Milano sarà anche un’auto. Circolano le prime immagini a bassa risoluzione. Ecco come dovrebbe essere e da quando dovrebbe essere disponibile sul mercato.
MILANO sarà un’AUTO: le immagini in anteprima
# In arrivo l’Alfa Romeo Milano?
Credits auto.it – Retro nuovo suv Alfa Romeo
L’Alfa Romeo si prepara a lanciare un suv in omaggio alla cittàdove è nata oltre 110 anni fa? Molti indizi portano in questa direzione. Per prima cosa è stato registrato il nome Milano presso l’Ufficio Brevetti Europeo, da parte di Alfa Romeo, alimentando così le speculazioni sul suo possibile utilizzo. Il CEO Jean Philippe Imparato ha inoltre escluso la possibilità di utilizzare il nome Brennero e almeno per il momento anche l’alternativa Junior. Di recente sono state anche diffuse alcune immagini, anche se a bassa risoluzione, del futuro quarto Suv della gamma che andrebbe ad affiancare quelli già sul mercato di Giulia, Stelvio e Tonale.
# Possibile anche la versione full electric a trazione integrale
Alfa Romeo Milano
La nuova auto, in base alle informazioni disponibili in rete, dovrebbe avere una lunghezza di oltre 4,10 metri e essere basata sulla piattaforma e-CMP, che attualmente è equipaggiata da una batteria da 54 kWh e un’autonomia di circa 400 km. Il B-Suv potrebbe essere anche il primo della sua famiglia a trazione integrale elettrica a doppio motore. Si prevede anche una versione termica, con un motore turbo a tre cilindri da 1.2 litri, e forse anche in una variante mild hybrid da 136 cavalli. A livello di design, la parte anteriore avrà il famoso scudetto e dovrebbe riprendere lo stile della nuova Alfa Romeo 33 Stradale.
# La data di lancio
Credits auto.it – Alfa Romeo elettrica
La presentazione di questo nuovo modello dell’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili è stata fissata per gli inizi del 2024, la partenza delle vendite invece da giugno dello stesso anno,e sarà un primo passo perverso un futuro completamente elettrico della casa. Entro il 2027, infatti, tutti i modelli Alfa Romeo destinati all’Europa e agli Stati Uniti saranno solo elettrici.
Tra le statue più strane di Milano c’è sicuramente quella a opera di Marco d’Agrate, che raffigura San Bartolomeo scorticato. Quello che sembra un mantello, adagiato sulle sue spalle, in realtà è la sua pelle, scorticata dal suo corpo.
La statua “nascosta” perché FA TROPPA PAURA
La statua inizialmente si trovava all’esterno del Duomo, ma fu posta dentro la chiesa poiché spaventava i bambini e i passanti più sensibili. Ora si trova, entrando dalla porta laterale del duomo subito sulla destra.
San Bartolomeo era uno dei dodici apostoli di Gesù: venne scorticato vivo per la sua fede cristiana. Rispetto ad altre raffigurazioni del santo, la statua si rivela come una virtuosa rappresentazione della muscolatura e della struttura del corpo umano.
Bicocca. Pizza, brunch e cocktail oltre a tè, caffè, pasticceria e caffé letterario in ampia location con scaffali di libri, piante e divani. Via Roberto Cozzi, 3
Bovisa.Birrificio artigianale interamente a vista creato da ex studenti che si sono formati in Germania. Con cucina, musica live e ampio cortile. Via Cevedale, 3
Dergano. Ristorante e bistrot che è anche associazione di promozione sociale, che si basa su un progetto di inclusione sociale e lavorativa rivolto a persone con storie di marginalità e svantaggio, tra cui persone con problemi psichici, da qui il nome. Via Enrico Annibale Butti, 18
Bovisa. Locale di culto con menù milanese servito su tavoli da condividere in ampio spazio stile industriale, con palco e pista da ballo. Serate a tema, di grido quella dello Swing, e lezioni di lingua milanese. Via Bovisasca, 57/59
Bicocca. “Abbiamo il culto del buon cibo“. Prezzi bassi, aperitivi con buffet abbondante, birra buona, locale informale, piatti multietnici, lampadari colorati, spesso ci suonano dal vivo. Via delle Leghe, 23
Affori. Piatti tradizionali attenti alle origini e alla stagionalità dei prodotti si uniscono a una ricca scelta di formaggi di latte crudo e salumi provenienti da piccole realtà. Vini, birre artigianali, il gioco delle carte e del biliardo, giochi in scatola per i grandi e quelli per i bambini, ma anche musica, eventi culturali e artistici, iniziative rivolte al quartiere e alla città. Via Enrico Cialdini, 107
SUD
Locali sud Milano (clicca per ingrandire la mappa)
Barona. Ristorante con focaccine fatte in casa, cabaret e musica dal vivo, locale storico anni 70-80, si canta e si balla. Ambiente super goliardico. Via Barona, 51
San Siro.Una cascina del ‘600 ristrutturata a Milano Ovest, birreria artigianale, ristorante/pizzeria forno a legna e tanti eventi ogni settimana la sera. via Giuseppe Gabetti, 15 (traversa di via Novara)
Lambrate. Dal 1996 un punto di riferimento per gli amanti della birra di Milano. Nel quartiere si trovano il birrificio, il pub e il ristorante. Stile inglese. Via Privata Gaetano Sbodio, 30/1- (pub) Via Adelchi 5- (ristorante) via Golgi 40
Ortica. Una creazione della famiglia Di Furia, diventata un luogo leggendario con trattoria, bocciofila, musica dal vivo e balli old syle. Specialità abruzzesi, pietanze romagnole e ballo liscio in un locale senza fronzoli con ampia area all’aperto. Via Giovanni Antonio Amadeo, 78
Città Studi. Birre, cocktail e aperitivo a buffet tra oggetti vintage e arredi riciclati in un vivace pub con pareti colorate. Via Moretto da Brescia, 36
Lambrate. Al sesto piano dell’omonimo design hotel, ristorante con un’ottima vista panoramica oltre che di una grande terrazza fruibile con la bella stagione. La cucina è moderna, imperniata su una rivisitazione dei piatti della tradizione italiana, a base di pesce, a rotazione stagionale. Via Mestre, 1
NoLo prende spunto dal mitico quartiere americano. Chi tra i due vince la sfida?
NoLo vs Soho: CHI è MEGLIO?
# Etimologia
SoHo New York
Partiamo della etimologia del nome. SoHo deriva da ‘South of Houston Street’, perché Houston Street confina con la parte settentrionale di SoHo. A coniare il nome è stato nel 1962 l’urbanista e autore dello studio The South Houston Industrial Area, Chester Rapkin.
Il nome Nolo nasce invece nel 2012 come idea di marketing da parte dagli architetti Francesco Cavalli, Luisa Milani e Walter Molteni, mentre scherzavano sulla possibilità di creare un marchio di quartiere proprio partendo da SoHo. Nolo infatti identifica NOrth of LOreto.
Vincitore: New York
# Storia
Andy Wahol a Milano – Credits: Okdiario
Prima area agricola, poi sede di industrie pesanti come le acciaierie, SoHo è rinata a metà del XX secolo, quando gli artisti hanno iniziato a trasferirsi nella zona. Proprio qui all’inizio degli anni ’80 ci fu l’incontro tra due degli artisti più importanti della storia dell’arte del Dopoguerra: il pioniere della pop art Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat.
L’area conosciuta come NoLo, compresa tra Greco, Casoretto e Turro, fino a circa dieci anni fa era un quartiere popolare con un passato critico, abitata da immigrati del Sud Italia poi sostituiti da latinoamericani, nordafricani e orientali, e solitamente nota alle cronache per fenomeni come spaccio, prostituzione, scippi, case occupate oltre a degrado e sciatteria di strade e muri. La trasformazione spontanea negli ultimi anni l’ha portata ad essere tra le preferite da studenti, giovani professionisti e creativi.
Vincitore: New York
# Bar e caffè
Credits kirkgeotatt IG – Spring Lounge
SoHo è ricca di bar e caffè. Da Maman con l’atmosfera fresca e rustica e l’abbondanza di prodotti appena sfornati, al caffè artigianale La Colombe Roasters con il latte alla spina, il Now or Never Coffee dove la schiuma di cappuccino viene trasformata in una forma d’arte o il Ground Support Cafe per chi ama la birra. Ancora il Soho Cigar Bar in stile speakeasy degli anni ’20 con lussuose sedute in pelle e lo Spring Lounge, conosciuto dalla gente del posto come lo “Shark Bar”, per gli squali imbalsamati appesi alle pareti.
Molti dei locali di NoLo sono frutto della trasformazione di edifici adibiti ad altro uso. Hug Milano, un bistrot sorto in un’antica fabbrica di cioccolata che fa anche da ostello, ciclofficina, spazio coworking e un po’ da portineria, Ilgelatochenonce, dove i gelati vengono preparati al momento con l’azoto liquido e Zia Barbara, un po’ bar, un po’ zia e anche un po’ luogo di aggregazione. Da non perdere il Ghe Pensi Mi e al NoLoSo, il locale con le pareti rosa e blue Tiffany punto di riferimento per la comunità gay friendly.
Vincitore: New York
# Bistrot e ristoranti
Iurio.milano IG
Per quanto riguarda bistrot e ristoranti Soho è vicina a Little Italy. Qui si possono provare dalle focacce fatte in casa di Pepe Rosso allo street food di Alidoro, oppure la pizza con la crosta croccante di Ben’s Pizza. Da Raoul è servito il classico cibo da bistrot francese.
A NoLo troviamo Iurio, un cocktail bar & bistrot caratterizzato da un’affascinante atmosfera con le pareti rosse che ricordano il passato dell’edificio da sede del Partito Comunista, Osteria della Pasta e Fagioli, una trattoria rustica con prezzi economici e cucina pugliese e Mosso, un bar e ristorante con pizzeria con un grande spazio all’aperto nel Parco Trotter.
Vincitore: Milano (per la cucina non c’è gara)
# Arte e cultura
Credits lastmidnight IG – Soho Playhouse
Da SoHo Playhouse, con il suo stile vintage, vengono messe in scena produzioni off-Broadway, stand-up e cabaret di talenti affermati ed emergenti, al Museum of Ice Cream si possono conoscere tutti i tipi di gelati, mentre alla Color Factory di New York si puà vedere una mostra d’arte con installazioni interattive incentrate sul colore e la vivacità. Si possono persino assaggiare dolci e caramelle mentre si esplorano le stanze.
A NoLo c’è invece Fringe Festival, dedicato alle arti, Biennolo, e il Festival di SanNolo, una sorta di contro festival della canzone italiana. A questi si aggiungono una radio di quartiere dal nome di RadioNolo, che trasmette il radiogiornale GiorNoLo. Da segnalare i murales lungo i binari della ferrovia da via Pontano e via Mosso a Via Zuretti e Via Lesa.
Vincitore: New York
# Spazi Verdi
Mappa Parco Trotter
Come spazi verdi SoHo è carente. Dispone infatti solo di una piccola area cementata chiamata Vesuvio Playground, con una mini piscina pensata per rinfrescarsi durante le calde estati.
A NoLo c’è il Parco Trotter. Un’area di 120.000 mq, un tempo sede dell’Ippodromo di Milano, con verde, alberi secolari, aree gioco per bambini e campi di calcetto, basket e volley.
La nostra città è agli ultimi posti tra le città che consentono di mantenere uno stile di vita sano. Scopriamo le cause di questo pessimo risultato e le altre città in classifica.
Milano nella TOP 10 delle CITTÀ MENO SANE per vivere del MONDO. Ecco le altre e quelle più felici
# Milano si trova al quinto posto tra le città del mondo dove si vive peggio
credits: @lucus_milano
Milano è tra le città meno sane in cui vivere, al quinto posto nella classifica delle dieci peggiori, 40esima sulle 44 città analizzate. A pesare su questo risultato il numero annuo di luce solare relativamente basso, 1.915 e l’alto numero di ore lavorative, 1.718 quindi una media di 39,5 ore alla settimana. Nonostante questi dati negativi Milano rimane la quarta città per aspettativa con 82,7 anni.
# La peggiore in assoluto è Città del Messico
Credits: meteoweb.eu Città del Messico
Peggio della nostra città ci sono solo Washington Dc, New York, Mosca e Città del Messico, la peggiore in assoluto dove riuscire a mantenere uno stile di vita sano. Seguono Milano, dalla sesta alla decima posizione, Johannesburg, Londra che registra il minor numero di ore di sole all’anno e il maggior numero di ore lavorate in Europa, Zurigo, San Paolo e Parigi.
# Le città più felici dove vivere: Amsterdam al top, 7 su 10 sono in Europa
Credits: amsterdam.165 IG
Nella classifica delle 10 città in cui vivere più sani e felici ben 7 sono in Europa e 3 si trovano nei paesi scandinavi, ma la regina è olandese: Amsterdam. La capitale dell’Olanda ospita oltre 400 attività ricreative all’aperto, è famosa per i suoi canali pittoreschi e per essere la città delle biciclette e una delle meno inquinate d’Europa. In aggiunta l’Olanda è il quinto Paese più felice al mondo. Al secondo posto troviamo Sidney che offre oltre 2.600 di ore di luce naturale ogni anno, sul terzo grado del podio c’è invece Vienna.
Credits: stockholm_stoccolma IG – Stoccolma
A seguire un trittico di città scandinave, Stoccolma, Copenaghen e Helsinki. Nella settimana posizione c’è una città asiatica, Fukuoka, che con 2.769 ha il più alto numero di ore di luce solare all’anno. Gli ultimi tre posti della classifica sono occupati da Berlino, Barcellona e Vancouver, la prima del Nord America e con inquinamento più bassi di altre città europee quali la capitale tedesca, Barcellona e Amsterdam.
In Santa Maria al Paradiso, lungo corso di Porta Vigentina, si trova una pietra molto antica che San Barnaba utilizzò per evangelizzare i cittadini di Milano.
La PIETRA ANTICA con il numero magico di Milano
E’ una pietra di origine Insubre che rappresenta coi suoi 13 raggi, il calendario luni-solare e la ruota della Vita, simbolo del dio Belenos e della Dea Belisama. La stranezza è che si tratta di un simbolo celtico in un luogo della cristianità.
San Barnaba usò quella pietra quando al suo arrivo a Milano vide i milanesi che si erano radunati attorno alla pietra per compiere degli strani rituali.
La pietra è meglio conosciuta col nome di «tredesin de Marz» ed è tonda, con 13 raggi, le 13 lunazioni in un anno.
Fra sacro e profano, il numero 13 è considerato il numero magico nella storia di Milano: il Tredesin de Mars è la festa tradizionale milanese in cui si ricorda l’annuncio del Cristianesimo da parte di San Barnaba: il 13 marzo del 51.
Per i milanesi è da sempre la festa che annuncia la primavera con la festa dei fiori.
Una curiosità? A Milano si dice anche che “Se si tagliano il 13 di marzo, i capelli cresceranno più forti”.
10 milioni di abitanti. La Lombardia è la regione italiana con la popolazione più grande, quasi il doppio rispetto alla seconda. Il Veneto ha poco meno di 5 milioni. La metà delle regioni italiane hanno meno di due milioni di abitanti.
La domanda è: per godere dei benefici dell’autonomia, dati dalla maggiore vicinanza al territorio degli organi decisionali, ha senso avere una regione con 10 milioni di abitanti?
Carrozzone LOMBARDIA: la regione va divisa in due
# Lombardia e Svizzera: stessi abitanti, modelli opposti
La Lombardia con 10 milioni di persone, con quasi il doppio delle altre due regioni più grandi, Lazio e Campania, è di fatto un carrozzone: uno stato centralista in uno stato centralista.
Milano che, come comune non può decidere quasi nulla di strutturale sul suo territorio, è all’interno di una doppia sovrastruttura, la Regione e lo Stato, che raddoppia i motivi di inefficienza.
I principi dell’autonomia sono chiari: tanto più vicino è il governo ai cittadini tanto più è capace nel rispondere alle loro specifiche esigenze, con tempestività e trasparenza. Questo tipo di efficienza trova la sua massima espressione nella Svizzera: stato confinante con la Lombardia, che con meno di nove milioni di abitanti è federato in 26 cantoni dotati di forte autonomia.
10 milioni di abitanti gestiti in modo uniforme, senza autonomia ai singoli territori, significa centralismo, quella modalità di amministrazione che lo stesso governo lombardo denuncia come inefficiente. E pensare che lo stesso articolo 5 della Costituzione prescrive che la Repubblica “attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo”.
# La soluzione più efficiente? Regione Lombardia con 6 milioni e Milano Città Regione con 4 milioni di abitanti
Per recuperare efficienza la soluzione è semplice: dividere la Lombardia in due. Una sarebbe la Regione di Milano, che comprenderebbe i 4 milioni di abitanti dell’area urbana della Città Metropolitana e di Monza Brianza. La restante sarebbe la Lombardiacon gli altri 6 milioni di abitanti di aree non metropolitane. Non sarebbe solo una questione di numeri, ma anche di omogeneità: mentre l’area milanese è un conglomerato metropolitano in continuità fisica ad alta densità abitativa, le altre zone della Regione Lombardia sono più isolate e ridotte e necessitano di attenzioni differenziate, dalla sanità ai trasporti, dalle politiche abitative alla lotta contro l’inquinamento, problemi che hanno caratteristiche diverse dentro e fuori l’area di Milano.
Vediamo odue esempi di città amministrate in autonomia dalla regione a cui geograficamente appartengono.
#1 Berlino e Brandeburgo: città stato circondata da uno stato regione
Si tratterebbe di replicare un modello già esistente ad esempio in Germania dove lo stato federale del Brandeburgo circonda fisicamente la capitale Berlino, ma non la comprende, perché come città-stato ha piena autonomia, alla pari di tutti gli altri laender tedeschi. La popolazione di Berlino è di circa 5 milioni di persone su una superficie di 2.852 kmq, l’area milanese compresa Monza Brianza assomma 4,2 milioni di abitanti su 2.000 kmq quindi la situazione è perfettamente paragonabile.
Credits: wikipedia.org – Brandeburgo
In aggiunta a questo in Germania esistono 11 regioni metropolitane che sono le aree più densamente popolate e comprendono le maggiori città tedesche, per grandezza e importanza internazionale, con le circostanti aree metropolitane, e costituiscono i motori dello sviluppo sociale ed economico del paese. La Comunità Europea riconosce le regioni metropolitane europee come quelle che hanno un ruolo chiave in questo sviluppo e ognuna ha una specifica identità: Francoforte quella economico-finanziaria, Monaco di Baviera rifletta la specificità nell’ambito tecnologico-scientifico. La regione metropolitana di Berlino-Brandeburgo comprende la città stato, Berlino, e la cintura metropolitana, appartenente al Land del Brandeburgo: la città extracircondariale di Potsdam, e le parti suburbane dei circondari Barnim, Dahme-Spreewald, Havelland, Märkisch-Oderland, Oberhavel, Oder-Spree, Potsdam-Mittelmark e Teltow-Fläming. Questo potrebbe essere utile nel coordinamento tra i due nuovi enti regionali: Milano e la Lombardia.
Credits: wikipedia.org – Regione Metropolitana Berlino-Brandeburgo
#2 San Pietroburgo e l’oblast’ di Leningrado
San Pietroburgo è un altro modello a cui la Lombardia e Milano possono guardare: la città federale russa infatti è circondata completamente dal territorio dell’oblast’ di Leningrado solo a livello geografico, in quanto costituisce un’entità amministrativa autonoma di pari livello. L’oblast’ si estende su una sezione della Russia nordoccidentale della quale occupa l’intera fascia costiera baltica confinando con la Finlandia e con l’Estonia, con una popolazione di 1,8 milioni di abitanti di 17 province e 21 città, mentre San Pietroburgo registra una popolazione superiore ai 6 milioni.
L’autonomia della seconda città della Russia le consente di sperimentare nuove politiche economiche e di amministrazione che possono poi essere introdotte su tutto il territorio nazionale.
Credits: wikipedia.org – Oblast’ di Leningrado
# I principali vantaggi se Milano diventasse una Città Regione
Una notte sotto le stelle ma con tutti i comfort. Dimenticatevi le serate in campeggio, l’ultima evoluzione del glamping – termine che indica chi vuole fare campeggio outdoor ma in modo glamour – è quella delle bubble room, strutture a sfera trasparenti simili ad un igloo in cui trascorrere la notte circondati dalla natura e con il cielo stellato come soffitto. Vediamo cosa sono e dove si trovano.
BUBBLE room: a un’ora da Milano si può DORMIRE sotto le STELLE
# Relais dei Cesari: relax e panorami dai Bubble Hotel
A Borgo Ticino, poco distante da Busto Arsizio e dal Lago Maggiore, sorge il Relais dei Cesari, un casale tradizionale di fine ‘800 finemente ristrutturato con materiali antichi pietra, legno, cotto e ferro battuto. Un luogo immerso nella natura e una delle poche realtà italiane ad offrire delle ‘bolle’ con un servizio a cinque stelle.
I “bubble hotel” sono una delle tendenze più in voga per le vacanze ecosostenibili e si stanno rapidamente diffondendo in tutte le più belle località del mondo, dove permettono di rilassarsi ammirando panorami mozzafiato e ascoltando il rumore del mare o delle foreste. Da qualche tempo, queste strutture stanno cominciando a prendere piede anche in Italia e una di queste si trova a solo un’ora da Milano.
# Vista sul parco faunistico della Torbiera, casa della Tigre siberiana
Credits: lopinionistanews.it
Situato in una posizione strategica, il Relais è la base ideale per visitare il territorio dei laghi ed è perfetto per chi ama gli sport e il trekking, in quanto si trova vicino al parco faunistico della Torbiera, un’area naturale protetta di circa 40 ettari dove si trovano circa 400 esemplari di animali selvatici, con particolare attenzione alla fauna italiana, europea ed alle specie di felini oggi più rare nel mondo, tra cui la Tigre siberiana, il leopardo della Manciuria e il gatto leopardo.
# Bubble room e Geodetic Luxury Suite progettando la bolla sull’albero
Credits: relaisdeicesari.it
Per vivere l’esperienza di un ecoturismo emozionale, il Relais dispone di una Bubble room e di una Geodetic Luxury Suite, entrambe progettate da designer internazionali e composte da una grande camera da letto matrimoniale, guardaroba, bagno privato e un dehor con barbecue. Queste bolle da sogno permettono di vivere un’esperienza unica completamente immersi nella natura grazie alla suggestione delle pareti e del soffitto trasparenti. I progetti di sviluppo del Relais prevedono inoltre la creazione di un villaggio esperienziale del quale farà parte anche una ‘Bubble Room’ che sorgerà su un albero.
Sabato 16 settembre. A Repubblica si assiste a una scena tipo Expo 2015. Sembra di assistere alla coda da record del padiglione del Giappone. Una fila interminabile di ragazzi e ragazze che va a zig zag nei giardini della piazza. Ma cosa sta succedendo?
In fila per un “fiore”: a REPUBBLICA una CODA da RECORD (Foto)
Ph. Sabrina Falanga
# I fiori di Prada
Sembra che tutta Milano e dintorni si sia data appuntamento nella grande piazza che porta al viale della Centrale. L’appuntamento che si sono dati è con Prada: all’alba della Fashion Week sta distribuendo un piccolo free gift in una latta di metallo brandizzata, dal quale spunteranno fiori.
Ph. Sabrina Falanga
# Un’anteprima mondiale
Il nome dell’iniziativa è “In conversation with a flower”: la troviamo per questi tre giorni a Milano (l’omaggio verrà offerto fino a esaurimento scorte) prima che l’iniziativa si replichi in altre grandi città del mondo, Londra, Parigi, New York.
Il primo e unico parco speleologico d’Europa. Brividi e vertigini stando sottoterra. A un’ora e mezza da Milano
L’unico PARCO SPELEOLOGICO d’Europa è a un’ora e mezza da Milano
Un percorso ad anello di un chilometro a 100 metri di profondità a una temperatura di 8 gradi. Questo in sintesi il parco speleologico di Dossena, l’unico esistente in Europa.
Siamo nel cuore della Val Brembana, dove nelle antiche gallerie delle miniere di Dossena è stato inaugurato il 4 agosto 2022 un percorso attrezzato in sicurezza, attraverso teleferiche, ponti, passaggi sospesi su grotte naturali, camini artificiali.
# Un incredibile sistema di gallerie
Oltre al percorso avventura si possono anche visitare le miniere dove hanno lavorato generazioni di abitanti creando un incredibile sistema di gallerie. In passato quasi tutti gli abitanti di Dossena lavoravano in miniera. Le miniere hanno continuato per secoli la loro attività, fino alla chiusura definitiva nella seconda metà del secolo scorso.
# Il ponte tibetano dei record
Ponte di Dossena – @sun_ride_tour IG
Ma Dossena si candida come capitale del brivido: non c’è solo il parco speleologico, c’è anche il ponte tibetano, il più lungo al mondo a pedata discontinua e senza tiranti laterali.
La casa più strana di Milano è sicuramente questa. Innanzitutto perché è doppia. E poi per un’altra caratteristica che la rende seconda solo alla torre di Pisa. Vediamo dove si trova e che cosa c’è al suo interno.
Le TORRI PENDENTI di Rho: la casa più STRANA di Milano
# L’opera di Dominique Perrault fa parte del parco delle architetture di Rho Fieramilano
Credits: prestigia.com
Le due torri pendenti progettate da Dominique Perrault ospitano gli alberghi di Fieramilano Rho. Inaugurate nel 2009 in occasione del Salone Internazionale della casa, fanno parte del parco delle architetture di Fieramilano in cui troviamo anche il quartiere espositivo di Massimiliano Fuksas, i parcheggi multipli di Mario Bellini e il verde pubblico di Andreas Kipar.
# Le due torri sono inclinate di 5 gradi
Credits: hotelscombined.it
Le due torri, alte 72 e 65 metri, sono inclinate di 5 gradi. Per ricoprire tutte le facciate sono state utilizzate 20 mila lastre di vetro gres ventilate con intercapedine per il contenimento della dispersione termina e per dare allo stesso tempo l’effetto nero lucente. Altro aspetto che caratterizza i due palazzi è la disposizione irregolare di oltre 1000 finestre.
# La pensilina che collega il tutto e i tre accessi principali alle strutture
Credits: pessinacostruzioni.it
Per il collegamento degli alberghi con il Centro Congressi del Nuovo Polo è stato utilizzata una pensilina semitrasparente in vetro e metallo. Tra le due torri si possono trovare i tre accessi principali alle strutture, ovvero quello dedicato a pullman e taxi, uno che immette al collegamento pedonale con il Centro Congressi e in fine uno per l’accesso ai parcheggi.
In cima ad ogni edificio possiamo trovare uno spazio dedicato al relax e all’intrattenimento con terrazze e locali ristoro. Ogni spazio possibile è stato sfruttato al meglio per rendere completa tutta la struttura senza tralasciare nulla. Eccetto il fatto che dalla cima non si riesce a vedere l’ingresso.
# Il tre stelle e il 4 stelle con la Hall in comune
Credits: booking.com
All’interno dell’Hotel 4 stelle è previsto un bar di oltre 240 metri quadrati, un piano dedicato al fitness con tutti gli attrezzi necessari per gli appassionati e 6 suite di 50 metri quadrati, il doppio delle camere standard. L’hotel a 3 stelle invece mette a disposizione per i propri clienti ben 250 camere a differenza del 4 stelle che ne ha “solo” 148. I due Hotel condividono la hall d’ingresso dove al suo interno possiamo trovare i piani servizi come bar e ristoranti.
Passeggiando lungo le sponde del Naviglio e tra le viuzze del centro si viene catapultati indietro nel tempo. Ecco la sua storia e perché è così affascinante.
CASSINETTA di LUGAGNANO, alle porte di Milano uno dei “BORGHI più BELLI d’Italia”
# Cassinetta di Lugagnano, il borgo diviso in due
Credits: ale_tropea IG – Cassinetta di Lugagnano
Il borgo non ha sempre avuto questo nome in quanto anticamente era diviso in due nuclei urbani: quello di Cassinetta e quello di Lugagnano. Situati sulle rive opposte del Naviglio Grande e collegati tra di loro da un ponte a schiena d’asino, il primo prende il nome dalla quattrocentesca Cassina Biraga mentre il secondo è di origine romana, con molta probabilità il nome deriva da Lucanianus. I primi documenti della sua esistenza risalgono agli inizi del 1200.
# Le “ville di delizia”
Credits paola.puricelli IG – Cassinetta di Lugagnano
Cassinetta di Lugagnano è famoso per le “ville di delizia”, uno dei motivi per cui è stato inserito nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia“. Queste ville erano le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, appartenute alle più importanti famiglie milanesi: Trivulzio, Visconti, Mantegazza, Castiglioni, Parravicini. Passeggiando lungo le sponde del Naviglio e tra le viuzze del centro si viene catapultati indietro nel tempo.
Credits: tripadvisor – Chiesa Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate
Da vedere anche la chiesa di origine quattrocentesca, rimaneggiata nel Settecento, di Santa Maria Nascente e Sant’Antonio Abate.
# Il percorso ciclabile e navigabile che conduce a Milano
Il borgo, abitato da meno di duemila abitanti, è raggiungibile anche in bicicletta da Milano, pedalando a fianco del Naviglio Grande partendo dalla Darsena, con il tratto che arriva a Cassinetta di Lugagnano completamente immerso nel verde fino al vicino Castelletto di Cuggiono. Il percorso ciclabile fa parte di un anello di 200 km lungo il quale si snoda l’area del Parco cicloturistico dei Navigli.
Da qui si può anche partire per navigare il Naviglio, qui è presente l’attracco del battello, per ammirare un paesaggio ricco di scorci naturalistici e atmosfere romantiche o per andare direttamente a Milano.
Nel giardino della Triennalespicca un’opera surrealista costituita da una piscina con due grossi bagnanti, un cigno variopinto e un pesce colorato. Solo pochi conoscono il suo esatto significato.
I BAGNI MISTERIOSI, il dono surrealista di De Chirico a Milano
# “Uomini immersi in quella specie di acqua-parquet”
L’opera è la Fontana dei Bagni Misteriosi realizzata da De Chirico quando, nel 1973, in occasione della XV Triennale di Milano, erano state allestite dodici opere, da collocare nel parco Sempione, con lo scopo di renderle fruibili dalla cittadinanza in un’iniziativa dal nome Contatto Arte-Città.
Foto: cristinaarduini da: www.fontanedimilano.it
L’artista così descrisse la sua opera: “Vedendo un ospite che attraversava una stanza riflettersi nello specchiante impiantito di parquet lucidato a cera, ebbi l’impressione che egli potesse affondarvi, come in una piscina, che vi si potesse muovere e addirittura nuotare. Così immaginai delle strane piscine con uomini immersi in quella specie di acqua-parquet, che si muovevano, giocavano e a volte si fermavano per conversare con altri uomini che stavano fuori dalla piscina-pavimento”.
# “Un pesce fuor d’acqua”
Nei Bagni Misteriosi della Triennale De Chirico ha rievocato l’amato mare di Volos, con il fiume Anavros che scende dalla montagna del Pelio, la cabina con la scala che affiora dall’acqua, la piattaforma rotonda, i due bagnanti, la pala policroma e un cigno enorme.
Bagni Misteriosi Triennale – Parco Semprione
Completa la strana opera un pesce, identico a quello presente in una tela del 1934, Il nuotatore misterioso, che però l’artista ha posto sul verde del prato, fuori dalla piscina. Sembra che il pesce rappresenti l’artista stesso che si vide sempre come un pesce fuor d’acqua.
L’opera venne lasciata in dono da De Chirico a Milano.
Debutta come ballerino al Teatro alla Scala, ma da sempre ama scrivere e capisce che la sua strada è quella di diventare autore di testi di canzoni. Diede vita a 2500 canzoni per i grandi della musica italiana, tra queste molti dei grandi successi del Molleggiato.
LUCIANO BERETTA: “il POETA del CLAN CELENTANO”
# Debutta come ballerino al Teatro alla Scala, ma il suo vero amore è la scrittura
Beretta
Nasce a Milano, in via Guglielmo Pepe, poi con la famiglia si trasferisce in via Garigliano. Si diploma e contemporaneamente debutta come ballerino, nella scuola della Scala. Passa poi al teatro di rivista, accanto ad Ugo Tognazzi e Wanda Osiris. A Luciano Beretta però è sempre piaciuto scrivere, così, quando crea “La colpa fu…” e la sente cantata al Festival di Sanremo del 1956 da un certo Ugo Molinari, giovane impettito emergente che si esibisce nel tempio della canzone in mezzo a quattro belle coriste, Beretta capisce che diventare autore di testi di canzoni è una via che desidera percorrere seriamente. Con Alberto Testa scrive “Vecchio Landò”, con Niny Comolli crea “Rosa la lavandaia” e con Eros Sciorilli da vita a “L’aria del mare”.
# Per Celentano ha scritto i testi di 45 brani musicali
Credits outpump – Celentano Sanremo
Luiciano Beretta, nato il 1 gennaio 1928, è stata una delle personalità più poliedriche del secolo scorso, uscite all’ombra della Madonnina. Ballerino e attore di rivista lo abbiamo detto, ma è stato anche scrittore e cantante. Quando il clan Celentano fonda la propria etichetta discografica, Beretta c’è e si mette subito all’opera per scrivere canzoni per quel sodalizio, un po’ troppo ricco di personalità forti, quindi litigioso.
Sono sue le parole de “Il ragazzo della via Gluck”, “La festa”, “Il problema più importante”, “Pitagora”, “Non esite l’amor” e “La coppia più bella del mondo”, tutti brani cantati dal “molleggiato” del quartiere di Greco. Per Celentano Beretta ha scritto 45 canzoni, oltre alle già citate, ricordiamo “Chi non lavora non fa l’amore” e le più recenti, “Splende la notte” e “Sound di verità”.
# Da Johnny Dorelli a Caterina Caselli
Alla fine degli anni ’50 per Johnny Dorelli comporrà “Un po’ di blues”, per Gino Paoli, all’inizio dei sessanta, “Devi sapere” e per Gianni Morandi diversi brani, tra cui “Il primo whisky”. Quest’ultimo lo scrisse insieme ad un altro grande milanese, Marcello Marchesi, con cui inizierà una collaborazione che durerà un paio d’anni, dando vita a “Che bella età”, canzone diventata poi sigla di un programma Tv.
Ma non è finita qui, perchè Luciano Beretta era un fiume di idee e di parole, così per Caterina Caselli scrive (insieme a Miki del Prete) un’altra storica canzone, l’indimenticabile “Nessuno mi può giudicare”. A sottolinerae la versatilità di questo genio del verbo, occorre citare “Bambino Pinocchio”, “Tutti abbiamo un cuore” e “Rascal-il mio amico orsetto”, scritte per Cristina d’Avena, che poi le ha naturalmente proposte ai più piccoli.
Una figura fondamentale per la carriera di Luciano Beretta è stata Elide Suligoj, la cantante e autrice scoperta da Nunzio Filogamo, che con il nostro artista milanese compone diversi brani (tra cui “Monica delle bambole”) resi popolari da Milva a metà degli anni ’70.
# Il ritiro sul lago di Garda
Luciano Beretta
Ad un certo punto della carriera, Beretta decide di ritirarsi sul lago di Garda, lontano dal chiasso del mondo dello spettacolo milanese. Morì l’ 11 gennaio 1994: nel decennale della scomparsa, la sua Milano pone una lapide sull’edificio di via Garigliano, al numero 3, casa da cui partì la carriera artistica di questo nostro autore, che diede vita a 2500 canzoni e che fu definito “il poeta del clan Celentano”.
La targa cita: “queste strade che, come la via Gluck, si snodavano un tempo fra campi e cascinali, devono a Luciano Beretta, poeta milanese, di essere entrate nel novero dei percorsi del cuore della nostalgia“.
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen
Un’infrastruttura da record con luci, colori e installazioni artistiche da attraversare a piedi, in bicicletta e con il monopattino.
Lo SPETTACOLARE TUNNEL solo per BICI e PEDONI più LUNGO del MONDO (Immagini)
# Ha una lunghezza di circa 3 km
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen
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Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Pareti tunnel Bergen
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen colori
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen monopattini
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen pattini
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen percorso
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen uscita
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen
Il Fyllingsdalstunnelen è stato inaugurato il 16 aprile 2023 a Bergen, in Norvegia. Il tunnel collega le nuove aree residenziali di Mindemyren, il quartiere universitario di Kronstad e uno dei luoghi di lavoro più grandi della contea, l’Haukeland University Hospital. Lo scavo attraversa il monte Løvstakken, alto poco meno di 500 metri.
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen percorso
Con i suoi 2,9 km di estensione è il tunnel ciclopedonale più lungo del mondo realizzato appositamente, secondo al mondo considerando il tunnel di Snoqualmie vicino a Seattle negli Stati Uniti di 3,6 km e che occupa una galleria ferroviaria abbandonata.
# Un risparmio di 6 km per i cittadini
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen uscita
Ci vogliono circa 8-10 minuti per attraversarlo in bicicletta o monopattino e 36 minuti a piedi. Senza questo tunnel il percorso sarebbe stato di quasi 6 km e 20 minuti più lungo. Le corsie pedonali e ciclabili sono larghe rispettivamente 2,5 e 3,5 metri e sono state installate 100 telecamere per la sicurezza. A fianco corre una linea tranviaria della cittadina e il tunnel serve anche da via di fuga per i passeggeri a bordo del tram.
# Uno spettacolo di luci e installazioni artistiche
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen pattini
Non è solo un tunnel da record, ma è anche uno spettacolo per gli occhi. Un progetto da 27 milioni di euro che presenta al suo interno un’illuminazione dinamica colorata che si attiva quando un ciclista o un pedone vi entra da entrambi i lati.
Credits Melissa & Chris Bruntlett FB – Tunnel Bergen
In questo modo gli utenti sono avvisati della presenza di quelli che provengono della direzione opposta. Lungo le pareti e al centro della rotonda sono presenti delle opere d’arte pensate per rendere più piacevole il viaggio al suo interno.
Uno degli edifici più eleganti di Milano rimasto nell’oblio da 40 anni. Da qualche mese sono partiti i cantieri per portare a compimento la definitiva trasformazione per ospitare le collezioni di arte moderna. Il 2024 sarà l’anno della svolta?
PALAZZO CITTERIO: storia e curiosità del PALAZZO STORICO “DIMENTICATO” del centro di MIlano
# Uno degli edifici più eleganti di Milano rimasto nell’oblio da 40 anni
Credits Andrea Cherchi – Giardino Palazzo Citterio
Palazzo Citterio è uno dei più bei palazzi del centro di Milano, in Via Brera 12 a fianco della Pinacoteca, da oltre 40 anni è finito dell’oblio eccetto che per alcuni recenti eventi legati alla moda e al design. Un classico edificio nobiliare del barocchetto settecentesco milanese con molta probabiltà risultato dell’unione di due edifici ancora più antichi. Si sviluppa su tre piani e sul fronte sono presenti degli eleganti balconcini in ferro arabescati.
Credits Andrea Cherchi – Giardino Palazzo Citterio
Nella corte interna c’è un meraviglioso giardino fiancheggiato da portici settecenteschi che si estende fino al vicino Orto Botanico di Brera. Nel 1972 è stato acquistato dallo Stato con l’obiettivo di allargare gli spazi espositivi del museo, iniziando il progetto della Grande Brera, ma è rimasto sempre chiuso e nel 2012 è stato persino occupato da un gruppo di attivisti.
# Gli interventi di riqualificazione nel corso degli anni
Credits Urbanfile– Nuove sale espositive Palazzo Citterio
Nel corso dei decenni passati dall’acquisizione da parte dello Stato sono stati diversi gli interventi di riqualificazione. Il primo è del 1987 con James Stirling, a cui ne sono seguiti altri come quello di Mario Bellini. Il più recente, non senza ostacoli burocratici, è stato tra il 2015 e il 2018 quando Palazzo Citterio è stato restaurato in base ai criteri stabiliti nel 2021 dalla Soprintendenza.
Credits Andrea Cherchi – Palazzo Citterio a Brera
Il risultato non aveva soddisfatto però James Bradburne, appena insiedatosi in quell’anno come Direttore della Pinacoteca di Brera, perché riteneva che non avrebbe consentito di realizzare un grande museo d’arte moderna. Chiese quindi di rivedere il progetto, approvato sempre nel 2021.
# Il progetto voluto da Bradburne con la scala in vetro monumentale
Tra le opere più importanti previste nel nuovo progetto, con un investimento complessivo di 23 milioni di euro, c’è un nuovo ingresso con una scala in vetro monumentale che comporta lo sfondamento di un soffitto. Sono in tutto 6500 i metri quadrati di spazio ritornati alla luce con l’obbiettivo di ospitare le collezioni del Novecento della Pinacoteca di Brera, esposizioni temporanee, sale per conferenze e proiezioni, bookshop e caffetteria.
Passerella Brera-Citterio
Bocciata invece l‘idea di una passerella aerea trasparente tra Brera e Citterio, sopra l’Orto Botanico, lunga circa 150 metri e alta tre, completamente in acciaio e vetro, con una pavimentazione in pietra.
# Cantiere partito a maggio 2023, obiettivo Grande Brera alla fine del 2024
Credits Urbanfile– Spazio per scala monumentale in vetro
Dopo un iter turbolento l’11 maggio 2023 sono finalmente partiti i lavori per portare a compimento gli interventi richiesti dall’attuale Direttore della Pinacoteca di Brera, che in teoria sarebbe dovuti essere già conclusi per consentire l’apertura alla visite delle collezioni a Palazzo Citterio già nel 2023. Se non ci saranno ulteriori intoppi la Grande Brera o Brera Modern diventerà realtà alla fine del 2024. Per farla funzionare serviranno però 40 nuove assunzioni. Sarà la volta buona?
Credits Andrea Cherchi - Porta Nuova vista grattacieli
Da tempo Milano vive un momento di grandissimo sviluppo e rigenerazione urbanistica, i progetti di riqualificazione e i nuovi grattacieli non si contano nemmeno più. Intere aree dismesse vengono rase al suolo, seguire tutti gli annunci di nuovi cantieri è davvero difficile. La cosa ci fa estremamente piacere, certamente, dopo decenni di degrado urbanistico se non un secolo di scempi e sventramenti che ben poche testimonianze degne di nota ci hanno lasciato, tutti questi nuovi edifici sono davvero una svolta importante.
Il COMUNE non deve essere un’AGENZIA IMMOBILIARE
Quasi un vero e proprio Rinascimento. Però, fatta la dovuta premessa, analizzando bene tutto questo sviluppo, ci si accorge che la stragrande parte delle nuove costruzioni sono residenze abitative a partire dai 5 mila euro al mq, uffici di aziende o enti privati, grandi aree commerciali distretti di enogastronomia. Certo sono state inaugurate delle nuove fermate della metropolitana, sono state create delle aiuole e installate delle panchine, vero, ma questo avviene in tutto il mondo!
Viene da domandarsi pertanto, alla fine cosa faccia davvero il comune, gestisce l’ordinario e mette all’asta terreni edificabili?
# La realtà non è entusiasmante quanto le aspettative
I rendering sono sempre spettacolari, accattivanti la realtà delle volte invece è un po’ meno entusiasmante rispetto alle aspettative. Da un lato svettano edifici avveniristici con terrazze panoramiche da dove ammirare lo skyline meneghino, sotto auto parcheggiate in doppia fila, sui marciapiedi, sugli spartitraffico. Una carenza di posti auto oramai drammatica. L’arredo urbano lascia parecchio a desiderare, come spesso abbiamo segnalato, così come la segnaletica stradale, il tanto verde promesso per ora si vede lussureggiante solo nei rendering. L’aria è irrespirabile, le strutture sportive a livello di base sono parecchio lontane dall’essere sufficienti…In attesa delle opere legate alle olimpiadi non ne vediamo di grandi opere destinate alla collettività in programma.
Credits: blog.urbanfile.org Arredo urbano Milano
Non è pianificata la riapertura dei Navigli, non lo è la costruzione di un vero terminal per gli autobus (quello schifo di Lampugnano è il peggior biglietto da visita che la città possa offrire!), non abbiamo mai sentito parlare di un grande giardino botanico come quelli esistenti a Londra, Ginevra Sydney. Nei paesi dell’hinterland spessissimo non arriva la metro e l’unico mezzo sul quale fare affidamento è la corriera che passa ogni 40 minuti.
# E ancora…
Credits Andrea Cherchi – Stadio Meazza
Del nuovo stadio o dei nuovi stadi si parla da anni ma pare oramai certo che MILAN e INTER andranno via da San Siro con il risultato di avere un enorme mastodontico stadio abbandonato in una distesa di asfalto cemento e sterpaglia. A livello scolastico molti edifici sono ancora in uno stato pietoso totalmente fuori dal tempo. Si sbandiera sempre e spesso a sproposito la bandiera lgbt allora si faccia finalmente un vero quartiere destinato alle attrazioni omosessuali. Manca una moschea, che piaccia o no i mussulmani in città sono tanti, inutile far finta che non esistano e lasciarli pregare in clandestinità. Potremmo andare avanti con l’elencare altre criticità ma ci fermiamo qui.
I miglioramenti sono evidenti non lo neghiamo ma pare esista una città che vada a due se non tre diverse velocità. Il Comune non deve limitarsi ad essere una agenzia di real estate.
Hai qualche problema o qualche intervento per migliorare Milano da segnalare? Scrivici qui: info@milanocittastato.it
ANDREA URBANO
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Circondati da rocce e alberi si può pranzare con i piedi ammollo nell’acqua fresca di una cascata. Dove si trova questo locale, cosa si mangia e quanto costa il menu.
MANGIARE dentro una CASCATA
# Seduti a tavola nel Parco Nazionale delle Cascate Krka
Lo scenario è quello del Parco Nazionale delle Cascate Krka nell’entroterra di Sibenik in Croazia, lungo la costa poco più a nord di Spalato, costituito nel 1985 ed esteso su un’area di 109kmq della parte più spettacolare del corso del fiume Krka e del tratto inferiore del fiume Cikola. Al suo interno si possono ammirare antichi mulini, camminare lungo sentieri e passerelle di legno e persino mangiare con i piedi immersi nell’acqua fredda. Accanto a una delle 7 spettacolari cascate del parco, Roški slap, c’è infatti l’agriturismo Seosko Domacinstvo Kristijan, che dispone di tavoli in legno all’aperto, al coperto all’interno di un vecchio mulino di pietra, e nell’acqua, dove scende una piccola cascata del complesso di Roški slap.
Circondati da rocce e alberi si può pranzare mentre l’acqua scorre tra le gambe degustando un menu fisso, da 30 euro a persona che comprende: un tagliere di salumi, uno di formaggi, verdure, pane e bevande. Per raggiungerlo si può scegliere se camminare tra le cascate oppure passare per una seconda strada di accesso. La prenotazione non è possibile e pertanto è consigliato arrivare in anticipo per ridurre l’attesa dato che i tavoli nell’acqua sono solo cinque.
Per provare l’esperienza unica di mangiare dentro una cascata bisogna acquistare il biglietto per la visita del parco. Il prezzo varia in base ai periodi dell’anno: 40 euro ad agosto e settembre, 20 euro a ottobre e novembre e 10 a dicembre. Ci sono diverse entrate. Per chi arriva in auto è consigliata quella di Lozovac dove si può sostare in un parcheggio gratuito e da cui è possibile visitare le cascate di Skradinski buk. La cascata di Roski Slap e l’agriturismo distano 20 minuti di auto. In alternativa sono disponibili dei tour guidati in bus da Spalto o Trogir.
Prendiamo due capitani d’industria illuminati come Cristoforo Benigno Crespi e il figlio Silvio Benigno, un bassopiano triangolare all’interno del suggestivo Parco dell’Adda Nord, la voglia di costruire il perfetto borgo operaio nell’epoca della rivoluzione industriale e abbiamo creato Crespi D’Adda, il primo villaggio industriale d’Europa.
Forse non tutti sanno che, a neanche 40 km da Milano, nel 1878 Cristoforo Benigno Crespi costruì il suo piccolo e personalissimo feudo, dove il suo castello e il suo cotonificio scandivano la vita degli abitanti del villaggio come incarnazioni perpetue della sua autorità e filantropia.
I segreti di CRESPI D’ADDA: Paradiso socialista o villaggio INFERNALE?
# Paradiso socialista…
Tutte le famiglie residenti avevano un membro all’interno della fabbrica, un dottore da cui farsi auscultare, una chiesa in cui pregare, una scuola per i propri figli, un lavatoio pubblico e una casa in cui dormire.
Ed era proprio la casa a rappresentare la posizione sociale delle famiglie all’interno del villaggio. Ancora oggi Crespi d’Adda annovera diversi tipi di abitazioni, identiche tra loro per posizione lavorativa dell’epoca. Abbiamo i palazzotti gialli dei primi operai, le villette bifamiliari con giardino degli operai specializzati e dei capufficio, le ville hollywoodiane dei dirigenti e di chiunque ricoprisse una posizione privilegiata. Il tutto organizzato in quattro vie ai piedi della fabbrica e del castello, per non far dimenticare il motivo di cotanta generosità.
Casa bifamiliare operaiaCasa dirigenziale
All’interno di questo microcosmo autosufficiente non poteva certo mancare un cimitero per compiangere i proprio cari: una landa desolata di piccole croci ai piedi del maestoso mausoleo sede della cappella dei Crespi.
Cimitero di Crespi
Di sicuro c’è che quando quelli dell’Unesco hanno inserito Crespi D’Adda tra i siti del Patrimonio Mondiale della Cultura, non potevano mica sapere che tutta questa particolarità architettonica e urbanistica, unitamente al singolare posizionamento in una conca tra la confluenza di due fiumi, avrebbe donato al villaggio un che di sinistro e inquietante con conseguente nomea di luogo di culti satanici.
# …o villaggio dannato?
Noi che ci siamo nati abbiamo sempre sfruttato questa leggenda per movimentare le nostre noiose serate di provincia con vere e proprie spedizioni di coraggio al cimitero, sfidando la presenza di presunti “incappucciati” che di notte si nascondevano dietro i cipressi del viale di ingresso per catturare gatti neri o compiere riti mefistofelici di svariata natura.
Ogni volta che si parlava di Crespi c’era sempre qualcuno pronto a giurare che qualche “amico di amici” era stato strattonato da satanisti, anche se a ben vedere, vista l’esigua densità di abitanti del comune di Capriate San Gervasio Crespi, questi amici di amici sarebbero dovuti essere, con ogni probabilità, cugini di secondo grado o vicini di casa.
Oppure si raccontava di persone morte di spavento trovate appese al cancellodel cimitero stroncati da un infarto nell’eroica impresa di scavalcarlo; di coppiette in cerca di intimità interrotte da maniaci pronti a rapirli per sacrifici umani; di animali sgozzati ritrovati nel greto dei fiumi.
Insomma, il villaggio di Crespi conosce delle notti molto movimentate per essere un borgo di 10 case, un parrucchiere e un minimarket.
Di vero c’è che anche il principe dell’horror Dario Argento ha voluto il cimitero di Crespi in Profondo Rosso e che Le Bestie di Satana tra il 1994 e il 1998 “impararono” proprio lì i loro riti.
Ma nonostante la lugubre aurea, la storia di questo piccolo villaggio industriale di 400 anime e 85 ettari perfettamente conservati, è arrivata anche al Padiglione Zero dell’Expo 2015 dove un grande plastico di Crespi D’Adda lo ha consacrato tappa significativa della lunga lotta verso l’evoluzione civile.