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I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

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Credit: riservadipedro.wordpress.com

Non è passato tanto tempo da quando mi trovavo per le vacanze estive in Corsica. Una terra incantevole, un po’ italiana, un po’ francese, ma molto corsa, molto orgogliosa della sua storia e del suo nazionalismo. Ci trovavamo, io e mia moglie, a dover scegliere ogni giorno dove pranzare e dove cenare e una sera decidiamo di cedere alla nostra italianità e concederci una pizza e con enorme stupore scopriamo che al posto della classica mozzarella è stato preferito un altro tipo di formaggio, forse Galbanino.

Può essere un caso, ma vi assicuro che è capitato anche in altre pizzerie. Per non parlare del pesto, praticamente basilico tritato.

Insomma per farla breve, la cucina italiana è tanto amata e rinomata quanto copiata e imitata, a volte con risultati disastrosi.

I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

# Pizza all’ananas

Credit: @sacroeprofanotrevi

Conosciuta anche come pizza hawaiana, ma che a dispetto di quanto potrebbe far supporre il nome, in realtà le sue origini sono canadesi.

Il suo inventore Sam Panopoulos rivendica dal 2010 di esserne l’inventore raccontando che nei primi anni sessanta la pizza era un alimento poco conosciuto in Canada.

Dopo aver assaggiato la pizza americana decise di proporla anche nel suo ristorante aggiungendo dell’ananas sciroppato dando un aspetto esotico e da qui il nome.
Ovviamente da italiani, solo al pensiero di una pizza del genere, proviamo del ribrezzo e pensiamo che il suo successo e la sua diffusione sia un insulto alla tradizione partenopea (dove la pizza è un culto).

Da recenti indagini scopriamo che questo tipo di pizza è popolarissimo in Australia, dove la catena Just Eat ha dichiarato recentemente che le ordinazioni delle pizze all’ananas hanno superato in maniera considerevole quelle delle tradizionali ma non solo.

Negli Stati Uniti la piazza hawaiana è all’ottavo posto per indice di gradimento da parte di clienti.

Aveva ragione il personaggio Rabbia nel film d’animazione Inside Out che alla vista di una pizza ai broccoli e formaggio pronuncia la battuta: “Congratulazioni, San Francisco, avete rovinato la pizza! Prima gli Hawaiani e adesso voi!”.

# Spaghetti nelle lattine

Credit: vanillamagazine.it

Oltre alla pizza, un altro nostro must alimentare è la pasta. Siamo i più grandi importatori di pasta nel mondo e ancora oggi, in diversi paesi, si fa fatica a capire come si può cucinare un ottimo primo senza farlo diventare una colla o peggio ancora completamente scotto. Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia si contendono il primato per aver inventato e diffuso la lattina contenente una porzione di spaghetti alla bolognaise.

Sì avete letto bene non è un refuso editoriale, ma non è così raro entrare in un supermercato in queste nazioni e trovare in bella vista un’altra violenza nei confronti della cucina italiana.

Aprendo la lattina ci s’imbatte in una delle peggiori imitazioni dei nostri spaghetti che in questo caso sono una sorta di poltiglia molliccia e dove il bolognaise sarebbe una salsa marroncina che è ben lontana da sembrare un vero ragù fatto a dovere.

Queste lattine conosciute anche con il nome di spag bol potrebbero essere delle ottime alternative rivolte a chi non piace cucinare, peccato che aprendole non si trova altro che cibo scadente per cani venduto per consumo umano.

# Vino fatto con le bustine

Credit: ilfattoalimentare.it

Da anni la guerra vinicola tra Italia e Francia è ancora sotto i riflettori del mondo dell’enologia ed è ancora lontano il giorno in cui si deciderà per sempre se il vino migliore sia quello italiano o quello francese.

Personalmente è una guerra che avrà mai vincitori avendo sia da una parte sia dall’altra
degli ottimi prodotti. Eppure nonostante questo, in giro per il mondo ci sono paesi (specialmente anglosassoni) che vendono bustine (wine kit) che disciolte trasformano l’acqua in vino e credetemi non c’entra nulla col celebre miracolo.
Insomma un vero e proprio attacco alle eccellenze enogastronomiche ai danni soprattutto del Made in Italy.

Migliaia di bottiglie sequestrate perché vendute come Chianti o Barolo, ma che in realtà avevano ben poco se proprio niente con l’originale. Un danno che, secondo i dati della Coldiretti, ha generato un fatturato di 41,8 miliardi, facendone perdere oltre cento a diverse case vinicole.

# Pasta con il ketchup

Credit: riservadipedro.wordpress.com

Il pomodoro è una pianta le cui bacche rosse sono largamente usate nel campo alimentare sotto diversi aspetti. La sua scoperta e il suo utilizzo è antichissimo, da fonti storiche pare che la sua origine è da ricercare nell’America centro meridionale dove già gli Aztechi ne facevano uso nella loro cucina.

Da allora di strada ne ha fatta, nel 1540 arriva in Europa e si diffonde rapidamente sulle tavole di ogni nazione e infine anno dopo anno il suo utilizzo diventa sempre più vario facendo nascere diversi derivati tra cui quello più famoso è il ketchup.

La celebre salsa agrodolce ha origine asiatica ed è diventata celebre per il suo utilizzo in cucina soprattutto su patatine, sul fritto in generale e da tempo è sinonimo di fast food. Pochi sanno che la sua storia s’incrocia con quella del Ventennio, durante quel periodo fu indetto un concorso per ribattezzarla salsa rubra, evitando in questo modo di usare parole che non fossero d’italiana memoria.

Purtroppo in alcuni paesi il suo utilizzo è stato “confuso” con il pomodoro classico ed è per questo motivo che spesso se ci si trova in giro non è difficile imbattersi principalmente in tedeschi  americani intenti a condirsi il proprio piato di pasta con il tanto adorato ketchup.

# I casi meno celebri

Credit: cookidoo.international

I quattro casi sopra elencati sono quelli più famosi e più facile da vedere in giro (inorridendo).

Non sono da meno la pasta cucinata in Francia che è considerata come un piatto di serie B e utilizzata solo da studenti squattrinati e per questa ragione cucinata male o alla meno peggio, comunque niente a che vedere con quella mangiata nel Belpaese.
Per tornare al discorso delle pizze, vale la pena citare la pizza Napoli con la guarnizione di polpette, una cosa che ha fatto inorridire i pizzaioli partenopei che dopo diversi anni hanno chiesto e ottenuto dall’UNESCO la certificazione come patrimonio dell’umanità.

Infine pensavate che la pizza hawaiana fosse quella peggiore? In giro per il mondo troviamo pizze alla banana, al curry e la celebre pizza scozzese, dove al posto della classica mozzarella troviamo l’Haggis che non è altro che un insaccato realizzato con le interiora di pecora.

Insomma il discorso potrebbe essere molto lungo e finiremo per trovare decine di migliaia di nostri prodotti tipici modificare, reinterpretati e addirittura “violentati”.

Vale la pena citare una battuta di Checco Zalone nel film Quo Vado, dove il protagonista, dopo aver mangiato un piatto di spaghetti cucinati in maniera assurda, pronuncia la frase: “Non si scrive italiano invano!”.

Continua la lettura con: Come i suoi PIATTI TIPICI rispecchiano L’ANIMA di MILANO

MICHELE LAROTONDA

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Il MUSEO delle RELAZIONI FINITE

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Credit: @brokenships

Quando finisce una relazione, che sia di adolescenti o di una coppia sposata, prima o poi sorge sempre una domanda “Che ne faccio di tutti gli oggetti che ci siamo regalati o che rappresentano un ricordo?”.

Siamo fatti così, teniamo le cose e teniamo i ricordi, un po’ come se volessimo lasciare traccia di quella relazione che è appena terminata.

C’è la foto scattata al mare quel giorno di sole, il biglietto del primo film visto insieme un po’ stropicciato ma ancora tutto intero e quel cappello stupido mai messo ma che faceva tanto ridere. Per questi oggetti serve un posto, ma quale?

Si chiama Museum of Broken Relationship ed è proprio questo, il posto dove mettere la foto, il biglietto del cinema e quel cappello stupido che faceva tanto ridere.

Il MUSEO delle RELAZIONI FINITE

# Come nasce il museo delle relazioni finite

Credit: @patek

Il Museum of Broken Relationship si trova a Zagabria e nasce dalla fine di una relazione.

Dopo quattro anni insieme, la produttrice cinematografica Olinka Vištica e lo scultore Dražen Grubišić decisero di separarsi e si trovarono davanti a un bivio: buttare tutti gli oggetti o tenerli in casa? Da qui nasce l’idea.

Perchè non fare un museo dove poter mettere tutti gli oggetti della relazione? Dopo tre anni di lontananza la coppia si incontrò nuovamente e fece di questa idea nata per scherza un museo con quattro mura, un luogo sicuro che desse agli oggetti l’importanza che meritano, a distanza di sicurezza.

# Le relazioni interrotte di tutto il mondo

Credit: @brokenships

La collezione è stata esposta al pubblico per la prima volta nel 2006, nella gipsoteca di Zagabria, quando ancora conteneva solo gli oggetti appartenenti alla relazione degli ideatori di questo museo e di qualche loro amico.

Successivamente è diventata una mostra itinerante che ha saputo contenere gli oggetti di tutte le relazioni finite in ogni parte del mondo.

La mostra ha raccolto oggetti dell’Argentina, della Germania, da Singapore, ricordi che provenivano dalle relazioni del Sud Africa, degli Stati Uniti e molti altri.

Nel 2010, la ex coppia ha affittato uno spazio nel centro di Zagabria, dove è ufficialmente stato istituito il Museum of Broken Relationships.

# Le storie degli oggetti

Credit: @kouroshmajd

Ogni oggetto nel museo è accompagnato da una storia che lo contestualizza, e spiega quale sia il suo significato e il ricordo a cui è collegato.

Non serve portare oggetti importanti e di grande valore oggettivo, alla fine le relazioni non sono fatte di quello. Ci possono essere anelli costosi e orologi di lusso, eppure probabilmente l’ultima cosa da cui vorremmo separarci è una vecchia lettera sgualcita.

Nel museo si può trovare di tutto.

C’è un vasetto di cetriolini acquistati da una ragazza per il suo primo amore, che non ha mai corrisposto il sentimento e che quindi non ha mai avuto il tempo di ricevere quel prezioso barattolo di cetriolini.

Ha il suo posto anche una lente d’ingrandimento, una piccola bottiglia piena di lacrime, una scarpa, un grembiule e molto altro.
 

# Il luogo dove le relazioni non finiscono mai

Credit: @brokenships
Le relazioni finiscono, alcune bene e altre male ma le cose rimangono. A volte questo sembra un tormento, avere quegli oggetti davanti agli occhi che sembrano essere il simbolo di una cosa finita.
E se cambiassimo il modo di vedere questi ricordi?
 
Il museo delle relazioni finite serve a questo, a dare un posto a quelle cose che fra due, dieci o magari vent’anni saranno le uniche testimonianze di una relazione, che è finita ma che c’è stata e che merita un posto.
 
 

Continua la lettura con: Apre in Italia il primo MUSEO dei SELFIE

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Vincenzo De Luca: “La Terra dei fuochi è in Lombardia”. L’ennesima scemenza del governatore

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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CHIUDERE TORINO CASELLE: la prima soluzione per ottimizzare il trasporto aereo in Italia

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Credit: vocetempo.it

Il trasporto aereo italiano ha diversi problemi. Uno di questi sono i troppi aeroporti piccoli, di poca importanza a livello internazionale che sono spreco di denaro e sono fonte di dispersione. 

Ci sono diverse cose da modificare ma se bisogna partire da un primo punto, non ci sono dubbi su cosa fare. 

CHIUDERE TORINO CASELLE: la prima soluzione per ottimizzare il trasporto aereo in Italia

# Alitalia: un problema da risolvere

Credit: @alitaliaofficial

Il primo nodo da risolvere per fare del nostro sistema aeroportuale un sistema competitivo resta certamente quello di ALITALIA, un pozzo senza fondo, una compagnia romanocentrico che con le sue scelte, dettate più da necessità politico clientelari che non da logiche commerciali, non fa che essere un freno a mano tirato allo sviluppo di un settore fondamentale da sempre.

Oltre al problema della così detta compagnia di bandiera però (non sappiamo bene
se di quella vaticana laziale o Italiana) non possiamo ignorare che esista anche quello di un certo provincialismo tipicamente italico, che prevede una pista di decollo e di atterraggio sotto ad ogni campanile.

# Tanti minuscoli aeroporti “internazionali” 

Credit: @airdolomitispa

La marginale importanza del trasporto aereo italiano a livello mondiale è quindi
sicuramente dovuta anche dalla presenza di innumerevoli aeroporti, di dimensioni ridotte, a pochissimi km di distanza l’uno dall’altro, costosi, mal collegati che oltre a cannibalizzarsi passeggeri tra di loro, non fanno altro che servire come “federaggio” per i giganteschi europei Centro Nord Europei.

L’esempio di Air Dolomiti è illuminante: una medio piccola compagnia aerea che collega quotidianamente l’Italia da vari scali, soprattutto dal Triveneto, con Monaco
di Baviera e Francoforte e da lì si vola per tutto il mondo.

Possiamo definirlo un tipico approccio del tanto sbandierato “sovranismo” di quello tedesco però…nel raggio di qualche centinaio di chilometri troviamo gli aeroporti “internazionali” di Treviso, Trieste, Venezia, Verona, Brescia, Orio Al Serio, Linate, Malpensa, Bologna, Firenze, Genova e Torino.

Una cosa decisamente autolesionista per la gioia non solo dei tedeschi
ma di olandesi, francesi, spagnoli, inglesi che grazie alla nostra mentalità provinciale
non facciamo altro che alimentare i loro scali per le tratte a lungo raggio, le più
redditizie e non in competizione con l’alta velocità ferroviaria sempre più estesa
anche a livello continentale.

# L’eccezione Orio al Serio: uno dei pochi progetti riusciti

Credit: primatreviglio.it

Orio al Serio è riuscito a ritagliarsi un importantissimo spazio nel mercato
dei voli “low cost” registrando ogni anno cifre di passeggeri record. Anche il Marco Polo
di Venezia, grazie alla posizione geografica rivolta ad Est e con un bacino di utenza importante, ha sicuramente una grande potenzialità, mentre di tanti altri non comprendiamo invece bene quale sia il senso della loro esistenza.

Lo stesso aeroporto di Linate andava se non chiuso almeno ridimensionato il suo mantenimento in esercizio. Fu uno dei motivi dello sciagurato fallimento dell’accordo con KLM. Perché gli olandesi saranno opportunisti ma certo non sono stupidi.

# Torino Caselle: l’aeroporto più inutile del nostro paese

Credit: vocetempo.it

Tra tutti gli aeroporti inutili però, ritengo che il più inutile che andrebbe senz’altro chiuso sia Torino Caselle.
Sottrae passeggeri a quello che dovrebbe ambire ad essere il principale scalo del Sud
Europa, ovvero Milano Malpensa.

Caselle non è mai decollato (in tutti i sensi), non è uno scalo che offre destinazioni a
lungo raggio (davvero una compagnia aerea importante farebbe mai base vicino alla
Mole?), davvero qualcuno si illude che Torino possa avere un aeroporto Hub?
Oppure qualcuno pensa che il Piemonte possa economicamente avere maggior peso economico della Lombardia?

# Traffico aereo a picco a Torino: meno di un terzo di Bergamo 

Se prendiamo in esame il 2019 i visitatori della Lombardia sono stati circa 18 milioni
contro i circa 5 milioni del Piemonte, Milano ha toccato i 7,5 milioni contro i 1,5 di
Torino. A livello di Pil nemmeno è il caso di fare un confronto…

Sempre con riferimento al 2019 gli ultimi dati di Fly Italia certificano la crescita in
Italia del 4% del trasporto aereo, mentre lo scalo torinese è in flessione del -3,3% e si classifica solo al 14° posto sul territorio nazionale, tra gli scali per traffico
movimentato.

In quell’anno Bergamo ha raggiunto quota 13 milioni di passeggeri; Napoli e Catania hanno superato quota 10 milioni; Bologna 9 milioni, Palermo 7. Caselle invece è sotto la
quota dei 4 milioni.

# La soluzione: trasformare Caselle in eliporto e investire su collegamenti ferroviari veloci da Torino a Malpensa

Caselle non è minimamente competitivo sulle rotte a basso costo, il senso di tenerlo
aperto davvero non lo vediamo e il Covid potrebbe avergli dato il colpo di grazia.
Piuttosto, nell’ottica di fare sistema in maniera sinergica, creiamo collegamenti
ferroviari veloci con una cadenza frequente per Milano Malpensa da Torino città
(Milano Malpensa ribattezziamolo Mito Malpensa se i sabaudi ci tengono) ma
cerchiamo di ottimizzare, riorganizzare e soprattutto di razionalizzare i nostri scali!

Caselle lo si potrebbe trasformare al massimo in eliporto con decolli per una
clientela business per l’aeroporto varesino e si potrebbero concordare tariffe fisse
per i taxi.

Continua la lettura con: Il VOLO AEREO più corto del mondo: un viaggio di 53 SECONDI

ANDREA URBANO

copyright milanocittastato.it

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Il PAESINO degli HIPPY nel cuore dell’Italia

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Credits: https://thetraveljam.com/

Una storia che parte dagli antichi etruschi, questo borgo ormai disabitato richiama da qualche anno artisti e hippy da tutto il mondo. Vediamo perché.

Il PAESINO degli HIPPY nel cuore dell’Italia

# I luoghi degli hippy

Credits arastet_st IG – Borgo Calcata

Arroccata su un grosso blocco di tufo che ne ha minato la stabilità, circondata da fitti boschi, una storia che affonda agli antichi etruschi e un una legge del ventennio che obbligò molti degli abitanti a lasciare le loro case e trasferirsi più a valle sono alcuni degli ingredienti della storia di un borgo che da qualche anno ha richiamato artisti e hippy da tutto il mondo.

Credits: https://www.stylise.it/

Esistono ancora delle roccaforti dove hippy e bohémien vivono indisturbati la loro esistenza. C’è la Valle della Luna in Sardegna ma che non è usufruibile in inverno, c’è l’isola di Naxos oppure Goa in India e molti villaggi dell’Himalaya che probabilmente sono i posti più gettonati oppure Key West che rimane divisa tra figli dei fiori e semplicemente molti turisti che adorano il ritmo molto “easy” dell’isola statunitense più vicina a Cuba.

# Un borgo disabitato da anni immerso in una natura incontaminata, poco lontano da Roma

Credits: luce.lanazione.it – Una delle installazioni artistiche del museo naturale “Opera Bosco”

Calcata ha trovato la sua “destinazione d’uso” per caso. Un borgo praticamente disabitato ma che non ha poi presentato quei problemi di instabilità geologica così importante da dover essere abbandonata, prezzi delle case bassissimi, una natura rigogliosa pur essendo non distante da Roma, un fascino difficilmente eguagliabile e una qualità della vita che sembra di altri tempi (e altri continenti).

Va da sé che i primi ad arrivare per questa new wave sono stati, oltre che molto fortunati, lungimiranti nel comprendere che tra le mura di questo borgo si avrebbe potuto vivere in condizioni impensabili. Aria tersa, natura pressoché incontaminata, bassissimo inquinamento elettromagnetico al punto che i cellulari prendono a fatica e il grande vantaggio di conoscere tutti gli abitanti al punto che, in linea con i principi della filosofia hippy, vige una sorta di grande fratellanza dove ci si aiuta l’un l’altro senza alcuna barriera o filtro.

# Oggi ha trovato una nuova vitalità grazie a artisti, hippy e imprenditori

Credits ig_italia IG – Calcata

Sì, perché a Calcata convivono artisti, artigiani ma anche imprenditori che hanno deciso di vivere il loro tempo o parte di esso in un luogo che sembra essere uscito indenne da tutte le lotte avvenute nei secoli preferendo l’uguaglianza e la solidarietà nella loro massima espressione. Non sappiamo se, nel caso Puccini potesse tornare tra noi, avrebbe piacere di ambientare la sua famosa opera in questo paese e dubitiamo fortemente che qui vivano gli eredi di Mimì, Marcello e Rodolfo mentre crediamo fermamente che valga la pena fare un sopralluogo sempre che si sia abbastanza forti da riuscire a prendere la strada del ritorno e non rimanere troppo affascinati da Calcata.

# Un’atmosfera medievale quasi fuori dal tempo

Credits ig_italia IG – Calcata vicoli

I suoi stretti viali mai in piano, le case in tufo e l’atmosfera quasi medioevale coadiuvata da antichi profumi non lascia indifferenti. E chissà se, per chi non sa resistere al richiamo di una vita diversa, ci sia ancora qualche casa in vendita. Certo è che, per quanto sembri coraggioso mollare tutto e venire qua a vivere, i fortunati che lo hanno fatto sembrano più che intenzionati a non tornare indietro.

Dimenticatevi l’auto, riponete il cellulare un tasca e avventuratevi tra i viali di questo borgo con la lentezza e il desiderio di osservare ogni singolo mattone, gradino, finestra e fiore che troverete perché solo così potrete entrare al meglio nella sua atmosfera. Non sorprendetevi se al tavolo di un dei locali presenti vi troverete a conversare con un pittore e un manager internazionale perché lo spirito di Calcata è questo. Qui l’inclusione, l’uguaglianza e la sostenibilità sono nel DNA del posto.

Continua la lettura con: La TUSCIA: le 5 meraviglie della terra più MISTERIOSA dell’Italia Centrale

ROBERTO BINAGHI

Copyright milanocittastato.it

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I FARAGLIONI della Lombardia: altro che Capri

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Credits @akymin IG - Tuffo dal sasso

Avete presente i faraglioni di Capri? Ecco dove trovarli senza fare tanta strada. 

I FARAGLIONI della Lombardia: altro che Capri

# Il “Sasso Galletto” in una delle spiagge più belle del Lago Maggiore

Avete mai visto i faraglioni di Capri? La Lombardia non si fa mancare nemmeno quelli, in una delle spiagge più belle del lago Maggiore, situati in una zona tranquilla grazie al fatto di essere lontana dai centri abitati. L’acqua pulita la rende molto frequentata dai subacquei che ne esplorano i fondali.

Credits @akymin IG – Tuffo dal sasso

La vera attrazione del luogo, “i faraglioni della Lombardia”, è uno sperone roccioso che si eleva fino a 15 metri dal quale è possibile cimentarsi in tuffi spettacolari. Il nome di questo enorme masso che si erge dalle acque del Lago Maggiore è “Sasso Galletto“, per via dell’oggetto metallico raffigurante un galletto posto sulla sua cima.

# Dove si trova e come arrivarci

 

La spiaggia con “i faraglioni” si trova Castelveccana, sulla costa lombarda del Verbano, a pochi chilometri da Laveno Mombello, sulla SP 69. Non appena avrete imboccate le gallerie, sulla sinistra arrivando da Laveno, dopo poche centinaia di metri troverete un accesso a uno spiazzo a lato di un’abitazione privata. Ancora pochi minuti a piedi nella galleria verso Castelveccana e vedrete il sentiero che scende al lago. Una volta arrivati rimarrete a bocca aperta. Ricordatevi solo di prestare attenzione in quanto è frequente la caduta di massi.

Fonte: Lombardia Segreta

Continua la lettura con: Il LAGO D’ISEO diventa POP aprendo all’arte la sua isola più MISTERIOSA

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Vincenzo De Luca: “La Terra dei fuochi è in Lombardia”. L’ennesima scemenza del governatore

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La “Città nel Cielo”: il progetto di OASI urbane INNALZATE. Sarà il futuro di Milano?

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Il futuro di Milano?

Milano sogna in grande. E punta sempre più verso il cielo. Un po’ per ambizione, un po’ per il desiderio di godersi l’incredibile panorama dei dintorni respirando anche aria più pulita. Ecco perchè il progetto “City in the Sky” sembra fatto apposta per Milano. 

La “Città nel Cielo”: il progetto di OASI urbane INNALZATE. Sarà il futuro di Milano?

Una città a forma di fiore di loro, simbolo d’eccellenza di pace e serenità.
Un’oasi sopra le città fatta di alte torri che si stagliano al di sopra dello smog e dello stress urbano. Un sogno di fine primavera? No, è un progetto in carta e ossa: lo studio Hrama è all’opera per dare forma a questa immagine. Si chiama City in the Sky.

# City in the Sky: un progetto “poetico”

“City in the Sky rappresenta la fantasia e l’esigenza di molti di vivere in rifugi tranquilli lontani dallo stress della vita quotidiana”. Questa la dichiarazione di intenti dello studio giapponese che cita anche una poesia nipponica, capace di spiegare il senso profondo di questo progetto dal sapore d’Oriente:

世 の 中 よ 針 だ ら け で も 蓮 の 花

ovvero

questo mondo
pieno di aghi e spine …
eppure il loto fiorisce

(haiku del poeta giapponese Kobayashi Issa)

“Nella vita moderna, l’uomo corre dietro il successo ed il progresso, ma da qualche parte nel profondo del suo cuore ha il desiderio di una realtà più tranquilla e più verde, che sembra sempre più lontana. City in the Sky cerca di ristabilire un collegamento romantico con il cielo, la tranquillità e la natura, anche nel cuore di grandi metropoli come New York City“, spiegano gli architetti di Hrama, “Nella cultura orientale il fiore di loto spesso simboleggia la capacità di elevarsi al di sopra delle preoccupazioni e le difficoltà della vita quotidiana, portando luce e vita nel più duro dei tempi e dei luoghi. Per questo è diventato un soggetto di ispirazione per noi.”

# Se si realizzasse a Londra…

Ecco come si potrebbe applicare il concetto di oasi urbana ma sulle nuvole alla città di Londra:

Sky_City_citta-stato_London

# Tre motivi per realizzarlo a Milano

Ma la città migliore dove fare partire il progetto è senza dubbio Milano. Per tre motivi principali.

#1 Dare aria alla città dello smog.

Milano è una delle metropoli più inquinate d’Europa. Creare queste oasi innalzate sarebbe perfetto per dare ristoro ai cittadini.

#2 Sempre più capitale della nuova architettura urbana

La città delle archistar avrebbe sicuramente progetti straordinari capaci di rendere ancora più entusiasmante lo skyline di Milano unendo estetica con la valorizzazione del territorio. 

#3 La città circolare con dintorni da favola

Milano sembra fatta apposta anche come conformazione. Le nuove torri di loto sarebbero perfette per la cintura esterna alla città. In questo modo aree oggi poco valorizzate potrebbero ottenere nuovo appeal e da quell’altezza si potrebbe godere un panorama stratosferico con l’intera corona delle Alpi. 

Ci facciamo una pensata? 

credits: corriere.it

Continua la lettura con: Le 5 nuove creazioni delle archistar di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Il potere costruisce la verità

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il popolo dei templari

Per impadronirsi del loro potere e della loro ricchezza re Filippo il Bello iniziò a scatenare contro i templari accuse di ogni tipo. Anche se era l’ordine considerato più fedele a Cristo e più vicino ai principi monastici, vennero denunciati come sodomiti, eretici e profanatori della fede cristiana. Il re scatenò una campagna diffamatoria che portò l’ordine a essere processato e disciolto con la condanna a morte dei loro principali esponenti. In base ad accuse terribili per l’epoca ma risibili oggi.

Un altro esempio del rapporto tra verità e potere lo vediamo in questo momento storico. “Lo dice la scienza” è la frase che giustifica le principali azioni politiche adottate. In realtà la scienza che si cita è quella che appare nei mass media ufficiali.
La verità è che mai come in questo periodo la scienza è divisa, quindi quando si afferma “lo dice la scienza”, bisognerebbe intendere che la scienza ha opinioni contrastanti su questi temi, senza alcuna posizione univoca. Anche perché sono argomenti di difficile valutazione e con troppo poco tempo per ricavare delle evidenze sperimentali.

Si dice che la storia la fanno i vincitori perché creano una lettura dei fatti che giustifica la loro posizione. Questo fatto è eclatante in ogni revisionismo. Si ha un revisionismo ogni volta che un nuovo gruppo prende il potere e rilegge la storia per costruirsi la sua verità.

Non solo fanno la storia: i vincitori fanno anche e soprattutto l’attualità.
Una delle tecniche del potere per affermarsi è quella di impadronirsi e diffondere la verità che gli conviene.

Il punto fondamentale è che il potere non ha mai interesse nella ricerca della verità ma ha quello di costruire una sua verità. Trasformando il suo punto di vista in una verità che sembra assoluta, ma che è strumentale unicamente ai suoi interessi.

Di conseguenza, chiunque abbia a cuore la verità non potrà mai fidarsi di quello che dicono le fonti considerate più autorevoli dal sistema di potere.

Leggi anche: Qual è lo scopo dell’umanità?

MILANO CITTA’ STATO 

I 10 buoni MOTIVI per STUDIARE a MILANO

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Credits: @atm_milano M1

Bocconi, Cattolica, Iulm, Politecnico, Bicocca e Statale sono i principali atenei universitari della metropoli milanese, ma non gli unici. Milano è moderna, internazionale, efficiente e attrae sempre più nuovi giovani studenti. Le sue università hanno tutte una buona reputazione e poi, si sa, quando si dice che si studia a Milano c’è un quel non so ché di cui vantarsi. 

I 10 buoni MOTIVI per STUDIARE a MILANO

Le università milanesi sono popolate non solo da studenti provenienti da tutta Italia ma anche da stranieri. Ecco che Uniplaces, piattaforma che aiuta gli studenti a trovare abitazioni nelle principali città europee, ha stilato una classifica di 10 buoni motivi per studiare a Milano. 

#1 Gli elevati standard delle università milanesi

Credits: @ahmadataei20
Politecnico di Milano

Si sa che gli atenei di Milano hanno una certa fama e, a livello di insegnamento, sono tra i migliori in tutta Italia. Basti pensare al Politecnico per ingegneria, la Bocconi per le facoltà economiche o l’Accademia di Brera per l’arte. Alcune delle nostre università, inoltre, si classificano tra le migliori al mondo! L’ultimo World University Rankings by Subject, che classifica gli atenei di 60 paesi secondo le materie, posiziona il Politecnico come 7° miglior ateneo per il Design e la Bocconi 17esima per le Scienze Sociali e il Management.

#2 La sua posizione

Milano vanta di una posizione strategica che poche altre città hanno: dal capoluogo lombardo si può raggiungere la maggior parte delle città europee in un paio d’ore. In più, ora con le compagnie low cost i viaggi sono anche più facili!

#3 L’efficienza dei mezzi pubblici

Credits: @atm_milano
M1

Ammettiamolo che una delle città italiane dove i mezzi pubblici sono più efficienti è Milano. Unico svantaggio è la quasi mancanza di trasporti notturni, ma per il resto sono perfettamente funzionali.

#4 È bella

Credits: @amilanopuoi
Piazza Cordusio

Nonostante la sua natura cosmopolita, Milano rimane pur sempre una città italiana e quindi una città rilevante anche per la sua storia e la sua cultura. Nel capoluogo lombardo ci sono tra i più bei edifici d’Italia, come il Duomo o il Castello Sforzesco, ma c’è anche “L’ultima cena” di Leonardo e in generale vanta di una ricchezza artistica.

#5 Tutto è a portata di mano

È una città grande, ma non enorme e questo è sicuramente un suo punto a favore. Qui qualsiasi caso si stia cercando è a portata di mano: vuoi fare sport ci sono i parchi, shopping ed è piena di negozi, sei interessato alla cultura e ci sono i musei. Tutto raggiungibile in poco tempo!

#6 Ci sono molti spazi verdi

Credits: @michelemaisetti
Parco Sempione

Uniplaces smentisce subito il classico luogo comune su Milano, città tetra, grigia e nebbiosa. La città, infatti, nasconde “piccoli tesori verdi” e tra i principali elenca Parco Sempione, i Giardini di Porta Venezia e, fuori città, cita anche il Parco di Villa Reale a Monza.

#7 Il cibo

Credits: @chef__pier
Risotto alla milanese

L’Italia è la patria del buon cibo e una volta giunti nel BelPaese qualsiasi straniero vorrà degustare alcuni dei suoi piatti tipici. Anche a Milano la gastronomia è un must e da provare assolutamente ci sono: il vero risotto alla milanese, la cotoletta, la cassöla e, a Natale, il panettone. Senza essere troppo sofisticati, già durante il classico aperitivo milanese si possono degustare le specialità della città.

#8 La sua scena musicale

Credits: @collederfomento.official
Alcatraz

Milano è una città per tutti anche per quanto riguarda la musica che offre. Se si vuole ascoltare qualcosa di classico c’è la Scala, ma non mancano i concerti rock all’Alcatraz o i DJ set al Tunnel. Altro punto forte della città è proprio la sua movida.

#9 Una combinazione perfetta tra vecchio e nuovo

Nonostante l’importanza storico-artistica di alcuni edifici, a Milano l’inserimento delle nuove architetture non stona mai.

#10 I milanesi

Uniplaces sorprende inserendo il popolo milanese come ultimo buon motivo per studiare a Milano. Il milanese basta conoscerlo, perché, nonostante si dica sempre che è freddo e altezzoso, in realtà è generoso e rispettoso.

Fonti: voglioviverecosiworld.com

Continua la lettura con: Le SUPERSTIZIONI UNIVERSITARIE a Milano: a volte studiare non basta

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

 

La SPIAGGIA più nascosta e incredibile del MONDO

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Credits: puertovallarta.net

Per gli amanti della tranquillità e di posti prevalentemente inesplorati, esiste una spiaggia chiamata Hidden Beach, o Playa del amor, che promette una vacanza da sogno all’insegna del romanticismo e dell’avventura. Ma dove si trova questo luogo così magico?

La SPIAGGIA più nascosta e incredibile del MONDO

# Una GEMMA nell’oceano Pacifico

Ci troviamo al largo della costa di Puerto Vallarta, in Messico, nel cuore dell’arcipelago centroamericano di origine vulcanica. Più precisamente sull’isola Marieta, una piccola gemma nascosta dal resto del mondo, ma ben conosciuta tra turisti e amanti di luoghi poco abitati. L’accesso è garantito solo dopo aver ottenuto un’autorizzazione dalle autorità del posto e attraversato un tunnel lungo 80 metri, ma superati questi due “scogli” si potrà godere di una meravigliosa spiaggia di sabbia bianca e un mare cristallino da far invidia al mondo intero.

Isla Marieta dall'alto
credits: ig @vallartafindandlive

# L’isola racchiusa all’interno di un CRATERE vulcanico

Il soprannome di Hidden Beach le è stato assegnato proprio per la sua posizione difficile da raggiungere e perché praticamente invisibile dall’esterno. Infatti, questa piccola isola si è formata proprio all’interno di un cratere vulcanico, forse per l’intensa attività vulcanica avvenuta secoli fa, che la nasconde e protegge la sua bellezza incontaminata. Il governo messicano ha dichiarato l’isola Marieta, grazie alle continue ricerche e sforzi degli scienziati, biologi marini e dell’esploratore Jacques Cousteau, un parco nazionale protetto contro la pesca, la caccia e altre attività umane che potrebbero danneggiarla. Per questo motivo l’accesso all’isola è controllato e ristretto a poche persone alla volta.

Credits: ig @goregv

# La playa del AMOR

Una meta estremamente suggestiva e romantica per le coppie per il suo essere così appartata, ma anche divertente e intrigante per gli appassionati di snorkeling. Infatti, in queste acque cristalline ci si può immergere per osservare la fauna marina, coralli, bellissime tartarughe marine, razze e, se si è fortunati, si possono anche scorgere i delfini.

Impossibile non innamorarsi di questo piccolo angolo di paradiso.

Credits: ig @goregv

Fonte: greenme

 

Continua la lettura con: Le migliori SPIAGGE raggiungibili in poco tempo da Milano

SELENE MANGIAROTTI

Leggi anche: Pesce vegetale: dopo la carne “finta”, anche il pesce diventa vegano

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Il sogno di Kohler: MILANO come NEW ORLEANS

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New Orleans. Credits: @cornernotesnola IG

Raffaele Kohler, la sua swing band e soprattutto la sua tromba, suonano di nuovo la carica a Milano «Sogno una Milano come New Orleans!!!». Vediamo in cosa consiste la proposta del grande musicista. 

Il sogno di Kohler: MILANO come NEW ORLEANS

La storica performance di Kohler durante il lockdown

Foto: Andrea Cherchi (c)

Marzo 2020, zona 8 Milano, ore 18:00, primo, terribile lockdown.
In giro non c’è nessuno, è una giornata tiepida, le ore di luce si allungano su una città ferita.
Raffaele Kohler prende la sua inseparabile tromba e inizia a suonare “Oh mia bela Madunina” dalla finestra aperta del suo studio.
Suona così forte, quasi a voler scacciare la paura, che lo sentono fino in capo al mondo. Il video postato sui social fa il giro del pianeta e viene visto e sentito da milioni di persone. Diventando un imperdibile appuntamento quotidiano, in diretta Facebook tutti i giorni alle 18:00, per darsi carica e darla agli altri.

Mi piace pensare che sia stato merito di Raffaele Kohler, se i media mondiali hanno iniziato a interessarsi agli appuntamenti quotidiani delle 18:00, per raccontare l’altra faccia del lockdown italiano. Un atto generoso ma molto semplice, uno dei pilastri della milanesità

«Sogno una Milano come New Orleans!!!»

Credits: Antonio Manzo (da Fan Page Kohler)

Giugno 2021, l’ora dell’aperitivo, Milano.
In una città che torna piano piano alla strameritata normalità, la creatività di Raffaele Kohler diventa dirompente e – sempre dalla pagina Facebook “Raffaele Kohler Swing” Raffo suona la carica:

«Sogno una Milano come New Orleans!!!

Così spiega il musicista:

Secondo me la musica dal vivo sarà l’ago della bilancia per le prossime elezioni comunali e superata questa pandemia Milano potrà diventare una delle città più belle e interessanti del Mondo se si investirà proprio su questo.

Cosa ne pensate?»

Il senso della proposta: una Milano con concerti open air diffusi

Milano è una città con uno swing particolare. La città va veloce perché ha un groove tutto suo che scandisce tempi e ritmi.
La musica è sempre presente, immancabilmente accompagna tutta la giornata, dal risveglio alla nanna.
Dopo tutto Milano è la città di Piano City, format nato e testato qui, il cui  successo è stato “esportato” in numerose altre città.

Inoltre è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per ripartire e, in questa città, nessuno si tirerà indietro. 
Il DNA di Milano è questo, è la città al vertice dell’industria musicale italiana; l’inconfondibile impronta genetica dei milanesi, di nascita o per scelta è questo: siamo nati pronti!

# Dai commenti al post emerge l’anima swing di Milano

musica diffusa

Quali sono i commenti al post di Raffaele Kohler? La proposta sta raccogliendo, giustamente, molti consensi. 
A.F. dice subito « Musica, arte, cultura! Solo così ci si può sentire vivi e pensanti!» Oppure E.B. che tuona «Meno dj più spartiti e strumenti»

C’è chi rilancia portando ad esempio altre realtà, come G.G. « Penso che sia un’idea geniale.. Sogno una Milano in stile “ASCONA”, soprattutto nei mesi estivi, con concerti diffusi e permanenti e band internazionali che ricreano lo spirito new Orleans», proponendo inoltre la creazione di una petizione su una delle piattaforme online più utilizzate dal basso.
Oppure come C.D.B. « Io sogno l’Irlanda, le live session, l’improvvisazione, il piacere dei musicisti che si incontrano e coinvolgono il pubblico nel gioco (to play) e nel piacere dello stare insieme…»

Sebbene tutti consapevoli delle difficoltà del momento, che si aggiungono a quelle storiche/burocratiche, che sembrano servire più a disincentivare la musica dal vivo, A.L si fa portavoce del bisogno di spazi per la musica dal vivo, per dare finalmente un senso a quanto vissuto a Milano fino adesso: «Forse questo potrebbe essere il momento giusto per favorire e incentivare la musica dal vivo. Speriamo che qualcuno lo capisca».
In attesa che questa voce venga ascoltata, almeno a Milano, S.G non nasconde l’atteggiamento forse troppo remissivo di alcuni colleghi che hanno accettato tutte le restrizioni quasi senza fiatare «Magari! Al momento non mi sembra che la politica ci prenda in considerazione. Ci trattano alla pari di giullari di corte», dando un giudizio proprio sulla remissività.
C’è anche chi scherza, parafrasando sulle prossime elezioni comunali, come P.M. «Cioè dovremo votare per il candidato che suona meglio?»

# La politica avrà orecchio?

Ho scelto di chiudere con il commento di P.M. non per addossare responsabilità particolari alla giunta in carica, ma solo perché tutti i musicisti che hanno commentato mettendoci la faccia, non si sentono sufficientemente tutelati dalla classe dirigente attuale.
Tra le righe dei commenti ne esce una categoria di professionisti mai vinti, mai rassegnati, ma consapevoli che la società attuale non è abbastanza matura da considerare la loro arte come una professione.
La colpa è della comunicazione che la politica ha fatto circa la loro professionalità: “lavoratori non essenziali”, “quelli che ci fanno divertire”, le tasse, le pratiche burocratiche cartacee o i balzelli per la musica dal vivo.
Gli artisti milanesi, dopo aver rispettato le condizioni disumane imposte per gestire (male) l’emergenza sanitaria, si aspettano dalla politica e dalla cittadinanza un atto coraggioso, per incentivare la ripresa. Come si è fatto con i dehor dei locali, si meritano una sospensione temporanea di tutti gli impedimenti burocratici che scoraggiano i proprietari dei locali a ingaggiare le esibizioni di una jazz band, un DJ set, un gruppo rock.

Adesso è il momento di non lasciare nulla di intentato, fare di tutto e di più per aiutare queste donne e questi uomini a riprendere in mano gli strumenti musicali e le proprie vite, per far loro capire che ne usciremo migliori, più maturi, considerandoli essenziali perché “ci fanno divertire e appassionare”.

Io l’ho fatto, di lavorare al servizio di quanti usufruiscono di uno spettacolo, pagando il biglietto. Ed è bellissimo, quando a fine spettacolo il pubblico esce sorridente, soddisfatto e migliore. E questo succede sempre.
La responsabilità che si prende questa categoria, non è solo passione. La passione semmai ti aiuta a sconfiggere una pressione che non tutti possono affrontare.
Ma soprattutto per gli artisti, c’è tanto studio, sacrifici e amore per l’arte e per il pubblico.
Ascoltiamoli dal vivo perché ne abbiamo bisogno, ma ascoltiamoli anche quando – per una volta – chiedono il nostro sostegno dopo che sono stati da messi da parte come roba vecchia.
Sono tra i pochi che hanno capacità visionarie e scalpitano con energie positivissime per portarci fuori da questo incubo.

Continua la lettura con: L’irresistibile voglia di musica di Milano

LAURA LIONTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 È FINITA la PACCHIA: tornano Area B, C e i parcheggi a pagamento. Ecco da quando e quali sono le nuove regole

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Dopo lo stop causa covid per favorire gli spostamenti con il mezzo privato e limitare quelli con i mezzi di trasporto pubblico, nei prossimi giorni vengono riattivate Area B e C e tornano i parcheggi a pagamento. Vediamo quando e con quali regole.

È FINITA la PACCHIA: tornano Area B, C e i parcheggi a pagamento. Ecco da quando e quali sono le nuove regole

#1 Area B: dal 9 giugno ritorna operativa la Ztl più grande d’Italia

Il 9 giugno vviene ripristinata l’Area B, un circuito di 145 telecamere che circonda di fatto tutto il perimetro della città, 55 subito in funzione, altre 43 installate durante l’anno. Nella più grande Ztl d’Italia dalle sarà vietato l’ingresso ai veicoli diesel euro 0, 1, 2 e 3, benzina euro 0 e 1 e a tutti i mezzi superiori a 12 metri di lunghezza, dalle 7.30 alle 19.30 dal lunedì al venerdì, festivi esclusi. Ogni accesso non consentito sarà sanzionato.

#2 Area C: la Ztl del centro storico riattivata il 9 giugno. Escluse alcune deroghe, chi entrerà dovrà pagare un ticket di 5 euro

Credits: @milano_gaseluce IG

Da mercoledì 9 giugno si riattiva anche Area C, la Ztl che ripristina il divieto di accesso e circolazione per i veicoli più inquinanti nel centro della città di Milano. Nel dettaglio non potranno girare in città i veicoli diesel euro 0, 1, 2, 3 e 4 e benzina euro 0 e 1 dalle 7.30 alle 19.30, festivi esclusi, pena sanzione amministrativa. Potranno entrare invece liberamente: i veicoli elettrici, ciclomotori e motoveicoli, alcuni modelli di veicoli ibridi, i mezzi appartenenti alle forze delle ordine e agli enti istituzionali e chi ha deroghe particolari. liberamente. Tutti gli altri dovranno pagare un ticket di 5 euro, i residenti del Municipio 1 avranno 40 accessi gratuiti, tariffe ridotte per chi sosta nei silos. Per veicoli destinati all’autonoleggio con conducente superiori a 9 posti il costo del ticket varia dai 40 ai 100 euro.

#3 Le strisce gialle ritornano ad essere riservate ai residenti, le strisce blu a pagamento

Sempre il 9 giugno gli stalli gialli destinati ai residenti torneranno ad essere riservati, mentre ritorneranno a pagamento le aree di sosta delimitate da strisce blu con il ripristino del servizio di controllo del divieto di sosta in occasione della pulizia delle strade.

La nota di Palazzo Marino sulle deroghe per gli operatori sanitari: “Resteranno in vigore deroghe specifiche per persone che operano nel settore sanitario e sociosanitario dell’emergenza e si manterrà la sospensione di Area B per i diesel euro 4 fino a nuovo provvedimento, in coerenza con il provvedimento assunto dalle Regioni del bacino padano“.

# Le motivazioni della riattivazione delle Ztl e le critiche dell’opposizione

L’assessore ai trasporti Marco Granelli ha spiegato la scelta della riattivazione delle Ztl e del ripristino della sosta a pagamento: “Dall’entrata della Lombardia in zona gialla, i dati del traffico privato in città hanno subito un progressivo aumento: rispetto al 2019 l’indice di congestione è superiore del 47%, mentre gli ingressi in Area C dei veicoli soggetti a pagamento sono superiori del 37%. Riaccendendo Area B e ripristinando Area C alla conclusione dell’anno scolastico, si eviteranno conseguenze sul livello del trasporto pubblico.”

Il capogruppo di Fratelli d’Italia Andrea Mascaretti esprime il suo dissenso sulla scelta della maggioranza: “Sono contrario ad Area B, che rappresenta un divieto iniquo, e ad Area C, che rappresenta una tassa iniqua, utile solo a far cassa per il Comune. Avevo chiesto che restassero sospese fino al dichiarato raggiungimento dell’immunità di gregge, invece continua a prevalere il desiderio della Giunta di spremere i cittadini milanesi.” L’esponente dell’opposizione sostiene che si tratti di politiche che non producono risultati impattanti sul miglioramento dell’ambiente: “Sono politiche inutili dal punto di vista ambientale, dove sarebbe opportuno invece realizzare una vasta rete di colonnine per la ricarica elettrica in tutta la Città e soprattutto garantire un’alimentazione da fonti sostenibili”. 

Continua la lettura con: Via ai lavori per Viale ZARA a una SOLA CORSIA. Esplodono le polemiche: “Fermiamo questa ennesima follia”

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Pala Italia a Santa Giulia, il Comune di Milano potrà usare l’Arena olimpica 2 giorni l’anno

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Ikea sviluppa Höga, l’AUTO elettrica che possiamo MONTARE da soli (video del concept)

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Credits: https://www.tomshw.it/

Ikea ci ha oramai abituati a nuovi e rivoluzionari prodotti ma quello che non ci si aspettava è che potesse prevedere di vendere tra i suoi scaffali, in un futuro prossimo, una automobile. 

Ikea sviluppa Höga, l’AUTO elettrica che possiamo MONTARE da soli (video del concept)

https://youtu.be/X6U2v7i3yDs

# 400 pezzi da assemblare in una forma insolita

Da un’idea del designer statunitense Ryan Schlotthauserin, in collaborazione con la Renault, è in fase di sviluppo una vettura che sarà composta da poco meno di 400 pezzi da assemblare per potersi poi metter al volante pronti a qualunque spostamento. Sarà un modello versatile, pensato per qualunque esigenza, mosso da un motore elettrico e con una forma decisamente insolita con i suoi 230 centimetri di altezza e 180 di lunghezza.

# Il precedente: il New York Taxi di Giugiaro

Per i cultori della storia automobilistica la memoria va alla concept car New York Taxi, progettata dalla italdesign di quel genio di Giorgetto Giugiaro. Sviluppata sullo chassis del furgone F12 Alfa Romeo la vettura prevedeva un telaio base al quale abbinare diversi allestimenti e, soprattutto, era studiata per poter ospitare fino a 6 passeggeri anche con difficoltà motorie oltre che velocipedi e altro ancora senza che i passeggeri dovessero compiere particolari evoluzioni per salire e scendere dal mezzo. Questa premessa è doverosa perché, senza togliere alcun valore al progetto franco-svedese, va riconosciuta l’originalità, anche relativa, dei disegni di Giugiaro.

# “Höga”: prezzo e caratteristiche

Tornando alla vettura IKEA per la quale è stato scelto il nome “Höga” che nella lingua scandinava vuol dire alto, pare avrà un prezzo al pubblico di 5300 euro, decisamente economica rispetto a qualunque vettura, specie se propulsa con motore elettrico e sempre che si decida di produrla, cosa al momento non data per scontata.

Si prevede venga consegnata in una scatola in legno di circa un metro di altezza il cui peso al momento non è indicato, e probabilmente la parte relativa alla funzione meccanica sarà un unico blocco già montato. La vettura si presterà perfettamente per uso privato ma anche per il car sharing data la versatilità d’utilizzo.

# Stile Bauhaus

Certamente la filosofia del mezzo ha una notevole influenza della corrente Bauhaus, famosa in terreno teutonico tra il 1920 e la fine del 1933 per il suo stretto legame con il razionalismo e il funzionalismo. Inoltre, tipico di IKEA, sposa la praticità portata spesso all’estremo anche se, in questo caso e come già accennato, si eviterà di far applicare oltre misura i clienti montando pezzi di motore o ingranaggi vari servendo la base del veicolo già completamente assemblata.

Continua la lettura con: le mini case di Ikea

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Renault e IKEA lavorano a Höga, la macchina elettrica che ti puoi montare da solo

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BUSTO ARSIZIO, l’alternativa di MILANO?

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Credit: malpensa24.it

Busto Arsizio: una città data per scontato da chi, come me, ci vive ma anche una buona alternativa a Milano.

Così nasce “Il bello di vivere a Busto”, la campagna pubblicitaria per attrarre nuovi residenti, investimenti e imprese in città, ma soprattutto per portare qualche milanese via dal capoluogo meneghino. Riuscirà nel suo intento?

BUSTO ARSIZIO, l’alternativa di MILANO?

# Sulle strade di Milano “Il bello di vivere a Busto”

Credit: malpensa24.it

Busto Arsizio, comune in provincia di Varese, ha deciso di farsi sentire. Come? Facendo una campagna pubblicitaria coi fiocchi.

L’obiettivo è attrarre nuovi residenti, investimenti e imprese in città ma soprattutto proporsi come alternativa a Milano, da cui dista all’incirca una trentina di chilometri.

Così, dai giorni scorsi per mano del comune di Busto, nelle strade del capoluogo meneghino sono comparsi ben 270 cartelli pubblicitari con i claim “Busto Arsizio, la tua nuova città su misura”, “Busto city to live”, “Busto city to love”. 

Nei poster affissi per Milano vengono evidenziate i punti di forza della città di Busto: scuola, sport, collegamenti, cultura ed edilizia residenziale.

# Busto, l’alternativa a Milano?

Credit: milanotoday.it

L’obiettivo è promuovere la città e le sue eccellenze al di fuori del territorio comunale.

Il sindaco Emanuele Antonelli ha spiegato che l’iniziativa ha radici nel bando AttrAct che regione Lombardia e Unioncamere hanno lanciato.

Lo scopo è valorizzare l’offerta territoriale e promuovere, in Italia e all’estero, l’opportunità di localizzazione e investimento nel territorio lombardo.

L’amministrazione ha partecipato al bando e ha ottenuto un finanziamento per realizzare un piano di marketing in cui era evidenziata la necessità di creare un’immagine distintiva e forte della città di Busto Arsizio, che la legasse alla città di Milano, ma ne evidenziasse le peculiarità come la qualità della vita e il livello dei servizi.

Busto non sarà bella come Milano ma ha sicuramente dei vantaggi: i costi nettamente inferiori al primo posto, ma anche la vicinanza con Malpensa (da cui dista solo due fermate di treno).

# “Busto la tua nuova città su misura”

La campagna sta dando i suoi frutti.

Dall’hashtag #ilbellodivivereabusto e si è arrivati al claim attuale “Busto la tua nuova città su misura”, che indica invece la volontà di condividere i vantaggi di vivere a Busto con altri potenziali cittadini.

Il progetto sta prendendo velocemente forma e se andrà come previsto, premendo l’acceleratore sulla comunicazione, tutti inizieranno a vedere i vantaggi di Busto Arsizio come possibile città in cui trasferirsi.

Questo tipo di investimento è usato molto all’estero perchè va a gravare in minima parte sul bilancio e può avere un ritorno economico molto forte in futuro che gioverà a tutti i cittadini.

Busto sembra essersi candidata come alternativa a Milano, ma chi la conosce davvero? Scopriamo insieme qualche segreto.

# I segreti di Busto Arsizio

Credit: @dilecippy

“Benvenuti a Büsti Grandi”, che con i suoi 83mila abitanti è uno dei comuni più popolati della Lombardia.

Famosa per il suo dialetto antico e molto marcato, la città di Busto Arsizio ha qualche asso nella manica, prime tra tutti le due chiese nel centro pedonale: la Basilica di San Giovanni Battista e quello di Santa Maria di Piazza.

Busto Arsizio è anche la città delle cascine: ce ne sono 80, in gran parte risalenti al sette-ottocento, con prodotti locali e l’atmosfera di un tempo.

Con qualche esempio di stile liberty per le sue vie e una squadra di pallavolo femminile tre le più forti in Italia, Busto non sembra poi così male.

Riuscirà a portarsi a casa qualche milanese?

Fonti: milanotoday.it

Continua la lettura con: BUSTO ARSIZIO, l’incognita lombarda: 10 buone ragioni per scendere una fermata prima sul malpensa express

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Crisi economica post Covid nelle vie dello shopping di Milano: il cimitero dei negozi

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Le 10 cose di MILANO di cui i milanesi sono più ORGOGLIOSI

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Credits: Andrea Cherchi

Il milanese non ama esprimere apertamente le sue emozioni. Però quando lo stimoli sull’argomento è in grado di tirare fuori delle chicche che gli fanno gonfiare il petto.

Le 10 cose di MILANO di cui i milanesi sono più ORGOGLIOSI

 #1 Fuorisalone

Fuorisalone 2019. Credits: @licialupelli (INSTG)

Per una settimana Milano è il centro del mondo. Nessuno sa che cosa ci sia di preciso ma tutti vanno in giro per la città.
L’avventore tipico del fuorisalone è una persona non particolarmente interessata al design, ma non riesce a resistere a una settimana di inaugurazioni continue. Quindi si improvvisa esperto. Anche se manca da tempo, il milanese non vede l’ora di ritornare al centro del mondo. 

#2 La Scala

Credits: operaincasa.it – Le tende dei palchi

Il milanese scopre l’esistenza della Scala il giorno della prima. E quel giorno lì prova un desiderio irrefrenabile di parteciparvi. Il resto dell’anno comunque il milanese considera la Scala come il gioiello da mostrare nelle occasioni speciali. 

#3 San Siro

In realtà si chiama Meazza ma i milanesi lo chiamano San Siro. Di culto nelle partite serali il buffet riservato a chi ha i biglietti top o agli imbucati del Comune. È uno degli stadi più affascinanti del mondo quando è pieno, e uno dei più tristi quando è vuoto. Come ci siamo accorti nell’ultimo anno. 

Leggi anche: Steven Zhang vende l’Inter? La fuga è sempre più vicina

#4 La moda

credit: milanopocket.it

È l’opposto del Fuorisalone. Sono tutti eventi molto chiusi, ristretti agli addetti ai lavori. Per la maggioranza dei milanesi la moda coincide, nei periodi normali, con settimana di traffico e di gente isterica. Però ogni milanese si sente trend setter e ama che nel mondo la sua città sia considerata la top model della moda.

#5 Il Castello Sforzesco

credit: eventbride.it

Ospita un sacco di musei che nessuno ha visto, a parte la Pietà Rondanini. A Milano si dice che sia il più grande castello al mondo in pieno centro della città. Piace anche perchè simboleggia la grande Milano, quella di Ludovico il Moro e di Leonardo da Vinci. Altro vanto dei milanesi pur non essendo di Milano. 

#6 Il Duomo

È la più grande cattedrale gotica del mondo. Piace più andarci sopra che dentro.

#7 Il tram

credit: clubmilano.net

Odiato e amato. E’ stato venduto anche a San Francisco. È lentissimo, fa rumori insopportabili, imbottiglia il traffico però guai a toglierlo.

#8 La metropolitana

Credit: metronews.it

Fa ridere che la linea 5 sia stata fatta prima della linea 4. Però è un grande motivo di orgoglio dei milanesi, anche se le sue stazioni sono spesso buie e anonime se confrontate con quelle delle altre città europee. Però basta andare a Roma per capire quanto siamo fortunati.

#9 I grattacieli di Porta Nuova

Credits: https://initalia.virgilio.it/

Prima di costruirli sono stati stracriticati, ma ora Milano li ha adottati e sono diventati il nuovo centro di gravità del passeggio cittadino. Anche perché sorgono su una piazza che si estende con una spazialità unica per la città. Negli ultimi anni si assiste all’arrembaggio di CityLife, nuovo centro di ammirazione dei milanesi per la loro città. 

#10 I milanesi

Alla fine il gran vanto dei milanesi è per loro stessi. Milano ha questa dote: la magia di trasformare chi ci viene a vivere in qualcosa di unico e straordinario. Fa rendere ognuno al meglio di sé. E questo modo di vivere e di pensare si trasforma in una mentalità che contagia chiunque ci abbia vissuto. Tanto che chi è stato a Milano rimane milanese a vita. 

Continua la lettura con: Le 7 qualità del milanese vero

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L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: perchè si chiamano così? La strada per arrivarci

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Nuovo grido di allarme. Troppi turisti: le «Maldive di Milano» sono di nuovo in pericolo. Vediamo dove si trovano e che cosa sta succedendo. 

Leggi anche: Invasione post-lockdown, le «Maldive di Milano» corrono ai ripari

L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: perchè si chiamano così? La strada per arrivarci

Nella Valle Verzasca sono di nuovo in difficoltà. Il successo proviene sia da turismo svizzero che da italiani che ormai considerano la valle come le “Maldive di Milano”. La riapertura delle frontiere e l’allentamento delle restrizioni ha riportato l’allarme rosso nella valle. Urge porre rimedio. 

Credit: https://www.cdt.ch/ticino

Posa di una segnaletica informativa, agenti di sicurezza 7 giorni su 7 a Lavertezzo, con potenziamento durante il fine settimana, per favorire la fluidità del traffico, la funzionalità della piazza giro bus nella stessa località e la sicurezza in generale. A fine giornata posizionamento di un agente di sicurezza all’imbocco della strada cantonale della valle Verzasca a Gordola. Queste le misure adottate per far fronte all’incremento dei turisti. Basterà? Ma da dove nasce questa fama ormai quasi leggendaria?

https://www.ticino.ch/

Perchè “Maldive di Milano?”

Le «Maldive di Milano» erano state ribattezzate così qualche anno fa per il colore dell’acqua che richiama quello della celebre meta balneare dell’Oceano indiano.

Le pozze verzaschesi erano state definite dai social network le «Maldive di Milano» per la colorazione verde mare, attirando migliaia di visitatori soprattutto dall’Italia.

Per arrivarci da Milano questa è la strada:

Continua la lettura con: le spiagge di Milano

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Qual è lo scopo dell’umanità?

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Credit: skuola.net

La sensazione è che l’essere umano spesso faccia le cose senza sapere qual è l’obiettivo.
Ancora di più sembra che a non sapere qual è l’obiettivo siano proprio i governanti e chi dovrebbe avere la responsabilità su intere comunità.

Nella preistoria l’obiettivo dell’umanità era molto chiaro: la sopravvivenza della specie.
Sopra questo obiettivo primordiale si sono poi costruite una serie di sovrastrutture. Ad esempio nei periodi di guerra si giustificava la perdita la vita in nome di idee come la patria o la libertà.

Le religioni hanno inserito degli obiettivi soprannaturali, come l’attesa di una ricompensa dopo la vita, che hanno oscurato l’obiettivo della sopravvivenza.
Lo stesso fanno le ideologie che possono anche inserire delle contraddizioni rispetto al fine primordiale.

La sopravvivenza di ogni specie passa attraverso una sua evoluzione, non esiste in natura una stasi come ha dimostrato Darwin.
Per dare un senso compiuto all’obiettivo della sopravvivenza della specie bisogna capire che l’essere umano ha anche una dimensione sociale e metafisica.

La sopravvivenza della specie umana passa attraverso la sua evoluzione in coerenza con la società e con la natura, interna ed esterna.
Ogni obiettivo di qualsiasi legge e di qualsiasi potere dovrebbe essere ricondotto a questo punto fondamentale, senza il quale non esisteremmo.

Leggi anche: La religione dell’informazione

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Il PARCO ORBITALE: realizziamo a Milano il parco urbano più GRANDE del MONDO?

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Dopo anni di gestazione è il momento di fare accendere la luce verde a una delle idee più rivoluzionarie concepite a Milano negli ultimi anni. Si tratta del Parco Orbitale, progetto di Giacomo Biraghi, che ha vinto diversi premi, tra cui la prima edizione di Expop evento organizzato da Vivaio. Un progetto che è stato scimmiottato, sminuito, abbozzato, ma mai realizzato. Per un motivo soprattutto: la mancanza di coraggio. Ecco in che cosa consiste e perchè è il momento di farlo. 

Il PARCO ORBITALE: realizziamo a Milano il parco urbano più GRANDE del MONDO?

il progetto di parco orbitale

Il Parco Orbitale può nascere federando la cintura verde dei parchi attorno a Milano, come Parco Agricolo, Parco Nord, Parco Lambro, Forlanini, Trenno e altri, per formare così uno spazio unitario che rappresenterebbe per dimensioni il più grande parco urbano del mondo, con circa 72 chilometri di conferenza.

Già Milano ha un parco periurbano gigantesco, tra i più grandi del mondo. Quello che serve è una visione unitaria, un po’ quello che manca alla nostra città e al nostro Paese. Questi sono i passi per fare diventare realtà un progetto di così grande impatto e a costi irrisori. 

#1 La straorbitale

Credits: bici.milano.it

Corsa a piedi o in bicicletta lungo tutto la circonferenza del parco (72 chilometri). Il progetto originario di Biraghi è stato in parte ripreso da Abbracciami che unisce con una ciclabile l’area attorno alla città. 

Leggi anche: La Straorbitale diventa realtà (anche se con un altro nome)

#2 Rinominare le mappe di Milano

Le mappe di Milano sopra i singoli nomi dei parchi dovrebbero recare la dicitura di “parco orbitale”. Un po’ come la Lombardia mette insieme tutti i comuni della regione. Tutte le aree verdi devono essere presentate sotto lo stesso nome

#3 Il sito internet e la personalità istituzionale

Occorre un sito internet dia visibilità a tutte le iniziative realizzate nell’area del parco orbitale. Al tempo stesso bisogna creare un’istituzione che rappresenti il parco orbitale con compiti di supervisione e soprattutto di comunicazione. 

#4 Infrastrutture

Parco Lambro – Andrea Cherchi.jpg

Già è in fase di completamento un pista ciclabile che copra l’intero parco, con tunnel e cavalcavia per superare i punti di incrocio stradale. Ma occorrono altri punti di collegamento, aumentare la creazione di aree verdi dove non ci sono abbastanza per dare continuità al parco. Si dovrebbero poi inserire elementi di identità lungo il parco. Tra le idee emerse negli anni c’è quella di realizzare il safari d’artista, inserendo animali di grandi dimensioni, opere realizzate da diversi artisti, che consentirebbero alle persone di rendere più avvincente la visita del parco e di renderlo riconoscibile anche a distanza.

#5 Comunicarlo

Il parco orbitale deve diventare un elemento identitario di Milano. Uno dei suoi punti di forza e di attrazione, non solo per i milanesi. Occorre organizzare una campagna mondiale per far sapere che è nato il parco urbano più grande del mondo. Un parco destinato a stupire grazie alla incredibile creatività della città. 

Leggi anche: Recovery plan di Sala a confronto con quello di Milano Città Stato

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La “FERROVIA DEI DUE MARI” si farà? Così il centro Italia potrebbe cambiare volto

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L’obiettivo: collegare i due versanti opposti del centro Italia, la regione Marche a Roma, con fermate in molti punti di collegamento con il resto dell’Italia e dell’esterno. Ma il progetto della Ferrovia dei Due Mari sta già avendo qualche problema.

La “FERROVIA DEI DUE MARI” si farà? Così il centro Italia potrebbe cambiare volto

# Il progetto: 80 chilometri per tagliare l’Italia

Credits: marchenews24.it
Ferrovia dei Due Mari

L’idea di poter collegare la Regione Marche al Lazio è nata già da qualche anno e portata avanti, ad esempio, dal Comitato “Un Treno per Roma” e la sezione “Italia Nostra” di Ascoli Piceno. Si potrebbe dire nessuna particolare difficoltà, si tratta infatti di realizzare una “semplice rete ferroviaria” di 70-80 km che in primis potrebbe collegare Ascoli Piceno ad Antrodoco, passando anche per alcuni comuni colpiti dal terremoto del 2016. Un progetto facile ma che avrebbe un ritorno molto importante.

La realizzazione della “Ferrovia dei Due Mari “ avrebbe un ruolo importante per l’economia e le infrastrutture della zona, ma soprattutto nello sviluppo del turismo nel centro Italia. Se il punto di partenza non sembra così ambizioso, l’obiettivo finale è quello di collegare, oltre i due mari, anche quelle zone e paesi che altrimenti vedrebbero il loro declino: Arquata, Amatrice, Norcia e le principali città d’arte del centro; per poi arrivare al capolinea: Roma.

# Il solito, classico problema

Credits: it.m.wikivoyage.org
Stazione di Rieti

Altro cardine del progetto è il collegare Rieti a Roma, unica città così vicina alla Capitale ma che non ha un collegamento diretto. Infatti, a completare l’opera della Ferrovia dei Due Mari, altro tratto importante, in aggiunta a quello di Ascoli Piceno-Antrodoco, c’è Passo Corese-Rieti.

Tuttavia si riscontra un problema abbastanza grande da far venire il dubbio che della “Ferrovia dei Due Mari” rimanga solo l’idea e il progetto. Lo studio di fattibilità per la linea ferroviaria Ascoli Piceno-Antrodoco vede possibile la sua entrata nell’ambito dei lavori sull’aggiornamento del Contratto di Programma 2017-2021 tra il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e rete ferroviaria italiana; ma, per quanto riguarda Rieti, nonostante l’intervento risulti inserito nel contratto di programma 2017-2021 nel Piano Commerciale di RFI, i fondi per la realizzazione dell’opera non sono stati assegnati.

Ma, lamenta Il Messaggero, senza fondi, come si fa ad andare avanti?

Continua la lettura con: 🛑 In partenza da MILANO i nuovi TRENI DEL MARE: ecco quali sono

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 Per i politici romani la RAI è “cosa nostra”: NO al centro produzione a Milano. L’IRA dei leader politici milanesi

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Il centro di produzione a Milano dovrebbe essere al Portello. Credits: http://www.chetvfa.it/

Sembrava cosa buona e giusta. Un centro di produzione della RAI a Milano. Pronta anche la sede: al Portello. E invece, per Roma la Rai non deve perdere pezzi per altre parti d’Italia. Men che meno per Milano. Come avevamo scritto in questo articolo, i politici della capitale sono uniti a dire no a qualunque distaccamento della Rai a Milano. Arriva la reazione del leader politici milanesi. 

Leggi anche: La Saxa Rubra del Nord? I candidati sindaco di Roma dicono no a Milano

Per i politici romani la RAI è “cosa nostra”: NO al centro produzione a Milano. L’IRA dei leader politici milanesi

A Roma la politica fa quadrato e se prima erano in tre a ballare questo Hully Gully, in poche ore si è creato un vero e proprio asse della politica romana, pronta a difendere Saxa Rubra dall’assedio dei barbari longobardi.
Non ci sta Beppe Sala che, intervistato in occasione della solenne ricorrenza del 2 giugno, festa della Repubblica, risponde con l’istinto del manager. Non senza tradire la propria incredulità.

# Anche Zingaretti contro un centro di produzione RAI a Milano

Il sindaco di Milano cita Wolfgang Goethe, dichiarandosi «Senza parole» a commento dell’attacco anti Milano fatto dal Governatore del Lazio Zingaretti, in compagnia di tanti – forse troppi – sodali.
La pietra dello scandalo, se è concesso l’uso di questa espressione, è la delibera del Consiglio di Amministrazione RAI che prevede la realizzazione di un centro di produzione TV a Milano, nei pressi di Fiera Milano City, con la conseguente dismissione dell’uso degli studi di via Mecenate, che pesano sulle casse pubbliche di RAI, perché in affitto.

# Sala: la RAI «non è qualcosa di particolare che deve essere gestita per fini politici»

Credits: www.open.online

Come fanno notare il viceministro Alessandro Morelli e Beppe Sala, per una volta sullo stesso fronte, la RAI è un’azienda e come tale deve essere condotta. Il risparmio del canone di affitto degli studi milanesi attualmente in uso, è un vantaggio che rimarrà invariabilmente a bilancio aziendale, pronto per essere investito in altri rami e a disposizione per la crescita della RAI.

«In tutto il mondo, le aziende sono sempre alla ricerca di dare un servizio migliore. Fino a prova contraria, la Rai è un’azienda. Ha il dovere di efficientare la sua organizzazione e di dare un miglior servizio», dice Sala.
Ricordiamo che la RAI ha una grande sede a Milano, vi lavorano diversi dipendenti tra tecnici, autori, produttori e dirigenti. Immobilizzare tutte queste risorse impedendo loro di produrre, in nome di una artificiale “centralità” di Saxa Rubra, è qualcosa che rasenta lo spreco dei conti pubblici, ovvero una stortura del diritto societario, perché i dirigenti pubblici e privati hanno l’obbligo di condurre le aziende seguendo il principio del “buon padre di famiglia”.
Il primo cittadino meneghino, seppure garbato, ci va giù pesantissimo, sottolineando che la RAI «non è qualcosa di particolare che deve essere gestita per fini politici», come emerge lampante dalle dichiarazioni congiunte pervenute dalla capitale.

# «Questa idea che c’è un’affinità elettiva tra la RAI e Roma e che questa cosa non si può toccare, è uno degli esempi per cui il nostro paese non riesce a progredire»

Beppe Sala si accoda a tutti quei milanesi che stanno seguendo la vicenda e sono ancora sotto choc per il duro attacco “contro la Saxa Rubra del Nord”.
Un atteggiamento inspiegabile, non esiste nessuna affinità elettiva, a parte quella sbandierata senza pudore per fini elettorali; non esiste nessuna proprietà politica ma solo un’azienda pubblica che senza queste scaramucce potrebbe essere una delle più belle realtà del settore. Come dichiara Beppe Sala «Questa idea che c’è un’affinità elettiva tra la RAI e Roma e che questa cosa non si può toccare, è uno degli esempi per cui il nostro paese non riesce a progredire».

Interviene ancora il vice ministro alle Infrastutture, Alessando Morelli sottolineando che «sulla vicenda dello spostamento della sede Rai al Portello stiamo assistendo a una tragedia in casa Pd che dimostra disinteresse per il bene pubblico. Sala invece sminuisce l’operazione a semplice spostamento di studi per non disturbare troppo il manovratore romano».

L’opposizione alla nuova sede RAI di Milano non è campanilismo. È la precisa fotografia di una parte dell’Italia, come sempre molto impegnata a difendere lo status quo dell’intero paese, usando la RAI come cartina di tornasole, più che come metafora. Anche un altra grande leader della politica milanese interviene nella polemica rincarando la dose.

# Letizia Moratti: «La Rai è nazionale. Ha un centro di produzione a Torino e un altro a Napoli. È giusto che la Rai abbia un polo anche a Milano, è impensabile che non ce l’abbia»

La politica milanese si fa trovare pronta, compatta, per fronteggiare questo duro attacco che sta svelando il dramma vissuto dalla politica romanocentrica.
Letizia Moratti, Presidente RAI dal 1994 al 1996, ricorda di aver varato «il progetto di rafforzare la sede Rai a Milano» quando era la numero uno di RAI, «è un progetto giusto, perché la Rai ha necessità di avere dei poli sul territorio. La Rai è nazionale. Ha un centro di produzione a Torino e un altro a Napoli. È giusto che la Rai abbia un polo anche a Milano, è impensabile che non ce l’abbia. Sono certa che queste polemiche verranno superate e che si potrà rapidamente dar corso a un progetto che rafforzi il sistema radiotelevisivo italiano sul territorio».

# Il vizio della politica romanocentrica: vedere Milano come un problema non come un valore aggiunto per il Paese

Invece di vedere la possibilità di utilizzare la creatività e l’innovazione di Milano per rilanciare la RAI, la città sembra un ostacolo. Ancora una volta da Roma Milano vista come un problema per il paese. 
Niente panico, perché i milanesi aspettano solo di poter contribuire alla ripresa della città, della regione e del paese, facendo semplicemente il proprio dovere. Senza dimenticare i diritti.
Perché se il centro di produzione RAI a Milano è una delibera di oggi, non dobbiamo dimenticare che è da oltre 20 anni che se ne parla, non è un aiutino di Stato, si deve fare senza se e senza ma.

# La risposta migliore: chiedere l’autonomia di Milano

La politica milanese, che in questa circostanza mostra i muscoli, dovrebbe imparare da questo episodio a difendere con orgoglio la città e i milanesi, una risorsa che tutto il mondo ci invidia.

Oppure basta parlare chiaro. Se Milano è un problema, la soluzione è già a portata di mano: due milanesi su tre desiderano per la città autonomia e potere pari a quello di una regione, un’autonomia che deve nascere nel solco della Costituzione, la più bella del mondo, quella che descrive l’Italia come “una e repubblicana”, non romana.
E se ce lo permettete, Saxa Rubra del nord è un’espressione che non ci appartiene. Per noi, quella è City Life, chiamatela col suo nome.

Continua la lettura con: La Saxa Rubra del Nord? I candidati sindaco di Roma dicono no a Milano

LAURA LIONTI

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SPAZIO, ultima frontiera: in arrivo le prime VACANZE tra le STELLE

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Credits: arksoft.it Birra e relax sulla Luna

“Seconda stella a destra, questo è il cammino”. Non c’entra l’Isola che non c’è con le nuove vacanze del futuro ma la direzione è quella: il cielo. Se qualcuno ama ancora i viaggi al mare e il relax e divertimento che ti regalano, alcuni invece vogliono provare qualcosa di nuovo e sognano di partire verso lo spazio. Il bello è che ora si può fare.

SPAZIO, ultima frontiera: in arrivo le prime VACANZE tra le STELLE

Sembrava impossibile, invece i viaggi nello spazio per studiare ciò che ci circonda sono ormai quasi all’ordine del giorno, quello che però stupisce è che sembrerebbe che anche persone “comuni” ora possano partire “direzione spazio”.

# Arriva il turismo lunare

Credits: arksoft.it
Birra e relax sulla Luna

Il turismo lunare non è poi così una novità, già nel 2001 infatti 7 turisti hanno potuto viaggiare nello spazio e soggiornare nella Stazione Spaziale in orbita sulla Terra. Non sono stati però gli unici pionieri di questa nuova forma di turismo: un ingegnere americano della Microsoft, infatti, fece una vacanza spaziale per ben 2 volte, sia nel 2007 che nel 2009. Il prezzo del biglietto? Un po’ caro. I viaggi sono stati organizzati dalla società statunitense Space Adventure al costo di 20 milioni di dollari per una settimana.

Ma se questo potrebbe essere definito come un “semplice soggiorno” su una navicella spaziale, già nel 2017 alcuni avventurieri hanno affrontato un viaggio itinerante orbitando intorno alla Luna e pagando 150 milioni di dollari. Per fare una vacanza spaziale la condizione principale rimane l’essere ricchissimi, un turismo molto esclusivo, ma che da quest’anno sembra esserlo un po’ di meno.

# 3 nuovi progetti per viaggiare nello spazio

Credits: ermesverona.it
camera hotel nello spazio

Come scrive proiezionidiborsa.it  da quest’anno partiranno 3 nuovi progetti che offriranno viaggi spaziali: Inspiration4 porterà 4 cittadini in orbita dal 15 settembre, l’anno prossimo il progetto AX-1 manderà altre 3 persone nello spazio e, infine, rimane Yusaku Maezawa, il miliardario giapponese che ha reso la vacanza spaziale fruibile a tutti. Come?

Credits: magazine.impactscool.com
turismo spaziale

L’uomo è l’unico “civile” che nel 2018 è riuscito a prenotare un viaggio nel veicolo spaziale sviluppato da SpaceX. Un viaggio che dovrebbe partire nel 2023 con un equipaggio di artisti e creativi. Sì, perché chiunque non abbia risposto al post Twitter di Yusaku Maezawa entro il 14 marzo 2021, nel quale offriva un viaggio nello spazio ad artisti e a chiunque avesse idee creative, ha perso l’occasione di andare in vacanza sulla Luna gratis.

Se ti è sfuggita questa opportunità, non preoccuparti perché sembra che il turismo spaziale e lunare sia la nuova frontiera delle vacanze. Magari tra qualche anno si sorseggerà un cocktail non più vista mare, ma spazio e stelle.

Continua la lettura con: L’Italia sfida il MONDO: vuole essere la prima a portare INTERNET sulla LUNA

BEATRICE BARAZZETTI

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