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La città stato di BERLINO: 81.000 EURO a CLUB o location per eventi. “A Berlino sono una priorità”. E a Milano?

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Credits: parkettchannel.it - Club

Pubblichiamo articolo di Alessandro Longo per “Berlino Magazine” – Berlino darà 81mila € ad ogni club, sala da concerto e festival culturale per non farlo chiudere

La città stato di BERLINO: 81.000 EURO a CLUB o location per eventi. “A Berlino sono una priorità”. E a Milano?

#Il Senato di Berlino ha deciso di aiutare direttamente club come il Kater Blau o il Tresor, chiusi ormai dal 14 marzo a causa del Coronavirus

I club berlinesi sono ancora chiusi fino a data da definirsi. Il progressivo alleggerimento del lockdown non ha ancora interessato la vita notturna berlinese, congelata dal 14 marzo. Mesi e mesi senza guadagni hanno portato molti locali sul lastrico: per un’industria così precaria bollette e affitti possono essere letali e portare a chiusure e licenziamenti. Così, se da una parte molti club si sono reinventati come biergarten o ristoranti, l’associazione di categoria, la Clubcomission, ha richiesto a gran voce aiuti statali per garantire la sopravvivenza. Il Governo Federale ha di recente presentato il piano Neustart Kultur dimostrando un forte interesse da parte del mondo politico verso la cultura e l’intrattenimento. Oggi, sono state rese note quali cifre hanno effettivamente ricevuto i club da parte del governo regionale, il Senato di Berlino. Secondo quanto dichiarato al Tagesspiel da Georg Kössler (Verdi), durante un’interrogazione parlamentare, sono 46 i club ad aver ricevuto i sussidi. Ogni club ha ricevuto 81.429 euro, di cui il 70% è già stato versato.

# Kössler: “I club devono sopravvivere”

Nel corso del suo intervento al Senato, Kössler ha dichiarato per iscritto: “Dobbiamo fare in modo che i club non falliscano, perché rappresentano una parte importante di Berlino e sono una delle industrie più colpite dalla crisi del Coronavirus. Mi aspetto che il Senato continui a sostenere i club, se necessario. Voglio che la gente possa ballare e festeggiare di nuovo insieme quando l’era del Corona sarà finita, e i nostri club devono sopravvivere per questo“. Molti dei club più noti di Berlino sono stati aiutati: tra questi il Tresor, il Kater Blau.

# Una rilevanza economica e culturale

I club sono l’asse portante della nightlife berlinese, celebre in tutto il mondo. Queste istituzioni sono un simbolo di libertà ed edonismo e rendono la capitale tedesca un luogo unico. Ma essi sono anche un importante fattore economico per il turismo berlinese e per molti cittadini impiegati in questa industria. Secondo un report della Clubcommission i club nel 2018 hanno fatturato 1,48 miliardi di euro. Di recente, i club sono stati riconosciuti come enti culturali. Si tratta di una mossa importante per agevolare l’acquisto dei terreni da parte dei club, che sono spesso minacciate da speculatori immobiliari e dalla gentrificazione. Il recente caso del Griessmuehle ha dimostrato che anche club rilevanti sono minacciati dalle mutazioni del mercato immobiliare.

Fonte articolo originale: Berlino Magazine

# Se Milano fosse città stato avrebbe potuto replicare l’iniziativa berlinese e salvare molte attività della vita notturna

Berlino ha messo a disposizione dei club e locali notturni quasi 4 milioni di euro grazie al piano Neustart Kultur, garantendo la sopravvivenza vista la perdurante chiusura a causa delle disposizioni di sicurezza contro il Covid-19. Milano dal canto suo può poco e a parte il progetto “Aria di Cultura”, che consiste in piano di comunicazione integrato con un calendario per aiutare gli operatori culturali a promuoversi meglio, e con un buco previsto di oltre 400 milioni nel bilancio comunale ha poco spazio di azione e non potrebbe comunque far nulla visto che non ha alcun potere a riguardo. Molti locali in città hanno chiuso e altri stanno chiudendo per l’impossibilità di produrre fatturato.

Purtroppo solo la Regione Lombardia può decidere di destinare risorse per questo tipo di interventi e prevedere piani strutturali: questo è quindi un altro esempio lampante di come la nostra città abbia urgenza di ottenere l’autonomia per tutelare i propri cittadini e garantire la prosperità e la sussistenza delle attività commerciali, anche in caso di crisi sistemiche come l’attuale causata dall’emergenza Coronavirus.

Leggi anche: I dieci effetti di Milano città stato più votati dai milanesi: al primo posto portare Milano a livello delle PRIME AL MONDO

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FUOCO AMICO su SALA: Calenda e Tajani contro le sue ultime dichiarazioni

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Sala si deve guardare alle spalle? Nelle ultime ore sono arrivate delle dure prese di posizione contro alcune sue dichiarazioni. Ma non si tratta di critiche provenienti dall’opposizione, bensì da chi fa parte del suo schieramento politico. Come Calenda che da quando è uscito dal PD è stato spesso vicino alle posizioni del sindaco e, soprattutto, Cristina Tajani, assessora della giunta Sala. Si tratta di manovre di disgregazione piuttosto frequenti nella tradizione della sinistra italiana oppure di un gioco delle parti in vista delle amministrative per aggregare consensi anche da parte di chi è rimasto scottato dalle uscite di Sala?

Pubblichiamo articoli di Fabio Massa per “affaritialiani.it”Calenda avverte Sala su M5S: “Se si accorda, noi corriamo contro” – Smart working e gabbie salariali: Tajani non la pensa come il sindaco Sala

FUOCO AMICO su SALA: Calenda e Tajani contro le sue ultime dichiarazioni

# Calenda all’attacco di Sala: No alle gabbie salariali. E se si allea con il M5S noi non lo sosterremo

Carlo Calenda lo scandisce chiaro e tondo, rispondendo a una domanda di Affaritaliani.it Milano: “Se Beppe Sala sceglie di allearsi con il Movimento 5 Stelle, Azione non sosterrà Beppe Sala“. La motivazione è chiara: “Noi siamo nati per non sottometterci ai comunisti sovranisti, e quindi non andremo mai con la Lega e mai con il Movimento 5 Stelle. Già il fatto che Beppe Sala stimi Beppe Grillo vuol dire che abbiamo opinioni differenti. Vorrei anche dire a Sala di stare attento a fare alleanze con i pentastellati. Perché poi, in caso di vittoria, bisogna governare. E in un Paese come l’Italia, il Paese dei veti, generalmente vince chi dice sempre no rispetto a chi vuol fare le cose“. Sempre sollecitato da Affari, Calenda spiega anche la sua posizione su smart working e gabbie salariali, le ultime due polemiche innescate proprio da riflessioni del primo cittadino. “Quella sullo smart working è una questione di lana caprina. E’ ovvio che non possiamo pensare di vivere una esistenza orribile come quella che si prefigurerebbe se stessimo a lavorare sempre chiusi in casa. Ce li vediamo i nostri figli a fare sempre scuola da remoto? E’ vero che con la Azzolina potremmo arrivare anche a questo, però è una cosa insostenibile. La normalità non può essere lo smartworking. Anche se questa emergenza ci ha insegnato che certe cose si possono fare anche da remoto“. Sulla differenziazione di stipendio tra nord e sud, invece, Calenda la pensa all’opposto di Sala: “No alle gabbie salariali, non sono una soluzione. Non si può pensare che lo stesso lavoro venga pagato diversamente da nord a sud. Sì invece alla contrattazione di secondo livello“.

# Tajani: no alle gabbie salariali, sì allo Smart working

Due risposte, nei fatti anche molto dure. Politicamente significative. Beppe Sala ha detto: “Torniamo al lavoro”, criticando lo smart working. E lei, Cristina Tajani, assessore al Lavoro, già nella giunta Pisapia, non ha fatto altro che presentare, a una manciata di ore, i risultati del “lavoro agile” che davano produttività e soddisfazione in aumento. Insomma il sindaco di Milano dice stop, la ricerca condotta dal Comune di Milano dice “go”. Poteva essere un caso isolato. E invece arriva la polemica sulle gabbie salariali. E che cosa fa Cristina Tajani? Ripete lo schema. Posta questo: “A proposito del dibattito su salari e pubblico impiego, pensando a soluzioni nuove non a vecchie ricette. Tra le azioni di cui sono più orgogliosa, come assessora al personale, concluse in questo mandato, vi è la chiusura del contratto integrativo decentrato per i dipendenti del Comune“. E bla bla bla fino alla conclusione: “Guardando avanti e non indietro. E lo abbiamo fatto“. Come dire: caro sindaco ma le soluzioni che proponi sono vecchie, in Comune abbiamo già risolto il problema. Messaggi politicamente forti.

Fonte articoli originali:
Calenda avverte Sala su M5S: “Se si accorda, noi corriamo contro”
Smart working e gabbie salariali: Tajani non la pensa come il sindaco Sala

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Alla CONQUISTA di TORTONA: 5 ragioni per annetterla a Milano

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Credits: paesionline.it - Tortona

Una battuta d’arresto, un evento imprevedibile ha colpito la città di Milano e la Lombardia con conseguenze drammatiche. Aleggiano sopra di noi rassegnazione e disincanto, l’atmosfera ideale per un film di Wim Wenders, ma chi conosce la storia della nostra città sa bene che un evento, per quanto drammatico non potrà mai piegarci: pestilenze, assedi, siamo sopravvissuti ai Savoia e al fascismo, ai bombardamenti e alle catastrofiche speculazioni edilizie post belliche e ne usciremo con un rinnovato grande slancio.

Questa dolorosa esperienza però ci ha fatto percepire ancora di più i nostri limiti non solo organizzativi ma anche fisici e geografici, la mancanza di spazio per crescere e la mancanza di uno sbocco diretto al mare. La storia ha visto Milano protagonista, ma anche visto ridursi i territori del proprio “impero”, le hanno sottratto province e territori che hanno avuto o hanno tuttora un forte legame con Milano non solo geografico ma soprattutto culturale e che per una naturale appartenenza dovrebbero rientrare nei confini della Grande Milano, perlomeno della Lombardia. Consapevoli che nel 2020 non sia possibile organizzare eserciti di volontari e assoldare mercenari per conquistare lande e borghi, né che sia accettabile ordire in segreto trame per sovvertire municipi, pensiamo che si possa pero’ aprire un sereno dibattito affinché chi lo desideri possa entrare nei nostri confini.

Quali potrebbero essere i territori pronti a sventolare il loro gonfalone assieme al nostro? Iniziamo da Tortona.

Alla CONQUISTA di TORTONA: 5 ragioni per annetterla a Milano

# Un legame antichissimo, profondo, mistico e misterioso, reciso dai Savoia

Tortona ha con Milano un legame antichissimo, profondo, mistico e misterioso, reciso dai Savoia. Già sul finire del 500 d.c. facente parte del ducato di Pavia, nel 900 d.c, a seguito di una riorganizzazione territoriale carolingia, divenne alleata di Milano.
Tanto forte fu il legame, che durante l’attacco del Barbarossa Tortona non esitò a schierarsi con Milano a difesa della libertà contro la tirannia e fu distrutta e saccheggiata dai pavesi, alleati del Barbarossa, ma presto ricostruita grazie all’aiuto dei milanesi.
Passò poi sotto i Visconti e gli Sforza, subì il dominio spagnolo come Milano e come lei divenne provincia austriaca, poi sottratta dai Savoia nel 1738. Divenne poi francese e infine definitivamente sabauda, interrompendo bruscamente cosi’ il plurisecolare legame con Milano.

Un legame quasi mistico e misterioso quello tra le due città, che si perde nella leggenda e nel mito:”Dal tardo impero si costituì un misterioso e profondo legame spirituale fra Terdona, l’antico nome di Tortona, e Milano: Milano fu sempre sollecita ad aiutare Tortona e ne ricostruì più volte il borgo distrutto dai nemici. Un legame che passò per i primi vescovi di Terdona fra cui il nobile Innocenzio Quinzio. Era come se Milano fosse in debito morale con Tortona o come se avessero un grande interesse in comune.”

# Perché Tortona deve essere annessa a Milano

#1 I santi Nazario e Celso ad esempio soggiornarono a Tortona e furono martirizzati a Milano, i resti dei Re Magi sono sepolti in San Eustorgio in Milano. Tre erano i doni portati dai santi Re al Dio neonato, questo il legame. Milano sapeva del Tesoro spirituale nascosto in Terdona e garantiva l’indipendenza e la sopravvivenza di Tortona.

#2 Il Duomo di Tortona fu progettato del noto architetto milanese Pellegrino Tibaldi, amico dell’arcivescovo di Milano San Carlo Borromeo

#3 Il dialetto rientra nel dialetti oltrepadani di forte matrice lombarda. Molte infatti le similitudini con il dialetto meneghino.

#4  Tortona risulta essere il corridoio naturale per congiungere Milano al mare e fornirci quello sbocco che è sempre mancato, oltre ad essere un territorio poco considerato dal centralismo torinese, che provoca più di un malcontento nel territorio alessandrino e che con un ritorno alla Lombardia o al “Granducato” di Milano vivrebbe un momento di grande rilancio viste le sue notevoli potenzialità turistiche che al momento non vengono valorizzate.

#5 I cittadini prediligono già Milano per lo studio e la sanità e la raggiungono più facilmente rispetto a Torino

ANDREA URBANO

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10 destinazioni da raggiungere in TRENO da Milano per una gita o per una breve vacanza

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Credits lafrancymilano77 IG - Spiaggia la Cinta di San Teodoro

Per chi dispone di poco tempo ecco proprio 10 destinazioni raggiungibili in treno a/r in giornata.

10 destinazioni da raggiungere in TRENO da Milano per una gita o per una breve vacanza

1. Colico, il “paradiso degli sportivi” (1h 37)

Surf, kite surf, windsurf, vela. Il paradiso degli sportivi sulla punta del lago di Como, dove tira sempre una brezza fresca e il lago è più pulito. Non solo: un’ampia spiaggia, tanto verde, ciclabili, sentieri e il battello. Un treno parte ai venti di ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale, si arriva a Colico dopo un’ora e trentasette minuti. Per chi lo vuole usare come base per vacanze di prossimità è comodo per raggiungere belle località come Chiavenna, Tirano o Madesimo. 

2. Varenna-Bellagio, la “perla del lago di Como” (1h13)

Trekking, paese caratteristico, la perla del lago di Como, il gelato di Bellagio. Stesso treno dalla Centrale (ai venti di ogni ora, a partire dalle 6.20), si arriva a Varenna-Esino dopo un’ora e tredici minuti. Cinque minuti e si è sul lungolago da dove si possono prendere battelli e traghetti per Bellagio. Come base per una breve vacanza Varenna e Bellaggio sono perfette per girare il lago o per salire sui monti tra i due rami del lago. Perfetto per una vacanza d’altri tempi: il soggiorno al lago era una delle mete più esclusive per l’aristocrazia europea di ottocento-inizio novecento.

3. Vigevano e la sua piazza (31′)

La piazza più bella d’Italia, negozi di scarpe, la prima città lombarda ad aver ottenuto in epoca moderna “il titolo di città”. A partire dalle 6.42 ogni ora da Porta Genova parte un treno che arriva a Vigevano in 31 minuti. Per gli appassionati della grande Milano è anche una delle località che, fuori dalla provincia, dovrebbero essere reincorporate nella cintura metropolitana. Per chi voglia trascorrere una vacanza di prossimità, è la base giusta per vivere e scoprire gli angoli più suggestivi del parco del Ticino. 

4. Morbegno, la porta della Valtellina (1h 39)

La porta della Valtellina. Si può mangiare nei crotti, camminare sulle Alpi Retiche o sulle Orobiche, andare in bici lungo l’Adda, rinfrescarsi nel Bitto. Sempre in treno si può anche arrivare all’Aprica, con 10 minuti di bus. Se si prosegue fino a Tirano si può prendere il Bernina Express. Ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale parte un treno che arriva Morbegno in un’ora e trentanove.

5. Verbania, la “capitale” del lago Maggiore (1.15)

La “capitale” del lago Maggiore, ideale per respirare un po’ di spleen, di male di vivere, di genuina inquietudine, ispira poesie maledette. Il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Verbania-Pallanza dopo un’ora e 15 minuti. Altri treni praticamente ogni ora. L’estate 2020 il lago Maggiore sta diventando una delle grandi sorprese.

6. Arona e le sue palafitte (0.53)

arona
arona

Si arriva con ferrovie dello stato o ferrovie nord. Ha il fascino della città di mare pur essendo sul lago. Nel comune si trova il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, compreso tra i “siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi“, dal 2011 nell’elenco del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva ad Arona dopo 53 minuti. Altri treni praticamente ogni ora.

7. Isola Bella (Stresa) (1.08)

L’isola dei pescatori, uno dei giardini più belli d’Italia. Villa Borromeo. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Stresa dopo un’ora e otto minuti. Altri treni praticamente ogni ora. Da Stresa in pochi minuti un battello porta sull’Isola Bella.

8. Sirmione, la perla del Garda (0.51)

sirmione
sirmione

Le terme, il centro storico antico, meglio di Desenzano perché è più caratteristica, piena di tedeschi. Ed è anche vicina a Gardaland.
Anche tre treni all’ora dalla Centrale raggiungono la stazione di Desenzano-Sirmione in 51 minuti/1 ora.

9. Cremona e la bassa lombarda (1.10)

La città di violini, liuteria, la città del Torrazzo e delle tre t. Dalla Centrale un treno all’ora a partire dalle 6.20 in un’ora e dieci siamo a Cremona. Per una vacanza alternativa in cui riscoprire le città della bassa lombarda.

10. Recco (Liguria Levante) (2.29)

Per la spiaggia, il cibo e la pallanuoto meglio di Santa Margherita. Portofino a due passi, grigliate di pesce e focacce. Per chi vuole spiagge più spaziose: Cavi di Lavagna. Altre alternative: Sestri Levante, Levanto o, per chi ha più pazienza, Monterosso e la scarpinata lungo le cinque terre. Il primo diretto parte dalla Centrale alle 7.25 e arriva a Recco in 2 ore e 29 minuti. Stessa durata (2.25) in direzione opposta: VENEZIA.

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Indiscrezione: SALA ministro in un futuro GOVERNO DRAGHI?

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Sala e Draghi

Pubblichiamo articolo di Fabio Massa per “affaritaliani.it” – Al telefono con Draghi Sala e Giorgetti: ipotesi di un accordo con il M5S

Indiscrezione: SALA ministro in un futuro GOVERNO DRAGHI?

Pare che Mario Draghi, spessissimo, si senta con Giancarlo Giorgetti e con Beppe Sala. E ogni tanto lo si vede passeggiare in Galleria Vittorio Emanuele, circondato dalla scorta. Mario Draghi è uno di quei nomi spendibili per la presidenza della Repubblica ma anche per la premiership. E allora, se davvero Conte non dovesse farcela a reggere all’ultimo assalto, cosa tutta da verificare sul campo considerato l’alto tasso di gradimento, potrebbe scendere in campo lui. Il che non è una novità, per Mario Draghi. Certo, il Quirinale è il Quirinale. Ma è difficile dire di no alla premiership se è proprio il Quirinale che te lo chiede. E i rapporti con Beppe Sala e con Giancarlo Giorgetti sono assai stretti. Sala lo ha proprio dichiarato, in varie interviste. Giorgetti invece le interviste le evita, ma pare che abbia studiato una coalizione di governo ampia, con parte della Lega (un modo per mettere in difficoltà Salvini), il Partito Democratico e parte del Movimento 5 Stelle. La conseguenza è un posto da ministro per Sala e per Giorgetti, che rappresenterebbero così i due esponenti per il rilancio del Nord produttivo. Ipotesi, fantascienza. Che però è interessante, anche a livello locale. Non è un segreto infatti che Beppe Sala parla spesso anche con Beppe Grillo. E c’è chi ipotizza che partiranno presto trattative a priori per cercare convergenze in vista delle elezioni del prossimo anno. Con buona pace dei renziani, che li vedono come il fumo negli occhi, i grillini potrebbero decidere per fare un asse e una alleanza fin da subito. Niente convergenza al secondo turno, ma alleanza organica e completa. E’ presto, ovviamente, e le ipotesi potrebbero rivelarsi solo fantasie. Ma i movimenti ci sono.

Articolo originale: affaritaliani.it

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Il LIDO DI MILANO rimane CHIUSO tutta l’estate

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Credits: Urbanfile – Lido di Milano

La piscina simbolo di Milano, nonché centro polisportivo, il lido più gettonato dopo l’Idroscalo, rimane chiuso fino all’estate 2021. Dopo il Covid, le discriminazioni e le falle nei collegamenti aerei o stradali con le località di villeggiatura, per i milanesi non c’è pace neppure a casa loro. 

Il LIDO DI MILANO rimane CHIUSO tutta l’estate

# Un fatto grave che la piscina più grande di Milano non riapra: eppure tutto rimane nel silenzio

Sul sito di milanosport campeggia questo avviso “Il Centro Balneare Lido resterà chiuso” e tale rimarrà per tutta la stagione. Questa mancata riapertura, al contrario di altre piscine o centri sportivi milanesi che hanno riaperto, arriva in un momento in cui a causa dell’emergenza Covid-19 viaggiare è e sarà molto complicato: basti pensare alle decine di chilometri di code per raggiungere la vicina Liguria oppure al rischio di dover ritornare a casa in caso di febbre superiore ai 37,5 gradi misurata alla reception degli hotel.

Fa rabbia pensare che la piscina più grande di Milano rimanga chiusa perché l’attività di manutenzione ha subìto ritardi, nonostante il tempo di chiusura causa Covid-19 avrebbe consentito di lavorare senza interruzioni per consentire ai cittadini di uno spazio di ristoro e divertimento importante per la città.

Il Lido di Milano non è solo una piscina, ma un luogo storico di ritrovo delle estati milanesi che negli anni si arricchito di attività a attrazioni, facendone un centro polifunzionale senza eguali. La storia e il prestigio della “piscina dei milanesi” avrebbe dovuto far compiere uno sforzo maggiore, al Comune di Milano e a MilanoSport, per riaprirla nei tempi previsti. Perché si perde sempre l’occasione per valorizzare il patrimonio della comunità?

# La storia del Lido di Milano

Credits: Milano sparita e da ricordare – Lido di Milano anni ’60

Il Lido di Milano fu inaugurato nel 1932, prometteva ai milanesi “piacevolezze balneari” e faceva parte di un ambizioso progetto urbanistico il cui intento era dotare Milano di una vera e propria “città dello sport”. In seguito acquistato dal Comune, venne trasformato in uno spazio polivalente per attività sportive e ludiche.

Accanto all’immensa piscina vennero costruite varie strutture che ne arricchirono e ampliarono le possibilità di utilizzo anche sportivo come campi da tennis coperti e scoperti, campi di calcio a 5 scoperti, mentre la Rotonda che si erge in fondo al parco, ospita una grande luminosa palestra per la pratica del fitness, e una LIDOTECA per feste di compleanno e/o a tema rivolte a bambini e ragazzi fino ai 13 anni. All’interno del centro sportivo c’è spazio anche per un campo da MINIGOLF omologato dalla Federazione Italiana Golf Su Pista (F.I.G.S.P.) che ospita i campionati internazionali.

Fonte: milanosport.it

FABIO MARCOMIN

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🔴 BEPPE SALA: “Il settore pubblico italiano deve essere riformato!”

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Credits: inews24.it - Beppe Sala

Pubblichiamo articolo de “Il Giorno” – Sala: “Parte della città è ferma per chi lavora da casa”

Non arretra, il sindaco Giuseppe Sala. Né sulla necessità di superare il lavoro a distanza né sulla necessità di avere salari differenziati in base al diverso costo della vita nelle varie regioni.

🔴BEPPE SALA: “Il settore pubblico italiano va riformato!”

# Il Sindaco: “Se vogliamo fare un passo avanti rispetto al mondo del pubblico è necessario pensare ad una riforma significativa

Quanto al lavoro da casa, Sala torna a ribadire la sua posizione dai microfoni di Sky: “È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c’è una necessità di smart working, però non consideriamola normalità. Se dovessimo considerarlo normalità – prosegue il primo cittadino – dovremmo ripensare la città e ripensare la città richiede tempo. Mi dicono che difendo bar e ristoranti: certo che li difendo, ma non penso solo a loro, penso ai taxi, a tutto il mondo dello spettacolo, gente che normalmente non ha un contratto, vive se lavora. Che fanno queste persone se la città è vuota?“. Quindi il tema dei salari, che nei giorni scorsi ha innescato la reazione risentita del Meridione. Stavolta Sala parla ai microfoni Rai. “Ogni città ha le sue peculiarità ed è necessario affrontare la questione. Se vogliamo fare un passo avanti rispetto al mondo del pubblico è necessario pensare ad una riforma significativa. Faccio tre osservazioni. La prima è che nel mondo del privato tra Nord e Sud ci sono differenze di retribuzione significative, lo Svimez parla di un 20%. Ma se si tocca il pubblico questo diventa un tabù. Di pubblico non si può discutere e questo diventa un problema. In Italia ci sono 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici e tutti noi spesso ci lamentiamo di come funziona il sistema pubblico, ma se si tenta di ipotizzare qualcosa che vada verso una riforma delle regole c’è l’alzata di scudi. C’è una contrattazione nazionale che definisce le regole con cui viene gestito il lavoro pubblico ma c’è anche una contrattazione locale ed è a quella a cui io mi riferisco. A Milano abbiamo siglato con i rappresentanti sindacali e i nostri dipendenti un accordo integrativo che mira a concedere una variabilità nello stipendio in funzione della performance che per un dipendente pubblico deve voler dire una cosa, il servizio al cittadino“.

# Il segretario Cgil Milano: “Milano deve contribuire ad unire il Paese e non a dividerlo di più

E sul tema interviene anche Massimo Bonini, segretario della Cgil di Milano: “L’argomento non va preso dal punto di vista Nord e Sud. Tra il Nord e il Sud del Paese ci sono già troppe disuguaglianze e Milano deve contribuire ad unire il Paese e non a dividerlo di più“.

Fonte articolo originale: Il Giorno

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Il TEST RAPIDO COREANO sperimentato IN VENETO e a breve IN LOMBARDIA

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Credits: corriere.it - Test coreano

Fonte: intervista di Laura Cuppini a Roberto Rigoli, primario di Microbiologia all’Ospedale di Treviso e vicepresidente nazionale dei microbiologi:  per “Il Corriere” – Articolo: Il test rapido coreano sperimentato in Veneto (e forse anche in Lombardia)

Il TEST RAPIDO COREANO sperimentato IN VENETO e a breve IN LOMBARDIA

# I risultati arrivano in meno di 10 minuti

Un test che fornisce una risposta in meno di 10 minuti: positivo a Sars-CoV-2, negativo a Sars-CoV-2. Si tratta di un test rapido prodotto in Corea del Sud che viene già utilizzato in Veneto e ha il vantaggio di evidenziare la presenza del virus.

Sul Corriere della Sera, il primario di Microbiologia all’Ospedale di Treviso e vicepresidente nazionale dei microbiologi, Roberto Rigoli, chiarisce sul suo funzionamento: “Non è sensibile agli anticorpi, come i test precedenti, ma al germe stesso. Abbiamo chiesto alla ditta sudcoreana di spedirci alcuni dispositivi in prova perché riteniamo che il test rapido possa rappresentare un approccio diagnostico nuovo necessario per affrontare i nuovi focolai: nelle ultime settimane le manifestazioni del virus si sono spostate dagli ospedali al territorio. In Veneto assistiamo alla comparsa di focolai, legati soprattutto a casi di importazione da altri Paesi, come il caso dell’imprenditore tornato dalla Serbia o al più recente rientro di persone dal Kosovo“.

# Come funziona e quanto costa

Il test costa 12 euro, contro i 18 di un normale tampone. Lo sta sperimentando l’Ulss 2 della Marca Trevigiana che, ha annunciato il presidente Luca Zaia, “metterà i dati a disposizione dell’Istituto Spallanzani di Roma e al Ministero della Salute affinché si prenda in considerazione la possibilità di inserire il test diagnostico nel Piano di sanità pubblica“.

Il test viene eseguito nel seguente modo: si effettua il tampone rinofaringeo esattamente con la stessa modalità che viene indicata nella metodica classica; il tampone viene stemperato in una provetta con un liquido che stabilizza l’antigene; infine vengono depositate alcune gocce su di un supporto (simile a quello utilizzato per il test di gravidanza) comunemente chiamato “saponetta”. Il liquido inizia a migrare e, se è presente l’antigene virale, questo viene catturato in una zona dove precedentemente sono stati fissati anticorpi specifici verso Covid-19. In caso di positività il legame genera una reazione cromatografica che genera una banda rossa facilmente rilevabile ad occhio nudo” spiega Rigoli. Il test è stato provato su oltre un migliaio di soggetti. “È uno screening per cui non facciamo diagnosi definitiva: i casi positivi vengono confermati con la biologia molecolare. La velocità dell’analisi ci consente però di isolare immediatamente il positivo». Stanno utilizzando il dispositivo Treviso, Vicenza e Trento. Anche in Lombardia dovrebbe partire presto uno studio.

# Professor Rigoli, il test dà risultati veritieri?

Sì, su un migliaio di campioni analizzati in doppio, cioè con la controprova della biologia molecolare, abbiamo avuto solo un falso positivo e nessun falso negativo. Però dobbiamo procedere con il lavoro perché finora abbiamo testato solo 40 positivi, per avere dati più consistenti dobbiamo arrivare almeno ad analizzare in doppio 100 soggetti positivi. Il punto è che di soggetti infetti, per fortuna, ce ne sono pochi in circolazione“.

# Che differenza c’è tra i dispositivi per la ricerca di anticorpi e quelli che rilevano la presenza del virus?

I primi mostrano se c’è stata l’infezione, ma non sono in grado di escludere l’eventuale presenza del virus. Al contrario, il test che stiamo utilizzando in Veneto dà una risposta sulla situazione attuale del paziente, ovvero se nel suo rinofaringe c’è il virus“.

# Chiunque può eseguire il test rapido, anche a domicilio?

No, si tratta di un tampone, quindi serve una preparazione per prelevare il campione correttamente. Non può farlo un semplice cittadino, ma certamente è uno strumento utile per i medici di famiglia, che possono sapere in tempo reale se un paziente con sintomi ha l’infezione da coronavirus in atto“.

# Il test rapido è in grado di valutare la quantità di carica virale presente?

No, ma identifica solo i soggetti in cui è presente il virus in quantità rilevante, quindi fa una sorta di “selezione” di quelli che valutiamo come falsi positivi, ovvero le persone con una carica virale talmente bassa da non poter essere ritenute contagiose. Per il momento lo stiamo utilizzando nei pazienti che arrivano nei Pronto soccorso, per evitare loro ore di attesa: finora era necessario aspettare i risultati degli esami di laboratorio, che richiedono tempo. Pensiamo a un paziente grave o a una donna che sta per partorire: poter intervenire immediatamente fa la differenza“.

Fonte articolo originale: Il Corriere

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L’IMMUNITA’ al Coronavirus SCOMPARE IN POCHI MESI: tre importanti ripercussioni

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Credits: corriere.it

Pubblichiamo articolo di Cristina Marrone per “Il Corriere” – Coronavirus, l’immunità sembra perdersi tre mesi dopo l’infezione

L’IMMUNITA’ al Coronavirus SCOMPARE IN POCHI MESI: tre importanti ripercussioni

Una donna di Pozzuoli di 84 anni che mesi fa si è ammalata di Covid-19 è risultata di nuovo positiva a Sars-Cov 2. La paziente è ricoverata al Covid-center dell’Ospedale del Mare per una grave astenia e ha scoperto con sorpresa di essere positiva al tampone. Lo era già stata lo scorso 19 aprile con sintomi non particolarmente gravi, tanto che era stata curata a casa e un mese dopo, con il doppio tampone negativo, era stata dichiarata guarita. Ora però la doccia fredda. Un caso simile era successo ad aprile a Negrar in provincia di Verona quando una donna dimessa dopo la guarigione da Covid-19 si era di nuovo riammalata con febbre e tosse.

# Ci si può riammalare?

Ci si può dunque riammalare di coronavirus? “Non conoscendo bene la risposta immunitaria potrebbe essere» sintetizza Pierangelo Clerici, presidente dell’Associazione Microbiologi Clinici italiana. I casi di una seconda infezione sono segnalati in tutto il mondo anche se non è sempre così chiaro se si tratta davvero di una nuova malattia, oppure se il virus, magari annidato nella profondità dei polmoni sfugge al rilevamento con tampone o se frammenti virali indugiano nel corpo a lungo dopo la scomparsa dei sintomi. Una ricerca italiana appena pubblicata sulla rivista BMJ Global Health ipotizza addirittura che l’immunità acquisita non solo potrebbe non essere protettiva, ma potrebbe addirittura favorire reinfezioni con sintomi più gravi.

# La potenza immunitaria diminuisce con il tempo

Un nuovo studio non ancora sottoposto a revisione paritaria condotto dal King’s College di Londra non porta buone notizie sulla durata dell’immunità che sembra invece indebolirsi drasticamente nel giro di pochi mesi. I ricercatori hanno studiato 90 ex pazienti e hanno visto che il livello di anticorpi raggiunge il suo picco dopo circa tre settimane dalla comparsa dei sintomi per poi gradualmente diminuire. Tre mesi dopo l’infezione soltanto il 17% di chi ha contratto il virus mantiene la stessa potenza di risposta immunitaria, destinata a ridursi in certi casi fino a non essere neppure più rilevabile. Un’altra ricerca pubblicata da poco su Nature va nella stessa direzione: si è visto chei livelli di anticorpi protettivi diminuiscono di oltre il 70% in convalescenza e in alcuni soggetti non sono più rilevabili.

# Che cosa sappiamo

Per ora sappiamo con qualche certezza che la maggior parte di chi si ammala di Covid-19 sviluppa anticorpi entro 19 giorni. Pare anche che questi anticorpi siano neutralizzanti, cioè in grado di respingere attacchi futuri del virus. Ancora non sappiamo quanto dura l’immunità che concedono. Se dovessimo far fede a questo studio diremmo «mesi». La speranza è quella che il SARS-CoV-2, invece, si comporti come gli omologhi coronavirus SARS e MERS che rispettivamente producono anticorpi protettivi per 2 anni e 34 mesi. Il problema ulteriore legato a questo specifico virus è che la stragrande maggioranza delle persone o non presenta sintomi o si ammala in modo blando: in questo caso non sappiamo se la risposta immunitaria indotta, di cui la presenza di anticorpi è una spia, sia davvero protettiva o se queste persone rischiano una nuova infezione. Per avere maggiori certezze sulla durata della protezione non resta che continuare gli studi epidemiologici e ripetere i test sierologici per la rilevazione di anticorpi a scadenza fissa, ad esempio ogni tre mesi per chi fosse risultato positivo alle IgG.

# Le conseguenze sul vaccino

Stando alle conclusioni degli scienziati sia dell’università londinese sia di quella cinese il virus potrebbe dunque tornare a infettare di nuovo le stesse persone, anno dopo anno, come accade nelle influenze più comuni. Un’ipotesi da confermare attraverso ulteriori test clinici, ma che comunque dovrà essere tenuta in considerazione anche per le implicazioni che potrà avere sull’efficacia probabilmente temporanea di un eventuale futuro vaccino. E anche l’immunità di gregge sembra molto lontana. “La produzione di anticorpi da parte di chi si ammala ha riguardato in effetti nei nostri casi solo un breve periodo – ha confermato la dottoressa Katie Doores, responsabile dello studio inglese -. E se l’infezione genera livelli di anticorpi così limitati nel tempo, anche la copertura di un futuro vaccino teoricamente avrà una durata limitata e una dose potrebbe non essere sufficiente“. Esistono altri quattro tipi di coronavirus in circolazione diffusa, che causano il raffreddore comune. “Una cosa che sappiamo di questi coronavirus è che le persone possono essere reinfettate abbastanza spesso, l’immunità quindi non dura molto a lungo e dai primi studi sembra che Sars Cov-2 possa rientrare in questa categoria” ha affermato il professor Stuart Neil, coautore dello studio. “Dobbiamo sperare che il vaccino agisca sulle cellule di memoria, mantenendo una risposta immunitaria permanente così da non doverlo rifare nel tempo” chiarisce Clerici. “Gli anticorpi possono anche scomparire ma se il nostro sistema immunitario memorizza il virus, quando ne viene a contatto riproduce le difese“.

# Il ruolo delle cellule T

Gli anticorpi sono però sono solo una manifestazione della risposta immunitaria, ma il cuore della risposta adattativa, quella che viene dopo la “prima linea” di difesa sono le cellule T» aveva ricordato il professor Alberto Mantovani dopo la pubblicazione di una ricerca del Karolinska Institutet e del Karolinska University Hospital di Stoccolma (Svezia) che ha mostrato che molte persone malate di Covid-19 in modo lieve o asintomatico — e che dunque non si sono, in moltissimi casi, mai rese conto di aver contratto la malattia — hanno sviluppato la cosiddetta “immunità mediata da cellule T” al nuovo coronavirus, anche se non risultano positivi agli anticorpi nei test sierologici. Secondo i ricercatori, in altre parole, ciò significa che probabilmente più soggetti nella popolazione hanno sviluppato immunità al SARS-CoV-2 rispetto a quanto suggerito dai test anticorpali. I linfociti T sono un tipo di globuli bianchi specializzati nel riconoscimento delle cellule infette da virus e sono una parte essenziale del sistema immunitario. I risultati indicano che circa il doppio delle persone ha sviluppato l’immunità delle cellule T rispetto a quelle in cui siamo in grado di rilevare gli anticorpi.

Fonte: corriere.it

# 3 importanti ripercussioni che potrebbero derivare da questa scoperta

#1 Possibile indizio in più che il virus sia già circolato molto di più prima dell’emergenza sanitaria
Se gli anticorpi spariscono in tempi brevi, ovvero nel giro di pochi mesi, potrebbe essere un’ulteriore prova che il virus si sia diffuso molto di più anche prima dell’emergenza, quando ancora non venivano eseguiti tamponi e test come negli ultimi mesi e le terapie intensive erano vuote.

#2 Vaccino e immunità di gregge più improbabili
Viene messa in discussione anche l’immunità di gregge, perché se la copertura anticorpale durasse veramente solo alcuni mesi, con le persone passibili di nuove infezioni “di ritorno”, questo si ripercuoterebbe sull’efficacia del vaccino che sarebbe molto limitato e di dubbia utilità.

#3 Comportamento simile agli altri Coronavirus e ai virus di raffreddamento (come l’influenza)
Diversi ceppi di Coronavirus provocano solamente banali raffreddori, quindi l’infezione non viene nemmeno percepita dal “contagiato”. Pertanto è possibile che con la propagazione diffusa il virus si indebolisca con le diverse mutazioni, o si esaurisca con il tempo oppure dovremmo conviverci tenendo conto che i protocolli di cura sono stati perfezionati e le capacità dei reparti di terapie, in caso di estrema necessità, sono state di molto aumentate.

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VAL SERIANA e VAL DI SCALVE: le incredibili attrazioni per godersi una vacanza tra le Prealpi Bergamasche

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Cascate Vertova

Un’occasione unica per scoprire i panorami mozzafiato tra le Prealpi Bergamasche, in un viaggio incontaminato alla scoperta di cascate, miniere, parchi archeologici e molto altro, a poca strada da Milano. 

 

VAL SERIANA e VAL DI SCALVE: le incredibili attrazioni per godersi una vacanza tra le Prealpi Bergamasche

# Il massiccio della Presolana: la regina incontrastata dell’alpinismo bergamasco

Presolana

Con i suoi 2521 metri domina l’intera vallata e regala una incredibile emozione ogni volta a si guarda, con numerosi percorsi che portano in vetta è la regina incontrastata dell’alpinismo bergamasco. Offre una serie di camminate e arrampicate dalla più facile e percorribile anche da bambini fino a tracciati di difficoltà elevata che mettono a dura prova anche gli alpinisti più esperti. Nulla è paragonabile a lei considerando che dista poco più di 100 km dal centro di Milano.

# Cascate della Val Vertova, perfette per sfuggire alla calura estiva

Cascate della Val Vertova

Salendo in Val Seriana, sorpassata Cazzaniga si arriva a Vertova e da lì si risale il fiume omonimo che nel suo tratto iniziale forma numerose cascate e polle d’acqua che sono di grande richiamo non solo paesaggistico me perfette per sfuggire alla calura estiva. Senza dover sfidare i più coraggiosi che si cimentano in tuffi di oltre 10 metri è possibile immergersi nelle limpide acque e lasciarsi rinfrescare.

# Miniera di Schilpario, un viaggio sotto le montagne

Tutte le Orobie sono state sfruttate sin dai tempi più remoti per l’estrazione di minerali compreso, per un breve periodo, la pechblenda dalla quale ricavare l’uranio nella vicina Valgoglio. Di tutte queste miniere, ormai non più attive, si è coltivata la memoria storica mantenendo alcuni percorsi della miniera di Schilpario che organizza visite guidate. Un patrimonio unico per entrare in contatto con un mondo fatto di tanta fatica, grande pericolo e sacrificio ma, ormai, dedicato fortunatamente solo al piacere di scoprire un’Italia che non esiste più.

# Parco archeologico di Parre, dove ammirare i resti della cittadina fondata 3.200 anni fa e abitata fino all’epoca romana

Parco archeologico di Parre

Inaugurato nel settembre del 2013, il Parco archeologico e Antiquarium Parra Oppidum degli Orobi ospita una selezione dei reperti rinvenuti del corso degli scavi archeologici effettuati a Parre originariamente chiamata Parra, fondata 3200 anni fa e abitata fino all’epoca romana. E’ possibile ammirare scene di vita quotidiana, dalla filatura, la macinatura dei cereali, l’utilizzo di vasellame oltre a scoprire i vari aspetti della popolazione di quei tempi comprese la scrittura e la ritualità.

# Trionfo e ballata macabra di Clusone, per ricordare che nessuno è superiore alla morte

Ballata Macabra

Presente all’esterno dell’oratorio dei Disciplini di Clusone la ballata macabra fu dipinta dal pittore locale Giacomo Borlone de Buschis tra il 1484 e il 1485. Tema ricorrente del tardo medioevo, la ballata macabra, in genere, rappresenta la morte e il fatto che nessuno possa evitarla, spesso usando proprio tali pitture per ricordare come nessuno sia superiore ad essa e di come si livellino le classi sociali nell’atto conclusivo della vita. Di tutte le ballate presenti nel continente quella di Clusone è sicuramente tra le più rappresentative.

# Il Salto degli Sposi: una terrazza naturale con vista su tutta la Val di Scalve

Salto degli Sposi

Tra storia e leggenda questa località riporta alla seconda metà del 1800 e alla tragica fine di due novelli sposi trovati morti abbracciati nel dirupo davanti alla terrazza naturale che dal Passo della Presolana consente la vista di tutta la val di Scalve, una vallata meravigliosa che per le sue caratteristiche morfologiche è rimasta scarsamente popolata rimanendo quindi una oasi naturale adatta per la conservazione delle moltissime specie animali e floreali delle Orobie.

# Diga del Gleno: era l’unica al mondo mista a gravità ed archi multipli

Diga del Gleno

Costruita tra il 1916 e il 1923 era motivo di orgoglio per essere l’unico esempio al mondo di diga mista a gravità ed archi multipli. Il primo dicembre del 1923, dopo che alcune piogge torrenziali avevano già evidenziato dei difetti di progettazione e costruzione la diga cedette liberando gli oltre 6 milioni di metri cubi d’acqua che cancellarono l’intero paese di Bueggio e portarono in fondo alla vallata a ridosso del lago d’Iseo oltre 300 vittime, pare oltre 350 stando agli ultimi conteggi effettuati. Della struttura originaria rimangono l’invaso originario e i due montanti laterali a monito di come non si debba mai pensare di essere superiori alla natura da amare e rispettare.

# La Via Mala, il fascino di una via di collegamento tra le più suggestive di tutta la Lombardia

Credits: valdiscalve.it – Via Mala

Quella che una volta era la strada che collegava la Val di Scalve con il lago d’Iseo è ormai percorribile solo per un tratto inferiore ai tre km ma che consente di assaporare tutto il fascino di una via di collegamento tra le più suggestive di tutta la Lombardia. Si percorre a piedi o in bicicletta un tratto ricavato tra orridi e bagnato dal fiume Dezzo che con il suo scorrere regala un sottofondo naturale estremamente suggestivo.

# La cucina bergamasca: salumi, formaggi e distillati 

Cucina molto sostanziosa, adatta per chi la montagna la vive intensamente, è ricca di salumi e formaggi oltre che dominata dal principe della tavola orobica, il casoncello. Un tipo di pasta ripiena che trova in molti dei paesi di queste valli numerose declinazioni che cambiano nel ripieno, una volta rigorosamente conditi con burro fuso ma ora abbinati a infiniti tipi di condimento più o meno delicati. Ovviamente la polenta che nelle fresche serate estive diventa una ottima compagnia alle numerose leccornie prodotte in valle. Distillati e amari prodotti in queste valli coadiuvano la digestione mentre i più temerari possono continuare con torte e dolci che ovviamente non mancano.

# Flora e fauna: dal gallo forcello, simbolo del Parco delle Orobie, al Gipeto, l’avvoltoio europeo con la più grande apertura alare

Durante le passeggiate è assolutamente normale ammirare specie di fiori e piante tipiche della zona. Ma il grande richiamo è dato dalle specie animali alcune delle quali assolutamente molto frequenti da osservare. Dalle farfalle alle marmotte, dalle capre selvatiche ai più timidi camosci fino agli stambecchi e cervi. Non rari gli avvistamenti dell’aquila reale, poiane e gheppi oltre al gallo forcello che è anche il simbolo del Parco delle Orobie. Ricordiamo che in vetta è stato avvistato l’orso bruno mentre per i più fortunati è possibile vedere il gipeto, l’avvoltoio europeo che vanta la più grande apertura alare tra i volatili presenti.

# I Rifugi: Tagliaferri, il Magnolini o il Cima Bianca alcuni tra i più conosciuti

Credits: wikipedia.org – Rigugio Tagliaferri

Il Tagliaferri, il Magnolini o il Cima Bianca, solo per citarne alcuni. Pur ridotti nelle loro funzioni sono comunque operativi per offrire viveri e supporto per chiunque decida di incamminarsi per i moltissimi sentieri tracciati nelle valli. Una tradizione che vive nonostante tutto e che offre oltre al ristoro una moltitudine di racconti di queste montagne grazie ai sempre presenti uomini di montagna che per tutta l’estate si divertono a vivere all’aria aperta respirando ossigeno e una natura spesso incontaminata.

# I numerosi eventi estivi

Pur privati di numerosi appuntamenti causa Covid la val Seriana e di Scalve offrono un numeroso e fitto programma di incontri ed eventi che permettono di conoscere tradizioni e cultura locale. Le numerose prologo disseminate sul territorio sono sempre pronte per fornire qualunque tipo di indicazione

# La palestra di roccia “Biagio Ferrari” omologata per le gare nazionali e a disposizione dei turisti

Palestra di Roccia

Una palestra di arrampicata omologata per gare nazionali e che offre percorsi per bambini e adulti. Un luogo tra i tanti presenti, tra parchi giochi e centri sportivi, a completa disposizione dei turisti che hanno la fortuna di soggiornare in questi luoghi.

# La pesca alla mosca

Pesca alla mosca

Tra fiume Serio e fiume Dezzo è difficile decidere quale sia il miglior posto dove cimentarsi con la pesca alla mosca. Certo è che, ovviamente muniti della regolare licenza e dei permessi rilasciati in loco, posizionarsi nell’acqua e lanciare la lenza in questi fiumi non può essere considerato sport ma poesia. Un esercizio fisico svolto in una cornice che difficilmente ha eguali e non solo in Italia.

ROBERTO BINAGHI

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🔴 ZANGRILLO: “L’emergenza Covid è finita da due mesi. Basta panico e morte sociale”

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Credits: ilmessaggero.it

Pubblichiamo articolo de “Il Messaggero” – Zangrillo: “L’emergenza Covid è finita da due mesi. Basta panico e morte sociale”

Zangrillo: “L’emergenza Covid è finita da due mesi. Basta panico e morte sociale”

È un mese che in Lombardia non si muore più di Covid, l’emergenza è finita da 2 mesi. Alberto Zangrillo primario del San Raffaele di Milano, ribadisce la sua convinzione che la situazione si sia normalizzata negli ospedali e mette in guardia, dal suo punto di vista, contro gli eccessi: Evitiamo di portare al panico e alla morte sociale. Oggi, spiega, “la mia più grande preoccupazione in campo sanitario è riprendere a curare quei malati che, per colpa di Sars-CoV-2, trascuriamo da almeno 5 mesi“. Per quanto riguarda la comunicazione quotidiana dei decessi da Covid per Zangrillo si tratta di “un modo di comunicare scorretto che non rispecchia la realtà, dice il primario facendo un esempio. “Il nonno di Pierino è coinvolto in un grave incidente stradale sulla tangenziale di Milano. Viene portato in emergenza in pronto soccorso, laddove oltre alle manovre di rianimazione, viene sottoposto, come tutti i pazienti, che entrano in un ospedale italiano, al tampone orofaringeo. Purtroppo, nonostante le cure, il nonno di Pierino, nel frattempo risultato Covid positivo, dopo due giorni viene a mancare in conseguenza del grave trauma subito. La causa di morte del nonno è chiara a tutti ma purtroppo verrà addebitata al virus“.

Ci interroghiamo tutti i giorni – continua Zangrillo – sul perché di questi dati di cui non abbiamo alcun riscontro nella pratica clinica giornaliera. Ci siamo informati presso gli organismi competenti ed abbiamo ricevuto la conferma“. Allo stesso tempo “tutti sanno che in Italia l’eccesso di mortalità da Sars-Cov-2 è fortunatamente azzerato da due mesi. Concludendo: Attenzione, distanziamento massima prudenza, rispetto delle regole ma rispettiamo anche la verità, conclude.
Oggi, aggiunge, “il quadro clinico del grande malato Italia è nelle mani del Comitato tecnico scientifico, formato da illustri colleghi con cui non voglio entrare in conflitto. Ho riconosciuto a loro il grande merito di aver suggerito in tempi esatti un doloroso ma necessario lockdown. Ora vorrei che le loro indicazioni tenessero in maggior considerazione le evidenze cliniche attuali. In questo momento storico c’è bisogno di condivisione, coraggio e lucida visione di un quadro globale. Oggi la mia più grande preoccupazione in campo sanitario è riprendere a curare quei malati che, per colpa di Sars-Cov-2, trascuriamo da almeno 5 mesi“.

Fonte articolo: Il Messaggero

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🔴 Dati 14 luglio. LOMBARDIA: 3 vittime, 30 nuovi positivi (solo 3 a Milano). Nuovo minimo dell’emergenza

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Foto: Andrea Cherchi (c)

14 luglio 2020. Altra giornata con ottimi dati, più per la Lombardia che per l’Italia dove invece i decessi aumentano. Tre decessi in Regione (17% del totale nazionale) e trenta nuovi contagi, siamo a un nuovo minimo nell’emergenza. La metà dei positivi risulta dai test sierologici e 9 sono debolmente positivi su 5.636 tamponi. Tranne Bergamo (+12) tutte le province sono entro i +5 nuovi positivi (A Milano città sono appena 3). In terapia intensiva rimangono 27 persone (-3 rispetto a ieri), mentre sono +86 i nuovi guariti. Restano ricoverati non in terapia intensiva 176 persone. 

Italia. I decessi giornalieri aumentano in Italia: sono +17 (+14 fuori dalla Lombardia) dai tredici di ieri. I contagi calano ancora: +114 dai +169 di ieri. 

Mondo. In Unione Europea la Romania (+30) resta sempre prima per decessi giornalieri, seguita dall’Italia (+17).  

Nel mondo al primo posto risulta l’India (+574), davanti al Messico con +485, seguono gli USA. Migliora la situazione in Brasile. Anche a livello di contagi giornalieri risulta prima l?india con +26.000. 

Fonte: dati Regione Lombardia, Protezione Civile, Worldometers

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OBBLIGO MASCHERINE ALL’APERTO: Regione Lombardia la prima a introdurlo e l’ultima a toglierlo. Ripercorriamo I FATTI SALIENTI

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Finisce oggi 14 luglio 2020 la lunga querelle sull’utilizzo dei dispositivi di protezione su naso e bocca nei luoghi pubblici all’aria aperta. Una vicenda iniziata il 4 aprile e che sembrava non potesse mai finire. Tutte le mosse del presidente Fontana.

OBBLIGO MASCHERINE ALL’APERTO: Regione Lombardia la prima a introdurlo e l’ultima a toglierlo. Ripercorriamo i FATTI SALIENTI 

# 21 marzo 2020: il picco dei decessi e dei contagi in Lombardia (con ancora nessun obbligo di mascherine in Regione)

21 marzo. Il giorno più duro nell’emergenza Covid. 546 decessi in un giorno in Lombardia. Lo stesso giorno si è avuto anche il picco dei nuovi contagi: 3.251 nuovi positivi. Dal giorno dopo, il 22 marzo, i decessi iniziano a calare. Senza che siano stato ancora introdotto nessun obbligo sulle mascherine. 

# Il 4 Aprile 2020 Regione Lombardia introduce obbligo di mascherine all’aperto (quando contagi e decessi sono già dimezzati rispetto al picco)

Solo il 4 aprile, quando ormai contagi e decessi giornalieri risultano già dimezzati rispetto al picco del 21 marzo, il consiglio regionale introduce l’obbligo della mascherina per chi esce di casa o almeno di “protezioni per naso e bocca, come foulard o sciarpe”.

L’obbligo inizialmente era previsto da domenica 5 fino al 13 aprile nonostante non fosse arrivata nessuna indicazione in merito dal Consiglio Superiore di Sanità. Infatti il Presidente Franco Locatelli, ha negato che la misura lombarda fosse stata ispirata dal Consiglio stesso o dal Comitato tecnico-scientifico e sosteneva che “Sull’uso delle mascherine c’è un grande dibattito anche nella comunità scientifica perché non ci sono evidenze fortissime. Sappiamo che sono utili per prevenire il contagio di chi è infetto, ma la misura fondamentale è il rispetto del distanziamento sociale». La misura è stata presa inoltre nonostante la carenza dei dispositivi di protezione nelle farmacie.

Leggi anche: 🔴 Breaking News: in Lombardia scatta l’OBBLIGO MASCHERINA (o di sciarpa o foulard)

# Il 3 giugno 2020 Fontana dichiara: “Credo sia giusto portarla ancora finché non avremo la certezza che il virus è sconfitto”

Intervistato a Mattino 5 il governatore lombardo afferma che l’obbligatorietà in Lombardia sarebbe rimasta fino all’arrivo di un vaccino in grado di proteggere dal coronavirus. “Quelli credo siano comportamenti, stili di vita, che forse andranno tenuti anche nel momento in cui ci si avvicinerà al contagio zero perché finché non ci sarà la possibilità di avere un vaccino che ci garantisca dal ripresentarsi del virus, credo che qualche attenzione la si debba tenere”. Rispondendo sulla diversità di opinione riguardo al suo collega veneto Zaia aggiungeva: “Io sono più prudente perché ho parlato con tanti medici e tanti scienziati che dicono che la mascherina è il principale mezzo di attraverso il quale si evita il contagio, e tenuto conto che è fastidiosa ma non così drammaticamente fastidiosa e che ci consente una vita praticamente normale, io credo sia giusto portarla ancora finché non avremo la certezza che il virus è sconfitto.

Con le successive ordinanze estende l’obbligo fino al 14 giugno 2020.

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# Nuova ordinanza del 14 giugno: mascherine obbligatorie fino al 30 giugno, un unicum in Europa

Nonostante il calo drastico della curva dei contagi e il riscontro che il maggior numero di positivi si fosse riscontrato nelle RSA, il 14 giugno Fontana decide di prolungare di ulteriori 15 giorni l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto, facendo della Regione Lombardia l’unico luogo in Europa a mantenere queste misura restrittiva.

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# Ulteriore proroga fino al 15 luglio: nemmeno il caldo torrido aveva fatto cambiare idea alla Regione Lombardia

Zangrillo, primario dell’Ospedale San Raffaele e responsabile del reparto terapie intensive, a fine giugno dichiarava che “il virus c’è e non è mutato, ma nella sua interazione con l’ospite è andato incontro, attraverso il fenomeno dell’omoplasia, a una perdita della carica rilevata in laboratorio, quindi è un’evidenza a cui corrisponde una mancanza di malattia“. Queste e altre rassicurazioni non erano sufficienti per togliere l’obbligatorietà nell’utilizzo delle mascherine all’aperto per i cittadini lombardi e quindi veniva ulteriormente prorogata fino al 15 luglio.

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# Ieri 13 luglio è arrivato lo stop: l’utilizzo delle mascherine all’aperto diventa facoltativo dal 15 luglio

Quando forse non ci sperava più nessuno, anche se l’ipotesi ha trovato sempre più conferme in questi ultimi giorni, la Regione Lombardia ha deciso di adeguarsi al resto d’Italia e d’Europa. Oggi infatti verrà emanata l’ultima ordinanza a riguardo a firma del governatore Fontana che renderà facoltativo l’utilizzo del dispositivo a protezione di bocca e naso all’aperto, salvo che non sia possibile mantenere il distanziamento sociale, mentre rimarrà obbligatorio nei luoghi chiusi e sui mezzi di trasporto pubblico.

La Repubblica del 14 luglio pubblica: Le mascherine-flop. Il 90% delle mascherine prodotte in Lombardia sarebbero rimaste invendute. 

Leggi anche: 🔴 Breaking News. Lombardia: STOP all’obbligo di mascherine all’aperto

FABIO MARCOMIN

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🔴 SPIAGGE LIBERE a caro prezzo: le prime MAXI MULTE per chi non ha prenotato

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Credits: ilmattino.it - Polizia locale in spiaggia

Pubblichiamo articolo de “Il Mattino” – Covid, blitz dei vigili nella spiaggia libera di Ancona: maxi multe a chi non ha prenotato

🔴 SPIAGGE LIBERE a caro prezzo: le prime MAXI MULTE per chi non ha prenotato

Erano stati ampiamente annunciati, eppure per molti i controlli nelle spiagge libere sono stati una sorpresa. Amara. Non pochi i bagnanti costretti a rinunciare al sabato a Portonovo ad Ancona perché non avevano prenotato il posto con l’app. Un uomo si è impuntato, proprio non voleva andarsene: alla fine i vigili l’hanno “espulso” con una sonora multa da 400 euro, ridotta a 280 se pagata entro 5 giorni. L’aveva promesso la comandante della polizia locale, Liliana Rovaldi: “Chi non rispetta le regole se lo ricorderà a lungo“. Detto e fatto, anche se quella è stata l’unica sanzione del primo sabato di controlli massicci in una baia “militarizzata”: oggi si replica.

Centinaia le ispezioni nelle spiagge libere, dalla zona del molo alla Capannina, ma anche nel parcheggio di Mezzavalle, per collaborare con gli steward nella verifica delle prenotazioni, obbligatorie sotto il Conero, tramite l’app iBeach.

Fonte: Il Mattino

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L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO

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Credits: corriere.it - Conte e Rutte

Il giallo italiano: entro il 15 ottobre va presentato un documento di centinaia di pagine, ma non c’è nemmeno ancora il gruppo di lavoro interministeriale che dovrà stenderlo. Nell’attesa invitiamo le istituzioni cittadine o regionali a far fare un passo in avanti a Milano, per fare inserire dal governo nel piano alcuni progetti fondamentali per rilanciare la città e scongiurare nuove emergenze vengano inseriti nel piano da inviare all’Europa.

L’Italia ancora SENZA un PIANO per avere i FINANZIAMENTI EUROPEI. Il primo passo lo faccia MILANO

# Il gruppo interministeriale che dovrà stendere al piano ancora non esiste

Tutte le Nazioni europee avranno da rispettare delle condizioni per ricevere risorse in favore della ripartenza economica post Covid-19, anche chi le invoca per gli altri. E per l’Olanda saranno dure da rispettare almeno tanto quanto lo sono per l’Italia. Da settimane Mark Rutte insiste per rafforzare al massimo il proprio controllo sugli esborsi del Recovery Fund: il premier dell’Aia esige che un gruppo ristretto di governi, se non un governo solo, abbia il potere di bloccare i versamenti a un Paese beneficiario se quest’ultimo non avrà attuato certe riforme indicate a Bruxelles. A questo proposito, entro il 15 ottobre l’Italia deve presentare un documento di centinaia di pagine, ma non c’è nemmeno ancora il gruppo di lavoro interministeriale che dovrà stenderlo.

Fonte: Il Corriere

# I progetti da inserire nel piano per ottenere i fondi europei

Vista la difficoltà del governo nel costruire la squadra che dovrà mettere nero su bianco le riforme o i progetti verso cui dovranno essere destinate le risorse in arrivo dall’Europa, ci sono alcuni progetti imprescindibili per rilanciare Milano e scongiurare nuove emergenze da inserire nel piano e che potrebbero agevolare l’approvazione del piano stesso da parte della Commissione Europea e di tutti i paesi membri. 

#1 La Circle line:
chiudendo quella interna in costruzione sul percorso della linea S9 e realizzando una metropolitana sopraelevata che, seguendo il percorso delle tangenziali, intersechi e colleghi le attuali linee metropolitane, unendo le periferie della città senza dover andare in centro, come nelle principali capitali europee.

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#2 Il treno veloce per collegare Milano a Genova in 40 minuti:
per evitare il ripetersi dell’odissea dei lombardi che in treno o in auto hanno provato a raggiungere la Liguria, con passeggeri fatti scendere dai treni, autostrade ad una sola corsia e km di coda. 

Leggi anche: LIGURIA da INCUBO: traffico in TILT per cantieri in autostrada, turisti fatti SCENDERE dai treni per rispettare il distanziamento nei posti a sedere

#3 TAV ultraveloce di collegamento tra le città e i principali luoghi di interesse delle regioni del nord: laghi, monti e mari
Una super-metropolitana di collegamento tra le città della Lombardia e TAV, treni ad alta velocità di collegamento tra Lombardia e le altre regioni del nord, come Veneto e Friuli, mirando anche ai mercati al di là della frontiera.

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#4 L’alta velocità Milano-Parigi-Berlino:
inserendosi nel progetto di Parigi e Berlino di unirsi con un treno speciale ad alta velocità di sole 4 ore, anche Milano dovrebbe cogliere l’occasione per creare un’asse di collegamento con le altre due economie d’Europa. Un progetto affascinante che permetterebbe di rilanciare Milano a livello europeo.

Leggi anche: Il triangolo sì: aggiungiamo Milano al triangolo dell’alta velocità con Berlino e Parigi

#5 istituzione di area ZES, Zona Economica Speciale
sgravi fiscali e semplificazioni amministrative per tutte le aziende fuggite dal fisco italiano. Con la Lombardia area ZES per 5 anni, un nuovo sistema fiscale sperimentale, si potrebbe copiare l’efficienza di alcuni Paesi che ad oggi sono attrattivi per le imprese, come Olanda Irlanda o Lussemburgo, per riportare le aziende in Italia e far ripartire l’economia della regione più colpita dall’emergenza sanitaria.

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#6 Incremento posti di terapia intensiva e scorte medicali per i lombardi:
per prevenire eventuali nuove ondate di Covid 19 o nuovi virus. Se la sanità lombarda si è sempre aperta a persone di altre regioni, a posteriori di questa emergenza, occorre potenziare le strutture per i lombardi, nonché dotare ogni persona di scorte medicali, come le mascherine, tuttora pagate di tasca propria.

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#7 Impianto antismog per purificare l’aria di tutti i centri più inquinati:
essendo la Pianura Padana l’area più inquinata d’Europa e Milano la città più problematica si potrebbe mirare ad avere una città a inquinamento zero. L’aria che si respira da qualche mese dal centro città alla periferia milanese, è sensibilmente più pulita, grazie al lockdown e ci piacerebbe che fosse così anche in futuro senza bisogno di misure restrittive. Il progetto sarebbe uno tra i più innovativi a livello mondiale e punta a purificare l’aria dei centri più inquinaticon impianti di ventilazione localizzati in punti strategici del territorio che facciano muovere le particelle inquinanti fuori regione.

Leggi anche: Città leader contro l’inquinamento

Leggi anche: Lombardi discriminati e distanziamento sociale: sale la TENSIONE sulle spiagge italiane (The Guardian)

# Il 50% dei fondi europei da impiegare in Lombardia oppure si conceda l’autonomia 

I nostri governanti dovrebbero indirizzare i fondi proprio alle regioni più colpite, in nome dell’emergenza sanitaria e visto che quelli destinati all’Italia sono circa 150 miliardi, e la Regione Lombardia è stata quella che ha registrato il 50% di contagi e decessi, la nostra regione dovrebbe ricevere 75 miliardi da investire sul territorio. Se come sembra le risorse previste saranno all’incirca 16 miliardi, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo il residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree. A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.

Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre a noi. 

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Si torna a viaggiare in aereo con il BAGAGLIO A MANO

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Credits: idealo.it - Bagaglio a mano in cabina

Pubblichiamo articolo di “Next Quotidiano” – Dal 15 luglio si può portare il bagaglio a mano in cabina sull’aereo

Si torna a viaggiare in aereo con il BAGAGLIO A MANO

# Il divieto imposto il 26 giugno sarà eliminato dal nuovo DPCM

Dal 15 luglio chi viaggia in aereo potrà portare il bagaglio a mano. Il divieto imposto il 26 giugno sarà eliminato dal nuovo DPCM che entra in vigore oggi a mezzanotte e si potrà quindi tornare a imbarcarsi con un trolley da sistemare sulle cappelliere. Spiega oggi il Corriere della Sera:

Era stata l’Enac, il 26 giugno scorso, a comunicare le restrizioni sui voli sollecitate dal ministero della Salute, specificando che «ai passeggeri è consentito portare a bordo solo bagagli di dimensioni tali da essere posizionati sotto il sedile di fronte al posto assegnato perché per ragioni sanitarie non è consentito a nessun titolo l’utilizzo delle cappelliere». Una disposizione che sarà eliminata dal Dpcm, sia pur delegando alle compagnie la possibilità di rimodulare le regole. In particolare potrà essere portato il trolley a bordo, ma in caso di sovraffollamento dell’aereo il gestore potrà stabilire quale tipo di bagaglio dovrà essere imbarcato in stiva. Se ci saranno indumenti che non vengono indossati sarà invece obbligatorio custodirli in buste sterilizzate messe a disposizione dalla compagnia, così come avviene adesso per le borse oppure le scarpe quando si va in palestra o dal parrucchiere.”

# Ci sono modifiche anche alle “regole d’ingaggio” per viaggiare in treno

Per chi viaggia in treno rimane l’obbligo di sedere sulle poltrone alternate, ma se i posti sono in fila verticale si potrà non rispettare la distanza di un metro. L’azienda di gestione dovrà però garantire un sistema di aerazione «rinnovato». Sono stati i tecnici del ministero per i Trasporti guidato da Paola De Micheli a suggerire la modifica e — a meno di un rifiuto da parte del titolare della Salute—la norma sarà inserita nel Dpcm.

Fonte: Nextquotidiano e Corriere della Sera

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7 giorni per una vacanza da sogno a GAVI, tra vigneti e tartufi

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In questi mesi abbiamo vissuto con la paura che, a ridosso dell’estate, chiudessero nuovamente le regioni più colpite dal Covid 19, ovvero quelle del nord Italia. Così, ho pensato a dove sarei fuggita per godermi una settimana di relax fuori dalla mia amata metropoli, Milano. Sembrerà strano ma, a poco più di un’ora di strada dal capoluogo lombardo, esiste un posto in cui ti sembra di essere davvero lontano.
Tra le infinite distese di vigneti che ricordano la Borgogna e le verdi e gialle colline di uliveti e girasoli simil Toscana, quando arrivi a Gavi, piccolo paese con meno di 5.000 abitati, a circa 100 km da Milano, sembra di essere in un altro mondo.

 

7 giorni per una vacanza da sogno a GAVI, tra vigneti e tartufi

#1 Primo giorno: affittare una villetta con piscina immersa nel verde

Il relax comincia da casa. Sui numerosi siti di affitti e B&B sono esplose le richieste sui laghi del nord tanto quanto in queste zone distanti dalla metropoli, ma vicine in termini di tempi di percorrenza, senza dover imbattersi nei tratti autostradali liguri. Ce n’è per tutti i gusti: villette con piscina, camere in dimore storiche, appartamenti in agriturismi con piscina: il fattore comune è il verde, la pace e la tranquillità del luogo.

#2 Secondo giorno: Visitare la cantina di Bruno Broglia con degustazione

Se vai a Gavi, non puoi non andare a vedere l’azienda agricola La Meirana! Si tratta dei vigneti più antichi di Gavi dal 972 d.C.. La Meirana è il nome della tenuta acquistata e condotta dalla famiglia Broglia dal 1972, sessantacinque ettari di vigneti che si ammirano dalla sommità di una collina in cui si trova anche la cantina. Numerosissimi sono i premi a livello internazionale assegnati: da prenotare quindi la visita, oltre che l’imperdibile esperienza della degustazione, all’ombra di un romantico gazebo con vista mozzafiato su una distesa infinita di vigneti. Al termine della visita, il rifornimento di vini per la settimana di vacanza, e non solo, è d’obbligo.

#3 Terzo giorno: Giocare al golf Colline del Gavi

Credits: rivistatastevin.it – Golf Club Colline Gavi

Golfisti o neofiti, il Golf Colline del Gavi o Colf Club del Piemonte è unico nel suo genere. Un’oasi per gli amanti del golf. Campo 18 buche, un campo pratica e un executive 9 buche per chi deve imparare. Il campo immerso nel verde è impegnativo e avvincente con ostacoli d’acqua, bunker in fairway con sponde alte e la natura gioca la sua parte: non è difficile scorgere leprotti e cerbiatti. La Foresteria appena aperta è dotata di camere con tutti i comfort per soggiorno completo nel nome del golf.

#4 Quarto giorno: Pranzare o cenare tra i vigneti

Cosa c’è di più romantico di un pranzo/cena immersi nella natura? Tra Gavi e dintorni non mancano di certo ristoranti, trattorie e bar in cui la cucina tradizionale ne fa da padrona. Sapori tradizionali e genuini, che lasciano un senso di soddisfazione e piacere come solo la cucina italiana sa offrire. Al ristorante Da Marietto si mangia proprio divinamente: dall’insalata russa fatta in casa ai celebri e tradizionali “Ravioli del Marietto”. La fantastica location immersa nei vigneti fa da contorno all’esperienza culinaria da accompagnare con vino Bruno Broglia.

#5 Quinto giorno: Andare a cercare tartufi

Tra le esperienze da non perdere nella zona, c’è quella della ricerca dei tartufi. Si parte dal centro di Gavi a bordo di una Jeep, due tartufai esperti e i loro cani. Se fortunati, dopo una giornata immersi nel verde, si torna a casa con il bottino che si vede ai ristoratori locali, chiudendo con un aperitivo con degustazione vista vigneti. Un’esperienza particolare e unica.

#6 Sesto giorno: Fare shopping a Serravalle

Credits: nuveen.com – Serravalle Outlet

A soli 15 minuti, Serravalle Designer Outlet. Una giornata di shopping possiamo concedercela dopo i nostri 5 giorni nel quel di Gavi. In tempi di Covid, purtroppo o per fortuna, l’outlet è spesso deserto e lo shopping, lontano da resse e code davanti ai negozi tipiche anche del periodo estivo, risulta sicuramente più piacevole anche se pur sempre dotati di mascherine.

#7 Settimo giorno: Visitare Gavi

Credits: museiamo.com – Forte di Gavi

Romantico e suggestivo il paese di Gavi da vedere passeggiando per la città o noleggiando una bicicletta, prima del rientro a Milano. Da Forte di Gavi, una fortezza costruita dalla Repubblica di Genova sul preesistente castello appartenuto ai Marchesi di Gavi, all’antica Chiesa di San Gioco: anche la visita culturale della vacanza è fatta.

SILIVA BOCCARDELLI

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🔴 Breaking News. Lombardia: STOP all’obbligo di mascherine all’aperto

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Stop all’obbligo di mascherine all’aperto: la Lombardia si unisce al resto d’Italia.

Resta infatti l’obbligo solo nei casi in cui non si possa avere la giusta distanza tra le persone. A partire da mercoledì 15 luglio indossare la mascherina in esterno diventerà facoltativo, a meno che non si possa assicurare il distanziamento interpersonale anti-contagio.

Resta invece l’obbligo per i luoghi pubblici chiusi e i mezzi di trasporto, come nel resto dell’Italia. E’ quanto prevede la nuova ordinanza regionale che sarà firmata martedì 14 luglio dal presidente Attilio Fontana dopo aver preso atto delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico riunito lunedì pomeriggio in Regione.

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NON USATE il DEODORANTE! La pubblicità choc per promuovere l’uso della MASCHERINA sui mezzi pubblici

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Credits: tg24.sky.it - Divieto uso deodorante

Pubblichiamo articolo di Gianmarco Corradin per “Berlino Magazine” – Covid, provocazione dell’azienda dei mezzi di Berlino (BVG): “Non usate il deodorante”

NON USATE il DEODORANTE! La pubblicità choc per promuovere l’uso della MASCHERINA sui mezzi pubblici

# La BVG, l’azienda di trasporto pubblico Berlinese, “suggerisce” ai suoi utenti di non usare il deodorante

A Berlino come in altri Paesi europei vige l’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi pubblici. Tuttavia l’innalzamento delle temperature e il progressivo allentamento delle misure più restrittive possono indurre l’utilizzatore medio ad abbassare la mascherina e scoprire il naso.

La BVG, Berliner Verkehrsbetriebe, l’azienda che gestisce il trasporto pubblico di Berlino, famosa sui social per i suoi post/tweet sarcastici, non si è lasciata sfuggire l’occasione: ha suggerito ai suoi utenti di non utilizzare il deodorante.

In questo modo il caldo e il cattivo odore delle persone scoraggerebbero qualsiasi tentativo, volontario o involontario, di abbassare la mascherina. La BVG si è resa famosa per il suo umorismo sui social quando un anno fa suggeri all’UNESCO di aggiungere alla lista dei patrimoni dell’umanità le linee del trasporto pubblico di Berlino. O ancora, quando propose al presidente degli Stati Uniti d’America di accettare una proposta di lavoro come autista.

# Il ritorno alla normalità comporta anche un numero maggiore di gesti involontari

È indubbio che il ritorno alla quotidianità comporti il ritorno a ritmi più frenetici e ad azioni ripetitive. La BVG ha notato questo comportamento soprattutto all’interno dei suoi mezzi pubblici, dove l’utilizzatore medio, vuoi per sbadataggine o per il caldo, tende ad abbassare la mascherina al di sotto del naso, favorendo la possibile diffusione del virus. L’azienda quindi si è sentita in dovere di far notare tale comportamento nel suo caratteristico stile sarcastico. Umorismo a parte, il non utilizzo della mascherina è noto sia agli operatori della BVG e sia all’amministrazione Berlinese. Proprio per questo la BVG ha cambiato i termini del servizio introducendo esplicitamente l’obbligo di utilizzo della mascherina e per i trasgressori c’è il rischio di incorrere in una sanzione di 50 Euro.

# La Germania ha gestito la pandemia in maniera ottimale, facendo registrare un basso tasso di contagi/mortalità se paragonato agli altri paesi europei

La Germania è uno dei paesi che in Europa ha gestito meglio la pandemia di Covid-19. Se questo sia dovuto alle misure adottate dal governo, al comportamento responsabile dei tedeschi, o semplicemente al caso ancora non è chiaro. I dati tuttavia ci dicono che il tasso di mortalità da Covid-19 in Germania è pari al 4,6%. Il tasso di contagiati rispetto alla popolazione invece è pari allo 0.23%. Un dato davvero confortante se paragonato con il dato italiano dove il tasso di mortalità da Covid-19 è del 14.4% e il tasso di contagi per popolazione è dello 0.4%. Oggi la situazione contagi in Germania è abbastanza tranquilla ma variegata. Al noto focolaio scoppiato nell’azienda Tonnies nel Reno-Westfalia si affiancano Land in cui si registrano zero contagi. Per quanto riguarda Berlino l’unico dato preoccupante sono i 44 contagiati in un condominio nella zona est della capitale registrati il 23 giugno scorso.

Fonte: berlinomagazine.com

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FRANCIA: FINE dell’EMERGENZA sanitaria e TEST LIBERI nelle farmacie

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Credits: startmag.it - Macron

Pubblichiamo traduzione articolo di “Le Monde” – Coronavirus : des tests sérologiques rapides désormais accessibles en pharmacie

FRANCIA: FINE dell’EMERGENZA sanitaria e TEST LIBERI nelle farmacie

# Le farmacie autorizzate a eseguire test rapidi per il Covid-19 dall’11 luglio

In base un decreto pubblicato nella Gazzetta ufficiale francese, le farmacie sono autorizzate, da sabato 11 luglio, a eseguire test rapidi di orientamento diagnostico (TROD) che consentono di sapere, in pochi minuti, se sono stati prodotti anticorpi contro SARS-CoV-2.  “Eccezionalmente (…), i farmacisti (…) possono eseguire test rapidi di orientamento diagnostico sul sangue per la rilevazione di anticorpi contro la SARS-CoV-2“, secondo il testo del decreto, “Applicabile fino al 30 ottobre“. I test sierologici di TROD consistono nel prelevare una goccia di sangue pungendo la pelle, di solito sulla punta di un dito, quindi mettendola in contatto con un reagente. Il risultato appare in pochi minuti. Fino ad ora, potevano essere eseguiti solo da un laboratorio di analisi mediche, in città o in ospedale.

# 51 test autorizzati, per rilevare anticorpi IgC e IgM

Un test TROD positivo significa che sei stato esposto al virus e che hai sviluppato o stai sviluppando una risposta immunitaria. Un elenco dei 51 test autorizzati di questo tipo è stato pubblicato dal Ministero della Salute. Alcuni rilevano solo anticorpi IgG, per immunoglobuline G, che si formano almeno quattordici giorni dopo essere stati a contatto con il virus, mentre altri indicano anche la presenza di IgM ovvero immunoglobuline M, prodotta in precedenza, che può essere rilevato circa una settimana dopo l’infezione. Un risultato positivo deve essere confermato in un laboratorio biologico mediante un esame del sangue e un esame di laboratorio al fine di specificare la realtà della risposta immunitaria e, possibilmente, un test virologico (RT-PCR) per verificare se il virus è ancora presente nel corpo e quindi se c’è o meno il rischio di infettare altre persone.

Fonte articolo originale: LeMonde

# Dal 10 luglio Francia fuori dall’emergenza sanitaria

Mentre in Italia lo stato di emergenza sanitaria potrebbe essere prorogato al 31 dicembre, in Francia si è concluso formalmente con la mezzanotte di venerdì 10 luglio. L’Assemblea nazionale, su proposta del governo, aveva votato inizialmente la legge sullo stato di emergenza il 24 marzo 2020, a sostegno dei decreti del 17 marzo. In ragione del limite massimo di due mesi per tale condizione speciale, aveva poi dovuto approvare una legge di proroga, dell’11 maggio 2020. La legge di proroga dell’11 maggio tracciava anche le linee generali della fase 2, cioè il deconfinamento. Nel percorso legislativo, il 2 maggio, il Senato francese – pur composto da rappresentanti locali e degli enti locali e con funzione sostanzialmente consultiva – aveva comunque apportato modifiche alla proposta di legge del governo poi votata dall’Assemblea nazionale. In primo luogo, ne aveva accorciati i termini, facendo terminare lo stato di emergenza il 10 anziché il 23 luglio come inizialmente previsto. La nuova fase che si è aperta con il 10 luglio non costituisce però un superamento completo delle condizioni speciali, ma organizza un regime transitorio in cui al governo francese è permesso sino al 30 ottobre di adottare misure puntuali per esempio sui trasporti oppure sugli assembramenti, o per assicurare il monitoraggio sulla circolazione del virus, con campagne sierologiche.

Fonte: startmag.it

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