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NAVIGLI: diventeranno un’AREA PEDONALE notturna?

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CREDIT: MILANOWEEKEND.IT

E’ stata proposta un’area pedonale notturna che dovrebbe essere attivata entro l’estate. Come funzionerà e quali saranno i vantaggi?

NAVIGLI: diventeranno un’AREA PEDONALE notturna?

Sperando che quest’estate la vita sociale ripartirà, è stata proposto un progetto che renderebbe molte vie di Darsena e Navigli pedonalizzate in alcune fasce orarie. L’area pedonale da anni veniva richiesta dai residenti e dai commercianti della zona, e finalmente si è trovata una soluzione che concilierebbe esigenze diverse, tra le quali mobilità e soste.

# Una ZTL rafforzata dalle 19:00 alle 6.00

CREDIT: MILANOWEEKEND.IT

L’estate scorsa si era tentato di rendere alcune vie pedonali per facilitare la posa di dehor e tavolini leggeri, ma non si era poi concretizzato nulla. Al momento invece le cose stanno cambiando e nel Municipio 5 potrebbero arrivare presto grandi novità: l’Amministrazione sta cercando di conciliare le diverse esigenze e sono stati già fatti diversi incontri per raccogliere i pareri dei cittadini del quartiere e del DUC. La soluzione proposta renderebbe pedonali una serie di vie considerate particolarmente delicate: verrebbe istituita una Zona a traffico limitato “rafforzata”, tutti i giorni, dalle 19:00 alle 6:00 del mattino, in via Ascanio Sforza, via Scoglio di Quarto, via Bettinelli, via Lagrange.

# La soluzione “consentirà di migliorare la vivibilità della zona”

CREDIT: BLOG.URBANFILE.ORG

Le motivazioni dietro a questa ZTL rafforzata le hanno spiegate gli assessori Marco Granelli (Mobilità) e Pierfrancesco Maran (Urbanistica): “Questa soluzione consentirà di migliorare la vivibilità della zona, privilegiando la fruizione pedonale, vocazione naturale dell’area dei navigli. Via Ascanio Sforza nelle ore serali potrà essere vissuta con maggior sicurezza, le attività commerciali potranno usufruire degli spazi e i residenti potranno comunque transitare nella ztl, e sostare nelle vie laterali”. Per controllarne il funzionamento verranno posizionate due telecamere, una in via Scoglio di Quarto, all’incrocio con Corso Manusardi, l’altra in via Pavia, all’altezza dell’ultimo torna indietro prima dell’incrocio con via Ascanio Sforza.

# Ma come funzionerà questa nuova ZTL?

credit: blog.urbanfile.org

Ma come funzionerà questa nuova ZTL rafforzata? Il divieto di sosta in via Ascanio Sforza riguarderà il tratto compreso tra via Scoglio di Quarto e via Conchetta, e il limite di velocità sarà 15 km/h. Via Scoglio di Quarto, invece, diventerà ztl nel tratto compreso tra Corso Manusardi e via Sforza, sempre con limite di velocità 15 km/h. Via Bettinelli e via Lagrange diventeranno Zona 15, la prima mantenendo il doppio senso di marcia, la seconda mantenendo l’attuale senso unico direzione corso S. Gottardo, ed in entrambe rimarrà la possibilità di parcheggiare per i residenti. Infine, via Pavia, nel breve tratto compreso tra via Ascanio Sforza e il primo torna indietro, diventerà ztl e strada a 15 km/h, a doppio senso di marcia.

Tutto il quartiere attorno a corso S. Gottardo, come richiesto dalla social street e dai residenti, diventerà Zona 30 e sarà delimitata da sarà delimitata dalle vie Ascanio Sforza, viale Tibaldi (escluso), via Castelbarco (esclusa), via Teuliè (esclusa corsia preferenziale tram), via Col di lana (escluso) e viale Gorizia.

L’obiettivo è quello di avviare la pedonalizzazione entro l’estate 2021 e non sembriamo esserci lontani, infatti la proposta è stata sottoposta al parere del Municipio 5, e al DUC. Non resta altro che attendere: la zona più in voga del momento in città si trasformerà nelle ore notturne, come un vampiro?

Fonte: Urbanfile

Leggi anche: “Riaprire i NAVIGLI per rendere Milano una città MONDIALE”

ROSITA GIULIANO

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1.000 chilometri a piedi: il nuovo CAMMINO SPETTACOLARE per ESPLORARE la Sardegna

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Credits: siviaggia.it

La Sardegna è un’isola famosa per il suo mare e le sue spiagge. Tuttavia, si tratta anche di una regione ricca di natura e di storia. Due elementi che si fondono nel nuovo progetto per il Cammino minerario di Santa Barbara.

1.000 chilometri a piedi: il nuovo CAMMINO SPETTACOLARE per ESPLORARE la Sardegna

# Vecchie strade, nuovi obiettivi

Credits: ehabitat.it

La Sardegna, negli anni, è stata interessata dalla presenza di numerosi siti minerari per l’estrazione di materiali rocciosi. Ad oggi, molti di questi luoghi di scavo sono stati chiusi, ma le strade che li collegavano con altre zone della regione sono ancora percorribili. Trattandosi di percorsi unici, immersi nella natura, sono stati rivalorizzati con un progetto che si rivolge a tutti coloro che amano vivere un’esplorazione all’aria aperta.

Si chiama il Cammino minerario di Santa Barbara ed è un tragitto previsto inizialmente di 550 chilometri che attraversa picchi sul mare, siti archeologici, mulattiere, strade sterrate o vie urbane. Un modo per ripercorrere i passi dei vecchi minatori sotto l’occhio vigile di Santa Barbara, la protettrice di chi lavora sottoterra.

# L’obiettivo: portare il percorso a 1.000 chilometri per renderlo il cammino più lungo su un’isola continentale

Credits: vacanzattivajournal.com

A dare maggiori informazioni riguardo il progetto è il presidente della Fondazione Cammino minerario di Santa Barbara, Giampiero Pinna. La camminata partirà da Sulcis Iglesiente e Guspinese e andrà poi a districarsi lungo l’interezza dell’isola. Ciò è stato possibile grazie all’adesione di molti comuni sardi all’iniziativa, tra cui Sassari, Porto Torres e Alghero.

L’ambizione è quella di portare il tracciato da 550km a 1000, andando ad unire ancora più strade minerarie. Inoltre, sono previste 30 diverse tappe lungo il percorso per offrire ristoro a chi deciderà di prendersi una pausa nelle Posadas, tipici alberghi del posto. L’idea è quella di aprirsi a qualsiasi tipo di esigenza e permettere di percorrere il cammino a piedi, a cavallo o in bicicletta. Il presidente Pinna afferma di aver partorito l’idea di questo cammino fin dal 2010 e ora, nel giro di due anni, potrebbe vedere la luce. Una visione coraggiosa per offrire un tipo di vacanza alternativa per tutti gli amanti delle lunghe passeggiate in luoghi incontaminati.

Fonte: ilsole24ore.com

Continua a leggere con: Il “piccolo CAMMINO di SANTIAGO italiano”: più breve ma molto più impegnativo

MATTEO GUARDABASSI

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È questa la CASA PIÙ BELLA del mondo?

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Credits: @momentsofgregory IG

Barcellona viene considerata la “capitale catalana” ed è la meta ideale anche per chi ama l’architettura. Proprio in questa città sono presenti preziose costruzioni da visitare almeno una volta nella vita. E non è un caso se qui il celebre, e stravagante, architetto catalano Antoni Gaudì ha dato il meglio di sé.

Tra i suoi edifici di grande e surreale bellezza, ne spicca uno: Casa Batllò, una delle costruzioni più geniali di Gaudì ed una delle tappe imperdibili della Spagna.

Dichiarata patrimonio dell’umanità UNESCO nel 2005, attira ogni anno numerosi visitatori. È lei la casa più bella del mondo?

È questa la CASA PIÙ BELLA del mondo?

# Le ricche famiglie spagnole commissionavano la realizzazione di edifici indimenticabili… E Casa Batllò ne è sicuramente un esempio

Credits: @momentsofgregory IG

Durante la rivoluzione industriale, Barcellona cambiò radicalmente il suo volto. Infatti, gli imprenditori continuavano ad arricchirsi ed entravano in competizione tra loro, commissionando ai più grandi architetti la realizzazione di edifici che lasciassero un segno indelebile nella città.

Fu in questo contesto che, nel 1903, la ricca famiglia Batllò comprò un vecchio edificio nel quartiere dell’ Eixample, proprio nel cuore della città, e si rivolse a Gaudì per la sua ristrutturazione.

L’architetto, già famoso per altri suoi progetti come La Sagrada Familia, Parc Guell e Casa Milà, usò questo incarico come un esercizio di stile. Infatti, rimodernò l’edificio, sostituendo la facciata originale con un insieme di pietre e cristalli. E, sia l’esterno che l’interno della casa sono un trionfo di mosaici e vetrate, di linee morbide ed ondulate. Proprio i caratteri distintivi dei progetti dell’architetto, che richiamano sempre le strutture e le forme sinuose della natura.

# Un’estetica quasi neogotica, ma con numerosi richiami floreali propri degli artisti modernisti

Credits: @barcelonacityphotos IG

Quindi, Gaudì fece scolpire nuovamente le pareti esterne per dotarle della famosa forma ondulata che accomuna tutte le sue opere e le fece intonacare con calcina. Solo successivamente le fece rivestire con il tipico mosaico catalano, il trencadís, costituito da tessere in vetro colorato e dischi di ceramica.

E anche il tetto ondulato è molto particolare: è decorato con delle ceramiche colorate che creano una scala cromatica che ricorda la pelle di un rettile, di un drago. Ma poi lo sguardo non può non essere catturato dalla terrazza dotata di 4 gruppi di sinuosi camini che svettano contro il cielo.

Passando alla facciata, essa è dotata di colonne affusolate in pietra del Montjuïc che fanno da cornice a particolari motivi decorativi che richiamano forme ossee e soggetti zoomorfi. Un’estetica che ricorda quasi quella neogotica, ma con elementi floreali tipici dei modernisti.

# Gli interni sono ricchi di dettagli ricercati e preziosi

Credits: www.hotelspagna.net

Questa originalità si riflette anche negli interni della casa. Anche qui, tutto è stato progettato da Gaudì, il quale ha poi commissionato i lavori ai migliori artigiani di Barcellona.

Ferro forgiato per realizzare i balconi, magnifiche porte tridimensionali in legno, preziosi cristalli piombati che lasciano filtrare la luce naturale e ceramiche decorate a mano… Tutto questo in un unico grande edificio.

E tra gli ambienti da non perdere c’è il cosiddetto Salone Nobile che, con le sue vetrate coloratissime affacciate sul Passeig de Gracia, rappresenta una vera e propria vetrina della casa.

# Un edificio ricco di storie e leggende collegate alla città

Credits: @paesaggi_e_paesi_____ IG

Casa Batllò è una costruzione molto popolare e non poteva non essere protagonista di storie e leggende legate alla città di Barcellona.

Per esempio, viene anche chiamata “casa delle ossa”. Perché? Beh, basta osservarne la facciata per trovare la risposta: i balconi sembrano frammenti di cranio, con tanto di aperture per occhi e naso, e le colonne del primo piano sembrano delle ossa umane… Dettagli che fanno pensare ad uno scheletro umano.

Ma non finisce qui: Casa Batllò è anche legata a San Giorgio, il patrono della Catalogna che, secondo una famosa leggenda, uccise con la sua spada il drago che terrorizzava la città. E proprio la figura del drago è presente nelle decorazioni della casa, nelle forme ondulate del tetto che rappresenterebbero la schiena squamosa dell’animale. In più, l’enorme croce a quattro braccia sul tetto è il simbolo della spada trionfante di San Giorgio.


Fonte: www.paesionline.it

Continua la lettura con: La “CASA UBRIACA”: la più strana del MONDO

ALESSIA LONATI

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La nuova tendenza: SNOWBOARD sulla SABBIA

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Credit: @clenilsonsanboard

Prendete lo snowboard, togliete il naso freddo, i piedi congelati, le temperature sottozero e persino la neve. Poi aggiungete il sole, il rumore del mare, le palme che sfidano il vento e immense distese di sabbia. Cosa rimane? Il sandboard!

Per tutte le persone che amano gli sport invernali ma fanno fatica a combattere il freddo c’è uno sport perfetto che sta ormai spopolando: fare snowboard sulla sabbia.

Vediamo insieme tutti i luoghi che hanno già fatto questo cambio di stagione pazzesco.

La nuova tendenza: SNOWBOARD sulla SABBIA

# Sandboarding in Qatar

Credit: myholidays.com

Per praticare sandboarding occorre ovviamente trovare dei luoghi dove la sabbia sia la protagonista e quale luogo migliore del deserto?

Il Qatar è uno dei primi paesi che si è fatto promotore di questa nuova attività.

Il Qatar National Tourism Council ha infatti pensato di offrire un’alternativa vicina ma incredibile per tutte le persone che hanno dovuto rinunciare alla vacanza sulla neve a causa delle restrizioni per la pandemia.

L’idea è semplice: spostare lo snowboard sulla sabbia.

Il risultato? Un successo. Sono infatti molti gli appassionati di questo sport che sta ormai spopolando prendendosi il suo posto ufficiale, non solo come sostituto temporaneo della neve.

In Qatar si prestano allo sport le spettacolari dune di Khor Al Adaid.

# Sandboarding in Marocco e a Dubai

Credit: @alexuchoaphotography

È possibile praticare sandboarding anche in Marocco; il luogo perfetto per cavalcare le onde di sabbia in questo paese si trova a Erg Chebbi.

Il Marocco non è solo, anche Dubai ha aggiunto il sandboarding nella sua offerta turistica.

Nell’immenso deserto si possono trovare diverse dune di sabbia con altezze differenti, perfette per essere percorse con la tavola.

# Sandboarding in Australia e in Egitto

Credit: @ash.stek

Nell’elenco dei paesi in cui si può fare sandboarding non poteva manca l’Australia, sempre in prima fila quando si parla di sport estremi.
Lancelin è la principale destinazione australiana per il sandboarding: una distesa di sabbia bianca pronta per essere cavalcata.

Anche in Egitto si può praticare sandboarding e il posto preferito dagli appassionati di questo sport è vicino all’oasi di Siwa.

Alcuni sostengono che questo sport innovativo derivi proprio dall’Egitto, dov’era usanza  scivolare tra le dune con una tavola di legno.

# Non solo nel deserto

Credit: @kk_aus_k

Se la neve è presente in molti paesi, si potrebbe pensare che il sandboarding sia uno sport dedicato ai pochi eletti che hanno per natura delle dune di sabbia ma ci sono dei paesi che si sono ingegnati. Chi ha detto che la sabbia deve essere vera?

In Germania 35.000.000 tonnellate di sabbia derivate dalla produzione di caolinite a Hirschau hanno dato vita a una duna di 120 metri che ha preso il nome di Monte Kaolino.

É stata trasformata in una stazione sciistica per lo snowboarding sulla sabbia e ogni anno qui si tiene il campionato mondiale di sanboarding.

# Un’esperienza da provare

Credit: @candidethovex

Per tutte le persone, appassionate di snowboarding o meno, quella di trovarsi su una tavola a cavalcare le dune del deserto è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita.

I più avventurosi che hanno già provato descrivono l’esperienza come molto simile al surf, solo che di acqua, questa volta, non c’è neanche l’ombra.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: L’OASI nel DESERTO creata da una SIRENA

ARIANNA BOTTINI

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La TORRE GIARDINO del MEDIOEVO sfida le ARCHISTAR moderne

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credit: paesionline.it

In Italia c’è una torre giardino costruita molti secoli fa. Quale città ospita questo gioiello tanto medievale quanto contemporaneo?

La TORRE GIARDINO del MEDIOEVO sfida le ARCHISTAR moderne

Secoli fa l’inquinamento globale e il movimento ambientalista erano ancora un lontano miraggio e così lo era anche la green architecture, tanto in voga tra le archistar del momento. Eppure in Italia c’è una torre giardino, con un angolo di verde sopraelevato, che risale al XIV secolo e ha anticipato ogni progetto futuristico.

Quale delle nostre città ospita questa torre tanto medievale quanto contemporanea?

# Una sfida tra torri che venne vinta dalla famiglia Guinigi

credit: ilprimatonazionale.it

Nel XIV secolo le famiglie potenti di Lucca utilizzavano il suolo cittadino come un campo di battaglia: costruivano alte torri e chi avesse costruito la torre più alta si sarebbe aggiudicato il titolo di casata più potente e prestigiosa.

Era un titolo davvero ambito e in tutta la città si contavano oltre 250 torri, ma l’unica testimonianza che oggi è rimasta integra di questa “sfida” è la Torre Guinigi. Dopo che la torre fu costruita, Paolo Guinigi decise di rendere la struttura più gentile e leggera, piantandoci l’albero più alto e trasformando la cima in un giardino sopraelevato.

# La leggenda narra che nel giardino ci sia un albero premonitore

credit: paesionline.it

Si trova proprio qui, nel centro storico di Lucca, la torre giardino che ha anticipato di qualche secolo l’architettura contemporanea. Ma secondo la leggenda, la pianta che aveva posizionato Paolo Guinigi non era una semplice pianta: aveva delle capacità premonitrici. Infatti, si narra che quando il mercante venne catturato da Francesco Sforza e imprigionato, la sua morte fu preannunciata dall’albero che perse tutte le foglie.

# Niente ascensori o scale mobili: 230 scalini per arrivare in cima

credit: paesionline.it

Di tutta la città, la Torre Guinigi rappresenta ancora uno dei luoghi più visitati e più amati. Con i suoi quasi 45 metri di altezza, svetta sugli altri edifici come fosse un faro. E’ un tipico esempio di architettura romanico-gotica lucchese, costruita in cotto e decorata con stemmi, finestre trifore tipiche medievali, cornici e targhe. Per raggiungere il giardino sulla cima non ci sono ascensori o lunghe scale mobili, perciò per godersi il panorama dall’alto bisogna percorrere le 25 rampe di scale ed è richiesta tanta buona volontà. Ben 230 faticosi scalini che, per una vista a 360 gradi sulla cittadina toscana dichiarata Patrimonio dell’umanità UNESCO, ne valgono davvero la pena.

La Torre Guinigi non è solo un gioiello di architettura trecentesca; la sua altezza rappresenta la sana competitività innata dell’essere umano e il suo giardino pensile è simbolo della propensione dell’uomo verso la natura. Ma soprattutto mette sull’attenti le archistar contemporanee: sulle loro opere svetta sempre questo capolavoro secolare. 

Fonte: Paesi Online

Leggi anche: PANORAMICAL LIVING: la nuova TORRE con VISTA a 360 GRADI su Milano (fotogallery)

ROSITA GIULIANO

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La DISCOTECA di culto diventa la “cappella sistina” della STREET ART

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Credits: cerviaemilanomarittima IG - Woodpecker Milano Marittima

Nata del secondo dopoguerra, da mecca della musica delle riviera romagnola oggi in abbandono rinasce con un’opera artistica dedicata. Ecco come è stata trasformata e cosa diventerà in futuro.

La DISCOTECA di culto diventa la “cappella sistina” della STREET ART

# Nel dopoguerra nasce uno dei locali più importanti della riviera, il Woodpecker di Milano Marittima

Credits: cerviaemilanomarittima.org

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale Milano Marittima ritrova la sua attrattività turistica e per sfruttare la situazione Aurelio De Maria, un residente del luogo, nel 1952 costruisce il Woodpecker night club, uno dei locali più importanti della riviera romagnola. Realizzato in pieno centro il locale diventa uno dei più in voga e costosi della città, con un servizio impeccabile e esclusivo, una clientela elegante e raffinata e l’intrattenimento di orchestre prestigiose, provenienti da tutta Italia. Purtroppo a causa della crescita dei turisti e della sua posizione centrale arrivarono le lamentele dei residenti che costrinsero il locale a chiudere e trasferirsi nell’entroterra romagnolo a metà degli anni ’60.

# L’idea dell’architetto per il nuovo locale: “facciamo un cerchio, facciamo affiorare l’acqua e ci mettiamo i coccodrilli

Credits: cerviaemilanomarittima IG – Woodpecker anni 50

Visto il cambio drastico di location, da centro cittadino a aperta campagna, l’architetto incaricato del progetto Flippo Monti ha voluto osare: “facciamo un cerchio, facciamo affiorare l’acqua e ci mettiamo i coccodrilli”. L’esecuzione non si discostò di molto dall’idea, eccezion fatta per gli alligatori.

Credits: cerviaemilanomarittima IG – Woodpecker Milano Marittima

La struttura infatti è composta da in grande cupola di 16 metri in vetroresina nervata, in materiale traslucido per il filtraggio della luce, divisa in 23 spicchi come un ombrello a doppia curvatura per coprire la pista da ballo. Attorno ci sono alcuni laghetti circolari ritagliati dalla piattaforma alla base, rivestita in marmo giallo di Siena.

# Da discoteca di culto a “cappella sistina” della street art

In abbandono dopo un incendio nel 1975, che ha lasciato intatta la cupola ma non ha consentito la riapertura della discoteca, oggi sta rinascendo. Prima grazie a un’opera di street art creata da “Blu”, famoso street artist di origine bolognese, tra i 10 migliori writer del mondo inserito secondo “The Guardian”, all’interno della cupola: un graffito contiguo raffigurante personaggi umanoidi, caricature e satira della società moderna. Poi negli ultimi anni l’associazione MAGMA l’ha utilizzata per alcuni eventi e entro quest’anno dovrebbero concludersi i lavori per farne un centro polifunzionale per eventi di vario genere.

 

Fonte: Turismo Cervia

Continua la lettura con: FelliniCittà: il BORGO romagnolo che celebra il grande regista con le sue CASE DIPINTE (Gallery Fotografica)

FABIO MARCOMIN

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Apre in Italia il primo MUSEO dei SELFIE

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Credit: @selfiemuseumchisinau

Arriva in Italia il primo museo dei selfie.

Sono diversi i musei in giro per il mondo che sono dedicati ai famosi autoscatti e ora sta per aprire anche a Roma, all’interno del parco divertimento e acquatico Zoomarine.

No, non vi preoccupate, non sarete incorniciati e messi in bella mostra sulle pareti di un museo tradizionale, questa volta, a creare le opere d’arte, sono proprio i visitatori.

I musei dedicati ai selfi sono infatti dei musei pieni di ambientazioni colorate e divertenti dove poter scattare delle foto pazzesche.

Vediamolo insieme.

Apre in Italia il primo MUSEO dei SELFIE

# Il primo museo dei selfie in Italia

Credit: @zoomarineroma

Nonostante i musei siano ancora chiusi a causa della pandemia, il parco divertimenti e acquatico Zoomarine di Roma pensa a un modo per ripartire col botto non appena si potrà.

Nasce così l’idea di aprire il primo museo dei selfie in Italia. Si potrebbe pensare sia un museo pieno di autoscatti da tutto il mondo ma non lo è perchè al museo dei selfie, i selfie, si fanno. Aprirà nei prossimi mesi e potrebbe diventare una vera a propria attrazione turistica.

Abbiamo il dovere di guardare al futuro con fiducia ed ottimismo, e per questo che, Zoomarine e il Gruppo The Dolphin Company, stiamo organizzando una stagione ricca di sorprese e novità”, scrive Zoomarine sul suo sito.

# Come funziona

Credit: @selfiemuseumchisinau

I musei dei selfie forniscono un vero e proprio set per il selfie perfetto: luci giuste e  un’ambientazione pazza e colorata.

Il nuovo museo di Roma è di 400 metri quadrati ed è stato pensato per quando tutto riaprirà mantenendo comunque degli accorgimenti: ci saranno 25 postazioni che saranno aperte e sanificate per permettere ai visitatori di fare tutte le foto che vogliono in sicurezza.

Le ambientazioni sono diverse e offrono delle illusioni ottiche bellissime: una vasca piena di 15 mila palline colorate, delle ciambelle giganti, una stanza dove è tutto sotto sopra e molto altro.

Il nuovo museo si pone anche obiettivi didattici, ci saranno infatti dei momenti che ripercorreranno la storia e la cultura del selfie: dall’autoritratto del pittore francese Jean Fouquet del 1455 che potrebbe essere considerato una prima forma di selfie al primo selfie di gruppo, nel 1920 a New York, dove 5 uomini si scattarono una foto sulla terrazza di un edificio della città.

# I musei dei selfie nel mondo

Credit: @miami.selfiemuseum

Quella di inaugurare dei musei dedicati a temi stravaganti è ormai una moda che si è consolidata da ormai qualche anno nel mondo e non fa eccezione quella dei musei dei selfie.

Sono infatti molte le città che hanno già creato il loro museo dei selfie: Los Angeles, Dubai, Miami più molte versioni pop-up che arrivano anche a Budapest.

D’altronde, ogni giorno vengono pubblicati in media 100 milioni di selfie e ormai li abbiamo visti tutti: selfie col fidanzato, foto davanti allo specchio ancora in accappatoio, selfie con dietro la Torre Eiffel. Era arrivato il momento di offrire delle ambientazioni pazze e mai viste.

Fonti: artribune.com

Continua la lettura con: 5 attrazioni uniche del MUSEO DEL NOVECENTO

ARIANNA BOTTINI

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🛑 Il PARADOSSO: nell’anno del Covid MILANO è SALITA nella classifica delle CITTÀ PIÙ CARE del mondo

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Credits: notizie.tiscali.it Milano

In un’Italia particolarmente sofferente, in cui si è assistito ad un calo drastico del PIL e delle spese pro capite dei cittadini, quanto emerge dallo studio “Global Wealth and Lifestyle Report 2021” di Julius Baer sorprende. L’Italia e quindi anche la Lombardia e il suo capoluogo non sono riusciti ancora a rialzarsi, al contrario ad esempio di alcuni stati asiatici che sono usciti rapidamente dalla pandemia e hanno mantenuto la loro economia abbastanza stabile. Ciò nonostante Milano sale di posizione nella classifica delle città più care al mondo. Come è possibile?

🛑 Il PARADOSSO: nell’anno del Covid MILANO è SALITA nella classifica delle CITTÀ PIÙ CARE del mondo

# Lo studio di Julius Baer

L’indagine “Global Wealth and Lifestyle Report 2021” di Julius Baer consiste nello studio di un paniere di 20 beni e servizi rappresentativi dello stile di vita della clientela facoltosa in 20 tra le città più ricche al mondo. Rispetto al 2019 la stessa analisi, però, è stata modificata, dato che lo stile di vita delle persone è nettamente cambiato a causa del Covid. Se nel 2019 tra i servizi studiati c’erano la richiesta di personal trainer e i banchetti di matrimonio, nel 2020 sono stati sostituiti ad esempio dall’acquisto di biciclette o apparecchi tecnologici. Tuttavia, anche l’elenco delle città è cambiato: ad esempio Vienna, Istanbul e Los Angeles non sono state incluse. I dati dello studio furono raccolti tra luglio e settembre 2020, quindi dopo la prima ondata e appena prima della seconda.

# Milano è la 13esima città più cara del mondo 

Credits: juliusbar.com
Milano nell’analisi

Secondo Julius Baer gli italiani spendono in media 195 dollari all’anno in beni di lusso. Se nell’indice le prime posizioni sono occupate dalle città asiatiche, come Shangai, Tokyo e Hong Kong, anche le performance europee non sono male. Milano si posiziona al 13esimo posto, poco più in basso di metà classifica e sopra Barcellona e Francoforte, ma Parigi e Londra occupano rispettivamente il 7° e 8° posto. Milano è salita nella classifica grazie alle quotazioni immobiliari, le più alte nel Paese e sempre in crescita dal 2017, e aumentate grazie alla domanda estera. Nel capoluogo lombardo, inoltre, ci sono alcuni articoli, come la tecnologia di fascia alta e i vini pregiati, che hanno prezzi molto più alti rispetto alla media internazionale.

# Il paradosso

Come è possibile che, di fronte a migliaia di persone che hanno perso il lavoro, chiusure di attività e in generale ad una disponibilità economica pro-capite più bassa rispetto agli anni precedenti, Milano diventi la 13esima città più esclusiva al mondo? Verrebbe da dire che è vero che i ricchi si arricchiscono sempre e a rimetterci sono sempre le classi più povere, quelle che forse neanche nel 2019 acquistavano i beni di lusso analizzati da Julius Baer. Ciò nonostante, anche nell’indagine, si notano i segni della crisi: andare fuori a mangiare nella città ora costa il 13% in meno rispetto al 2019 e scarpe da donna e i voli in business class sono diminuiti rispettivamente dell’11% e del 25%.

Fonti: wallstreetitalia.com

Continua la lettura con: Il Covid ti fa RICCO: aumento RECORD del patrimonio dei SUPER RICCHI del mondo

BEATRICE BARAZZETTI

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Da MILANO in SICILIA in un tempo RECORD: il progetto di Trenitalia per DIMEZZARE il VIAGGIO

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Credits: @cisivedesulbinario (INSTG)

Compresa la tratta in aliscafo da Reggio Calabria a Messina, i tempi vengono dimezzati. Ecco il progetto nel dettaglio.

Da MILANO in SICILIA in un tempo RECORD: il progetto di Trenitalia per DIMEZZARE il VIAGGIO

# La durata del viaggio da Milano a Messina si dimezza, da 19 a 10 ore 

Traghetto treni regionali tra Messina e Reggio Calabria

Trenitalia sta conducendo un sondaggio sulle abitudini di viaggio e sull’interesse verso nuovi collegamenti dei clienti che hanno viaggiato da/per la Calabria e la Sicilia, chiedendo loro con quali servizi e a quali prezzi sarà disponibili a usufruirne. In previsione c’è l’introduzione di un nuovo collegamento ferroviario fornito dal FrecciaRossa, che abbia meno fermate di quello attuale, che porti i viaggiatori da Milano a Messina nella metà del tempo.

Il treno viaggerà di notte, fascia oraria attualmente servita dall’Intercity notte, con una durata ridotta da 19 a 10 ore compreso l’aliscafo di collegamento tra Reggio Calabria e Messina.  

# Le fermate previste e i treni utilizzati 

Credits: trains_of_italy
IG

Il nuovo collegamento con partenza a nord da Milano e Torino e capolinea Reggio Calabria avrà come fermate: Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Paola, Lamezia Terme e Villa San Giovanni.

Credits: what_dree_1 IG – Interni frecciarossa 500

I treni utilizzati saranno i Frecciarossa Etr 500 nei quali il servizio di ristorazione sarà operativo dalle 5 del mattino all’1 di notte, con il kit notte composto da cuscino poggiatesta, mascherina e tappi, oltre alla colazione, e per chi opta per la formula Business e Executive.

La differenza con l’Intercity notte sarà l’assenza del servizio cuccetta, mentre sul FrecciaRossa ci saranno solo poltrone reclinabili.

Leggi anche: 🛑 Allo studio il FRECCIAROSSA della NOTTE: MILANO-REGGIO CALABRIA

Continua la lettura con: I 7 TRENI più VELOCI del MONDO: in classifica c’è anche l’ITALIA

FABIO MARCOMIN

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Il Vicolo del DIVINO AMORE: dove il CARAVAGGIO dipinse un CAPOLAVORO misterioso

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murales del Caravaggio nel vicolo del Divino Amore

Storia incredibile di come un grande pittore fosse un terribile inquilino e di quel quadro che rappresentava la Madonna col volto di una prostituta romana…

Caravaggio ha vissuto in Vicolo del Divino Amore a Roma dove, prima di essere buttato fuori dalla proprietaria, ha lavorato a uno dei suoi quadri più celebri e controversi, La morte della Vergine.

Il Vicolo del DIVINO AMORE: dove il CARAVAGGIO dipinse un CAPOLAVORO misterioso

Forse non tutti sanno che il Caravaggio, pittore che amiamo ma la cui vita è avvolta da molto mistero, ha vissuto per un breve periodo nel Vicolo del Divino Amore a Roma in una casa dove, prima di essere buttato fuori dalla proprietaria, ha lavorato a uno dei suoi quadri più celebri e controversi.  Secondo le fonti storiche arrivò a Roma intorno al 1596 e visse a Campo Marzio, ne sono testimonianza una serie di documenti giudiziari come denunce, deposizioni e testimonianze che servono a ricostruire la vita del pittore nella zona di Campo Marzio.

# Gli atti giudiziari che raccontano chi era Caravaggio

Moro, grassoccio, vestito di nero ma non troppo bene, così una denuncia contro di lui lo descrive. Da una deposizione giuridica da lui rilasciata a seguito di un’altra denuncia invece si evince la sua concezione dell’arte quando afferma che per lui “il pittore valente è colui che sa dipingere bene e imitare le cose della natura“. Ancora è grazie a una denuncia che sappiamo che Caravaggio visse proprio nell’odierno vicolo del Divino Amore al numero 19 dove la padrona di casa lo denuncia per non aver pagato l’affitto da più di 6 mesi. Dalla denuncia deriva per lui l’impossibilità di rientrare a casa e il pignoramento di tutti i beni che erano rimasti nella casa a titolo di risarcimento.

 

# La morte della Vergine un dipinto e tanti misteri

In quell’appartamento Caravaggio aveva lavorato all’opera La morte della Vergine, dipinto monumentale tanto che ottenne dalla proprietaria di casa di scoprire metà della sala per avere più spazio per la tela e più luce a disposizione. Il dipinto è stato definito dagli esperti un esempio di poetica di santificazione del popolo poiché sembra che abbia preso a modello una prostituta annegata nel Tevere. 

La leggenda che avvolge la Morte della Vergine di Caravaggio inizia dal rifiuto dei religiosi di esporre il dipinto. Caravaggio realizzò questo lavoro su commissione, per la chiesa di Santa Maria della Scala a Trastevere in Roma. Sembra che il rifiuto dei religiosi fosse dovuto all’estremo realismo col quale fu raffigurata la Vergine. Il dipinto venne considerato, quindi, blasfemo perché troppo crudo per la rappresentazione del cadavere femminile. Alcuni storici parlano addirittura di una prostituta morta annegata. Altri, invece, riconoscono nei tratti somatici della Vergine dipinta quelli di Lena, la celebre modella di Caravaggio. Il dipinto, datato 1605 circa, oggi si trova a Parigi al Musée du Louvre.

Oggi al n 19 del Vicolo del Divino Amore non c’è neanche una targa a ricordare la presenza dell’immenso pittore in quella casa, resta solo un murales che riproduce il viso dell’artista e questa “assenza” rende ancora più intrigante la storia del passaggio di Caravaggio in questo angolo di Campo Marzio a Roma.

Continua la lettura con: il Colosseo quadrato

FRANCESCA SPINOLA

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La “PISCININA”: un antico mestiere di Milano

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Credit: @cronacheribelli

Quando ero piccola il mio bisnonno mi diceva sempre che ero una “piscinina”, anche per chi non è di Milano è facile capire che questo termine si usa per dire “piccolina”.
Ho sempre pensato che fosse solo una semplice variazione della parola in italiano e invece questo termine un significato ce l’ha, e anche grande.
Scopriamo insieme chi erano le “piscinine”.

La “PISCININA”: un antico mestiere di Milano

# La “piscinina”

Credit: @cronacheribelli

Quasi chiunque, nel corso della vita, avrà sentito almeno una volta la parola “piscinina”.
Nel dialetto milanese questo termine significa “piccolina” ma è ormai usato in tanti altri dialetti, anche in versioni simili.
Ma da dove deriva l’uso di questo termine? Chi erano le “piscinine”?

Le “piscinine” erano quelle bambine che imparavano il mestiere della sarta, della modista, della lavorante in biancheria e della stiratrice.
Erano bambine di età compresa tra i 6 e i 13 anni che erano apprendiste presso le sartorie della Milano dei primi ‘900.

Nonostante fossero piccoline, la storia di queste bambine è grande.

# In giro a distribuire i vestiti delle sarte

Credit: @milano_scomparsa_o_quasi

Le “piscinine” lavoravano anche per 14 ore di fila, il tutto per 25-30 centesimi al giorno.

Passavano molte ore all’interno dei laboratori di sartoria ma il compito più pesante da svolgere era un altro: dovevano distribuire i vestiti tra le case dei clienti.
Questo voleva dire portare sulle spalle scatoloni di anche 10 kg per tutta la giornata.

In questo apprendistato non esistevano ferie, gli straordinari erano all’ordine del giorno e nessun diritto era tutelato.
Tutto questo lo troviamo anche nel testo “La piscinina”: “Mi son la piscinina che gira per Milan; girà sira e mattina l’è ‘l solito me tran-tran, poeu, quand l’è sira fada, stufa, straca, coppada, con ona fam de loff, voli a cà mia in d’on boff”.

# Le “piscinine” in sciopero

Credit: officinadellostorico.it

La mattina del 23 giugno 1902 la città di Milano fu risvegliata da uno spettacolo che non si sarebbe mai aspettata: le “piscinine” avevano iniziato uno sciopero.

La notizia veniva data dai giornali quasi come uno scherzo, delle bambine di 10 anni che scioperano? Ebbene si.
Fu la quattordicenne Giovannina Lombardi a guidare lo sciopero in quanto più grande del gruppo.

A quel tempo l’Unione femminile istituì un’associazione per piccole lavoratrici chiamata La Fraterna, i cui scopi erano solidarietà, previdenza e istruzione, a cui fu annessa anche una scuola di disegno professionale per queste bambine.
Supportate dall’Unione femminile nazionale e anche da alcune sindacaliste della Camera del Lavoro, le “piscinine” decisero che non sarebbero tornare al lavoro senza aver ottenuto quello che richiedevano.

L’obiettivo era ottenere la riduzione dell’orario di lavoro, la possibilità di usufruire di un’ora di riposo, la riduzione del peso dei pacchi da consegnare, e l’aumento del salario.
Alla protesta aderirono più di 400 bambine e dopo una settimana di sciopero radicale, ottennero quello che chiedevano.

La loro vittoria rappresenta un passo avanti importante nella definizione dei rapporti di forza del settore.

Anche se erano piccole, le “piscinine” avevano ottenuto qualcosa di grande.

Fonti: officinadellostorico.it

Continua la lettura con: 10 PAROLE del DIALETTO MILANESE intraducibili in ITALIANO

ARIANNA BOTTINI

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I 7 TRENI più VELOCI del MONDO: in classifica c’è anche l’ITALIA

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credit: mobileworldlive.com

7 treni, 7 velocità da record: ecco quali sono e a che velocità sfrecciano i treni più rapidi del mondo.

I 7 TRENI più VELOCI del MONDO: in classifica c’è anche l’ITALIA

In un universo parallelo i treni andranno tutti a 600 km/h e i ritardi di Trenitalia saranno solo un brutto ricordo, ma per il momento, in tutto il mondo, ci sono solo pochi treni che sfrecciano a certe velocità… e tra questi c’è anche un italiano. Ma quali sono e a che velocità viaggiano questi 7 treni da record?

#7 Frecciarossa 1000: 400 km/h

credit: multi-rail.com

In questo caso essere ultimi non è poi così disastroso, in fondo ci siamo posizionati settimi tra i treni più veloci di tutto il globo. Bisogna sempre puntare al meglio ma per il momento non possiamo lamentarci, infatti il Frecciarossa 1000 – anche conosciuto come ETR 400 – può raggiungere i 400 km/h, collegando le città di Torino, Milano, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno, raggiungendo anche Potenza e Taranto. Alcuni Frecciarossa 1000 collegano anche Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno.

Il suo segreto? I 16 potenti motori distribuiti su tutte le carrozze.

#6 Fuxing Hao CR400AF/BF: 418 km/h

credit: nrdc.org

Letteralmente “Fuxing Hao” significa “ringiovanimento” e rappresenta l’ennesima prova della capacità che i cinesi hanno di superare i limiti. Il treno, che durante i test ha raggiunto i 418 km/h, viaggia quotidianamente intorno ai 354 km/h e collega diverse linee, compresa la popolare tratta Pechino-Shanghai.

#5 HEMU-430X: 421,4 km/h

credit: railway-news.com

Questo treno da record, il sudcoreano HEMU-430X, si posiziona al quinto posto della classifica con i suoi 421,4 km/h. Nonostante ciò, e il nome lo suggerisce, è stato costruito per sfrecciare a 430 km/h, velocità che però non è mai stata raggiunta.

#4 Shanghai Maglev: 431 km/h

credit: mobileworldlive.com

Chiamato anche Shangai Transrapid per la velocità con cui percorre anche lunghi tragitti, lo Shangai Maglev è il quarto treno più veloce al mondo. La tecnologia utilizzata è quella della levitazione magnetica e collega non solo la città di Shangai, ma tutta la Cina.

#3 CRH380A Hexie: 486 km/h

credit: trainsimmods.com

Insieme allo Shangai Maglev e al Fuxing Hao, forma il trio della super-velocità cinese. Il CRH380A Hexie, anche conosciuto come Harmony, si posiziona al terzo posto della classifica dei treni più veloci al mondo avendo raggiunto durante i test i 486 km/h. Nonostante questo sorprendente traguardo, quando viaggia sulle rotte commerciali il treno elettrico cinese viaggia ad una velocità che si aggira “solamente” intorno ai 380 km/h.

#2 TGV POS: 574 km/h

credit: http://transpressnz.blogspot.com/

Finalmente arriviamo all’Europa: al secondo posto della classifica mondiale si posiziona il treno ad alta velocità francese TGV POS. In confronto ai nostri 400 km/h sembra una velocità pazzesca, e nonostante lo sia, durante il regolare servizio il treno non supera i 322 km/h.

#1 Shinkansen Serie L0: 603 km/h

credit: workinjapan.today

Al primo posto sul podio dei treni più veloci al mondo che sfidano chiunque a sporgere la testa fuori dal finestrino, c’è il giapponese Shinkansen Serie L0. Il mezzo viene anche chiamato “treno-proiettile” per la sua forma e la sua velocità. Percorre in lungo e il largo il Paese del Sol Levante ed appartiene alla Central Japan Railway Company.

Siete rimasti più sorpresi dal fatto che l’Italia sia in classifica, dalla triade cinese della velocità o dal record del treno-proiettile giapponese?

Leggi anche: I TRENI DEL SOLE: un’idea per Milano?

ROSITA GIULIANO

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Cosa farò da grande? I 10+1 PROFESSIONI nella Milano del FUTURO, oggi impensabili

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credits: altapsicologia.it

Sarà un brusco risveglio, quello che faremo riaprendo gli occhi dopo il torpore nel quale siamo piombati. La città di Milano è quella più colpita dalla crisi e nascondere questa realtà procurerà solo maggiori danni, quindi meglio cominciare a farci i conti. Il lavoro tradizionale come lo abbiamo sempre conosciuto fino a febbraio 2020 ci sarà ancora ma, come è giusto che sia, ogni crisi presenta due aspetti complementari: pericolo e opportunità.

Il pericolo è che la città farà fatica, o impiegherà molto tempo a riprendere i ritmi del 2019, in quanto la crescita come l’abbiamo vissuta dal 2010 ad oggi si è arrestata.
L’opportunità è data dall’inevitabile trasformazione che un processo epocale come quello che stiamo vivendo porterà sul nostro territorio, una trasformazione che sarebbe l’ennesima della storia di Milano e che stiamo aspettando per viverla tutti insieme.

Nella storia più recente, Milano si è già saputa adattare ad un’era post-industriale, trasformandosi da capitale delle fabbriche a città del terziario. Cosa offrirà domani? Molti spazi nuovi di zecca che devono essere il rifugio del capitale umano più creativo a disposizione: i giovani che sceglieranno Milano come base per ripartire. Per sé stessi, per la città e per il mondo, in ordine di importanza. Ma quali sono le professioni del futuro?

Cosa farò da grande? I 10+1 PROFESSIONI nella Milano del FUTURO, oggi impensabili

# Il nuovo elenco delle professioni del domani

credits: daily excelsior

In una società degna di questo nome, ci si deve interrogare spesso sulle future tendenze, ed è ciò che fa una rivista come The Futurist da qualche decennio.
Da uno studio commissionato dal magazine, emergono nuove professioni che daranno una spallata ad alcuni mestieri conosciuti oggi.

Con gli stessi criteri utilizzati nei dossier passati, The Futurist crea un nuovo elenco di professioni di domani, un mix tra fusione di vecchie mansioni, nuova importanza delle skills di ogni candidato e – nemmeno a dirlo – centrato su nuova e continua formazione, che dovrà riguardare sia i lavoratori che le aziende.

Dall’elenco ce ne sono alcune che sembrano fatte apposta per Milano, il terreno adatto a raccogliere questa sfida, grazie alla già consolidata presenza sul territorio di attitudine mentale aperta, grandi atenei e la curiosità tipica dei milanesi.

#1 Personal wellness trainer

credits: The Wellness RN

Abbiamo apprezzato con questa pandemia quanto una vita sana e un’alimentazione attenta, possano essere i migliori strumenti di prevenzione quotidiana. Il personal trainer del futuro, dovrà essere in grado di creare uno stile di vita adeguato a chiunque, sia per quanto riguarda un allenamento personale, sia per migliorare la nutrizione, sfruttando le potenzialità di ogni individuo.

#2 Cloud Architect

credits: scibite.com

È un’altra figura professionale la cui importanza sta emergendo oggi: l’occupazione che costruisce ambienti cloud il più possibile personalizzati per ogni business, aiutando le imprese a guidare il processo di trasformazione digitale dell’azienda.

#3 Virtual assistant

credits: Akolade Blog

Stiamo già vedendo l’evoluzione di alcuni mestieri, come i consulenti, la cui attività si sviluppa sempre più online. Ciò porterà alla richiesta di assistenti virtuali, collaboratori di segreteria che aiuteranno le persone ad ottimizzare il tempo, l’agenda e la gestione dei compiti quotidiani importanti, o di tutte le routine di cui non si ha il tempo di occuparsi da remoto.

#4 Data Scientist

credits: Marketing Land

Un altro fondamentale tassello di fragilità mostrato dalla pandemia, è quello legato all’arretratezza con cui a Milano e in Lombardia, abbiamo affrontato il tema del trattamento della mole dei dati.
La confusione generata dai Big Data, disponibili solo in forma aggregata, è una negligenza che dovrà essere colmata nel minor tempo possibile.
La possibilità di gestire Big Data, le innovazioni tecnologiche più importanti e le intelligenze artificiali delle machine learning, passano tutte dalla preparazione e ottime qualità di brillanti Data Scientist. Questa è decisamente una sfida che non possiamo permetterci di perdere o di lasciare esclusivamente appannaggio della Pubblica Amministrazione.

#5 Aggregatori di talenti

credits: Giraffecvs

Nell’ambito della ricerca del lavoro, vincerà la sfida non tanto l’agenzia interinale che trova la scorciatoia per monopolizzare le ricerche di impiego, ma piuttosto la figura che ha i migliori rapporti personali con i professionisti sul mercato, in modo da fungere da vero e proprio aggregatore di talento e saper proporre il professionista giusto al posto giusto.
Un aggregatore di talenti dovrà fare la caccia al tesoro tra i curriculum dei free lance, donando soddisfazioni a tre parti coinvolte: l’impresa, il lavoratore e il proprio team

#6 Wiki Writers

credits: salon . com

Entriamo nel vivo delle previsioni del futuro, proponendo una professione che secondo i futurologi prenderà vita a breve. Secondo le aspettative, l’esperimento di Wikipedia darà il via ad una nuova era di clienti desiderosi di saperne di più su un determinato argomento, i quali pagheranno i wiki writers che produrranno un contenuto, studiandolo e scrivendolo. Questo prodotto verrà poi messo online con lo spirito delle wiki, ovvero migliorato dal contributo esterno di altri autori, che lo editeranno continuamente.
Ci sarà anche spazio per wiki multimediali, con audio e immagini, oltre che testo. Inoltre, ci sarà posto per i Wiki Translators, col compito di tradurre i contenuti da altre lingue.

#7 Manager Personal Coach

credits: Formula Benessere

Una figura a metà tra il personal coach e un agente di rappresentanza, in grado di indirizzare al successo il talento, capace di gestire gli effetti derivanti da professioni creative, artistiche e sportive. Un/una Manager Personal Coach crea il piano di azione e di intervento, cura la comunicazione e la crescita dell’artista/campione come se fosse un vero e proprio brand, diventando una figura decisiva per la carriera e la reputazione del marchio personale della star.

#8 Pescatore di biciclette

credits: awesome foundation

Milano riaprirà prima o poi i suoi canali, i Navigli. Lungo le sponde del Naviglio ci saranno sempre dichiarazioni d’amore, litigate stratosferiche e, purtroppo, atti di insensata scempiaggine, tipo buttare in acqua le biciclette del bike sharing.
Ripescare le biciclette dal Naviglio è una professione che speriamo sia destinata a cadere nel dimenticatoio, ma nel frattempo, con questa scusa, i pescatori di biciclette navigherebbero in lungo e in largo la gran quantità di canali nel centro di una delle città più belle del mondo.

#9 Raccoglitore di energia

credits: milano.repubblica

Si tratta di una figura che può venire dalla carriera ingegneristica, o dall’architettura, in grado di raccogliere l’energia cinetica di noi umani e trasformarla in elettricità.
L’energia cinetica creata dell’operosità meneghina, sembra essere quella ideale da sfruttare, per dare impulso a questo tipo di professione

#10 Agricoltore genetista di precisione

credits: Terra e Vita

L’agricoltura di precisione è già una realtà oggi, una parte della digitalizzazione più imponente riguarda appunto il raccolto di cibo o l’allevamento di carni, in modo da diminuire l’ impatto ambientale e per soddisfare la domanda più ampia possibile.
Allevatori e agricoltori del futuro, saranno sempre più legati a chimica e genetica perché, oltre a conoscere la terra e i suoi ritmi, sapranno migliorare i raccolti e produrre nutritivi utilizzando tecniche di modificazione genetica

#10+1 Troppo futuristico? Ecco cosa rimane nel breve periodo

credits: antifurtiesicurezza.com

Servizi come quelli alla casa e alla persona saranno sempre necessari. L’idraulico e l’elettricista diventeranno anche esperti in domotica, perché la casa sarà sempre più smart e costantemente connessa con noi, anche a distanza.
La cura in senso stretto dei malati, sarà sempre necessaria. Magari ci saranno anche una serie di ingegneri biomedicali che si occuperanno di “aggiustare” gli innesti artificiali impiantati dai chirurghi. Queste professioni si modificheranno, ma non sono destinate a sparire.

Qualsiasi sia il lavoro dei sogni, lo si può inventare di sana pianta se non è disponibile sul mercato. L’importante è sapersi mettere in gioco e riconoscere – fin da subito – se si hanno o meno le conoscenze adeguate a intraprendere la nuova strada.
In caso contrario, mettersi subito in marcia verso la formazione mirata. Il primo vero passo, quello da cui parte tutto.

Fonte: riminitoday.it 

Continua a leggere: Next Generation: 6 LEADER under 30 della MILANO del FUTURO 

LAURA LIONTI

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Una PASSEGGIATA fra le opere di ARNALDO POMODORO a Roma e dintorni

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nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, Sfera con sfera

Sfere, obelischi, lastre, elementi curvilinei in bronzo dorato, attraversati da linee, forature, materia geometrica che fuoriesce o rientra. Sono le opere di un grande artista contemporaneo, Arnaldo Pomodoro. Sparse in tutto il mondo, non potevano mancare a Roma, dove ce ne sono tre, cinque se si contano anche le due che si trovano a Tivoli e a Frascati.

Una PASSEGGIATA fra le opere di ARNALDO POMODORO a Roma e dintorni

#La SFERA GRANDE davanti alla Farnesina

L’opera più iconica del maestro a Roma è Sfera grande. Risale al 1966-1967 e fu la prima notevole committenza affidata all’artista in occasione dell’Expo di Montreal del 1967.  La sfera è oggi davanti al Palazzo della Farnesina che con la sua compatta facciata in travertino bianco le regala uno sfondo ideale. La grande sfera di bronzo dorato viene spesso ripresa in primo piano nei notiziari televisivi, divenendo una sorta di logo per le questioni e gli eventi internazionali. Un’opera ricca di grovigli spesso commentati come metafora della tragicità e delle contraddizioni della storia attuale e della tensione per il loro superamento.

#Il MONUMENTO AL ‘900 al Palazzo dello Sport dell’Eur

Il monumento al “Novecento” per la sua peculiare posizione che lo pone in dialogo con il Palazzo dello Sport realizzato da Pierluigi Nervi e Marcello Piacentini in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, accoglie chi entra in città provenendo da sud. La monumentale scultura in bronzo, moderna rivisitazione di un obelisco, si eleva con i suoi 21 metri di altezza al centro di una vasca rotonda di pari diametro, riempita di acqua fino all’orlo così da tracimare lungo i bordi, dove si raccoglie a terra in una scanalatura. Sulla superficie del cono spiraliforme si alternano solidi geometrici e sagome astratte, inframmezzati da fratture e incavi, che idealmente rappresentano lo scorrere del tempo, simboleggiando le contraddizioni e le complessità di un’epoca densa di avvenimenti com’è stato il XX secolo.

#SFERA CON SFERA ai Musei Vaticani

Nel Cortile della Pigna dei Musei Vaticani, si trova l’opera Sfera con sfera, realizzata nel 1989-1990. Questa scultura, nell’ambiente straordinario in cui è installata, è calibrata in modo perfetto. Indubbiamente, ambientata in questo spazio, prende un carattere di integrazione specialmente con la cupola di San Pietro che le si staglia dietro.

# ARCO per Tivoli

Installata a Tivoli nel 2007, in Piazza Garibaldi, l’opera è stata commissionata dal Comune nell’ambito del riassetto dell’area intorno a Villa d’Este. La scultura realizzata in bronzo e acciaio, è un Arco alto 7 m con un diametro di 14 m, assottigliato alla sommità della sua nitida curva che nasce e si conclude su due specchi d’acqua in sintonia con la storica architettura. L’Arco muta qui del tutto la sua tradizionale valenza storica di ornamento trionfale, ponendosi piuttosto come segno ideale tra l’Anfiteatro di Bleso e Villa d’Este, quasi raccordo immaginifico, nella complessiva potenza architettonica di Tivoli.

# MOVIMENTO, a Frascati

MOVIMENTO in piena aria e nel profondo è un’opera che è stata realizzata dal maestro nel 1996-1997 e poi posta nella sede della Banca d’Italia di Frascati. L’opera è monumentale e si svolge per circa 14 metri in forma concava, con una altezza di quasi 3 m e con una singolarissima ansa lavorata.

Per maggiori informazioni sulle opere di Arnaldo Pomodoro a Roma leggere il sito della Sovrintendenza 

Continua la lettura con: I migliori paesi dove andare a vivere fuori Roma

FRANCESCA SPINOLA

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Venezia, la regina dei VIDEOGIOCHI internazionali

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FINAL FANTASY XV
Credits: IGN

Venezia è una città così famosa che il mondo reale non basta per rappresentarla. Sapevate che è una location molto ambita anche nel mondo virtuale? Continuate a leggere e scoprirete alcuni videogiochi ambientati a Venezia. 

Venezia, la regina dei VIDEOGIOCHI internazionali

Non amo i souvenir

Adesso scriverò una cosa che forse sarà impopolare, ma a me non piacciono i souvenir. Ben inteso, non parlo di una piccola e discreta calamita, o una minuscola campanella. E non parlo nemmeno di quegli acquisti fatti in vacanza che semplicemente ricordano il momento. Mi riferisco a quelli pacchiani, tanto in voga trent’anni fa, e che mia nonna teneva con l’orgoglio di una collezione di trofei, in bella mostra sulle mensole della sua libreria.

C’erano la torre di Pisa, il Colosseo, il Duomo di Milano, il Campanile di San Marco, una discutibile gondola che navigava in acque invisibili, e sicuramente altri più “continentali” che ho sfortunatamente dimenticato. Ecco, quelli non ho mai potuto soffrirli. Ecco perché, quando mi sono trasferita a Venezia, ho quasi avuto una crisi di nervi di fronte a un souvenir che racchiudeva tutti i principali monumenti italiani, tutti insieme, sotto una dubbia etichetta “Saluti da Venezia”. In quel momento, ebbi la certezza che la cosa era un po’ sfuggita di mano. 

# Nel mondo ci sono 97 Venezia

Perché Venezia sembra essere infatti tra le città più famose all’estero. Quasi tutti la conoscono e in molti la imitano—anche se con qualche riserva sui risultati, ma questa è un’altra storia. Si stima che ci siano 97 città chiamate Venezia in tutto il mondo reale. E in quello virtuale? Perché se è vero che Venezia è una delle location preferite per il cinema, lo è altrettanto che sia davvero magnifica come ambientazione per un videogioco. Molti, anzi.  

Oggi vi porto con me tra videogiochi della mia infanzia e più moderni, tutti accomunati da una qualche riproduzione—più o meno fantasiosa—di Venezia. 

# I Picchiaduro

Picchiaduro
Credits: visitvenezia.eu

Comincio subito con i più classici, visti, giocati, e conosciuti tra i videogiochi: i picchiaduro. Non ho fatto in tempo a giocarli nei cabinati nelle sale giochi ma ero sicuramente la bimba più veloce a rubare il joystick ai miei vicini di casa in possesso di un computer in cui fosse possibile emularli e giocarli. Chi si ricorda di Fatal Fury 2? Gioco del 1992, rappresenta perfettamente il mio ideale di souvenir brutto: sullo sfondo ai combattimenti è possibile godere di una vista turistica di Venezia… Insieme al Colosseo e alla torre di Pisa. Final Fight 2, invece, offre una vista sul ponte di Rialto da un immaginario ponte levatoio, e poi sulla Basilica di Santa Maria della Salute da una terrazza. E poi c’è il famosissimo Tekken. Sono stata campionessa imbattuta tra i vicini di casa dal terzo capitolo in poi, ma prima che le ambientazioni prendessero sfumature tra l’urban e l’industrial fantasy, nel primo capitolo della saga, è Venezia a colorare le scene: una delle ambientazioni tra le più fedeli alla realtà, a parte per le colonne di San Todaro e San Marco, ridimensionate e collocate in una posizione più favorevole alle battaglie. 

# Indiana Jones e l’ultima crociata 

 

Sotto questo nome finiscono ben tre giochi, tutti rilasciati tra il 1989—lo stesso anno in cui l’omonimo film è uscito nelle sale americane—e il 1991. Sia che si tratti di “Indiana Jones and the Last Crusade: the Action Game” o “Indiana Jones and the Last Crusade: the Graphic Adventure” o ancora “Indiana Jones and the Last Crusade”, l’ambientazione che li accomuna è la stessa: una città che sembra proprio essere Venezia, e che la ricorda abbastanza per la forma degli edifici e i colori—un po’ meno per le fontane in piazza, e che regala anche una fantasiosa e oscura panoramica di una città sotterranea ricca di intrighi, misteri, e oggetti nascosti.  

# Tomb Rider II

Per molti, questo è il videogioco ambientato a Venezia. Sicuramente è il più famoso. Si tratta del secondo capitolo della saga della giovane archeologa inglese Lara Croft. Chi ha avuto la possibilità di giocare a questo titolo sicuramente ricorderà di come fosse possibile addentrarsi per le calli veneziane, tra ponti e palazzi, e di come un giro in motoscafo rendesse il giro molto più emozionante, il tutto accompagnato dai rintocchi di un qualche campanile. Ben inteso che non si tratta della riproduzione più fedele alla città lagunare, è perlomeno una delle meglio riuscite, e girovagando per la realtà del mondo di Lara Croft, si respira un po’ l’atmosfera di una Venezia reale.  

# 007 – Quantum of Solace

In questo videogioco del 2008 tratto dall’omonimo film, l’azione si svolge seguendo le stesse ambientazioni della pellicola e, quindi, è inevitabile passare per Venezia. Qui, nei panni di James Bond, il giocatore avrà la possibilità di girare per una città molto realistica in termini di grafica, muovendosi in prima persona tra calli, ponti, e fondamente accompagnati dal rintocco delle campane e dalla epica e riconoscibile colonna sonora tipica dei film di 007. Sebbene non si riconosca nello specifico nessun luogo della vera Venezia, i poligoni della mappa di questo videogioco, che utilizza lo stesso motore grafico di Call of Duty, sono particolarmente realistici e ben realizzati. 

# Super Mario

Ebbene si, anche l’idraulico italiano più famoso dei videogiochi giapponesi ha fatto un giro a Venezia. Più o meno. In Super Mario Sunshine (2002) Mario combatte i suoi nemici in giro per Isola Delfino grazie a uno strano marchingegno fatto di pompe idrauliche. L’isola, che si sviluppa intorno a Delfino Plaza, sembra essere stata disegnata ricalcando le calli e i campi veneziani. Niente di più semplice, dato l’amore di Nintendo per l’Italia. Ma questo non è di certo l’unico legame di Mario con Venezia. Nel lontano 1990, in una puntata de “Le avventure di Super Mario”, serie animata ispirata al videogioco e prodotta tra l’altro sempre da Nintendo, Venezia trionfa e regala un notevole colpo di scena: dopo aver sconfitto l’acerrimo nemico Bowser, Mario e Luigi vengono guidati da un gondoliere al cospetto delle statue degli idraulici di Marco Polo, nel cuore della città. E, indovinate? Mario e Luigi discendono proprio da quegli idraulici. Sembra proprio che i due idraulici in salopette più famosi del mondo siano proprio veneziani. Mamma mia!

# Assassin’s Creed II

Questo è uno dei titoli che, per precisione e fedeltà, più rende omaggio a Venezia. Nel secondo capitolo della saga, Ezio Auditore, il protagonista, nelle sue missioni, si ritrova a visitare le riproduzioni virtuali di alcune tra le principali città italiane del Rinascimento. E ovviamente, Venezia non poteva non essere tra quelle. Quello che colpisce di Assassin’s crede è la minuzia e attenzione al dettagli nel riprodurre le ambientazioni storiche. Nei panni di Ezio, il giocatore è libero di visitare il Canal Grande, piazza San Marco, entrare in Basilica e persino al Palazzo Ducale, raggiungere l’isola di San Giorgio Maggiore e godere della prima versione di legno del Ponte di Rialto.

# Call of Duty: Infinite Warfare

Uno dei FPS (First-Person Shooter) più famosi è sicuramente Call of Duty e la sua saga. Questo titolo, nello specifico, datato 2016, consente di scaricare una mappa aggiuntiva, non presente nel gioco “standard”, che porta il giocatore indietro nel tempo… Nel Rinascimento… A Venezia. E se questa storia vi sembra già sentita beh, anche a molti fan, che hanno subito notato molte somiglianze della mappa dello sparatutto di Activision con il videogioco della Ubisoft. Le due mappe della città sono effettivamente simili per realizzazione. In ogni caso, anche in Call of Duty l’atmosfera veneziana è tangibile e restituita al giocatore, che può godere di una città deserta—ad eccezione dei nemici—e girovagare per le calli tra improbabili biciclette parcheggiate e barche a vela tra i canali. 

# Final Fantasy XV

Final Fantasy è un’altra saga che ha segnato la mia adolescenza. Ho sempre amato questi titoli, per la grafica eccezionale, la trama sempre molto sviluppata e il gameplay personalmente molto coinvolgente. Tuttavia, è quindicesimo episodio che voglio presentarvi, e per un motivo specifico: la sua ambientazione. Si tratta di Altissia, la capitale di uno dei continenti in cui è ambientato il gioco. Questa è infatti non solo ispirata a Venezia, ma ne presenta tutti gli aspetti più importanti e caratteristici. Ci sono i canali, attraversatili in gondola o in barca, cartelli e insegne scritte in italiano, strade ispirate alle calli veneziane, tra l’altro leggibili sui tipici nisioeti. Persino l’architettura è davvero molto simile a Venezia, con le caratteristiche trifore ai palazzi, i ponti, i lampioni… L’atmosfera è talmente simile a quella della laguna veneziana che è facile dimenticare di non essere virtualmente a Venezia.

Fonte: visitvenezia.eu, Videogame ambientati a Venezia

Continua la lettura con: Tre GIOCHI E VIDEOGIOCHI dedicati a Milano

GIADA GRASSO 

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Qual è il TAGLIO MASCHILE più in voga quest’anno a MILANO?

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credit: liguria.bizjournal.it

Come la pandemia ha influito sulle tendenze dei tagli maschili? Lo ha spiegato Emanuele Giannini, Marketing Manager di Bullfrog.

Qual è il TAGLIO MASCHILE più in voga quest’anno a MILANO?

Solitamente le mode, anche in fatto di hairstyle, partono dai grandi riflettori, che siano sfilate, TV o artisti musicali. Quest’anno però a causa della pandemia ciò che resta sul grande schermo, rimane sul grande schermo. Dai tagli più corti si passa quindi a quelli più lunghi, dati anche dall’impossibilità di andare dal parrucchiere continuamente. Ma qual è il taglio maschile più in voga quest’anno a Milano? Lo spiega il Marketing Manager di Bullfrog in un’intervista su Vanity Fair

# Tv e vita reale: il mullet degli anni ’70 stile Mahmood

credit: elle.com

Emanuele Giannini, Marketing Manager di Bullfrog, ha spiegato in un’intervista a Vanity Fair che «Le tendenze per i tagli di capelli da uomo di solito partono da sfilate, tv, musica e propongono stili che non sempre coincidono con quello che chiedono davvero gli uomini quando vanno dal barbiere». E quest’anno, più degli altri, c’è un grande gap tra le tendenze sui grandi schermi e quelle della vita reale. Ad esempio, prosegue Giannini,  «Lo stile che va per la maggiore quest’anno guarda al passato, tra i tagli che sono stati portati alla ribalta c’è l’amato e odiato mullet degli anni ’70, il taglio con una lunghezza pronunciata nella parte posteriore della testa, accompagnato in genere da viso rasato o barba molto corta.» E’ stato il cantante Mahmood a proporre questo elaborato taglio sul palco dell’Ariston, abbinato al suo classico caesar cut sulla parte frontale.

# Il taglio all’italiana di Fedez

credit: vanityfair.it

Ma come già sottolineato, nella vita vera gli uomini hanno ridotto la frequenza con cui vanno dal parrucchiere e non riuscirebbero a mantenere ordinati tagli troppo elaborati. Giannini prosegue l’intervista spiegando quali siano i tagli più in voga tra gli uomini che frequentano i saloni Bullfrog «In generale gli uomini vogliono tagli più lunghi del solito, lavorati tutti a forbice e portati all’indietro come il taglio all’italiana: chi si è abituato a vedersi con i capelli più lunghi tende a mantenere questo stile almeno per un po’. Viceversa, chi preferisce tagli corti chiede versioni facili da mantenere come il crew cut, un taglio ad una lunghezza, con sfumature basse che non richiedono visite molto frequenti in barberia». Un esempio di questo taglio semplice ma stiloso è quello di Fedez, che si è rivolto proprio agli esperti di Bullfrog per l’hairstyling del suo ultimo video.

# La barba “sperimentale”

credit: contropelo.net

Se per i capelli la pandemia ha ridotto drasticamente i tagli curati e fantasiosi, per quanto riguarda la barba invece si è diffusa la tendenza a sperimentare: baffi, barbe lunghe oppure rasature. Giannini ha confessato a Vanity Fair la richiesta che viene fatta loro più spesso: «In barberia lo stile che ci viene richiesto di più è una barba di lunghezza media, circa 2cm, più piena nella parte centrale e ben sfumata sulle guance e sotto il mento. È lo stile più adatto da portare sotto la mascherina».

Quest’anno quindi la scelta è ardua e influenzata senza dubbio dalla situazione socio-sanitaria, ma anche se non ci si può recare spesso dal parrucchiere restare ordinati e alla moda è possibile.

Fonte: Vanity Fair

Leggi anche: A Milano la MODA RAINBOW: i capelli ARCOBALENO sono la tendenza dell’inverno

ROSITA GIULIANO

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Quando a Milano ci si trovava in LATTERIA

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credits: dissapore.it

Facciamo un tuffo nel passato e andiamo nella Milano degli anni Cinquanta. Immaginiamo la frenesia dell’epoca dovuta al boom economico del dopo guerra e immergiamoci nelle vie di una città decisamente diversa da quella che conosciamo oggi. Facciamo finta di passeggiare per la strada e di imbatterci in una bottega, una latteria per la precisione, di entrare e di scoprire questo luogo, oggi quasi del tutto dimenticato.

Quando a Milano ci si trovava in LATTERIA

# Da semplice rivendita di latte a bar-trattoria

credits: mauro lupoli fb

Le prime latterie nascono come semplici rivendite di latte, i piccoli negozi caratterizzavano le strade di Milano già alla fine dell’800. Bisogna arrivare agli anni del dopoguerra per assistere ad una loro prima trasformazione. Sull’onda del boom economico, infatti, queste botteghe si trasformarono anche in luoghi dove mangiare un buon piatto casalingo ad un prezzo modestissimo. Fu così che davanti alla parola latteria si aggiunse quella di bar, parola che ampliò la clientela, senza modificare l’identità del luogo.

# Arredamento modesto e prodotti stagionali: ecco le caratteristiche delle vecchie latterie

credits: pinterest.it

Le principali caratteristiche delle latterie erano: l’arredamento modesto ed essenziale, i tavoli di marmo, la stagionalità dei prodotti venduti e l’inconfondibile odore di formaggio.

Benché si fossero trasformate in simil trattorie, le latterie non persero mai la loro funzione principale: quella di punto vendita di latte e derivati. In inverno erano solite vendere coni di panna montata con un’aggiunta di cannella e bustine di castagnaccio, mentre, negli anni del boom, nelle loro vetrine spuntarono anche biscotti industriali e soldatini giocattolo.

# Non solo negozi, ma anche luoghi si socialità e aggregazione

credits: pinterest.it

La clientela era per lo più modesta e abituale, le vecchie botteghe infatti erano luoghi di riferimento per le famiglie della classe operaia che abitavano le periferie.

I negozi al dettaglio erano un elemento centrale per il tessuto urbano di un tempo, ogni quartiere aveva le sue botteghe che non erano solo punti vendita, ma veri e propri luoghi di aggregazione.

La piccola distribuzione non garantiva solo alimenti freschi e di stagione, ma arricchiva i quartieri di uno speciale senso di comunità, che garantiva a tutti gli abitanti una rete di supporto e aiuto.

# La scomparsa dei negozi al dettaglio e le poche latterie rimaste

credits: restaurantguru.it

Verso la fine degli anni ’70 le latterie, come molti altri negozi al dettaglio, iniziano a chiudere i battenti, fino a scomparire quasi del tutto, fagocitate da supermercati, bar e ristoranti.

Oggi sono davvero pochi quelli che fanno la spesa dal fruttivendolo, dal macellaio e dal lattaio, eppure, qualche vecchia latteria è rimasta nel capoluogo meneghino. Alcune si sono un po’ modernizzate e adattate ai tempi, mentre altre, come la latteria di via Salvini, hanno mantenuto l’insegna e l’arredamento dell’epoca, per non dimenticare una realtà che è stata al centro della nostra storia.

Continua a leggere: Quando a Milano si sentiva URLARE: “L’è rivà el giasée” 

CHIARA BARONE

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Gli STILI delle ZONE di MILANO: e tu a quale TRIBÙ appartieni?

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credit: lamilano.it

Le culture giovanili cambiano nel tempo: alcune spariscono, altre tornano dopo anni. Oggi quali stili si trovano nelle diverse zone di Milano?

Gli STILI delle ZONE di MILANO: e tu a quale TRIBÙ appartieni?

Che strano periodo di vita, l’adolescenza. In ogni parte del mondo gli adolescenti amano sentirsi parte di un gruppo e per questo creano delle tribù che cambiano, in base all’epoca e al luogo in cui si sviluppano, ripresentandosi dopo lunghi periodi oppure sparendo per sempre nella discarica delle mode giovanili.

Nemmeno a Milano le tribù, anche chiamate subculture giovanili, sono mai mancate e se negli anni ’80 la città era il campo di battaglia per punk e paninari, oggi le cose sono cambiate. Quali sono le “tribù” odierne e dove si trovano tra le vie della città? Ne ha descritto le principali caratteristiche Simone Tosoni, Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Cattolica di Milano, in un’intervista a Il Giorno.

# Dai punk agli hipster: così sono cambiati gli “alternativi”

credit: milanolife.it

Riprendendo la contrapposizione punk vs paninari, la principale differenza tra le due subculture era la visione del consumismo: mentre i punk si opponevano a questa individualistica visione del mondo, i paninari ne esaltavano i pregi con vestiti di marca per nulla sobri. Ad oggi potremmo dire la stessa cosa delle due tribù giovanili prevalenti: gli hipster e i trapper. I primi, tornati di moda direttamente dagli States degli anni ’40, adesso popolano la città e la loro parola d’ordine è: alternativo. Tutto ciò che non è mainstream li attrae e, nonostante lo stile hipster si possa trovare ovunque in città e provincia, le zone medio-borghesi come Isola o i Navigli ne sono la culla.

# La periferia passa dai paninari alla trap

credit: djmagitalia.com

In contrapposizione allo stile vintage ma ricercato degli hipster si trovano i trapper, che non hanno bisogno di molte presentazioni. Quella che inizialmente era una cultura di nicchia, oggi anche grazie al successo di Sfera Ebbasta, è diventata una vera e propria mania per i giovani, che sfoggiano accessori d’oro e vestiti costosi. Come gli hipster hanno proseguito sul cammino anticonformista dei punk, allo stesso modo i trapper sono associabili al mondo consumista e individualista dei paninari.

Essendo la trap un genere musicale ormai ascoltatissimo, i giovani trapper sono ovunque in città. Indubbiamente, però, prevalgono nei quartieri di periferia, nei quali, da sempre, l’hip hop è molto apprezzato e danno voce alla voglia di rivalsa che accomuna moltissimi giovani e che si nasconde dietro alle collane e ai bracciali.

Fonte: Il giorno

# Nel centro città resiste la passione per l’alta moda

credit: milanopocket.it

Oltre alle subculture giovanili prevalenti – ma è importante sottolinearlo, non sono le uniche – ci sono poi quei giovani che non si sono discostati dalla moda meneghina d’altri tempi.

Nel centro della città si trova infatti il famoso Quadrilatero della moda, delimitato da Via Monte Napoleone, Via Manzoni, Corso Venezia e Via della Spiga, ed è qui che si trovano le boutique delle più grandi firme. Crescere nella Città della moda per antonomasia è un privilegio ma anche una responsabilità quando si tratta di portare avanti la tradizione e, proprio per questo, nelle zone più centrali di Milano non mancano tutt’oggi giovani che si rifanno alle icone di stile che ci hanno resi celebri.

E’ innegabile: esistono degli stili prevalenti in alcune zone piuttosto che in altre, eppure oggi a Milano c’è la tendenza a incontrarsi nei locali e non più per la strada. Il risultato? Che le tribù si spostano, persone appartenenti a mondi diversi si incrociano in un locale per una serata e poi si dividono nuovamente. Il risultato è che oggi la moda è liquida, non può essere geolocalizzata come un tempo. Nonostante ciò resistono comunque quelle mode giovanili che caratterizzano diverse zone della città, rendendole uniche e incomparabili.

Leggi anche: A Milano la MODA RAINBOW: i capelli ARCOBALENO sono la tendenza dell’inverno

ROSITA GIULIANO

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Le 10 LEGGI più ASSURDE che si possono trovare nel MONDO

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Credits: https://www.ilblogdellestelle.it/

Paese che vai, legge che trovi. Ne sappiamo qualcosa noi che ad ogni piè sospinto ci troviamo un nuovo DPCM tra le mani. Una cosa è certa: molti legislatori devono essersi molto divertiti a creare norme decisamente bizzarre.

Le 10 LEGGI più ASSURDE che si possono trovare nel MONDO

#1 Sei incinta? Nel Regno Unito puoi farla dove vuoi

Credits: uppa.it
donna incinta

Quando si è in gravidanza, si sa, molto spesso scappa la pipì. La legge del Regno Unito è probabilmente molto sensibile all’argomento, tant’è che in territorio inglese le donne in stato interessante hanno la facoltà di fare la pipì ovunque vogliano. La legge specifica anche che, se la donna lo desidera, può anche usare il casco di un poliziotto come vasino improvvisato.

#2 Sei un uomo? puoi farla anche tu ma solo contro la propria auto

Restiamo in Gran Bretagna e sempre in tema plin plin. Se un uomo ha un’urgenza impellente e non trova un bagno nelle vicinanze, ha la possibilità di espletare i suoi bisogni con il permesso della legge, solo se mira alla ruota posteriore della sua auto e se tiene la mano destra sul veicolo.

#3 La testa e la coda della balena

Credits: cronacasocial,com
balena morta

Se una povera balena esala l’ultimo respiro e si arena sulle coste inglesi il suo corpo deve, secondo la legge, essere diviso. La testa deve obbligatoriamente essere di proprietà del Re, mentre la coda appartiene alla Regina. Ciò perché le regine e le donne nobili, nell’antichità, usavano dei busti fatti da stecche costituite da ossa di balena.

#4 Ginecologi in Bahrain

Se una donna va dal ginecologo in Bahrein può essere visitata da un medico uomo, a patto che egli non guardi le parti intime della paziente direttamente ma solo tramite uno specchio e il suo riflesso.

#5 Non morire nel parlamento inglese

Credits: ilpost.it
parlamento inglese

Chiunque non si senta bene durante una seduta del parlamento a Londra viene speditamente soccorso ma…fuori dall’edificio. Perché? Il motivo risiede nel fatto che il Parlamento è a tutti gli effetti un palazzo reale e per questo, secondo la legge inglese, chiunque muoia all’interno delle sue mura merita delle esequie in pompa magna e con tutti gli onori riservati ai membri della corona.

#6 Francobolli del tradimento

Rimaniamo in territorio inglese. Se dovete spedire una lettera  prestate bene attenzione a come incollate il francobollo! Ciò perché, nel caso in cui apponeste il francobollo capovolto sopra una busta, potreste essere accusati di alto tradimento. Attenzione e precisione quindi!

#7 Hai meno di 11 anni? non guardare le vetrine

Nella puritanissima Scozia la mentalità vittoriana è ancora molto presente. Lo sanno bene i genitori dei bambini pre-adolescenti che, per non incorrere in sanzioni, devono evitare che i propri figli guardino le vetrine in cui ci siano dei manichini nudi. Sia mai che possano farsi venire strane idee.

#8 Non puoi rincarnarti senza permesso

In Cina la legge parla chiaro: non è possibile reincarnarsi se non si è ottenuto un formale permesso dalle autorità competenti. I più colpiti da questa legge sono i monaci buddisti che credono nella reincarnazione dopo la morte, ora sanno che prima di morire devono fare la coda allo sportello competente.

#9 Non mangiare l’ex marito di tua moglie

Vita dura per i cannibali in Cina. Una legge ancora in vigore, infatti, stabilisce che un uomo non può cibarsi dell’ex marito della moglie se non vuole incorrere in pesanti sanzioni.

#10 Vietato pedalare sott’acqua

Credits: ilgazzettino.it
pedalare in California

In California i legislatori devono essere stati colti dal desiderio irrefrenabile di fare uno scherzo ai cittadini. Una norma infatti vieta di trasportare la propria bicicletta e di pedalare sott’acqua. Qualcuno ci avrà forse provato?

Continua la lettura con: Non solo DPCM: Le 10 LEGGI più STRANE del mondo

GIULIA PICCININI

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La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

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Credits: wikipedia.org - Inaugurazione Termini

Molti sono portati a pensare che la prima linea metropolitana italiana sia stata realizzata a Milano, che vanta oggi la rete più estesa di tutta la penisola. Invece non è così. Ecco la sua storia e quale fu il suo primo nome.

La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

# La metro B di Roma è stata inaugurata nel 1955, 9 anni prima della linea M1 di Milano

Credits: metropolitanamagazine.it

La Metro B detiene il record di prima linea metropolitana d’Italia, inaugurata nel 1955, ben nove anni prima della linea M1 di Milano del 1964. Il primo progetto risale agli anni trenta durante il regime fascista, con l’obiettivo di offrire un collegamento rapido tra la stazione Termini in centro città e il nuovo quartiere denominato E42, oggi EUR, dove avrebbe dovuto tenersi l’Esposizione Universale del 1942.

La linea infatti venne chiamata Ferrovia dell’E42. I lavori si interruppero durante il secondo conflitto mondiale quando alcune stazioni delle tratta Termini-Laurentina furono utilizzati come rifugi antiaerei. Il 9 febbraio 1955 Presidente della Repubblica Luigi Einaudi insieme al cardinale vicario di Roma Clemente Micara inaugurò la linea alla stazione Termini e il giorno successivo venne aperto l’esercizio al pubblico. Solo dopo l’inaugurazione della metro A nel 1980, la prima linea metropolitana avente ancora il nome Ferrovia dell’E42, fu rinominata metro B.

# Il sistema della rete metropolitana oggi è seconda per estensione a Milano

Il sistema di metropolitane della capitale è seconda solo a Milano per estensione con 60,8 km e 73 stazioni, composta da tre linee, la terza ancora non completata per la sua interezza. Tra la realizzazione di ogni linea sono passati circa 25 anni. Nel 2018 nella nuova fermata della Metro C San Giovanni è stata realizzata la prima archeo-stazione sul modello di quella Louvre-Rivoli a Parigi.

Leggi anche: LA RIVOLUZIONE di Metrovia per Roma: 7 nuove linee METROPOLITANE, 1 CIRCLE LINE e 12 linee di METROTRAM

# La stazione museo di San Giovanni sulla metro C

In seguito al rinvenimento del più grande bacino idrico di età imperiale e di reperti archeologici di particolare importanza durante i lavori di scavo della fermata della metro C San Giovanni, che interseca la metro A, il direttore della Soprintendenza, Francesco Prosperetti, richiese una variante di progetto per includere un allestimento espositivo all’interno dei locali della stazione.

I passeggeri sono accolti tra vetrofanie che riportano la stratificazione di Roma durante i secoli di storia passando tra i diversi piani della stazione, è la seconda per profondità in Italia, e raccolte di oggetti quali anfore, vasi, vanghe, tubazioni per l’irrigazione dei campi e noccioli di pesche che all’epoca erano una novità introdotta recentemente nel Mediterraneo.

Leggi anche: Le fermate della METRO più PROFONDE a Milano e nel mondo

Continua la lettura con: La metropolitana più STRETTA del mondo nello stato “fantasma”

FABIO MARCOMIN

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