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Come si dice HAIR STYLIST in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Aurora VISENTIN: “la mia Milano CHIC e SOBRIA, EFFERVESCENTE ma mai fuori posto”

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Aurora Visentin

Aurora Visentin. Avvocato e fondatrice di “una milanese a Parigi”  sito che contribuisce a esportare anche fuori dai confini italiani tutto il bello della «milanesità».

Aurora VISENTIN: “la mia Milano CHIC e SOBRIA, EFFERVESCENTE ma mai fuori posto”

La cosa che ami di più di Milano?

Il suo essere chic e sobria, dinamica ed effervescente mai mai fuori posto, all’avanguardia e tradizionale allo stesso tempo.

Quella che invece ti piace di meno?

Lo smog, il traffico e il fatto che sia molto poco baby friendly.

credit: chiamamilano.it

Il tuo locale preferito?

La pasticceria Cucchi perché lì ho preso diversi aperitivi con il mio nonno adorato e il fascino di questo cafè è rimasto immutato.

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Perdermi e perdere la concezione del tempo nella libreria Feltrinelli

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Una su tutte “O mia bela Madunina”, quando la sento mi si stringe il cuore perché me la cantava sempre la mia nonna.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Mentre rispondo a questa domanda immagino già i commenti maligni di qualcuno, ma la verità è che non conosco molto i dintorni di Milano. Vivo a Parigi e quando torno a casa preferisco rimanere nella mia amata città.

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Innamorarmi.

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

A rischio ancora una volta di essere impopolare, purtroppo non amo il metrò e né a Milano né a Parigi l’ho mai utilizzato. Ho sempre preferito muovermi in bicicletta a Milano e quindi non saprei dare un nome a una fermata a cui sono legata.

Il quartiere che ami di più?

I quartieri Vigentina e Ticinese

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Caro Sala, intanto complimenti per tutto quello che hai fatto sinora, Milano con te é diventata più bella di come l’avevo lasciata, più interessante e internazionale, più aperta culturalmente, se dovessi chiederti qualcosa ti domanderei di fare qualcosa di più per i bambini, creando magari più spazi verdi e attività a loro dedicate.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Si assolutamente

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Ho già lasciato Milano per Parigi e amo entrambe moltissimo per tutto quello che mi hanno offerto e continuano a darmi.

credit: teleambiente.it – Parigi – Champs-Elisées

Continua la lettura con: Tutti personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Gabriele ALBERTINI: “la mia Milano è RIGENERAZIONE”

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Gabriele Albertini

Gabriele Albertini. Il sindaco della rinascita di Milano. Il sindaco che il primo giorno di insediamento ha firmato la lettera di dimissioni per trasmettere ai partiti di non essere incollato alla sedia, il sindaco che ha messo insieme tutte le forze vitali della città senza steccati ideologici. Un uomo che incarna al meglio lo spirito generoso e di servizio alla comunità tipico della milanesità.

Gabriele ALBERTINI: “la mia Milano è RIGENERAZIONE”

La cosa che ami di più di Milano?

Come luoghi fisici: la cripta di S. Ambrogio e la “mia” Milano: City Life, il Portello, Porta Nuova…ed altre rigenerazioni urbanistiche, decise, avviate o realizzate, in parte o interamente, nel nostro doppio “turno di guardia”. Come luoghi spirituali: lo “stigma della milanesità”, detto in dialetto: “Il coeur in man”, “Te lauret semper”, “In mai cuntent”, “Fa i rob giust”

credit: Instagram – @citylifemilano

Quella che invece ti piace di meno?

“Fa no il bauscia!”…preferisco: “Stemm schisc!”

Il tuo locale preferito?

I ristoranti: “Il Montecristo” e “Il Pesciolino“, la “Pasticceria San Carlo
 
Il Montecristo, corso Sempione

Il tuo passatempo preferito a Milano?

A Milano, come altrove, leggere, ascoltare musica e, da cinefilo, guardare film

credits: @equi_libri_di_mamma
IG

La canzone su Milano a cui sei più legato/a?

Non sono, per niente, originale: “Oh mia bela Madunina”
 

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

L’Abbazia di Chiaravalle e, sul piano personale,  la Trattoria “La Rosa”, di Gaggiano, ora non si chiama più così, che era di proprietà di mio nonno materno e dove si sono incontrati i miei genitori

Abbazia di Chiaravalle
Credits: borgodichiaravalle.org – Abbazia di Chiaravalle

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Fin troppo facile rispondere: eletto due volte Sindaco…ho lasciato qualche traccia di ciò che ho fatto e di come l’ho fatto…

Gabriele Albertini

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Rho Pero, un bell’esempio di buona amministrazione: il percorso di alcuni Km e la Stazione, realizzati a tempo di record e ai costi preventivati. L’ho inaugurata, giusto in tempo per l’apertura dei quartieri espositivi della “Nuova Fiera”!
 
Milano
Milano

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Nell’agosto 2005: l’attraversamento della città del sommergibile “Toti”, una “notte bianca” memorabile! vissuta insieme a non meno di 200.000 Milanesi!

 

 Il quartiere che ami di più?

I quartieri del nord ovest di Milano: Sempione, Certosa, Fiera. Ci sono nato, ho studiato al Leone XIII, proprio di fianco alla sede della “Fiera Campionaria”, la sede storica della Ditta Albertini era in via De Rolandi, trasversale di Viale Espinasse ed ora abito di fronte alle “Tre Torri” (Isozaki, Libeskind, Hadid).

Credits: www.chiamamilano.it

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Togliere il pavé da tutte le strade, asfaltandole, eccetto quelle pedonali. Un enorme aiuto per la Milano “ciclabile”, che sta così tanto a cuore del nostro Sindaco, molto più utile ed efficace delle “piste”!

Pavè Corso Lodi

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Favorevole, molto favorevole. Ero stato promotore, con gli altri Sindaci europei delle città gemellate con Milano: Barcellona, Birmingam, Francoforte, Lione di una proposta all’UE, per destinare, appunto alle “Città Stato”, così definite, le “Città Metropolitane”, Città capoluogo di Regione, fondi europei, senza passare attraverso le Regioni.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Le due città del mondo, che più mi hanno fatto immaginare, che potrei viverci bene, sono Londra, ora che l’UK è fuori dall’UE sceglierei Parigi e Gerusalemme
 

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Ne aggiungerei due, agli oltre 30, quasi 40, arrivati a Milano per sviluppare la rigenerazione urbanistica in corso. Mi piacerebbe anche investire nelle tecnologie adeguate, per dotare la città di un sistema di droni, a guida elettronica, per trasporto persone (invece dei taxi) e merci (invece dei driver)

Credits elysiumpost.t – Taxi-volanti-a-Milano

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Persa la sede dell’Agenzia europea del farmaco, come “risarcimento”, mi piacerebbe diventasse la sede del Tribunale dei Brevetti e di qualche altra importante Autority europea

Gabriele Albertini

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Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 
 

Lo SKYBRIDGE più grande del mondo: il GRATTACIELO ORIZZONTALE a 250 metri di altezza

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credits: xataka IG

Il Raffles City Chongqing è il complesso edilizio polifunzionale inaugurato in Cina, il 30 maggio 2020, nella città di Chongqing. Tutti però lo conoscono con il nome di “grattacielo orizzontale” per via del lungo corridoio trasparente, sospeso a 250 metri d’altezza, posto proprio in posizione orizzontale. Scopriamo insieme questa struttura che ha cambiato definitivamente lo skyline della città.

Lo SKYBRIDGE più grande del mondo: il GRATTACIELO ORIZZONTALE a 250 metri di altezza

# Il Raffles City: il complesso di edifici che sorge in uno dei più importanti centri finanziari

credits. intercontinental IG

Il complesso di edifici sorge al centro di uno dei più importanti centri finanziari di riferimento dell’intero Paese, un tempo ricco polo commerciale e punto di attracco per le flotte mercantili cinesi. Gli edifici si trovano infatti proprio nel punto in cui due corsi d’acqua, il Fiume Azzurro e il Jialing, confluiscono.

Ci sono voluti sette anni per costruire il Raffles City, nemmeno così tanti se consideriamo l’imponenza e la complessità del progetto. Si tratta infatti di otto grattacieli: due, alti 350 metri, posizionati centralmente e altri sei, alti invece 250 metri, disposti in modo allineato dietro i primi.

# I palazzi che, come vele di una nave, spingono in avanti la città

credits: xataka IG

Tutti i palazzi sono leggermente ricurvi, in modo da richiamare la forma delle vele di un’imbarcazione e trasmettere il significato ideale di una spinta in avanti della città.

Gli otto edifici ospitano, tra le altre cose, un enorme centro commerciale, un lussuosissimo hotel e 1400 appartamenti. Il progetto ricopre in totale 1,12 milioni di metri quadri, per un costo di circa 3,8 miliardi di dollari e, come tutti i progetti architettonici di ultima generazione, presta anche attenzione all’ambiente. Le facciate sono infatti ricoperte da giardini d’inverno e i palazzi dotati di sistemi di riciclo delle acque e sensori per il rilevamento della qualità dell’aria.

# Lo Skybridge offre una vista mozzafiato

credits: arrchitecture IG

Ma la vera ciliegina sulla torta è il Crystal, ribattezzato anche grattacielo orizzontale. Si tratta di una piattaforma panoramica che, partendo dal tetto degli edifici più bassi, si erge fino a 280 metri d’altezza e corre per 300 metri attraversando quattro palazzi.

Il grattacielo orizzontale ha un pavimento di vetro trasparente ed offre una vista mozzafiato sulla città e sulla convergenza dei fiumi. Lo skybridge è quasi un’estensione del piano strada e per realizzare solo l’esterno ci sono voluti circa 3mila pannelli di vetro e quasi 5mila di alluminio.

La piattaforma accoglie anche diversi servizi tra cui due piscine, numerosi punti ristoro, spazi per eventi e giardini, di notte inoltre irradia dei fasci di luce per ricreare spettacoli di forme e colori.

# Un simbolo di ripartenza dopo il Covid

credits: engineeringandarchitecture IG

Il grattacielo orizzontale è sicuramente una sfida vinta per i due artefici del progetto: CapitaLand, una delle più importanti società immobiliari asiatiche, che l’ha commissionato e l’architetto israeliano-canadese Moshe Safdie.

Inaugurato subito dopo la fine dell’isolamento dovuto alla pandemia, il Crystal è sicuramente la prima grande attrazione lanciata nella città di Chongquing e, come ha affermato il presidente del gruppo CapitaLand dopo l’inaugurazione, “la risposta entusiasta del pubblico è un incoraggiante segnale di ripresa del sentimento dei consumatori”.

Leggi anche: La COBRA TOWER: il grattacielo a forma di SERPENTE 

CHIARA BARONE

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Una sigla odiata da tutti: come si traduce in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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THE LINE, la CITTÀ RETTILINEO lunga 170 km da 500 MILIARDI di dollari senza auto e strade

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Credits neom.com - Città lineare

Un’approccio mai visto prima nell’urbanizzazione che vuole superare le sfide delle città moderne ridando la priorità alle persone. Ecco come dovrebbe essere questa città rivoluzionaria.

THE LINE, la CITTÀ RETTILINEO lunga 170 km da 500 MILIARDI di dollari senza auto e strade

# Una città lunga 170 km che conserverà il 95% della natura esistente

Credits neom.com – Città lineare

“The Line“ dovrebbe sorgere all’interno di un’area denominata Neom, una fusione del prefisso neo, dal greco “nuovo”, con la parola araba mustaqbal “futuro”, nella provincia di Tabuk, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, vicino al confine con la Giordania e dall’altra parte del golfo di Aqaba rispetto all’Egitto.

Credits neom – Rendering The Line

Sarà una “città rettilineo” costituita da una serie di moduli abitativi ripetuti lungo i 170 km di estensione, in grado di collegare la costa del Mar Rosso e il deserto con le montagne e le alte valli del nord-ovest dell’Arabia Saudita. Dovrebbe essere abitata da un massimo di un milione di abitanti e punta a conservare il 95% della natura circostante, con zero auto, zero strade e zero emissioni di carbonio.

# La città a 5 minuti a piedi

Credits neom.com – Città a 5 minuti

Ogni modulo sarà un vero e proprio quartiere autonomo, con tutte le necessità raggiungibili in cinque minuti a piedi. La costruzione della città è improntato alla massima flessibilità, con dei veri e propri “decumani giganti” percorsi da treni rapidi. In questo sarà piuttosto facile espanderla, aggiungendo un nuovo modulo in un punto qualsiasi della linea, e connetterlo al sistema di trasporto già esistente. Uno schema che può essere utilizzato per costruire piccole cittadine o megalopoli.

# Niente auto, strade e inquinamento: trasporto con un mezzo hyperloop

Credits Neom – Struttura città

In questa visione di città ci sarà una rivoluzione anche a livello di trasporti, con una struttura a più livelli e l’intelligenza artificiale a fare da filo conduttore. Il livello della superficie sarà pedonabile e verde, le auto a guida autonoma e le strade carrabili saranno posizionate su un livello inferiore, mentre più un basso ancora si prevede un sistema di trasporto di massa ad alta velocità simile all’Hyperloop per attraversare l’intera città lineare in soli 20 minuti.

Continua la lettura con: I 5 PROGETTI più PAZZESCHI in arrivo a Dubai entro TRE ANNI

FABIO MARCOMIN

Copyright milanocittastato.it

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Il fascino perverso dello stato padrone

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Padre Padrone (Fratelli Taviani)

Padre padrone è un celebre film dei fratelli Taviani del 1977 ispirato a un fatto realmente accaduto. Il protagonista Gavino viene strappato dalla scuola dal padre e messo a imparare il mestiere del pastore. Rimasto analfabeta, riesce ad affrancarsi dal rapporto di schiavitù con l’entrata nell’esercito. A quel punto prosegue nel distacco dal genitore fino ad arrivare a conseguire la laurea e a condurre un’esistenza piena e libera.

Il film si inserisce all’interno di un contesto psicosociale italiano ancora dominato dall’idea patriarcale della famiglia che negli anni Settanta inizia a sgretolarsi attraverso i movimenti politici e culturali post ’68. Quella stessa idea patriarcale e paternalista della famiglia che è stata combattuta con successo nel nostro recente passato, è stata ora incarnata dallo Stato.
Ma, a differenza di quegli anni, non esiste alcun movimento culturale che si opponga.

Gli italiani non riescono a emanciparsi da questa forma di dipendenza dal ruolo dominante. La figura del padre padrone significa giustificare la sua azione qualunque essa sia, anzi, tanto più brutale e violento si dimostra tanto più viene rispettato

La metafora del padre padrone indica che la crescita di una persona non è compatibile con la figura del padre padrone. Non si può venire alla luce se si rimane sempre all’ombra. E questo avviene anche per la nostra società.
Uno Stato che non dà spazio ai propri cittadini ma li indirizza di imperio anche negli aspetti della loro vita quotidiana impedisce lo sviluppo delle persone e della comunità nel suo complesso.

La via maestra per avere una comunità fatta di persone che cooperano e che crescono insieme è quella di responsabilizzare gli individui. L’unica forma reale di responsabilizzazione è di dare fiducia alle persone lasciandole libere.

Lo Stato non può considerare i cittadini dei suoi oggetti personali ma deve svezzarli riducendo la sua presenza per farli crescere in autonomia.

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO

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La METROPOLITANA sotto il DESERTO con carrozze in “GOLD CLASS”

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Credits nandokanarski IG - Gold Class Doha

Uno dei sistemi di metropolitana più avanzati mai costruiti. Ecco dove si trova e quali sono le sue caratteristiche.

La METROPOLITANA sotto il DESERTO con carrozze in “GOLD CLASS”

# La metropolitana di Doha è uno dei sistemi di trasporto più avanzati del mondo

Creditd tunneltalk – Mappa Metro Doha

La metropolitana Doha, veloce e driverless, è uno dei sistemi di metropolitana più avanzati mai costruiti. Inaugurata nel 2019 viaggia prevalentemente nel sottosuolo attraversando la capitale del Qatar e i suoi sobborghi. La prima fase del progetto ha visto la creazione di 37 stazioni, con tre linee – Rossa, nota anche come “linea costiera”, Verde o “linea istruzione” e Oro denominata anche “linea storica” – che corrono lungo una rete di 76 chilometri. Questo scintillante sistema di trasporto porterà i tifosi a destinazione durante i Mondiali di calcio che si terranno alla fine del 2022. 

La rete metropolitana avrà ulteriori sviluppi nei prossimi anni. Oltre ai prolungamenti delle linee esistenti entro il 2026 dovrebbe inaugurare una linea semi-circolare, chiamata “linea città” che collegherà il centro di Doha con l’aeroporto, per un totale di 74 nuove stazioni.

# I treni possono viaggiare fino a 100 km/h e hanno carrozze in “Gold Class”

Credits RAS_RNS-pixabay – Metro Doha

I treni sono completamente automatizzati, lunghi 60 metri, hanno una capacità di 416 passeggeri e sono più spaziosi delle comuni metropolitane. Sono divisi in tre livelli di servizio: Standard, Family (per donne sole e maschi o donne che viaggiano con bambini di età pari o inferiore a 11 anni) e Gold Class per i titolari di Goldclub Travel Card.

Credits nandokanarski IG – Gold Class Doha

I convogli possono viaggiare a una velocità massima di 100 chilometri orari e sono equipaggiati con telecamere a circuito chiuso e Wi-Fi. Per i viaggiatori della Gold Class, oltre a un ambiente più lussuoso, sono disponibili anche le porte USB per caricare telefoni cellulari e tablet durante il viaggio.

# Una metropolitana eco-sostenibile

Credits narvindprabhakar IG – Stazione metro Doha

I treni delle metropolitane utilizzano sistemi di frenata rigenerativa che aiutano a ridurre l’impronta di carbonio e tutte le stazioni sono progettate e costruite con la certificazione di bioedilizia, per essere il più possibile eco-sostenibili.

Continua la lettura con: Inaugurano TRE NUOVE LINEE: la più GRANDE METROPOLITANA del MONDO incrementa il suo primato

FABIO MARCOMIN

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MILANO è la PRIMA città del Sud Europa per CONSUMO di SUSHI

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Credits: DesignNPrint Pixabay

Milano loves Sushi. Tra le poche certezze che la vita ci ha recentemente consegnato, l’amore tra Milano e la cucina giapponese è rimasto intatto, forse si è consolidato di più.

MILANO è la PRIMA città del Sud Europa per CONSUMO di SUSHI

# I primi sushi bar negli anni ottanta

Credits: Sharonang, Pixabay

È iniziato tutto con un sushi bar in autentico stile giapponese: si entrava nel minimarket per la scelta, vedevi la preparazione dell’ordinazione, seduti per la consumazione, inchino e saluti, arrivederci alla prossima volta.
Erano gli anni ’80 e, da allora, la curiosità dei milanesi ha fatto il resto: la cucina giapponese ha spopolato nelle vie di Milano, fusion e sushi bar si sono moltiplicati, così uramaki e sashimi hanno conquistato la città. Così tanto che oggi, dopo 40 anni di amore, Milano diventa una Capitale mondiale per consumo di sushi.

Leggi anche: 30 cose DA FARE a Milano almeno una volta nella vita

# Milano batte mediterraneo

Credits: drawsandcooks, Pixabay

Secondo un recente studio Milano risulta la prima città del Sud Europa per il consumo di sushi, ma il rapporto con il cibo giapponese non si ferma qui.
Il capoluogo meneghino è infatti capofila anche per la ricerca online: i milanesi guidano una speciale classifica di Google Trends, che vede questa città alla continua ricerca di sapori giappo.
La selezione contiene la scelta del ristorante, le sue recensioni, le specialità più curiose, le ricette più sfiziose e semplici da fare homemade e la qualità degli ingredienti.

Prima nell’Europa del Sud, dodicesima assoluta nel mondo, Milano loves Sushi e l’amore sembra destinato a perdurare. Al momento Milano è preceduta in questa classifica, solamente da città più nordiche e fredde, come Copenhagen, Montreal o alcune città di Russia ed Ucraina. Ma da dove nasce questo amore?

Leggi anche: Le TRADIZIONI più STRANE del mondo

# Il pesce palla? Solo a Milano

Fugu – Credits: takedahrs, Pixabay

Secondo gli hashtag di Instagram, già nel 2015 a Milano si mangiava più sushi che a Tokyo. In realtà il gioco di parole è servito per scoprire che il menù giapponese era tra le star del social e che, curiosità importante, il sushi veniva condiviso più sui navigli che nella madre patria.
I recenti Sushi-day lanciati dalle varie catene di produzione e delivery, vedono il successo schiacciante di Milano, capace di ordinare tonnellate di uramaki (tonnellate, sì).

Nonostante l’espresso divieto di legge su tutto il territorio nazionale, che vieta il consumo di pesce palla in Italia, a Milano esiste l’unica deroga, sotto forma di licenza, per gustare il fugu. Per chi non lo ha ancora assaggiato, basterà fare una piccola ricerca online per scoprire dove si può godere di questa prelibatezza.
La storia d’amore tra Milano e il cibo giapponese si è recentemente rinnovato con l’apertura in città dei ristoranti Giap-Pugliesi.

Fatto in casa, da asporto, al tavolo, fusion o giappugliese, oppure tra nighiri, sashimi e uramaki, dove vi porta il collegamento tra cuore e palato? Anche la vostra connessione funziona meglio con le bacchette e il wasabi?

Continua la lettura con: Milano Capitale della Cucina Straniera: i 7 RISTORANTI più buoni (secondo Vanity Fair)

LAURA LIONTI

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I segreti della CITTÀ STELLA, la più MISTERIOSA d’Italia

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Credits: wikipedia.com

La città più misteriosa d’Italia si trova in Friuli Venezia Giulia, costruita come fortezza, la sua forma e i simboli con cui è stata progettata sono ancora oggi indecifrabili.

I segreti della CITTÀ STELLA, la più MISTERIOSA d’Italia

# I segreti: la stella, il 3 e la sua data di nascita

La città friulana avvolta nel mistero è Palmanova. La sua struttura di stella a 9 punte, la ricorrenza del 3 in tutte le sue dimensioni e la data della sua fondazione, sono stati scelti tutti per un motivo ben preciso, che ancora oggi rimane segreto. I misteri della città non possono essere svelati, ma si può provare a dare un significato alle scelte dei suoi fondatori, analizzando la storia e la cultura dell’epoca.

Credits: pinterest.com

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# La data di nascita

Palmanova è un piccolo comune di cinquemila abitanti, non lontano da Udine, con una precisa data di nascita: 7 ottobre 1593. Venne costruita come fortezza dai veneziani, che dopo aver firmato il trattato di Worms con l’Austria, non si fidavano più nessuno e volevano a tutti i costi mantenere i loro possedimenti.  Il 7 ottobre fu scelto per portare fortuna alla città: è infatti Santa Giustina, martire per aver soccorso i suoi fratelli religiosi, ma anche l’anniversario della vittoria sui Turchi a Lepanto. Questa precauzione fece in modo che la città rimanesse sotto il dominio della Serenissima per oltre due secoli.

Credits: unescohunt.com

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# La stella e il numero tre

La sua costruzione ha la forma di una stella, tipica delle fortezze medievali, le cui spesse mura e gli avamposti nelle punte, garantivano una maggiore capacità difensiva. La particolarità di questa città stellata, la cui forma si può notare solo con una prospettiva dall’alto, è il fatto che le punte della stella siano 9: un numero dispari, multiplo di tre. Non solo le punte, il numero 3 è ricorrente nella costruzione della città: 3 sono le cerchie di mura e le porte di ingresso, 9 sono anche i bastioni, 6 le strade principali e 18 le strade della città. Il numero 6, inoltre, si ripete nella piazza centrale, perfettamente esagonale.

Credits: wikipedia.com

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# Superstizione e affermazione

Il tre è il numero della creazione, dell’armonia e della perfezione e in massoneria è simbolo di libertà, uguaglianza e fratellanza. Con la costruzione di questa fortezza la Repubblica Veneziana voleva lanciare un messaggio di unità alla popolazione e di potenza ai nemici. La scelta dell’anniversario della vittoria di Lepanto come data di fondazione doveva ricordare ai nemici la forza della Repubblica e l’utilizzo del numero tre nella progettazione doveva proteggere la città e ricordare ai sudditi che erano un solo popolo, sotto la gestione di un governo perfetto.

Credits: pinterest.com

Palmanova è poi passata sotto il dominio napoleonico e asburgico, fino ad essere integrata nel Regno d’Italia. Nel 1960 la città stellata, insieme ai suoi segreti, è diventata monumento nazionale e nel 2017 è entrata a far parte del patrimonio UNESCO.

 

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SARAH IORI

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Addio a RADIO PADANIA LIBERA: finisce il sogno autonomista in modulazione di frequenza

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Radio padana libera

Cade il nome-simbolo di lunghe battaglie. La rinascita della radio sotto una nuova veste più politically correct per la nuova politica della Lega.

Addio a RADIO PADANIA LIBERA: finisce il sogno autonomista in modulazione di frequenza

# Cade il nome simbolo di anni di battaglie per l’autodeterminazione

Radio padana libera

Padania cosa? Da tempo nella mappe di via Bellerio è scomparsa la Padania e con lei anche  la spinta federalista. Il motto “Roma ladrona” è stato messo in solaio e la gallina dalle uova d’oro, che riforniva il forziere capitolino, è un’immagine di cui rimangono solo vaghi ricordi.

Sì, perché la mitica, bossiana e salviniana, sgarrupata e libertaria radio che martellava su identità e autodeterminazione dei popoli padani ha cessato di esistere. Rinascerà subito dalle sue ceneri in veste di “Radio Libertà”. Con la fine del nome-simbolo cade ogni riferimento agli anni delle marce su Po e delle relative istanze secessioniste settentrionali. 

Eppure ne aveva di storia l’ex Radio Varese, fm 100.70. Gli inizi dell’emittente, che fu voluta da Bossi e che ha visto nascere come giornalista e leader politico il giovane Matteo Salvini, si perdono nel sottobosco delle istanze indipendentiste degli anni settanta. Ma da oggi si cambia tutto. 

# Il cambio di denominazione in Radio Libertà: nuova linea, nuovi colori (appare anche il rosso)

Radio Libertà

Via la parola Padania, bandite in studio anche le nuance verdi che ricordavano l’ormai tramontato sole delle alpi. Il colore dominante sarà l’azzurro-Savoia, il microfono sarà (addirittura) rosso. Addio alla voce di personaggi scomodi alla Borghezio, basta ai pittoreschi epiteti degli ascoltatori contro centralisti e meridionali, stop alle sanguigne voci popolari che reclamavano libertà, fine dei riferimenti nordici, della mitologia celtica, dell’Alberto da Giussano. 

L’attuale direttore, il riconfermato Giulio Cainarca, canticchia Gaber. “La libertà non è uno spazio libero”. Nel senso che ormai la libertà ha perso qualunque senso per quel Nord che una volta era ritenuto, a ragione, la locomotiva d’Italia. La libertà secondo Cainarca, come riporta il quotidiano Libero, non è più nemmeno un’esclusiva richiesta, né un marchio leghista: “Radio Libertà si propone di non essere più un megafono del Carroccio. Ma una sorta di aggregatore culturale del centrodestra”. 

La redazione, anch’essa riconfermata, ha accettato di buon grado il cambio di denominazione. «Erano anni ormai che il padanismo era sfiorito politicamente – ci rivela uno speaker – e la radio non poteva che adeguarsi di conseguenza sotto il profilo editoriale». E nonostante qualche autonomista della prima ora lanci messaggi di un amore mai sopito (“Io continuerò sempre a chiamarla Radio Padania”), i giornalisti di via Bellerio accettano la transizione. «Non ci sarà in realtà alcun grande cambio di rotta – ci rivelano sottovoce -, la libertà diventa il concetto centrale e fondamentale. Di autonomia continueremo a parlarne all’interno del palinsesto quando, giornalisticamente, sarà opportuno farlo».    

# L’autonomia mancata e le libertà perdute di lombardi e milanesi

Quindi basta libertà per quella Padana delineata dall’allora politologo leghista Gianfranco Miglio. Con buona pace del referendum autonomista di fine 2017, fortemente voluto e stravinto dalla Lombardia di Maroni e dal Veneto di Zaia. Per il governatore Veneto l’autonomia era considerata “il big bang delle riforme”. A ognuno, disse “il Doge” citando Einaudi, dovremo dare l’autonomia che gli spetta. “Questa stagione delle riforme autonomiste sarà e diventerà endemica”. 

Ma ormai negli ultimi due anni, i veneti e i lombardi (e anche noi milanesi “cittastatisti”) hanno visto sfuggire grandi fette di autonomia e libertà dalle loro vite. Endemica non è quindi diventata la riforma autonomista, anzi. Al suo posto stanno proliferando burocrati che ne governano le ricadute sociali alimentando un neostatalismo centralista e paternalista che pare la manifestazione del più grande incubo di Gianfranco Miglio. 

Continua la lettura con: Il TRASPORTO MILANESE punta su BOLOGNA

LEONARDO MENEGHINO

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Martina MAZZOTTA: “La mia Milano parte dalla riscoperta della sua MEMORIA”

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Martina Mazzotta

Martina Mazzotta. Una delle protagoniste della cultura milanese anche se… vive a Londra. Una dote innata per l’estetica e una robusta formazione classica e internazionale costituiscono un contributo preziosissimo per il futuro di Milano. Anche da lontano.
A ottobre curerà la retrospettiva su Max Ernst a Palazzo Reale.

Martina MAZZOTTA: “La mia Milano parte dalla riscoperta della sua MEMORIA”

La cosa che ami di più di Milano?

Armonia/disarmonia, contrasti/equilibri, bello/brutto in un insieme dinamicissimo e organico.

Quella che invece ti piace di meno?

L’inquinamento: offusca la visione nitida della città (attraversa il corpo, ma attraversa anche lo spirito)

Credits: @isolpack_since1951
inquinamento acustico

 Il tuo locale preferito?

Il Rigolo”, per motivi biografico-affettivi: un ristorante che riporta alla Milano degli anni ’60-’70-’80, quella dei giornalisti del Corriere, degli artisti di Brera, della borghesia illuminata di un tempo.

Credits: @linneklund
Ristorante Rigolo

 Il tuo passatempo preferito a Milano?

@pinacotecabrera

Avere il privilegio di fare la turista, di andare per musei e chiese, a passeggio a naso all’insù o in bicicletta, scovando gemme incastonate e architetture in un insieme eterogeneo.

 La canzone su Milano a cui sei più legata?

Sapessi com’e strano, sentirsi innamorati a Milano…

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

L’Abbazia di Chiaravalle.

borghi di milano

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

La solidarietà. Nei contesti più diversi, e a più livelli.

 La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

Wagner. Da ragazzina vagheggiavo che potesse risuonarvi una sinfonia. Ora mi piace spuntare da una delle uscite al mercato, o in via Marghera: la qualità di tutto ciò che vi si trova risulta affascinante, vivendo all’estero.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

La fata-regina-mamma dei gatti del Castello Sforzesco: tutti i giorni (lockdown compreso!) li raggiunge in bici, li va a nutrire, si occupa di loro, parlando e cantando, e questo da più di 30 anni!

 Il quartiere che ami di più?

Due strade: corso Garibaldi e via Tadino.

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Di includere nell’immagine vibrante e scintillante che della città offre, a livello nazionale come internazionale, iniziative di riqualificazione e promozione che contemplino le periferie e le zone meno centrali.

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Dovrei documentarmi di più, ma in linea di principio: sì.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Abito a Londra da anni, ma vivo regolarmente anche Milano: le due città si complementano molto bene a vicenda.

Londra 2018 (foto di Martina Mazzotta)

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Li investirei nelle scuole, nei corsi per stranieri, nella formazione a tutti i livelli.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Che la dea della memoria, Mnemosine, la prenda in custodia. Che Milano riscopra la propria identità storica e culturale, che la trasmetta alle nuove generazioni di cittadini, di tutte le provenienze e contesti, attraverso investimenti mirati alla formazione e all’avvio professionale sul territorio, così da ricreare un tessuto sociale consapevole, competitivo, orgoglioso di appartenere alla propria città e dunque attivo nel viverla e promuoverla.

Gabriele e Martina Mazzotta

Continua la lettura con: #milanomia: tutte le interviste già pubblicate 

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Una parola su misura di Milano: LUXURY. Come si traduce in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Tecnocrazia contro Neoprimitivismo: chi vincerà la sfida finale?

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Ragnarok

Secondo la mitologia norrena il Ragnarok è la battaglia tra il bene e il male che porterà alla distruzione del mondo e alla rinascita dello stesso.

La società occidentale potrebbe spaccarsi in due.
Da un parte con la rincorsa al metaverso, al digitale, al virtuale, alla robotica e all’intelligenza artificiale. Una parte del mondo che spinge ancora di più verso un’evoluzione supertecnologica e con un ipercontrollo informatizzato di tutto.

Al suo opposto, ci sono persone che vogliono tornare a vivere in modo più ancestrale, connesse all’idea dell’uomo come essere vivente, posti anche fuori dalla società più a contatto con la natura. Un universo di comunità fatte di individui con contatti reali, che si potrebbe battezzare come neo-primitivismo.

Questo allargarsi e allontanarsi di queste due visioni del mondo potrebbe essere tenuto insieme da quella che è l’essenza della natura dell’uomo, ossia l’amore per la ricerca filosofica e scientifica. Se si riuscirà a ripristinare il valore della diversità come elemento fondante si potrà far convivere queste due visioni, altrimenti potrebbe verificarsi una scissione del mondo, con il mantenersi di punti di vista contrapposti radicati in luoghi differenti.

Nel caso invece in cui ci sarà un conflitto, questo potrebbe essere a discapito della natura, come già sta avvenendo, e quindi attraverso la conversione forzata alla tecnocrazia e all’ipercontrollo degli individui.

Oppure, grazie alle forze della natura che sovrastano enormemente la più avanzata e avveniristica tecnologia umana, l’universo potrebbe ripristinare la sua autorità riconducendo l’essere umano nella sua dimensione di elemento in simbiosi con la natura.

Continua la lettura con: Cavalcare il male

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Ferruccio RESTA: “la mia Milano continuerà a CRESCERE”

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Ferruccio Resta

Ferruccio Resta. Rettore del Politecnico che con lui ha fatto un poderoso balzo nel futuro. A ogni tornata elettorale il suo nome circola come possibile candidato sindaco capace di unire gli opposti della città, destra e sinistra, giovani e anziani, centro e periferie. Chissà mai che prima o poi non accada davvero. Intanto lo abbiamo stimolato sulla città e sul suo futuro possibile. 

Ferruccio RESTA: “la mia Milano continuerà a CRESCERE”

Credits: fondazionecrui.it
Ferruccio Resta

La cosa che ami di più di Milano?

La sua vivacità e la voglia di mettersi in gioco, sempre. Milano è una città innovativa “per tradizione”, alla quale piace guardare avanti. Milano ama correre, ma senza lasciare indietro nessuno e cercando di offrire a tutti pari opportunità. La solidarietà è infatti una delle caratteristiche che preferisco. Milano è poi una città internazionale proiettata verso l’Europa e il mondo. Una grande occasione per i tanti ragazzi e le tante ragazze che, dall’Italia o dall’estero, la scelgono per i propri studi. Un investimento per il futuro.

Credits: allafinediunviaggio.com
andare di fretta Milano

Quella che invece ti piace di meno?

Difficile da dire. Forse questa tendenza all’”understatement”, al dare per scontato risultati che altrove in Italia sarebbero eccezionali e che per noi sono quasi ovvi. Abbiamo tante eccellenze, ma spesso non sappiamo valorizzarle. Il Sindaco Sala in diverse occasioni ha ricordato che Milano ha la stessa popolazione universitaria di Boston, con ottimi atenei che sono riconosciuti a livello internazionale. Tuttavia, non riusciamo a trasmettere la stessa carica.

Il locale preferito?

Banale se dicessi il mio ufficio al Politecnico di Milano? Dalla mia finestra ogni giorno vedo oltre 45.000 studenti. Una vivacità pazzesca. Se invece la domanda è rivolta al tempo libero, esistono alcuni locali che hanno segnato momenti della mia vita. Dai bar vicino a Città Studi dove ho festeggiato gli esami e la laurea al Politecnico, ad alcuni ristoranti dove ho condiviso con mia moglie Francesca i più lieti eventi.

credits: polimi IG

 

Il passatempo preferito a Milano?

Spesso i miei figli mi rimproverano che il mio passatempo preferito è lavorare. A Milano si lavora sempre. Il 2020 e il 2021 sono stati anni complicati, di alternanza tra aperture e chiusure per l’università. Prima la didattica a distanza, poi le misure messe in atto per riaccogliere gli studenti in aula, per farlo con sicurezza, per trovare un giusto equilibrio tra quello che si può fare da remoto e quello che deve essere vissuto in spazi fisici reali, veri, come i laboratori. Intendiamoci, ogni tanto trovo anche il tempo per qualche camminata per Milano, insieme a mia moglie Francesca, e qualche cena con amici nei tanti locali che Milano offre.

 La canzone su Milano a cui sei più legato?

A Milano sono state dedicate tantissime canzoni, dai grandi maestri come Dalla, Gaber, Vecchioni e Guccini ad artisti più giovani come Ghali. Ognuno la interpreta a modo suo. Sono tutte bellissime. Questa è l’anima di Milano: la coralità, la pluralità, la commistione di idee e di pensiero.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Bergamo, che è la mia città natale. E la Liguria, dove mi rifugio essendo un grande amante del mare.

Credits: @comunedibergamo
Bergamo

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

La mia famiglia, per prima. Qui ho incontrato mia moglie, una toscana che rientrava dall’estero. Qui abbiamo deciso di metter su casa e di crescere i nostri figli. E poi la professione. Sono onorato di servire una grande istituzione come il Politecnico di Milano che dal 1863, università più vecchia all’ombra della Madonnina, è una grande comunità prima ancora che un grande ateneo.

 La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Piola, linea verde. Mi ricorda il mio trascorso da studente. Quando uscivi dalla fermata del metro e ti incanalavi in un grande flusso di ragazzi, mezzi assonnati che correvano a prendere posto in aula. A Piola ho anche iniziato la mia carriera professionale, come ingegnere meccanico, per studiare veicoli metropolitani e infrastrutture ferroviarie.

Credits: wikipedia.org

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Difficile identificare un elemento. Milano ogni tanto stupisce con un suo angolo oppure con evento o un ospite internazionale.

 Il quartiere che ami di più?

La Bovisa: ex quartiere operaio, oggi centro di innovazione. Abbiamo grandi progetti per quest’area. A partire dagli anni Novanta Il Politecnico vi ha trasferito diversi dipartimenti e laboratori. Oggi abbiamo un campus che accoglie più di 120 startup e il Competence Center MADE, al quale collaborano oltre quaranta imprese. Presto avvieremo un grande progetto di riqualifica dei gasometri, con spazi per lo sport e aree verdi per i cittadini. Insomma un grande luogo di aggregazione e di idee che ci immaginiamo sempre più simili ad altre realtà europee.

Poli Bovisa Design
Poli Bovisa Design

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Investire in innovazione; sostenere i progetti di ricerca; migliorare l’accoglienza di studenti e docenti dall’estero. Ma devo ammettere che questo già lo fa. La collaborazione con il Comune è ottima e produttiva. Il Politecnico deve molto a Milano. Il rapporto con la città e con la sua amministrazione è parte integrante del nostro operato.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Credo che Milano debba continuare a fare da traino al Paese. Che sia una grande locomotiva di cui non ci possiamo privare. Certamente però deve essere messa nelle condizioni di correre. Questo è chiaro. Il PNRR offre una grande opportunità. Sta a
noi coglierla per rendere la città ancora più efficace come leva per risollevare l’Italia. L’autonomia non deve e non può essere considerata un obiettivo, ma può essere uno strumento per aumentare flessibilità e semplificazione.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Questa domanda mi mette in difficoltà: ci sono grandi opportunità all’estero ma vorrei continuare a dare il mio contributo a livello nazionale. Sarei curioso di una esperienza a Roma, ma sono certo che poi tornerei a Milano.

Credits: fcom.it
i Sette colli di Roma

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Li investirei in ricerca, in nuovi laboratori all’avanguardia su temi di punta, dallo spazio alle biotecnologie, dalla mobilità sostenibile alle immense sfide del digitale, alle energie rinnovabili. Li utilizzerei inoltre per costruire un grande distretto di innovazione in grado di richiamare startup e giovani talenti. 

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Quello di continuare a crescere. Di portare avanti quell’onda positiva aperta con Expo e di cogliere al meglio le occasioni che si apriranno con la nuova stagione di riforme alle porte. Con il PNRR, ci sono 3 miliardi di euro a disposizione di Milano e della Lombardia. Un’occasione storica che ci giocheremo in alcuni contesti strategici, come la connettività, la digitalizzazione della PA e la salute. Ma penso anche alle infrastrutture, alla mobilità sostenibile e alla rigenerazione urbana. Il mio auspicio è che Milano mostri il meglio di sé, come del resto ha saputo fare in tante altre occasioni.

Ferruccio Resta

Continua la lettura con: Milano Mia: tutte le interviste finora pubblicate

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Sport, musica e tempo libero: le OPERE che TRASFORMERANNO il quartiere di SANTA GIULIA

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Credits: @la_madunina_ IG

600 mila metri quadri di nuovi spazi in arrivo a Santa Giulia. Ecco chi sono tutti i player in campo e i tempi previsti per la consegne delle opere.

Sport, musica e tempo libero: le OPERE che TRASFORMERANNO il quartiere di SANTA GIULIA

# Al via tutti i bandi

Credits: @Affari Italiani

Non c’è più un secondo da perdere perché, da tabella di marcia, il 2022 è l’anno decisivo per alcuni lavori strategici che ruotano intorno a Santa Giulia e le future scadenze. Quest’anno infatti devono essere programmati e assegnati i progetti, nonché gli appalti, per la realizzazione dell’arena del ghiaccio, quel Palaitalia che diventerà uno dei poli dei Giochi Olimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
L’arena è un centro strategico per le Olimpiadi, ma è anche il fulcro di una grande riqualificazione che si estenderà fino a 600 mila metri quadri tutto intorno.

# Privati partner del pubblico

Credits: @sport&impianti

Non solo Comune di Milano è della partita. Anzi, in questa fase il comune ricopre un ruolo operativo del tutto marginale, limitandosi al controllo. I top player sono Eventim, colosso tedesco che costruirà e gestirà l’arena del Ghiaccio anche dopo i Giochi Olimpici, cui si aggiunge Risanamento S.p.A., proprietaria dei terreni interessati da questa fase dei lavori.
I due partner sono stati ascoltati in Commissione del Comune di Milano ieri, 19 gennaio ed hanno spiegato le tappe di programmazione.

Leggi anche: Olimpiadi 2026 Milano-Cortina: il progetto per il treno verso l’aeroporto di Venezia ha il via libera

# Dalla bonifica ai Giochi Olimpici, tutte le tappe e alcune magagne

Credits: @la_madunina_ IG

Partite le bonifiche dei terreni coinvolti, la Società Risanamento punta a stipulare con il Comune tutte le convenzioni entro febbraio di quest’anno, in modo da viaggiare spediti verso i permessi di costruzione. Così ha spiegato Davide Albertini Petroni, che di Risanamento è il Managing Director.
Per Eventim ha parlato Rainer Appel, vice presidente esecutivo, spiegando l’analisi dei terreni e dei progetti svolti fin qua, che hanno portato alla suddivisione dei lotti di terreno e ai futuri criteri di assegnazione degli stessi. Il 2022 si rivela cruciale, dal momento che entro l’autunno si dovranno assegnare gli appalti, individuando così le ditte costruttrici.
Il capitolo è però vincolato ad un ricorso pendente al TAR, presentato dal Gruppo Cabassi (proprietari del Forum di Assago), che contesta la delibera di Palazzo Marino per la costruzione del palazzetto in luogo di un Centro Congressi. Tale ricorso, nelle parole di Appel, si rivela infondato, pertanto Eventim conta di superare l’ostacolo al più presto.

Leggi anche: SCALO ROMANA: presentato il VILLAGGIO OLIMPICO

# Non solo sport: musica, cultura e spazi per le famiglie nel futuro di Santa Giulia

Residenziale, rendering Credits: @itcoregroup IG

L’obiettivo è puntato sulle Olimpiadi del 2026 che è una scadenza indifferibile, ma il Palaitalia sarà anche un’arena per i concerti.
Non è questa l’unica “vocazione” musicale nella nuova Santa Giulia, che vedrà arrivare anche la sede del Conservatorio di Milano.

Per un certo periodo si è parlato anche della nuova sede del Museo della Scienza e della Tecnica, ma ciò che veramente tiene banco, sono tutte le varianti di una gigantesca riqualificazione che cambierà il volto di questo quartiere.
Dall’ex area industriale abbandonata spunteranno così residenze, servizi commerciali di vicinato e un grande parco di oltre 360 mila m².

Leggi anche: Dal bosco della droga al BOSCO della MUSICA: il primo CAMPUS di un CONSERVATORIO ITALIANO

# Infrastrutture di mobilità

Nuovo svincolo paullese Credits_ @Jpius.it

Portare eventi e residenti in un quartiere nuovo, che si presenta già così ricco di particolari, non si potrà fare senza pensare alla mobilità.
Per questo il nuovo quartiere è già incastonato in una serie di infrastrutture nuove che saranno collegate tra loro da linee TPL dedicate.

Intorno sorgerà la M4, la cui prossimità è garantita dal tratto Forlanini-Rogoredo, accompagnata dai lavori di ammodernamento dello svincolo Mecenate, del sottopasso Paullese, uniti da un collegamento tramite Via Toledo, interessata da lavori di adeguamento.
Una linea tramviaria nuova, invece, si occuperà di collegare tra loro il tratto di M4, i nuovi svincoli e i nuovi spazi del quartiere, che si appresta così a diventare una delle zone più interessanti dei prossimi anni.

A costo di diventare tanti piccoli Ummarèll, ci troveremo intorno ai cantieri ad osservare il passaggio da rendering a vita reale?

Continua la lettura con: Anche Milano avrà una ARENA. E sarà la più GRANDE d’Italia

LAURA LIONTI

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Il TRASPORTO MILANESE punta su BOLOGNA

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Credits: sestopotere.it - Tram a Bologna

Bilancio in rosso, ma meno del previsto. Passeggeri sotto i livelli prepandemici ancora per qualche anno. Investimenti confermati per la transizione ecologica, abbandonando il diesel a favore dell’elettrico entro il 2030. Atm, per affrontare questo scenario e far tornare i conti, nella scorsa commissione comunale sugli enti partecipati ha annunciato di voler espandere il proprio business: non più solo trasporto e non più solo milanese.

Il TRASPORTO MILANESE punta su BOLOGNA

# Passeggeri, meno 15% ancora per 5 anni

Credits: @mezzi_atm_milano
stazione san donato

«A regime, nel medio periodo, ci attesteremo su un numero di passeggeri che sarà inferiore rispetto al pre-Covid di un 10-15%. Tutto questo impatta in maniera determinante sull’equilibrio economico e finanziario del trasporto pubblico». A riferirlo è stato il direttore generale di Atm, Arrigo Giana, che ha ipotizzato un orizzonte temporale minimo di 5 anni, durante il quale i passeggeri sui mezzi saranno inferiori ai livelli abituali. Ad oggi infatti su tram, bus e metropolitane milanesi mancano circa il 30-40% dei passeggeri rispetto al per covid, con dei picchi di quasi meno 50% che si sono registrati proprio con la ripresa delle scuole dopo le ultime vacanze natalizie. 

Sulla base di questi dati presenti e stime future Atm, per recuperare la marginalità, ha rimodellato il piano industriale per affrontare i prossimi anni che, per il trasporto pubblico, si annunciano tutt’altro che rosei. 

# La campagna acquisti, prima tappa Bologna

Credits: untramperbologna.it – Le 4 linee in progetto

L’azienda di trasporto meneghina, che già oggi gestisce la metropolitana di Copenaghen, per valorizzare il proprio know how vuole sondare nuovo canale di sviluppo commerciale. Ha presentato infatti un’offerta al Comune felsineo per la costruzione di una nuova tranvia. «Atm – ha spiegato Giana – ha una fortissima capacità tecnica in tutto ciò che è progettazione, manutenzione e costruzione di metropolitane e tram. Per questo l’idea è che questa nostra capacità possa essere messa sul mercato per vendere prodotti ad altre aziende». Il primo progetto prevede appunto partecipazione di Atm ad una cordata in gara per la costruzione della nuova tranvia di Bologna. «C’è un mercato interessante al quale noi vogliamo affacciarci – conclude Giana- che è quello delle costruzioni, delle progettazioni e del revamping delle reti esistenti».

Leggi anche: A BOLOGNA torna il TRAM: le 4 nuove linee in arrivo

# Prosegue investimento per il “full electric” 

Ufficio Stampa Atm – Deposito bus Electric

Nonostante il bilancio del 2021 sarà ancora in rosso (la stima, migliore di quanto preventivato, è di una perdita di circa 20 milioni di euro), Atm conferma l’impegno e gli investimenti per rendere tutti i suoi processi ad impatto zero. L’azienda infatti costruirà in città tre nuovi depositi appositamente dedicati all’intera flotta di bus elettrici, che già oggi conta quasi 200 e-bus, mentre nel 2030 salirà a quota 1200. 

«Per il progetto full electric – ha spiegato Giana – abbiamo la necessità di costruire nuove rimesse, visto che questi mezzi ecologici occupano più spazio». Oltre alla riconversione dei depositi di San Donato, Sarca e Giambellino, ne nasceranno altri tre: il primo in viale Toscana, il secondo il zona Triboniano e il terzo in un’area ancora da definire. Depositi che saranno totalmente sotterranei e non occuperanno suolo pubblico. Anzi ne doneranno alla cittadinanza, che vedrebbe la realizzazione di una serie di attività outdoor da costruire esattamente nella superficie del deposito.

Leggi anche: GREEN WALL e BOSCO URBANO: le novità di ATM per il futuro di Milano

Continua la lettura con: Niente Olimpiadi per la METRO a Monza: il prolungamento della LILLA slitta al 2030

LEONARDO MENEGHINO

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PISCHELLO, pivello, moccioso… Come si dice in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Il RESTYLING ci fa belli: ma come si dice in milanese?

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Cavalcare il male

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Quelli che hanno dato il giudizio più corretto sugli errori e le insufficienze della mentalità della nostra epoca si sono limitati a un atteggiamento critico, scostandosene solo per proporre rimedi insignificanti e comunque incapaci di arginare il caos crescente in tutti i campi.
Questo è dovuto alla loro incapacità di comprendere i veri principi, incapacità non diversa da coloro che si ostinano ad ammirare il preteso progresso e ad illudersi sul suo inevitabile risultato.

Anche da un punto di vista teorico non è sufficiente denunciare errori e mettere in evidenza la loro realtà: la cosa essenziale è spiegare questi errori, capire perché si sono verificati, in quanto tutto ciò che esiste in un modo o nell’altro ha una sua ragione d’essere. Per cui anche il disordine deve trovare il suo posto tra gli elementi dell’ordine universale.

Anche se il mondo moderno rappresenta una specie di mostruosità, corrisponde esattamente alle condizioni di una fase di questo ciclo, fase che la tradizione Indù chiama Kali Yuga. In questo senso si può dire che l‘epoca attuale non possa essere diversa da ciò che è.

Tra i tratti caratteristici della mentalità moderna risulta evidente la tendenza a ridurre ogni cosa al solo punto di vista quantitativo. Tendenza altamente radicata nelle concezioni scientifiche degli ultimi secoli e presente in ogni campo dell’analisi sociale a tal punto da permettere di definire la nostra epoca essenzialmente come il “regno della quantità”.

Questa caratteristica appare come l’elemento fondante dato che proprio questa riduzione al quantitativo rappresenta la condizione della fase ciclica raggiunta dall’umanità nei tempi moderni e perché la tendenza in questione conduce al punto di arrivo di questa “discesa” sempre più accelerata che segna la fine di un Manvantara (in sanscrito, un ciclo di manifestazioni).

Questa discesa non è altro che un graduale allontanamento dal principio inerente a ogni processo di manifestazione e riveste l’aspetto della quantità pura priva di ogni aspetto della qualità. Rappresenta una delle tendenze che nel mondo dell’esistenza duale non possono mai essere raggiunte completamente, così come nel simbolo del tao nessuna delle due parti può manifestarsi eliminando l’altra.

Il punto più basso è come un’immagine oscura o invertita del punto più alto. Quindi arrivare all’apparenza dell’assenza di qualsiasi principio è contraffazione del principio stesso. L’opinione della maggioranza è una caratteristica distintiva del “regno della quantità” il cui limite ultimo porterà a un’inversione di senso nel momento in cui la ruota cessa di “girare”.

Un punto limite che sarà raggiunto soltanto da un esiguo numero di uomini che preparerà i germogli di un ciclo futuro. 
Paradossalmente, arrivati al punto in cui siamo, non bisogna opporsi o rallentarlo, ma accelerare il processo. Bisogna cavalcare la tigre perché l’uscita si troverà dove il processo si compie.

Liberamente tratto dai “segni dei tempi” di Renne Guenon

Continua la lettura con: La solitudine dei morti

LA FENICE

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🔴 ISRAELE: nuovo RECORD MONDIALE di CONTAGI. Pronti a CANCELLARE il GREEN PASS: “controproducente, il vaccino è inefficace contro omicron”

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Credits dr.eli david - Casi Israele

Nonostante le restrizioni, l’obbligo di indossare la mascherina e la quarta dose, Israele ha raggiunto il numero record di contagi nelle ultime 24 ore. Uno studio conferma la scarsa efficacia dei vaccini contro la variante Omicron. Aumentano le accuse contro il Green Pass anche all’interno del governo che sembra intenzionato a eliminarlo.

🔴 ISRAELE: nuovo RECORD MONDIALE di CONTAGI. Pronti a CANCELLARE il GREEN PASS: “controproducente, il vaccino è inefficace contro omicron”

# Oltre 65.000 casi di Covid in un giorno. Israele è davanti a Australia, Usa e Europa per contagi ogni 100.000 abitanti

Credits dr.eli david – Casi Israele

Israele stabilisce un nuovo record mondiale di contagi in 24 ore in rapporto agli abitanti. Con i 65.259 registrati martedì 18 gennaio si pone davanti all’Australia per casi ogni 100.000 abitanti. L’impennata della curva si è avuta nonostante l’obbligo di indossare la mascherina, il pass vaccinale e la somministrazione della quarta dose. Israele è stato infatti il primo Paese al mondo a somministrare la quarta dose di vaccino anti Covid a operatori sanitari, over 60 e pazienti fragili. Il Direttore Generale del Ministero della Salute Nachman Ash ha comunicato inoltre come il picco massimo di contagi dovrebbe arrivare solo nelle prossime settimane.

# Secondo un nuovo studio la quarta dose non protegge dal contagio da variante Omicron

Credits fernandozhiminaicela-pixabay – Vaccinazione Covid

La conferma del fatto che il vaccino non riesca a bloccare il contagio arriva anche dai dati preliminari di una ricerca che ha coinvolto 150 israeliani. Lo studio ha dimostrato come la quarta dose di vaccino anti-Covid Pfizer o Moderna non fornisce protezione contro il contagio da variante Omicron. Il secondo booster ha fatto aumentare fino a cinque volte il livello degli anticorpi neutralizzanti, ma questo non è sufficiente a contrastare Omicron. Il commento del direttore dell’Unità di Malattie infettive dello Sheba Medical Center di Tel Aviv, Gili Regev-Yochay, che ha condotto la ricerca: “Malgrado la crescita del livello di anticorpi, la quarta dose offre soltanto una difesa parziale contro il virus. Abbiamo visto molte persone infettate con Omicron dopo la quarta dose. Un po’ meno che nel gruppo di controllo, ma sempre tante“.

# Il ministro delle finanze Avigdor Liberman: “Non c’è logica medica ed epidemiologica nel Green Pass”

credits: open.online

Nonostante tutte le restrizioni e le dosi booster di vaccini il Sars-Cov-2 continua a diffondersi, seguendo forse l’andamento stagionale degli altri virus influenzali, e per questo motivo il governo israeliano si prepara a mettere in discussione il mantenimento del Green Pass.

Come riporta “The Jerusalem Post” Israele si dice infatti pronta cancellare lo strumento del Green Pass, secondo quanto dichiarato martedì 18 gennaio dal ministro delle finanze Avigdor Liberman.  “Non c’è logica medica ed epidemiologica nel Green Pass, molti esperti concordano su questo fatto“, ha scritto Liberman su Twitter. “Quello che c’è è un danno diretto all’economia, al funzionamento quotidiano e, inoltre, un contributo significativo al panico tra la popolazione. Sto lavorando con tutte le parti per eliminare il Green Pass e preservare una routine normale per tutti noi“. Nel frattempo insieme alle nuove regole sulle quarantene per le persone positive sta partendo la distribuzione gratuita di 25 milioni di test antigenici a casa agli israeliani per consentire ai cittadini di monitorarsi.

Fonti: The Jerusalem Post, Il Corriere

Continua la lettura con: SCANDALO al GALEAZZI di Milano: senza terza dose non si viene operati?

FABIO MARCOMIN

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