La linea lilla raddoppierà la sua estensione entro il 2030. Con 13km e 12 nuove fermate a nord e nuovo capolinea Monza Polo Istituzionale sarà così la prima metropolitana a collegare due province. In studio due ulteriori prolungamenti, un altro a nord e uno ovest. Ecco gli ultimi aggiornamenti.
M5 RADDOPPIA! Le ultime novità sulle FUTURE ESTENSIONI della LILLA
# M5: entro il 2030 la linea raddoppierà con nuovo capolinea nord a Monza Polo Istituzionale: 13km e 12 fermate
M5 Bignami-Monza
Entro il 2030 la linea M5attraverserà i comuni di Milano, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza, raddoppiando la lunghezza attuale con i 13 km di binari aggiuntivi. Dopo la stazione di Bignami, ora capolinea, verranno costruite altre 12 fermate: Testi Gorky, Bassini, Rondinella Crocetta, Matteotti, Monza Bettola, Campania, Marsala, Monza Fs, Monza Centro Trento Trieste, Villa Reale, Ospedale San Gerardo, Polo Istituzionale. L’importo per la realizzazione dell’opera è di 1,3 miliardi di euro, già interamente coperto.
Credits ilcittadinomb.it – Ultime fermate M5 a Monza
Il disegno definitivo dell’opera dovrebbe essere presentato da MM a giugno di quest’anno, rispetto a quanto previsto inizialmente alla fine del 2021. I motivi di questo ritardo sono molteplici: in primis il Covid-19, poi la richiesta di spostamento della stazione Matteotti da parte del comune di Cinisello e di conseguenza quella di Rondinella-Crocetta. A questo si è aggiunta la ridefinizione del nodo di interscambio della stazione Monza Fs con la modifica dell’accesso alla metropolitana, il posizionamento della fermata Villa Reale nel perimetro del Parco, in area naturale protetta, con necessario ottenimento del Procedimento autorizzativo regionale e infine la definizione del capolinea al polo istituzionale. L’assegnazione dei lavori potrebbe essere pubblicata nel primo semestre del 2023, quindi i cantieri potrebbero partire nel 2024 e terminare nel 2030.
# La biforcazione verso Bresso e Cinisello di circa 5,5 km
Sbinamento M5
La linealilla potrebbe prevedere un ulteriore prolungamento a nord, verso i territori di Bresso, Cusano Milanino e Cinisello, con la biforcazione dei binari da Bignami: da un lato proseguendo verso Monza, dall’altro in direzione Bresso con l’ipotesi di 5 nuove fermate: Parco Nord, Bresso, Cusano e due fermate a Cinisello. Nella legge di Bilancio per il 2021 sono stati inseriti 15 milioni di euro per anticipare la costruzione delle strutture necessarie allo sbinamento della M5 ed è già stato concluso lo studio di fattibilità tecnico ed economica. Il tracciato dovrebbe estendersi per 5,5 km.
# Il prolungamento in direzione Settimo Milanese e il “sogno” Magenta
Prolungamento M5 Settimo Milanese
Nel 2019 è stato presentato un primo studio preliminare di fattibilità per il prolungamento della lilla a ovest da San Siro Stadio verso Settimo Milanese. Le nuove ipotizzate fermate sarebbero 5: Caldera, Quinto Romano, San Romanello, Figino, Settimo Milanese. Una delibera regionale ha in seguito approvato uno studio di fattibilità per estensione supplementare da Settimo Milanese a Magenta per quasi 20 km di nuovo tracciato. In attesa di definire il rapporto costi/benefici di entrambe le alternative, la soluzione più quotata al momento sarebbe quella di allungare la M5 fino a Settimo Milanese e poi proseguire con una metrotranvia o un sistema di BRT (Bus rapid transit).
Tra le stravaganti trasformazioni degli edifici di Corso Buenos Aires è in arrivo una new entry. Dopo il palazzo canarino e l’hotel total black arriva quello ricoperto da scaglie d’oro. Scopriamo dove si trova e come è stato realizzato.
Le SCAGLIE d’ORO di Buenos Aires: il nuovo volto di un PALAZZO “FUSION” di Milano
# La fusione di quattro edifici di diverse epoche all’angolo di Corso Buenos Aires
Credits Urbanfile– Complesso immobiliare riqualificato Buenos Aires
Dopo il palazzo canarino e l’hotel total black un altro edificio di Corso Buenos Aires si prepara a stupire i milanesi. Sta per concludersi infatti il cantiere che ha portato alla fusione di un gruppo di quattro palazzi adiacenti di varia epoca e importanza: un edificio di tre piani di edilizia semplice del primo Novecento di Corso Buenos Aires 51A, il palazzo dèco di via Scarlatti 2 che fa angolo con il corso, il palazzo dai decori liberty semplici di via Scarlatti 4 e infine l’edificio d’angolo con via Tamagno 2 in stile tardo eclettismo diviso in due porzioni. Il progetto, realizzato dallo studio POLA, ha previsto una completa ristrutturazione e ammodernamento di tutto il complesso immobiliare.
# La “maglia metallica” con scaglie dorate che avvolge il complesso immobiliare
Credits Urbanfile – Edificio Scarlatti – Buenos Aires
L’elemento distintivo e più scenografico della riqualificazione è la nuova struttura metallicadi scaglie dorate che avvolge come in una maglia tutti gli edifici. Nello specifico il rivestimento unisce tutti i quattro edifici nella parte alta, dove sono presenti gli ultimi piani, mentre ricopre interamente solo il nuovo palazzo, sorto al posto di una storica palazzina dell’ottocento di poco pregio, eccetto per gli spazi lasciati alle finestre strette e lunghe con vista sul corso.
Caravan, tende, roulotte: ormai ci si può sbizzarrire nella scelta dell’alloggio per una vacanza on the road. Ma si sa, per gli amanti del glamping, spesso non è facile rinunciare allo stile e al comfort del bagno in camera. Ma se esistesse una villetta montabile e rimontabile in pochi minuti?
Addio alle tende per le VACANZE ON THE ROAD: in arrivo la MINIVILLA PORTATILE
# Prefabbricazione, modularità e autosufficienza: la casa pieghevole
IG @michael.jantzen22
In che senso villetta pieghevole? Abituati alle solite case che, anche se prefabbricate e rapide da costruire, di certo non si discostano dal suolo, questa minicasa pieghevole è un’idea che può lasciare sconcertati, ma basterà guardare le immagini per capirne la semplicità rivoluzionaria. Una minivilla che si “spacchetta” e si dispiega, le cui parti si aprono come fossero petali di un fiore all’alba.
Un’idea frutto della mente del progettista Michael Jantzen che si base su tre principi: prefabbricazione, modularità e autosufficienza. “Volevo creare un sistema prefabbricato con molta flessibilità in termini di modularità. L’obiettivo era inventare un sistema di componenti, realizzati con una varietà di materiali, che potessero essere assemblati e smontati molte volte in diverse dimensioni e forme, assolvendo a varie funzioni”, ha spiegato l’architetto.
# Una villetta alla portata di tutti
IG @michael.jantzen22
Ed è così che nasce la casa pieghevole. All’apparenza un semplice cubo, che in realtà si apre dando vita ad una vera e propria villetta con veranda, tetto spiovente, stanze interne e una sorta di staccionata che protegge gli spazi all’aperto. Una struttura così semplice e minimale, che, oltre essere potenzialmente fabbricabile da chiunque, è anche davvero economica.
Infatti, anche se per ora la casetta è solo un prototipo, di certo le premesse sono promettenti. Oltre ad essere semplice da trasportare e da montare, anche realizzarla non è complicato. Si può scegliere da un’ampia scelta di materiali e il legno, alla portata di tutti, è l’opzione più economica, prediletta anche dall’architetto e alla quale di certo non manca il glamour.
# Una svolta per gli amanti del glamping
IG @michael.jantzen22
Ed è così che, al prezzo di uno scooter, attorno ai diecimila euro, con stile e senza rinunciare a nessun comfort, con la casa pieghevole tutti avrebbero la possibilità di portare sempre con sé una villetta su misura. Una svolta per gli amanti del glamping e per tutti gli appassionati delle vacanze on the road che, ovunque si trovino e in un battito di ciglia, avranno il luogo perfetto dove trascorrere le loro notti.
Il suggestivo Lago di Viverone è un’ottima meta per passare una giornata lontani dal caos cittadino. A solo un’ora da Milano, le sue sponde sono conosciute per essere immerse nella natura e nel relax. Eppure non tutti sanno che una misteriosa leggenda avvolge le sue acque dalle quali sembra emergere un suono “din-don”…
VIVERONE, il lago con il VILLAGGIO preistorico SUBACQUEO a un’ora da Milano
# Il terzo lago più grande del Piemonte, ma anche uno dei più misteriosi in Italia
Credits: IG @Mr.frank0951
Il Lago di Viverone è una meta particolarmente apprezzata e frequentata da moltissimi turisti che scelgono le sue sponde per rilassarsi al sole, con la possibilità di raggiungere delle piccole spiagge attrezzate o fermarsi in uno dei numerosi bar e ristoranti. Questo lago tanto amato si trova tra la provincia di Biella e la provincia di Torino, più precisamente nei comuni di Viverone e di Azeglio ed è il terzo lago più grande del Piemonte, dopo il Lago Maggiore e il Lago d’Orta.
Inserito in un paesaggio caratterizzato dalla Serra d’Ivrea, la più importante morena glaciale d’Europa, è il luogo ideale per fare lunghe passeggiate e approfittare di un giro in barca alla scoperta della sua sponda più selvaggia. É proprio qui che le sue acque si fanno misteriose e per scoprire il segreto che avvolge il lago si deve tornare indietro di qualche secolo.
# Un intero villaggio sbuca appena sotto la superficie, ma come mai è sprofondato?
Credits: IG @yallerspiemonte
Siamo nell’età del Bronzo, quando il lago di Viverone, sulla sponda sud-occidentale, ospitava un piccolo villaggio palafittico. Il villaggio sorgeva tra Viverone e Azeglio ed è proprio in questa zona che, sotto il livello dell’acqua, sono stati rinvenuti i resti di circa 5000 pali conficcati nel terreno con la funzione di sorreggere proprio queste palafitte.
La bellezza di questo antichissimo insediamento è ancora visibile a pochi metri dalla superficie del lago. I suoi sentieri, all’epoca in legno e pietra, si sono conservati abbastanza da poter delineare l’impianto del villaggio e dare un’idea di com’era costituito e tutti i reperti rinvenuti sono conservati presso il Museo di Antichità di Torino e il Museo del Territorio Biellese.
Un passato affascinante per il quale nel 2011 è entrato a far parte dei Siti palafitticoli preistorici delle Alpi dell’Unesco. Una domanda sorge però spontanea, come ha fatto il villaggio a sprofondare negli abissi del lago?
# San Martino campanaro…
Credits: IG @yallerspiemonte
A rispondere al mistero che avvolge il villaggio è una leggenda tramandata di generazione in generazione. Il protagonista è San Martino e la storia narra di una chiesa sommersa intitolata proprio al santo cristiano, la “Chiesa di San Martino”.
Secondo i racconti, il santo si recò nella provincia di Ivrea nel 350, senza però riuscire a trovare ospitalità da parte dei cittadini. A causa dell’egoismo e della mancanza di generosità e ospitalità del luogo, Dio avrebbe deciso di sommergere il borgo per impartire agli abitanti una lezione di umiltà. Da quel giorno, quando sul lago soffia il forte vento della Valle d’Aosta, si dice si possano sentire i rintocchi delle campane dell’antica chiesetta sommersa.
E se siete come San Tommaso, che non crede finché non tocca con mano, ecco come raggiungere questo villaggio.
# Solo un’ora di strada da Milano e una breve passeggiata
Credits: IG @Mr.frank0951
In primis il lago si trova in una posizione a dir poco strategica in prossimità dell’autostrada A5 proveniente dalla Valle d’Aosta e della A4 Torino-Venezia ed è quindi comodamente raggiungibile anche da Milano in una sola ora. Dopodiché, arrivati sulle sue sponde, raggiungere le particolari palafitte richiede solamente una breve passeggiata alla portata di tutti.
Dopo essere arrivati ad Azeglio ci si dirige in Località Boscarina seguendo le indicazioni per la Chiesa di Sant’Antonio. Si prosegue fino ad incontrare il cartello che indica la direzione per l’approdo palafitticolo. Qui si lascia l’auto e si prosegue a piedi lungo una strada sterrata in discesa che in pochissimi minuti ci porta a destinazione.
# Non solo palafitte, ma anche flora fauna e sentieri per tutti i gusti
Credits: IG @Bookingpiemonte
Ed ecco che fra gli alberi si apre la magia del lago. Da qui, seguendo la strada sterrata sulla sinistra è possibile passeggiare attraverso boschi, prati e paludi per raggiungere una torre panoramica per l’osservazione della fauna locale. Per chi si prende tutta la giornata, lungo il tragitto sono state collocate anche casette in legno, ideali per fare un pic nic.
Inoltre, poco distante dal Lago, a circa una decina di chilometri, vi è il piccolo Ricetto di Magnano, un gioiello collocato sul crinale della collina sud-orientale della Serra d’Ivrea.
Se siete arrivati fino qui e non siete ancora convinti, ecco un altro motivo per fare questa gita
# Un connubio tra relax, cultura e svago
Credits: IG @Italy.drone
Il Lago non è solo storie e leggende, ma anche il punto di incontro tra percorsi storico-devozionali come la Via Francigena e il Cammino di San Carlo, ma non solo. La sua riva è ideale per chi desidera fare un weekend all’insegna del relax, attività e divertimento.
Numerosi sono infatti gli itinerari, a piedi e in bici, che si snodano intorno all’affascinante lago piemontese e che vi porteranno alla scoperta di sorprendenti tracce dell’epoca preistorica, longobarda e medievale. Un esempio è l’antico Castello di Roppolo immerso in paesaggi collinari mozzafiato e tra i vigneti che circondano il lago.
Insomma, il lago di Viverone ne ha per tutti i gusti e con l’inizio della bella stagione è sicuramente un posto da segnare il prima possibile sul calendario.
Talmente iconica da essere perfino il titolo di una delle canzoni storiche di Milano. Porta Romana è anche una delle stazioni più importanti della metropolitana di Milano, sulla linea gialla. Che cosa si trova nei dintorni?
La fermata del giorno: 10 cose da fare e vedere intorno alla stazione di PORTA ROMANA
# Il bistrot vegano: VegAmore
IG @vegamoremilano
In via Crema 12 si trova un vegan bistrot in cui si respira un’aria molto attuale e inclusiva. VegAmore si propone come un bistrot anche biologico e naturale, in un ambiente accogliente e giovane.
# Il ristorante etnico: l’Oficina Do Sabor Churrascaria
Questo ristorante brasiliano in via Gaetana 17 è uno dei posti di Milano dove è possibile fare un viaggio oltreoceano senza muoversi dalla propria sedia. Presso l’Oficina Do Sabor si viene a conoscere e ad assaporare i piatti della cucina tradizionale brasiliana, come il churrasco, un “rodizio di carni allo spiedo servite con una serie di contorni caratteristici”, serviti in locali colorati e vivaci, pieni di riferimenti al Brasile.
Fondata da Antonio Addamiano, laureato in gestione aziendale e marketing, questa galleria d’arte si propone come unica e diversa, creata “unendo la conoscenza delle dinamiche dell’economia alla passione per l’arte” riuscendo così “a dare vita ad una nuova concezione di galleria”. La sede di Milano, aperta nel 2015, si trova in via Comelico 40.
# La cascina storica: Cascina Cuccagna, uno spazio per eventi e progetti
https://www.cuccagna.org/
Cascina Cuccagna è una vecchia villa settecentesca che dopo anni di abbandono, ha ritrovato vita come luogo di aggregazione ad uso pubblico, in seguito ad una profonda restaurazione. Si trova nella via privata Cuccagna ed è, grazie all’iniziativa di una rete di cittadini e associazioni, l’Associazione Consorzio Cantiere Cuccagna, uno spazio in cui ogni anno si organizzano e tengono eventi di ogni tipo, privati e pubblici. Attraverso il loro calendario sul sito web è possibile tenere d’occhio tutte le iniziative e progetti che si svolgono presso la Cascina.
# La SPA: QC Termemilano, un’oasi nel cuore della città
Le terme di Piazzale Medaglie D’Oro è una delle sedi di QC Terme. A ridosso delle mura spagnole della Porta Romana risalenti al 500, queste terme si trovano all’interno di un edificio in stile liberty. Passare la giornata tra saune e piscine riscaldate ci fa dimenticare che a pochi metri scorre il traffico e la frenesia milanese.
# Il locale nella metro: Kōhī Tokyo 1982, incontro tra due culture in una tazzina da caffè
Questo locale incontra la tradizione giapponese con quella italiana, proponendosi come un “urban coffee experience” per via del suo format innovativo dato dal loro unico e innovativo modo di concepire il caffè: un’esperienza, grazie anche alle loro materie d’altissima qualità prodotte in Italia. Per gustare un caffè non è neanche necessario uscire in superficie, dato che si trova nella stazione della metro.
“La semplicità e la cura del dettaglio della cultura giapponese, la qualità e la freschezza dei prodotti italiani: Kōhī è il perfetto connubio tra i ritmi della città e il desiderio di qualità”.
# Il ristorante: Giulio Pane e Ojo, la cucina romana a Milano
https://www.giuliopaneojo.com/
Se in Porta Romana non ci fosse stato un ristorante romano, sarebbe stato necessario ricorrere ai ripari. Fortunatamente, già è presente. In via Lodovico Muratori 10 si trova Gilio Pane e Ojo, un ristorante nato nel 1999 in una vecchia osteria con le travi a vista, in cui poter gustare dei buonissimi piatti, semplici e d’alta qualità.
# Il negozio: Tempi moderni design, il luogo per gli appassionati di vintage
https://tempi-moderni-design.business.site/
Tempi Moderni Design è un negozio di illuminazione e arredamento vintage e design anni ’50, ’60 e ’70. Si trova in via Seneca 6 ed è un vero e proprio baule del tesoro. Accoglie esclusivamente previo appuntamento telefonico.
# Lo spazio culturale: il Cinemino
https://le-strade.com/milano-cinema-il-cinemino/
Il Cinemino è uno spazio culturale che consiste in una piccola sala proiezione da 74 posti e un piccolo bar che “vuole essere crocevia di cultura, di scambio e di interazione”. Mentre l’accesso al bar è libero a tutti, per poter guardare un film è necessario diventare soci. La sala proiezioni può essere inoltre affittata per proiezioni private, rough cut, presentazioni ed eventi. Si trova in via Seneca 6.
# Il palazzo: Casa Lisio, l’edificio fiorentino di Milano
Si tratta di un edificio storico in via Silio Italico 3, all’angolo con Piazzale Libia. Questo grande edificio, costruito negli anni 30 del 900, con i suoi grandi portoni e le bellissime finestre ad arco, richiama molto i palazzi fiorentini rinascimentali. Una delle cose più particolari e curiose che si possono osservare da fuori di questo palazzo sono le decorazioni in ferro battuto poste alle finestre del piano terreno, che raccontano le fasi della lavorazione della seta, partendo dalla raccolta dei bozzoli fino alla filatura.
Chi l’avrebbe mai detto che la più grande galleria di urban art a cielo aperto al mondo si trovasse a solo un’ora di strada da Milano e per di più in un parco logistico? Ebbene si, per gli appassionati della street art non servirà prendere un volo per New York o Londra, basterà recarsi un po’ più a sud.
A 1 ORA da Milano la PIÙ GRANDE GALLERIA di URBAN ART a cielo aperto al mondo
# Tutto può trasformarsi in arte, anche un parco logistico
Credits: IG @ass.vol.crocecasalese.anpas
Lo scorso settembre è stato inaugurato il “Prologis Park Lodi”, il primo parco logistico ad ospitare una galleria di urban art a cielo aperto. Non solo. Si tratta della più grande mai realizzata a livello mondiale.
A ideare il parco sono stati Prologis, il leader mondiale nel settore immobiliare, e CEVA Logistics, uno dei principali operatori logistici caratterizzato da una strategia non-asset based.
L’obiettivo era cercare un modo per valorizzare gli edifici e il parco creando una migliore integrazione dell’area nel tessuto urbano e allo stesso tempo migliorare il benessere dei dipendenti e dei clienti. E come farlo se non con l’arte?
# Facciate di prefabbricati e serbatoi d’acqua come delle vere tele
Credits: IG @ass.vol.crocecasalese.anpas
Etnik, Font, Hitnes, Made, Macs, Sea Creative, Joys e Vesod: sono gli otto street artist protagonisti del progetto che sono stati invitati a trasformare il parco in una vera e propria galleria d’arte a cielo aperto.
Questi artisti di fama mondiale hanno utilizzato facciate di prefabbricati e serbatoi d’acqua come delle vere tele. Murales di ogni forma e colore ricoprono più di 40mila metri quadrati del parco. Si tratta di opere site specific che dialogano proficuamente con l’ambiente circostante, seppur in maniera sorprendentemente diversa.
«Abbiamo realizzato un itinerario che mette al centro l’individuo e la natura. Un itinerario composto da otto stili differenti, che vogliono creare un ritmo e una cadenza nelle forme e nei concetti lasciando a chi lo visita un senso di nuova identità e di spirito rinnovato, frutto di un perdersi e ritrovarsi nei colori e nelle forme nuove», ha commentato Enrico HEMO Sironi, l’art director a cui è stato affidato l’intero progetto e non solo.
# La nuova idea di parco logico come un piccolo centro urbano
Credits: IG @ass.vol.crocecasalese.anpas
Il parco si inserisce in un disegno più ampio e Sironi rappresenta il volano di PARKlife, il nuovo piano di sviluppo di parchi logistici di Prologis, in Italia e nel mondo.
Questi progetti seguono una nuova filosofia che cambia il paradigma nello sviluppo dei parchi logistici e mira a mettere al centro non solo le esigenze dei propri clienti ma anche quelle dei propri dipendenti. L’obiettivo è quindi quello di pensare al parco logistico come un luogo di socializzazione, un piccolo centro urbano dove è possibile trovare una serie di servizi che vanno ad arricchire la giornata lavorativa: dal trasporto pubblico alle aree comuni, dalle attività̀ nel tempo libero a occasioni di incontro.
Per di più molte delle strutture sono state inoltre realizzate riciclando vecchi container per ridurre l’impatto ambientale dell’operazione. L’idea stessa di sostenibilità̀ si allarga e diventa fruibilità̀ e vivibilità̀ degli spazi, grazie anche all’introduzione delle opere degli artisti che ora si possono anche visitare come alll’interno di un museo.
# Da fine maggio il via alle visite gratuite
Credits: IG @ass.vol.crocecasalese.anpas
Il progetto al Prologis Park Lodi apre le “porte” della sua galleria a chiunque voglia vivere un’esperienza alternativa.
Dal 28 maggio 2022 al 18 giugno 2022, ogni sabato alle 11:00, si potrà prenotare una visita gratuita del parco che sorge a sud del capoluogo meneghino, lungo l’autostrada A1 Milano – Bologna, all’altezza del casello di Casalpusterlengo.
E per chi si è incuriosito e desidera farsi un’idea sul parco nell’attesa della visita, ecco una piccola guida sugli artisti e le loro opere inedite.
# Cosa aspettarsi da questa galleria alternativa
Credits: IG @ass.vol.crocecasalese.anpas
Tutte le opere rappresentano l’identità e i valori che Prologis vuole trasmettere agli osservatori e la prima opera che si incontra entrando nel parco è quella di LUCA FONT. Intitolata Evoluzione, desidera intraprendere un processo di trasformazione, graduale e continuo, che coinvolga il visitatore accompagnandolo dalle origini al futuro.
Ci si sposta poi sul tema della natura che interessa l’indagine artistica di HITNES dove ritroviamo le rotte migratorie degli uccelli, scorci e suggestioni di luoghi. Cuori e picchia catturano l’occhio dell’osservatore nell’opera di MADE ispirata a valori come coraggio e cambiamento attraverso l’innovazione. Lo spazio di JOYS spicca invece per sequenza di linee parallele e incrociate che si muovono con regole ben precise rappresentando armonia ed equilibrio.
MACS utilizza fantasiosamente un serbatoio dell’acqua strizzando l’occhio alle opere di Andy Warhol, mentre SEA CREATIVE, sfruttando il secondo serbatoio, gioca sapientemente con le stratificazioni tipiche delle cornici ospitanti i manifesti pubblicitari. VESOD invece proietta in una dimensione onirica il visitatore, astraendolo in un vortice dove si intrecciano figure e luoghi. Il percorso si chiude con ETNIK e la sua opera, dove i volumi architettonici che rappresentano la città in cui l’uomo si muove sono quasi sovrastati dal verde dei giardini verticali in un lavoro realmente tridimensionale.
Una delle tante peculiarità delle nostre splendide Mille e una Italia risiede nel carattere specifico di alcune regioni. Oggi andiamo a passare in rassegna un’attrattiva importante del Veneto, regione che sconta una certa dipendenza turistica dalle sue mete regine, Venezia e Verona. Facilmente raggiungibili in auto da Milano, possono costituire un circuito turistico tematico ad hoc, di quelli che oggi sono più che mai necessari per rilanciare le zone meno battute del paese.
Le 7 CITTÀ MURATE più belle del Veneto
# Asolo, la “città dei 100 orizzonti”
@visit_asolo Asolo
La “città dei 100 orizzonti”, come da slogan scelto dall’amministrazione comunale sulla base della storica definizione del Carducci, è un borgo della marca trevigiana arroccato su di una collina di 300 metri circa, che emerge improvvisamente dalla pianura con i suoi vigneti dove si producono il Montello DOC.
Il circuito delle mura, costruito nel 1300 e parzialmente demolito successivamente, rimane oggi evidente principalmente nel tracciato delle strade pittorescamente rinascimentali, tra gli archi in pietra e le porte murate nei giardini delle ville nobiliari. Testimonianza principale della città murata resta invariabilmente la Rocca, con il suo camminamento merlato. Di qui, sperando che l’abituale foschia della zona si sia diradata, apprezzeremo a 360° i famosi orizzonti, variegati come la sfaccettatura di un diamante.
# Castelfranco Veneto e la cinta di case settecentesche
Credits: @visitacasteo Castelfranco Veneto
Restiamo in provincia di Treviso e dirigiamoci verso sud, nel Veneto centrale, da sempre una tappa essenziale nelle vie di comunicazioni diplomatiche, economiche e militari tra Venezia e il nord dell’Europa. Qui le fortificazioni sono ancora ben visibili e tutto sommato integre, per quanto sicuramente bisognose di un restauro. Il sistema murario risale al periodo tra il 1195 ed il 1199 ed essendo così antico circonda solo un francobollo centrale dell’attuale borgo, all’interno del quale c’è anche il Castello. L’attrattiva principale resta il museo casa del Giorgione, ma l’antica atmosfera medievale, acuita dai bei giardini con fossato che circondano la cinta, costituisce quel valore aggiunto che spesso ci fa apprezzare particolarmente una destinazione. All’interno del perimetro, le mura non sono visibili, sostituite dalla stratificazione storica delle case settecentesche.
# Cittadella e il suo centro storico ancora murato
@visit_cittadella Cittadella
A breve distanza da Castelfranco, già in provincia di Padova, incontriamo la terza tappa dell’itinerario, cittadina famosa anche per l’indomita squadra di calcio che milita nella serie B nazionale. Questa città murata, tra le meglio conservate in Europa, fu fortificata nel 1220. Entrando nel borgo dagli anonimi sobborghi esterni salta subito all’occhio l’incredibile conservazione di questa cintamuraria: la forma ellittica, assai peculiare, circonda il piccolo centro storico dove potremo trovare l’immancabile piazza centrale con il Duomo. Il camminamento sopra torrioni e bastioni era quello di ronda dell’epoca medioevale ed è stato da poco totalmente restaurato. Imperdibile dunque percorrere questo chilometro e mezzo entusiasmante attraverso secoli di storia e leggenda, magari anche in notturna, per fare felici i più piccoli, apprezzando l’illuminazione fascinosa e le luci di questo gioiellino di cittadina.
# Monselice nel Parco Regionale dei Colli Euganei
Credits: @castello_di_monselice Monselice
Scendiamo ancora, passiamo Padova e arriviamo nella splendida zona del Parco Regionale dei Colli Euganei. La cittadina, parzialmente arroccata su di un alto colle, è abitata fin dall’Età del Bronzo e proprio in funzione del suo ruolo strategico venne dotata di fortificazioni già in epoca bizantina, anche se l’attuale cinta muraria risale al 14° secolo. In realtà delle mura non rimane moltissimo: va detto però che quello che è visibile è ben conservato. Se l’attrattiva principale del borgo potrebbe facilmente essere il Santuario Giubilare delle 7 chiese, quella che più ci permetterà di carpirne l’anima murata medievale è sicuramente il Castello. Salendoci, apprezzeremo uno spettacolo di ingegneria militare e di bellezza architettonica inserita in un integro paesaggio naturale con le rimanenze dei ben 5 ordini di mura che cintavano un tempo il colle. Ora scarichiamo dall’auto la nostra bici e andiamo a fare l’Anello ciclabile dei Colli Euganei!
# Este e il castello degli Estensi
@marcellinolucam Este (PD)
Procediamo morbidi verso ovest, di pochissimi chilometri, per raggiungere la nostra prossima destinazione, quella che già a partire dall’era romana divenne un grosso centro abitato. Il Castello fu eretto nel 1056 per volere degli Estensi, prima del loro trasferimento a Ferrara, ed è oggi un giardino pubblico che ospita tutti gli anni, in primavera, un’importante Fiera dei Fiori. Le mura, lunghe circa un chilometro, hanno la particolarità di non circoscrivere una porzione del centro abitato, ma unicamente il perimetro militare della Fortezza. Torri e merli seguono leggermente il profilo della collina che spunta alle spalle della cittadina, nel verde diffuso di uno dei tanti intrecci di storia e cultura che raccontano le varie zone d’Italia. Visitate assolutamente il Museo Atestino, dedicato alle testimonianze archeologiche degli Antichi Veneti, che svilupparono una civiltà proprio in queste terre nell’Età del Ferro. Oggi rispetto alle origini il toponimo ha perso le prime due lettere, per farci indovinare più facilmente le voci dei cruciverba che riportino quattro caselle vuote e la definizione “provincia di Padova”.
# Montagnana, il borgo del Palio medievale
@visitmontagnana Montagnana
Come in un nuovo mantra, continuiamo verso occidente, restando nella Bassa Padovana. Questa tappa è una delle cittadine murate meglio conservate in Veneto, e quando si dice così solitamente significa che si tratta della più conservata in assoluto. Le sue mura, spesse un metro e inframezzate da ben 24 torri e quattro porte fortificate, risalgono al 14°secolo. L’appeal è immediato grazie ai prati verdi che le circondano, dove possiamo ancora immaginare le palizzate e i rovi dei bei tempi andati. Interessante visitare il Museo Civico, ospitato proprio nel Castello di San Zeno, la cui porzione di merli è addirittura antecedente al resto, datando del 1242. In settembre il borgo ospita un famoso Palio, in cui si ricrea l’atmosfera medievale con giochi e costumi: un’occasione perfetta per abbinare una sagra paesana di questa Italia nascosta con una degustazione del rinomato Prosciutto crudo D.O.P.
# Peschiera del Garda, Patrimonio dell’Umanità
@ban1978.af Peschiera del Garda
Un po’ distante dal resto della compagnia veneta, ormai in odore di Lombardia, l’ultima tappa del nostro itinerario è anche l’unica che può insignirsi del titolo di Patrimonio dell’Umanità, facendo parte (dal 2017) del sito transnazionale “Opere di difesa veneziane tra XVI e XVII secolo”. La magnifica Fortezza Veneziana che incornicia Peschiera del Garda, in effetti, la rende famosa in tutto il mondo: il centro storico del borgo si snoda su tre isolotti fortificati, collegati tramite dei ponti. Qui è possibile apprezzare tutta l’imponenza dei bastioni, recentemente messi in sicurezza, dalla quiete di un tour in barca di circa mezz’ora. Un luogo storico anche per l’Italia unita, a partire dal quadrilatero risorgimentale per continuare con il convegno della famosa linea del Piave, che rovesciò le sorti della Prima Guerra Mondiale. Passeggiamo quindi con calma per le vie rinascimentali, raccontandoci ancora una volta tutte le sensazioni incredibili di questo nostro viaggio.
L’Italia ha molti primati riconosciuti in tutto il mondo. Ma ce ne sono alcuni noti solo agli intenditori. Ecco quali.
I PRIMATI MONDIALI dell’ITALIA che solo pochi conoscono
# L’Italia è il maggior produttore di caviale al mondo
Lavorazione del caviale
L’Italia detiene un record in campo alimentare che pochi conoscono: è il maggiore produttore al mondo di caviale battendo di gran lunga la Russia. In Lombardia, vicino Brescia, c’è infatti uno dei più grandi allevamenti al mondo di storioni, da dove le pregiatissime uova partono per soddisfare i palati più sopraffini.
# A Massa è stata realizzata l’opera d’arte più lunga del mondo: oltre 5 chilometri
katiuscia_sacchelli IG – The walk of peace
“The Walk of Peace” (La Passeggiata della Pace) è l’opera d’arte più lunga del mondo realizzata da un solo individuo. Il lavoro è stato fatto nel maggio 2021 dell’artista Luca Fruzzetti, in arte Dale, a Massa: la lunghezza certificata di 5.310 metri ha battuto il precedente primato statunitense di 3.300 metri.
# Il più alto numero di aziende di lusso nella top 100 mondiale: un quarto del totale del pianeta
conoscimilano.it – Prada in Galleria
Nell’elenco delle prime 100 aziende al mondo per fatturato, nel settore del lusso, l’Italia si piazza al primo posto con quasi il 25% delle posizioni ricoperte, ben 24 imprese. Una su quattro delle grandi aziende del lusso al mondo sono in Italia.
# Prima al mondo per produzione di yacht: uno su due costruito in Italia
ferrettigroup IG – Yacht
Il nostro Paese è al primo posto al mondo per produzione di imbarcazioni di lusso: nel 2021 ha ottenuto il 50% degli ordini. Nella nautica da diporto l’Italia non ha rivali, in termini di bilancia commerciale, con ricavi che sfiorano i due miliardi di dollari.
# A Gubbio l’Albero di Natale più grande del mondo
flaviogaggiotti IG – Albero Gubbio
Dal 1991 l’Albero di Natale di Gubbio fa parte del Guinness dei Primati. Grazie ai suoi 650 metri di altezza e ai suoi 350 di larghezza è infatti il più grande del mondo. Nessuno è riuscito a scalfire questo primato da oltre 20 anni.
Nel cuore della Brianza, a pochi chilometri da Milano, si trova un’isoletta che in pochi conoscono, ma che è abitata sin dall’epoca del Neolitico. L’isola è una vera e propria scoperta, una piccola oasi con una ricca vegetazione e una serie di specie animali provenienti da tutto il mondo che vivono sull’isolotto come fosse casa loro.
L’ISOLA “SEGRETA” a nord di Milano
# 120 cipressi e animali da tutto il mondo
@dani_inverness Isola dei Cipressi
A meno di un’ora da Milano si trova l’isola dei Cipressi,un isolotto in provincia di Como nel Lago di Pusiano. È chiamata così per l’enorme quantità di cipressi che la popolano: ci sono infatti circa 120 cipressi, alcuni dei quali addirittura secolari. L’isola è sempre stata abitata fin dal Neolitico, quando c’era un piccolo villaggio di palafitte. Negli anni è diventata piccola città fortificata, fino ad arrivare ad oggi.
L’isola dei cipressi ora è un’area privata, di proprietà della famiglia milanese dei Gavazzi: qui c’è un’unica casa e l’area è popolata da animali provenienti da diversi continenti, come gru coronate, pavoni, cicogne e wallaby.
@escapetobehappy Isola dei Cipressi
Nonostante le sue piccole dimensioni la storia dell’isola è veramente grande, l’isola dei cipressi ha infatti visto il passaggio di personaggi celebri come il figliastro di Napoleone o l’Arcivescovo di Milano.
# Si è tornati a visitarla
Credits: @dani_inverness Isola dei Cipressi
La bellezza dell’isola è riconosciuta da tutti e la famiglia Gavazzi, attuale proprietaria, è la prima a saperlo. I proprietari sono infatti molto attivi nella promozione dell’isola e della sua storia. Nel 2011 è nata La Fondazione con lo scopo di conservare e valorizzare l’isola dei Cipressi. L’isola è sempre stata aperta ai turisti, proprio perché la famiglia voleva far conoscere la sua bellezza, ma nel 2019 le visite sono state sospese.
@dani_inverness Isola dei Cipressi
Sull’isola sono arrivati addirittura dei piccoli canguri, dopo la chiusura dello zoo di Milano si sono “impossessati” dell’isola e hanno vissuto lì per decenni. Ora visitare l’isola dei Cipressi è di nuovo possibile e qui vengono organizzati anche eventi e cerimonie.
Credits Comune di Milano - Ingresso Magnifica Fabbrica
L’area ex Innocenti rinasce con la “Magnifica Fabbrica” del Teatro alla Scala che qui trasferirà i laboratori oggi ospitati nell’edificio dell’ex Ansaldo in Tortona. Il progetto riqualificherà un’area abbandonata da anni e apporterà anche benefici all’ambiente. Scopriamo come verrà realizzata.
La MAGNIFICA FABBRICA : nuova vita per la SCALA al Rubattino. Il PROGETTO
# L’area ex Innocenti rinasce con la “Magnifica Fabbrica” della Scala
Comune di Milano – Magnifica Fabbrica vista laterale
Nel quartiere Rubattino si prepara a rinascere l’area in cui sorgeva la fabbrica dell’Innocenti, i cui scheletri sono abbandonati da anni, con un investimento di 120 milioni di euro. In questi spazi traslocheranno i laboratori del Teatro alla Scala, dall’attuale edificio dell’ex Ansaldo in zona Tortona, nella Magnifica Fabbrica. Il progetto vincitore del Concorso internazionale è stato firmato dal gruppo italo-spagnolo composto da FRPO Rodriguez y Oriol e WALK Architecture & landscape di Madrid ed SD partners di Milano.
# I numeri del progetto
Comune di Milano – Magnifica Fabbrica dall’alto
L’edificio si compone di un’unica enorme costruzione di acciaio e legno di 66.000 mq di superficie scandito da 4 campate di 28,8 metri di lunghezza, i laboratori ne occuperanno 34.000, in cui ci saranno anche le sale prove, le sartorie, i depositi con oltre 2.500 posti container su 4 livelli con 4 linee carroponte, oggi tenuti in alcuni capannoni in affitto nel comune di Pero. L’involucro utilizza policarbonato solido riciclato, e la copertura avrà un impianto fotovoltaico di 3600 kW, rendendo l’edificio uno Zero energy building, oltre ad un sistema di geotermia a ciclo aperto per contribuire alla depurazione delle acque di falda.
Credits Comune di Milano - Magnifica Fabbrica
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Credits Comune di Milano - Sala prove Magnifica Fabbrica
Credits Comune di Milano - Interno Magnifica Fabbrica
Ci sarà uno Spazio dei sogni distribuiti su 4.000 mq che verrà utilizzato per ospitare mostre, laboratori, corsi ed eventi. All’interno, a 8 metri di altezza, si sviluppa l’Anello, un percorso pubblico sopraelevato per i visitatori che consentirà di vedere le prove degli attori e la realizzazione delle scenografie senza creare disturbo.
# Il Palazzo di Cristallo diventerà un giardino d’inverno
Credits Comune di Milano – Magnifica Fabbrica vista esterna serra
Anche il Palazzo di Cristallo farà parte del progetto. Verrà riqualificato per ospitare eventi e celebrazioni legati alla programmazione culturale del Comune di Milano oltre che di enti e associazioni e al suo interno sarà realizzato un giardino d’inverno. Una struttura sopraelevata in legno, chiamata Piazza flottante, consentirà inoltre di scoprire dall’alto il giardino e sarà in connessione con il parco esterno.
# Nel 2024 l’avvio dei lavori partendo dal raddoppio del Parco della Lambretta
Comune di Milano – Parco Magnifica Fabbrica
L’ultimo tassello di questa riqualificazione sarà il raddoppio del Parco della Lambretta, che arriverà a coprire una superficie di 100.000 mq. Sarà caratterizzato da un paesaggio di prati verdi con percorsi sopraelevati che costeggiano argini di canali, frutteti, filari e i Giardini dell’acqua, che saranno un’autentica riserva naturale per le zanzare. I lavori per realizzare la Magnifica Fabbrica inizieranno nel 2024 proprio dal parco per poi proseguire con il nuovo edificio e la trasformazione di quelli oggi in abbandono.
Né carne, né pesce e neppure ingredienti di origine animale, con risultati premiati dai critici di professione o per passione. Un giro per le città europee alla scoperta dell’alta cucina vegana, premiata da Michelin con le “stelle verdi” create appositamente per questa categoria di ristoranti. Tra le città stellate, la più luminosa è Milano
La più buona CUCINA VEGANA d’Europa: MILANO è nella top 10 continentale
# Cucina gourmet, pratiche sostenibili e le stelle Michelin
congerdesign via Pixabay
La svolta green in Europa, passa anche dalle cucine dei ristoranti. Sono tanti i professionisti acclamati del settore che hanno deciso di intraprendere questa svolta, proponendo portate o menu interamente vegani, insieme ai piatti classici che li hanno resi famosi. Ingredienti freschi e stagionali, accuratamente scelti dalla regione per garantire la filiera corta e tanta fantasia, per le alternative gourmet di questi locali. La guida Michelin ha dovuto creare riconoscimenti speciali e sempre più prestigiosi, per premiare le creazioni di alcuni chef. Dal Bib Gourmand alle stelle verdi, anche gli award diventano vegani.
La rivista National Geographic ha fatto il giro d’Europa con la guida Michelin, per stilare un ranking continentale di alta cucina vegana, svelando che si può fare il giro del vecchio continente, soggiornare nelle città più belle d’Europa e scoprire anche questo piccolo segreto culinario. Questi i 10 ristoranti vegani stellati d’Europa.
# 1 Il Faux Gras di Gautier, Soho – Londra
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Londra è quasi il simbolo del veganismo europeo, perché ha scatenato un caso ad inizio 2022.
Chef Daniel Humm è stato allontanato dal Claridge’s hotel per aver suggerito un menu vegano accostato alle tradizionali portate per gli ospiti dell’hotel. I londinesi, però, hanno reagito con un movimento spontaneo di protesta, dimostrando affetto per la cucina vegana.
Il movimento vegano è sicuramente guidato dal Gautier, nel West End londinese, che propone il “faux gras” a base di funghi, noci, lenticchie e cognac, che sta riscuotendo più successi del controverso patè di fegato d’oca, ormai messo al bando dal governo britannico.
Oltre alla versione vegana del foie gras, svettano i tortellini al tartufo e funghi enoki.
* Prezzo medio menu: 82,00 €
#2 I vegetali freschi e fermentati di Gron – Helsinki
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Alfiere del movimento vegano finlandese è sicuramente il Gron di Helsinki. Il ristorante propone un menu di 8 portate tutte a base di vegetali regionali, sia freschi che fermentati. Già stellato Michelin, il Gron propone salsa di vellutata di patate arrosto infusa con pepe nero e prezzemolo fermentato, oppure una terrina di ortaggi a radice con mirtilli rossi conservati.
A seguito della COP26, la città di Helsinki ha deciso di non servire più piatti a base di ingredienti animali ai commensali delle riunioni ufficiali.
* Prezzo medio menu: 108,00 €
#3 I funghi a Km. zero di Ark – Copenhagen
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Funghi freschi coltivati nelle vicinanze dominano i due menu proposti da Ark, che propne una scelta tra 5 o 7 portate.
Già premiato da una stella verde Michelin, Ark porta il concetto di sostenibilità anche negli arredi e nella scelta dei vini, naturali o biodinamici.
Segnalati come imperdibili i funghi ostrica blu, la foglia di ostrica e la glassa umami.
*Prezzo medio menu: 94,00 €
Al Marktküche di Zurigo il menu non si sceglie. Si dichiara il numero delle portate desiderate, scegliendo tra le proposte del giorno, poi lo chef manda al tavolo i piatti ispirati dalla fantasia del momento.
Ingredienti fondamentali sono le verdure di stagione, esclusivamente regionali scelte tra coltivatori sostenibili al 100%.
La pasta e il pane fatti in casa, i funghi di bosco in pasta sfoglia con mousseline di patate tartufata e il menu degustazione di 4 portate, hanno insignito il Marktküche sia del Bib Gourmand che della stella verde Michelin.
* Prezzo medio menu: 65,00 €
#5 I “supper club” serali del Saorsa 1875, Pitlochry – Regno Unito
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Condotta dallo chef italiano Luca Sordi, la cucina non è l’unica componente vegana del Saorsa 1875. Tutto, dai mobili riciclati agli alcolici, è vegano in quest’angolo nelle Highlands del Perthshire.
Energia sostenibile al 100% proveniente da Ecocitrity, che si trasforma in energia per i commensali che la sera possono condividere il menu a portate fisse ma con ingredienti sempre diversi e stagionali, nelle “supper club” serali, in cui le verdure quotidiane vengono fatte scegliere da un tavolo centrale in bella mostra.
Piatto tipico le capesante saltate con melanzane glassate al miso tamari e alghe
* Prezzo medio menu: 64,00 €
#6 Le incursioni asiatiche del Lucky Leek – Berlino
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Dal 2011 il “porro fotunato” di Berlino fa da apripista alla cucina vegana, dettando i tempi di un movimento che nella capitale tedesca, propone oggi un’ampia offerta culinaria. Lucky Leek è Bib Gourmand dal 2019 e imposta i menu da 3 o 5 portate sulla cucina tradizionale europea, unita a incursioni asiatiche, con il tofu balinese speziato con cetriolo al sesamo, sambal al cocco e pancake verde.
Specialità famose sono consommé di verdure con ravioli di patate e crescione, risotto alle pere e peperoncino con cavolo tandoori e involtini di tempeh nori, oltre ai formaggi vegani.
* Prezzo medio menu: a partire da 39,00 €
#7 La passeggiata nell’orto del Tian – Vienna
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“La passeggiata nell’orto” è il nome del menu più tipico di questo ristorante viennese. Il Tian, oltre a proporre verdure fresche di stagione, coltiva un proprio orto, i cui frutti mirano ad accrescere e dare quel tocco di sapore in più ai piatti del Tian, che vanta tre medaglie Gault & Millau e una stella Michelin.
Il menu di otto portate “Passeggiata nell’orto”, che può essere ordinato vegetariano o vegano, comprende zucca con cedro e zenzero e cavolo cappuccio con radice di prezzemolo e shitake.
* Prezzo medio menu: 139,00 €
Dalle radici alle foglie e zero rifiuti sono la filosofia di Humus x Hortense, il cui chef Nicolas Decloedt è stato considerato nel 2020 il Miglior Chef di Verdure dalla guida Gault & Millau.
Il menu degustazione di 5 portate, cambia settimanalmente, risuona al ritmo di “24 microstagioni” e propone cucina stagionale, regionale a base di verdura biologica.
Segnalati la radice di prezzemolo arrostita, patate rosse delle Fiandre, salsa di verdure fermentate.
* Prezzo medio menu: 78,00 €
#9 Lo spuntino di lusso del sabato sera per il Växthuset – Stoccolma
Credits: RitaE via Pixabay
Abbinato ad uno dei locali notturni più frequentati di Stoccolma, il Växthuset immerge la cultura vegananella febbre del sabato sera che si scatena nel quartiere di Södermalm.
Il ristorante resta infatti aperto fino alle ore piccole e, a partire dalle 23:45, serve lo “spuntino di lusso” per rifocillare i discotecari prima dell’ingresso in discoteca. Inoltre vengono serviti vini naturali e biodinamici, birre artigianali e cocktail stagionali.
I piatti tipici sono insaporiti da due griglie, che affumicano e profumano broccoli con mais alla griglia e burro di pomodoro e miso.
* Prezzo medio menu: 38,00 €
#10 Il primato europeo delle leggendarie lasagne del Joia – Milano
Credits: ruegenwalderde
Il Joia di Milano è stato il primo ristorante vegetariano d’Europa a guadagnare la stella Michelin.
Non la stella verde dedicata ai ristoranti vegani (ha ricevuto anche quella!): nel 1996 il Joia è stato insignito del prestigioso riconoscimento, diventando un pioniere e un faro per tutto il movimento vegetariano del vecchio continente.
Un destino segnato già nome, perché è nato per portare gioia all’intero pianeta.
Joia offre tre menu degustazione basati su piatti biologici, realizzati con prodotti provenienti in gran parte dalle aziende agricole lombarde circostanti e l’ l’80% della proposta è vegana.
Si impegna anche a pranzo con un menu fisso di due portate tra cui spiccano le leggendarie lasagne o il risotto alla siciliana con carciofi e miso fatto in casa.
* Prezzo medio a pranzo, inclusa l’insalata e una bevanda: 12,50 €
In una città come Milano o si conosce un professionista di fiducia o risulta quasi più facile tirare a sorte da quante sono le possibilità di scelta. Ma se invece ci affidassimo ad un amico che di ricerche è un esperto? Pronta per l’evenienza, ecco una top list dei centri estetici stellati di Milano secondo le recensioni Google. La classifica è calcolata computando stelle e numero di recensioni.
La TOP 10 dei CENTRI ESTETICI più “STELLATI” di MILANO
#10 Becos Club Milano
4,9 Stelle (40 recensioni); Via Angelo Mauri, 3, Milano MI,; +39 02 4851 9487
“Professionalità allo stato puro, con la cura e l’eleganza del vero made in Italy. Tutto lo staff, dal massagio a cura piedi e mani meritano un gran applauso. Il mio checkpoint ogni volta che torno a Milano” Artemida B.
#9 L’estetista Di Rio
4,9 Stelle (50 recensioni); Via degli Imbriani, 40, Milano MI; +39 02 3946 4532
“Non è la prima volta che faccio dei trattamenti, un’esperienza fantastica… sempre al Top!!!” Elsa F
#8 Time to beauty
4,9 Stelle (62 recensioni); Via Enrico Cialdini, 103, Milano MI; +39 02 646 9973
“Ragazze molto brave, prezzi economici per la zona. Necessità di prenotare con largo anticipo perché sono sempre molto impegnate. La prenotazione online sul sito treatwell funziona molto bene. Le unghie fatte da Nathalie sono perfette, davvero impeccabili!” Cecilia F.
#7 L’Estetica Di Valentina
4,9 Stelle (62 recensioni); Via Pasquale Sottocorno, 1, Milano MI; +39 02 7602 3355
“Sono stata al centro l’estetica mi sono trovata benissimo ottimi trattamenti ambiente accogliente brava Valentina” Maria V.
#6 Estetica Solem
5,0 Stelle (24 recensioni); Via Paolo Giovio, 45, Milano MI; +39 02 4391 2646
“Davvero bravi! Complimenti ad Aldo per la professionalità, la cura dei dettagli e gli ottimi consigli. Sempre attento e aggiornato sui migliori trattamenti estetici. Assolutamente consigliato! Grande. “ Giuseppe D.
Credits: pexels.com
#5 Nénuphar Centro Estetico
5,0 Stelle (25 recensioni); Corso S. Gottardo, 5, Milano MI; +39 02 3823 2570
“Le ragazze sono molto professionali. Il centro è pulito e si trova all’interno di una corte, che rende il posto intimo, lontano dagli occhi di tutti i passanti del corso” Rossella C.
#4 Centro Estetico Wellbeing
5,0 Stelle (38 recensioni); Via Lazzaro Spallanzani, 15, Milano MI; +39 351 565 1362
“Sono stata in questo centro per pressoterapie e massaggi drenanti. Mi è stato spiegato da subito come il trattamento è effettuato ed abbiamo fissato insieme gli obiettivi estetici che vorrei raggiungere. Mi è piaciuto molto il calore con cui le ragazze accolgono i clienti e la grande professionalità con cui i trattamenti sono eseguiti. Inoltre sono stata sorpresa dal vedere benefici già dalle prime sedute! Tutto il centro è molto pulito e ben curato, lo consiglio senza dubbio!” Nicla C.
#3 CRI Estetica Milano
5,0 Stelle (39 recensioni); Via Cesare Battisti, 8, Milano MI; +39 327 847 6279
“Sono ormai 11 anni che Cristina mi segue. Con lei non c’è bisogno di mille parole, lei capisce subito, sa consigliarti, sa coccolarti, a seconda del periodo dell’anno, delle tue esigenze, delle novità in commercio. Non posso fare a meno di lei. È sempre disponibile, è pulitissima lei e il suo centro. È molto professionale e si tiene sempre aggiornata con i corsi di formazione per garantire un servizio di alta qualità” Federica C.
#2 Armònia Centro Estetico Milano
5,0 Stelle (48 recensioni); Via Palmanova, 54, Milano MI; +39 02 8347 8384
“Conosco Celeste da molti anni , oltre ad essere una vera professionista è anche un’amica. Da lei faccio vari trattamenti affidandomi alla sua professionalità. Il centro è estremamente pulito e accogliente. Qui ti senti subito la benvenuta. Dopo ogni trattamento che sia una semplice ceretta o un viso, corpo mi sento più bella Grazie” Laura S.
#1 San Babila Estetica
5,0 Stelle (74 recensioni); Corso Giacomo Matteotti, 1/A, Milano MI; +39 02 8414 3217
“Mi sono sentita subito a mio agio! Il personale cortese ed efficiente: in pochi minuti, ho ottenuto le risposte che cercavo, grazie a un team molto preparato e qualificato. Il mio benessere e la mia bellezza sono davvero in ottime mani!! Consiglio vivamente” Chiara K.
Spiaggia di Juan Les Pins (Costa Azzurra - Francia)
Continua il braccio di ferro tra balneari e governo. Aste sì o aste no? Compensazioni per la perdita della concessione? In realtà è una partita per certi aspetti fasulla. Perché noi italiani abbiamo già perso. A meno che.
SPIAGGE ITALIANE: sono state già svendute. L’ultima possibilità per non perderle per sempre
interris.it
Il mare. La grande passione degli italiani. In particolare di noi milanesi. Proviamo a immaginare: partire da Milano e in poco più di un’ora accedere alle meravigliose spiagge della Liguria. Libere. Accessibili. Non solo gratuite ma anche ottimamente curate. E per chi vuole più comodità qualche stabilimento, come eccezione in una distesa di libertà e natura.
Sembra una visione impossibile? Forse sì, se pensiamo alle nostre coste occupate di stabilimenti che a volte impediscono pure la vista del mare. Eppure siamo noi, l’eccezione. Sì, perché se mettiamo il naso fuori dalle nostre spiagge, nei paesi di mare a noi vicini le cose stanno proprio come ho descritto nella visione iniziale.
In Francia, Spagna o Croazia, infatti, la massima parte delle spiagge è tenuta libera, a disposizione gratuita di cittadini e turisti. Un esempio? Facciamo un confronto tra la situazione in Francia e quella in Italia.
# Francia: almeno 80% spiagge libere in ogni area
Spiaggia di Juan Les Pins (Costa Azzurra – Francia)
In Francia almeno l’80% della lunghezza del litorale e della spiaggia deve rimanere libera da qualunque struttura, equipaggiamento o installazione.
Le concessioni agli stabilimenti balneari sono rilasciate per un massimo del 20% della superficie. L’80% delle spiagge sono libere.
(art 2 del Code de l’environnement)
Sono concessi solamente equipaggiamenti e strutture amovibili, trasportabili, nessuna struttura in cemento: dopo 6 mesi ritorno dell’area allo stato iniziale.
Tutte le concessioni, con le relative tariffe, vengono aggiornate ogni anno.
# Italia: in molte regioni stabilimenti sopra il 70/80% della costa. Per un gettito risibile
riccione
In Italia le spiagge (quasi sempre i tratti più belli della costa) sono state assegnate a circa 27 mila concessionari. I tratti coperti da stabilimenti variano tra le regioni. In Liguria sono oltre il 70%, in Versilia sono al 90%, in Romagna possono arrivare in certe località fino al 100% (dati Lega Ambiente).
In totale gli stabilimenti versano allo Stato, secondo l’ultimo rapporto dell’Autorità per la Concorrenza, 115 milioni l’anno. A fronte di un giro d’affari di 15 miliardi l’anno (Nomisma).
Per un incasso irrisorio per il bilancio pubblico i cittadini in Italia devono pagare, anche a caro prezzo, quello che negli altri paesi viene concesso gratuitamente.
# Se Europa deve essere, facciamo come Francia, Spagna o Croazia
Ses Illetes, @formenteranonesiste IG
Un classico in Italia: un paese dove contano i privilegi per pochi contro i diritti di tutti. Togliere le spiagge dal libero utilizzo dei cittadini non è solo una privazione ma è pure una perdita per lo Stato. Così i cittadini italiani pagano due volte: la prima perché dobbiamo pagare per qualcosa che sarebbe nostro. La seconda perché pure lo Stato alla fine ci rimette. Perché incassa poco e, soprattutto, perché perde per il minor turismo: per molti all’estero, spendere per una spiaggia equivale a pagare per un parco in città.
In nome dell’Europa si sta introducendo l’asta per le concessione in nome dell’Europa. Sarebbe ora di guardare all’Europa non in modo strabico, secondo la propria convenienza, ma per fare l’interesse dei cittadini: introducendo anche in Italia le stesse regole dei paesi che competono con noi per il turismo. Come Francia, Spagna e Croazia che lasciano libere la gran parte delle loro spiagge. Valorizzandole come un patrimonio prezioso.
Credits andreaslodewijkschmidt IG - Porta Venezia M1
Un intoppo improvviso rischia di bloccare l’avvio dei lavori per realizzare il tanto atteso prolungamento della linea rossa ad ovest. Ecco la situazione aggiornata e cosa potrebbe succedere.
Brusca frenata della Metro: STOP all’estensione della ROSSA a BAGGIO?
# Il progetto di prolungamento della linea rossa: 3 fermate e 3,3 km fino alla tangenziale ovest
Credits: Urbanfile – Prolumgamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi
La M1 attende entro l’anno l‘avvio dei cantieri per il prolungamento della linea ad ovest da Bisceglie fino ai margini della tangenziale.
Il tracciato è lungo 3,3 km e prevede 3 nuove fermate: Parri, Baggio e Olmi. Dopo il capolinea, al confine con il territorio comunale di Settimo Milanese, è previsto anche il deposito per il ricovero e la manutenzione dei treni. L’opera è già stata interamente finanziata con 350 milioni di euro, da Comune di Milano, Regione Lombardia e Governo anche tramite il Pnrr, e a giugno dovrebbe esserci la gara d’appalto per aggiudicare i lavori. Il condizionale è d’obbligo dato che sta emergendo un grave problema che rischi di compromettere l’intero progetto.
# L’allarme: la crescita esponenziale dei prezzi dei materiali
La frenata è determinata dalla crescita esponenziale dei prezzi dei materiali di costruzione, causata prima della pandemia e poi in modo più accentuato dalla crisi geopolitica in corso con la guerra in Ucraina, costringe Palazzo Marino a rivedere il quadro economico e a mettere in stand-by la stessa gara d’appalto.
# La gara di appalto per realizzare l’estensione della M1 è a rischio stop: servono altri fondi e tempo per rivedere il quadro economico
andreaslodewijkschmidt IG – Porta Venezia M1
Come ha svelato il Corriere Milano, il valore complessivo della gara è di 290 milioni di euro. Il Decreto Aiuti richiede l’aggiornamento del quadro economico con una previsione di aumento fino a un massimo del 20%. Nel caso venisse raggiunto questo limite percentuale il Comune di Milano dovrebbe reperire altri 58 milioni di euro. Le risorse aggiuntive potrebbero in realtà essere inferiori dato che l’ultimo aggiornamento dei prezzi sulla gara in questione è stato fatto a fine dicembre del 2021, quindi già in una fase post pandemia e con valori già sensibilmente più elevati.
A prescindere dall’entità dell’aumento, la necessità di rivedere il piano economico per aggiornare tutti i costi e di reperire i nuovi fondi comporterà un allungamento dei tempi. L’ipotesi di bloccare la gara d’appalto e di posticiparla a dopo l’estate si fa dunque sempre più concreta.
Un’azienda milanese è andata oltre lo smart working e ha lanciato un metodo innovativo per lavorare: basta orari e ferie libere. Ecco di cosa si tratta.
A Milano “il lavoro a modo mio”: FERIE LIBERE e BASTA ORARI. Sarà il futuro del lavoro?
# “Il My Way Work”: flessibilità e autogestione per i dipendenti
@velvetmediaofficial Velvet Media
Velvet Media è un’agenzia di marketingveneta che ha aperto una sede a Milano in Via Morimondo, 26. Specializzata nel web3, l’azienda si occupa della comunicazione a 360 gradi, dai siti web ai social media, dalla realizzazione di campagne pubblicitarie alla grafica web design. È in questo contesto innovativo e digitale che l’azienda ha proposto un’idea rivoluzionaria di lavoro.
Velvet Media ha deciso di non imporre più le classiche otto ore di lavoro su cinque giorni e neanche la richiesta anticipata di ferie e permessi. L’azienda di Milano ha proposto il “Myway Work” (tradotto ne “Il lavoro a modo mio”) che consiste nel lavorare per obiettivi: si lascia il dipendente libero di restare a casa o andare in ufficio, lavorare il tempo che ritiene necessario per adempiere ai suoi compiti e prendersi ferie quando lo desidera. Gli obiettivi saranno specifici e rigidi, quindi non non si parlerà di libertà, ma piuttosto di autogestione.
# Più libertà = più responsabilità = più produttività
Credits konsangjira-pixabay -Smart working
Per ora la proposta del “Myway Work” è sperimentale, i 150 dipendenti dell’azienda infatti saranno autonomi per il periodo estivo, ma l’obiettivo è quello di far diventare questo modo di lavorare il preferito. “Siamo convinti che se una persona è serena e sta bene nel privato, potrà essere più performante anche davanti al computer” dice il titolare dell’azienda e continua “Contiamo di migliorare la produttività togliendo costrizioni frutto di un retaggio culturale anacronistico, legate alla presenza in un ufficio o al numero di giorni e ore lavorate, e dando invece massima libertà e fiducia alle persone”.
Per favorire la massima libertà gli uffici saranno aperti quasi a tutte le ore: i dipendenti troveranno le porte aperte anche a notte fonda o prima dell’alba.
# Il vuoto normativo
meeting Hub – Incontro di lavoro
L’azienda vorrebbe che questo nuovo modo di lavorare non sia solo sperimentale: qualora infatti la prova andasse bene l’obiettivo è rendere questa flessibilità e autogestione del lavoratore la normalità. C’è però un intoppo nel far diventare il “Myway Work” la futura innovazione del lavoro, non solo nell’azienda di marketing, ma in generale.
Come riporta il titolare della Velvet Media “Quando abbiamo parlato con i consulenti del lavoro per adattare i contratti a questa ipotesi, ci hanno detto che siamo di fronte ad un vuoto normativo”. Serve quindi un cambio di mentalità e della legge per poter far diventare questa libertà al lavoro realtà.
Andiamo alla scoperta della Milano del lusso, scoprendo quali sono i migliori 5 ristoranti gourmet negli hotel a 5 stelle.
I MIGLIORI ristoranti GOURMET di Milano negli Hotel a 5 STELLE
# Il Pellico 3, Park Hyatt Milano
Presso il lussuoso Park Hyatt di Milano, in via Tommaso Grotti, ha aperto il ristorante Pellico 3, la cui cucina è capitanata dal giovanissimo e talentuoso executive chef Guido Paternollo. La carta propone un’esperienza culinaria dominata dai sapori e dalle materie prime del Mediterraneo.
# il Mandarin Garden, presso Il Mandarin Oriental
@mo_milan Hotel Mandarin Milano
Non ci spostiamo di molto per conoscere il ristorante il Mandarin Garden, un ristorante che si trova nel lussuoso Mandarin Oriental, hotel in via Andegari 9. Dominato dai marmi bianchi e neri, il ristorante è un ambiente elegantissimo e moderno.
Caratteristica principale è la sua corte esterna, una vera e propria piccola oasi nel cuore di Milano. Firmato dall’executive chef Antonio Guida, il menù propone una cucina italiana e milanese. Presso il Mandarin Garden è anche possibile consumare un aperitivo: il team di mixologists realizza cocktail spettacolari, dai più classici alle ultime scoperte.
# Don Carlos al Grand Hotel et de Milan
https://www.grandhoteletdemilan.it
Questo ristorante prende il nome dall’opera di Giuseppe Verdi, che soggiornò per 20 anni al Grand Hotel et de Milan. In via Alessandro Manzoni, sempre in centro, il ristorante Don Carlos propone una cucina milanese dalle sfumature mediterranee. Tra i lampadari argento, i lumi di candela accesi sui tavoli, i dipinti, bozzetti e le scene-pitture del Teatro Museo Alla Scala appese alle pareti, nel ristorante si respira un’aria intima.
# Bulgari Hotel
https://www.bulgarihotels.com
Nella via Privata Fratelli Gabba, presso il Bulgari Hotel, lo chef Niko Romito, tre stelle Michelin, ha creato una “cucina che fonde il concept italiano moderno con quello classico, nella quale il protagonista sia il gusto e in cui si percepisca l’essenza del “Made in Italy” in ogni elemento che la compone”. L’ambiente è estremamente raffinato ed elegante, nella sua semplicità d’arredamento. Anche qui è presente un bellissimo spazio all’aperto dove poter consumare un pasto o un aperitivo.
# Acanto, Principe di Savoia
Dal centro storico di Milano ci spostiamo in zona Centrale, dove in Piazza della Repubblica sorge uno dei più lussuosi hotel della città. Il ristorante dell’hotel si chiama Acanto ed è il giovane chef Alessandro Buffolino a capitanare la cucina, caratterizzata dall’incontro tra la tradizione italiana e dalla scenografia delle presentazioni dei piatti. L’ambiente e gli arredi non sono particolarmente moderni, ma l’atmosfera è di pura raffineria ed eleganza.
Volare a velocità supersoniche come non si era mai fatto? Per gli amanti dei viaggi in aereo arriva un aeromobile che raggiungerà una velocità massima di 0,94 Mach (rapporto tra la velocità di un oggetto in moto in un fluido e la velocità del suono nel fluido), volerà quindi fino a 1150 km/h.
Arriva l’AEREO più VELOCE al mondo
# L’aereo più veloce del mondo sarà pronto nel 2025
hautetime.com Bombardier 8000
La compagnia canadese Bombardier specializzata nella costruzione di business jet ha svelato il suo prossimo aereo: il Global 8000, un aereo supersonico che entrerà in commercio e potrà essere utilizzato a partire dal 2025. L’aereo avrà un’autonomia di 14 500 km e secondo i costruttori diventerà l’aereo con passeggeri più veloce al mondo. L’obiettivo è quello di poter raggiungere i 1150 km/h e le speranze sono alte, soprattutto se si considera che già un velivolo di prova dell’azienda, il Global 7500, aveva infranto la barriera del suono raggiungendo una velocità di 1.280 km/h.
# Tra velocità e lusso
aeroexpo.online Global 8000
Ma il nuovo veicolo di Bombardier non raggiungerà solamente una velocità mai vista. La capacità massima del Global 8000 sarà di 19 passeggeri. Il viaggio sul jet supersonico non sarà molto economico ma certamente esclusivo: con le sue 4 suite personalizzate, un bagno con doccia e una cabina intrattenimento, l’aereo sarà costruito all’insegna del lusso.
I particolari renderanno l’aereo ancora più interessante: l’ambiente sarà salubre e grazie ad alcuni sistemi che permettono un ricambio d’aria veloce, l’aria all’interno sarà sempre pulita. L’illuminazione delle cabine permetterà di combattere il jet lag più facilmente e i sedili saranno in posizione “gravità zero”, ovvero si potranno trasformare in letti per mantenere i passeggeri rilassati e pieni d’energia durante il volo. All’interno di una suite poi ci sarà un letto full-size e nelle varie aree dell’aereo ci saranno schermi touch.
Non resta che aspettare il 2025 per vedere questo nuovo aereo, anche perché i voli supersonici saranno i viaggi del futuro.
Molti non ci hanno mai fatto caso, ma passando per piazzale Baiamonti, poco distanti da via Paolo Sarpi si ha la sensazione di essere osservati. Come mai? Perchè qui, all’angolo con Viale Ceresio, si trova la Ca’ di Facc: la casa delle facce. Ma cosa si nasconde dietro questi volti misteriosi?
La CASA delle FACCE di Milano
# Quando a Milano andavano di moda le “case parlanti”
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Chiamata Ca’ di Facc (le “c” si pronunciano dolci, come in “ciliegia”) è la casa delle facce alle spalle di Chinatown. Da poco ristrutturata, la sua storia ha inizio nel lontano 1878.
L’enorme casa ai numeri 3 e 5 di Piazzale Baiamonti è stata progettata da Giuseppe Buzzi e deve il suo nome alle decine e decine di altorilievi raffiguranti i volti di italiani illustri, che si trovano sulla facciata. Leonardo, Foscolo, Manzoni, D’Azeglio, Appiani, Carlo Porta, Paganini, sono solo alcuni dei volti che occupano i 51 medaglioni sopra le finestre della casa.
Una sorta di introduzione al Famedio che si trova sul finire del lungo viale che porta al Cimitero Monumentale. Chissà se volontaria o meno. In ogni caso, si tratta di uno degli ultimi esempi di “case parlanti”, molto in voga alla fine del 900 e che nacquero proprio a Milano. Ma quale fu la prima?
# Tutto merito di un Barone un po’ imprenditore
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La moda di queste case capaci di parlare ebbe inizio nel 1860 quando il Barone Gaetano Ciani fece ricoprire di terrecotte una sua proprietà in corso Venezia, all’angolo con via Boschetti. Centinaia di terrecotte rosse, di busti, scritte e volti, tutti inneggianti all’Unità d’Italia ricoprivano la casa che venne ovviamente ribattezzata Ca’ Rossa.
Questa nuova decorazione venne apprezzata fin da subito e si diffuse ben presto in tutto il nord Italia proprio grazie al Ciani. L’indimenticabile Baron Bontemp, fondatore e capo indiscusso della Banda della Teppa, decise di rilevare la quota di maggioranza della Ditta Andrea Boni, che gli aveva prodotto le terrecotte. Con fare imprenditoriale, fece poi stampare un catalogo con tutti gli esempi della produzione e il prezzario, con tanto di spese di spedizione e installazione. É così che le “case parlanti” diventarono uno dei primi must have di tutta Milano.
# Tutti le desideravano, perfino il Manzoni
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La voce si diffuse in fretta e ben presto ogni ricca famiglia meneghina voleva la sua casa decorata con le splendide terrecotte del Boni e del Ciani. I ricchi banchieri Brambilla le posizionarono nella loro casa di piazza della Scala, le Case Candiani tra via Matteo Bandello e via Gian Battista Vico, il palazzo di via Castelfidardo 10.
Perfino il Manzoni fece decorare la sua casa di piazza Belgiojoso e a chiudere il periodo d’oro delle “case parlanti” vi fu il Museo di Storia Naturale, completato nel 1907. Ad abitare in queste case però non erano solo i ricchi ed un esempio è proprio la Ca’ di Facc.
# Indovina Chi, il gioco nella vita reale
All’epoca, la Casa delle Facce si presentava come una di quelle abitazioni dai caratteristici ballatoi interni, le cosiddette case di ringhiera che erano destinate a una classe sociale medio bassa. Ad abitarla erano sia artigiani, solitamente ai primi piani, ma anche personaggi politici, ai quali era riservato “il piano nobile”. Proprio al suo interno nacque uno dei più incredibili e geniali artisti milanesi dell’Ottocento, Carlo Bugatti.
Ad oggi gli inquilini di Ca’ di Facc sono quasi tutti di origine cinese e il suo fascino è rimasto integro negli anni anche grazie alla recente ristrutturazione. Nonostante i volti non siano proprio ad altezza uomo, almeno la prima fila è abbastanza distinguibile dal marciapiede e questo significa solo una cosa: è aperta la sfida a Indovina Chi. E voi saprete riconoscere tutti gli abitanti queste mura?
Ballerini di samba, passeggeri che si fanno selfie, il sindaco che si arrampica sui segnali della stazione: il 24 maggio è stato un giorno di festa e di meraviglia per tutta Londra. Dopo anni di attesa Elizabeth Line apre le porte a più di 100.000 passeggeri ed è già da record. Scopriamo la più grande infrastruttura di trasporto pubblico in Europa.
Ha aperto ELIZABETH LINE, la linea dei RECORD di Londra
# Tra ritardi e polemiche apre la più grande linea metropolitana europea
Credits: IG @_exploring.london_
Già nota come Crossrail, a Londra è stata finalmente inaugurata la nuova linea metropolitana intitolata alla regina: Elizabeth Line.
Un’opera infinita che tra ritardi e molte polemiche, vede finalmente la luce. La linea viola ha alle spalle decenni di pianificazione: 13 anni di costruzione e quasi 20 miliardi di sterline spesi. Ma tutta questa attesa ne è valsa la pena per Londra che ad oggi può dire di aver creato la metropolitana più grande d’Europa.
# Ci è voluto mezzo secolo, ma Tfl si è fatta perdonare
Credits: IG @beuh_rails
Ebbene, dopo quasi mezzo secolo, il «passante» ferroviario di Londra è un’opera mastodontica, che segna una tappa fondamentale nell’ingegneria e nell’architettura sotterranea. Si stima che circa 200 milioni di passeggeri viaggeranno su treni lunghi 205 metri, con imbarco a livello della piattaforma per sedie a rotelle o passeggini, senza il famigerato “mind the gap”.
Lunga ben 100 chilometri (pensate di andare da Milano fino a Brescia comodamente in metropolitana) attraversa l’intera città da est a ovest coprendo 60 miglia da Reading a Shenfield. Così la nuova linea Crossrail sembra essere il più grande e rivoluzionario aggiornamento alla metropolitana da anni e Tfl (la società londinese dei trasporti pubblici) si fa perdonare tutti gli anni di attesa, anche se per ora la linea non è ancora del tutto in funzione.
# Si aspetta l’autunno, ma lo snodo cruciale è già operativo
IG @beuh_rails
Solo in autunno, Crossrail sarà davvero del tutto operativa: per ora la linea Elizabeth funzionerà come tre ferrovie separate. Ma la notizia importante è che lo snodo cruciale di tutta l’opera ora è aperto: le 13 miglia (circa 20 km) di tunnel scavate sotto il centro di Londra. Dal 24 maggio il servizio è eseguito dal lunedì al sabato tra Paddington e Abbey Wood con i treni della sezione centrale che circolano ogni cinque minuti dalle 6.30 alle 23.
Quando la linea andrà a pieno regime (anche la domenica) servirà 41 stazioni, comprese le 10 nuove (Paddington Bond Street Tottenham Court Road Farringdon Liverpool Street Whitechapel Woolwich). La linea collegherà anche Canary Wharf, la city finanziaria con i grattacieli delle grandi banche d’affari, con l’aeroporto di Heathrow in meno di 50 minuti. Come si può intuire sarà una rivoluzione per la vita di milioni di pendolari, ma non solo.
# Attesi 40 miliardi di benefici e milioni di automobili in meno.
IG @constantinegino
La tube viola è un grande volano dell’economia londinese, a partire dal mercato immobiliare. Attorno alle future stazioni di Crossrail, i prezzi delle case sono più che raddoppiati in un decennio, da Londra est a Londra ovest, mentre nel resto della metropoli l’aumento medio degli immobili è stato “solo” del 55%. Il ministro dei trasporti, Grant Shapps, prevede che la linea porterà all’economia del Regno Unito una spinta di oltre 40 miliardi di sterline.
“Questa è l’aggiunta più significativa alla nostra rete di trasporti degli ultimi decenni e rivoluzionerà i viaggi attraverso la capitale e il sud-est, oltre a fornire una spinta di 42 miliardi di sterline all’intera economia del Regno Unito e centinaia di migliaia di nuove case e posti di lavoro” dichiara Sadiq Khan, sindaco di Londra.
E grazie alla nuova linea a respirare è anche l‘ambiente: milioni di automobili in meno sulle strade e tonnellate di Co2 risparmiata.
# Una metro da record, come la sua regina
IG @londonrevealed
Una metropolitana “adatta ad una regina”, così la definisce il sindaco Kahn, dopo che la sovrana Elisabetta II in persona, a metà maggio, è andata a visitare l’imminente metropolitana.
La Elisabeth Line è un gigantesco salto di velocità, spazio e comfort del servizio sotterraneo per la capitale inglese. Chissà se l’entusiasmo per la nuova apertura avrà un’eco anche da queste parti portando a parlare nuovamente di secondo passante ferroviario a Milano.
Intanto a Londra continuano i festeggiamenti, una curiosità? Sua Altezza Reale è stata la prima monarca regnante a viaggiare sulla metropolitana di Londra nel 1969, aprendo La Victoria line. Insomma, il nome non poteva essere un altro. Ed così che la regina più longeva della del Regno Unito batte un altro record: è la sola sovrana a cui è stata dedicata una metropolitana in vita.
Sembra reale la possibilità che Parigi e Berlino verranno collegate da un treno ad alta velocità diretto. Lo hanno annunciato la SNCF e la Deutsche Bahn, le due aziende ferroviarie principali dei rispettivi paesi.
Da PARIGI a BERLINO con l’alta velocità!
# Il tredicesimo collegamento diretto tra Francia e Germania
uic.org
Il già avviato e forte rapporto di collaborazione tra la SNCF e la Deutsche Bahn, le principali aziende ferroviarie rispettivamente di Francia e Germania, sembra possa portare alla nascita di un treno ad alta velocità che collegherà la capitale francese e la capitale tedesca.
Ad oggi, questa collaborazione offre un totale di dodici collegamenti diretti giornalieri in ciascuna direzione tra Francia e Germania, ma non uno tra Parigi e Berlino.
# Meno di 7 ore per passare da una capitale all’altra
L’idea è stata annunciata a Strasburgo, durante la celebrazione del 15° anniversario della collaborazione, dal Dr. Richard Lutz, CEO di Deutsche Bahn, e Jean-Pierre Farandou, Presidente di SNCF. Il progetto potrebbe vedere la luce già per dicembre 2023, in tempo per natale e il nuovo anno.
I due giganti delle ferrovie europee hanno dichiarato di voler incentivare e rendere il più accessibile e semplice l’utilizzo dei treni piuttosto degli aerei per viaggiare, in quanto le emissioni di carbonio nocive per l’ambiente sono minori. Inoltre – ha osservato Jean-Pierre Farandou – negli ultimi anni si è visto come le persone sono sempre più disposte a percorrere in treno tratte sempre più lunghe e di conseguenza un collegamento di 7 ore tra Parigi e Berlino è visto dalle due compagnie come una tratta mancante che deve essere colmata il più presto possibile.