia autonoma di Bolzano è possibile. Stiamo parlando proprio di una delle mete più suggestive della Valle Isarco, circondata da vigneti ed alberi di castagno: Chiusa, associata dal 2002 con “I Borghi più belli d’Italia”.

Visitando questo paese non si può non notare una casa molto particolare, con le facciate in vetro e interamente immersa nella natura circostante, incontaminata e lussureggiante. Si tratta di Freiform che, con i suoi 65 metri quadri, incarna l’alloggio perfetto in cui rilassarsi ammirando il verde, ma anche il panorama montano.

# Un osservatorio naturale tra le alpi altoatesine in cui le parole d’ordine sono rispetto e discrezione

Credits: tobiaskaser.com

Freiform è una casa per le vacanze molto diversa dalle altre: seppur il suo design sia moderno, si mimetizza ed è integrata con la natura. È in grado di rispettare la cultura, la funzione e l’identità del contesto locale, diventando un osservatorio naturale in mezzo alle montagne altoatesine.

Infatti, uno dei suoi punti di forza è proprio la discrezione, poiché si inserisce in modo delicato all’interno di uno dei territori più belli d’Italia.

# Ritrovare se stessi, prendere una pausa dalla quotidianità, essere liberi… Ecco cosa offre Freiform

Credits: @freiform_private_guesthouse IG

È il rifugio ideale per trascorrere del tempo con se stessi, per prendersi una pausa dalla quotidianità e per riscoprire quella sensazione di completa libertà di cui, a volte, è facile dimenticarsi.

Perché riesce ad assolvere questa funzione? “La facciata in vetro circostante offre la sensazione di completa libertà e aiuta l’ospite a disconnettersi dallo stress e connettersi con la natura come nessun altro edificio sul mercato”

Le attività da fare, da soli o con la propria dolce metà, non mancano di certo: leggere o scrivere un libro, ascoltare musica o suonare la chitarra, osservare gli animali e la natura in generale, fare escursioni a piedi o in bicicletta… Insomma, si può fare tutto ciò che si vuole.

# Una casa dove poter ammirare sempre tutti gli spettacoli che la natura ci può offrire

Credits: tobiaskaser.com

“La guesthouse Freiform è un ibrido di architettura, qualcosa tra una pensione di lusso e un osservatorio della natura“. Ecco come Martin Gruber, architetto di Bressanone del gruppo Welcome Beyond sempre alla ricerca della bellezza oltre che della funzione e della forma, definisce ciò che ha realizzato di fianco alla sua fattoria biologica.

E anche i suoi interni sono pensati nei minimi dettagli e realizzati con materiali di altissima qualità: dalla meravigliosa camera da letto affacciata sulle montagne, al soggiorno e alla cucina dotati di tutti i comfort. Non poteva mancare un’ampia terrazza, da cui ammirare gli affascinanti tramonti, le notti stellate, gli animali selvatici… Per farla breve, tutti gli spettacoli che la natura può offrire.

 

Fonte: siviaggia.it

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ALESSIA LONATI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Il CUBO MAGICO di Milano

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Credits: www.comunitanuovacoop.it

In zona Bisceglie, a Milano, sorge un cubo. A vederlo da fuori non si capisce cosa possa essere, ma nasconde in sé tanta speranza.

Il CUBO MAGICO di Milano

# Un luogo di accoglienza per quei giovani che hanno bisogno di aiuto per tornare a vivere

Credits: www.comunitanuovacoop.it

CN l’HUB, in rete con Fondazione Don Gino Rigoldi, è un luogo di accoglienza per giovani che hanno perso la retta via e per famiglie che hanno bisogno di un luogo dove stare. Si trova davanti al Carcere Beccaria e le due strutture sono ancora più vicine negli intenti che nello spazio.

Don Gino è il cappellano del carcere, un uomo che ha dedicato la propria vita ai giovani, a curare quei germogli calpestati per ridare loro la possibilità di sbocciare. Sono 30.000 i giovani passati per la sua comunità, alcuni adottati per permettere loro di non tornare nei paesi di origine martoriati dalle guerre.

# Un lavoro di recupero per il futuro: il progetto Kintsugi

Credits: www.comunitanuovacoop.it

Don Gino ad 80 anni ha ricevuto premi ed onorificenze, ma rimane fedele al suo ruolo in questo mondo. È un Milanese di nascita, ma vive in frontiera e fa per questa città un lavoro di recupero che servirà per il futuro.

Il cubo è un “rifugio operativo”, di reinserimento delle persone, di aiuto al ritorno in società. Infatti, non a caso, il progetto si chiama Kintsugi, termine che richiama l’arte giapponese di riparare gli oggetti rotti con colla d’oro.

# Le attività di creazione, e rinascita, nel cubo

Credits: @be_civic IG

Da segnalare è Cake l’Hub, un bar pasticceria aperto al pubblico dove gli stessi ragazzi producono dolci artigianali che hanno il sapore di futuro, di possibilità, di rinascita. Ma non solo: c’è anche Ciclo l’Hub, un negozio di vendita e riparazioni biciclette.

Poi, sempre nel cubo, si trova anche tutto ciò che serve per la creazione di eventi, uno spazio nel verde e un servizio Catering che opera in tutta la Lombardia.

# La speranza in un cubo

Credits: www.michelenastasi.com

Insomma, un cubo piantato nella società, creato per dare un futuro migliore a chi non ha avuto fortuna nella vita, a chi si è perso ma che deve avere la possibilità di essere ritrovato ed aiutato.

La convinzione è che, di fronte ai bisogni delle persone che incontriamo, dobbiamo sentirci chiamati a rispondere nella misura e nella forma possibili a ciascuno di noi.

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MARTINA PICCIONI

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PRINCIPE1940: i milanesi maestri del lusso

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Credits: @principemilano1940 Principe Milano

Era il 1940 quando Guglielmo Nobile, imprenditore cosmopolita e visionario, decise di tornare a Milano dopo l’inizio del secondo conflitto mondiale. I tempi erano difficili ed il signor Nobile, grazie al suo estro ed al suo fiuto per gli affari, si inventò una nuova attività: produrre cinturini per orologi.

PRINCIPE1940: i milanesi maestri del lusso

# Nasce la Principe

Credits: principe1940.com
principe1940

La Principe di Guglielmo Nobile muoveva i suoi primi passi confezionando cinturini su misura, per chi aveva l’esigenza di sostituire quello vecchio e logoro con uno nuovo. Pochi pezzi ma, già dall’inizio, capì che la qualità del prodotto giocava un ruolo determinante per ottenere un buon successo nelle vendite. Finita la guerra, con un’Italia in netta ripresa e proiettata verso il boom economico, la Principe iniziò ad ingrandirsi e da pochi cinturini si passò ad alcune centinaia a settimana, organizzando un piccolo magazzino con misure standard, pur mantenendo sempre un’alta qualità.

# La Principe cresce

Credits: @principemilano1940
pelle principe

Si arriva al 1979 quando Guglielmo Nobile inizia a sentire gli anni sulle spalle e la sua azienda, ormai consolidata, richiede linfa nuova sia nella gestione che nel reparto commerciale. Arrivano in aiuto la nipote Ambrogina Galli e il pronipote Giorgio Pizzocri, allora poco più che maggiorenne. Il nipote si rivela un abile venditore, oltre che una persona di grande lungimiranza. Insieme alla moglie Maria Grazia, mente creativa e attenta nella cura del particolare, perfeziona il prodotto inserendo nuovi articoli, spaziando con numerose tipologie di pelli: dal pregiatissimo alligatore al più diffuso cuoio. Le grandi Maison di alta orologeria iniziano a notare ed apprezzare il prodotto di Principe, fino a riconoscerlo come uno dei migliori sul mercato.

# Arriva la quarta generazione

Credits: @principemilano1940
Principe Milano

Oggi la Principe Srl è indiscussa leader mondiale di cinturini di altissima qualità e fiore all’occhiello di una Milano che “veste” dalle case produttrici di orologi di alta gamma, le gioiellerie più prestigiose, fino al cliente privato più sofisticato. Da qualche anno, con l’ingresso delle tre figlie, l’azienda ha anche diversificato allargando la produzione ad accessori che si collocano in una nicchia quasi inesplorata: l’accessorio prezioso fusione di pelletteria ed oreficeria. Ecco che nasce Principe Atelier. Taylor made, materiale di altissima qualità ed una lavorazione solo artigianale conferiscono ad ogni singolo pezzo una connotazione unica. Nel 2016 la Principe riceve dalla Camera di Commercio la medaglia per la Milano produttiva e nel 2017 il premio come Bottega Storica della città di Milano.

# La Principe oggi

Innovazione, massima attenzione al dettaglio e ricerca di materiali solo di grande pregio, sempre con occhio attento alla provenienza delle pelli nel rispetto dell’ambiente, sono e continuano ad essere i punti imprescindibili della filosofia aziendale. Oggi la Principe, nella sua nuova sede di Via Mecenate a Milano, occupa, tra dipendenti, collaboratori e consulenti, oltre 25 persone che lavorano con grande passione e competenza per mantenere l’azienda leader del settore.

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ROBERTO BINAGHI

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Il FOSSO del DIAVOLO: l’impronta di Satana diventata attrazione turistica

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Credits: ioscrivodame.com il fosso del diavolo

A Sasso Marconi, sull’Appennino bolognese, da molti anni si tramanda una leggenda. Il borgo prende il nome da Guglielmo Marconi, è qui infatti che questo fece le sue prime radiotrasmissioni. Un paese quindi dall’importanza storica già in partenza, è reso ancora più interessante dalla leggenda del Fosso del Diavolo.

Il FOSSO del DIAVOLO: l’impronta di Satana diventata attrazione turistica

# La creatura che si aggirava per i campi

Credits: ioscrivodame.com
il fosso del diavolo

Molti anni fa il borgo era un feudo e i cittadini erano vittime delle lotte feudali, per questo si rintanavano nel castello. Una fortezza completamente diversa dalle case con i tetti in paglia presenti nel paesino. Fu in questo periodo, pressoché quello medievale, che si diffuse la leggenda qui narrata. Si diceva che a Sasso Marconi una misteriosa creatura si aggirava per i campi alla ricerca di anime dannate, portando con sé morte e devastazione. Addirittura si parlava di un demone o un mostro terrificante, ma niente che fosse mai stato accertato. Una notte, però, il cielo si scurì, nubi nere comparvero e una figura si stagliò oscurando la visuale.

Gli abitanti impauriti si rifugiarono nella chiesa del castello a pregare, mentre la creatura cercava di entrare distruggendo la fortificazione. Nel momento in cui era pronta a saltare nella fortezza, la luce della Vergine sconfisse la creatura scaraventandola verso il basso. Quando l’indomani i cittadini di Sasso Marconi uscirono dalla chiesa, trovarono un’enorme impronta al posto degli orti, campi e vigne. Era una larga spaccatura attraverso cui scorreva un rivolo d’acqua scura: il Fosso del Diavolo.

# Una bellezza naturale

Credits: ilparanormale.com
Fosso del diavolo

Da allora quella fenditura venne denominata il « Fosso del diavolo » e, a ricordo dell’accaduto, sul luogo venne eretta una piccola stele in onore di Colei che aveva salvato gli abitanti di Sasso Marconi. Il rivolo d’acqua è oggi una bellezza naturale e si possono anche organizzare escursioni nella zona. Inoltre, ad arricchire la storia, si dice che fra i cunicoli creati dalla caduta della creatura, sotto terra, ci sia un tesoro nascosto molto prezioso.

Fonti: prolocoemiliaromagna.it

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BEATRICE BARAZZETTI

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La RIVOLUZIONE INVISIBILE di ROMA: l’impatto dei BIG DATA su trasporti, anagrafe e ambiente 

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Da quando Roma ha scoperto di essere al quarto posto fra le città più digitali d’Italia dopo Firenze, Bologna e Milano, sono in molti nella capitale a chiedersi se non sia un sogno che si avvera.

La RIVOLUZIONE INVISIBILE di ROMA: l’impatto dei BIG DATA su trasporti, anagrafe e ambiente 

# Roma: la quarta Smart City d’Italia

A stilare l’inaspettata graduatoria è stato il Forum Pubblica Amministrazione, che come ogni anno dal 2012, pubblica il rapporto annuale sulle Smart City in Italia. 

Firenze, è la prima della lista fra le città intelligenti grazie al primato ottenuto su app municipali, open data, trasparenza, wifi pubblico e ottimi posizionamenti in quasi tutti gli indicatori. Bologna, è seconda grazie al posizionamento di vertice per app municipali, piattaforme abilitanti, social media. Milano, è la terza, per le sue piattaforme digitali, gli open data e la trasparenza, ma anche per una buona disponibilità di wifi pubblico e infine Roma è la quarta con un primato per servizi pubblici online e un ottimo posizionamento anche su piattaforme abilitanti e app municipali.

Dunque se è smart una città più vicina ai bisogni dei cittadini, più inclusiva, più vivibile, più capace di promuovere sviluppo adattandosi ai cambiamenti, allora vediamo in che modo Roma sta diventando intelligente.

# Roma/Smart city, ma che ne pensa la politica?

“Roma dev’essere la capitale dell’innovazione, una smart city a portata di cittadino e attrattiva per gli investimenti. È per questo che, nell’ultimo anno, abbiamo modernizzato settori strategici dell’amministrazione, dai servizi online allo smart-working, passando per le nuove app dedicate ai cittadini. Stiamo trasformando la città in un laboratorio della digitalizzazione .

Sto spingendo molto sulla candidatura e sulla vittoria di Roma all’Expo 2030. Così potremo avere 10 anni di investimenti per far crescere la nostra città. Come ho immaginato Expo 2030? Stiamo puntando molto sull’asse della Tiburtina, dalla stazione, alla Tiburtina Valley. Si tratta di un luogo molto denso di fermento e imprese. Se lavoriamo lì possiamo creare con Expo un vero e proprio quartiere ecosostenibile a cui lavoreranno le migliori intelligenze mondiali”.  Parole di Virginia Raggi, sindaco di Roma.

# 21 progetti per la transizione ecologica del Lazio

Sono 21 i progetti, per oltre 5 miliardi di euro, che serviranno a realizzare “la transizione ecologica” della regione Lazio. A ricordarlo è il  Vice-governatore Daniele Leodori, «Sostenibilità e resilienza significano – spiega Leodori – valorizzare l’economia circolare, le smart cities, la bioeconomia e gli investimenti nelle imprese green. Il Next generation Lazio, frutto anche del grande lavoro iniziato a marzo scorso dagli esperti di LazioLab, contiene 21 progetti dedicati alla linea strategica della transizione ecologica, una rivoluzione verde che prevede interventi per il miglioramento dell’efficienza energetica e antisismica di edifici pubblici e privati e degli stabilimenti produttivi. Ancora, abbiamo pensato a interventi che contrastino l’inquinamento delle acque, mitighino i rischi idrogeologici, supportino il rimboschimento».

# Roma Smart City in chiave ANAGRAFE

Anche Roma Capitale è entrata nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, effettuando contestualmente il passaggio verso un nuovo sistema informatico della popolazione. L’ingresso della Capitale nel registro anagrafico centrale ha fatto registrare un significativo incremento (+5%) del numero di residenti censiti che, passando da 51,5 a 54,3 milioni, arriva a coinvolgere attualmente più del 90% dell’intera popolazione. E’ come se in uno stesso giorno 15 grandi capoluoghi di provincia fossero entrati, contemporaneamente, all’interno della banca dati unica nazionale.

# Roma e i BIG DATA MARINI

Il Wi-Fi sottomarino di riferimento internazionale parla italiano, anzi romano, ed è stato sviluppato dalla startup Wsense. Un progetto ancora giovane – ma sicuramente ambizioso – che nasce tre anni fa come spinoff dell’Università La Sapienza di Roma dagli studi della Professoressa Chiara Petrioli, prorettrice dell’ateneo romano. L’obiettivo è quello di realizzare una rete di sensori, oggetti intelligenti, robot e droni capaci di dialogare sott’acqua aggirando tutti gli attuali limiti ambientali. Siamo nell’ambito della cosiddetta “Blue economy“, che punta a elaborare Big Data marini per il monitoraggio, e anche lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse sottomarine per capire di più sulle masse oceaniche e sui fenomeni naturali ad esse connessi, ma anche sulla qualità dell’acqua, coordinando le informazioni provenienti da una rete di sensori, robot, droni e oggetti intelligenti.

# BIG DATA per analizzare la MOBILITA’

E’ partita questo mese la sperimentazione Atac-Moovit, all’interno dell’app per la mobilità urbana, già utilizzata da oltre 950 milioni di persone, sui dati in tempo reale sull’affluenza a bordo. Tredici le aree metropolitane coinvolte nel mondo: tra queste Roma, New York e Singapore. I risultati del test e dei feedback verranno comunicati nel corso del mese di marzo, quando verrà completata la valutazione sull’esito della sperimentazione. Il monitoraggio costante contribuirà anche alla rimodulazione del servizio secondo i flussi rilevati. Intanto già è emerso che il tempo medio per raggiungere la propria destinazione a Roma è di 48 minuti e che 15 minuti è il tempo di attesa di un mezzo pubblico e che, sempre a Roma l’84% degli utenti non ha ancora mai usato i mezzi della micromobilità in sharing (i monopattini elettrici).

Sono esempi quelli qui riportati di una Roma che sembra aver capito come, all’interno delle organizzazioni pubbliche o private, i dati non siano più qualcosa di marginale.  Sono invece fattori determinanti in fase decisionale, per scoprire nozioni, per differenziarsi e creare le condizioni ideali per ottenere un vantaggio competitivo in un mercato globale e concorrenziale.

FRANCESCA SPINOLA

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