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Le “Terrazze Verdi” nel futuro di Milano: le mini colline panoramiche

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welcome - Piazza

Il 2024 dovrebbe essere l’anno buono per l’avvio vero e proprio dei lavori del rivoluzionario progetto di architettura biofilica realizzato dallo studio giapponese Kengo Kuma and Associates. Scopriamo come dovrebbe diventare e le ultime dai cantieri.

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Le “Terrazze Verdi” nel futuro di Milano: le mini colline panoramiche

# Welcome-Terrazze Verdi: un esempio di architettura biofilica per migliorare produttività e salute 

Credits: kengo kuma associates

Commissionato da Europa Risorse SGR, questo edificio sarà il primo al mondo a utilizzare su larga scala la Fabbrica dell’Aria di Stefano Mancuso, un innovativo sistema di biofiltrazione che sfrutta l’interazione tra piante e microrganismi per potenziare il processo di fotosintesi. Welcome-Terrazze Verdi, situato nel quartiere di Crescenzago, è il progetto firmato dal rinomato studio di architettura Kengo Kuma che punta a fondere assieme architettura e natura, un esempio di architettura biofilica.

Credits: Urbanfile

Il progettista ha sottolineato come questa impostazione permetta di lavorare a contatto con la natura, migliorando produttività e salute, grazie a agli elementi naturali quali luce, aria e il legno capaci di stimolare i sensi e la mente. Il nuovo complesso ridurrà l’emissione di CO2 dell’86% rispetto agli standard del 2030. Inoltre, il progetto si svilupperà orizzontalmente per integrarsi con il vicino Parco Lambro.

# La piazza fulcro di tutto il progetto

welcome – Piazza

Il compito di fulcro di tutto il progetto è stato “assegnato” alla piazza, estesa per 7.300 mq, con una fitta vegetazione e circondata da:

  • colline, delle corti open air pensate per il lavoro informale per una superficie di 4.800 mq, in parte coperti da vetrate e in parte aperti;
  • diverse terrazze ideate per essere estensioni degli spazi interni con orti, giardini e camminamenti accessibili a tutti;
  • infine le serre progettate come luoghi speciali di lavoro o di intrattenimento e svago.

# Tutti i numeri del nuovo complesso da 300 milioni di euro

Credits welcomemilano – Rendering progetto dall’alto

L’investimento previsto per la realizzazione del progetto è pari a 300 milioni di euro. Nel dettaglio sono previsti sei edifici, ognuno di diversa altezza, che ospiteranno:

  • 43.500 mq di uffici
  • 1.000 mq di aule meeting
  • 2.700 mq di spazi co-working
  • un auditorium
  • un’area commerciale di 1.800 mq
  • 2.000 mq di ristoranti.

Nell’intervento sono compresi anche spazi destinati a mostre ed eventi temporanei, un supermercato e un’area wellness.

# Preservata la scalinata del Portaluppi

credits: pinterest.it – Scalda del Portaluppi

Di tutto il vecchio stabilimento Rizzoli demolito, costruito negli anni Sessanta per ospitare l’omonima casa editrice in piena espansione, è stata preservata una meravigliosa scalinata costruita all’epoca dal famoso architetto Piero Portaluppi. Ancora non se ne conosce il suo destino, se verrà ricollocata all’interno di uno degli spazi di Welcome oppure altrove.

# Concluse le attività di bonifica e gli scavi per le nuove fondamenta. Il 2024 l’anno buono per la cantierizzazione vera e propria

La rinascita di questa area della città sembra fare dei passi in avanti, dopo che per anni il vecchio edifico era diventato un rifugio abusivo e dopo che il progetto Novalis City Place non si è mai concrettizzato, anche se più lentamente di quanto previsto. Dopo la demolizione nel 2022, e la distruzione con le ruspe delle fondamenta e dei piani interrati nel 2023, anche le attività di bonifica e gli scavi per le nuove fondamenta sono state portate a termine. Il 2024 avrebbe dovuto essere l’anno delle consegna, ma a causa di numerosi ritardi è diventato quello di inizio lavori. Nelle immagini in alto il reportage di Urbanfile.

Continua la lettura con: Il futuro è adesso: le grandi opere che rivoluzioneranno Milano nei prossimi 5 anni

FABIO MARCOMIN

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Com’era il centro di Milano nell’800?

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credits: wikipedia

29 settembre del 1832. Viene inaugurata la Galleria de Cristoforis, prima galleria non solo di Milano ma del territorio italiano nonché dell’Impero Asburgico di cui allora Milano faceva parte. Scopriamo insieme questo luogo perduto della Milano dell’800 e perchè fu così importante per lo sviluppo di Milano. 

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Com’era il centro di Milano nell’800?

# 1828: i De Cristoforis comprarono il “cuore di Milano”, dagli attuali corso Vittorio Emanuele a via Montenapoleone

I De Cristoforis erano una famiglia importante di Milano, nel 1828 decisero di comprare l’area tra Corsia dei Servi (quello che oggi è corso Vittorio Emanuele II) e Contrada del Monte (oggi conosciuto come Via Monte Napoleone). Gli edifici in cattive condizioni furono demoliti e si decise di erigere due nuove costruzioni che sarebbero state attraversate da una galleria coperta. Questa era una grande novità per la città e non solo: i De Cristoforis avevano avuto la possibilità di vedere questo tipo di gallerie nei loro viaggi a Parigi e Londra e avevano capito i benefici che una simile costruzione.

# L’innovazione dei De Cristoforis: una galleria unica in Italia (e nel mondo asburgico)

credits: blog.urbanfile.org

In Galleria de Cristoforis si poteva entrare in 3 modi: da un vicolo dietro l’abside di San Carlo, dalla Contrada del Monte (una parte di Via Monte Napoleone che oggi non c’è più) e infine dall’ingresso più importante che sfociava su Corsia dei Servi vicino alla Chiesa di San Carlo. Il corpo della Galleria si estendeva appunto da questa strada per 10 metri fino ad un piccolo ottagono dove si trovava l’altro braccio della Galleria che portava da una parte al vicolo di San Carlo e dall’altro lato alla Contrada del Monte.

# Un’altra attrazione del centro: il Teatro Meccanico

L’interno della Galleria era vetrato e decorato con colori tenui come bianco, azzurro, giallo e verde. Nei pressi dell’ottagono c’erano un orologio, un termometro, un barometro e uno strumento raffigurante le fasi della luna. Ma la vera attrazione era il Teatro Meccanico o gabinetto pittorico meccanico, dove scene dipinte si mescolavano a giochi di luce attirando l’attenzione di chi passava di qui.

# La Galleria mise le ali all’intera area dove aprirono negozi destinati a fare la storia di Milano 

credits: wikipedia

Nella galleria c’era Ronchi, con i suoi primi giocattoli rudimentali, i caffè Gnocchi e Marchesi, la libreria Tendler e Schaefer, che diverrà poi la libreria Hoepli. Nel 1906 qui  venne aperto anche il cinema Sala Volta.

# La Galleria de Cristoforis se ne andò un pezzo alla volta

Il Piano Regolatore Generale del 1931 fu l’inizio della fine della Galleria de Cristoforis: si decise la demolizione di tutto l’isolato in cui si trovava la galleria ad eccezione della chiesa di San Carlo al corso. Tuttavia la galleria non fu demolita subito: nel 1932 venne troncato il braccio di via Monte Napoleone e solo nel novembre del 1935 venne demolito ciò che ne restava.

Continua la lettura con: La CASA più ANTICA di MILANO

ANDRA STEFANIA GATU

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Milano è brutta

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Credits Andrea Cherchi - Quarto Oggiaro

Milano è brutta! Sono il torinese innamorato di Milano, però Milano dai è brutta! E vi spiego perché. 

Leggi anche: io, torinese innamorato di Milano, vi spiego perchè Milano è magica

Milano è brutta

# Fuori dal centro è il disagio

Credits: palazzi_popolari IG – Quarto Oggiaro

Facciamo così: prendiamo una matita e dopo averci legato un filo della lunghezza sufficiente a circoscrivere tutto intorno il “centro della città”, la “zona bella” per così dire, una volta puntata la mina proprio nel fulcro della piantina, cominciamo a ripercorrere con la mente tutte le aree circostanti. Cosa vediamo?

Vedremo viale Certosa fino alle autostrade, Corso XXII marzo fino a Linate, Corso Lodi fino alla barriera per Bologna e per finire Viale Zara fino a Monza. Il centro è un’area di appena 9 km quadrati e sì chiama Zona 1 Centro storico. La planimetria di Milano è di 181 Km quadrati.

# La vera bellezza di una città non è solo il centro storico

Credits Andrea Cherchi – Periferia Milano

Ora prendiamo Torino ad esempio e mi terrò molto lontano da Roma per questo mio articolo perché….meglio così! Torino ha un centro storico di 4 km quadrati ed una planimetria di 130. La mia intenzione è di essere quanto più possibilmente oggettivo perché, sì sa, l’amore gioca brutti scherzi. Ti fa vedere bello quello che non lo è. Ecco quindi la necessità dei numeri.

Se il Centro Storico di una città è sempre giustificatamente bello per definizione e quindi per qualche verso non superiore ad altri, fuori dal centro la “bellezza” è quella che semplicemente i suoi cittadini avranno saputo edificare nella vita della città. E guardiamola quindi questa bellezza partendo proprio da Torino.

# Milano e Torino a confronto: i grandi capolavori delle due città

Credits: @italia_in_art
Mole Antonelliana

Nel centro di Torino un turista può trovare il Palazzo Reale con i suoi Giardini, perfettamente conservato e curato, prospiciente al quale sì trova il Castello della piazza di forma e misura molto più contenute di quello milanese prospiciente Piazza Cairoli, ma in condizioni meno “reperto storico da tenere in piedi” e molto più lussureggiante e curato. Il Parco Sempione con la sua Torre Branca potremmo confrontarlo con il parco del Valentino, la torre Branca con la Mole Antonelliana ed è chiaro quale delle due torri il mondo conosce. E qui state cominciando a capire a cosa voglia fare riferimento con questo articolo, ma proseguiamo.

Sempre restando nel verde e nelle acque, ai navigli e alla darsena e ai vari parchi che possiede Milano, apporre il Fiume Po con i sue due affluenti la Dora Riparia e la Dora Baltea, che scorrono alle pendici della collina torinese attraversando di nuovo il Parco del Valentino con la sua Università di Architettura di Juvarra e per altro con la presenza di un altro castello poco distante da questa. E’ certamente un arduo confronto di bellezza. Le cose non cambiano molto quando penso a Piazza del Duomo o all’Ultima Cena di Leonardo in Santa Maria delle Grazie, perché qui sicuramente qualcuno mi accuserebbe di ignoranza sé non citassi di Torino la sua Piazza Vittorio Veneto, la più grande piazza d’Italia e poi, nella chiesetta alle spalle del Duomo di Torino, la presenza della Sacra Sindone.

# Milano: fuori dal Municipio 1 sembra un insieme di residenze senza una precisa ubicazione

Credits: ordinearchitetti.mi.it – Gratosoglio
Gratosoglio, Milano

Capite che è difficile difendere l’impossibile. Ma se qualcosa dovesse mancare nel computo, forse citare la Basilica di Superga con all’interno le tombe dei Re di Savoia e magari la Chiesa del Monte dei Cappuccini, più qualche altra chicca sui generis chiarirebbe ancora di più un confronto inequiparabile. Quando usciamo dalla Zona 1 di Milano quello che incontriamo sono una miriade di case e strutture civili di abitazioni ed uffici senza, a mio parere, alcuna articolazione culturale, senza alcun precetto di alcun tipo sé non il rispondere ad una richiesta di ubicazione di residenze destinate alla domiciliazione delle persone.

La zona universitaria della Bicocca fa eccezione e quindi rappresenta quello che  voglio dire. Parlo di una zona con una sua collocazione propria e non semplicemente residenziale come tutto il resto della città di Milano. Questa osservazione mi serve per mettervi in rilievo come le case non seguano una logica particolare se non quella usata di volta in volta nel gusto del costruttore.

# Lo stile inconfondibile di Torino che manca a Milano

Credits: @igers.torino
Porta Palazzo Torino

A Torino non è così, quasi da nessuna parte. Per km potete osservare palazzi con lo stesso stile, quasi sempre del fine ‘800 o primi del ‘900 e che nella loro interezza rappresentano uno stile. Uno stile che appunto nella nostra Milano lavoratrice ed efficiente manca totalmente. Se usciamo dal centro, le case sono una diversa dall’altra, oppure la differenza è quella di un complesso di case differente da un altro, come per esempio le casette di QT8, o quelle bellissime a ridosso di San Siro. Ma questo non è uno stile. È la voglia di costruire una zona di case differenti e basta.

A Torino delle umili case, come quelle di Porta Palazzo con i suoi lunghissimi portici, rappresentano ancora un esempio di questo stile che quasi ovunque sì può ammirare nella città di Torino. Bisogna veramente arrivare a ridosso della periferia per vedere la mancanza di stile. In altre parole la zona del centro di Torino smette di esserlo dal punto planimetrico, ma non dal punto di vista visivo. A Milano invece finito corso Venezia, o Via Dante o già dall’inizio di Corso Sempione, o addirittura dalla fine di Corso Monforte lo stile non è più riconoscibile, ma diventa quello di microzone che a mio avviso non sì può più considerare lo stile di una città. Che dire poi della bellezza del Museo Egizio di Torino o quello del Risorgimento o della tecnica o dell’automobile di Italia 61?

# A Milano serve una spinta: deve pensare al bello per tutti

Credits: @signor_ingro
Corso Sempione

Non cambierei mai e mai lo farò la mia Milano con nessuna altra città del mondo. Perché Milano siamo tutti noi. E questo “noi “ ha un valore che non sì può copiare, edificare o progettare. “Noi” non siamo una cosa, un muro o un investimento, “Noi” siamo un concetto, una linfa vitale che alimenta altri a vivere il proprio presente. Ma forse, se la sera prima di lasciarci abbracciare dal meritato riposo, dedicassimo un attimo al bello potremmo decidere non di costruire due palazzi con i giardini pensili per chi se lo può permettere, ma se davvero ci piace, costruire una zona intera di palazzi così fatti e per tutti perché sarà la città a beneficiarne.

Lasciamoci contaminare ancora di più dalla cultura e dall’arte. Non accontentiamoci della Scala (ormai vecchia e provocatoriamente antisociale), ma, noi che ne siamo capaci, costruiamo degli aggregatori culturali di rispetto, generosamente destinati alla città, perché la Torino che vi ho raccontato è così perché rifletteva la volontà di un singolo. Era la Dimora di un re, ecco perché così bella, ma noi potremmo costruirci una dimora per NOI se solo riuscissimo a vederla.

Dai Milano, dai che ce la fai!

Continua la lettura con: La Ca’ BRUTTA: la storia del palazzo ribattezzato dai milanesi disgustati

ANTONIO CHIMIENTI

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Milano, Amazzonia: i pappagalli del Parco Sempione

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credits: Monza Reale su FB

La sera, passeggiando per il parco Sempione, si può ammirare uno spettacolo davvero insolito per le nostre latitudini. 

Milano, Amazzonia: i pappagalli del Parco Sempione

# I “nuovi” abitanti del Sempione

credits: La Stampa

Una nutrita colonia di bellissimi pappagalli verdi sorvolano ogni giorno l’area e si ritrovano ogni sera su un acero americano in mezzo al Parco Sempione. Si tratta di rocchetti dal collare che svolazzano nel parco meravigliando i presenti. 

# Dei pappagalli fuorisede

credits: albertocane.blog

L’accaduto ha suscitato stupore poiché si tratta di una specie che si può trovare facilmente in America Meridionale o in alcune zone dell’Africa. Ma in realtà, non è la prima volta che si vedono piccole comunità di pappagalli a Milano, proprio nel Parco Sempione.

Come viene spiegato da spaghettiscience, “la città, infatti, offre spesso cibo e riparo in abbondanza, che si traduce nella possibilità per l’animale di trovare una propria nicchia ecologica, un proprio spazio, da occupare”.
Quindi, non è più un evento così raro riuscire a scorgere piccoli pappagallini verdi tra i rami di qualche albero.

Qui il video realizzato ieri sera: Pappagalli al Sempione (Video) 

Continua a leggere con: La CASCINA NASCOSTA nel parco SEMPIONE

SELENE MANGIAROTTI

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Porta Nuova superstar: il grattacielo più alto de “I Portali” è arrivato al tetto. I rendering e le immagini dal cantiere

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Ufficio Stampa - Porta Nuova con Pirelli 35 e Gioia 20 est

Si aggiungono nuovi tasselli alla “fase due” di Porta Nuova: Pirelli 35 è stato completato mentre il grattacielo più alto de “I Portali”, su Melchiorre Gioia, è arrivato al tetto. Scopriamo le caratteristiche dei progetti e le immagini della nostra visita in cantiere.

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Porta Nuova superstar: il grattacielo più alto de “I Portali” è arrivato al tetto. I rendering e le immagini dal cantiere

# Gli interventi di Coima hanno generato un valore immobiliare superiore ai 5 miliardi di euro 

Vista Porta Nuova

La rigenerazione di Porta Nuova, primo quartiere al mondo dotato di doppia certificazione LEED® e WELL® for Community per la sostenibilità ambientale e sociale, è entrata da tempo nella “fase due”. Dopo Gae Aulenti con la Torre Unicredit, la Torre Solaria, il Diamantone e l’ultima in ordine di tempo, il Nido Verticale, le costruzioni si stanno concentrando oltre la BAM e al momento su Pirelli 35 e su “I Portali” all’incrocio con Melchiorre Gioia. Facendo una stima complessiva del valore immobiliare di tutti questi progetti portati avanti da Coima si arriva a superare i 5 miliardi di euro, da soli Gioia 20 est e ovest cubano 500 milioni di euro, senza contare gli sviluppi di Pirelli 32 e Pirelli 39. In data 17 giugno 2024 abbiamo visitato i cantieri degli ultimi progetti in fase avanzata: Pirelli 35 e Gioia 20 est.

# Completato Pirelli 35, un tempo sede Telecom Italia

Ufficio stampa Coima – Pirelli 35

Oggetto della prima parte della visita ai cantieri di Coima, in data 17 giugno 2024, è stato il complesso Pirelli 35, un tempo sede di Telecom Italia e ora completamente rigenerato. I lavori sono partiti nel 2021 e la loro conclusione, con consegna degli spazi ai tenant tra cui Hitachi Zosen Inova, è prevista per luglio 2024.

Il progetto di restyling dell’edificio in via Gianbattista Pirelli 35 è stato ideato dagli studi di architettura Snøhetta e Park Associati, selezionati tramite un concorso internazionale di architettura, e ha visto la sua trasformazione da elemento chiuso su se stesso in spazio permeabile.

Al posto del progetto originario di Melchiorre Bega ci sono due elementi architettonici che si intrecciano e formano una piazza interna di circa 3mila mq, con un ponte a scavalco sempre ad uso uffici al posto della stecca che faceva da cesura, e un’elevazione da 8 a 10 piani per creare una cortina unica con la sede di Versace.

Al nono piano è presente una terrazza che consente una vista da est a ovest sulla città.

Pirelli 35 dall’alto

Il tetto del decimo piano è stato ricoperto da pannelli fotovoltaici.

# “I Portali”: arrivato al tetto Gioia 20 est, con la posa della bandiera a circa 100 metri d’altezza

La seconda parte della visita si è concentrata su Gioia 20 est e in particolare sugli ultimi piani del nuovo grattacielo, già locato a KPMG con i suoi 3.500 dipendenti. L’edificio è arrivato al tetto, in anticipo sul cronoprogramma, e come di consuetudine è avvenuta la posa simbolica della bandiera italiana. Il termine ultimo dei cantieri è il 30 giugno 2025.

La costruzione si alza di 98 metri per 24 piani fuori terra e fa parte de “I Portali”, complesso formato da due blocchi immobiliari: l’altro è Gioia 20 ovest di 64 metri d’altezza, nelle fasi iniziali di innalzamento. 

Si tratta del primo progetto in Italia a utilizzare impianti ascensori “Twin”, con due cabine indipendenti funzionanti nello stesso vano corsa, capaci di garantire tempi di attesa e di arrivo a destinazione altamente performanti e di ridurre sensibilmente la quantità di area costruita.

# I rendering di tutto il complesso 

Come si inserisce il progetto “I Portali” nel contesto circostante: “si caratterizza per gli aspetti di dialogo con il tessuto circostante, al quale si riconnette grazie alle aree pubbliche adiacenti completamente ripensate con la realizzazione di una nuova piazza che compone il mosaico di aree pedonali e pubbliche del masterplan di Porta Nuova Gioia, che estende il perimetro di BAM – Biblioteca degli Alberi Milano sull’asse di via Melchiorre Gioia e verso la Stazione Centrale. Altri 20mila mq di spazi ciclopedonali si aggiungeranno così ai 120mila realizzati nella prima fase di Porta Nuova e ai 12mila aggiunti sull’asse che porta a Fondazione Feltrinelli.”

Continua la lettura con: Il futuro è adesso: le grandi opere che rivoluzioneranno Milano nei prossimi 5 anni

FABIO MARCOMIN

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Il bus che andava da Londra a Calcutta

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Durava 50 giorni ed era il più lungo del mondo.

Il bus che andava da Londra a Calcutta

Alcuni non tornavano mai più. Era il Londra Calcutta, l’autobus degli hippy. Tra il 1957 e il 1976 esisteva un servizio regolare di autobus tra Londra e Calcutta, in India. Un percorso di 32.000 km tra andata e ritorno: durava 50 giorni ed era il più lungo del mondo.



L’autobus era dotato di cuccette per dormire e di una cucina. Per 145 sterline si poteva viaggiare con vitto e alloggio inclusi. L’autobus faceva tappa alle attrazioni turistiche e per lo shopping a Vienna, Istanbul e in Iran.



Si attraversavano Inghilterra, Belgio, Germania Ovest, Austria, Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e India settentrionale.

Fonte: storiachepassione.it

MILANO CITTA’ STATO

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Dove si mangia meglio nel mondo? Italians do it better anche nel 2024: ma il primo posto è a rischio!

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Taste Atlas 2023-2024

Anche nell’edizione 2024 del TasteAtlas Awards la cucina del nostro Paese è risultata la migliore in assoluto, ma risulta insidiata da quella di un’altra nazione. Scopriamo quale e la classifica con le prime 50 posizioni.

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Dove si mangia meglio nel mondo? Italians do it better anche nel 2024: ma il primo posto è a rischio!

# L’Italia è ancora la migliore cucina del mondo, ma è insidiata dal Giappone

Credits romjanaly-pixabay – Cucina italiana

L’Italia si conferma la Nazione con la migliore cucina al mondo anche per l’edizione 2023/2024 del TasteAtlas Awards. Però con un punteggio in discesa rispetto a quella del 2022 da 4,72 a 4,65. La sorpresa arriva dal Giappone che aggancia l’Italia con lo stesso punteggio, pur fermandosi al secondo posto per via del piatto con il punteggio più alto tra gli oltre 271mila valutati. La Grecia scende al terzo posto con 4,64. Nella top ten rimane la Spagna, che precipita dal secondo al nono posto, poi Portogallo, Cina, Indonesia, Messico, i cugini della Francia in ottava posizione e Perù.  

# Tonfo di Germania, Danimarca e Olanda. New entry nella top 50 Svezia e Australia

Taste Atlas 2023-2024

Scorrendo la graduatoria appena fuori dalla top ten c’è l’India con un punteggio di 4,52, poi Brasile, Polonia, Argentina e Turchia. Perdono diverse posizioni gli Stati Uniti, dall’ottava alla 16esima, l’Inghilterra dalla 29esima alla 39esima, mentre la Germania precipita dalla sedicesima alla 32esima, la Danimarca dalla 35esima alla 49esima e l’Olanda dalla 32esima crolla al 45esima. Oltre la 40esima ci sono anche Russia, Canada e la Svezia che entra nella top50, così come l’Australia.

Continua la lettura con: 9 ristoranti low-cost a Milano

FABIO MARCOMIN

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Ville, attici, palazzi storici: le ultime vendite da record a Milano

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maps - Ex villa Reggiani

Il mercato immobiliare del lusso continua a macinare record a Milano. Queste le ultime operazioni milionarie, una addirittura miliardaria, registrate in città.

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Ville, attici, palazzi storici: le ultime vendite da record a Milano

# La villa gotica della Reggiani – 9,5 milioni di euro

maps – Ex villa Reggiani

Tra le vendite milionarie che hanno fatto più scalpore nell’ultimo periodo a Milano c’è la residenza dell’ex moglie di Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani. Uscita dal carcere, dopo aver scontato la pena per essere stata la mandante dell’omicidio dell’ultimo erede al comando della casa di moda toscana, vi era rimasta a vivere per qualche anno. Alla fine del 2023 è stata venduta a una coppia di stranieri per la cifra di 9,5 milioni di euro. La villa dallo stile gotico si trova all’angolo tra via Andreani e via Guastalla e si sviluppa su 4 piani: un seminterrato, un piano terreno, un primo e un secondo piano. Dopo l’acquisizione l’immobile è stato ristrutturato internamente.

# Un attico di 470 mq nel Quadrilatero – 18,5 milioni di euro

Dopo la vendita record dell’attico su 3 piani in San Babila, anche quello un tempo di proprietà dei Gucci, un altro appartamento posto all’ultimo piano è stato acquistato a un prezzo in doppia cifra: 18,5 milioni di euro. Stiamo parlando di un attico di 470 metri quadrati oltre grande terrazzo, nel pieno Quadrilatero della Moda tra via Bigli e via Manzoni.

Leggi anche: Le GRANE del “SUPER-ATTICO” e i TRE APPARTAMENTI con il PREZZO più ALTO ora in vendita a Milano

# Una villa in zona Magenta da 1.400 mq – 35 milioni di euro

Maps – Zona Magenta Milano

L’ubicazione esatta è top secret, ma non il prezzo. Siamo in zona Magenta, una delle più eleganti e richieste di Milano e conosciuta per le sue dimore di lusso, su tutte quelle di via Venti Settembre. L’immobile in questione è una villa di 1.380 mq con annessa dependance e ampio giardino con piscina ed è stata venduta alla mostruosa cifra di 35 milioni di euro, pari a ben a 25.362 euro al mq. 

Leggi anche: Le VILLE più BELLE di VIA VENTI SETTEMBRE, la Kensington High Street di Milano

# Il palazzo del ‘700 in via Montenapoleone, la più grande transazione in Italia – 1,3 miliardi di euro

maps – Via Montenapoleone 8

Nel mese di aprile 2024 si è invece registrata la più grande transazione in Italia, per quanto riguarda un singolo immobile, da parte del gruppo internazionale del settore lusso  Kering. Fa parte del gruppo ad esempio Gucci, Bottega Veneta, Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen e Ginori 1735. L’operazione ha riguardato l‘edificio sito in via Montenapoleone 8 che è stato rilevato, attraverso l’acquisizione della società proprietaria controllata da Blackstone Property Partners Europe, per un valore di 1,3 miliardi di euro. Il palazzo è stato realizzato nel ‘700 e si sviluppa su una superficie lorda di 11.800 mq e 5 piani, conta 48 finestre e 5.000 mq di superficie commerciale, tra le più ampie della via.

Continua la lettura con: La VILLA più COSTOSA del MONDO è in Italia: il SEGRETO “ALCHEMICO” del suo PREZZO “IMPOSSIBILE”

FABIO MARCOMIN

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Skyline di Milano, i più bei posti per ammirare la città dall’alto

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Credits: Milano.Cityrumoros.it

Da qualsiasi angolazione si guardi, Milano è sempre splendida. Il suo skyline, con le montagne innevate sullo sfondo, è davvero affascinante. Ecco alcuni dei migliori punti panoramici di Milano da cui osservare uno spettacolo mozzafiato.

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Skyline di Milano, i più bei posti per ammirare la città dall’alto

# Terrazza del Duomo di Milano

Credits: la.roby.gi IG – Terrazze Duomo di Milano by night

La più famosa e turistica: è possibile salire, a piedi o in ascensore, fino in cima alle guglie. Durante una bella giornata limpida, è possibile ammirare, oltre la città, le magnifiche Alpi in lontananza. L’ora del tramonto è il momento perfetto, regalando uno spettacolo suggestivo e romantico.

# Passerella della Galleria Vittorio Emanuele

Credits: Andrea Cherchi – Highline Galleria

Aperto al pubblico solo dal 2015, si tratta di una passerella che permette di camminare sopra i tetti della Galleria Vittorio Emanuele, offrendo una vista unica sul Duomo, sulla cupola della Galleria e sullo skyline della città.

Leggi anche: Milano, le 7 più belle piscine all’aperto

# Torre Branca

orre Branca by night – Credits: Museo Branca

Nel Parco Sempione, non si si può perdere la Torre Branca. Progettata da Giò Ponti nel 1933, la torre è stata completamente restaurata e resa nuovamente accessibile grazie alla Fratelli Branca, da cui prende il nome. È possibile salire sulla torre di 108,6 metri e giungere alla cabina panoramica coperta grazie a un modernissimo ascensore, da cui si può ammirare tutto il panorama della città.

# Triennale di Milano

terrazza-triennale

Vicino alla Torre Branca, all’interno del museo della Triennale, si può ammirare da un lato la Milano moderna con lo skyline dei nuovi grattacieli della zona Garibaldi e dall’altro lato la Milano storica con il Castello Sforzesco e il Duomo.

Leggi anche: I grattacieli di Milano: quale potrebbe essere il progetto più spettacolare?

# Palazzo Lombardia

credits: @ivanflydrones
IG

Il Palazzo della Regione è uno dei grattacieli di Milano. Quasi tutte le domeniche è possibile salire gratuitamente al 39° piano del palazzo, da dove si possono ammirare la Stazione Centrale, i grattacieli di Gae Aulenti, lo Stadio Meazza, la cupola della Galleria Vittorio Emanuele, il Castello Sforzesco e il Duomo.

# Torre Unicredit

Credits: andrea cherchi (c)

Con i suoi 231 metri, è diventato il grattacielo più alto d’Italia. L’edificio che domina lo skyline di Milano apre al pubblico solo raramente, ma in queste rare occasioni si può godere di un’esperienza affascinante.

Leggi anche: Quando a Milano si voleva costruire il grattacielo più alto del mondo

# Roof Garden di Corso Como 10

Credits: Lombardia Secrets (FB)
Credits: Lombardia Secrets (FB)

La terrazza della Galleria Sozzani di Corso Como ospita un vero e proprio giardino. Qui l’altezza non è vertiginosa, solo una ventina di metri in tutto, ma offre una vista mozzafiato sui moderni grattacieli di Gae Aulenti. Questa terrazza si trova all’interno di una casa di ringhiera ristrutturata, unendo la nuova Milano e la vecchia Milano in un unico luogo.

Continua la lettura: La cosa più figa che c’è a Milano (secondo i milanesi)

ANNA ALBINI

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La spiaggia più lunga del mondo: come da Milano a Venezia

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nathaliepmcm IG - Long beach

Le migliori per chi odia stare a contatto di ombrellone. Questa la top 10. E le due più lunghe d’Italia. 

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La spiaggia più lunga del mondo: come da Milano a Venezia

#10 Stockton beach in Australia: 33 chilometri

jpatokal IG – Stockton beach

Non lontano da Sidney si estende la Stockton beach ad Anna bay. Ospita le più grandi dune di sabbie mobili al mondo, che possono crescere fino a 30 metri di altezza e spostarsi verso nord di circa 3 metri ogni anno.

#9 Muizemberg, Sudafrica: 41 chilometri

entretres_enruta IG – Muizemberg

Alle porte di Città del Capo, questa spiaggia prende il nome dall’omonima cittadina, oggi diventata località balneare molto amata dai turisti che ne apprezzano le acque calme e la ricca fauna selvatica circostante.

#8 Long Beach, Stati Uniti: 45 chilometri

nathaliepmcm IG – Long beach

Sulla costa nord occidentale nello stato di Washington, si trova Long Beach, il litorale più lungo della costa occidentale nonché la spiaggia peninsulare continua più lunga del mondo.

#7 Virginia Beach, Stati Uniti: 56 chilometri

_vb_sunrise_ IG – Virginia Beach

Affacciata sull’oceano Atlantico, questa spiaggia si estende per 56 km nell’omonima cittadina, molto frequentata dai turisti che ne apprezzano la bellezza e le attrattive turistiche.

#6 Ninety mile beach in Nuova Zelanda: 88 chilometri

izme_tnt IG – Ninety mile beach

Ben 88 km di meravigliosa spiaggia, meta prediletta di surfisti e amanti dei tramonti mozzafiato. È anche sede di una maratona, la Te Houtaewa challenge, che si corre sulla spiaggia.

#5 Playa Novillero, Messico: 90 chilometri

gone.withtheflo IG – Playa Novillero

È una delle spiagge più suggestive del Messico, non affollata e caratterizzata dal fatto che in alcuni punti si può camminare per un centinaio di metri nelle acque dell’Oceano Pacifico.

#4 Padre island, Stati Uniti: 115 chilometri

boubikes IG – Padre Island

Isola del Padre, sulla Costa texana degli Stati Uniti è uno dei litorali più estesi della terra che si estende lungo il golfo del Messico. La costa è conosciuta anche per le specie di uccelli e tartarughe marine che ospita. 

#3 Cox’s Bazar beach in Bangladesh: 125 chilometri

raihansunny IG – Cox’s Bazar Beach

La spiaggia, che si trova nella parte sud est del paese, prende il suo nome dal Capitano Cox, ufficiale della marina britannica delle Indie orientali e che oggi conta un numero sempre maggiore di turisti stranieri.

#2 Eighty mile beach in Australia: 220 chilometri

caravanadventuresau IG – Eighty Mile Beach

Sulla costa nord occidentale in Australia, 220 km di spiaggia estesa fra la città di Broome e Port Hedland a circa 260 km da Melbourne. È caratterizzata da lunghe dune di sabbia che separano il litorale da laghi e lagune.

#1 Praia do Cassino, Brasile: 254 chilometri

praiadocassino_rs IG

La più lunga in assoluto, questa spiaggia si trova in Brasile nello stato di Rio Grande do sud. Meta ideale per gli amanti delle escursioni, è larga in media 2 km. C’è spazio per tutti.

# E l’Italia? 

Sono due le spiagge italiane più estese, entrambe lunghe 15 km. Si tratta di Platamona nel Golfo dell’Asinara in Sardegna e di Rimini, la capitale delle vacanze estive con oltre 250 stabilimenti balneari e una dozzina di tratti di spiaggia libera 

Continua la lettura con: 7 spiagge da sogno sui laghi della Lombardia

ALESSANDRA GURRIERI

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10 curiosità sulla metropolitana di Milano che non conosci

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Credits: @funkydread_v (INSTG)

Tutti noi la prendiamo o l’abbiamo presa abitualmente. Ma nessuno conosce tutte queste dieci curiosità. Scommettiamo? 

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10 curiosità sulla metropolitana di Milano che non conosci

#1 Il progetto della panchine mobili

Nel 1928 è stata progettata una “metropolitana” composta da un nastro continuo di panchine che avrebbe dovuto circolare in un anello sotterraneo dei pressi del Duomo.

#2 I colori sono quelli della bandiera di Milano

Bandiera guelfa

Per la metropolitana furono scelti i colori rosso e bianco per treni e segnaletica perché richiamano i colori dello stemma della città di Milano. Gli stessi colori sono stati poi utilizzati per identificare la metro in altre città d’Italia. 

#3 Poteva essere la più antica del mondo

metropolitana-collaudo piazza castello - ph. http:::static.panorama.it:
metropolitana-collaudo piazza castello – ph. http:::static.panorama.it:

La metropolitana è stato il 28° impianto ad essere realizzato al mondo, oggi ce ne sono 191. La Metropolitana Milanese poteva nascere addirittura prima di quella di Londra, quando Milano era in Austria. Nel 1856 l’ingegner Carlo Mira fece il primo tentativo per interrare, sotto il livello stradale, le ippovie del centro cittadino. Un complicato progetto di deviazione dei Navigli nel canale Redefossi viene approvato nel 1863 dal generale Gandini, dopo che questi ha assistito all’inaugurazione della metropolitana londinese. Il primo progetto, però, viene accantonato per problemi tecnici ed economici. Nel 1873 viene ripreso da Giovanni Brocca, che riparte dal laghetto di S. Marco per creare una specie di sotterraneo destinato a sede di una ippovia a doppio binario. La soluzione non piace all’amministrazione comunale: il cavalier Belinzaghi sentenzia che «mettere la tranvia così in basso, diventa esteticamente cosa poco simpatica». Si deve aspettare la Grande Esposizione Universale del 1881, affinché l’architetto Brocca faccia un secondo tentativo, questa volta direttamente al Governo di Roma che però boccia di nuovo l’idea. 

Leggi anche: La metro di Milano poteva essere la prima al mondo

#4 Nel progetto originale andavano su gomme

Secondo il progetto originario i treni della Linea 1 (la linea rossa) dovevano utilizzare pneumatici invece delle ruote in acciaio.

#5 All’inizio erano solo tre vagoni 

Credits: metroricerche/Monica Zapelli – Atto incendiario Sesto Marelli

All’inizio i treni erano composti da soli tre vagoni, la metà di quelli attuali.

#6 La prima metropolitana al mondo ad avere un progetto grafico nella segnaletica

Credits: milanotoday.it – Montenapoleone M3

La Metropolitana di Milano è stata la prima metropolitana e la seconda infrastruttura al mondo ad avere un progetto grafico della segnaletica, dopo il terminal 3 dell’aeroporto di Heathrow.

#7 Negli anni ’30 fu proposta la “metropolitana ambrosiana”, da Monza a Pavia

Linea Monza-Duomo-Pavia

Negli anni ’30 i gerarchi nazisti proposero la “metropolitana ambrosiana”: una linea con partenza da Monza, che attraversasse Milano passando da piazza del Duomo con capolinea a Pavia, per una lunghezza superiore ai 60 km. L’idea non si trasformò mai in un progetto.

Leggi anche: I DUE progetti RIVOLUZIONARI della METRO di MILANO mai realizzati

#8 Sulla linea M3 era prevista una stazione in corrispondenza della Galleria Vittorio Emanuele

Credits: Urbanfile – Stazione Duomo 1983

La linea M3 in base al tracciato originale, che nella tratta verso sud da Duomo avrebbe dovuto passare sotto via Torino e proseguire fino al Giambellino, prevedeva un stazione sotto la Galleria Vittorio Emanuele. La crescita della consapevolezza nella tutela della storica galleria portò a modificare il tracciato e spostare la fermata in fondo a piazza del Duomo.

Leggi anche: M3: 7 CHICCHE che forse non sai sulla METRO dei MONDIALI 

#9 La linea verde è la metropolitana più lunga d’Italia e tra le più lunghe d’Europa

Credits: wikipedia.org -Linea M2

La linea verde, inaugurata nel 1969, è la linea della metro più lunga tra quelle attualmente in servizio a Milano, per un totale di 35 stazioni e 40,4 km di estensione. Un primato che detiene anche a livello italiano ed è tra le più lunghe anche in Europa.

Leggi anche: M2: 7 RECORD CURIOSI che forse non sai della METRO dell’HINTERLAND

#10 Il “Metodo Milano”, per scavare la linea M1, è stato copiato in tutto il mondo

Credits metroricerche – Scavo M1 Duomo

Lo scavo delle gallerie a cielo aperto, studiato da MM nella seconda metà degli anni ’50 per la realizzazione della M1 e successivamente adottato a livello mondiale, era noto come “Metodo Milano”. Oggi meglio conosciuto come “cut and cover” viene utilizzato in ambiti urbani meno congestionati e quasi sempre periferici.

Continua la lettura con: I 7 paesi dell’hinterland dove dovrebbe arrivare la metro

MILANO CITTA’ STATO 

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Gnomi, fate, creature misteriose: i boschi incantati della Lombardia

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Volete perdervi nella magia e nel mistero tra gnomi, fate, creature misteriose? Ecco 5 boschi in Lombardia che vi aspettano per stupirvi secondo la selezione di Duepertrefacinque.

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Gnomi, fate, creature misteriose: i boschi incantati della Lombardia

#1 Il Bosco Incantato degli Gnomi – Brescia

Credits visitlakeiseo – Gnomo nel Bosco degli Gnomi

Ai piedi del Monte Guglielmo sul Lago d’Iseo, a Zone in provincia di Brescia, si trova il “Bosco Incantato degli Gnomi”. Questa parte del lago è famosa per le sue “piramidi” naturali ed è poco dopo queste sculture che inizia il percorso dove si incontrano delle strutture lignee protette da foglie di lamiera e immerse in un bosco di castagni. Il Drago Vinicio, il Drago Marco Mario, il Drago Arna, i minions, strani gnomi e fate colorate.

 

Leggi anche: Le 7 meraviglie del LAGO D’ISEO, uno spettacolo della natura a poco più di un’ora da Milano

#2 Il Bosco Incantato di Quercus, a Bienno – Brescia

Credits Orto di balu – Gufo gigante

A Bienno nel Bosco di Cerreto si trova il “Bosco Incantato di Quercus”, dove nascosti tra rocce, alberi e cespugli ci sono creature fantastiche realizzate in legno, ferro e altri materiali. Tra le più famose il Quercus, il saggio spirito protettore del bosco e Rocco il gufo gigante su cui si può salire per vedere il borgo di Bienno.

Leggi anche: I 7 piccoli BORGHI più BELLI del NORD Italia

 

#3 Il Sentiero Spirito del Bosco – Como

Credits sbam_time_travel IG – Gnomo Sentiero spirito nel Bosco

Realizzato nel 2008 il Sentiero Spirito del Bosco è un “percorso magico” a circa 800 metri d’altezza a Canzo in provincia di Como. Lungo il tragitto ci sono disseminati un po’ ovunque gnomi, folletti, l’asino ubriaco e molti altri personaggi. Oltre a questo è possibile percorrere passerelle, ponticelli e perdersi in un piccolo labirinto. 

 

#4 Il Sentiero delle Espressioni nella Valle d’Intelvi – Como

Credits crea_tivefrequency IG – Sentiero delle Espressioni

Gli abili intagliatori di legno hanno dato vita, con sgorbie e scalpelli, a forme d’arte nel Sentiero delle Espressioni, un percorso immerso nella Foresta Regionale Valle Intelvi. Le cortecce e i tronchi degli alberi sono diventati espressioni di allegria e di sorpresa, simboli di saggezza e di paternità, volti intensi ed emozionanti tutti da scoprire.

 

#5 Il Sentiero delle Sculture nel Parco del Campo dei Fiori – Varese

Credits thomas.casotto IG – Sentiero delle sculture

Nel Parco del Campo dei Fiori in provincia di Varese c’è il Sentiero delle sculture. Lungo il percorso si trovano sculture in legno di ogni tipo: un foglio di pergamena che accoglie il visitatore nel bosco incantato: “Non puoi vivere una favola se ti manca il coraggio di entrare nel bosco”, il guardiano del bosco, lo scoiattolo, la dea Berta con le sue leggende celtiche, il gigantesco ragno, il gufo, uno gnomo dal cappello rosso e dalla barba bianca e anche una strega. Il regno della magia e del mistero.

 

Continua la lettura con: Il SENTIERO MAGICO tra gnomi e streghe nel PARCO di Monza

FABIO MARCOMIN

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Palazzo e Torre: la costruzione a due teste di Milano

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Ph. @e.d.e.r.a IG

Un palazzo iconico, ricorda un castello nella disposizione dei diversi elementi e si eleva monumentale a sancire il limite del centro storico, confine tra chi usciva e chi entrava nel centro attraverso i bastioni di Porta Venezia.

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Palazzo e Torre: la costruzione a due teste di Milano

# Palazzo Rasini con annessa torre in mattoni 

Ph. @
federicacitterio.illustration IG

E’ un complesso formato da Palazzo Rasini di sei piani, con attaccata una torre di dodici piani. In cima una terrazza da cui si gode la vista sopra i Giardini di Porta Venezia. Palazzo Rasini è in marmo bianco, la torre in mattoni a vista.

# Il “gruppo di case” di Giò Ponti: segno di crisi 

Fu progettato da Giò Ponti e da Emilio Lancia nei primi anni trenta, battezzato “gruppo di case”.
L’edificio è curioso proprio per il netto contrasto tra le due parti che lo compongono: «c’è forse più Lancia nella “torre” (fuorché nelle terrazze a gradoni degli ultimi piani, tipica soluzione pontiana) e più Ponti nella cubica “villa”». Una differenziazione così marcata che per molti testimoniava la crisi professionale dei due architetti: si divisero proprio dopo questo loro ultimo progetto.

Torre e Palazzo Rasini

Continua la lettura con: I gemelli diversi di Piazza Piemonte

MILANO CITTA’ STATO

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Sapevi che il “paese magico”, esiste veramente? È in Italia

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Credits: @lowcost_viaggi Le Mole di Narni

Ebbene sì Narnia non è solo un mondo magico ed incantato, ma è anche realtà. E per gli italiani non è così difficile raggiungerla, anzi. Niente armadio magico, stazione del treno trasformata in grotta o quadro che ti risucchia, basta un semplice treno, macchina o per alcuni anche una camminata. Sì perché Narnia si trova proprio in Italia.

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Sapevi che il “paese magico”, esiste veramente? È in Italia

# Narni: il paese magico

Credits: terninrete.it
Narni

Narni è un paese di circa 18 mila abitanti in provincia di Terni, Umbria. Ed è stato d’ispirazione per lo scrittore del best seller: “Le cronache di Narnia”. C.S. Lewis decise di ispirarsi all’Italia fin dalla scelta del nome del suo mondo incantato: Narni in latino è Narnia. La cosa più assurda è che Lewis non ha mai visto Narni, l’ha solo studiata a Cambridge e ad Oxford, riuscendo però a descriverla alla perfezione.

Grande conoscitore di storia romana, lo scrittore sapeva che Narni fosse una città fondata dal popolo Osco-Umbro circa mille anni prima di Cristo e inizialmente si chiamava Nequinum. Quando conquistata dai romani nel IV secolo a.C. il nome divenne Narnia, dal nome del fiume limitrofo Nar, attuale Nera.

# I luoghi che ispirarono lo scrittore

Credits: @lowcost_viaggi
Le Mole di Narni

Narni è un paese testimone sia dell’epoca medievale che rinascimentale e molti dei suoi edifici risalgono proprio a questi periodi. Su una collina di 240 metri sopra il livello del mare, il paese somiglia proprio a quella distesa chiamata Cair Paravel a Narnia. Lewis descrive anche alla perfezione “quel lago dalle acquee argentee” che ricorda molto le Mole di Narni, piscine naturali dall’acqua limpidissima a ridosso delle gole del Nera.

# Cosa vedere a Narni

Credits: turismo.comune.terni.it
Narni sotterranea

Ma Narni non è solo questo. Sicuramente diventata in parte località turistica proprio per la sua somiglianza con il mondo incantato, a Narni, di grande interesse, ci sono anche alcune chiese, abbazie e il Sacro Speco di San Francesco, poco distante dal paese effettivo e fondato dal santo mentre compiva il suo giro apostolico in Umbria. Particolarmente bella è però anche la Narni sotterranea con gli scavi archeologici o il Museo del Palazzo Eroli.

Continua la lettura con: La magia di ALLEGHE: il borgo INCANTATO che si specchia nel LAGO

BEATRICE BARAZZETTI

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La M4 è una “metro di ghiaccio”

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balossirestelliassociati.it - Tecnologia scavo metro

Un metodo all’avanguardia fondamentale per realizzare l’ultima metropolitana milanese. Come funziona, quali opzioni esistono e a cosa serve.

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La M4 è una “metro di ghiaccio”

# Il congelamento artificiale

Credits teknoring – Jet grounting

Durante la costruzione di una metropolitana sono molti gli strumenti, i macchinari, le tecniche e le tecnologie utilizzate. Per quando riguarda le tecniche di consolidamento, oltre al jet grouting che consiste nell’iniettare nel terreno miscele cementizie consolidanti, ne esiste un’altra ancora più innovativa: il congelamento artificiale. 

Il primo esperimento è stato fatto nello scavo in Via San Damiano per la linea M4. Il racconto di Antonio Celot, responsabile in Italia delle attività di congelamento di terreno per il gruppo Webuild, sul congelamento di prova: «Il primo congelamento lo abbiamo fatto a San Damiano. Non sapevamo ancora come avrebbe funzionato il congelamento in questi terreni, con queste falde. Infatti è stato un congelamento di prova, doveva dirci i limiti sulla fattibilità del congelamento, la quantità di azoto necessari per ogni mdi terreno da congelare, le temperature del terreno e la temperatura dell’azoto».

Leggi anche: Il “metodo Milano”: come si COSTRUISCE una METROPOLITANA?

# Due tecniche di congelamento artificiale dei terreni: con azoto liquido o a “salamoia”

balossirestelliassociati.it – Tecnologia scavo metro

Dai pozzi, alla realizzazione di gallerie o tunnel sotterranei, il metodo di congelamento artificiale dei terreni è una tecnica di impermeabilizzazione e/o di consolidamento temporaneo necessaria per effettuare scavi nel terreno. Permette infatti di evitare i possibili cedimenti delle pareti durante gli scavi e si può effettuare con l’azoto liquido, chiamato anche “a ciclo aperto” o “diretto”, o con la tecnica a “salamoia”

Per la linea M4 è stata utilizzata nei cunicoli la prima tecnica, con azoto liquido, perché consente di creare uno strato di ghiaccio attorno al terreno di ben 1 metro e di farlo in modo rapido dato che l’azoto liquido pompato a -196° provoca uno shock termico. Solo per il cunicolo della Vettabbia, il più lungo, si è optato per il congelamento con salamoia che garantisce un raffreddamento è circa di -32/35 ° e in tempi più lunghi, circa 35-40 giorni.

# Il mantenimento del ghiaccio

Successivamente al primo congelamento segue il mantenimento delle pareti ghiacciate attraverso un controllo continuo. L’azoto viene infatti pompato per 8 ore nella fase notturna, quando gli operai sono assenti, e poi nelle 16 ore del giorno vengono monitorate la composizione del terreno e la quantità di acqua per fare in modo che le temperature rimangano costanti.

Leggi anche: Che FINE fa il MATERIALE di SCAVO della METRO a Milano

Fonte: webuild

Continua la lettura con: STRANEZZE e CONTRADDIZIONI irrisolte della METRO di Milano

FABIO MARCOMIN

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Il volo aereo più corto del mondo: un viaggio di 53 secondi

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Ph. Graeme Williamson (thanks to: planetspotters.net)

“Signori e signore, il nostro equipaggio vi dà il benvenuto a bordo di questo aereo, io sono il capitano e stiamo per decollare. Vi preghiamo di allacciare le cinture e di ascoltare le misure di sicurezza, grazie e buon volo”. Ogni volta che sentiamo queste parole proviamo una scossa di adrenalina, per non parlare di tutte le persone che di volare hanno molta paura. Ne avrebbero ancora se dopo 50 secondi sentissero il comandante dire “Signori e signore, eccoci arrivati a destinazione”?.
Sembra impossibile ma è tutto vero, benvenuti a bordo del volo più corto del mondo. Ph. Graeme Williamson (thanks to: planetspotters.net)

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Il volo aereo più corto del mondo: un viaggio di 53 secondi

# In Scozia, da Westray e Papay in meno di un minuto

Credits: Google maps

Il volo di linea più breve del mondo dura 53 secondi quando il vento è favorevole e non più di due minuti quando non lo è. Collega tra loro due isole dell’arcipelago delle Orcadi, a nord-est della Scozia: Westray e Papa Westray, anche nota come Papay e ad effettuarlo è la compagnia aerea regionale scozzese Logainair.

Il volo tra Westray e Papa Westray copre una distanza di 2,7 chilometri ed è disponibile tutti i giorni tranne la domenica, a orari variabili ma sempre al mattino.
Provando a prenotare si possono vedere voli tra le 8.51 e le 8.53 e in questo caso non si fa per dire dato che il volo decolla alle 8.51 e atterra due minuti dopo.

# I vantaggi per gli abitanti

Westray ha circa 600 abitanti, Papa Westray invece circa settanta. Questo servizio giornaliero di collegamento tra le due isole e con le altre Orcadi esiste grazie a fondi statali, che permettono agli abitanti di queste isole remote di spostarsi velocemente.                  Gli aerei che fanno questo volo sono da otto posti e il loro tragitto è più simile a quello di una corriera che a quello di un aereo.

È dal 1967 che Loganair copre la tratta. Usato ogni giorno da insegnanti, medici, poliziotti e scolari questo volo da guinness dei primati si dimostra una risorsa molto utile per gli abitanti anche per il prezzo economico che si aggira attorno a 17 sterline. L’aeroporto principale dell’arcipelago è nel centro abitato più importante, Kirkwall, che si trova sull’isola più grande, ed è proprio questa connessione veloce che permette agli abitanti di entrambe le isole di prendere lo stesso volo per raggiungerlo.

#Un’esperienza da provare

Dal 2011 Loganair ha introdotto questa tratta anche per i turisti, diventando così un volo di linea. Questo volo veloce è disponibile due giorni a settimana in estate per tutti i visitatori che vogliono vedere le isole senza però sostare in nessuna delle due, dando la possibilità a tutti di aggiungere alla loro vacanza un minuto di cielo.

Questo il video di due minuti. Dura più del volo. 

Continua la lettura con : 7 VIAGGI IMPERDIBILI da fare NEL MONDO almeno una volta nella vita

ARIANNA BOTTINI

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Il corso “green” di Milano con il “red carpet” per ciclisti: le immagini e le novità sul progetto Buenos Aires

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Grafica: Comune di MIlano

Mentre arranca il progetto per la riqualificazione di piazzale Loreto, quello per corso Buenos Aires attende a breve l’avvio dei cantieri. Previsti marciapiedi allargati con aiuole, piante e arbusti. Scopriamo come diventerà e quando sarà trasformato.

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Il corso “green” di Milano con il “red carpet” per ciclisti: le immagini e le novità sul progetto Buenos Aires

# Presentato il progetto per il nuovo corso green con la ciclabile rossa

Screenshot

Nel 2023 la realizzazione di ciclabili con cordolo di protezione, non esenti da critiche. Nel piano del Comune di Milano era previsto anche la riqualificazione di corso Buenos Aires, con un progetto che tardava ad arrivare.

Il 12 giugno 2024 la presentazione durante la Commissione mobilità del Municipio 3. Si prevede: il miglioramento degli spazi pedonali, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la realizzazione di aiuole verdi e il consolidamento dell’itinerario ciclabile esistente con la colorazione rossa e i cordoli definitivi in pietra.

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# Le immagini di come sarà e gli intervisti previsti

L’intervento riguarda il tratto di corso Buenos Aires da piazza Oberdan a via Pergolesi e prevede l’allargamento dei marciapiedi, con l’installazione di panchine e rastrelliere per le bici, e l’inserimento di aiuole e piantumazioni. La dimensione di aiuole e delle vasche per alberi e arbusti varierà in base allo spazio disponibile, più ampie ad esempio nei pressi di piazza Oberdan e più ridotte nel tratto verso piazzale Loreto per non togliere troppo spazio ai pedoni, ai sottoservizi presenti e alla distanza tra il marciapiede e la quota della soletta della linea M1. Dove possibile verranno messi a dimora alberi con altezza fino a 5 metri, negli altri casi arbusti nelle aiuole dotate di sistema di irrigazione.

# L’investimento previsto e la durata dei lavori

Tratto riqualificazione corso Buenos Aires

La riqualificazione del corso vede un investimento pari 1,5 milioni di euro, finanziati tramite il PNRR. L’avvio dei lavori è programmato entro l’estate, con una durata prevista di circa un anno e mezzo, e si procederà per brevi tratti con i ciclisti che dovranno utilizzare la viabilità ordinaria nel tratto interessato dal cantiere. La parte in carico al Comune di Milano è quella da piazza Oberdan a via Scarlatti, con lavori prima sul lato civici pari e poi quelli dispari, quella a scomputo oneri da due soggetti privati va da via Scarlatti a via Pergolesi.

Fonte: Comune di Milano

Continua la lettura con: Riqualificazione Loreto: nuovo stop

FABIO MARCOMIN

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Bicocca Pavillon, il nuovo innovation hub di Milano: il progetto e le immagini del cantiere (VIDEO)

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È stato presentato presso BIM il nuovo Bicocca Pavillion, l’innovativo hub con lo scopo di unire l’eccellenza accademica con il mondo imprenditoriale. I lavori finiranno nel 2025

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Enrico Molaschi, el “Barbapedana” di Milano

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Barbapedana

Il più conosciuto rappresentante del tipico menestrello milanese che, munito di chitarra, passava nelle osterie a cantare e suonare rigorosamente in dialetto. 

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Enrico Molaschi, el “Barbapedana” di Milano

# Il menestrello milanese

divinamilano.it – Testo Barbapedana

El Barbapedana era una figura tipica milanese, che si vedeva in giro tra l’ 800 e i primi anni del ‘900. Munito di chitarra, passava nelle osterie a cantare e suonare canzoni meneghine, rigorosamente in dialetto, per racimolare qualche soldo dai clienti e qualche bicchiere di vino dall’oste.

“Barbapedana, el gh’aveva on gilè senza el dananz, cont via el dedrèe, cont i oggioeu long ona spana; l’era al gilè del Barbapedana”, recitava un vecchio brano, che Nanni Svampa poi italianizzò, senza però avvilirne l’identità milanese. La canzone, che parlava proprio di questo tipico personaggio meneghino, un po’ artista, un po’ pelandrone, scaltro e svampito, in base alle convenienze.

# Il più famoso di tutti: Enrico Molaschi

divinamilano.it – Enrico Molaschi

Non è possibile avere un censimento su quanti di questi personaggi si aggiravano allora nella nostra città, a fare i Barbapedana. Certamente quello più famoso fu Enrico Molaschi. Nacque, ovviamente a Milano, il 1 gennaio 1823: Arrigo Bruno, quello che creò l’opera “Mefistofele” e il libretto del verdiano “Otello”, parlava di Molaschi come di un chitarrista che sapeva strimpellare così bene da creare un suono simile all’arpa, con una vivacità che trasformava la musica da “un tranquillo ruscello ad un fiume in piena”. Enrico, a nove anni, lascia Milano, da solo, per andare a Paullo, dove inizia a guadagnarsi i primi soldi come garzone in una locanda. Un giorno da lì passa un menestrello, munito di chitarra, che canta ai clienti brani orecchiabili e goderecci, tra cui uno che faceva, “E ticch e dai…el Barbapedana”, quest’ultima parola significa “cantastorie”. Molaschi viene colpito da questo artista, pure lui vuole fare il menestrello in giro.

# Fu invitato a suonare dalla Duchessa di Genova nella sua villa di Stresa

Enrico ha quindici anni, impara a destreggiarsi con la chitarra, poi si sposa, ha dei figli e a 39 anni decide di tornare a Milano, portandosi dietro il soprannome di Barbapedana, come quello della canzone. Arriva in città con la moglie, Maria, e una parte della prole. El Barbapedana, Molaschi, scrisse svariate canzoni, tra cui “El piscinin”. Lui bazzicava per lo più nelle osterie fuori porta, lo vedevi apparire nelle feste e nelle cerimonie. Elisabetta di Sassonia, ovvero la Duchessa di Genova, invitò Molaschi a cantare e suonare nella sua Villa di Stresa.

# Passava dai repertori più castigati e raffinati a quelli più spinti e audaci

Barbapedana

Caratteristica di questo artista era il fischio, lungo, squillante e intonato, che faceva da accompagnamento alle canzoni. Suonava la chitarra, battendoci sopra come su un tamburo e fischiava, come uno strumento a fiato, creando una sonorità da opera polistrumentale.

Quando divenne anziano, Enrico venne ricoverato al Pio Albergo Trivulzio, dove morì il 26 ottobre 1911. Quando era in auge, sapeva passare dai repertori più castigati e raffinati, se si trattava di esibirsi in locali da ricchi oppure in presenza di bambini, a quelli più spinti e audaci, soprattutto in presenza di giovani coppiette in intimità.   

“Bei tempi!!!”, diremmo adesso, quando a cena la presenza di un menestrello rallegrava una piacevole serata conviviale, anziché vederla come una fastidiosa violazione della privacy e quando le foto ai piatti prima di mangiarseli sarebbero state viste come un comportamento da manicomio.

FABIO BUFFA 

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La nuova vita del casello daziario

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Nell’ultimo anno, l’edificio di Piazzale Cantore 14 ha subito importanti lavori di ristrutturazione, diventando uno spazio che offre servizi di orientamento professionale, formazione e laboratori. La sera si trasformerà in un luogo per eventi e iniziative organizzate dai giovani per i giovani della città.

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La nuova vita del casello daziario

L’edificio rinnovato si chiamerà “Open Casello” e sarà il nuovo centro delle Politiche Giovanili del Comune di Milano.

# Servizi per i Giovani

All’interno della struttura, riqualificata tra il 2023 e il 2024, si trovano una sala polifunzionale e due sale per riunioni e colloqui. Attualmente, offre servizi di orientamento al lavoro, formazione, opportunità di volontariato e mobilità internazionale del Comune di Milano. Tramite la piattaforma Giovani Milano, è possibile prenotare i vari laboratori, workshop e corsi disponibili per avere un primo colloquio con un operatore, oppure ci si può presentare direttamente al casello.

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# Spazio per la progettazione e la riqualificazione

Da settembre inizieranno delle collaborazioni con Base, Avanzi e Codici, che contribuiranno a trasformare la Casa dei Giovani in uno spazio per la progettazione e la sperimentazione. Gruppi e associazioni giovanili, selezionati tramite una call for ideas, saranno invitati a ideare e realizzare attività, eventi e incontri per animare il casello. L’obiettivo è quello di trasformare questo spazio in un luogo aperto tutta la settimana, dove i giovani siano al centro della scena, e diventare un punto di riferimento per i giovani e per tutto ciò che li interessa.

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All’inaugurazione della nuova struttura hanno partecipato alcuni rappresentanti dell’Amministrazione comunale. La festa, in linea con le future ambizioni del luogo, ha visto alternarsi performance musicali, spettacoli di teatro e danza, proiezioni cinematografiche, talk e DJ set.

# Orari

Il nuovo hub sarà aperto il Lunedì, Mercoledì e Giovedì dalle 14:00 alle 18:00, il Martedì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00. Durante il weekend vengono anche organizzati degli eventi serali.

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ANNA ALBINI

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