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La classifica dei 10 STATI europei con le misure più RESTRITTIVE. Chi sarà il vincitore?

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Praga (credit: @insta.prague)

Il nuovo aumento di contagi in tutta Europa sta spingendo i governi ad introdurre misure più stringenti per tentare di arginare questa ondata autunnale di Covid. Vediamo la classifica che tiene conto delle imposizioni adottate per i cittadini. 

La classifica dei 10 STATI europei con le misure più RESTRITTIVE. Chi sarà il vincitore?

#10 Svizzera: obbligo mascherine negli spazi chiusi, nessuna chiusura o coprifuoco

Lago di Zurigo 

Fino al 19 ottobre la Svizzera non prevedeva, salvo qualche eccezioni in certi cantoni, l’obbligo di mascherina neppure negli spazi chiusi ma solo sui trasporti pubblici. Il 19 ottobre 2020 l’obbligo della mascherina è stato imposto anche nei locali chiusi di strutture accessibili al pubblico e alle aree d’attesa o di accesso dei trasporti pubblici. Vietati assembramenti pubblici spontanei con più di 15 persone in piazze, sentieri, parchi. Nessun coprifuoco o chiusura di locali.

#9 Russia: obbligo mascherina al chiuso, scuole medie e superiori in didattica a distanza fino al 1° novembre. Teatri, cinema e altre attività restano aperte

bagno in russia

L’obbligo dell’uso delle mascherine è previsto nei luoghi chiusi e rimane l’obbligo di distanziamento. Gli eventi oltre le 50 persone sono vietati ma i teatri e i cinema continuano a rimanere aperti pur se al 50% della capienza. Tutte le altre attività sono aperte regolarmente. Fino al 1 novembre tutte le medie e superiori potranno funzionare solo con la didattica a distanza, mentre tutti i centri didattici non obbligatori come scuole danza, corsi, workshop per bambini e simili sono chiusi. Ogni azienda è obbligata a lasciare almeno il 30% di impiegati in smart working

#8 Germania, obbligo mascherina quando non c’è distanza. Chiusura locali alle 23 a Berlino e Francoforte. Sistemi automatici di restrizioni progressive in caso di aumento di contagi

Chiusi bar e ristoranti alle 23 a Berlino e Francoforte. La misura potrà essere estesa a tutte le città-focolaio. Stop alle feste private con più di 10 persone fino al 31 ottobre. Obbligo di mascherina dove non è possibile rispettare le distanze di sicurezza. Sedici Stati federali tedeschi hanno concordato alcune misure omogenee:
– 35 infezioni ogni 100 mila persone nell’arco di 75 portano all’uso della mascherina obbligatorio in luoghi di assembramento pubblici.
– se c’è un incremento di 50 casi le riunioni private sono vietate a un numero massimo di 10 persone e i bar e ristoranti dovranno chiudere alle 23.

#7 Nel Regno Unito mascherine al chiuso e tre livelli di norme anti Covid in base alla curva dei contagi

Credits: travel365.it – Westminster

Le mascherine sono obbligatorie solo al chiuso. Al momento le norme anti-Covid nel Regno Unito sono suddivise in 3 livelli, in base alla curva dei contagi:

  • al 1° livello ci sono gli incontri di massimo 6 persone salvo famiglie più grandi e chiusura bar e ristoranti alle 22
  • al 2° livello con alto rischio di contagio, vietati incontrare persone non conviventi ne in casa ne in spazi pubblici, per gli spazi aperti non più di 6 persone, come a Londra e altre 8 località
  • al 3° livello con altissimo rischio di contagio non si può incontrare nessuno che non faccia parte della famiglia. Attualmente a Liverpool è in vigore il livello 3, con la chiusura di bar, pub, palestre e sale da gioco, mentre i ristoranti devono chiudere alle 22.

#6 Olanda: lockdwon parziale, obbligo mascherina al chiuso sopra i 13 anni

 
Credit: @amsterdamworld (Instagram)

Introdotto il lockdown parziale. Tutti i bar, pub e ristoranti dovranno restare chiusi. Obbligo di mascherina al chiuso per tutte le persone sopra i 13 anni e stop alla vendita di alcolici dopo le 20 nel tentativo di limitare possibili assembramenti. Esercizi che servono cibo e bevande non possono accettare nuovi clienti dopo le 21 e devono chiudere entro le 22. Saranno vietati gli incontri sportivi dilettanteschi e gli spettacoli pubblici, come i concerti. 

#5 Francia: coprifuoco dalle 21 alle 6, bar sempre chiusi, le altre attività aperte fino alle 21. Obbligo mascherina nei luoghi chiusi

Parigi – 28 marzo (Fonte: INSTG)

Dal 17/10/2020 per sei settimane nelle zone di allerta massima, sono 54 ad oggi, è stabilito un coprifuoco dalle 21 alle 6. Sono esenti tutti coloro che per motivi di salute, professionali, per portare fuori il proprio animale domestico e per motivi di trasporto non possono rispettare il coprifuoco, serve la certificazione. Ristoranti, musei, teatri, centri commerciali restano aperti. Le mascherine rimangono obbligatorie nei luoghi chiusi e in certe zone all’aperto di alcune città, tra cui Parigi. 

#4 Belgio: coprifuoco parziale per 15 giorni, chiusi caffè e bar fino all’8 novembre

Dal 14 ottobre, per 15 giorni, è in vigore il coprifuoco notturno: dall’una di notte fino alle sei del mattino nessuno potrà circolare se non per motivi sanitari o di lavoro. A Bruxelles i caffè e i bar resteranno chiusi fino all’8 novembre.

#3 Spagna: dichiarato terzo stato di emergenza, divieto di spostamenti tra comunità diverse, lockdown parziale a Madrid e obbligo mascherine anche all’aperto

lockdown in Madrid- 29 marzo (INSTG)

Il governo spagnolo ha dichiarato il terzo stato di emergenza dall’inizio della pandemia Coronavirus, concedendo così all’esecutivo poteri straordinari, tra cui quello di limitare la libertà personale e di movimento. Le mascherine rimangono obbligatorie anche all’aperto. Le nuove misure proibiscono anche lo spostamento da una comunità autonoma all’altra, se non per ragioni di necessità. Istituito un lockdown parziale a Madrid, mentre in Catalogna si è deciso di chiudere bar e ristoranti per 15 giorni.

#1 Repubblica Ceca: mascherine negli spazi chiusi, tutto chiuso fino al 3 novembre

L’uso delle mascherine è obbligatorio solo negli spazi al chiuso e sui mezzi pubblici. La mascherina è inoltre obbligatoria all’aperto laddove non sia possibile rispettare il distanziamento di due metri tra una persona e l’altra, e nel caso queste non siano congiunti. L’obbligo è in vigore anche in macchina.
I ristoranti e i locali notturni, cinema, teatri, musei, gallerie e siti storici, zoo, piscine, palestre e scuole sono chiusi fino al 3 novembre.

#1 Italia: obbligo mascherina ovunque, chiusura locali dopo le 18 mentre la cultura non riaprirà fino al 25 novembre. Coprifuoco notturno in alcune regioni

Vince in ex aequo con la Repubblica Ceca l’Italia grazie alle nuove norme del DPCM. Fissata alle 18 la chiusura di tutti i locali pubblici, la domenica i bar e ristoranti possono rimanere aperti, mentre vengono chiusi le piscine, le palestre, i cinema e i teatri. Le mascherine sono obbligatorie sempre anche all’aperto, su tutto il territorio nazionale. Gli spostamenti sono fortemente sconsigliati se non per motivi di lavoro, salute o estrema necessità, anche se non c’è il divieto di spostamento tra regioni. In alcune regioni vige il coprifuoco: in Campania, Lombardia e Piemonte non ci si può spostare dalle 23 alle 5, nel Lazio dalle 24 alle 5. Sempre in Lombardia e Piemonte chiusura dei centri commerciali nei weekend.

#Sul fronte opposto (libertà alle persone) the winner is… SVEZIA

Anders Tegnell ritratto nella metro di Stoccolma (credit:
@gidstockholm – Instagram)

La Svezia è l’unica tra le grandi nazioni europei a non prevedere alcuna forma di obbligo, divieto o coprifuoco. Nello Stato scandinavo non è mai stato imposto alcun coprifuoco e tutte la attività commerciali sono rimaste aperte. Non esiste l’obbligo di indossare la mascherina né al chiuso né all’aperto, anzi, il suo utilizzo viene sconsigliato dal responsabile scientifico del governo, in quanto “le mascherine chirurgiche risultano utili solo in luoghi asettici, come le sale operatorie e inducono un errato senso di protezione”. Rimane solo la raccomandazione di mantenere il distanziamento sociale, meglio se di 2 metri, e il consiglio agli anziani di non uscire se non necessario.

Continua la lettura: 🛑 FIRMATO il DPCM. Respinte le richieste delle Regioni: l’Italia chiude alle 18

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10 cose da fare a Milano PRIMA E DOPO le 18 in epoca DPCM

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Foto: Andrea Cherchi

L’ultimo Dpcm firmato dal premier Conte ha introdotto ulteriori restrizioni alla socialità, però non tutto è perduto e rimane ancora molto da fare per vivere al meglio i nostri giorni. 

Non sapete cosa fare a Milano sia prima che dopo le 18? Ecco le nostre 10 proposte nel pieno rispetto del nuovo Dpcm.

10 cose da fare a Milano PRIMA E DOPO le 18 in epoca DPCM

#1 Un tuffo nella cultura: musei e chiese restano aperti

week milanesi
Credits: instagram @museocity/@@l3_leonardo3

Per prima cosa si può approfittarne di una delle tante apparenti incongruenze del DPCM. La cultura è stata chiusa? Sì i cinema e i teatri, però restano aperti i musei e le chiese. Avreste sempre voluto tuffarvi nella cultura milanese ma la vita frenetica della città non ve lo concedeva? Questo è il momento giusto! Fino almeno a un nuovo DPCM. 

#2 Camminata notturna tra le luci di Milano: uno spettacolo a costo zero!

Spesso noi milanesi non ci soffermiamo sulla bellezza della nostra città e, soprattutto di notte, ci facciamo ammaliare dalla movida senza guardare troppo ciò che abbiamo attorno. Milano di notte è uno spettacolo gratuito, non bisogna comprare alcun biglietto eppure sa regalare emozioni uniche. Vi auguriamo una buona visione, prima delle 23 ricordatevi di rientrare a casa. Altrimenti il biglietto rischia di costare 3.000 euro. 

#3 Aree verdi fitness e percorsi vita: sport all’aperto

Credits: sportsmall.it

Durante le epidemie si raccomanda di non perdere il contatto con la natura e di stare all’aperto, anche perché i virus non permangono a lungo nell’aria. Non ci si può allenare in palestra ma abbiamo a disposizione tante aree fitness all’aperto e percorsi vita, tra cui lo storico Parco Sempione e il moderno Parco di City Life.

#4 Sempre di moda: l’aperitivo all’ora della merenda 

Flawlessmilano

A Milano oltre all’aperitivo ci eravamo abituati all’apericena, diventato ormai un cult per i milanesi, ma l’aperitivo non ha mai smesso di essere di moda quindi godiamoci le ultime ore pomeridiane in compagnia di amici, colleghi e qualcosa da stuzzicare.

#5 Un tramonto sul Monte Stella

tramonto monte stella
tramonto monte stella

Il Monte Stella, conosciuto dai cittadini anche come Montagnetta, è un monte artificiale nei pressi di San Siro che fu ideato per disfarsi delle macerie a seguito dei bombardamenti ma che ora è divenuto un simbolo per la città di Milano. Durante la salita verso la cima si possono scorgere detriti risalenti alla guerra ma anche insoliti animali, come ad esempio gli scoiattoli. Il sole inizia a tramontare sempre prima e i più fortunati potranno godersi un meraviglioso tramonto una volta arrivati in vetta.

#6 La nuova frontiera dell’apericena: l’Aperilunch

Credits: amilanopuoi.ocm

Non tutti purtroppo hanno la fortuna di potersi godere l’aperitivo nella fascia oraria 17-18 ma nessun milanese che si rispetti vorrebbe rinunciare al proprio ape. Niente aperitivo e nemmeno apericena, come fare? Non è mai troppo presto per un aperitivo, quindi diamo inizio alla stagione degli Aperilunch.

#7 I pranzi galanti

Credits: flalwlesslife.com

Rinunciare alle cene galanti nei più svariati ristorantini di Milano è davvero difficile ma bisogna fare di necessità virtù. I pranzi per i milanesi non saranno mai stati così eleganti e romantici come da adesso a Novembre, si spera: come location andrà bene il vostro posto preferito oppure un ristorante nuovo, ma non dimenticate di scegliere la giusta compagnia.

#8 Godersi un pranzo en plein air: il Picnic

Credits: corriere.milano.it

Chi l’ha detto che a Milano si può solo mangiare al ristorante? Che sia preparato da voi o acquistato già pronto, il picnic resta una delle soluzioni per pranzare en plein air più divertenti e romantiche a Milano. Ancora l’inverno non è arrivato e le giornate di sole ci permettono di goderci la natura anche in centro città.

#9 Un po’ di sano shopping

Credits: milano.corriere.it

Milano è conosciuta in tutto il mondo per una cosa: la moda. La fortuna di avere a disposizione qualsiasi cosa tu voglia senza dover indovinare la taglia o la reale tonalità su internet, potendolo provare in camerino, non ha prezzo. Non sappiamo proprio cosa fare? Lo shopping online è comodo, ma girare per negozi può essere più divertente.

#10 Visitare i quartieri etnici per sentirsi in tutto il mondo

chinatown milano
La nuova faccia di via Paolo Sarpi

Anche se non sono conosciute come ChinaTown a Londra o Little Italy a New York, anche a Milano ci sono tantissime zone caratterizzate dalla presenza di comunità etniche. L’esempio più classico è il quartiere cinese di Paolo Sarpi ma ce ne sono moltissimi altri meno conosciuti come ad esempio la zona di Via Settembrini, denominata “Piccolo Bangladesh”. Perchè a Milano si può vivere tutto il mondo senza neppure uscire dalla città. 

Continua la lettura con I segreti di Chinatown

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I 5 COMITATI più FOCOSI di Milano

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In un momento incendiario per tutta Italia andiamo a scoprire quali sono i comitati milanesi più agguerriti nelle loro battaglie. 

I 5 COMITATI più FOCOSI di Milano

#1 Comitato Abitanti San Siro

no sfratti e sgomberi

Il Comitato Abitanti di San Siro è attivo dal 2009 a livello politico, culturale e sociale dal basso nel quartiere popolare di San Siro. In lotta per difendere dagli sgomberi le case occupate per necessità da famiglie in stato di emergenza abitativa, contro la speculazione di Aler e dei grossi privati anche arrivando ad occupare appartamenti da destinare alle famiglie senza una casa. Tra le sue principali vittorie il blocco del canale di Expo. La nuova sfida: lo stadio San Siro. 

#2 Comitato Pro Arco Sempione

La zona tra l’Arco della Pace e di Corso Sempione è una tra quelle più calde per il divertimento, spesso senza regole, che disturba la quiete dei residenti. Per questo il Comitato Pro Arco Sempione, fondato nel 2013 dai cittadini che hanno assistito impotenti al proliferare di locali, è sempre battagliero contro le richieste dei commercianti che vogliono più libertà per i propri locali verso il Comune nel richiedere garanzie di sicurezza, pulizia e decoro nella zona.

#3 Comitato Garibaldi

Uno tra i primi comitati di Milano, da sempre si battono per far rispettare le regole a tutela dei residenti di Corso Garibaldi e di Brera vivendo tra il traffico, il degrado e gli schiamazzi che costantemente si presentano durante la giornata. L’obiettivo è far valere i propri diritti: alla salute, al riposo, a vivere serenamente nella propria abitazione. Il Comitato fa parte anche del “Coordinamento Nazionale No Degrado No Movida”.

#4 Comitato I Navigli

Da sempre a tutela storica di Darsena e Navigli, sono in perenne lotta con le amministrazioni per regolare la movida selvaggia, che porta a urla, schiamazzi, musica ad volume fino a tarda notte, risse, imbrattamento di muri e montagne di rifiuti per strada. Come il Comitato Garibaldi anche quello il Comitato I Navigli è inserito nel “Coordinamento Nazionale No Degrado No Movida”.

#5 Comitato di Quartiere del Corvetto

Comitato di quartiere del Corvetto, impegnato nell’integrazione tra gli abitanti autoctoni e le diverse etnie presenti, si erge a tutela di una porzione cittadina tra le più soggette a criticità derivanti dalla proliferazione abitativa residenziale, ma soprattutto dalla massiccia concentrazione di quartieri popolari e da insediamenti di campi di etnie migranti la cui integrazione risulta essere sempre più problematica. Il Corvetto è sicuramente una delle periferie dove il livello di scarsa sicurezza è palpabile, come i fatti di cronaca hanno dimostrato negli ultimi anni.

Continua la lettura con 7+1 progetti mai realizzati che potevano rivoluzionare Milano 

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🛑 FIRMATO il DPCM. Respinte le richieste delle Regioni: l’Italia chiude alle 18

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Nella notte il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato il nuovo Dpcm con le misure urgenti anti Covid. Entra in vigore lunedì 26 ottobre e resta valido fino al 24 novembre. 

Queste le novità

fissata alle 18 la chiusura di tutti i locali pubblici. La domenica i bar e ristoranti possono rimanere aperti.

le nuove norme sulla scuola: «L’attività didattica ed educativa per il primo ciclo di istruzione e per i servizi educativi per l’infanzia continua a volgersi in presenza (…), le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica (…) incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività»

gli spostamenti tra Regioni restano liberi

i trasporti pubblici: «È fortemente raccomandato a tutte le persone fisiche di non spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute»

le piscine e le palestre vengono chiuse

chiusi anche cinema e teatri

Bocciate tutte le richieste delle Regioni

Bocciate dal governo dunque le richieste delle Regioni che si erano opposte alla bozza del DPCM del Governo.
Le regioni avevano chiesto al governo di posticipare la chiusura dei ristoranti e dei locali e da ora in avanti di effettuare i tamponi solo ai pazienti con sintomi (cosa che farebbe calare enormemente il numero dei positivi) come si fa, ad esempio, in Svezia e in altri Paesi.
Ma tutte le richieste sono state respinte. 

Continua la lettura con: Gli ultimi dati sui contagi

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7 GRANDI ATTRAZIONI del CANTON TICINO

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credit: lagomaggioreguide.com

Angoli di pura natura, locali di ristorazione in atmosfere speciali, castelli dove vivere nella storia, spazi di svago familiare. Chi ha l’occasione di visitare il Ticino per la prima volta scopre un mondo di cose che gli fanno dire “ma com’è possibile che non le ho conosciute prima? “  E’ proprio così. Il cantone di lingua italiana riesce sempre a sorprendere il visitatore, sia che arrivi in auto o in treno, in coppia o con la famiglia o anche per affari.

7 GRANDI ATTRAZIONI del CANTON TICINO

 

# 1 Le cantine di Mendrisio, un tempo scavate nella roccia del Monte Generoso

Le cantine di Mendrisio

Le Cantine di Mendrisio sono un posto davvero unico. Luoghi storici un tempo vere e proprie cantine scavate nella roccia del Monte Generoso. Ambienti ove, grazie a fenditure nella montagna, la temperatura e l’umidità rimanevano costanti tutto l’anno e pertanto erano ideali per conservare bottiglie di vino, salumi e formaggi.

Oggi, riadattate alle nuove esigenze, le cantine restano tali, ma parecchie sono state trasformate per accogliere Grotti  (Grotto Bundi, Antico Grotto Ticino, Grotto San Martino ) e Ristoranti ( Osteria Lanterna ), ove gustare il meglio della Ristorazione Ticinese. Davanti ad un camino sempre acceso col paiolo della polenta d’inverno o al fresco degli alberi all’esterno o nel viale panoramico nelle giornate estive con una buona compagnia, buoni piatti ed un buon vino Ticinese, che altro desiderare? Le Cantine, comunque vada il mondo, rappresenteranno sempre un luogo dove ritrovarsi insieme per parlare di tutto e anche del futuro.

# 2 Lugano: arte, storia, shopping di lusso e stupendi panorami

LAC

Se si arriva a Lugano in treno si può godere di un bel percorso scendendo a piedi dopo avere attraversato la passerella davanti alla stazione. Dopo il giardino si entra nella via che porta verso la cattedrale, recentemente restaurata e dalla cui terrazza si gode uno stupendo panorama su Lugano. Scendendo poi verso Piazza Cioccaro si potrà godere di tutte le botteghe, locali e atelier artigiani sui due lati della strada. Arrivati in fondo alla stazione della funicolare, che si potrà prendere per ritornare in stazione, si entra nella stretta via Pessina, nome che rimanda al passato dei pescatori sul lago Ceresio, ricca di negozi e botteghe.

Procedendo a destra si arriva nella via Nassa, la famosa via dello shopping luganese, dove si incrociano turisti da tutto il mondo. I grandi nomi e i marchi famosi delle vetrine ci portano infine alla chiesa degli Angioli, certamente meritevole di una visita  per ammirare gli affreschi e gli spazi interni. Uscendo dalla chiesa ci troviamo su un magnifico lungo lago con vista sul monte Brè. Proseguendo a destra, ci sorprende l’innovativa struttura del LAC, il Lugano Arte e Cultura, il nuovo centro culturale di Lugano, dove si tengono importanti mostre, balletti, concerti e rappresentazioni teatrali. Sul piazzale antistante si  trovano locali e bar con terrazze che consentono un meritato ristoro.

# 3 I tre castelli di Bellinzona, un tempo difesa della Milano degli Sforza dalle invasioni del nord, dal 2000 sono parte del Patrimonio Unesco

Castelli di Bellinzona

I castelli di Bellinzona, capitale del Canton Ticino, Castelgrande, Montebello e Sasso Corbaro, sono tre fortificazioni costruite lungo le mura che un tempo attraversavano tutta la valle per difendere i territori della Milano degli Sforza dalle invasioni dei popoli provenienti da nord. Castelgrande è in centro città in quanto Bellinzona si è sviluppata tutto intorno alla sua rocca e da dove si gode un panorama a 360°C sulla città, sulla pianura verso il lago Maggiore e a nord verso le valli che conducono al Gottardo ed al San Bernardino.

Sia che si arrivi in auto o in treno, i 3 castelli, Patrimonio dell’UNESCO dall’anno 2000, sono bene raggiungibili. Castelgrande in centro città, Montebello leggermente in collina e Sasso Corbaro in alto sopra la città. Da non dimenticare che sia il Castelgrande che Sasso Corbaro ospitano Ristoranti di qualità per godersi in tutta calma le atmosfere di un castello che solitamente ospita anche mostre e manifestazioni.

# 4 Locarno: la piazza a forma di cuneo, il Festival del Cinema e la sua Città Vecchia

Credits: bellinzona-turismo – Locarno

Appena arrivati a Locarno ci si trova subito in Piazza Grande, la piazza più caratteristica di tutto il Ticino per la sua forma a cuneo dal lago Maggiore verso l’interno, per non farci dimenticare che un tempo le barche entravano in città e si ormeggiavano ai portici. Famosa anche per il Festival del Cinema che, tutti gli anni d’agosto, con centinaia di seggiole poste davanti ad un maxi schermo ne fa il più grande cinema all’aperto. Ed è proprio dalla Piazza Grande che si può salire in Città Vecchia per una delle stradine che la circondano.

Vicoli stretti, in salita, affacci su corti fiorite e tante botteghe artigiane, ristoranti, negozi, piazze e piazzette, alberghi e locande, insomma tutto un mondo che  avvolge e che non può non coinvolgere il visitatore. In alto si arriva poi alle due strade che corrono sulla dorsale, via Cittadella con il ristorante Cittadella e via Borghese con l’Osteria Borghese). Le due vie, che limitano la Città Vecchia, partono all’altezza di Casa Borgo, un locale degno di una sosta per la sua particolare, rilassante atmosfera, convergendo poi su piazza Sant’Antonio con l’omonima chiesa. Città Vecchia: un quartiere dove perdersi fantasticando pensieri suggeriti dalle diverse vetrine e atmosfere.

# 5 Ascona e il lungolago dal sapore mediterraneo

Credits: bellinzona-turismo – Ascona

Siamo ad Ascona, seduti ad un tavolo esterno di uno dei tanti ristoranti che si allineano lungo tutta la piazza Motta e ci godiamo il lago Maggiore. Se è estate si prende il sole, tutti i tavoli saranno certamente pieni e lo Spritz sarà la bevanda più diffusa come lo sarà la lingua tedesca parlata dai turisti: Ascona è il paese più a nord del Mediterraneo! Se è autunno o inverno e abbiamo la fortuna che il lago Maggiore è in tempesta non ci perdiamo lo spettacolo, seduti sotto un funghetto riscaldante e avvolti in una bella coperta che ci verrà fornita, gustando ovviamente una cioccolata calda.

In questa atmosfera ci ricordiamo che la collina alla nostra destra, il Monte Verità, nel primo novecento fu abitata dai balabiott  che vi crearono la loro comunità per quei tempi innovativa e rivoluzionaria e che da quegli anni in poi Ascona fu meta stabile o anche solo di passaggio, dei grandi nomi della cultura europea; un caso unico per un paese così piccolo. Decidiamo di fare due passi nel borgo alle nostre spalle passando in rivista uno per uno tutti i vicoletti stretti curiosando tra boutique, antiquari, negozi di arredi, gallerie d’arte, ristoranti, bistrot; il lusso non manca. Ci ricordiamo di una foto del lungolago, di anni fa,  dove si vedono le donne che in ginocchio lavavano i panni nel lago. E’ bello vedere come i paesi hanno le loro vite e mutano nel tempo.

Leggi anche: MONTE VERITÀ: quando si cercava la “TERZA VIA” a due ore da Milano

# 6 La Verzasca, le “maldive di Milano”, dove James Bond si lanciò nel vuoto

Val Verzasca

Il miglior modo per visitare la Valle Verzasca sarebbe di raggiungere Sonogno col Postale nell’alta valle, dove, dopo avere visitato la cascata della Froda, poco oltre il paese, si può iniziare a discendere. Sonogno, un paese tutto di rustici, ha già molto da offrire col suo museo e con la Casa della Lana; sì perché a Sonogno si fila e si colora la lana con colori naturali ed i cui manufatti sono acquistabili nella bottega sulla piazzetta. Per scendere si possono alternare tratti a piedi lungo il Sentierone che costeggia il fiume, o tratti col Postale come pure in bicicletta.

Numerosi sono i paesini lungo la valle dove si può sostare nei Grotti per gustare la classica cucina ticinese, risotti, polenta, brasati, formaggi e salumi (la famosa Capra Nera della Verzasca), il tutto accompagnato da un buon Merlot: Brione, Vogorno, Lavertezzo, Corippo il più piccolo paese del Ticino!. La Verzasca è soprattutto il suo fiume, i colori delle sue acque limpide, le rocce levigate, le cascate e cascatelle vorticose; stupende, ma anche pericolose, e il ponte dei tuffi da dove i giovani saltano in quelle acque verde smeraldo. Proseguendo la discesa si arriva alla diga di Contra conosciuta in tutto il mondo in quanto teatro di un salto nel vuoto di James Bond in Golden Eye, era l’anno 1995.

Leggi anche: L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: le novità, perchè si chiamano così, la strada per arrivarci

# 7 Melide, la tipica destinazione di famiglia. Le attrazioni sono la Swissminiature e il borgo di Morcote

Melide

Tipica destinazione per la famiglia. Genitori con figli, nonni con nipoti trovano qui un’occasione per passare una giornata all’aria aperta girando attraverso le ricostruzioni di tutti i luoghi ed edifici più famosi della Svizzera. Montagne, funivie, treni, Bus Postali, battelli sui laghi e tutto un mondo di piccoli personaggi popolano l’area della Swissminiature a Melide.

Alla Swissminiature è anche presente un ricco Ristorante Self Service. Se avanza del tempo dalla Swissminiature ci si può spostare in pochi minuti al vicino borgo di Morcote, con i suoi portici, ristoranti con terrazze a lago ed il borgo addossato alla montagna, la chiesa di Santa Maria del Sasso con i suoi magnifici affreschi, senza dimenticare il meraviglioso Parco Botanico Sherrer. Se arrivate in auto parcheggiate prima del paese nel nuovo Park dentro la montagna. Morcote è anche raggiungibile in battello.

Foto Credits: Bellinzona Turismo

GIUSEPPE MARZAGALLI

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La Milano-Taranto era la CANNONBALL ITALIANA

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I ragazzi di oggi ammirano la grande avventura della Parigi-Dakar, ma agli inizi del ‘900 pur se con mezzi economici ed i mezzi tecnici scarsi, esistevano manifestazioni anarchiche e spericolate come il Bol d’or in Francia, il Tourist Trophy in Inghilterra, la Cannonball americana (dalla costa atlantica a quella pacifica) e la Milano-Taranto in Italia. Il percorso della gara italiana era lungo 1400 km e ha visto correre le marche di moto più famose: Guzzi, Gilera, Benelli e Lambretta.

La Milano-Taranto era la CANNONBALL ITALIANA

# Per partecipare bastava una licenza da conduttore e una moto elaborata

Credits: milantaranto.com

Uno dei motivi del grande successo della Milano-Taranto fu il fatto che chiunque poteva parteciparvi, era sufficiente avere la licenza da conduttore ed una moto “truccata” per l’occasione, oltre al fatto che si correva sulle strade di tutti i giorni.

# Nata come “Freccia del Sud”, cambierà nome in Coppa Mussolini

La prima corsa si è tenuta nel 1919, il raid motociclistico andava da Milano a Caserta e il suo nome è “Freccia del sud”. Nella prima edizione partirono 29 concorrenti, all’arrivo furono 8, e la gara fu vinta da Luigi Girardi su Garelli 350cc. alla media di 38.296 km/h. Dal 1925 al 1932 fu sospesa, quando per esclusivo volere del Duce nasce la “Milano-Napoli” chiamata Coppa Mussolini, con partenza di notte dall’idroscalo di Milano. La lunghezza del percorso era di 900 km, l’ultima edizione tenuta nel 1936 la vinse Omobono Tenni su Guzzi 500cc alla media di 107 Km/h. 

Nel 1937 si tiene la prima edizione della “Milano-Roma-Taranto”, che continuerà a chiamarsi Coppa Mussolini, per un lunghezza pari a 1.400 km. La partenza fu spostata dall’Idroscalo a Rogoredo e i piloti dovevano coprire il percorso in una sola notte.

# Nel 1950 la gara prenderà il nome di “Milano-Taranto”

  

È solo dal 1950 che si chiamerà “Milano-Taranto”, le più belle e popolari sia per partecipanti che per pubblico e furono un modo per dimenticare le bruttezze di una guerra finita solo pochi anni prima. Tra le moto partecipanti ci furono i marchi più famosi della storia italiana e nel mondo come Guzzi, Gilera, Benelli e Lambretta. Purtroppo un incidente mortale nella Mille Miglia automobilistica del 1957 a Guidizzolo di Mantova, dove persero la vita l’equipaggio De Portago-Nelson su Ferrari e dieci spettatori, portarono alla decisione di abolire le corse motociclistiche su strada.

# Ci furono 2 percorsi: quello “Classico” e quello “Adriatico”

La partenza da Milano vedeva la prima curva, sul porfido, a Tavazzano nel lodigiano. Il percorso “Classico” toccava le seguenti località: Milano, Lodi, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Passo delle Futa, Pistoia, Firenze, Poggibonsi, Siena, Radicofani, Viterbo, Roma, Frosinone, Cassino, Capua, Napoli, Avellino, Ariano Irpino, Foggia, Bari e Taranto.

Il percorso “Adriatico” effettuato solamente nelle edizioni del 1952 e 1955, interessava le seguenti città: Milano, Lodi, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì, Cesena, Pesaro, Ancona, Macerata, Foligno, Spoleto, Terni, Roma, Frosinone, Cassino, Capua, Napoli, Avellino, Ariano Irpino, Foggia, Bari e Taranto.

# La rievocazione storica dal 1987

La Milano-Taranto è sempre stata in competizione con la Mille Miglia, e per questo dopo anni di abbandono, dal 1987 è stato deciso di farne una rievocazione storica. Ogni estate, in forma non competitiva, prende il via corsa amata da motociclisti senza paura che percorreva tutta l’Italia da Nord a Sud.

Fonte: milanotaranto.com

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Argentina: RECORD MONDIALE di durata del LOCKDOWN, ma i positivi sono sempre alle stelle

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Credits: thefirstindia IG

Lo stato sudamericano riesce a raggiungere due primati insieme: quello del lockdown più lungo al mondo e quello di essere ancora uno dei paesi con il più alto numero di contagi al mondo. In aggiunta a questo la povertà è alle stelle: il 40% della popolazione è sotto la soglia della miseria e aumentano i bambini denutriti. La situazione a Buenos Aires dove il lockdown non sembra avere alcun impatto sul virus, ma ne ha tantissimo sulla miseria. 

Argentina: RECORD MONDIALE di durata del LOCKDOWN, ma i positivi sono sempre alle stelle

Pubblichiamo estratti articolo di Riccardo Ruggeri per Zafferano News su “Italia Oggi” – Dopo 215 giorni di lockdown (record mondiale) l’Argentina è il paese più infettato. Non solo, aumentano anche i denutriti e i morti di fame

# Dopo 215 giorni di lockdown da un mese si superano i 10.000 nuovi contagi al giorno

In Argentina nonostante il record mondiale di lockdown sembra confermarsi la regola che la strategia di chiusura totale non solo non funzioni, ma anzi sia deleteria. Dopo 31 settimane, quindi 215 giorni, di lockdown (nessun paese al mondo la batte) è uno dei Paesi dove il Virus di Wuhan ha colpito di più. Su 45 milioni di abitanti i contagiati hanno superato il milione e da un mese si registrano 10 mila nuovi casi al giorno oltre a 400 decessi quotidiani.

# 18 milioni di argentini (il 41% del totale) è sotto la soglia di povertà

Causa lockdown la povertà galoppa, il 41% degli argentini, circa 18 milioni, è sotto la soglia di povertà. Nelle periferie urbane sei bambini su dieci non si alimentano correttamente. Il Presidente della Repubblica Alberto Fernandez ha detto “Un’azienda o un negozio può riaprire, una vita persa non torna più”. Impeccabile. È allineato al pensiero alto delle nostre élite europee, è il concetto che domina i nostri talk di regime. Se avesse aggiunto “Non vedo morti di fame per le strade, ma morti di malattia negli ospedali” ci saremmo sentiti a casa. 

Fonte: Italia Oggi

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MilanoSesto 3.0: le immagini della RIVOLUZIONE dell’area nord di Milano (Render Grafici)

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Credits Urbanfile - Torre piezometrica

Dopo la sigla per l’accordo di acquisizione delle area da parte di Hines e un fondo del Kuwait, l’avvio previsto dei lavori per il primo lotto sarà nel 2021. Ma come sarà il progetto di riqualificazione più grande d’Europa? Tutte le immagini in anteprima.

MilanoSesto 3.0: le immagini della RIVOLUZIONE dell’area nord di Milano (Render Grafici)

# Trasformati 1,5 milioni di mq: il masterplan è firmato da Foster + Partners

Hines in partnership con una società finanziaria e di investimento immobiliare sostenuta dal Kuwait Investment Office, ha finalizzato la sottoscrizione con Milanosesto S.p.A. di un accordo quadro per l’acquisizione e successivo sviluppo del primo lotto del progetto di riqualificazione più grande d’Europa, ovvero MilanoSesto.

La superficie trasformata sarà di 1,5 milioni di metri quadrati, sulla base del masterplan firmato da Foster + Partners, dove ci saranno: quartieri residenziali, spazi retail, direzionali e alberghieri, nuove piazze, spazi pubblici pensati, 45 ettari di verde diffuso ovvero uno tra i più grandi parchi urbani della Lombardia. La realizzazione più importante però riguarderà la Città della Salute e della Ricerca che unirà le nuove sedi dell’Istituto Neurologico Besta ed Istituto dei Tumori, che lasceranno quindi l’area urbana di Milano.

# Gli interventi principali che cambieranno il volto dell’area tra Milano e Sesto San Giovanni

# Il masterplan del progetto MilanoSesto 

# La “Città della salute della ricerca”: Istituto Besta con Istituto dei Tumori

# Il centro direzionale immerso nel parco

# Il quartiere residenziale e i campi per lo sport all’aria aperta

# Lo shopping center al posto del vecchio edificio industriale Concordia T5

 

# La torre piezometrica che diventerà una fontana panoramica

# La stazione ferroviaria sopraelevata interconnessa con la M1 ideata dallo studio Ottavio Di Blasi & Partners

Continua la lettura: Una passerella di vetro “sospesa” sul capolinea della metro: la NUOVA STAZIONE MILANESE a firma di Renzo Piano

Fonte articolo: Urbanfile

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🛑 Le MISURE RESTRITTIVE più VINCENTI contro il Covid

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corso vittorio emanuele 22 ottobre (foto: Andrea Cherchi)

I ricercatori del Lancet Infectious Diseases di Edimburgo analizzando i dati di 131 Paesi hanno studiato l’impatto delle misure adottate dai governi nella prima fase delle pandemia sull’indice di Rt. Rimanere in casa è all’ultimo posto per incidenza, con solo il 3%. I risultati dello studio.

Le MISURE RESTRITTIVE più VINCENTI contro il Covid

Pubblichiamo estratti articolo di Viola Rita per “Wired”.

# Lo studio del Lancet Infectious Diseases individua solo un’associazione statistica, senza stabilire nessi di causa effetto

I ricercatori dello studio hanno preso in considerazione, per ciascun paese, blocchi, chiusure e lockdown, e li hanno messe in relazione con l’Rt, ovvero il numero medio di persone che ogni malato può contagiare in un certo momento dell’epidemia e serve per valutarne l’andamento L’indagine, che riguarda i primi mesi del 2020 e fino al 1° luglio, non individua un nesso di causa effetto ma solo un’associazione statistica, dato che altri fattori non tenuti in conto possono avere avuto un ruolo. Quali sono stati quindi le misure più efficaci.

#1 Bloccare incontri e eventi con molte persone ha ridotto indice Rt del 24%

A distanza di quattro settimane dall’introduzione delle misure, la norma più efficace risulta essere il blocco di eventi pubblici e di occasioni sociali con più di dieci persone: vietarle ha ridotto il valore di Rt in media del 24%

#2 La chiusura delle scuole ha ridotto l’indice del 15%

Al secondo posto la chiusura delle scuole, che in quattro settimane abbassa Rt del 15%. Gli autori specificano che non hanno dettagli sulle regole imposte dalle singole scuole per contenere la trasmissione del virus e su come e dove gli studenti si siano effettivamente contagiati.

#3 Lo smart working ha inciso sull’indice del 13%, rimanere a casa solo del 3%. 

Al terzo posto c’è lo smart working, che riduce Rt del 13%, limitare la circolazione delle persone del 7% e rimanere a casa del 3%. Come prevedibile, poi, se si combinano insieme tutte le restrizioni citate, il risultato migliora: Rt cala del 42%. Anche studiando quanto cresce Rt alla ripartenza delle attività lavorative e sociali, le cifre restano abbastanza simili. La ripresa di eventi con più di dieci persone fa crescere Rt del 25% in un mese, la riapertura delle scuole del 24%, l’eliminazione delle limitazioni agli spostamenti del 13% e la possibilità di uscire liberamente dell’11%.

# Gli effetti non sono immediati: 8 giorni dall’introduzione per “migliorare” l’indice Rt, 17 giorni per peggiorarlo dalla rimozione delle misure restrittive

L’adozione delle misure restrittive non ha un impatto immediato nel ridurre i contagi, infatti è emerso che quando vengono introdotte le restrizioni bisogna aspettare circa otto giorni per un primo cambiamento nel valore di Rt. Mentre quando vengono tolte  devono passare circa 17 giorni prima di rilevare un’inversione

Fonte: Wired

Continua la lettura con: Svezia: nel 2020 sono morte lo stesso numero di persone degli anni precedenti

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La CITTÀ INCANTATA di Akon: dall’Africa a MILANO?

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credits: africarivista.it

Tra i progetti urbanistici più futuristici del momento risalta Akon City, ideata dal rapper senego-americano Akon che da anni sognava di poter costruire un nuovo capitolo per il Senegal. Ma cosa potrebbe prendere Milano da questa futuristica città?

La CITTÀ INCANTATA di Akon: dall’Africa a MILANO?

#1 La città dell’afrofuturismo: 2 miliardi per completarla entro il 2026. Creiamo un’avanguardia architettonica anche a Milano?

credits: Hussein Bakri/BAD consultant/Semer group

Il progetto da 2 miliardi di dollari dovrebbe essere ultimato nel 2026 ed è caratterizzato dall’incontro tra l’estro africano e le più avanzate tecnologie. In una parola: afrofuturismo. La forma eccentrica degli edifici è sicuramente una caratteristica che sorprende. Ispirati alle statue tradizionali africane creano un paesaggio surreale, il progetto è infatti ispirato al Wakanda, regno del supereroe Marvel Black Panther.

Milano ci piace così, internazionale, ma non sarebbe bello prendere spunto da questo progetto per generare anche noi un movimento architettonico che metta insieme avanguardia futurista con la nostra grande tradizione? 

#2 Sarà una Zona Fiscale Speciale con una sua criptovaluta: una grande idea anche per Milano

credits: Hussein Bakri/BAD consultant/Semer group

Il cantante afferma con fierezza che la città sarà una zona fiscale speciale e che la sua già disponibile criptovaluta, l’Akoin, sarà al centro di tutte le transazioni per rendere la città più autonoma dal governo senegalese. Sarà proprio per questo un trampolino di lancio per l’economia di tutto il Senegal e anche noi milanesi da tempo ci sentiamo la locomotiva d’Italia e puntiamo ad una maggiore indipendenza e autonomia fiscale. Ci riusciremo? 

#3 Una città 100% sostenibile ed ecologica

credits: Hussein Bakri/BAD consultant/Semer group

Akon assicura che il mastodontico progetto sarà del tutto sostenibile. La metropoli sarà addirittura la prima città senegalese ad essere certificata LEED (valutazione degli edifici ecologici).

Milano e i suoi cittadini stanno già investendo molto nella sostenibilità e anche se non è mai abbastanza, anche noi vantiamo quasi un centinaio di edifici certificati e l’obiettivo è sempre più quello di essere una città completamente ecosostenibile.

# Un nuovo modello di equilibrio tra ambiente, innovazione e qualità della vita: la nuova frontiera anche per Milano?

Se pensiamo a Milano oggi e a come possiamo migliorarla, pensiamo esattamente a questo. Ad una città cucita su misura per i propri cittadini, modellata seguendo i loro modelli identitari plurali ma che in fondo possiedono tutti un elemento comune.

Antoine De Saint Exupery ha scritto “La perfezione è raggiunta non quando non c’è più niente da aggiungere, ma quando non c’è più niente da togliere”; raggiungere il perfetto equilibrio tra l’ambiente urbano ed i suoi cittadini è possibile e, a quanto sembra, non è una meta poi così lontana.

ROSITA GIULIANO

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La CITTÀ FANTASMA di Consonno: il sogno svanito della “Las Vegas della Brianza” (Fotogallery)

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Da città dei balocchi a città fantasma. Negli anni ’60 il borgo, che nella storia fece parte del Ducato di Milano, è salito alla ribalta per la realizzazione della “città dei balocchi” al posto dell’antico insediamento. Oggi quello che doveva essere la “Las Vegas della Brianza” è disabitato e abbandonato.

La CITTÀ FANTASMA di Consonno: il sogno svanito della “Las Vegas della Brianza” (Fotogallery)

# Da borgo agricolo a “Città dei balocchi” per i milanesi

Il borgo di Consonno è una frazione del comune di Olginate, in provincia di Lecco, che dopo la seconda guerra mondiale si spopolò fino ad arrivare ad avere circa 50 abitanti. Fino a tutti gli anni cinquanta del XX secolo Consonno, anche se distante dal centro di Olginate, era riuscita a vivere grazie alle attività artigianali e alla coltivazione dei suoi campi.

Il Grande Ufficiale Conte di Villa dell’Olmo Mario Bagno, un eccentrico imprenditore milanese di origini vercellesi che nel periodo del miracolo economico italiano con la sua azienda stava costruendo strade e aeroporti su tutto il territorio nazionale, aveva adocchiato Consonno come il luogo ideale in cui costruire una “città dei balocchi”, principalmente per via del fatto che era facilmente raggiungibile da Milano. Prima di possedere Consonno, fece costruire una nuova strada che collegava la frazione a Olginate poi donata allo stesso comune.

# 1962: costruzione della “Las Vegas della Brianza”

Nel 1962 il borgo di proprietà di due famiglie fu ceduto all’azienda di Mario Bagno che demolì, gli unici edifici che non vennero distrutti furono la chiesa di San Maurizio, l’adiacente canonica e il minuscolo cimitero. In pochi anni Consonno diventò un centro di divertimenti che spesso ospitava nei propri locali grandi personaggi della musica.

Vennero costruiti: dei ristoranti, una lussuosa balera, chiamata Salone delle feste, con la pista all’aperto, un albergo di lusso, diverse costruzioni con richiami alle più variegate culture, un castello medievale e il celeberrimo “minareto”. Ma anche campi per sport di squadra e persino un luna park e un giardino zoologico. Tra i progetti mai realizzati un autodromo per auto da corsa.

# Il minareto: l’edificio più imponente di tutta la “città dei balocchi”

Credits: wikipedia.org – Consonno

Il nome dato a questa struttura, il minareto, nasce dalla somiglianza con la torre al centro della struttura con quella presente nelle moschee, ed era il più imponente edificio di tutta la “città dei balocchi”. Al piano terra c’era una lunga galleria commerciale c, mentre al primo e al secondo piano c’erano degli appartamenti disposti in serie . Di fronte era presente una scenografica fontana.

Le altre principali attrazioni:

  • il “missile Bagno”, ovvero una costruzione a forma di pagoda sul tetto della quale era posizionato un cannone d’artiglieria. 

  • il trenino panoramico che dava la possibilità ai turisti appena arrivati di avere una vista d’insieme delle attrazioni di quella che voleva diventare la “Las Vegas” della Brianza.
Credits: tripadvisor – Il trenino abbandonato

# Il lento declino fino all’abbandono definitivo

 

A causa di tutte le costruzioni realizzate, l’equilibrio idrogeologico del territorio venne compromesso a tal punto che le piogge provocarono alcune frane distrussero la strada di collegamento con la “città dei balocchi”. Nonostante i tentativi di ripristino della via e di rilancio della località, i turisti e gli abitanti iniziarono a disertarla. Tutti i caseggiati vennero a poco a poco abbandonati dopo la morte del fondatore.

Anche la casa di riposo sistemata all’interno del vecchio Hotel Plaza per tentare di riportare Consonno agli antichi splendori fu definitivamente chiusa nel giugno del 2007. Un rave party tenuto quell’anno aggravò ulteriormente le condizioni delle strutture.

# La tentata vendita per 12 milioni di euro

Nel 2014 gli eredi di Mario Bagno avevano messo in vendita la proprietà su un sito Web di annunci al prezzo di 12 milioni di euro per demolirla e sostituirla con nuove strutture residenziali, ricettive e commerciali. L’operazione però non andò in porto e ora resiste solo un struttura adibita a bar allestito con degli arredi e un bancone d’epoca, gestito da un’associazione locale.

FABIO MARCOMIN

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MILANO in CRISI: era già in coprifuoco (Fotogallery)

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Galleria Vittorio Emanuele II

A una città così non eravamo certo abituati, o almeno solo in parte. Ecco come si presenta la notte milanese ai passanti, dopo gli effetti delle misure restrittive contro il Covid. Come vedete in queste foto prese in una delle ultime notti prima del corprifuoco. 

MILANO in CRISI: era già in coprifuoco (Fotogallery)

# Le immagini desolanti di una città in affanno e della povertà in aumento

Le fotografie scattate in centro città mostrano brutalmente la crisi economica che sta falcidiando Milano a causa del coronavirus e delle norme restrittive imposte dai Dpcm in tutti questi mesi di pandemia. La media di fatturato perso da tutte le aziende è del 50%, alcuni settori arrivano al 90% e un terzo non riaprirà più. Ci sono già negozi chiusi definitivamente con le saracinesche abbassate e gli immobili abbandonati. La prima conseguenza della chiusura delle attività è la perdita di numerosi posti di lavoro e l’aumento del numero di senzatettto che dormono in strada riparati da coperte o in tenda i più fortunati. Una situazione che non sarà sostenibile ancora a lungo.

Leggi anche: 🔴 Rischio LOCKDOWN per Milano? Questi sono i SETTORI già alla canna del gas

ROBERTO BINAGHI

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🛑 TERAPIE INTENSIVE: tutte le regioni sotto il 30% della capienza. Lombardia tra le migliori

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Elaborazione Sole 24 Ore su dati Protezione Civile e presidenza del Consiglio

L’impennata dei contagi per ora non mette a rischio le terapie intensive. Questi sono i dati aggiornati al 21 ottobre divisi per regione. Tutte le regioni sono sotto alla prima soglia di attenzione: il 30% della capacità totale. Nei pressi della soglia ci sono l’Umbria, la Campania e la Valle d’Aosta. Tra le regioni considerate “verdi” ossia lontane ancora dalla prima soglia c’è anche la Lombardia. Ma vediamo tutti i dati. 

TERAPIE INTENSIVE: tutte le regioni sotto il 30% della capienza. Lombardia tra le migliori

# Sono tre le regioni più vicine alla prima soglia di attenzione: Umbria, Valle d’Aosta e Campania

Tra le regioni più vicine alla prima soglia critica di saturazione delle terapie intensive l’Umbria è quella più in difficoltà, prossima al 30% di riempimento, segue la Valle d’Aosta al 25% e la Campania a poco più del 20%. Le più sicure al momento sono la Provincia autonoma di Trento, la Calabria e la Basilicata. Tra le regioni oltre i 4 milioni di abitanti la Lombardia viene subito dopo il Veneto, con una saturazione dei posti in terapia intensiva poco inferiore al 15%.

# Rispetto al picco di inizio Aprile, i posti letto occupati sono 1/4 di meno

Credits: lab24.ilsole24ore.com/coronavirus/ – Incremento terapie intensive

Il dato di una situazione non critica a livello di ricoveri in terapia intensiva ci arriva anche dalla crescita negli ultimi due mesi rapportata anche il periodo di picco, tra fine marzo e inizio aprile. Dalle 4.086 persone ricoverate in condizioni gravi il 2 aprile, alla data di ieri 21 siamo a 926.

Fonte: Il Sole24ore

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🛑 Covid: BERGAMO è stata la città PIÙ COLPITA AL MONDO

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Credits: milanoguida.it - Bergamo

Uno tsunami su Bergamo. La prevalenza dei casi positivi è maggiore di quella di New York, Londra e Madrid. E il 96% delle infezioni da Covid-19 non è stato rilevato dal sistema sanitario. Ma c’è una buona notizia: al momento risulta una delle province meno colpite in Italia. Forse ha ragione Remuzzi quando parla di raggiungimento di una sorta di immunità nelle zone più colpite. Ma vediamo i dati. 

Covid: BERGAMO è stata la città PIÙ COLPITA AL MONDO

Pubblichiamo estratti articolo di “Bergamo Corriere” – Coronavirus, la ricerca del Mario Negri: Bergamo la città più colpita al mondo

# La ricerca dell’Istituto Mario Negri: Bergamo più colpita di New York, Londra e Madrid. Il 96% di positivi potrebbe essere sfuggito ai controlli del sistema sanitario

L’area di Bergamo è stata una delle più colpite al mondo dal nuovo coronavirus, con una prevalenza di casi positivi maggiore di quella di New York, Londra e Madrid: lo indica la ricerca condotta nel maggio scorso dall’Istituto Mario Negri e pubblicata sulla rivista EBioMedicine del gruppo The Lancet. I ricercatori specificano che la “sieroprevalenza supera di gran lunga le stime di New York (19,9%), Londra (17,5%) e Madrid (11,3%). La ricerca, del gruppo di Giuseppe Remuzzi indica che è risultato positivo al Covid 19 il 38,5% dei 423 volontari sui quali in maggio sono stati eseguiti il tampone nasofaringeo per la ricerca delle particelle virali e due tipi di test sierologici per la ricerca degli anticorpi.

Aggiungono i ricercatori che “si può ipotizzare che 420.000 persone siano entrate in contatto col virus, contro le 16.000 dei dati ufficiali al 25 settembre 2020. Questo indicherebbe che il 96% delle infezioni da Covid-19 non è stato rilevato dal sistema sanitario“.

# In questa seconda ondata è importante rilevare la carica virale, non solo la positività in sé

Il capo del Laboratorio di terapia genica e riprogrammazione cellulare dell’Istituto Mario Negri Susanna Tomasoni sottolinea: ” I dati da rapportare alla situazione di maggio suggeriscono che qualificare l’entità della carica virale, piuttosto che riportare solo una positività di per sé, è importante per ottimizzare i criteri di dimissione dei soggetti infetti“. Il rischio, aggiunge la collega Ariela Benigni segretario scientifico e coordinatore delle ricerche è “di avere quadro epidemiologico fuorviante”.

Fonte Articolo: Corriere Bergamo

#  Nella provincia orobica il numero dei contagi è sotto controllo. Prof. Remuzzi: “A Bergamo immunità da anticorpi al 50%,”

I positivi rilevati nella provincia orobica rimangono stabili poco sopra i 100 e la situazione sanitaria rimane in totale controllo senza nessuna crisi a livello di terapie intensive. 

Già a settembre il Professor Remuzzi evidenziava come in base ai dati disponibili e le proiezioni si fosse già “creata una certa immunità che non è l’immunità di gregge, ma è fatta di tanti componenti. C’è l’immunità da anticorpi che a Milano e in Lombardia è intorno al 15-20% e a Bergamo fra il 30-50%. E poi c’è l’immunità delle cellule T, che sono dei linfociti capaci di riconoscere il virus. Questa immunità è più difficili da misurare, ma rappresenta il doppio dell’immunità da anticorpi. Quindi se il 20% in Lombardia ha gli anticorpi e il doppio verosimilmente ha le cellule T, possiamo dire che in Lombardia arriviamo al 60% di immunità“.

Continua la lettura: Prof. Remuzzi: “In LOMBARDIA si è superata la soglia del 60% per l’IMMUNITÀ“

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CROLLO degli AFFITTI a Manhattan: capiterà anche in centro A MILANO?

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appartamento a manhattan (credit: @federica_nyc)

Nel cuore della Grande Mela i proprietari arrivano ad offrire in media due mesi di affitti gratis ai nuovi inquilini pur di non lasciare vuoti gli appartamenti. La situazione a New York.

CROLLO degli AFFITTI a Manhattan: capiterà anche in centro A MILANO?

# Nel centro di New York il mercato degli affitti è crollato: il triplo degli appartamenti affittati in meno rispetto al 2019. I prezzi invece sono scesi in media del 15% per i monolocali

Con l’eccesso di appartamenti vuoti, i proprietari sono costretti a offrire incentivi sempre più alti e affitti sempre più bassi per invogliare gli inquilini. Oltre 15.000 appartamenti in meno locati, il triplo rispetto al 2019, e la taglia più colpita è quella degli immobili più piccoli.  Tanto che i proprietari offrono in media due mesi di affitto gratis ai nuovi inquilini. Infatti se i prezzi medi sono diminuiti dell’11% a 3.036 dollari, gli affitti dei monolocali sono quelli che hanno subito un calo dei prezzi maggiore fino al 14,6%. Questo perché in generale la fascia più colpita dalla crisi è quella bassa, ovvero i lavoratori meno pagati nei servizi e nei ristoranti.

Steven James, presidente e CEO della società di intermediazione di Douglas Elliman a New York City ha provato a spiegare la situazione: “Non credo che siamo ancora arrivati alla fine di questo trend. Penso che abbiamo ancora un po’ di strada da fare”. Sconti o non sconti, gli affitti a Manhattan rimangono comunque alti rispetto agli standard nazionali. L’affitto medio per un bilocale si aggira intorno $ 3.307, mentre gli affitti per un trilocale si muovono intorno a $ 4.817.

# Nella Grande Mela due terzi del mercato è rappresentato dagli affitti

Il mercato degli affitti rappresenta ben due due terzi degli appartamenti a Manhattan e con il calo costante degli affitti e sempre più appartamenti che rimangono vuoti, gli effetti non tarderanno a farsi sentire sui proprietari più piccoli e meno capitalizzati e sulle banche. Come fanno notare alcuni osservatori, tutto questo finirà per avere un impatto significativo sulle tasse legate alle proprietà immobiliari, che è la più grande fonte di entrate per la città.

Fonte articolo: WallStreet Italia

# Il centro di Milano rischia di subire lo stesso effetto?

Al momento la nostra città sembra non registrare questo trend di calo del prezzo degli affitti, anzi rimane sempre la città più cara d’Italia e l’unica che non ha risentito della crisi a livello immobiliare. Gli affitti soprattutto per le fasce meno tutelate, come giovani lavoratori o quelli meno retribuiti e gli studenti universitari, continuano a tenere, anche se l’offerta di appartamenti sta aumentando. L’unico elemento paragonabile a Manhattan è infatti quello sullo svuotamento degli appartamenti che non accenna ad arrestarsi, con le disdette in continuo aumento: sarà questo il fattore che porterà Milano a seguire la tendenza in atto oltreoceano?

Continua la lettura: Milano non è più città per STUDENTI: fino all’80% di disdette nelle case. Ma gli AFFITTI continuano a SALIRE

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Spesa per ogni contagiato Covid: 5.000 euro in LOMBARDIA, 75.000 in CAMPANIA

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Credit: @flying_fox_94

Nel report più recente dell’Anac, l’autorità nazionale anti corruzione, sono stati elencati tutti i costi connessi alla gestione della pandemia Covid-19 in Italia. Nel documento sono presenti le voci di spesa relative alle mascherine, macchinari per la respirazione assistita, camici e molto altro. Il dato più eclatante è quello della spesa per contagiato: una incredibile differenza tra le regioni. Ecco tutti i dati ufficiali nel dettaglio (ultimi disponibili).

Spesa per ogni contagiato Covid: 5.000 euro in LOMBARDIA, 75.000 in CAMPANIA

# Come avviene il finanziamento del Servizio Sanitario Nazionale

La spesa per il servizio sanitario nazionale è finanziata da quattro fonti: entrate proprie degli enti del SSN, fiscalità generale delle regioni, compartecipazione delle Regioni a Statuto speciale e delle Province autonome di Trento e di Bolzano e dal Bilancio dello Stato attraverso la compartecipazione all’imposta sul valore aggiunto destinata alle Regioni a statuto ordinario, e attraverso il Fondo sanitario nazionale. Avendo la Campania un disavanzo fiscale di quasi 6 miliardi di euro ha necessariamente bisogno di ricevere maggiori fondi statali, di cui gran parte frutto dei trasferimenti dalle regioni come la Lombardia che ha invece un residuo fiscale di 56 miliardi. 

Leggi anche:
La grande FAVOLA: i 60 miliardi che il Nord toglierebbe al Sud
Lo “SCIPPO” di risorse fatto dal NORD al SUD: un FALSO STORICO (dati osservatorio CPI)

# La Campania ha speso 76.308 euro per malato, la Lombardia solo 5.178

Il report dell’Anac datato 04 agosto, con l’ultimo aggiornamento a far data al numero di contagi del 30 aprile, riporta i dati relative alle spese sostenute durante l’emergenza Covid da parte delle regioni. La Campania è in testa con 76.308 euro, al secondo posto la Toscana a 40.280, chiude il podio con 36.828 la Sardegna per spesa per contagiato. Nelle prime 10 posizioni troviamo tutte le regioni del mezzogiorno escluso il Molise. Negli ultimi 3 posti Lombardia con 5.178 euro di spesa per contagiato, appunto Molise e Valle d’Aosta che chiude con 3.393 euro a positivo. 

Questi numeri confermano che le maggiori risorse vengano distribuite al sud e vengano impiegate peggio: la Campania infatti spende 15 volte di più della Lombardia e 19 volte di più della Valle d’Aosta.

# Per spesa complessiva Lombardia prima, Campania al quarto posto

La Lombardia è prima con 392 milioni di euro per spesa complessiva, avendo 1/6 della popolazione italiana, subito dopo troviamo la Toscana con 376 milioni seconda per spesa pro contagiato, sul gradino più basso del podio l’Emilia con 350 milioni. Al quarto posto la Campania con 337 milioni, che ha speso fino a 10 volte di più rispetto a regioni che alla data del 30 aprile avevano lo stesso numero di contagiati. 

Questi dati contrastano quindi con il fatto che il governatore De Luca nonostante le risorse arrivate a destinazione non sia riuscito a utilizzarle in maniera più efficiente, ad esempio per realizzare nuovi posti di terapia intensiva.

Non solo. Dimostra ancora di più la favola dello scippo di 60 miliardi risorse al sud che è stata ormai riconosciuta come un “falso storico” per via di calcoli errati e con fondamenti iniziali che ne hanno distorto il risultato. Mentre è certo lo sperpero o comunque la malagestio di denaro pubblico ricevuto da alcune regioni del sud e il report dell’Anac fornisce un’ulteriore conferma.

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SVEZIA: nel 2020 sono MORTE lo stesso numero di persone della MEDIA degli anni precedenti

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Mettere in protezione le persone più fragili, lasciando completa libertà al resto dei cittadini, senza lockdown, senza obblighi e divieti, e sconsigliando le mascherine. Questa la strategia seguita dalla Svezia fin dall’inizio nei confronti del Covid. Il mondo si divide sul modello svedese cercando di confrontare i dati con quelli in altri paesi che però risultano avere caratteristiche diverse. La prova del fuoco potrebbe essere questa: a causa del Covid e della politica basata sulla libertà e sull’immunità di gregge, nel 2020 in Svezia sono morte più persone degli anni precedenti? Risposta: no. La media dei decessi del 2020 è allineata a quella degli ultimi anni, calcolata fino al 2010.

SVEZIA: nel 2020 sono MORTE lo stesso numero di persone della MEDIA degli anni precedenti

# Dal 2016 ad oggi lo stato scandinavo registra la stessa media di decessi: 180 per milione di abitanti

Si sta discutendo molto del modello svedese confrontando i risultati con gli altri Paesi. Ma la vera prova del fuoco è confrontare la Svezia con la Svezia: come hanno impattato le misure light per affrontare il Covid sulla mortalità nel paese? I risultati sono evidenti: non ci sono variazioni di rilievo nel numero di morti nel 2020 rispetto agli anni precedenti. Facendo comunque un veloce paragone con gli Stati che hanno adottato le misure più restrittive, la Svezia ha registrato il minor numero di decessi per milioni di abitanti e il trend tra i più al mondo per crescita assoluta.

Ritornando all’analisi sull’anno mostra che a fronte di un picco di circa 250 decessi per milioni di abitanti tra marzo e maggio, da quel momento in poi la mortalità nel paese risulta molto inferiore agli anni precedenti, sotto i 150 per milioni di abitanti ovvero una soglia mai raggiunta di recente, portando la media dell’anno in linea con quella degli ultimi anni a circa 180 morti per milioni di abitanti.

Statistic: Number of deaths in Sweden from 2010 to 2020 | StatistaNegli ultimi dieci anni i decessi sono stati da un minimo di 88.766 del 2019 al massimo di 92.185 del 2018, mentre alla data del 5 ottobre 2020 si registrano 71.647, di cui meno di 6.000 correlati al Covid quasi tutti oltre i 70 anni. Tali numeri proiettano i decessi alla fine dell’anno attorno alla soglia media dei 90.000 registrata dal 2010.

confronto fra andamento decessi 2020 in Svezia con la media degli anni passati

Fonte: Statista

# La strategia svedese: mascherine sconsigliate, raccomandazioni di distanziamento e ampia libertà personale

Niente lockdown, niente mascherine (addirittura sconsigliate perchè giudicate inutili e dannose, perchè indurrebbero un senso di falsa protezione), e nessuna chiusura, a parte in un primo momento solo per scuole superiori e università. Agli svedesi sono state date solo raccomandazioni ed è stato chiesto solo di astenersi dai viaggi non essenziali e lavorare da casa quando possibile. Negozi e ristoranti hanno dovuto ridurre il numero di persone che potevano entrare ma non hanno mai chiuso. Agli ultrasettantenni è stato suggerito di non uscire ma è stato lasciato tutto al loro buonsenso, senza la minaccia di sanzioni, e a tutti è stato solo raccomandato di mantenere adeguato distanziamento tra le persone

un fan del modello svedese, Elon Musk, pubblica il grafico dei decessi in Svezia

Ancora oggi le regole rimangono invariate e non si registrano peggioramenti, l’ultima dato (21 ottobre) è di 6 decessi, quando nel resto dell’Europa la situazione sembra fuori controllo, in particolare nei Paesi con le regole più stringenti quali Spagna, Italia, Francia e Regno Unito. L’epidemiologo di Stato Tegnell e il governo generale svedese ha ammesso un solo errore, quello di non avere protetto inizialmente le RSA, che è lo stesso errore compiuto altrove. Da quando però hanno messo in sicurezza queste strutture dove si sono concentrati i 3/4 dei decessi totali, la mortalità è crollata pur lasciando le persone in totale libertà, cosa che consente in Svezia di non temere ondate di ritorno. Soprattutto consente ai suoi cittadini di vivere sereni senza ansia di chiusure o di misure restrittive di emergenza, e in generale di far ripartire l’economia.

Continua la lettura con: 
CONTAGI in grande calo e ripresa ECONOMICA: la VITTORIA della SVEZIA (secondo Bloomberg e Financial Times)
Tegnell: “Spagna e Italia di nuovo colpite dal Covid, la Svezia no”. Proteste dall’Ambasciata italiana
Le 7 MISURE della SVEZIA contro il Covid

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I segreti del RIOCONTRA, il gergo della Milano di periferia

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credit: rapburger.com

Non molti sanno che a Milano si parla da anni uno slang del tutto particolare, il Riocontra. Per essere precisi, sin dalla fine degli anni ’70, anche se solo recentemente grazie al rapper milanese Nerone e a una pubblicazione dei fratelli di Bruno o meglio, Di Nobru, dal titolo “Il Riocontra illustrato”, questo singolare gergo ha catturato l’attenzione dei curiosi fuoriuscendo dal semianonimato. Vediamone dunque la nascita, lo sviluppo e qualche regola base.

I segreti del RIOCONTRA, il gergo della Milano di periferia

# L’origine in un film dei Vanzina: svelata la regola base

credit: youtube.com

Siamo nel 1981, e prima che i Vanzina iniziassero a raccontare le storie matte degli Yuppies milanesi con l’infinita serie di Vacanze di Natale e affini, nelle sale esce il film i Fichissimi. Ovvero, la cronaca degli antipodi. Ragazzi squattrinati che vagano per le periferie di Milano, inscenando rivalità fra bande di spacconi molto buffi e poco temibili, che si fronteggiano alle fermate della metropolitana. Jerry Calà, Diego Abatantuono e Mauro di Francesco, i più celebri. Proprio questi ultimi due, in un altro cult di vanziniana memoria “Il Ras del quartiere” del 1983 si scambieranno in metrò le prime parole utilizzando il Riocontra: “Goger!”, anziché gergo, esclama di Francesco a un Abatantuono ancora in versione ‘terrunciello’.

Da qui, la prima intuibile regola. Il Riocontra si parla prevalentemente scambiando le sillabe. Ecco allora che grano diventa nogra, madre diventa drema e messaggio diventa giomessa.

# Il Bauscia e la supercazzola alla milanese

credit: remember8090.it – Guido Nicheli

Dal cinema alla periferia reale e viceversa, la contaminazione è veloce, e il Riocontra diventa ufficialmente la lingua di chi voleva nascondere le proprie faccende di quartiere soprattutto quelle meno lecite o semplicemente prendere in giro qualcuno senza farsi capire. Una vera e propria supercazzola alla milanese. Sbarcata e diffusasi poi nell’immaginario dei quartieri alti: Dogui, infatti, è il soprannome di Guido Nicheli alias il Bauscia milanese per antonomasia, che non deriva da altro che dal Riocontra. Continuando con i cenni storici, si narra poi che il Riocontra sia stato portato ai massimi livelli nei pub di Lambrate/Città Studi, accogliente periferia melting pot nella zona centro-orientale della città.

# Linguaggio tamarro detestato, casualità o innovazione?

Doverosa precisazione: il Riocontra non è mai stato per tutti. Oggi molti lo detestano, altri lo ignorano, altri ancora pensano sia solo un linguaggio tamarro/giovanile non considerando però l’aspetto sociale realmente interessante. Lo sviluppo di un gergo, un ceppo o famiglia linguistica che dir si voglia, ha come regola base quella della divulgazione casuale all’interno di una determinata classe sociale: qualcuno un giorno per caso scambia una sillaba, gli altri sorridono approvando e da lì diventa virale. Esattamente come è stato per il Verlàn marsigliese, secondo molti il vero antenato del Riocontra. Per quanto riguarda le altre regole, è presto detto.

# Giomessa in diceco, via alla creatività!

Testimonianze dirette e personali riportano distorsioni fra plurale e singolare, o grezze storpiature di lettere, nomi e cognomi. Quindi ad esempio, uno sbirro è un rosbi ma due sbirri sono sempre due rosbi (suona meglio), Luca diventa il Kalu anche sulle maglie di calcio (perché fa più figo, pardon più gofi) e Profili è Filippo, che al Riocontra sarebbe stato PPofili, ma con quella r in mezzo diventa più robusto. Giusto per elencare il grosso della grammatica del Riocontra, ogni gergo che si rispetti non può essere svelato del tutto, altrimenti lo scopo per cui è nato va a farsi benedire, e si rischiano seriamente i foschia. Termine che, se avete letto bene l’articolo, avrete già tradotto.

Continua la lettura con: Il favoloso linguaggio idiomatico dei milanesi

CARLO CHIODO

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🛑 Lombardia Covid. I dieci dati più rilevanti di oggi: NUOVO RECORD di positivi

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Tornerà il sereno. credit: Andrea Cherchi (c)
Giornata record per i nuovi positivi in Lombardia e in Italia, dove sfondano quota 15.000. I decessi superano in Italia quota 100, in Lombardia sono 20. Sette mesi fa, il 21 marzo, erano stati 546. Ma vediamo i dati. 
 

🛑 Lombardia Covid. I dieci dati più rilevanti di oggi: NUOVO RECORD di positivi

 
#1 Decessi praticamente invariati in Lombardia: dai 19 di ieri ai 20 di oggi
 
#2 Forte rialzo invece nel resto d’Italia. Nel Paese i decessi sfondano quota 100 per la prima volta da mesi: sono +127 dagli 89 di ieri, con il maggiore rialzo in Abruzzo, Toscana e Lazio. 
 
#3 Record di nuove persone positive in 24 ore in Italia: +15.119 dai +10.874 di ieri. Siamo ai livelli della Francia e, dopo l’India, ai massimi a livello mondiale.
 
#4 Meglio il dato sul tasso di positività: passa dall’8% all’8,5%, questo per il grande incremento dei temponi che raggiungono la cifra record di 177.848. Significa che ogni 100 tamponi meno di 9 risultano positivi.
 
#5 Raddoppiano i positivi giornalieri in Lombardia: dai +2.023 di ieri ai +4.125 di oggi. 
 
#6 Aumenta anche l’indice di positività che in Regione torna sopra il 10%: dal 9,3% di ieri all’11,3%, con aumento dei tamponi da 21.726 di ieri a 36.416 di oggi.
 
#7 Negli ospedali regionali aumentano di 11 i ricoveri in terapia intensiva (sono ora 134 su oltre 1.000 posti disponibili)
 
#8 In isolamento domiciliare in Lombardia risultano 28.235 persone
 

#9 In provincia di Milano i nuovi positivi sono 1.858 (ieri erano stati 1.054).

#10 Il più alto tasso di crescita dei contagi in Italia nelle ultime 24 ore risulta in Umbria (+6,9%), Basilicata (+6,5%) e in Campania (+6,1%). Sopra il +4% anche Valle d’Aosta, Sicilia, Calabria e Lazio.

Per un confronto, questa era la situazione sette mesi fa in Lombardia, il 21 marzo: 🔴 Dati 21 marzo: altri 546 morti e contagi record in Lombardia. «Dati che ci fanno male»

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🔴 IMPATTO del COPRIFUOCO A Milano: un MILIONE e MEZZO di fatturato PERSO ogni giorno

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Da giovedì 22 ottobre scatta il coprifuoco in Lombardia, dalle 23 alle 5. Fino a tremila euro la multa per i trasgressori. Ma quanto potrebbe costare all’economia di Milano? Ha provato a calcolarlo l’Ufficio Studi Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza. Tutti i dati dei settori più colpiti.

IMPATTO del COPRIFUOCO A Milano: un MILIONE e MEZZO di fatturato PERSO ogni giorno

# Bar e ristoranti: 42 milioni di perdite al mese

A Milano ci sono oltre 9000 imprese che svolgono attività di somministrazione a Milano. Tra questi i bar e pub che lavorano prevalentemente la sera sono circa 2000 e secondo lo studio con il coprifuoco dalle 23 alle 5 assommerebbero una perdita totale ogni mese di 31,4 milioni di euro, mentre i ristoranti, presenti in numero sempre attorno ai 2000 locali, aggiungerebbero alla somma altri 10,4 milioni di perdite mensili. La perdita per ogni giorno di coprifuoco, per bar e ristorante, è attorno al milione e mezzo

# Centri commerciali chiusi nel week end? 73 milioni al mese di mancati incassi

Se si aggiungesse la chiusura nei week end dei centri commerciali, per ora ancora esclusa, le 19 imprese nella categoria “Grandi strutture no food” perderebbero 13 milioni di euro al mese e le medie strutture superiori ai 250 mq una somma pari 59 milioni di euro al mese.

# La protesta dei gestori

 

Dopo il sit-in sotto il Palazzo Regione Lombardia, il 20 ottobre, per contestare pubblicamente la propria contrarietà alla prossima ordinanza regionale e l’incontro con l’Assessore Gianmarco Senna presidente della Commissione permanente sulle attività produttive, i gestori dei locali milanesi hanno organizzato una manifestazione di protesta. Giovedì 22 ottobre alle 23.01 in contemporanea davanti a Palazzo Marino e a Palazzo Lombardia, vogliono far sentire la propria voce e chiedere che se la perdita di fatturato causata dal coprifuoco venga compensate dalla riduzione proporzionale di tutte le tasse locali e nazionali.

Fonte: Local Team

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