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RED CARPET: come si dice a Milano?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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La “Green Road dell’Acqua” eletta “PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA”

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Credits cicloturismo360.it - Percorso Green Road dell'Acqua

Risultato di un lavoro trentennale, da parte della Provincia Autonoma di Trento, di recupero di argini fluviali, strade e ferrovie dismesse, questo percorso ciclabile è stato votato come “il più bello nel 2021”. Vediamo perché e come si struttura.

La “Green Road dell’Acqua” eletta “PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA”

# La “Green Road dell’Acqua” è un percorso spettacolare lungo 143 km

Credits cicloturismo360.it – Percorso Green Road dell’Acqua

La “Green Road dell’acqua”, votata nel 2021 come miglior ciclabile agli Italian Green Road Awards, insieme alla Ciclovia dei Parchi della Calabria, è un suggestivo percorso in mezzo alla natura che attraversa la provincia di Trento per 143 chilometri tra fiumi e laghi. Il tracciato si compone di 138 km riservati alle bici, 4 chilometri su strada a bassissimo scorrimento e l’ultimo chilometro percorribile in funivia al di sopra dell’Adige. 

Leggi anche: La PISTA CICLABILE in CIMA agli ALBERI: un’idea anche per Milano?

# Come è stata realizzata

Credits work_is_like_a_trip IG – San Michele all’Adige

La Green Road trentina è il risultato di un lavoro trentennale, da parte della Provincia Autonoma di Trento, di recupero di argini fluviali, strade e ferrovie dismesse per 113 chilometri. Il percorso è formato da un anello in più tappe con partenza dalla frazione di Cadino di Faedo, nel comune di San Michele all’Adige, e capolinea nel capoluogo dopo aver attraversato ben 21 comuni. Un’esperienza ideale per un turismo lento e sostenibile per scoprire paesaggi incredibili e borghi e dormire e soggiornare in agriturismi e campeggi. Scopriamo le bellezze che si incontrano.

# Le meraviglie nella prima parte del tracciato di 60 km, in prevalenza pianeggiante, tra vigneti, meleti e oasi naturali

Credits cprdeb IG – Mezzocorona

Il primo tratto del percorso ciclabile, dalla località Cadino di Faedo e a Mori, è lungo 60,5 km con un andamento prevalentemente pianeggiante visto che il dislivello in salita di 140 metri e in discesa di 160 metri.  pianeggianti con un dislivello in salita di 140 metri e 160 in discesa. Durante la pedalata si passa tra i vigneti del Trento DOC, costeggiando il fiume Adige, e si incontrano i borghi di Mezzocorona e Mezzolombardo e alcuni siti naturali di interesse comunitario: “la Rocchetta”, “la Rupe” e il sito “Natura 2000”, dimora ideale del gufo reale e di svariati uccelli migratori.

Credits liberosara IG – Muse Trento

Dopo i primi 25 km pianeggianti si arriva nel moderno quartiere delle “Albere” a Trento, progettato da Renzo Piano e sede del MUSE, il nuovo e prestigioso Museo delle Scienze della città. Affiancando il fiume si giunge a Rovereto, “Città della Pace” e sede del MART, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea, non prima di trovarsi immersi tra i meleti della Valle dell’Adige e i vigneti della Vallagarina.

# Il secondo tratto dell’itinerario è il più duro, il dislivello arriva a 1040 in salita, ma anche il più scenografico

Credits mikla_89 IG – Lago di Loppio

Il secondo tratto della “Green Road dell’Acqua” è il più duro e difficile, il dislivello in salita è di 1040 metri, ma si viene ricompensati dalle bellezze che si incontrano. La prima è il biotopo del Lago di Loppio lungo il tracciato della vecchia ferrovia asburgica Mori-Arco-Riva, da non perdere a metà strada l’Isola di Sant’Andrea, notevole sito di archeotrekking con accesso alle rovine del castrum dalla ciclabile.

Credits pighizza IG – Torbole sul Garda

Andando oltre, in mezzo a suggestivi olivi secolari, si raggiungono i borghi di Nargole e Torbole sul Garda da dove si può ammirare una spettacolare vista sul lago. Il tracciato prosegue affiancando il fiume Sarca, per arrivare alla Valle dei Laghi dove l’acqua domina la scena, e lambendo la Riserva Naturale delle Marocche che con i suoi sassi ciclopici ricorda un paesaggio lunare. Dal Parco Fluviale della Sarca, nel comune di Sarche,  merita una pedalata lungo le forre del Limarò, entusiasmante canyon. In direzione Trento si incontrano lecci e olivi abbracciati dalle montagne e i laghi di Toblino, Santa Massenza e Terlago.

Credits markusdwx IG – Monte Bondone

La parte finale di questa esperienza termina con la salita sul Monte Bondone e la discesa fino a un punto panoramico privilegiato su Trento, Sardagna, da dove prendere la funivia in alternativa proseguire in bicicletta fino al rione di Piedicastello circondati da boschi di castagni.

Fonte: SiViaggia

Continua la lettura con: La PISTA CICLABILE in CIMA agli ALBERI: un’idea anche per Milano?

FABIO MARCOMIN

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🔴 MALPENSA-SVIZZERA in soli 30 minuti: Milano punta su VELIVOLI ELETTRICI a decollo verticale

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Aeromobili elettrici

Nei prossimi anni potrebbe essere realizzata una rete di vertiporti per collegare Milano alle altre città lombarde e a quelle svizzere. Ecco il progetto allo studio.

MALPENSA-SVIZZERA in soli 30 minuti: Milano punta su VELIVOLI ELETTRICI a decollo verticale

# Nel futuro una rete di vertiporti per collegare Milano alle altre città lombarde e a quelle svizzere

Aeromobili elettrici

Durante un incontro nello scalo di Malpensa mercoledì 13 aprile i vertici di Sea, la società che gestisce gli scali della città, e i sindaci di Varese e del Canton Ticino si è discusso del futuro della mobilità aerea di Milano. Sul tavolo la possibilità di collegare l’aeroporto di Milano Malpensa alle città limitrofe lombarde e svizzere tramite voli elettrici.

La presidente di Sea Michaela Castelli: “Un importante sviluppo della connettività nel prossimo futuro sarà rappresentato dall’innovazione della Urban Air Mobility“. Per questo motivo uno degli obiettivi delle istituzioni e di Sea sarà quello di attivare “una rete di vertiporti per l’impiego di velivoli elettrici a decollo verticale“.

Leggi anche: A Napoli i PRIMI TAXI guidati da ROBOT e AUTOBUS SENZA AUTISTA

# Da Malpensa alla Svizzera in appena 30 minuti tramite voli elettrici

Malpensa – Locarno

Una mobilità basata sull’utilizzo di voli elettrici, tra lo scalo internazionale milanese e le città vicine, risulterebbe sia sostenibile che veloce. Secondo le stime del progetto basterebbero appena 30 minuti per collegare Malpensa alla Svizzera: “Malpensa sarebbe raggiungibile da Locarno e Bellinzona (Svizzera) in poco più di 30 minuti e da Varese in appena 10-15 minuti“. Tra i comuni svizzeri interessati ci sono Chiasso, Locarno, Bellinzona, Mendrisio e Lugano. Il futuro dei trasporti veloci saranno i voli elettrici?

Leggi anche: A LINATE ci sarà il primo VERTIPORTO: nel 2026 i primi voli in AEROTAXI

Fonte: MilanoToday

Continua la lettura: I TAXI VOLANTI in arrivo a Milano: da Malpensa alla Stazione Centrale in 15 minuti

FABIO MARCOMIN

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Terry SCHIAVO: “la mia Milano si PREOCCUPERÀ dei milanesi senza lavoro e senza casa”

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Terry Schiavo

Terry Schiavo. Attrice, giornalista e show girl televisiva attiva dagli anni novanta. Negli ultimi anni si è impegnata in politica a livello cittadino. 

Terry SCHIAVO: “la mia Milano si PREOCCUPERÀ dei milanesi senza lavoro e senza casa”

La cosa che ami di più di Milano?

Di Milano amo la sua capacità di non mollare mai. I milanesi sono intraprendenti, instancabili, inclusivi e socievoli a dispetto di tutti i luoghi comuni.

Quella che invece ti piace di meno?

Quello che non mi piace non riguarda Milano bensì la sua pessima amministrazione al secondo mandato. Un Sindaco e una Giunta che sembrano vivere su un altro pianeta, inconsapevoli dei reali problemi della città fino a quando non balzano agli onori della cronaca o evidenziati dai cittadini. E di esempi potrei citarne molteplici ma mi limito a ricordare le violenze, aggressioni e molestie di gruppo avvenute la notte del 31 dicembre e il successivo post dell’assessore alla Sicurezza che ignorava totalmente l’accaduto scrivendo che a Milano era andato tutto bene.

Il tuo locale preferito?

Una volta quando noi della Generazione X andavamo in disco avrei potuto citarti Il Borgo del Tempo Perso, o il Casablanca o ancora il Jimmy’z o il Rolling Stones. Oggi a ballare non vado più e mi piace andare a mangiare bene, scegliendo con cura l’ambiente e la cucina. Milano offre ampia scelta in questo senso.

Credtis: eventshunters.com – Rolling Stone

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Milano è città d’arte, moda e cultura. Amo visitare i musei, le mostre, fare sport nei nostri meravigliosi parchi, passeggiare per le vie del centro o nelle meravigliose campagne a Chiaravalle tra coltivazioni e maneggi. E poi, sempre tempo libero permettendo, il cinema rimane per me e mio marito un must, nonostante Netflix e la pandemia che ha dimezzato le sale.

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Non potrebbe che essere Luci a San Siro.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Non ho un luogo dei dintorni di Milano preferito.

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

La cosa più bella che mi è capitata a Milano? Nascere in questa splendida città, viverci e lavorarci.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

La fermata della metro alla quale sono più affezionata? Tutte. Perché negli anni delle superiori le ho girate veramente tutte. Ogni anno cambiavano sede.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Non saprei abbinare alla definizione “curioso” cose o situazioni viste in città. Posso invece dirti che la cosa più triste e preoccupante che vedo quotidianamente sono gli anziani che rovistano tra i rifiuti dopo i mercati. In numero crescente ogni giorno. La cosa più schifosa, vedere defecare in un’aiuola dietro Palazzo Reale un uomo completamente nudo. E qui mi fermo.

Il quartiere che ami di più?

Amo Milano dal centro alle periferie. Amo il caldo umido in una Milano semideserta in agosto e la scighera che lo scorso inverno è tornata a farci compagnia. Bella dalla finestra, non certo per chi è al volante.

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Francamente a Sala non ho più niente da dire. Chi si ostina a ignorare i problemi e invece di prevenire tenta di “rattoppare” non merita di amministrare questa città .

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Milano città stato: sì sono a favore purché chi amministri lo faccia con grande senso di responsabilità nei confronti dei cittadini. Chi amministra spende i soldi dei contribuenti, i nostri, e spesso vengono spesi malissimo. Anche in questo caso gli esempi si sprecano.

Tolta Milano in quale città ti piace vivere?

Roma. È la mia seconda città.

Roma @pixabay

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Due miliardi per riqualificare, migliorare la viabilità sia per auto che per biciclette, eliminare ghetti che sono vere e proprie zone franche che vanno nella direzione opposta dell’inclusione. Abbattere le barriere architettoniche, occuparsi e preoccuparsi di quei milanesi (troppi, l’ho scritto prima) senza lavoro e senza casa, restituendo loro speranza e dignità e perché no, anche un’altra possibilità… Bastano due miliardi?

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Un’amministrazione consapevole e responsabile che non sia solo capace di fare bla bla bla ma che intervenga per rendere questa città sempre più accogliente, sicura e inclusiva. Milano è grande e merita un’amministrazione all’altezza.

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Tutti pazzi per il RAMEN. Come si dice in milanese?

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TAKELOCAL: la food community milanese per cambiare il mondo del DELIVERY nei QUARTIERI

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Ph. Ufficio stampa Comune di Milano

La missione di ogni città è creare una comunità forte e coesa e perché non farlo attraverso il cibo? Takelocal arriva nei quartieri di Milano per trasformare il mondo del delivery creando una food community tutta milanese. Ma di cosa si tratta?

TAKELOCAL: la food community milanese per cambiare il mondo del DELIVERY nei QUARTIERI 

# Un’alternativa al delivery tradizionale

credits: takelocal.it

Sono molte le app di delivery di fama mondiale che hanno invaso le grandi città come Milano. Basti pensare a Gloovo, Deliveroo o Just eat che ormai da anni sono ampiamente utilizzate e apprezzate dai clienti per la loro comodità. Eppure non tutti sembrano condividerne l’entusiasmo, è il caso delle piccole realtà locali. Queste infatti, sembrano non apprezzare del tutto il servizio di queste grandi piattaforme che erodono tutti i guadagni, non permettono di instaurare una relazione con i clienti e nemmeno di avere il controllo sulla gestione delle vendite. Ed è proprio per dare più spazio alle realtà locali che nasce Takelocal, una nuova piattaforma che trasforma il delivery.

# Creare una community attraverso il cibo

credits: IG @takelocal.it

Takelocal, già dal nome della neo-piattaforma milanese è intuibile la volontà di dare spazio alle realtà locali. Il progetto “è nato spontaneamente da un gruppo di ristoratori che non trovavano soddisfazione nei modelli attuali di delivery”, sottolineano da TakeHome Srl, che ha lanciato la piattaforma. Un nuovo modo di guardare al delivery creando una food community di quartiere dove l’obiettivo è quello di garantire il contatto diretto tra i clienti e i ristoratori della zona.

Ma come funziona? Il tutto avviene in pochi e semplici passi attraverso il sito www.takelocal.it. Qui chiunque può inserire il proprio indirizzo e individuare i ristoranti aderenti più vicini oppure scegliere il quartiere che si desidera. Per il momento il servizio è attivo a Porta Venezia, Isola e NoLo, ma è in fase di espansione, pronto a raggiungere tutti i quartieri milanesi. Trovato il ristorante che fa al proprio caso, non resta che ordinare.

# Ordinare direttamente dai canali social

credits: IG @takelocal.it

Al contrario delle classiche modalità di delivery, con Takelocal non servono App, ma si può ordinare direttamente dalle pagine social dei locali (Instagram e Facebook) o dal sito di Takelocal o anche dai canali dei singoli ristoranti, che rimandano direttamente alla pagina dedicata. Dopo aver scelto il proprio piatto, si paga con carta di credito o Paypal e, per i locali che lo permettono, anche in contanti.

Inoltre, si può scegliere se optare per il take-away, passando a ritirare il cibo di persona, oppure farlo arrivare direttamente a casa: “È importante ricordare che il raggio di consegne limitato permette l’arrivo dei piatti ancora caldi e in perfette condizioni” spiegano da Takelocal.

# Sostenibilità e attenzione verso l’ambiente

L’idea è quella di puntare sugli acquisti di prossimità e sulla gestione indipendente delle consegne, che vengono effettuate direttamente dai ristoranti oppure da una flotta condivisa all’interno del quartiere. Essenziale per Takelocal è l’attenzione verso l’ambiente. Infatti, credendo in un mondo sostenibile, promuove la mobilità tramite l’utilizzo di mezzi elettrici o biciclette, così come il rispetto delle risorse umane per quel che riguarda i trattamenti contrattuali e la sicurezza sul lavoro. Inoltre, tutti i pagamenti e le spese di consegna vengono decisi e incassati dai ristoratori, senza nessuna intermediazione.

# Prima cittadini, poi ristoratori

credits: takelocal.it

Takelocal è una nuova alternativa al delivery che sta già coinvolgendo decine di realtà milanesi. Un nuovo modo semplice di ordinare il cibo che, senza rinunciare alla comodità, cerca di costruire una vera e propria community mettendo al primo posto l’essere cittadini. “Vogliamo dimostrare che una community, se unita dagli stessi valori, riesce a portare un vero cambiamento, tanto dal punto di vista etico quanto da quello economico” concludono da TakeHome.

Continua la lettura con:Il DELIVERY a casa ce lo porterà un ROBOT? Parte il test con la PIZZA

SARA FERRI

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5 GRANDI CITTÀ ITALIANE da visitare comodamente con il TRENO partendo da Milano

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Credits Mood101-pixabay - Frecciarossa in Stazione Centrale Milano

Viaggiare è sinonimo di libertà. Significa aprirsi alla scoperta di nuovi luoghi e esperienze. Il mezzo di trasporto perfetto per godersi il viaggio rimane il treno, seduti nel proprio vagone si possono osservare i paesaggi che scorrono dal finestrino e sognare ad occhi aperti. Scopriamo cinque grandi città italiane ricche di storia da raggiungere comodamente in treno partendo da Milano.

5 GRANDI CITTÀ ITALIANE da visitare comodamente con il TRENO partendo da Milano

#1 Torino, la metropoli tascabile dall’animo austero

Credits Wendy Dekker-unsplash – Torino direzione Piazza San Carlo

La città più vicina da raggiungere, bastano poco più di 50 di minuti di viaggio, è Torino. Una metropoli tascabile e dall’animo austero. Sullo sfondo le Alpi e nel suo cuore il “grande fiume” Po che la attraversa. Raffinata ed elegante conserva ancora il fascino di quando fu la prima capitale italiana, ma è anche ricca di mistero: è infatti uno dei vertici dei triangoli di magia bianca e magia nera. Da non perdere il suo simbolo, la Mole Antonelliana, ma anche i Musei Reali, il Museo Egizio e la scenografica Reggia di Venaria.

#2 Verona, la città di Romeo e Giulietta

Credits Timo Wielink-unsplash – Verona

La città di Romeo e Giulietta, con il suo centro storico patrimonio dell’Unesco, si raggiunge a bordo di un treno in 1 ora e 15 minuti. L’Arena di Verona è il simbolo per eccellenza della città veneta ed è tra gli anfiteatri romani meglio conservati al mondo. Ai piedi dei Monti Lessini e bagnata dal fiume Adige, Verona è una delle mete del Belpaese più visitate dai turisti italiani e stranieri.

#3 Firenze, la culla del Rinascimento

Credits Azamat Esmurziyev-unsplash – Firenze

Per arrivare a Firenze in treno partendo da Milano servono poco meno di due ore. La città culla del Rinascimento, che si specchia sull’Arno e che conserva alcune delle opere d’arte più famose in assoluto, è una delle mete italiane da non perdere per gli amanti della cultura e della storia. La stazione di Santa Maria Novella, in pieno centro, è l’approdo perfetto per chi vuole godersi una giornata nel capoluogo toscano.

#4 Roma, la città con la più alta concentrazione di beni archeologici, storici e architettonici al mondo

Credits Massimo Virgilio-unsplash – Roma, Fori Imperiali

La capitale d’Italia è raggiungibile in tre ore dal capoluogo lombardo con i treni dell’alta velocità. Roma è la città con la più alta concentrazione di beni archeologici, storici, architettonici e archivistici al mondo, dal Colosseo al Foro Romano, dall’Arco di Costantino alle Terme di Caracalla solo per citarne alcuni. Per questo è consigliabile utilizzare i treni da Roma a Milano che vi consentono di risparmiare tempo e denaro e concentrarvi sulla visita ai monumenti della capitale.

#5 Napoli, un mix di cultura, folklore e natura adagiato su un golfo scenografico

Credits danilo-d-agostino-unsplash – Napoli

La bellezza di Napoli, adagiata sull’omonimo golfo, si fonda su una storia di 2500 anni. Da Milano ci vogliono circa 4 ore mezza per arrivarci in treno. Il capoluogo campano è un mix di cultura, folklore e natura. Si passa dal Castello del Maschio Angioino, ai Quartieri Spagnoli, dal Vesuvio al buon cibo a prezzi stracciati. Per una visita completa non si può dimenticare poi la Napoli Sotterranea e le tre splendide isole di Capri, Ischia e Procida, delle piccole perle del Mar Tirreno.

REDAZIONE

Continua la lettura con: Torna l’INTERRAIL per viaggiare in Europa: per i giovani è GRATIS

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I 7 LUOGHI MIGLIORI dove fare COLAZIONE all’APERTO a Milano

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Quando le giornate iniziano ad allungarsi e il sole inizia a scaldare un po’ di più, l’aria si riempie di una strana sensazione, che secondo me più o meno tutti percepiamo. È quasi come se ci stessimo tutti risvegliando dal torpore dell’inverno e iniziassimo ad annusare l’aria di mare, di cene alle 10 di sera, di pelle abbronzata e in generale quella sensazione di libertà e speranza che l’estate porta con sé.

Anche se quasi nessuno si fa più 3 mesi di vacanza come quando si era bambini, per chi rimane a Milano uno dei modi per godersi la stagione e iniziare bene la giornata può essere quello di fare una bella colazione all’aperto. Questi sono i 7 migliori posti a Milano dove si può fare.

I 7 LUOGHI MIGLIORI dove fare COLAZIONE all’APERTO a Milano

# Fòla, Greens & Sweets with a touch of magìa (NoLo)

Si tratta di un pasticceria, gastronomia e bottega a NoLo, tutta al femminile. Il nome, che proviene sia dalla parola del dialetto piemontese “folairà” (sciocco/a, folle) sia dal latino (lat. fabŭla – Favola, fiaba, invenzione o immaginazione fantastica), identifica l’intera identità del posto, che si definisce come una “persona coraggiosa, quasi folle, che crede ancora nella magia“.

Fòla è una gastronomia attenta all’ambiente e alla scelta dei prodotti, una pasticceria golosa e artigianale, ma non tradizionale ed è sicuramente uno dei migliori posti in cui godersi la colazione all’aperto. In Via Luigi Varanini, 12

# La Pasticceria Gelsomina e i loro maritozzi (Porta Vittoria)

Sono 2 i negozi della Pasticceria Gelsomina, ma solo in uno di questi è possibile usufruire del dehor, cioè quello in Via Fiamma 2, vicino Porta Vittoria. La specialità di questi locali sono i loro maritozzi e le loro proposte inclusive, come per vegani o per coloro che preferiscono una colazione salata.

# Baunilla, la pasticceria dalla doppia nazionalità (Porta Nuova)

Nel cuore di Porta Nuova, in mezzo ai grattacieli e alle nuove perle di Milano, in piazza Alvar Aalto, è possibile fare colazione all’aperto in uno dei quattro locali della pasticceria creativa Baunilla. Dal portoghese vaniglia, Baunilla propone ogni giorno prodotti dagli ingredienti ricercati per “offrire una proposta unica e attenta ai gusti e alle personalità dei clienti, senza dimenticare il suo cuore brasiliano-italiano“.

# Clèa, la pasticceria che nasce dalle tradizioni familiari (Washington)

La pasticceria vincitrice nel 2020 di Cake Star si trova in zona Washington e propone una colazione all’aperto con i loro tavolini appena fuori dal locale. I loro valori, che assicurano al cliente un’alta qualità dei prodotti, regalano un’esperienza culinaria anche al milanese di fretta che però non vuole negarsi una buona colazione. In Via Giacomo Boni, 25

# Premiato Forno Cantoni, un locale che ci porta indietro nel tempo (Piero della Francesca)

https://premiato-forno-cantoni.business.site/

Con un ampio dehor, il Premiato Forno Cantoni, caffetteria, pasticceria e ristorante,  permette di godersi una bella colazione dominata dall’eleganza e raffinatezza proprie del locale. All’interno è molto particolare: ancora presenta caratteristiche e arredamenti tipici degli anni in cui è nato, quindi nei primi decenni del 900. Anche all’esterno si respira questa aria retrò. In Via Piero della Francesca, 40

# Nowhere, Coffee & Community (San Vittore)

IG @nowherecafe.milano

La pandemia non ha portato solo aspetti negativi: infatti, proprio in questo periodo è nata la pasticceria Nowhere, un ambiente giovane in via Caminadella, zona tra Carrobbio e San Vittore. Specializzati nel caffè e nella sua preparazione in tutte le forme, offrono ottime brioches e mono porzioni.

# Égalité, un mondo fragrante fatto di scoperte e grandi classici tra Italia e Francia (Porta Venezia)

In via Melzo, zona Porta Venezia, si trova un locale che è una boulangerie, un bistrot e una caffetteria francese. I prodotti, tutti al forno, sono studiatissimi e molto ricercati, per offrire al cliente una vera e propria esperienza culinaria a cavallo tra la cultura francese e quella italiana.

Continua a leggere con: A Milano il BAR del SORRISO

ALICE COLAPIETRA

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Il PONTE TIBETANO nel selvaggio WEST MILANESE

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ponte tibetano

Basta mezz’ora di strada verso ovest e si passa dal cemento alla selva, dal borbottio cittadino al silenzio fluviale, dal post moderno meneghino al rurale di campagna. Il parco del Ticino è un limite, un confine tra l’Insubria milanese e quella di Novara. Un tratto di penna blu che sulle mappe traccia una riga curva dal cuore della Svizzera italiana fino al Po, duecento e rotti chilometri più a sud, nei pressi del Ponte della Becca.

Il PONTE TIBETANO nel selvaggio WEST MILANESE

La macchia è selvaggia, sassi e acqua dolce, il Monte Rosa in lontananza che sembra osservare impassibile quel che accade nella valle del Ticino, ma solo quando “il cielo di Lombardia, così bello quando è bello” lo permette. In quest’oasi wild e senza fronzoli, ecco che all’altezza di Turbigo, per la precisione in località Tre Salti, si staglia un’insolita prospettiva: cavi d’acciaio e poggiante su plinti, interrati nel calcestruzzo.

# Un ponte tibetano moderno: più leggero e più stabile

parco ticino

È un ponte tibetano, sospeso a circa 8 metri di altezza, lungo 70 metri di altezza sopra le acque del canale che fluisce dalla storica Centrale Idroelettrica. Costruito nel 2008 dal Parco Lombardo della Valle del Ticino, il ponte si ispira a quelli di tradizione tibetana, ma in una versione più moderna, con una struttura leggera e stabile, formata da una passerella di assi in legno. Si attraversa il ponte in rigorosa fila indiana, dopo è possibile percorrere i ritorti e pianeggianti sentieri del parco, costeggiando il Fiume Azzurro. Verso sud si può proseguire fino al ponte di ferro di Turbigo, invece se si punta a nord si può raggiungere il Centro Parco alla Dogana di Tornavento.

# Proseguendo si è accolti dall’home restaurant Clorofilla

home restaurant Clorofilla

L’home restaurant Clorofilla, un tocco chic nascosto nella natura. E tutto ad un tratto, un giardino chic nel mezzo di un agglomerato di abitazioni immerse nel verde del parco. Al centro dell’area verde una casetta bassa, vissuta da Maria Teresa, marito e figli. Un piccolo mondo di Amelie con tavolini che sanno di legno recuperato,  arredi shabby chic, sedie di metallo, elementi floreali che sembrano riportare all’epoca liberty, crogioli provenienti da una fonderia locale, piani di lavoro di una vecchia conceria… Loro, Maria Teresa e family, qui ci vivono.

Ma ospitano anche, su prenotazione, visitatori, amici e “viandanti”. La loro attività spalanca le porte della loro vita e la condivide con gli altri: si chiama infatti Home  Restaurant Clorofilla. Non si entra infatti né in un locale, né in un ristorante, ma si va in una casa, si viene coccolati e si finisce, nella migliore delle ipotesi, a fare un giro in barca (anche questa recuperata da chissachì) in una lanca secondaria del Ticino. Per ammirare, se si ha ancora più fortuna, un grosso cigno che nidifica a bordo fiume.

home restaurant Clorofilla

Anche se qui non si può naufragare data l’altezza esigua delle acque, è davvero dolce perdersi e ritrovarsi in questa oasi chic del selvaggio west milanese.

Continua la lettura con: Il PONTE TIBETANO più ALTO d’EUROPA (a due ore da Milano)

STEFANO CORRADA

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I SEDILI della ELIZABETH LINE mettono i BRIVIDI. Un’idea per la nostra metro?

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Credits britonincanada IG - Interni treni Elizabeth Line

I tessuti dei sedili sui treni della nuova linea metropolitana londinese sono caratterizzati da un effetto cromatico che crea una sensazione di movimento e velocità. Da provare anche sulle metro di Milano?

I SEDILI della ELIZABETH LINE mettono i BRIVIDI. Un’idea per la nostra metro?

# Il tessuto scelto crea una sensazione di movimento e velocità

Credits parallelepipedique IG – Sedili treni Elizabeth Line

L’inaugurazione della Elizabeth Line, la nuova linea metropolitana lunga oltre 100 km che rivoluzionerà la mobilità di tutta la Greater London, è alle porte. Entro l’anno apriranno infatti le prime 10 fermate. Nel frattempo lo studio di design tessile britannico Wallace Sewell ha svelato la moquette dei sedili che sarà presente sui treni lunghi 200 metri della linea con motivi a righe e dettagli gessati che danno l’impressione di movimento e velocità. La nota dello studio Sewell: “Il tessuto è una progressione del design originale sulla linea da Liverpool Street a Shenfield, ispirato dal viaggio lungo il percorso e dall’astrazione dell’ambiente circostante in rettangoli e motivi lineari. La Elizabeth Line aggiunge poi più dettagli gessati, come un cenno agli abiti della City di Londra e creando un senso di velocità mentre la linea viaggia da est a ovest“.

Leggi anche: ELIZABETH LINE: conclusi i lavori della linea metropolitana più lunga dell’intera rete milanese

# La scelta del colore viola si abbina a quello della nuova linea metropolitana sulla mappa ed è associato alla famiglia reale inglese

Credits emmirick IG – Dettaglio tessuto treni Elizabeth Line

La scelta del colore viola nella tonalità Pantone 3515 C per la tappezzeria dei 70 nuovi treni è stata fatta in quanto si abbina al colore viola della Elizabeth Line sulla mappa della metropolitana di Londra e perché è associato alla famiglia reale inglese e di regalità in generale.

Credits: @elizabethline IG

Al Giubileo di Platino della Regina, che si terrà quest’anno, è infatti associato la stessa sfumatura di viola. Sarah Mallinson, senior transport designer in Camira, società che si occupa di produrre il tessuto, ha commentato la scelta del colore e dei materiali utilizzati: “La scelta dei colori degli interni e della moquette è progettata per funzionare bene nel tempo, per essere di facile manutenzione, per essere conforme a vari standard in materia di contrasto e per creare un aspetto calmo e coerente che non scadrà

Fonte: Dezeen

Continua la lettura con: La METROPOLITANA delle ALPI: il progetto per collegare Italia e Svizzera

FABIO MARCOMIN

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Le sorprese del GIARDINO degli INNAMORATI (a 3 ore da Milano)

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Incastonata nei Giardini di Castel Trauttmansdorff si trova un’oasi dedicata agli innamorati.

Le sorprese del GIARDINO degli INNAMORATI (a 3 ore da Milano)

# Merano 

A sole 3 ore di macchina da Milano, o da Venezia, sorge Merano, la seconda città più grande e popolosa dell‘Alto Adige, con i suoi circa 40000 abitanti. Siamo a una trentina di chilometri da Bolzano e, cosa che non sorprende di certo da queste parti, ci troviamo totalmente immersi nella natura, ai piedi del Parco Naturale Gruppo di Tessa.

Credits: @visitmerano.it(IG)

Come tutto l’Alto Adige, anche Merano è una cittadina che sorprende i suoi visitatori in ogni stagione dell’anno. I paesaggi, le passeggiate, i suoi profumi, la sua cucina, sono solo alcuni degli ingredienti su cui Merano sa di poter contare per non deludere nessuno.

# Castel Trauttmansdorff

A 10 minuti dal centro di Merano si trova il Castel Trauttmandorf. Verso la metà del XIX secolo, il conte Joseph von Trauttmansdorff acquistò questo imponente nucleo architettonico di origini medievali. Rovinato dal tempo e dalle intemperie, lo fece integrare con elementi neogotici e lo ampliò fino alle dimensioni attuali.

Credits: @visitmerano.it(IG)

Questo intervento lo rese il più antico esempio di fortezza neogotica di tutto il Tirolo. Dopo alcune ulteriori modifiche, a seguito delle due guerre mondiali, il castello venne trascurato. Nel triennio 2000-2003 fu fortunatamente sottoposto ad un importante intervento di rinnovo e oggi si presenta in splendida forma a chiunque abbia la curiosità e il piacere di visitarlo.

# I giardini del Castel Trauttmansdorff

I Giardini di Castel Trauttmansdorff si estendono lungo un anfiteatro naturale della superficie complessiva di 12 ettari. Offrono dei paesaggi esotici e mediterranei, delle vedute panoramiche sensazionali sulle montagne circostanti e sulla cittadina di Merano.

Credits: @visitmerano.it(IG)

I giardini contano più di 80 ambienti botanici dove si possono ammirare piante provenienti da tutto il mondo. Per la curiosità di chiunque, botanici o meno, una visita ai giardini diventa una piacere assoluto. Grazie a svariate stazioni multisensoriali, suggestivi giardini a tema, padiglioni artistici ed esemplari del regno animale, questo luogo è spiegabile semplicemente come magico.

# Il Giardino degli Innamorati

L’area più recentemente attrezzata presso i giardini è il “Giardino degli Innamorati”. Questo angolo di pace conta sull’aiuto di piante profumate, opere artistiche a temacitazioni letterarie e installazioni spaziali per risvegliare ricordi ed emozioni legati all’amore. Il cuore dell’area è costituito da tre padiglioni, dove il rituale dell’Amore viene simbolicamente diviso in 3 fasi distinte: l’abbandono all’amore, la promessa e infine l’eternità.

Credits: @visitmerano.it(IG)

I Giardini sono aperti tutti i giorni dal 1 aprile fino a metà novembre. Per dare un’idea della loro maestosità, le guide turistiche consigliano dalle 3 alle 6 ore per una visita segna di nota.

Credits: trauttmansdorff.it

Continua la lettura con: Il GIARDINO SEGRETO di via Terraggio, il “magnifico” dono di Ludovico il Moro a Lorenzo de’ Medici

LUCIO BARDELLE

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“THE ART OF BRICK”: a Milano i QUADRI più famosi del mondo rifatti con i LEGO

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credits: the art of brick expo

I Lego, quei mattoncini colorati con i quali chiunque da piccolo si è divertito a costruire piccole macchinine, casette e storie fantasiose. Ma chi avrebbe mai pensato che uno dei giochi più amati dell’infanzia potesse diventare per fino un’opera d’arte. Fino al 3 luglio è di scena a Milano “The Art of the Brick”, i quadri più famosi costruiti interamente con i Lego.

“THE ART OF BRICK”: a Milano i QUADRI più famosi del mondo rifatti con i LEGO

# Una delle 10 esposizioni al mondo da non perdere

credits: the art of brick expo

Più di un milione di mattoncini colorati arrivano in città dando vita alla mostra definita dal CNN come una delle 10 esposizioni al mondo da non perdere: The Art of Brick.

Il David di Michelangelo, La Notte Stellata di Van Gogh, La Gioconda di Leonardo Da Vinci e il Bacio di Klimt, sono solo alcune tra le opere più famose presenti alla mostra in una nuova versione. Si, perché questa volta non si troveranno tele dipinte e sculture marmoree, i protagonisti della storia dell’arte sono fatti interamente di Lego, ospitati al Ride in via Valenza a Milano.

# Un mondo colorato, ma spiazzante

credits: the art of brick expo

L’idea di The Art of the Brick nasce dalla mente stravagante di Nathan Sawaya che, con le sue opere insolite, trasporta i visitatori in un mondo allegro e colorato per quanto spiazzante. Sono oltre 100 le opere d’arte realizzate dall’artista con più di un milione di mattoncini giocattolo. A lasciare a bocca aperta è un Tyrannosaurus Rex lungo oltre 6 metri, una collezione multimediale di fotografia Lego prodotta assieme al pluripremiato fotografo Dean West e moltissime riproduzioni dei capolavori dell’arte.

È proprio grazie all’originalità che contraddistingue la sua arte che nel luglio 2011 Sawaya ha vinto a New York, nella sezione Most Creative Unusual Art, l’Unique Art Awards 2011, premio conferito agli artisti di tutto il mondo che si contraddistinguono per le loro opere d’arte non tradizionali e non convenzionali.

# Molto più di una semplice mostra…

credits: the art of brick expo

Giocose e divertenti, le opere di Sawaya sono sicuramente un modo originale per far avvicinare i bambini al mondo dell’arte, ma non solo. In grado di far sorridere e riflettere gli adulti, The Art of Brick è molto più di una mostra, è il desiderio di far ritornare un po’ bambini e riscoprire l’entusiasmo e la creatività.

Ed è proprio la creatività alla base dell’arte di Sawaya. Infatti, per quanto le opere di possano risultare semplici, sono frutto di un lavoro preciso e minuzioso realizzato giocando con la materia, il colore, il movimento, la luce e la prospettiva. Una fusione fra surrealismo e Pop Art dove le creazioni vanno oltre alla materialità con il desiderio di scatenare emozioni e sorprendere chi le ammira.

# Qui tutti possono creare arte

credits: the art of brick expo

La genialità di Sawaya sta proprio nell’aver utilizzato un gioco che tutti abbiamo avuto a portata di mano da sempre, dove l’unica differenza sta nella creatività. Ed è proprio per stimolare la fantasia di chiunque che è stata realizzata un’area Play and Build dove grandi e piccoli possono dare libero sfogo alla propria creatività realizzando loro stessi delle piccole opere.

 

Continua la Lettura con: Le 10 OPERE d’arte IMPERDIBILI a MILANO

SARA FERRI

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ABITANTI a Milano nel 2022: quanti sono?

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Credits Simone Daino-unsplash - Milano tramonto
Quanto è grande la nostra città, in termini di popolazione?
Dipende.
Milano è una e trina: c’è il Comune di Milano, che è il nucleo storico del territorio ambrosiano, poi c’è la Città Metropolitana di Milano, che rappresenta la vecchia provincia, e infine c’è la cosiddetta Grande Milano, che comprende i comuni esterni all’area metropolitana – quindi ricadenti in altre provincie e persino in altre regioni – ma facenti parte del territorio su cui Milano esercita un’influenza socio-economica determinante.

ABITANTI a Milano nel 2022: quanti sono?

# Il Comune di Milano

architetture
Milano

Il Comune di Milano ha una popolazione di circa 1.371.285, in calo di 27.000 residenti rispetto alla precedente rilevazione, inclusi i milanesi-non-italiani (comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno). In ambito italiano la nostra città è la più popolosa dopo il Comune di Roma. In Europa ci sono parecchie città che contano un maggior numero di abitanti, anche se i raffronti, in questo caso, è bene farli con i territori metropolitani, che rappresentano il livello di governo più appropriato per le grandi città.

In ogni caso, il solo Comune di Milano ha una popolazione superiore a quella di alcuni stati membri dell’Unione Europea. Sì, avete letto bene: Milano ha più abitanti di due isole (Cipro e Malta) e di due altri paesi nordeuropei (Estonia e Lussemburgo).

# La Città Metropolitana

Mappa Città metropolitana

Andiamo ora a guardare i numeri della Città Metropolitana di Milano. Qui le cifre si impennano: gli abitanti raggiungono i 3.236.683 anche se in riduzione per il secondo anno consecutivo, 14.000 residenti in meno rispetto al 2021. Anche in questo caso, la nostra metropoli è la più popolosa in Italia dopo Roma Capitale. Nell’Unione Europea, occupiamo il sesto posto.

I quattro stati membri UE – Cipro, Malta, Estonia e Lussemburgo – che abbiamo confrontato in precedenza con il solo Comune di Milano, messi insieme hanno meno abitanti della complessiva Città Metropolitana milanese. Quest’ultima risulta più popolosa anche di altri tre stati membri UE, singolarmente considerati: le altre due Repubbliche Baltiche (Lituania e Lettonia) e la cosiddetta “Svizzera dei Balcani”, ovvero la Slovenia.

# Grande Milano

Credits rogersmith87 – Area metropolitana Milano

Passiamo infine alla Grande Milano. In questo caso siamo di fronte ad una vera e propria “regione metropolitana”, comprendente intere porzioni di Lombardia, Piemonte ed Emilia. La Grande Milano è la seconda area urbana di questo tipo nell’Unione Europea, in seguito alla fuoriuscita di Londra, subito dietro a Parigi. La popolazione, secondo le stime dell’OCSE supera gli 8 milioni di abitanti. Roma ne ha la metà.

Continuando invece il confronto con gli stati membri UE, la Regione urbana di Milano supera anche la Finlandia, l’Irlanda, la Danimarca, la Croazia, la Slovacchia, la Bulgaria.
 
In conclusione: la valorizzazione della componente demografica non è una “gara” fine a se stessa, bensì rappresenta la necessaria presa d’atto del proprio ruolo in Italia, in Europa e, dunque, nel mondo. Basti considerare un fatto: Londra, dopo la Brexit, ha chiesto a gran voce di avere uno status particolare, ai limiti dell’indipendenza. Londra è non a caso la prima regione metropolitana comunitaria ed è il vertice settentrionale della cosiddetta Blue Banana, ovvero quella fascia continentale più produttiva e popolosa, che ha il proprio vertice meridionale proprio in Milano.
No, non è una gara fine a se stessa. È una vocazione ad essere protagonisti che ci lega precisamente a Londra, passando per il cuore d’Europa, e che dobbiamo difendere ed esaltare. Anche Milano e la sua area metropolitana (ex provinciale e grandemilanese) devono avere uno status particolare.
 

Continua la lettura con: Abitanti a Milano nel 2021: quanti sono?

MILANO CITTA’ STATO
 

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A Roma si dice SCIALLA, a Milano?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Patrizia FALSITTA: “la mia MILANO sarà sempre più al PASSO con i TEMPI”

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Patrizia Falsitta

Patrizia Falsitta. Commercialista, Presidente ANC (associazione nazionale commercialisti), membro della segreteria del Partito Liberale. 

Patrizia FALSITTA: “la mia MILANO sarà sempre più al PASSO con i TEMPI”

La cosa che ami di più di Milano?

L’operosità e lo spirito di iniziativa milanese.

https://www.eventimilano.it/

Quella che invece ti piace di meno?

Il non riuscire ad essere una città per anziani che necessitano di spostarsi in auto, quindi la mancanza di parcheggi.

Il tuo locale preferito?

L’alchimia un mix di ristorante longe bar e ritrovo di amici.

Credits: @lalchimiaristorante
L’alchimia

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Camminare con il naso in su e meravigliarsi ogni volta di quanto è bella Milano.

Credits: milanoweekend.it
Milano

La canzone su Milano a cui sei più legata?

È una di Lucio Dalla.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Quelle cittadine appena fuori dal naviglio grande, Vermezzo etc.

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

La cosa più bella è essere nata Milanese con tutti i pregi e difetti della milanesità.

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

La fermata di Garibaldi di cui ho visto i primi lavori e l’inaugurazione.

Credits: @mr.want_
Garibaldi FS

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Tanti artisti di Milano esibirsi in centro.

Il quartiere che ami di più?

Il mio quartiere, Brera.

Credits Andrea Cherchi – Brera

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Caro Sala ti scrivo: non snaturare troppo la nostra città che è una città di lavoratori che hanno bisogno di spostarsi e di spostare merci e persone con una mobilità disastrosa, riconoscendone i limiti green tipici della città e avendo un occhio di riguardo anche ai milanesi che invecchiano e che non riescono a camminare per ore e usare la bicicletta e il monopattino.

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Sono sempre stata a favore di Milano autonoma e regione.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Se proprio dovessi lasciare la mia città non ne troverei un’altra così, sicuramente opterei per un radicale cambiamento, Marbella in Spagna.

Marbella
(da pixabay)

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Se avessi una considerevole cifra, alloggi per non vedere più tanta gente dormire per strada.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Il mio sogno che Milano diventi sempre più una città a spasso con i tempi e servizi ma che non perda nel tragitto di supermodernizzazione le sue caratteristiche architettoniche, la sua realtà e il suo stile di vita.

Patrizia Falsitta

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Da Varese a SHANGHAI: il racconto impressionante del nuovo LOCKDOWN

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Credits Greta Bianchi Fb - Edifici in lockdown a Shanghai

In seguito alla scoperta di nuovi casi legati alla variante Omicron, dal 28 marzo 2022 la megalopoli cinese di Shanghai ha introdotto un lockdown senza precedenti. Ecco il racconto di Greta Bianchi che dal 2014 vive e lavora lì. Tratto da VareseNews.

Da Varese a SHANGHAI: il racconto impressionante del nuovo LOCKDOWN

# “Se per due anni la propaganda ha elogiato la strategia zero casi come un successo non è possibile ora ammettere che bisogna cambiare strada

Credits varesenews – Greta Bianchi

Dopo la prima ondata del 2020 in Cina si era creato un certo equilibrio e con l’adozione della politica “Zero Covid” siamo stati tutti abbastanza tranquilli. Fino ad ora. Io ho personalmente sempre sostenuto la strategia degli zero casi. […] Ora il virus è cambiato ma ciò non porta ad un cambiamento nella strategia seguita dal governo e la motivazione è prettamente culturale a mio avviso: la faccia. Se per due anni la propaganda ha elogiato la strategia zero casi come un successo non è possibile ora ammettere che bisogna cambiare strada perché ciò potrebbe creare dubbi anche su altre politiche intraprese dal governo facendo così mancare il “sostegno” della popolazione al buon XiJay”.

# Il cambio di strategia dall’arrivo di Omicrom a dicembre 2021

Credits Greta Bianchi Fb – Edifici in lockdown a Shanghai

All’inizio è stato abbastanza facile continuare ad isolare le persone positive ed i loro contatti. Ma il numero è continuato a crescere, e qui siamo davvero in tanti. […] a febbraio gli alberghi adibiti alla quarantena di chi faceva ritorno dall’estero erano completamente pieni in tutta la città. Si è quindi iniziata una chiusura “strategica” delle zone a rischio della città: trovo un positivo, isolo il suo building per 48h, faccio test a tutti e se non trovo altri casi libero tutti. Probabilmente avrete visto video di gente chiusa in ristoranti e centri commerciali per lo stesso motivo. Omicron però è […] molto più contagiosa (nonostante sia molto meno letale, ma ciò al governo interessa ben poco) perciò il virus ha continuato a girare. Le 48 ore sono diventate 2+12 (due giorni chiusi con due test e poi liberi ma con test di controllo fino al 14esimo giorno) se non direttamente 14 (14 giorni di isolamento con test)”.

# “Girando in strada sembrava di essere in Squid Game”

Credits Greta Bianchi FB – Shanghai in lockdown

Le zone della città che venivano chiuse nella prima settimana di marzo continuavano ad aumentare, girando in strada sembrava di essere in Squid Game. Il 13 marzo, domenica con 28 gradi, giornata stupenda, esco per brunch e sto fuori fino a sera, tornando a casa trovo l’apocalisse nel mio compound, stanno sigillando tutto e non vogliono farmi entrare, poco importa, in casa ho gli animali e il PC del lavoro, ti pare che mi fermi? Mi dicono che se entro però devo stare dentro 14 giorni, speravo 2+12 ma vabbè entro e mi metto il cuore in pace. Il test si farà il lunedì (ma ovviamente si dimenticano di chiamarmi per farlo) e poi tutti i giorni alle 14 un DaBai (gli omini con le tute bianche) mi chiede se sono libera per fare il test. Mi avete chiuso in casa diciamo che non ho molte alternative a disposizione“.

# L’organizzazione per la spesa alimentare

Dovendo stare in casa due settimane faccio la spesa e già lì vedo le prime cose che non quadrano, pochissimi supermercati fanno servizio di delivery nel mio compound, perché zona a rischio con casi positivi, e quindi faccio un altro tipo di spesa da un magazzino, che ha però consegna 6 giorni dopo (di solito consegnava in mezza giornata), e mi batto ancora la pacca sulla spalla ogni giorno per averne fatta così tanta. Venerdì 18 scendo all’entrata per prendere una boccata d’aria dato che non si poteva neanche andare in giardino a passeggiare, e con mia grande sorpresa (dopo soli 5 giorni su 14 previsti) trovo i nastri della polizia strappati, mi avventuro più avanti in giardino e vedo gente correre come se stesse correndo per la vita verso le scale mobili dove abbiamo l’uscita. Mezz’ora dopo sono fuori con i miei amici a festeggiare. Sembra che questa chiusura “a macchia” possa funzionare. E invece no. Il 24 marzo, 8 del mattino […] esco per andare al lavoro quando una vicina viene verso di me urlando come una pazza: “Chiuso!”. Ho così scoperto che dalla sera prima il mio compound era in lockdown, di nuovo“.

# Il 27 marzo alla 21,30 viene annunciato a sorpresa il lockdown di Shanghai

Credits Greta Bianchi FB – Buste con il cibo distribuite ai cittadini di Shanghai

«Cerco di organizzarmi, avevo appena ricevuto la grande spesa di cui parlavo e per fortuna perché a questo punto nessun supermercato faceva consegne da me. […] Continuano a chiudere ed aprire persone con criteri che ancora stiamo cercando di capire. Le persone alla guida della municipalità di Shanghai sembrano sotto effetto di droghe, non si capisce più nulla. I positivi aumentano e iniziano a vedersi le prime immagini degli hangar dell’Expo 2010 usati come “quarantine centers”, robe da brividi. Arrivano gli ufficiali di Pechino a prendere il comando della situazione e il 24 marzo dicono “Tranquilli siamo qui per sistemare le cose, di certo non mettiamo la città in lockdown”. Cosa da tutti temuta perché Shanghai non è Cina, Shanghai è intoccabile e non si può mettere in lockdown, sarebbe un dramma a livello economico e politico. Il 27 marzo alla 21,30 viene annunciato a sorpresa il lockdown. […] la gente in città (giustamente) è impazzita per fare scorte. […] Il 31 marzo il governo distribuisce una borsa con generi alimentari a gran parte della popolazione. Il 1 aprile il lockdown di Pudong non finisce e nel frattempo comincia ufficialmente quello di Puxi. Il 5 aprile faccio una scena da pazza alla presidentessa del comitato di quartiere dicendo che se muoio perché non ho cibo ci pensano loro a dirlo al mio Consolato e ai miei genitori. Parolina magica, in un’ora mi raccatta un cartone di uova, patate e carote, pranzo quotidiano ormai».

# “Il lockdown in Italia era una passeggiata a confronto

Giusto per chiarire il lockdown in Italia era una passeggiata a confronto. Qui non si esce dalla porta di casa, non si va a fare la spesa, non si porta a spasso il cane, non si va a fare jogging né tantomeno al lavoro con l’autocertificazione. Shanghai è bloccata. Completamente. Quelli che si lamentavano della “dittatura sanitaria” sono invitati a fare un giro a Shanghai al momento“.

# “Emotivamente si è preoccupati di essere letteralmente prelevati dalle proprie case e trascinati in questi famosi centri di quarantena

Shanghai, 26 milioni di persone, il 9 aprile contava 24.000 casi asintomatici e mille con sintomi, morti zero. Numeri ridicoli penserete voi. Cosa c’è di tanto tragico allora? A livello mentale intanto il non sapere quando questa cosa finirà. Ci si aspettava un minimo che il Governo mollasse, che Shanghai avrebbe fatto cambiare idea sulla politica degli zero casi, che invece viene perseguita in modo sempre più convinto come fosse una battaglia che bisogna vincere, a tutti i costi, tutti. Emotivamente si è preoccupati […] che risultando positivi si viene letteralmente prelevati dalle proprie case e trascinati in questi famosi centri di quarantena, con migliaia di persone positive, condizioni igieniche scarsissime e senza una garanzia di quanto ci si dovrà stare. Il fatto che se hai un animale domestico e risulti positivo il Governo “prende la responsabilità” del tuo animale, cioè lo ammazza, perché ancora pensano che gli animali trasmettano il virus. Il fatto che se hai un figlio e risulta positivo, questo viene mandato a fare la quarantena in ospedali specializzati da solo, indipendentemente dall’età, anche neonati».

# “Grazie a numerose polemiche sui social cinesi e al passaparola c’è stata una forte denuncia di questa situazione

Fortunatamente in questi giorni grazie a numerose polemiche sui social cinesi e al passaparola c’è stata una forte denuncia di questa situazione e sono stati istituiti dei rifugi per gli animali, mentre un genitore potrà fare la quarantena con i figli assumendosi tutte le responsabilità del caso, tra cui la possibilità di risultare positivo. Purtroppo ancora non è stata invece cambiata la politica per quanto riguarda la quarantena degli asintomatici […]. Non ci sono medici né infermieri perché sono tutti impegnati a testare a ripetizione 26 milioni di persone. Si ha paura perché non si può uscire di casa neanche se si sta male, in parole povere se ti viene un infarto crepi in casa e forse ti trovano a fine lockdown. Gli ospedali sono inaccessibili, niente chemio, niente dialisi, niente medicine, esiste solo il Covid. Questo è il prezzo che si sta pagando».

# “A livello pratico cibo e acqua stanno diventando un problema

A livello pratico cibo e acqua stanno diventando un problema. I supermercati sono chiusi e i servizi di consegna sono stati sospesi. Pochissimi driver hanno la licenza per poter consegnare in questi giorni e gran parte del personale dei pochi supermercati disponibili è in lockdown, ci sono tir carichi di prodotti che stanno marcendo fuori Shanghai perché non hanno l’autorizzazione ad entrare in città. […] Si stanno organizzando acquisti di gruppo e tramite i propri compound e un po’ bisogna accontentarsi perché chiaramente si pensa ai bisogni primari e si prende quello che c’è, ma credetemi anche per quello c’è da starci dietro giornate intere perdendo la ragione. […] Poi il tutto dipende ovviamente dalla zona della città in cui si vive, dal management del proprio compound, ecc.
Per questo in alcuni compound, chiusi da circa un mese la gente sta iniziando a rivoltarsi all’organizzazione e ai DaBai, non c’è accesso ad acqua potabile, e bisogna aspettare che il governo consegni qualcosa da mangiare ma senza sapere né se né quando arriverà. La situazione è surreale e personalmente credo che stiamo vivendo uno dei momenti più bassi che Shanghai abbia mai visto“.

# “Shanghai, una delle città più grandi e ricche al mondo. Siamo pieni di soldi eppure siamo tornati al baratto

Il 10 aprile 2022, lockdown a Shanghai, una delle città più grandi e ricche al mondo. Siamo pieni di soldi eppure siamo tornati al baratto, a scambiare il detersivo dei piatti per i noodles o una bottiglia d’acqua per le cipolle. Fa rabbia ed è frustrante sapere che il cibo è lì, c’è, ma non puoi averlo neanche pagando tutti i soldi del mondo per via di una convinzione deleteria. Torniamo ad apprezzare le piccole cose di questi tempi […]. La mia azienda è anche riuscita a comprarmi un chilo di carote quindi oggi festa grande. Sperando finisca presto e si ritorni alla normalità, ma quella vera“.

Fonte: VareseNews

Continua la lettura con: SCIENZIATI (e tutti i paesi del mondo): Green Pass da ELIMINARE SUBITO. Avremo anche noi un FREEDOM DAY?

FABIO MARCOMIN

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Ritrovare la JOIE de VIVRE con CHAGALL in mostra a Milano

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Credits: @mudec_official Mostra Marc Chagall

Piccola guida alla pittura di Marc Chagall, in mostra al Mudec fino al 31 luglio con il titolo “Marc Chagall-una storia di due mondi”.

Ritrovare la JOIE de VIVRE con CHAGALL in mostra a Milano

# Un poeta con ali da pittore

Credits: commons.wikimedia.org
Marc Chagall

È stato l’autore di Tropico del Cancro, Henry Miller, a definire Chagall “un poeta con ali da pittore”. E per capire la pittura dell’artista di Vitebsk, è proprio “poesia” la parola chiave.

Marc Chagall ha sempre preferito la compagnia di scrittori e poeti a quella dei suoi colleghi pittori, troppo presi da speculazioni di carattere intellettuale sulla raffigurazione, ed è sempre stato un vero e proprio outsider della pittura rinnegando l’adesione a qualsiasi movimento pittorico. Paga un debito piuttosto alto nei confronti di Matisse e del Fauvismo (i cui colori, violentemente accesi, sembrano balzare fuori dalle tele come feroci fiere), si accosta al Cubismo prendendone solo il gusto per la geometria (considererà il Cubismo troppo focalizzato sull’aspetto esteriore delle cose) e pianterà i semi che porteranno alla nascita del Surrealismo in Francia e dell’Espressionismo in Germania, diventando così uno dei pittori più importanti in assoluto del XX secolo.

# Chi è Marc Chagall?

Credits: commons.wikimedia.org
Marc Chagall

Mark Zacharovič Šagal nasce nel 1887 in un villaggio vicino alla rurale Vitebsk (in mezzo agli asinelli, i buoi e le galline; ovvero gli animali-simbolo che ricorreranno per tutta la sua produzione pittorica), oggi in Bielorussia, ed è un ebreo russo che vivrà l’antisemitismo sulla sua pelle fin dall’infanzia. Ha uno zio che ama suonare il violino sul tetto di casa (che sia il primo violinista sul tetto della storia?), un padre che puzza sempre di aringhe e una madre di una dolcezza infinita. Questo quadretto della sua infanzia sarà uno dei temi più cari dell’artista: la nostalgia. Tuttavia, ai suoi genitori verrà un colpo quando scopriranno che vuole fare il pittore: il Giudaismo proibisce la creazione di idoli e tale precetto è spesso applicato alle arti figurative in genere, anche se Chagall, in un certo senso, sublima questo precetto prendendo sempre le distanze dal realismo figurativo.

Vivrà tra Russia, Stati Uniti e Francia e sceglierà quest’ultima come sua patria; dove si spegnerà serenamente, quasi centenario, nel 1985.

# Joie de vivre

Credits: it.wikipedia.org
Compleanno, 1915

Chagall è il pittore della leggerezza e dell’amore ed esprime una joie de vivre che non raggiungeva una tale intensità dai tempi di Renoir. Ed è partendo dal matrimonio (uno dei suoi soggetti preferiti) con il suo primo grande amore, Bella Rosenfeld, che vorrei iniziare a parlare della sua pittura.

# Un linguaggio simbolico

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Alla Russia, agli asini e agli altri, 1911

Vediamo Bella nella tela Compleanno, (a dire il vero anche in molte altre, dato che sarà sempre uno dei suoi soggetti prediletti anche quando passerà a miglior vita) qui sta sistemando dei fiori e il nostro poeta, come una sorta di spiritello, le gira intorno e la bacia cogliendola alla sprovvista. Marc è vestito di verde; e, come vediamo già in “Io e il villaggio”, diventerà sempre più verde nel corso della maturazione del suo linguaggio simbolico fatto di forme e colori. In alto a sinistra, attraverso la finestra, intravediamo la cupola della sinagoga: un altro elemento irrinunciabile per il pittore, senza il quale il ricordo del villaggio natio sarebbe mutilato.

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Autoritratto con sette dita, 1913

Nell’Autoritratto con sette dita la cara sinagoga rientra ben due volte: nell’opera che il pittore dipinge e nella nostalgica nuvoletta con la quale un Marc, stravolto dal Cubismo, ricorda l’amata Vitebsk. L’autore, agghindato a festa con tutte le stelle che mancano al cielo sulla sua camicia, mostra la sua opera, Alla Russia, agli asini e agli altri, (dipinta con sette dita, secondo un proverbio in yiddish) dalla quale fa capolino uno dei primi animali chagalliani: quell’incrocio tra un bue, una mucca e un asino che rappresenta la fusione panico/dionisiaca tra spirito e natura.

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Crocifissione bianca, 1938

E la simbologia si fa via via più complessa negli anni: con pendole, violini, illustrazioni di proverbi ebraici e figure come quella di Cristo (che incarna la sofferenza del popolo ebraico) e quella dell’Ebreo Errante (il peregrinare di Chagall e del suo popolo) che vediamo in basso a destra nella Crocifissione bianca del 1938.

# La tela è uno specchio

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Io e il villaggio, 1911

Tuttavia, questo copioso utilizzo di simboli non fa di Chagall un pittore “intellettuale”, e non fa della sua pittura un’arte “letteraria”; il suo colorato bestiario e le sue figure sottosopra appaiono sulla tela in maniera onirica, istintiva e talmente onesta da sembrare una confessione spirituale; un riflesso della sua intimità. Ed è infatti usanza comune, tra gli ebrei, coprire gli specchi a seguito di un lutto in famiglia, e quando Bella morirà nel 1944, Marc sentirà il bisogno di girare tutte le sue tele faccia al muro.

P.S. Per approfondire il pittore, oltre alla monumentale opera del cognato Franz Meyer (il Saggiatore, 1961), è da segnalare l’autobiografia La mia vita (SE, 2012) per l’eccezionale poetica e l’intimo lirismo.

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MARCO LAGOSTENA

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MILANO 3.0. : il Next Generation Living alle porte della città

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Credits: milano3puntozero.it

Oltre alla sfida forse è anche l’evoluzione di un borgo, nato negli anni ottanta con lo scopo di rispondere alla vita di città

MILANO 3.0. : il Next Generation Living alle porte della città

# Tra il laghetto e il parco

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Nato negli anni ’80, consegnato agli inizi degli anni ’90, Milano 3 è uno dei quartieri che più di tutti ha sposato l’idea di vivere a 13 Km dal centro della metropoli ma immersi nel verde.
Un’esigenza abitativa molto sentita soprattutto in quegli anni in cui il complesso è nato, cresciuta poi negli anni successivi. Tanto che 40 anni dopo, Milano 3 si evolve, sotto forma di un nuovo progetto di riqualificazione.

Sei nuove palazzine, per un totale di 260 appartamenti prenderanno posto tra il laghetto di Basiglio e il grande parco. Si chiamerà Next Generation Living, perché sposa la nuova filosofia abitativa delle future generazioni, pronto quindi a raccogliere la sfida del lifestyle milanese e l’eredità di Milano 3.

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# Dalle radici al nuovo rapporto con l’ambiente

Credits: milano3puntozero.it

Secondo le idee di progettisti e sviluppatori, Milano 3.0 riparte dalle proprie radici e giunge ad un rinnovato rapporto con l’ambiente, improntato all’attenzione alle persone e con un progetto che coniuga sforzi architettonici ed evoluzione tecnologica.
Le sei palazzine saranno rivestite di ceramica, per rendere il complesso percepibile e cangiante a seconda dei momenti di luce della giornata.
Completano le facciate loggioni, vetrate a tutta altezza e i vuoti dei terrazzi. I 260 appartamenti mettono a disposizione tagli diversi, che giocano sull’interior design differenziato dall’Atelier(s) Alfonso Femia, particolarmente orgoglioso del progetto, nato in un momento storico delicato come questo.

Grazie ai pannelli solari e all’energia geotermica che alimenta il complesso residenziale, Next Generation Living sarà in classe energetica A4, la massima a disposizione.

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# L’evoluzione della sfida anni ’80

Credits: milano3puntozero.it

Quando Milano 3 è nata negli anni ’80, era a tutti gli effetti una cittadella autonoma, con servizi essenziali e di vicinato immersi in una struttura viabile lontano dal traffico veicolare. Più che una sfida, era l’alternativa fornita all’unica scelta della vita in centro città.

Milano 3.0 evolve questo concetto, affacciato vista laghetto o immerso nel parco di Basiglio, attraversato da un parco lineare che diventa una piccola oasi relax.
All’interno del complesso diversi servizi che rendono le sei palazzine strumento per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. Aree fitness outdoor e indoor, uno spazio per attività aggregative della comunità, area giochi per bambini, locker room e una conciergerie sono pensati per rispondere alle nuove esigenze abitative.

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# Tutto immerso nel verde

Credits: milano3puntozero.it

L’attenzione alla qualità della vita delle persone è un aspetto particolarmente piacevole, per gli amanti di questi dettagli.
Le case vedono la presenza di ampi terrazzi per godere ancora di più la vista sul verde del parco o la vista sul laghetto.

Milano 3.0 promette un’atmosfera rilassata, lontana dalla vita frenetica di Milano distante solo pochi chilometri. Una cittadella a misura d’uomo, attenta all’ambiente e alla comunità del vicinato.
Chi raccoglierà la sfida di Next Generation Living, sposando l’evoluzione di Milan Trii?

Immagini: milano3puntozero.it

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LAURA LIONTI

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MINICASE fai-da-te IKEA: prezzi bassi e costruibili in qualsiasi luogo

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Creditd tinyhauslife IG - Minicasa Ikea

Dalla collaborazione tra Ikea, da sempre specializzata nell’ottimizzare gli spazi, e la società americana ESCAPE esperta in tiny house è nato il progetto di una minicasa sostenibile, autosufficiente e accogliente. Ikea è famosa per i suoi prodotti che possono montare tutti e anche per le minicase non è da meno, questa infatti è pronta all’uso. Vediamo come sono fatte e quanto costano.

MINICASE fai-da-te IKEA: prezzi bassi e costruibili in qualsiasi luogo

# Vivere in una minicasa è diventato uno stile di vita

Credits: idealista.it

Spopola in America: andare ad abitare in micro case è diventato uno stile di vita. Il fenomeno si sta diffondendo sempre di più sul mercato internazionale. Le minicase sono piccoli rifugi che possono essere posizionati e trasportabili ovunque, come in mezzo al verde per godersi a pieno la natura. In questo ci si può trasferire cambiando città, ma non cambiando casa, con un notevole risparmio. Si tratta comunque di una scelta molto azzardata perché comporta vivere in spazi ridotti, avere molti meno oggetti e vestiti rispetto ad una classica abitazione e il fatto di dover gestire al meglio gli spazi. 

Leggi anche: Le 10 MINICASE “Fai-da te” più belle del mondo (fotogallery)

# Le mini case di Ikea: 17mq a poco più di 50.000 euro

Credits: pinterest.it – Interno minicasa

Le micro case Ikea sono state definite dall’Archtectural Digest come “chic, sostenibili, funzionali e convenienti”, praticamente perfette. Queste piccole abitazioni sono frutto della collaborazione con Escape, che da anni costruisce mini case sostenibili e trasportabili. Ikea è riuscita a creare uno spazio dove vivere piccolo, ma comodo. Le mini case sono super luminose, forse anche perché la luce gioca molto sulla percezione dello spazio, costruite con materiali interamente riciclabili e garantiscono poche emissioni. In poche parole sono un bocca sana per l’ambiente.

Credits ikea – Minicasa

L’idea di base è quella di un camper, la struttura è in legno di cedro e al suo interno si può trovare tutto ciò che c’è in una casa normale: un letto, un vano portaoggetti, un bagno, lavatrice, asciugatrice, cucina, scaldabagno e riscaldamento, divano pieghevole, un tavolino e prese USB. Le dimensioni sono di 17 mq, per una lunghezza di appena 8 metri, e funziona senza rete elettrica grazie alle sue batterie di accumulo. I prezzi vanno dai 40.000 a poco di più di 50.000 euro se si sceglie la versione arredata con i mobili del brand svedese.

Si affermerà anche in Italia questo nuovo stile di vita, meno stanziale, poco inquinante e che ha bisogno di spazi ridotti? Ikea ha lanciato la sfida.

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FABIO MARCOMIN

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Un mondo di ROSICONI: come si chiamano a Milano?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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