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🔴 I 600 progetti del Recovery Plan del governo: ZERO per Milano ma un ACQUARIO a Taranto

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Credits: ilmessaggero.it - Conte in Commissione Europea

È quasi pronto l’elenco di proposte da sottoporre all’Europa per ottenere le risorse tramite il Recovery Fund. Mentre i ministeri a vario titolo hanno fatto il loro lavoro e alcune città si sono mosse inviando le loro idee al governo, nessuna proposta è arrivata da Milano e nessuna è stata proposta per Milano dai rappresentanti dei partiti di maggioranza.

La cosa più incredibile però sono i progetti inseriti, di cui l’acquario pugliese è solo il più bizzarro. Chissà che faccia faranno i paesi frugali del Nord Europa…

Se vuoi vedere le proposte di Milano città stato per il recovery plan: Recovery Milano 

🔴 I 600 progetti del Recovery Plan del governo: ZERO per Milano ma un ACQUARIO a Taranto

Pubblichiamo estratti articolo di Filippo Calleri per “Il Tempo” – Conte tira il pacco all’Europa

Una prima anticipazione dei 600 progetti che si vorranno finanziare con il Recovery Fund. 

#1 Mezzo miliardo di euro per realizzare un sondaggio dei cittadini verso la pubblica amministrazione

Il quotidiano romano ha analizzato la bozza dei progetti da presentare all’Europa, ecco cosa ha scovato tra i 600 progetti inseriti. Il più costoso: un sondaggione lungo 5 anni per monitorare e analizzare il grado di soddisfazione del cittadino nei confronti dei servizi della Pubblica Amministrazione, controllando sia la reputation sia il sentiment dell’utente, “individuando i diversi gradienti di criticità con la creazione di un sistema strutturato di raccolta e analisi dei feedback e il coinvolgimento di figure come i data analyst“. A ben vedere sembra la riedizione hi-tech delle faccine che Renato Brunetta, quando era ministro della pubblica amministrazione mise dinnanzi agli sportelli pubblici a contatto con i cittadini. Un metodo più artigianale ma sicuramente meno costoso. Costo: 500 milioni di euro. A carico dell’Unione Europea ovviamente.

Nella bozza della lista dei circa 600 progetti che saranno presentati a Bruxelles per usare i soldi del Recovery non mancano oltre ai macroprogetti smart, green e hi-tech anche quelli poco comprensibili in termini di rilancio economico. Ma che sono la spia che il vizietto italiano di assaltare la diligenza dei soldi pubblici, nonostante i richiami di olandesi e popoli del Nord, sia sempre dietro l’angolo. 

#2 Altri 35 milioni di euro per i “navigator digitali”

Il Tempo scopre un’altra singolare proposta, quella di una sorta di “navigator digitali”. Per costituirli la richiesta del ministero dell’innovazione tecnologica è di 35 milioni di euro da destinare ai giovani volontari del servizio civile. La proposta ha infatti l’obiettivo di attivarne nel triennio circa 5000 e almeno 100 enti per servizi di cui usufruiranno circa un milione di cittadini. “Un servizio di facilitazione digitale che ha come obiettivo il supporto e l’agevolazione del cittadino nell’uso delle tecnologie informatiche e nell’accompagnamento all’utilizzo dei servizi pubblici digitali. Durante gli appuntamenti tutte le attività, incluso l’accesso a Internet, si svolgono in presenza e con l’assistenza di almeno un facilitatore, che collabora all’individuazione delle esigenze del cittadino, fornendo supporto ed orientandone l’attività“.

“In ottica smart working la stessa attività potrà essere svolta anche in remoto, tramite telefono o con altri strumenti funzionali all’obiettivo, come ad esempio la messaggeria istantanea. Con il corollario che, chi è a digiuno di informatica, potrà così anche esercitarsi.”

#3 22 milioni per gli “italo-discendenti nel mondo”

Un’altra chicca è legata alla ripresa del turismo nell’epoca del post-Covid, con un velo di nostalgia c’è la richiesta di 22,4 milioni di euro in tre anni da parte della Farnesina “per un’iniziativa intitolata Turismo delle radici. Riguarda gli “italo-discendenti nel mondo che rappresentano un segmento turistico dalle enormi potenzialità per l’Italia. Sono interessati alla riscoperta dei piccoli borghi da cui provenivano i loro antenati, generalmente situati in territori che non rientrano nei circuiti del turismo di massa. Generano un turismo sostenibile e una domanda internazionale che utilizza le infrastrutture tutto l’anno. Non è chiaro se si tratterà di promozione o di viaggi premio.”

#4 La richiesta più bizzarra da Provenzano: 50 milioni per un acquario green nel porto di Taranto

La proposta più bizzarra arriva sicuramente del Ministro per il sud Provenzano, sempre nell’ottica ludica, quella della realizzazione di un acquario green nel porto di Taranto. Costo: 50 milioni in sei anni. Obiettivo: incentivare la creazione di posti di lavoro e restituire all’area un valore socio-ambientale, produttivo e turistico. 

 

Fonte articolo: Il Tempo

Leggi: Recovery Milano

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FESTIVAL DELLE LUCI: da riportare a Milano l’evento che rende la città più bella. Le FOTO di Berlino

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Credits: berlinomagazine.com - Duomo di Berlino

A Berlino è di scena la sedicesima edizione del “Festival of Light”, che per una settimana illumina i principali monumenti della capitale tedesca. A Milano durante il “LED, Festival Internazionale della Luce” era un palcoscenico di luci con spettacolari sculture fatte a Led realizzate dai più grandi light designer della scena mondiale. 

Realizzato durante le festività natalizie nel 2009 e 2010 era un evento unico che dava a Milano un’atmosfera straordinaria e soprattutto la portava a livello delle città più innovative nel design luminoso, un peccato averlo perso. È giunta l’ora di riproporlo, magari proprio per questo Natale, per dare un segnale di rilancio alla città, per tornare a vivere e dimostrare al mondo siamo pronti per ripartire.

FESTIVAL DELLE LUCI: da riportare a Milano l’evento che rende la città più bella. Le FOTO di Berlino

Fonte: Berlino Magazine

Leggi anche: Vi ricordate il LED? L’Italia tornerà ad avere un Festival delle Luci (FOTO)

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Il GARAGE TRAVERSI: la celebre autorimessa diventerà uno dei luoghi più lussuosi di Milano

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Rendering terrazze ex Garage Traversi

La storia di questo garage ha inizio negli anni ’30 nell’ambito del rifacimento di piazza San Babila. L’architetto Giuseppe De Min fu incaricato di progettare la prima autorimessa multipiano della città, con sistema monta-vetture ancora poco diffuso all’epoca. Dopo anni di abbandono sta rinascendo con luxury store. Ecco il progetto 

Il GARAGE TRAVERSI: la celebre autorimessa diventerà uno dei luoghi più lussuosi di Milano

# Il primo garage multipiano di Milano rinasce come luxury-store

Garage Traversi anni ’50

Finito di costruire nel 1939, nell’ambito del più ampio progetto di rifacimento di piazza San Babila, è stato progettato per ospitare la prima autorimessa multipiano di Milano priva di rampe, dotata di un impianto monta-vetture, che la rendeva particolarmente esclusiva.

Fu realizzato su un lotto rimasto libero tra i palazzi edificati nel corso dell’attuazione del piano di ricostruzione dell’area tra corso Matteotti e piazza San Babila, in particolare a ridosso della torre della Snia Viscosa. I limiti dell’area non consentiva di costruire un edificio di pregio e l’impossibilità di avere fronti libere oltre a quella principale su via Bagutta suggerì la destinazione ad autorimessa, comunque necessaria in una zona carente di spazi da destinare alla sosta di autoveicoli.  

Garage Traversi è un esempio mirabile di architettura razionalista, uno dei primi fabbricati in cemento armato realizzati in città, sviluppato su 8 piani fuori terra, era servito da una scala elicoidale ed all’interno era anche organizzato il servizio di lavaggio e manutenzione vetture. Nel 2003 l’edificio venne chiuso e, ad eccezione del piano terra utilizzato come spazio per temporary store, era di fatto abbandonato. Adesso dopo 60 anni di glorioso esercizio e 15 anni di inattività, lo spazio viene riqualificato e restituito alla città, i lavori sono già in stato avanzato. Vediamo quale sarà il suo nuovo volto.

# Un polo per il luxury retail & food, con 5.550 mq di spzi e due rooftop mozzafiato

Garage Traversi

L’investimento complessivo di 30 milioni di euro, ha previsto anche a scomputo oneri la realizzazione di una nuova piscina pubblica a due vasche una nuova piscina pubblica in via Fatebenesorelle, vicino a Via della Moscova a Porta Nuova, i cui lavori termineranno nel 2022.

L’obbiettivo della riqualificazione del Garage Traversi è che torni a breve una vera icona dell’architettura in città, questa volta come punto di riferimento per shopping e lifestyle con più di 5.500 mq di spazio per il retail, e due rooftop mozzafiato destinati ad entertainment e food. Sarà ripristinato il colore originale dell’intonaco verde salvia ricreando così il collegamento visivo originariamente pensato dall’architetto De Min con la torre di Piazza San Babila.

Esterno garage traversi

In elevazione verranno sviluppati, in armonia con gli edifici circostanti, 3 nuovi piani con roof garden e terrazze panoramiche sul cuore della città, destinati ad attività food & entertainment. Mentre all’interno i caratteristici piani “a ventaglio” resteranno contraddistinti dalla “pianta libera” per la massima efficienza e fruibilità degli spazi.

Rooftop Garage Traversi

Sarà anche l’occasione per riqualificare l’area antistante l’immobile, verso piazza San Babila, per una più gradevole fruizione dello spazio comune di accesso a Garage Traversi ma anche all’elegante via Bagutta.

Continua la lettura con: La torre botanica

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

PIACENZA, l’eterna sposa mancata di Milano: 5 motivi per farla diventare LOMBARDA

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Piacenza
Facciata del medievale Palazzo del Comune a Piacenza. Credits: wikimedia.org

La bella città dei Farnese, per diverso tempo parte del Gran Ducato di Milano, di emiliano-romagnolo ha davvero poco, se si eccettuano la cadenza e una maggiore diffusione della piadina. Arrivandoci in treno o in auto, non si ha certo la sensazione di cambiare regione. Ci sono alcuni motivi che la spingono più nell’orbita di Milano che del resto dell’Emilia Romagna. 

PIACENZA, l’eterna sposa mancata di Milano: 5 motivi per farla diventare LOMBARDA

Legatissima al territorio lombardo, in particolar modo a quello dell’Area Metropolitana Milanese, la provincia piacentina pare essere una di quelle anomalie italiche, tratteggiate a tavolino in maniera molto grossolana. Questi sono i motivi per cui è più legata a Milano e alla Lombardia che all’Emilia Romagna. 

#1 Il capolinea dell’abbonamento ferroviario della Lombardia

Fino a Piacenza vale l’abbonamento ferroviario della Regione Lombardia, praticamente ultima o prima stazione lombarda a seconda della direzione del viaggio. Buona parte dei suoi cittadini, studenti e lavoratori, fanno i pendolari con Milano e non certo con la lontana Città delle Torri e della mortadella.

#2 Ospita sedi del Politecnico e della Cattolica

Il legame con Milano è inoltre suggellato dalla presenza di distaccamenti universitari del Politecnico e della Cattolica.

#3 Organi di informazione con edizione lombarda

I quotidiani principali escono prevalentemente con l’edizione lombarda, stessa cosa con i telegiornali regionali.

 

 

 

Tra l’altro, secondo un recente sondaggio, molti italiani collocano Piacenza in Lombardia: al di là delle scarse conoscenze geografiche degli intervistati, questo dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, quanto sia radicata la convinzione di trovarsi in provincia di Milano anche superato il Po e che cadere nell’errore sia davvero facile.

#4 Per l’OCSE Piacenza fa parte dell’area metropolitana di Milano 

Piacenza è considerata dall’OCSE parte dell’Area Metropolitana Milanese. Questo perchè la sua economia è strettamente connessa con quella del capoluogo lombardo. 

#5 I VANTAGGI per Piacenza a rientrare nell’orbita di Milano

Allo stato attuale Piacenza non esprime sicuramente al massimo le sue potenzialità, innanzitutto a livello turistico. Una città che meriterebbe ben altri volumi di flussi considerando la sua bellezza, il suo patrimonio artistico e la vicinanza con Milano. Oltre al noto e splendido Palazzo Farnese, lungo le strade del centro tanti palazzi aristocratici si susseguono uno dopo l’altro. Primo fra tutti Palazzo Landi, il più affascinante esempio di residenza signorile del Rinascimento a Piacenza, scelto dai Farnese come residenza del Consiglio di Giustizia. A questo seguono Palazzo Somaglia, Palazzo Malvicini Fontana di Nibbiano, Palazzo Scotti di Sarmato, e altre prestigiose dimore signorili.

Rientrare nell’orbita di una importantissima metropoli di fama mondiale, fortemente proiettata verso il futuro, potrebbe finalmente farle trovare la sua dimensione, ora costretta in confini innaturali e costretta a confrontarsi con l’ingombrante Parma e le sue note velleità egemoniche.

Non dimentichiamo inoltre l’omogeneità territoriale da un punto di vista economico e sociale con Cremona, Lodi e Pavia, queste ultime oramai tutt’uno con il capoluogo meneghino.

Siamo certi che questa anomalia vada sanata. Un tentativo di referendum è già purtroppo stato abortito, noi riteniamo però che debbano essere sempre i cittadini a potersi esprimere e a poter decidere, oltre le logiche partitiche o politiche.

Milano è già protagonista di importanti sfide e trasformazioni. Trenord sta studiando una linea di metropolitana veloce tra le due città, ma è Piacenza che rischia di perdere il treno rimanendo su un binario morto.

 

ANDREA URBANO

 

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13 milioni di mascherine agli studenti ogni giorno: sarà il più grande e sottovalutato DISASTRO AMBIENTALE d’Italia?

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14 settembre. Riaprono le scuole in Italia. Per fronteggiare il Covid le due principali innovazioni saranno: i banchi “rotanti” e 13 milioni di mascherine usa e getta date agli studenti ogni giorno. Due misure che nessun altro paese al mondo ha adottato. E forse c’è un perchè. Il primo perchè sono i costi. Ma il secondo è molto più inquietante: il rischio di un disastro ambientale unico nella storia d’Italia. 

13 milioni di mascherine agli studenti ogni giorno: sarà il più grande e sottovalutato DISASTRO AMBIENTALE d’Italia?

“Italiani, popolo di incivili“. Scommettiamo che questo sarà il mantra della prossima estate quando saremo sommersi dal pattume di mascherine? Mascherine nel mare, mascherine nei fiumi, sui prati, ovunque. Che incivili che siamo. Ma anche in questo caso, chi sono i veri incivili? Per capirlo anche in questo caso facciamo due conti.

Se solo l’1% dei nostri ragazzi le getterà via, ci saranno 130.000 mascherine in più che inquinano il nostro ambiente ogni giorno

Ogni giorno verranno distribuite nelle scuole 13 milioni di mascherine di plastica usa e getta. 13 milioni. Poniamo che una cifra irrisoria, appena l’1% vada buttato in giro, per diverse ragioni, per bambini che le perdono in strada, per errati smaltimenti nelle scuole, per rottura o, perchè no, per comportamenti incivili dell’1% dei nostri ragazzi. 1% di 13 milioni significa 130 mila. Ogni giorno se appena l’1% dei nostri ragazzi si comportasse in modo incivile si avrebbero 130mila mascherine che inquinano l’ambiente. Significa 1,3 milioni al mese. Più di 15 milioni in un anno di mascherine in giro per il nostro povero Paese.

E tutto questo nell’ipotesi migliore quasi irreale: che solo l’1% dei ragazzi le gettasse in modo disordinato. Ma ancora non basta. FCA produrrà 27 milioni di pezzi per il mercato interno. Se anche qui applichiamo l’1% di tasso di inciviltà sarebbero 270 mila mascherine che inquinano ogni giorno. E stiamo applicando un tasso di inciviltà ridicolo: l’1%, da campioni del mondo di civiltà. E allora chi sono gli incivili: gli italiani che al 99% stanno rispettando l’ambiente o chi ha deciso questa produzione immensa di materiale inquinante, senza preoccuparsi della loro gestione e del loro smaltimento?

L’Italia unico paese al mondo a distribuire mascherine gratis a tutti gli studenti: ma chi ha pensato al loro smaltimento?

L’Italia risulta l’unico Paese al mondo a dare mascherine usa e getta a tutti gli studenti ogni giorno, a spese dei contribuenti tra l’altro. Se siamo l’unico Paese ad adottare una misura così forse qualche ragione per sospettare che non sia così intelligente esiste. Due esempi dimostrerebbero infatti che potrebbe non esserlo. Tutti i paesi scandinavi (Svezia, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Islanda) insieme ad altri paesi, tra cui l’Olanda, non solo non distribuiscono mascherine agli studenti ma non obbligano più a indossare le mascherine in alcuni casi perfino negli spazi interni. Questo perchè le mascherine sono ritenute non solo inutili se non pericolose contro il Covid, perchè indurrebbero un falso senso di protezione, ma soprattutto perchè rappresentano una seria minaccia di inquinamento ambientale. 

In Germania si trovano praticamente solo mascherine lavabili e anche la Francia, seppur più prudente degli altri paesi del nord Europa, ha deciso di iniziare a distribuire mascherine nelle scuole, ma solo ai meno abbienti e solo mascherine lavabili, da dare una tantum, proprio per evitare problemi nel loro smaltimento. 

Nell’epoca della sensibilità ambientale è incredibile come in Italia ci sia così tanta superficialità di fronte al più grave rischio di inquinamento ambientale degli ultimi decenni: con la diffusione di materiale inquinante senza eguali nella storia non solo d’Italia ma di qualunque paese civile. 

E’ lecito cercare di fronteggiare la diffusione del virus. Ma la domanda è: è lecito farlo a qualunque prezzo, rischiando di distruggere l’ambiente in cui viviamo e causando un danno che rischia di non essere più sanabile per generazioni?

Siamo ancora in tempo (forse): o si crea un sistema infallibile per il loro smaltimento o bisogna bloccare la diffusione di questo numero colossale di mascherine usa e getta nelle nostre scuole.

ANDREA ZOPPOLATO

 

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Le AFFINITÀ ELETTIVE: luoghi del MONDO che hanno un’affinità speciale con Milano

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Credit: @freesoulontheroad (Instagram)

Alzi la mano chi non si è mai chiesto: “Chissà se Milano ha una città gemella, da qualche parte nel mondo”. Oddio, proprio gemella è difficile. Considerando una serie di primati, non le scimmie, proprio i primati in classifica, che la Madunina vanta da anni, provare oggi a scovare una città che abbia avuto un feeling speciale con Milano è compito alquanto arduo.

Dato per probabile se non per certo che, in Italia, la nostra città non abbia pari, le abbiamo cercate fuori dai confini. Andiamo a vederle assieme, partendo dalle meno note, fino a quelle più intuibili.

Le AFFINITÀ ELETTIVE: luoghi del MONDO che hanno un’affinità speciale con Milano

#1 Francoforte, sintonie tra capitali finanziaria

Credit: @freesoulontheroad
(Instagram)

Johann Wolfgang von Goethe nacque qui e sempre qui pubblicò, nel 1809, “Le affinità elettive”, narrando la poligamia d’una coppia di sposi tramite maliziose disquisizioni sul termine affinità, costruendo un parallelo con la proprietà degli elementi chimici di legare con alcune sostanze a scapito di altre.

Fulcro finanziario della Germania centrale, la città sul Meno ha fluide connessioni con il capoluogo lombardo. Sede della Banca Centrale Europea, è la casa di uno fra i maggiori aeroporti al mondo per quantità di cargo/merci trasportate, ed è soprannominata Mainhattan, grazie a un nickname nato dall’unione del fiume Reno col più famoso fra i cinque boroughs di New York.

Grattacieli, musei, eventi culturali, soprattutto in campo editoriale, e una massiccia immigrazione italiana, ne fanno indubbiamente una fra le metropoli europee che più percepisce e scambia effusioni con il collo di Milano.

#2 Montréal, una questione di bandiera

Parlando di affinità è impossibile non pensare all’araldica. Forse solo perché il suo vessillo ricorda un po’ quello a croce rossa in campo bianco del Ducato di Milano, o perché rappresenta il Financial District più corposo del Canada.

Oppure, più semplicemente, perché è terra di un’immigrazione calabrese di massa, Montréal sembra essere a tutti gli effetti un clone del capoluogo lombardo. Dove, si sa, di milanesi d’origine calabrese ve n’è un gruppo molto ben nutrito. Praticamente un’affinità al peperoncino o alla cipolla di Tropea, fate voi.

#3 Bangkok, punto di riferimento dell’infotainment in Asia

Credits: honeymoondreams.co.uk – Bangkok

Se la popolarità è la cuginetta zoccola del prestigio, Edward Norton in “Birdman”, Bangkok è indubbiamente la cugina piccolo-borghese delle ricche e sfrenate vicine di longitudine, Tokyo e Singapore. La capitale thailandese è il cuore economico pulsante del Siam, con un tasso di disoccupazione che nel 2013 era sceso sotto l’1%, in un vero e proprio boom di scalata economica, comune a un po’ tutte le capitali asiatiche, simile a quello vissuto nello stivale dagli anni’60.

Quando Milano espletò brillantemente l’invidiabile ruolo di locomotiva d’Italia. Di certo, l’affinità principe col capoluogo meneghino è rappresentata dalla folta presenza di mass-media, essendo Bangkok il punto di riferimento nel settore infotainment di buona parte del continente asiatico. E questo, ben prima che Baby K sfornasse la sua hit.

#4 San Paolo del Brasile, la prima gemella di Milano 

Bela Vista (San Paolo). Credit: @rdgaquino (Instagram)

Fiera del gemellaggio con Milano siglato nel lontano 1961, la capitale paulista è e resterà a lungo fra le città più rappresentative del Sudamerica. Sotto molti punti di vista, non solo quello economico. Si stima che almeno 6 milioni di persone abbiano un antenato proveniente dal Belpaese, ma a parte questo, quella chimica trovata con altre città, qui, la riscontriamo specialmente nel ramo culturale, con la sede della più grande Università del Brasile, oltre che nel settore fieristico, essendo hub di molti fra gli eventi di riferimento per il continente intero.

Citandone alcuni, qui hanno luogo La Fiera Internazionale dell’Industria Tessile, la Biennale Internazionale d’Arte contemporanea e, soprattutto, la Settimana della Moda di San Paolo. What else?

#5 New York, la sorella grande di Milano

Tralasciando Londra, sulle cui affinità con Milano e l’Italia staremmo qui sino a notte fonda, non possiamo fare a meno di dire due parole sulla Grande Mela. Se non fosse stato per i gessati di Versace e Armani, la generazione Wasp di broker attiva negli anni ’90 a Manhattan, narrata da Oliver Stone in “Wall Street”, non avrebbe goduto di quello stile e di quell’irresistibile faccia tosta che nella Milano da bere erano già in voga a metà anni ’80.

Dal NYSE alla Borsa di Milano, dal Metropolitan alla Triennale passando per il Sempione e per Central Park, le due città si sono scambiate, negli anni, influenze di stile, melting pot e tendenze non solo in campo finanziario, rendendo a tutti gli effetti Milano la sorella piccola e furba dell’imponente Nuova York.

E voi che ne pensate? Quali sono le città più affini a Milano dove vi è capitato di lavorare o soggiornare?

CARLO CHIODO

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Il leggendario MAESTOSO rinasce come Cinema Teatro Italia ma avrà tutta un’altra funzione

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Credits: milano.repubblica.it - Rendering fronte del restyling ex-cinema Maestoso

Dopo anni di abbandono, degrado e presunte riqualificazioni mai partite, ne avevamo parlato anche qui, ora finalmente anche il Cinema Maestoso sarà riqualificato. Purtroppo non manterrà la sua funzione originale, pur preservandone la memoria storica, verrà trasformato infatti in un complesso sportivo gestito dalla multinazionale Virgin. Ecco il progetto.

Leggi anche: 7 Aree di Milano da RIQUALIFICARE ALLA GRANDE

Il leggendario MAESTOSO rinasce come Cinema Teatro Italia ma avrà tutta un’altra funzione

# Da storico cinema di quartiere a palestra innovativa

Credits: milano.repubblica.it – Da cinema a palestra

Il cinema Maestoso è stato una delle sale cinematografiche più belle e comode di Milano. Costruito nel 1912, prima sotto il nome di Cinema Roma, poi di Cinema Italia quando le sue visioni riuscirono ad abbracciare un pubblico più vasto, si trasformò in Maestoso nel 1975, con le storiche poltrone in velluto rosso definite unanimemente le più confortevoli della città.

Dal 2007 ha cessato ogni forma di attività e più volte è stato in procinto di essere riqualificato, l’ultima poco dopo il restauro per la messa in sicurezza del 2015 quando doveva essere trasformato in polo commerciale. Per l’ex cinema Maestoso di piazzale Lodi è arrivato finalmente il momento di rinascere in una palestra di nuovissima concezione. Vediamo come dovrà diventare.

# Inaugurazione nel 2022: le caratteristiche del progetto “Cinema Teatro Italia”

I lavori di recupero, ad opera di Italcine, sono partiti in questi giorni, per quanto riguarda le parziali demolizioni interne. L’inaugurazione di “Cinema Teatro Italia”, il nome scelto per ricordare le funzioni originali, è prevista nel 2022. L’intervento prevede una ristrutturazione leggera interna e il mantenimento del corpo dell’edificio in stile anni’30 per preservare la memoria storica. Sempre per questo motivo all’ingresso verranno riproposti i marmi che un tempo adornavano l’entrata lungo corso Lodi. Secondo indiscrezioni pare che ci sia anche l’intenzione di posizionare alcuni cimeli storici dell’ex cinema per rievocare i fasti degli anni delle proiezioni, nell’atrio del futuro centro sportivo .

Il progetto punta a non stravolgere l’equilibrio di un edificio ben inserito nel contesto cittadino ormai da un secolo, con l’apertura delle facciate con ampie finestrature per rendere visibili le attività interne e un tetto rivestito di tegole di vetro che riflette la luce. All’interno del complesso a vocazione sportiva gestito da Virgin Active ci sarà spazio per una palestra, una piscina, uno spazio benessere, sale corsi e un bar.

FABIO MARCOMIN

 

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La STORIA del MERCATO del macello, quando era un’avanguardia in Europa

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Credits: milanosparita.com - Mercato del Macello

Istituito nel 1863 è stato uno dei macelli più all’avanguardia d’Europa. Dopo il trasferimento nella ultima sede di Viale Molise, dal 2005 il Mercato del Macello è stato completamente dismesso. Si attende la sua riqualificazione, grazie al bando internazionale “C40 Reinventing Cities” i cui vincitori saranno nominati nel primo trimestre 2021. Ripercorriamo la storia di questo vanto della città.

La STORIA del MERCATO del macello, quando era un’avanguardia in Europa

# Il boom del commercio di carni nel medioevo

La rilevanza del commercio nella città di Milano è sempre stata notevole. Sin dal Medioevo lo sviluppo della città è passato attraverso i commerci, che sono stati resi prolifici dalla felice posizione dell’abitato, posto nel mezzo di una pianura, all’incrocio di varie strade, e quindi punto nevralgico ed attraversamento obbligato per chi volesse comprare o vendere merci e la carne era uno dei prodotti più venduti.

# La soppressione dei macelli privati per motivi igienici e l’istituzione di un solo pubblico macello

All’inizio la carne veniva macellata nei molti macelli privati che si trovavano in tutta la città, ma a causa di frodi e scarsa igiene sanitaria degli stessi, a seguito di una legge che imponeva controlli sanitari su tutte le carni commerciate a Milano, nel 1863 fu istituito il Macello. Per la precisione cinque cinque ettari che si trovano tra le vie Calco e Olona, si trovava il macello comunale milanese tra i più all’avanguardia d’Europa, con centosessanta parcheggi per centodiciassette macellai. Fuori dalle mura spagnole, giusto a fianco del Macello, nell’attuale Parco Solari c’era il cosiddetto “Scalo del Bestiame”: qui le carni arrivate attraverso la strada ferrata, venivano introdotte nel macello per via di un corridoio ricavato nelle mura stesse.

# Il trasferimento in Viale Molise nel 1929: all’inizio si vendevano animali vivi 

Nel 1929 il Macello venne trasferito in viale Molise 62, dove oggi rimangono tutti gli stabili dismessi. All’inizio si vendevano gli animali vivi e infatti si chiamava Mercato del Bestiame, poi si è passati alla vendita del solo bestiame macellato con il cambio del nome in Mercato delle Carni: si macellavano bovini, equini ed ovini, con attenzione anche a tecniche di macellazione legate alle varie religioni.

Il Mercato Avicunicolo, aperto nel 1925, è invece operativo ancora oggi, al civico 53 di via Lombroso, di fronte all’area che fu del Macello.  

# El Bersaglier, El Gin Boia, El Ghess, El Settebello, El Bisont: tutti i personaggi del primo novecento che lavoravano al Macello

Come riportano alcune fonti dell’epoca, tra i lavoratori che attendevano di lavorare, più o meno in maniera stabile al Macello, c’erano i facchini che dalle tre del mattino alle dieci di sera aspettavano l’arrivo della merce. Tra i personaggi dell’epoca vengono ricordati El Bersaglier, El Gin Boia, El Ghess, El Settebello, El Bisont, che coi proventi del loro lavoro, giravano nei giorni di festa in Galleria Vittorio Emanuele con aria elegante da ricchi possidenti.

Fonte: Milano Policroma

# Smantellato nel 2005, verrà riqualificato grazie al bando “Reinventing Cities”

Credits: urbanfile.org- Ex Macello abbandonato

Il progressivo smantellamento del macello è iniziato progressivamente negli anni ’90 per concludersi nel 2005. Se le palazzine in stile Liberty su strada sono state riadattate in parte a punti sanitari con servizi di ATS e a spazi di riuso collettivo, tutte l’area operativa in cui avveniva la macellazione e la vendita è in totale abbandono. L’area di 150.000 dell’ex-macello è stata inserita tra le aree da portare a nuova vita nell’ultimo bando internazionale “C40 Reinventing Cities” con l’obbiettivo di trovare progetti di riqualificazione di qualità e investitori interessati a realizzarli. Fortunatamente sono arrivate numerose candidature e nel primo trimestre del 2021 si sapranno i nomi dei finalisti di tutti i progetti messi a gara, pertanto verrà svelato anche il destino di quello che è stato uno dei macelli più all’avanguardia d’Europa del ‘900.

 

FABIO MARCOMIN

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Modello BOLZANO: PIL pro capite PIÙ ALTO d’Italia e 9/10 delle proprie TASSE TRATTENUTE sul territorio

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Credit: Instagram (@ek.photography_00)

C’è un’Italia che non sembra Italia. Innanzitutto perchè si parla tedesco. E poi perchè rappresenta l’unica eccezione realmente autonomista in un Paese dominato dalla burocrazia romano-centrica.

Il risultato di aver creato in questa zona quanto di più simile al modello di città stato diffuso in tutta Europa è questo: Bolzano è uno dei territori più ricchi d’Italia con un Pil pro-capite di 42.500 euro, la disoccupazione più bassa la 3,1% e la possibilità, in quanto provincia autonoma, di trattenere sul territorio i 9/10 delle tasse riscosse. L’idea di autonomia e di governo di un territorio che più si avvicina a quella di Milano Città Stato.

Modello BOLZANO: PIL pro capite PIÙ ALTO d’Italia e 9/10 delle proprie TASSE TRATTENUTE sul territorio

Pubblichiamo estratti articolo di A. Gagliardi e A. Marini per “Il Sole24ore” – Alto Adige, quella terra ricca che trattiene i 9/10 delle proprie tasse

# La Provincia autonoma lascia a Roma solo le briciole

I sudtirolesi sono un tema caro al nuovo governo austriaco. A fine anno la proposta del doppio passaporto. Con annesse polemiche. Poi la recente scelta di Vienna di aprire i suoi consolati ai sudtirolesi di lingua tedesca e ladina. Con dietrofront di fronte alle proteste della Farnesina. Oltre a ragioni storiche, ci sono anche ragioni economiche dietro tanto interesse. Bolzano è uno dei territori più ricchi d’Italia con un Pil pro-capite di 42.500 euro e la possibilità, in quanto provincia autonoma, di trattenere sul territorio i 9/10 delle tasse riscosse.

# Bolzano al top per Pil pro capite: 42.500, la Lombardia si ferma a 36.800

L’Alto Adige vanta un bilancio di circa 5 miliardi di euro, alimentato dal gettito fiscale, sulla base delle imposte riscosse. Di queste entrate fiscali, i 9/10 restano sul territorio provinciale, mentre il residuo 1/10 viene trasferito a Roma. Non solo dunque tasse spese principalmente “a casa propria” ma anche un Pil di circa 22 miliardi di euro. Se si guarda a quello pro-capite (anno 2016) si nota che si tratta del più alto d’Italia: 42.500 euro contro i 36.800 della Regione locomotiva del Paese, la Lombardia (e una media italiana di 27.700 euro). Si tratta di una cifra addirittura superiore a quella dell’Austria, che conta su un Pil pro-capite pari a 40.400 euro.

# Tasso di disoccupazione più basso d’Italia: 3,1% contro il 6,5% di Milano

Ma notevoli sono anche le performance della provincia altoatesina sul fronte del lavoro. Basti pensare che il tasso di disoccupazione è il più basso d’Italia con il 3,1% (anno 2017) a fronte del 4,4% dell’intera regione a statuto speciale. Per farsi un’idea sull’entità della performance basti pensare che quello della provincia di Milano, capitale economica del Paese, si attesta al 6,5%, mentre quello dell’Italia è al 10,9% e quello dell’Austria al 5,4% (per entrambi dati a dicembre 2017).

Fonte articolo: Il Sole 24ore

# Il “modello Bolzano” è il più simile all’idea di Milano Città Stato

Maggiore autonomia decisionale e possibilità di trattenere sul territorio le tasse prodotte sul territorio, sono queste le due chiavi principali del vincente “modello Bolzano”, ed è il più simile all’idea che sta alla base del progetto di Milano Città Stato. Lasciare la libertà ai territori di agire per il loro meglio senza interferenze esterne o di altri enti superiori e investire le risorse generate in loco per sperimentare nuove politiche in tema di lavoro, economia, istruzione, ambiente e sanità per migliorare la vita dei propri cittadini e far nascere eccellenze da esportare nel mondo.

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🔴 II trimestre: persi 841 mila POSTI di LAVORO, tutti under 49 (Istat)

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Nel secondo trimestre gli occupati sono diminuiti di 841.000 unità rispetto al trimestre precedente.

🔴 II trimestre: persi 841 mila POSTI di LAVORO, tutti under 49 (Istat)

Il conto più alto lo pagano i giovani: quasi la metà di chi ha perso il posto sono giovani under 35.

Secondo i dati Istat spiegando l’8% degli under 35 hanno perso il lavoro scendendo a 4.776.000 unità di occupati. Segue la classe tra i 35 e i 49 anni che ha perso 424.000 unità, toccando le 9.157.000 persone.

Non colpiti gli over 50: tra questi hanno perso il posto solo 1.000 persone arrivando a quota 8.780.000.

Il dato è legato all’epidemia da coronavirus e alla caduta dei contratti a termine e del lavoro indipendente. I rapporti stabili sono stati salvaguardati dal blocco dei licenziamenti e dall’utilizzo massiccio della cassa integrazione. Quindi resta un grosso punto di domanda su quello che dovesse accadere alla scadenza del blocco dei licenziamenti.

Fonte: Ansa
   

 

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La responsabilità ribaltata

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Pensiero del giorno

Il prezzo del potere è la responsabilità. Perché più potere hai più puoi decidere sulla vita degli altri. Il potere di decidere sugli altri determina come altra faccia della medaglia quella della responsabilità, ossia dover rispondere nel bene e nel male di quello che si provoca.

Potere significa responsabilità. Normalmente è così.
Invece chi ha il potere oggi vuole avere la botte piena e la moglie ubriaca, vogliono avere potere ma non responsabilità.

Se le cose vanno male è colpa dei cittadini. Se le cose vanno bene è merito loro.
Se torna il virus è colpa nostra perché siamo stati indisciplinati. Se non torna è merito loro perché hanno imposto delle misure efficaci.

Se ci sarà un nuovo lockdown sarà la giusta punizione per i nostri comportamenti.

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🔴 Lombardia: MASCHERINE all’aperto se non si riesce a garantire il DISTANZIAMENTO sociale

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Cerdits: ilpost.it

La nuova ordinanza del presidente della Regione Lombardia sta alimentando la confusione. Mascherine obbligatorie all’aperto? In realtà non cambia nulla: bisogna metterle solo se non si riesce a rispettare il distanziamento sociale (la distanza minima di un metro). Eppure già si registrano episodi di aggressione.

Lombardia: MASCHERINE all’aperto se non si riesce a garantire il DISTANZIAMENTO sociale

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha firmato giovedì 10 settembre una nuova ordinanza che entra in vigore da venerdì 11 settembre a giovedì 15 ottobre 2020.

In tutto il territorio permane l’obbligo di usare la mascherina al chiuso, mentre all’aperto è obbligatoria solo nel caso in cui non sia possibile garantire il distanziamento sociale. Esclusi dall’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonché i soggetti con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina.

Resta obbligatoria la misurazione della temperatura per il datore e per i dipendenti, così come per i clienti dei ristoranti. Se dovesse essere superiore a 37,5°, non sarà consentito l’accesso alla sede.

L’ordinanza firmata da Fontana “raccomanda fortemente la rilevazione della temperatura nei confronti dei genitori/adulti accompagnatori e dei bambini, all’ingresso della sede dei servizi educativi e delle scuole dell’infanzia. In caso di temperatura superiore ai 37.5 °C per il minore o per il genitore/accompagnatore non sarà consentito l’accesso alla sede e il genitore/accompagnatore sarà informato della necessità di contattare il medico curante proprio o del bambino.

Il governatore della Regione Lombardia ha chiesto al presidente della Conferenza delle Regioni di mettere all’ordine del giorno dei lavori della prossima riunione, il tema della gestione della pratica degli sport di base e della partecipazione del pubblico agli eventi sportivi, con particolare attenzione all’inizio dei campionati delle varie discipline.

 

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I 7 QUARTIERI NASCENTI di Milano

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Cascina Merlata Masterplan

Nonostante si sia un po’ congelata la spinta propulsiva di Milano che durava da anni, procede senza sosta la rinascita di quartieri fino a pochi anni fa abbandonati a se stessi e la nascita di zone totalmente nuove. Scopriamo quali sono i 7 quartieri in trasformazione che cambieranno il volto della città e a che punto sono i progetti che li riguardano.

I 7 QUARTIERI NASCENTI di Milano

 

#1 Rogoredo: il “bosco della musica” 

Credits: Urbanfile – Masterplan Campus della Musica

Il “boschetto della droga” è stato svuotato ed è proprio nelle sue vicinanze che il Presidente del Conservatorio Giuseppe Verdi vuole realizzare “il bosco della musica” o meglio “Il Campus della Musica”.

Sarà la seconda sede del Conservatorio con metà della superficie a verde, un grande auditorium da 350 sedute per i concerti, un bar e un ristorante, decine di aule e laboratori all’avanguardia, sale prova, fab lab, co-working e uno studentato da 200 posti letto.

Credits: Urbanfile – Corte interna Campus della musica

Cuore del progetto del Campus della musica, la palazzina “ex chimici”, sopravvissuta alle acciaierie Redaelli, primo nucleo di un complesso di riqualificazione urbana emblematica anche dal punto di vista ambientale, visto che sarà completamente immerso nel verde. Il campus sarà progettato per ospitare circa 600-800 studenti, il dipartimento dei nuovi linguaggi, dall’elettronica alla musica applicata, al jazz, al rock, al pop.  

L’investimento sarà di circa 30 milioni di euro. Inizio lavori previsti nel 2022, conclusione entro 2025.

#2 Cascina Merlata: lo smart district Uptown Milano

Cascina Merlata Masterplan

Cascina Merlata è un quartiere di Milano adiacente al sito espositivo di Expo 2015, si estende su una superficie di circa 900.000 mq, dove sono in fase di realizzazione un grande parco urbano di 250.000 mq, un plesso scolastico di 12.000 mq, un centro commerciale di 60.000 mq, oltre alle abitazioni suddivise in più lotti, di cui molte in housing sociale.

Stato dei lavori Cascina Merlata

All’interno del nuovo quartiere è in fase di conclusione la costruzione di un lotto di 317 alloggi, sotto il nome di UpTown, presentato come il primo smart district di Milano e d’Italia. Un quartiere nel quartiere pensato per le famiglie a edilizia convenzionata, l’unico distretto a Milano e in Italia in grado di coniugare casa e lavoro, benessere e salute. UpTown è inoltre il primo quartiere in Italia in lizza per la certificazione GBC Quartieri.

Credits: idealista – Primo lotto costruito e consegnato di Uptown

I lotti di UpTown sono quasi tutti sold-out e i primi realizzati sono già abitati. A conclusione di tutti i lavori, nel cantiera di Cascina Merlata dovrebbe abitare dalle 12.000 e 15.000. In avvio anche la realizzazione di un mall, il più grande di Milano.

Fine lavori nel 2026.

#3 Bisceglie: Seimilano

Credits: boriimangiarotti.eu – SeiMilano

Sei Milano è un progetto di rigenerazione urbana su un’area di oltre 300.000 mq in prossimità della metro Bisceglie, disegnato dall’archistar Cucinella. Un nuovo quartiere multifunzionale con uffici, spazi commerciali e residenze, immerse in un parco di oltre 16 ettari.

Credits: Urbanfile – Masterplan SeiMilano

Suddiviso in 3 settori distinti, l’area destinata al terziario nel nord-est dell’area, le residenze nell’asse sud-nord e est-ovest, il polo commerciale tra  il nuovo boulevard lungo la diretterice nord-sud e via Bisceglie. Al centro ci sarà un grande parco urbano di 200.000 mq disegnato da Michel Desvigne – Studio MDP, che si inserisce all’interno di una catena di parchi urbani tra loro collegati da una pista ciclopedonale. Inoltre è direttamente connesso al vicino Parco dei Fontanili con il quale forma una delle aree verdi più estese della città.

Lavori iniziati nel 2020, fine primo lotto residenziale nel 2022, conclusione definitiva entro 2025.

#4 Santa Giulia Nord: il rilancio con un grande parco e il PalaItalia 

Credits: financecommunity.it – Masterplan Santa Giulia Nord

Con un progetto decisamente rivisto rispetto al primo disegnato da Norma Foster, il quadrante nord del quartiere di Santa Giulia vedrà la realizzazione di: grande parco urbano di 330.000 mq e di una nuova area di progetto che prevede residenze, uffici, un’area commerciale e di svago in un reticolo di vie pedonali, piazze e spazi pubblici. È prevista un’infrastruttura di trasporto pubblico, una nuova linea tranviaria che transiterà in mezzo all’abitato e collegherà la futura Stazione Forlanini FS M4 con la stazione AV M3 di Rogoredo.

Tra le opere ci sarà il “Pala Italia”, il palazzetto dello sport da circa 16.000 posti che ospiterà le gare di hockey su ghiaccio delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026.

Palaitalia. Fonte: corriere Milano

I lavori dovrebbero iniziare nel 2021 e quelli relativi al Pala Italia concludersi tra fine 2023 e inizio 2024.

#5 Mind: il parco scientifico tecnologico con Ospedale Galeazzi, Human Tecnnopole e Università Statale

Credits: milanofanpage.it – Masterplan Mind

Nell’area che fu sede di Expo2015 sta sorgendo MIND ovvero Milano Innovation District. Un Parco tematico scientifico tecnologico di 650mila metri quadrati, nel quale è previsto l’insediamento di tre importanti funzioni pubbliche prevalentemente: il nuovo polo ospedaliero IRCCS Galeazzi, il polo di ricerca per le Scienze della vita Human Technopole e il Campus dell’Università Statale.

Il primo, l’ospedale Galeazzi di 16 piani che con 90 metri è tra gli 8 più alti d’Europa, è già in fase avanzata di realizzazione sarà pronto nel 2022.

La Human Technopole, composto a regime da 7 centri di ricerca, è già in parte operativo con Palazzo Italia ad uso ufficio amministrativi e laboratori, mentre è stato scelto il progetto per secondo building da 10 piani che lo affiancherà. Altri seguiranno nei prossimi anni, in parte rifunzionalizzando edifici costruiti per l’Expo, entro il 2024.

Credits: startpitalia.eu – Nuovo building con Palazzo Italia sullo sfondo

Il polo scientifico dell’Università Statale che realizzerà qui il suo campus, con i primi studenti nell’anno accademico 2024/2025.

Nuovo campus Statale al MIND

#6 Symbiosis: la rinascita del sud della città

Credits: ioarch.it – Masterplan Symbiosis

Il piano di sviluppo Symbiosis di 125.000 mq della società immobiliare Covivio sulla base del masterplan firmato dallo studio Antonio Citterio Patricia Viel sta iniziando a prendere forma e sta rivoluzionando l’area a sud di Milano, a ridosso di Fondazione Prada anche’essa realizzata di recente. L’headquarter di Fastweb è il primo tassello completato con la piazza Olivetti e le sue vasche d’acqua, a seguire l’ICS International School la cui inaugurazione avrebbe dovuto esserci in questo mese.

Sono partiti i lavori nel lotto accanto alla sede dell’azienda di telecomunicazioni per la nuova sede di Boehringer Ingelheim e nel 2021 partiranno anche quelli del progetto “Vitae” scelto tra i progetti vincitori del concorso “C40 – Reinventing Cities”.

Fine lavori per tutto il progetto Symbiosis a giugno 2023.

#7 Farini: il più grosso progetto di rigenerazione degli scali ferroviari

Credits: Urbanfile – Masterplan OMA Scalo Farini

All’interno dello Scalo Farini sarà creato un area a verde di 300 mila metri quadrati, con servizi, 1034 alloggi a canone sociale e 500 appartamenti destinati all’edilizia convenzionata e libera. Il masterplan realizzato da “Agenti Climatici” del team Oma, prevede che la nuova configurazione dello scalo insieme al parco saranno in grado di raffreddare i venti caldi provenienti da sud-ovest e di depurare l’aria dalle particelle più tossiche.

Gli edifici attualmente presenti nello scalo verranno riqualificati, ed è previsto: una promenade, una ciclofficina, una “corte aperta” per lo scambio culturale tra studenti, docenti e visitatori del quartiere, uno spazio eventi e concerti e un “Giardino d’Inverno” che ospiterà un’area per le startup. All’interno di un edificio preesistente, riqualificato e rimodulato, troverà spazio il Campus delle Arti dell’Accademia di Brera su una superficie complessiva a regime di 15.000 metri quadrati che ospiterà 1.800 studenti.

Modello Campus delle Arti Accademia di Brera

Il masterplan rappresenta una base progettuale modulare sulla quale verranno costruiti gli edifici secondo le necessità del mercato e gli scenari immobiliari della città.

L’obiettivo è partire con i lavori sia sui 60mila metri quadrati verso via Valtellina,  recentemente acquistati da Coima Sgr, sia su tutto il resto dell’ex scalo ancora in mano a FS entro il 2021.

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Povertà in Italia, dall’Istat numeri shock sull’abitare. E al Nord la situazione è esplosiva

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A Milano c’è un ASILO a FORMA DI AEREO

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Asilo a forma di aereo

Chi l’avrebbe mai detto che a Milano si potesse fare scuola dentro un aereo? Questo è possibile in un asilo nel quartiere di Rogoredo, realizzato a forma di biplano per volere delle industrie Caproni. Scopriamo questa storia curiosa.

A Milano c’è un ASILO a FORMA DI AEREO

# Un scuola fatta a biplano intitolata alla madre dei pioneri dell’aeronautica

Casa dell’infanzia Caproni

Nel 1915 la Società per lo Sviluppo dell’Aviazione in Italia costruì lo stabilimento per la produzione degli aerei progettati dall’ing. Gianni Caproni, nel quartiere Taliedo, dove fu realizzato anche uno dei primi aeroporti d’Italia, nonché il primo di Milano. Verso i confini sud della città, a non molti chilometri di distanza, nel quartiere di Rogoredo la famiglia possedeva dei terreni

Credits: maremagnum.it – Il giorno inaugurazione della scuola dell’infanzia

In uno di questi nel 1937 venne costruito un asilo con finanziamenti privati, tra cui quelli delle Acciaierie Redaelli, ma soprattutto grazie ai notevoli investimenti fatti dalla Caproni. 

La struttura è stata realizzata a forma di biplano ed intestata a Paolina Caproni, madre dei pionieri dell’aeronautica, proprio per ricordare i mecenati che hanno permesso a Rogoredo di avere una “Casa dell’Infanzia”, ancora attiva in Via Monte Popera 14. Proprio un biplano, il Caproni Ca.73 fu per anni, nel periodo tra il 1929 e il 1934, il più grande aereo terrestre.

 

Leggi anche:
Taliedo, il QUARTIERE VOLANTE e degli studios, in attesa di decollare con la M4

FABIO MARCOMIN

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🔴 Tribunale dei BREVETTI: la PRIMA BEFFA per Milano. Sede provvisoria assegnata a Parigi e Monaco

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Credits: milano.repubblica.it - Possibile Sede Tribunale dei Brevetti

Per rispettare la partenza del Tribunale Unico europeo già nel 2021 l’Unione Europea ha assegnato provvisoriamente le competenze, prima assegnate a Londra, alle città in cui sono presenti le altre due sedi: Parigi e Monaco di Baviera.

Il grave rischio è che le sedi da temporanee diventino permanenti. Speriamo che Milano non finisca con il pagare caro le indecisioni del governo che solo in prossimità della scadenza dei termini si è deciso a depositare la candidatura di Milano a sede del Tribunale europeo dei Brevetti.

Leggi anche: 🔴 Milano candidata per il Tribunale dei Brevetti UE

🔴 Tribunale dei BREVETTI: la PRIMA BEFFA per Milano. Sede provvisoria assegnata a Parigi e Monaco

Pubblichiamo articolo di Laura Cavestri per “Il Sole 24ore” – Tribunale brevetti, bene Milano candidata ma deleghe «a tempo» a Parigi e Berlino

# Presentata ieri 10 settembre la candidatura di Milano ad ospitare la terza Corte centrale dei brevetti

Il calcio d’inizio è stato dato ma per ora è prevalsa una soluzione “ponte”. L’Italia ha presentato ieri la candidatura di Milano ad ospitare la terza Corte centrale, quella per le cause farmaceutiche. Ma le deleghe di quella Corte che doveva nascere a Londra – come da accordo istitutivo – saranno “temporaneamente” ripartite tra le altre due sedi centrali, quella di Parigi e quella di Monaco, così da permettere al Tribunale per il brevetto unitario, finalmente, di entrare in funzione “auspicabilmente nel 2021”.

# La partita è aperta per l’Italia, ma c’è rischio di altre candidature, oltre Amsterdam e Parigi, una potrebbe arrivare dalla Spagna

È l’esito – lo scenario raccontato come più plausibile già nei giorni scorsi – della riunione del comitato preparatorio del Tribunale unificato per il brevetto unitario. Insomma, la partita per l’Italia resta aperta. Ma senza vincoli di tempo e con il rischio di doversi misurare con altre candidature. Come quella di Amsterdam, che ospita già la sede dell’Ema, e Parigi, che ha già la sede centrale del Tribunale. Ma non si può escludere che nel prossimo futuro non si faccia avanti anche qualche altra città europea. La Spagna ha mostrato interesse, ma non ha ancora ratificato l’accordo sul brevetto unitario e sul relativo Tribunale. Fino ad allora, resterà sulla soglia.

# Il Ministro degli Esteri Di Maio esprime soddisfazione, ma la beffa è dietro l’angolo

“Soddisfazione” del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per i risultati della riunione odierna, tenutasi ieri in videoconferenza “per discutere degli effetti dell’uscita del Regno Unito dalla Ue sull’accordo istitutivo del Tribunale e in cui l’Italia ha preannunciato l’intenzione di presentare la candidature di Milano quale nuova sede del Tribunale per i brevetti in sostituzione di Londra“.

Dal canto suo, il comitato preparatorio ha confermato la volontà degli Stati partecipanti di assicurare l’entrata in vigore del Tub non appena sarà completato l’iter delle ratifiche – per partire manca solo quella della Germania che dovrà rifarla per un vizio procedurale – e auspicabilmente già agli inizi del 2021. Per consentirlo, ha approvato una provvisoria ridistribuzione di competenze della sede di Londra fra le sedi esistenti di Parigi e Monaco di Baviera, a condizione tuttavia che si tratti di una soluzione di breve periodo, in attesa che l’accordo entri in vigore e che l’Italia possa avviare, d’intesa con gli altri Stati firmatari, la procedura di modifica dell’accordo per includervi Milano quale terza sede della divisione centrale Tribunale. “La presentazione dell’Italia è stata eccellente – ha detto il presidente del comitato preparatorio, Alexander Ramsey – e la redistribuzione provvisoria si rende necessaria per riuscire ad avviare l’attività del tribunale già nel 2021“.

# Daniela Mainini, presidente Centro Studi Grande Milano: “Bisognerà vigilare affinchè il “provvisiorio” non diventi “definitivo”

Lieta che la candidatura di Milano sia stata apprezzata – ha spiegato Daniela Mainini, presidente del Centro studi Grande Milano, che fa parte del comitato tecnico istituito presso la Corte d’appello di Milano che ha redatto il dossier presentato ieri dal rappresentante italiano designato dal ministero degli Affari esteri – ma bisognerà vigilare affinchè il “provvisiorio” non diventi “definitivo” e che la temporanea redistribuzione non diventi una “spartizione” tra Germania e Francia. Il sistema è nato con tre corti: Parigi, Londra e Monaco. Non ci sono motivi per nessuna spartizione».

Leggi anche: 🔴 Milano candidata per il Tribunale dei Brevetti UE

Fonte articolo: Il Sole 24ore

FABIO MARCOMIN

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🔴 Francia: il RAFFREDDORE crea il caos sulla partenza dell’anno scolastico

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Credit: bdkidseditions (Instagram)

I medici sono sommersi dalle richieste dei genitori i cui figli con sintomi caratteristici di una lieve rinofaringite vengono rifiutati dalla scuola. Pubblichiamo la traduzione di estratti dell’articolo su Le Monde.

🔴 Francia: il RAFFREDDORE crea il caos sulla partenza dell’anno scolastico

Pubblichiamo estratti dell’articolo su Le Monde Coronavirus : médecins débordés, parents désemparés… Les rhumes perturbent la rentrée

È una raffica di “naso che cola” e “piccole febbri”. Dall’inizio della settimana, gli uffici dei medici di base e dei pediatri sono stati sommersi dalle richieste di genitori i cui figli non sono stati ammessi all’asilo o alla scuola perché presentano questi sintomi, caratteristici di un rinofaringite benigna, ma che potrebbe forse preannunciare il Covid-19.

Dal momento in cui l’alunno mostra dei sintomi viene espulso da scuola

“La regola è molto chiara: dal momento in cui l’alunno mostra i sintomi, viene espulso dalla scuola e deve tornare con un parere medico, oppure attendere quattordici giorni”, spiega Guislaine David, segretaria generale di SNUipp- FSU. Questo parere medico non deve essere un risultato del test, che la scuola non ha il potere di richiedere.

Anche se si tratta di raffreddore i medici non se la sentono di dire che non è Covid

A SOS Médecins Dunkerque (Nord), il dottor Thierry Mraovic dice di aver visto quintuplicare il numero di bambini passati nel suo studio lunedì 7 settembre rispetto al lunedì precedente: 110 contro 20. “Abbiamo finito a mezzanotte e mezza, con un bambino di 8 anni che aveva il raffreddore “, ha detto, spiegando che si è rifiutato di rilasciare certificati non Covid-19.

In tutta la rete SOS Médecins, l’aumento dell’attività per le patologie respiratorie sarebbe di circa il 30% rispetto al 2019. “Non è facile per noi dire se si tratta di un rinoceronte o di Covid senza test, che ci mette in una situazione un po ‘difficile “, osserva Serge Smadja, il segretario generale dell’organizzazione.

I genitori sono sconvolti: se l’asilo mi chiama ogni volta che mia figlia ha la febbre non credo che lavorerò molto

In tutto il Paese, gli stessi afflussi, legati alla rigorosa applicazione da parte di asili nido e scuole delle istruzioni da seguire per ogni bambino sintomatico. “Sono stata chiamata per venire a prendere mia figlia di diciassette mesi all’asilo, con una temperatura di 38,3 ° C”, racconta una madre di famiglia parigina. Se l’asilo mi chiama ogni volta che ci sono 38 ° C, non lavorerò molto … “

“Le nostre segretarie stanno crollando sotto gli appelli di genitori sconvolti“, testimonia Luc Duquesnel, medico di base a Mayenne e presidente del sindacato Les Généralistes-CSMF, per il quale “la situazione attuale non è sostenibile”. Ha scelto di non ricevere bambini senza febbre e di consegnare semplicemente i giorni di “bambino malato” ai genitori che lo desiderano.

Una soluzione a priori decaduta dopo l’annuncio di mercoledì 9 settembre da parte del ministero della Salute della riattivazione del sistema di indennizzo per i genitori costretti a tenere in custodia il figlio malato.

Articolo completo: Coronavirus : médecins débordés, parents désemparés… Les rhumes perturbent la rentrée

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2020: FUGA da NEW YORK

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Credits: The economist - Interni vagoni metropolitana di New York

Se Atene piange Sparta non ride. Sostituite Atene con Londra e Sparta con New York e il senso è compiuto anche per il 2020. Ieri avevamo pubblicato della crisi di Londra (LONDRA SVUOTATA come le vecchie miniere), oggi pubblichiamo la risposta di New York. Perché neanche la Grande Mela se la passa tanto bene. E Milano guarda le sue “cugine” anglosassoni con molta preoccupazione. 

2020: FUGA da NEW YORK

Pubblichiamo estratti traduzione articolo del “The Economist” – America’s biggest transit system is in trouble

#  “La metropolitana è il barometro di New York, se il sistema dei trasporti va in pezzi, New York non si riprenderà”

Prima della pandemia, i vagoni della metropolitana gremiti erano segni della vitalità di New York City. Infilarsi in una carrozza imballata proprio mentre le porte si chiudevano era la norma fino a metà marzo. Quando un treno raggiungeva Manhattan, le persone si sarebbero incastrate dentro, spingendosi a vicenda per andarsene. È difficile immaginare qualcuno che sopporti quella cotta ora. Eppure è anche difficile vedere New York riprendersi davvero senza di essa. “La metropolitana è il barometro di New York”, afferma Tom Wright, capo della Regional Plan Association. “Se il sistema dei trasporti va in pezzi, New York non si riprenderà”.

# Il sistema dei trasporti perde 200 milioni al giorno ed è sull’orlo del collasso finanziario

Il sistema è sull’orlo del collasso finanziario. Pat Foye, presidente della Metropolitan Transportation Authority (mta), l’ente statale responsabile della metropolitana, degli autobus e delle linee regionali dei pendolari, nonché di alcuni ponti e tunnel, ha dipinto un quadro desolante in una recente riunione del consiglio. L’agenzia sta perdendo 200 milioni di dollari a settimana perché i ricavi delle tariffe, i pedaggi e le sovvenzioni sono tutti in calo, mentre l’MTA si fa carico di nuove spese legate alla pandemia (per lo più chiudendo la metropolitana normalmente aperta 24 ore su 24 per la pulizia notturna). Il numero dei passeggeri è crollato con la diffusione del Covid-19 e sono aumentati solo modestamente con la riapertura di New York City. Il 31 agosto, 1,4 milioni di straphangers hanno viaggiato in metropolitana, ma era ancora del 75% inferiore a un tipico giorno feriale. La pandemia ha avuto un impatto maggiore anche della Grande Depressione quando il numero di passeggeri diminuì solo del 12% nel 1929-1933.

# A rischio 4.800 dipendenti del trasporto pubblico

L’MTA spera di ottenere 12 miliardi di finanziamenti federali quest’anno e il prossimo. Senza aiuto, il presidente Foye sarà obbligato a prendere misure draconiane, che si faranno sentire in tutta la città e nella regione per decenni. Ha parlato di una riduzione del 40% dei viaggi in metropolitana e autobus e di una probabile riduzione fino al 50% dei servizi per le periferie. I progetti di investimento a lungo promessi saranno ritardati o sospesi. Tariffe e pedaggi aumenteranno e l’agenzia licenzierà 4.800 dipendenti, che hanno già avuto un momento difficile. (…) Il signor Foye ha ripetutamente tracciato parallelismi con gli anni ’70, quando la città di New York cercò un salvataggio federale per evitare il collasso fiscale e centinaia di migliaia di residenti fuggirono.

# Non si sa se e quando le persone torneranno a Manhattan

Quando e se, gli impiegati torneranno a Manhattan è incerto. Molti non hanno strisciato la loro Metrocard per sei mesi. La maggior parte ha paura di usare la metropolitana, nonostante la disinfezione aggressiva dell’autorità di trasporto. Il taglio dei servizi potrebbe impedire loro di spostarsi regolarmente. Molti di coloro che sono fuggiti dalla città non stanno tornando. Molti potrebbero rientrare usando l’automobile, aumentando la congestione. Una diminuzione del 10% dei passeggeri della metropolitana significa un aumento di oltre il 30% del traffico stradale, afferma Nicole Gelinas del Manhattan Institute, un think tank di New York. “Se non stai investendo nel tuo capitale, se stai allontanando i passeggeri con tagli ai servizi, stai solo accettando entrate molto, molto inferiori per molto tempo“, aggiunge. Tutto ciò lascia le persone che dipendono dal sistema di transito, come i turnisti e gli addetti ai negozi, a sostenere il peso delle tariffe più alte.

# Non è la prima volta che il trasporto pubblico della Grande Mela entra in crisi ma mai era stata così a rischio di fallimento

Il sistema ha avuto a lungo problemi finanziari. Poco più di un decennio dopo la sua apertura nel 1915, dovette affrontare una crisi quando l’inflazione aumentò le spese operative per le società private che gestivano la metropolitana. Dopo la seconda guerra mondiale, i newyorkesi abbandonarono la metropolitana per le auto. Durante gli anni ’60 e ’70 il sistema non era ben mantenuto, questo ha causato ritardi e interruzioni. Tutte le superfici erano ricoperte da graffiti. Il crimine era diffuso. Anche prima della pandemia la MTA stava pagando quasi il 20% del suo budget operativo a debito e la sua infrastruttura si stava sgretolando, con alcune parti del sistema di segnalamento datato anni ’30. (…)

L’agenzia (MTA) non è autorizzata a presentare la dichiarazione di fallimento ed è tenuta per legge a far quadrare i suoi conti. In passato ha chiesto aiuto alla città e allo Stato di New York, ma sono entrambe a corto di soldi e (…) il Congresso ha già versato a Maggio nelle casse dell’agenzia 4 miliardi come parte del “Cares Act”, ma sono già stati spesi tutti il 24 luglio.

Fonte articolo: The Economist

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La grande FAVOLA: i 60 miliardi che il Nord toglierebbe al Sud

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Credits: il qutoidianodelsud.it - Il Ministro del Sud Provenzano e il Ministro agli affari regionali Boccia

Il Professore ordinario di Diritto tributario Università degli studi di Trento Andrea Giovanardi in un articolo per “Il Foglio” smonta la tesi che il ministro Boccia e diversi quotidiani del Mezzogiorno stanno diffondendo secondo cui al sud sarebbero stati sottratti 60 miliardi negli ultimi dieci anni. Il Professore spiega in 6 punti perché questa sia una solo una favola. 

La grande FAVOLA: i 60 miliardi che il Nord toglierebbe al Sud

Pubblichiamo estratti articolo di Andrea Giovanardi per “Il Foglio Quotidiano” – La favola dei 60 miliardi di euro che ogni anno il nord sottrae al sud

# Il presidente dello Svimez e il Ministro per gli affari regionali hanno affermato che negli ultimi 10 anni sono stati sottratti 60 miliardi al Sud

Nell’articolo su “Il Foglio” Giovanardi fa riferimento a “l’intervista di qualche giorno fa resa al Messaggero dal presidente della Svimez Adriano Giannola che ha sostenuto che il Mezzogiorno merita di essere “risarcito” perché, come affermato anche dal ministro per gli Affari regionali e le autonomie Francesco Boccia nel corso di un’audizione parlamentare, negli ultimi dieci anni gli sono state sottratte risorse per l’enorme cifra di 60 miliardi di euro l’anno circa, secondo il sistema dei conti pubblici territoriali.”

Il professore di diritto tributario si interroga su come può il sud tenere il passo degli altri territori: “se ogni anno la spesa pubblica riferibile a quel territorio è inferiore rispetto a quella del centronord di un importo così elevato? Su quest’ultimo aspetto (…) basterà rilevare che il gettito complessivo dell’imposta sui redditi delle società Ires è pari, sempre nel 2018, a 32,5 miliardi di euro circa.”

# Le tre regioni del nord più sviluppate economicamente, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, sono quelle in cui la spesa statale è più bassa

Nell’articolo si fa riferimento ai dati della spesa statale regionalizzata al netto degli interessi sui titoli di stato, fonte Mef). Si evidenzia come “le tre regioni del nord più sviluppate economicamente – Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna – si situano agli ultimi tre posti ovvero sono quelle in cui si spende meno. Se tuttavia si tiene conto della spesa pubblica in generale, sommando cioè quella degli altri enti territoriali, dell’Inps e di altri enti pubblici come Anas, Ferrovie dello stato eccetera (il cosiddetto “settore pubblico allargato”) e se si rapporta la spesa pubblica così calcolata al numero degli abitanti, il risultato è diverso: nelle regioni del sud si spende meno che nelle regioni del centronord, per 60 miliardi circa secondo il presidente della Svimez.”

Le sei falsità

Secondo Giovanardi ci sono 6 ragioni perché i dati letti in questo modo sono fuorvianti. Vediamo quali.

#1 Il Nord ha trasferito al Sud 428 miliardi in 10 anni

“La prima. Al cittadino non esperto della materia che legga le roboanti affermazioni sul “furto” perpetrato ai danni del sud finirà per sfuggire un dato fondamentale, e cioè a dire che il centro-nord “ladrone” trasferisce ogni anno imponenti risorse al Meridione. Prendiamo a riferimento i conti pubblici territoriali, perché li ha citati presidente Giannola: confrontando le entrate del Mezzogiorno con le spese ivi erogate risulta che sono stati trasferiti al sud negli ultimi 10 anni 428 miliardi di euro (50 miliardi di euro l’anno secondo la stessa Svimez nel “Rapporto 2018. L’economia e la società del Mezzogiorno”, che quindi conferma il dato). A tanto ammontano i deficit delle regioni del sud, che possono essere sostenuti grazie alle risorse prelevate nel resto del paese. La conseguenza è presto detta: secondo Giannola (e Boccia) occorrerebbe trasferire altri 60 miliardi (non in unica soluzione, bontà loro), il che è come dire che le imprese del centronord (e solo queste) dovrebbero vedere triplicata la propria aliquota Ires, attualmente al 24 per cento, per garantire quello che spetterebbe al sud. Una situazione chiaramente insostenibile che porterebbe l’intero paese al default.”

#2 La spesa pubblica non può essere considerata uguale in valore assoluto su tutto il territorio nazionale

“La seconda. Il calcolo muove dal presupposto secondo il quale la spesa pubblica dovrebbe essere uguale in valore assoluto su tutto il territorio nazionale, e ciò malgrado il paese si articoli in aree talmente diverse per caratteristiche ed esigenze da richiedere necessariamente diversi livelli di spesa.

Chi li pretende uguali dice una grande sciocchezza, che non è di certo smentita dall’affermazione di Giannola secondo cui è la legge che prevede che il 34 per cento delle risorse debba andare al Mezzogiorno: l’art. 7-bis del d.l. 29 dicembre 2016, n. 243 limita il criterio, da contemperarsi comunque con altri, della proporzionalità alla popolazione esclusivamente a un certo tipo di spesa, quella che dovrebbe essere finalizzata all’attenuazione del gap infrastrutturale. Investimenti, quindi. Siamo ben lontani (ci mancherebbe altro!) da ipotesi di equiparazione millimetrica di ogni tipo di erogazione su base capitaria.”

#3 E’ sbagliato considerare nel calcolo la spesa previdenziale

“La terza. E’ sbagliato considerare nel calcolo la spesa previdenziale, a cui si deve una significativa parte della differenza, dato che è ovvio che le pensioni vengano erogate laddove sono stati pagati maggiori contributi e, quindi, nelle regioni settentrionali. La spesa uguale pro capite non tiene in conto alcuno questa fondamentale circostanza.”

#4 Le imprese a partecipazione seguono logiche di mercato, investendo nelle zone economicamente più avanzate

La quarta ragione riguardo il fatto che: “prendere a riferimento nel calcolo il settore pubblico allargato è distorsivo, perché anche le imprese a partecipazione pubblica seguono logiche di mercato e quindi vendono servizi dietro pagamento di un corrispettivo che resta a carico di coloro che ne usufruiscono (che, quindi, quella spesa se la pagano), con la conseguenza che è naturale che investano di più nelle zone economicamente più avanzate laddove la domanda è superiore.”

#5 Si prescinde dal diverso livello di prezzi tra il Mezzogiorno e le altre aree del paese: a parità di risorse il potere di acquisto è maggiore al Sud

“La quinta. Si prescinde totalmente dal diverso livello di prezzi tra il Mezzogiorno e le altre aree del paese, differenza che si attesta intorno al 20-30 per cento: è palesemente erroneo quindi confrontare i livelli assoluti della spesa pro capite, atteso che il potere di acquisto è superiore al sud rispetto al centro-nord.”

#6 La medesima quantità di spesa pubblica non garantisce in automatico servizi di analoga quantità e qualità

“La sesta. Non si considera che la medesima quantità di spesa pubblica non garantisce in automatico servizi di analoga quantità e qualità, circostanza questa che risulta ampiamente dimostrata nella situazione italiana, in cui il divario continua ad ampliarsi in un contesto in cui incredibilmente si ritiene che i sistemi economici territoriali crescano in quanto foraggiati dalla spesa pubblica.”

# Una favola demagogica che mette in difficoltà il nord e favorisce l’arretramento del sud

“Siamo di fronte quindi a una favola tanto demagogica quanto pericolosa. Il dibattito sull’attuale assetto dei rapporti finanziari interregionali, che mette in difficoltà soprattutto il nord, sottoposto a una formidabile stretta fiscale, e non favorisce il sud, che non smette di arretrare, dovrebbe essere centrale nel paese: si evitino quindi affermazioni non solo sbagliate, ma anche divisive, bellicose e fatalmente generatrici di sconcerto e rabbia, quei sentimenti su cui si basa ogni fenomeno disgregativo delle comunità nazionali.

Le imprese del centro-nord dovrebbero vedere triplicata la propria aliquota Ires per garantire ciò che spetterebbe al sud. Siamo di fronte a una vicenda tanto demagogica quanto pericolosa, che non solo porterebbe il Paese al default ma che alimenta quei sentimenti che portano alla disgregazione delle comunità nazionali.”

Fonte articolo: Il Foglio Quotidiano

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L’involuzione dell’homo sapiens

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Pensiero del giorno

L’uomo moderno ha perso lo spirito del rischio che è lo spirito della vita.

Questo ci unisce a i viventi: la vita è vivere nel rischio, non esiste un comportamento sicuro.
Voler vivere in un comportamento sicuro è segno di non vita. Stiamo rinnegando la componente principale della nostra evoluzione: il vivere nel rischio.

L’evoluzione è iniziata quando l’uomo ha iniziato a uscire dalla grotta per affrontare a viso aperto i pericoli del mondo.
Quello ci ha dato la possibilità di essere quello che siamo. Se gli uomini non avessero rischiato nella storia noi non esisteremmo neanche.

Il rischio infinito che si sono presi migliaia di generazioni di uomini lo stiamo buttando via. Hanno rischiato per fare in modo che noi siamo qua: ma con quest’idea che l’uomo non può rischiare rinneghiamo l’evoluzione che ha portato allo sviluppo della nostra intelligenza.

La vera questione non è dire il virus esiste o non esiste, è pericoloso o non è pericoloso, ma è la scelta di vivere nel pericolo, perchè vivere nel pericolo è la componente che porta all’evoluzione.

La profonda natura è di vivere nel rischio. Vivere in una società dove non c’è pericolo è una società adatta a un computer.
Il modo di reagire al Covid ha messo in luce una inversione evolutiva che sta portando l’uomo a diventare una macchina, un software. Perché un mondo che rifiuta i pericoli non è un mondo umano.

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Le 7 IDEE GENIALI che rendono NOLO il quartiere più CREATIVO di Milano

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Credits: jeocomm.it - Nolo

Nolo, a “Nord di Loreto”, tra via Padova e Viale Monza, il quartiere più multinetnico di Milano, si è colorato di creatività e innovazione negli ultimi anni con appuntamenti imperdibili per chi ama divertirsi con intelligenza e originalità. Scopriamo 7 motivi per cui Nolo è diventato il quartiere più creativo di Milano.

Le 7 IDEE GENIALI che rendono NOLO il quartiere più CREATIVO di Milano

#1 Il rebrand: con il nuovo nome ispirato alla celebre SoHo di New York

Sono più di dieci anni che nel quartiere a nord di Loreto, tra viale Monza, via Padova e le mille piccole traverse che si intrecciano tra i ponti della ferrovia e le fermate della metro rossa, si sente un particolare fermento e una voglia di riscossa sociale e culturale, ispirata alla celebre SoHo di New York.

Un quartiere composto da tante anime che lo rendono speciale: la comunità virtuale molto coesa e affiatata del gruppo Nolo Social District, l’entusiasmo propositivo dei genitori del Parco Trotter, la varietà multietnica e colorata delle tante attività commerciali di Via Padova, fino a chi nel quartiere non ci abita, ma trova nei locali della zona un’atmosfera unica in città.

#2 Il NoLo Fringe Festival, la rassegna di arti performative in luoghi inaspettati

Dall’8 al 13 settembre il quartiere è animato dalla seconda edizione del NoLo Fringe Festival, la rassegna di arti performative che porta il teatro nei luoghi dove non lo si aspetta: bar, locali, parchi e perfino una palestra! Prosa, stand up comedy, teatro-canzone, teatro di narrazione, ma anche musica, spettacoli per bambini e una caccia al tesoro. Un palinsesto di oltre 40 appuntamenti, per la maggior parte gratuiti, per soddisfare tutti i gusti, con un’attenzione particolare agli spettacoli all’aria aperta, itineranti e interattivi.

Fiore all’occhiello della manifestazione, che punta a far rinascere lo spettacolo dal vivo in un anno difficile ma in cui è importante non arrendersi, sarà la performance itinerante “Shakespeare di quartiere”. Romeo e Giulietta animano i cortili e i balconi delle case di ringhiera di NoLo sabato 12 settembre a partire dalle 19.00.

#3 Il Festival di San Nolo, la competizione canora semiseria da far invidia a San Remo

Credits: milano.corriere.it – Festival di San Nolo

Il Festival di SanNoLo è la competizione canora semiseria più attesa e amata del quartiere di NoLo. Dopo due edizioni al Cinema Beltrade, che ha visto partecipare non solo i cantanti in gara ma anche numerosi personaggi dello spettacolo, nomi del calibro di Arisa, Malika Ayane, Levante, Victoria Cabello, Francesco Mandelli e Federico Russo e della politica milanese tra i quali il sindaco Beppe Sala, SanNolo si è spostato prima allo Zelig, il tempio della comicità meneghina di viale Monza 140 poi sul web causa covid.

La formula è vincente: 16 artisti si esibiscono nelle serate di giovedì e venerdì; solo 10 arrivano alla finale di sabato e affrontano tre giurie: quella popolare, la “lobby gay” e la giuria resto del mondo, con personalità dello showbiz e della cultura milanese. La partecipazione del pubblico nelle prime edizioni è stata così impressionante da fare invidia a San Remo!

#4 Il Ghe Pensi M.I., dove è nato il fermento che ha fatto nascere la fama di Nolo

Il locale da cui è nato tutto il fermento che ha creato la fama di NoLo e ne anima la movida. Il nome cita le iniziali del movimento cult del Milanese Imbruttito, una sigla che è diventata ormai proverbiale. “Siamo quasi tutti del Sud e giochiamo molto sui modi di dire e sulle abitudini del Nord, che d’altra parte abbiamo preso anche noi”- scherza Matteo, nato a Taranto e naturalizzato sotto la Madonnina già da parecchi anni. Lunga è la sua gavetta, finché, con i soldi messi da parte negli anni, decide di aprire un piccolo locale in via Venini, a due passi da Piazza Morbegno. Lo chiama con affetto “Ghe pensi piccolo”, oggi che ha aperto un posto più ampio che sta andando alla grande e il locale degli inizi si chiama Caffineria ed è gestito da tre socie e amiche.

Dietro la vetrina c’è una sala con tavolini e bancone, ma il meglio è nascosto agli occhi di chi sbircia dalla strada, perché in fondo a un breve corridoio si apre una saletta davvero accogliente, piena di quadri, disegni, oggetti di design e un piccolo palcoscenico su cui si esibiscono tantissimi artisti. Gli eventi prima del covid erano affollati da un pubblico di affezionati, al punto che conveniva sempre prenotare. I più gettonati sono gli appuntamenti musicali, ma anche la Stand Up comedy. Per quanto riguarda il servizio bar, ci sono una decina di birre artigianali tedesche di qualità, da mangiare taglieri, panini, piadine e presto verrà lanciato anche un menu completo.

 

#5 Radio NoLo, che coinvolge i cittadini per la creazione del programma da mandare “on air”

Radio Nolo

Non poteva mancare uno degli esempi vincenti di volontariato cittadino attivo a Milano, capace di creare un esperimento di comunicazione e promozione del territorio davvero unico. Radio NoLo è una radio comunitaria no profit nata all’interno del quartiere da un gruppo di vicini di casa che si sono conosciuti grazie alla social street, è una radio di quartiere che coinvolge attivamente nella creazione dei programmi i cittadini che vogliono raccontare quanto accade tra le strade di NoLo e le storie di chi lo abita.

Ma è anche un esperimento di media education che va al di là delle barriere linguistiche, di età e di estrazione sociale per dare voce agli abitanti del quartiere. Ci ha messo gli occhi perfino il Politecnico che, nell’ambito di un progetto di riqualificazione del Mercato Coperto di viale Monza, ha vinto un bando del Comune di Milano con cui ha creato la nuovissima sede di Radio NoLo proprio dentro al mercato, grazie all’intraprendenza di Davide Fassi, professore di design e spirito visionario.

#6 NoLo 43, il caffè negozio dalla vocazione eclettica

Credits: foodyas.com – Spazio Nolo 43

Spazio polifunzionale proprio nel cuore di viale Monza, voluto fortemente da due donne, l’italocinese Jessica Zhu e la giornalista e scrittrice Francesca del Rosso, purtroppo prematuramente scomparsa dopo una lunga malattia subito dopo avere visto il suo sogno realizzato. A lei è dedicato tutto l’angolo letterario di questo caffè – negozio dalla vocazione eclettica. Francesca amava i libri e voleva curare lo scaffale ad essi dedicati con scelte che spaziassero dalla narrativa contemporanea all’arte, con una particolare attenzione – che si mantiene – per i titoli degli scrittori residenti in zona.

Jessica è molto felice dei primi anni di gestione di Nolo 43, inaugurato a marzo 2017 e già molto frequentato soprattutto da una clientela femminile che ama venire qui a bere il primo caffè della giornata, facendo un giro fra le proposte di design del negozio e chiacchierando con le amiche. Tutto lo spazio si destreggia tra libreria, bar e negozio con complementi d’arredo, lampade di design, borse, bigiotteria e quadri per una clientela di livello medio – alto attenta a valorizzare l’artigianalità dei prodotti.

 

#7 La Salumeria del Design, il design funziona come il maiale: “non si butta via niente”

Credits: lestrade.com – La salumeria del design

Il design funziona come il maiale: “non si butta via niente”. Da questa perla di icastica saggezza nasce l’ambizioso progetto di Giulia e Nicola, che si sono conosciuti all’università e hanno mosso insieme i primi passi nella professione, finché – organizzando l’ormai celebre Mercatino vintage delle Pulci pettinate in via Padova – hanno incontrato Giovanna e Domenico, altri due amici che condividono la stessa passione e vedono il design nello stesso modo, con attenzione al sociale e vocazione al cinema.

Alle pareti del locale sono appesi diversi salami fatti di magliette “insaccate” nelle reti proprio come si fa con il maiale. Le t-shirt sono in vendita e sono un oggetto veramente curioso, ideale per un regalo simpatico. Il locale è diviso in due zone, una definita “Salotteria” con divani, tavoli e poltrone, deputata agli eventi, agli incontri e ai momenti di condivisione, l’altra definita “Progetteria”, dove si accendono le scintille di creatività e si immaginano idee, progetti e novità. Un’altra particolarità, nata da una collaborazione virtuosa stretta con l’associazione culturale Magazzino 76, è l’arredamento vintage che colora e rende originale il locale: tutti i mobili, restaurati in zona, sono in vendita e i quattro soci puntano a cambiarli tutti ogni due o tre mesi, in modo che tutto sia sempre in movimento, all’insegna della creazione più libera e sfrenata.

 

ALBERTO OLIVA

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