Ha una storia centenaria. Questo piccolo trenino sotterraneo veniva utilizzato per un importante servizio cittadino. Oggi è possibile viaggiarci a bordo per scoprire un lato nascosto di Londra.
Una storia lunga 500 anni quella del servizio postale inglese. Riservato all’uso da parte del re e della sua corte, nel 1635 Carlo I introdusse il sistema postale pubblico. Ogni cittadino del Regno Unito poteva spedire una lettera gratis: pagava il ricevente con un costo dell’affrancatura calcolato in base alla distanza. Se non pagava, la lettera non veniva consegnata. Queste e altre inefficienze del sistema hanno portato alla costruzione di sei “Grandi Strade” per rendere più veloci i tempi di consegna, ma solo nell’1840 fu introdotto il primo francobollo adesivo, il Penny Black, con pagamento in carico al mittente. Uno dei mezzi usati per consegnare la posta era una metropolitana in miniatura, che chiunque può provare nel Museo delle Poste.
# La metropolitana “vittoriana” driverless in miniatura nelle gallerie di Londra
Viaggio nel trenino
Progettato inizialmente per trasportare la posta, il Mail Rail porta alla scoperta la storia del mondo sotterraneo del servizio postale sotto le strade di Londra. Questa metropolitana in miniatura senza conducente risale a 100 anni fa, un piccolo vagone ferroviario vittoriano che per più di 75 anni ha viaggiato per 22 ore al giorno trasportando fino a 4 milioni di lettere ogni giorno.
sophie.wytse IG – Metro in miniatura Londra
Per salire a bordo i visitatori devono prenotare il biglietto online, recarsi di fronte al Museo Postale e scendere fino a 21 metri sottoterra attraverso tunnel che nel punto più stretto non superano i 2,1 metri. Il trenino si muove a 12 km/h all’ora e la corsa è caratterizzata da oscurità totale, rumori forti e luci lampeggianti. La durata del viaggio, compresa la salita e la discesa dalla stazione, dura 15 minuti.
# Il museo interattivo del Mail Rail
Presentazione storia Rail Mail
Viaggiando lungo i tunnel originali utilizzati per la consegna della posta, e nascosti per molto tempo, si può assistere ad un racconto video dagli anni ’30 della ferrovia fino ai giorni nostri e provare a smistare la posta su una carrozza ferroviaria simulata con tanto di pavimento traballante.
ktwatie IG – Postal Museum
Al termine del tour si può spaziare nel museo interattivo dove si possono fare un’ampia gamma di attività, dalla ricerca moderna ai giochi educativi per tutte le età, dallo smistamento della posta in un ufficio postale itinerante alla scoperta delle curiose invenzioni che lo hanno ispirato, dal primo francobollo “The Penny Black” alle pistole a pietra focaia utilizzate per difendere la posta dai furti, per finire con uno spuntino e un rinfresco nella caffetteria del museo.
Dietro il bancone sin da ragazzino, Mirko Stocchetto era arrivato a servire persino all’Harry’s Bar dell’Hotel Cipriani. Dopo anni di esperienza, l’approdo a Milano dove è diventato celebre per l’invenzione di uno dei cocktail più amati dai milanesi.
Mirko Stocchetto, l’inventore del Negroni Sbagliato
# Il barman veneziano che arrivò a servire all’Harry’s Bar dell’Hotel Cipriani
Stocchetto
Quando si parla del “Negroni” si deve pensare alla Firenze dei primi anni del ‘900, quando il Conte Luigi Manfredi Maria Negroni chiese al barman del Caffè Casoni di realizzare un cocktail con Vermouth, Bitter Campari e Gin. Ma se si parla del “Negroni sbagliato”, ecco che la città di riferimento diventa Milano, ancora lontana da quella “da bere”, ma già attiva e viva nelle serate caratterizzate dal “bere forte e miscelato”.
Eh sì, perchè il Negroni sbagliato nacque nella nostra città, al Bar Basso di via Plinio, inventato (per sbaglio?) da quello straordinario barman che fu Mirko Stocchetto. Mirko era nato a Venezia nel 1931, già da ragazzino aveva iniziato a servire dietro al bancone dell’Hotel Monaco, nella città lagunare, per poi passare niente di meno che all’Harry’s Bar, tanto caro ad Ernest Hemingway.
# L’approdo al Bar Basso di Milano alla fine degli anni ’60
Credits: @milanopersempre.it Bar Basso
In questo prestigioso locale, citato nelle canzoni di Paolo Conte e Fabrizio De Andrè, nonché patrimonio nazionale dei beni culturali, Stocchetto conosce Arrigo Cipriani, che gestiva il bar insieme al padre, nonché fondatore, Giuseppe. Dopo molta esperienza, accumulata servendo la clientela più esigente, verso la fine degli anni sessanta Stocchetto approda a Milano per prendere la gestione del Bar Basso, allora ancora in mano al fondatore Giuseppe.
# L’invenzione del Negroni Sbagliato
Credits: @mariolanzarone negroni sbagliato
Ed è qui che, nei primi anni settanta, inventò il Negroni sbagliato: a dire il vero Mirko confidò che questo cocktail nacque per errore, ecco perchè sbagliato. Volendo miscelare un Negroni, tradito dalla fretta, anziché versare il classico “terzo” di Gin, mescolò al Vermouth e al Campari lo spumante brut, di marca Ferrari. Qualcuno sostiene che di “sbagliato” non ci fosse nulla, che non ci fosse nessun errore, semplicemente la volontà di creare un miscelato più leggero e frizzante di quello tradizionale, senza però togliere il gusto deciso e amarognolo, tipico del Negroni.
# La preparazione del cockatil
Credits: @albi_albis – Bar Basso
Ma, come si prepara? In un bicchiere grande (al Basso li hanno adatti allo sbagliato) si versa Bitter Campari, Vermoth e prosecco, oppure spumante, purché sia secco. Bisogna stare attenti a mescolare con delicatezza, altrimenti lo spumante sgasa e si perde quel tocco in più inventato da Mirko Stocchetto. Ricordiamo che quest’ultimo, dopo averci lasciato, ha passato il testimone del locale al figlio Maurizio.
Mirko morì nel 2016, a 85 anni, lasciando una tradizione nel bere unica, talmente esclusiva da rendere i suoi aperitivi un vero fenomeno di costume.
Milano è la città più felice d’Italia. Questo è quanto emerge dall’Happy City Index 2024:perché la città della Madonnina si è posizionata così in alto? Come è messa rispetto al panorama internazionale?
Tra tutte le città italiane, Milano si conferma la città più felice, ottenendo un punteggio complessivo di 1526,7 punti. Il criterio dell’indice che ha premiato maggiormente Milano è stata la governance, che si afferma quindi come punto di forza principale della città. Secondo quanto misurato dall’indice, il capoluogo lombardo si distingue dal resto del Paese per la capacità delle sue istituzioni locali di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali e di offrire accesso agevolato ai servizi digitali.
Altro aspetto molto positivo, che ha contribuito al posizionamento, è l’economia cittadina: come sappiamo bene, Milano è sede di grandi aziende e istituzioni finanziarie ed è il motore economico dell’intero Paese, con un alto tasso di occupazione e un ambiente favorevole per il business e le startup.
Nonostante l’ottimo posizionamento a livello nazionale, l’Happy City Index evidenzia alcune aree in cui Milano può migliorare, soprattutto nel confronto con le altre città del mondo. L’area con maggiore necessità di miglioramento sembra essere la mobilità. Nonostante la città abbia una rete di trasporti ampia e ben collegata, l’indice ha rilevato criticità in termini di intermodalità (quindi la facilità con cui si utilizzano più mezzi in un solo tragitto) e sicurezza stradale. C’è anche da dire che, dai dati raccolti, emerge ulteriore margine di miglioramento anche proprio rispetto all’acquisizione e diffusione dei dati relativi al traffico e alla gestione della mobilità da parte del Comune.
Governance: la capacità delle istituzioni locali di coinvolgere i cittadini nei processi decisionali e garantire trasparenza e accesso ai servizi.
Economia: la forza economica della città, inclusi il livello di occupazione, la presenza di opportunità di lavoro e la solidità delle aziende locali.
Protezione ambientale: le politiche e pratiche che mirano alla tutela dell’ambiente, compresa la qualità dell’aria, la gestione dei rifiuti e la presenza di aree verdi.
Mobilità: l’accesso a un sistema di trasporti efficiente, sicuro e sostenibile, con particolare attenzione all’intermodalità e alla disponibilità di open data.
Cittadini: la qualità e l’accesso ai servizi essenziali, come sanità, istruzione e sicurezza.
Innovazione: la capacità della città di adottare soluzioni tecnologiche e innovative per migliorare la vita dei cittadini.
L’analisi dei themes è poi approfondita attraverso 26 aree e 82 indicatori.
L’indice fornisce un punteggio preciso per ogni città, e suddivide poi le città in tre categorie: Gold, dalla 1° alla 37° posizione, Silver, dal 38° al 100° posto, e Bronze, dal 101° al 250° posto.
# Milano rispetto alle città di tutto il mondo? 73esima
A livello internazionale, Milano rientra nella categoria Silver e occupa, infatti, il 73° posto. Considerando le migliaia di città analizzate in tutto il mondo, può essere considerato un risultato soddisfacente.
Le prime 10 posizioni dell’indice sono dominate da città europee, che vantano punteggi altissimi in themes quali governance, ambiente e mobilità.
L’Happy City Index 2024 vede al primo posto Aarhus, in Danimarca, con un punteggio di 1749,2. Aarhus ha ottenuto un punteggio particolarmente elevato grazie alla sua eccellente governance locale, alle politiche ambientali innovative e alla qualità della vita offerta ai suoi abitanti. La Danimarca, infatti, si distingue per una forte coesione sociale e un sistema di welfare che assicura un alto livello di benessere per tutti i cittadini.
Al secondo posto si trova Zurigo, in Svizzera, con 1737 punti, seguita da Berlino, Germania (1720,6 punti), Göteborg, Svezia (1719,5 punti), e Amsterdam, Paesi Bassi (1718,5 punti).
La classifica prosegue con Helsinki, Finlandia (1714,7 punti), Bristol, Regno Unito (1709,8 punti), Copenhagen, Danimarca (1707,2 punti), Ginevra, Svizzera (1695 punti), e Monaco di Baviera, Germania (1678,6 punti).
# Le altre città italiane in classifica: dopo Milano ci sono Bologna e Bolzano. Ma la prima nel territorio è… San Marino
Oltre a Milano, altre città italiane figurano nell’Happy City Index, anche se con punteggi parecchio inferiori. Bologna, ad esempio, si posiziona al 95° posto con 1484,7 punti, grazie soprattutto alla solidità economica e all’accesso a servizi pubblici di qualità.
Seguono Bolzano al 123° posto (1436,7 punti), nota per il benessere dei suoi cittadini, Firenze al 152° posto (1382,7 punti) e Verona al 180° (1328,7 punti). Al 211° posto si trova Taranto (1274,7 punti), mentre Aosta chiude al 245° posto con 1232,7 punti.
San Marino, curiosamente, si posiziona al 66° posto, addirittura sopra Milano, con un punteggio di 1546,4 punti, risultando essere il centro abitato più felice della penisola italiana.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nuovo record di lunghezza della rete: sempre di più la più estesa in Italia, con un balzo in avanti che la fa entrare nella top ten europea. E in futuro potrebbe salire di altre posizioni insidiando importanti metropoli del Vecchio Continente.
Effetto M4: la metro di Milano entra nella top europea
# Si completa la rete da primato: 111,8 km di estensione, all’ottavo posto in Europa, quinta in UE
Webuild – Metro M4
12 ottobre: la linea M4 si completa, aggiungendo 15 fermate e 8 km di tracciato. La metropolitana blu arriva quindi a 21 fermate per un totale di 15 km portando la rete milanese a un’estensione complessiva di 111,8 km. Un traguardo che consolida il primato italiano e le vale l‘ingresso nella top ten a livello europeo all’ottavo posto, scavalcando Stoccolma con una rete di 108 km e Amburgo con 106 km. Contando solo gli Stati appartenenti all’Unione Europea sarebbe in quinta posizione.
news.metro.ru – Mappa metro Mosca
Il podio continentale è composto da Mosca, prima con 461,4 km, Londra con 402 km e Madrid con 239,9 km. A seguire le reti metropolitane di Parigi, 245,6, Istanbul con 199,2 e infine Barcellona, Berlino e San Pietroburgo rispettivamente con 157,8 km, 155,4 km e 124,8 km.
La prima linea ad inaugurare è stata la M1 nel 1964, oggi lunga 26,7 km e 38 stazioni, la seconda la M2 nel 1969, al momento la più lunga di Milano e d’Italia con 39,9 km e 35 stazioni, poi la M3 a partire dagli anni ’90 con 17,3 km e 21 stazioni, la M5 nel 2015 con 13 km e 19 stazioni e infine la M4 con 15 km e 21 stazioni.
# In futuro Milano punta a insidiare San Pietroburgo, Berlino e Barcellona
Urbanfile – Estensioni Metro
Nel prossimo futuro Milano punta però a scalare le gerarchie in Europa, insidiando San Pietroburgo, Berlino e Amburgo. La prima potrebbe già essere superata solo con il completamento del prolungamento di 2 km della linea M1 a nord e di quello di 13 km della linea M5 verso Monza, portando l’estensione totale a 126,7 km. A questi vanno aggiunti poi i 3,3 km dell’estensione della M1 a ovest verso Baggio, della M4 di 3,1 a est verso Segrate. Se si contano poi il possibile prolungamento della M5 verso Settimo Milanese, della M3 fino a Peschiera Borromeo e la costruzione della nuova M6, che potrebbe estendersi di almeno 20 km, si andrebbero a raggiungere i 155 km.
Milano negli anni 2000 era tra le 5 città più ambite in Europa dagli studenti universitari (rif: Neo Students of Europe). In seguito ha assistito a un declino rovinoso della sua attrattività, scivolando al 52° posto nella classifica QS Best Student Cities 2025. Come riportare Milano al suo “splendore universitario”?
Milano al «52° posto per gli studenti internazionali»: come riconquistare l’attrattività che aveva a inizio Duemila?
# Il ranking 2025: prosegue il calo di Milano
Nei primi anni 2000, Milano si posizionava tra le prime dieci città del mondo per il programma Erasmus, figurando stabilmente nella top 5 europea. Poi è iniziato il declino che sembra inesorabile, come certifica la classifica QS, che indica il tasso di attrattività per l’anno futuro: Milano è uscita perfino dalle prime 50, passando dal 50°posto per il 2024 al 52° secondo i piani degli studenti per il 2025. Nonostante sia ancora la prima città italiana nella classifica, il gap con altre metropoli europee si sta ampliando, con Londra, Tokyo e Seul in cima, rappresentando standard elevati di qualità accademica, opportunità lavorative e qualità della vita.
Uno dei parametri chiave che ha contribuito a questo calo è la Classifica della qualità universitaria, dove Milano ha registrato un abbassamento del punteggio. Sebbene ci sia stato un miglioramento nella categoria Student mix (73.8 su 100), il fattore principale alla base della discesa è il costo della vita, con spese elevate per le tasse universitarie, la vita e gli affitti. A questo aggiunge un generale arretramento nella sezione intrattenimento, in cui a inizio millennio Milano figurava tra le più ambite in Europa.
# Il dato positivo: l’occupazione post-laurea a Milano
Ci sono anche luci. Milano, ad esempio, si distingue come uno dei centri più dinamici per l’occupazione post-laurea in Italia, posizionandosi al 24° posto a livello mondiale per il reclutamento di neo-laureati. Questa competitività è dovuta a un ecosistema economico che include moda, finanza e tecnologia. Le aziende milanesi, attratte dalla presenza di istituzioni accademiche di alto livello, sono costantemente alla ricerca di giovani talenti, offrendo opportunità lavorative concrete attraverso tirocini e collaborazioni.
Sul resto purtroppo c’è il buio. Queste sono 4 idee per rendere il nostro centro universitario più attrattivo per gli studenti internazionali.
#1 Riduzione del costo della vita
Credits: medicinaonline.com
Una delle misure più urgenti per attrarre studenti a Milano da tutto il mondo, dovrebbe essere la riduzione del costo della vita: il tasso di affordability, ovvero l’incidenza del potersi permettere la vita nella città universitaria, misurato dal rankingper Milano è di 19.3 su un massimo di 100.
In vista dei possibili guadagni dalle spese di nuovi abitanti, il Comune potrebbe prevedere agevolazioni, come sgravi sulle tasse universitarie e, soprattutto, borse di studio pensate per l’alloggio.
I costi elevati della vita rappresentano una sfida significativa: con affitti che superano frequentemente i 900 euro al mese, molti giovani trovano difficile trovare un alloggio accessibile. Questa situazione è aggravata da un’analisi del Codacons del 2024, che evidenzia come Milano si collochi al secondo posto in Italia per costo della vita, con spese superiori del 23% rispetto ad altre aree metropolitane.
Questi dati pongono i giovani, stranieri e milanesi, in una posizione precaria. Per vivere dignitosamente a Milano, uno studente internazionale avrebbe bisogno di un reddito netto di almeno 1.700-2.000 euro al mese, cifra che sale a circa 3.000 euro per garantire un livello di comfort. Tale squilibrio economico rende la città particolarmente ostile per chi, magari, proviene da paesi con economie meno sviluppate o con meno possibilità di sostegno economico.
#2 L’importanza della comunicazione per le università milanesi
Credits: Ideogram.AI
Diciamoci la verità: le università di Milano in generale se la tirano un po’. Soprattutto quando si deve comunicare. Lo si fa poco e in modo vecchio rispetto ai competitor. Più ossessionati a non ricevere critiche che a cercare di essere creativi e originali. Non solo: spesso ci si rivolge esclusivamente agli studenti italiani, perdendo così i mercati globali. Le università milanesi devono affrontare una sfida fondamentale: raccontarsi meglio attraverso i social media, coinvolgendo gli studenti e valorizzando i propri spazi e corsi. Piattaforme come YouTube e Instagram offrono opportunità straordinarie per raggiungere un vasto pubblico. Programmi culturali e contenuti informativi su queste piattaforme riscuotono un enorme successo, attirando l’attenzione di studenti potenziali e appassionati di cultura. Le università del mondo lo fanno già (un esempio sono i dibattiti registrati di Oxford e Harvard), e le milanesi dovrebbero sfruttare questa tendenza, incentivando i professori a creare contenuti divulgativi che presentino i loro corsi, progetti di ricerca e spazi accademici.
In particolare, i professori potrebbero essere incoraggiati a realizzare video informativi e interviste in inglese, condividendo le loro esperienze e scoperte. Questa strategia migliorerebbe l’immagine delle università e contribuirebbe a creare una comunità accademica più coesa, dove gli studenti si sentirebbero motivati a partecipare attivamente.
#3 Ricercare i migliori docenti internazionali
Credits: Liberi oltre le illusioni
Discorso simile per i docenti. Anche in questo caso le università milanesi puntano a far risplendere i loro docenti (anche se non sempre) sul mercato domestico, ma a dimenticarsi invece il palcoscenico internazionale. Investire nella qualità accademica è cruciale per migliorare la posizione di Milano nella classifica globale. Un’innovativa misura potrebbe essere incentivare le università a indire concorsi non solo per gli studenti, ma anche per i docenti, cercando di attirare i migliori insegnanti stranieri. Se lo si fa per i calciatori, perchè non per i docenti?
Non solo: serve anche una maggiore crescita dei docenti attuali. Il Comune, la Regione o lo Stato dovrebbero promuovere gare pubbliche di confronto accademico per le materie scientifiche, mentre per le discipline umanistiche si potrebbero organizzare conversazioni e discussioni aperte. Questo approccio garantirebbe che i professori siano sempre aggiornati e migliorerebbero le loro capacità comunicative, creando un ambiente di apprendimento più stimolante e dinamico.
La maggiore attenzione mediatica derivante da questi concorsi metterebbe in luce le università che si distinguono per la qualità dei loro docenti. Le istituzioni accademiche con professori altamente competenti guadagnerebbero una reputazione di prestigio, aumentando la loro visibilità e attirando studenti da tutto il mondo.
#4 Il Grand Tour dell’Italia riparta dalle università milanesi
Durante il romanticismo, il Grand Tour numerosi giovani europei in tutta Italia, Milano potrebbe essere il centro della sua rinascita in chiave contemporanea.
Per attirare gli studenti internazionali, potrebbe essere stipulare accordi con musei, teatri e altre istituzioni culturali, per cui il nostro Paese è invidiato in tutto il mondo, garantendo un accesso prioritario e sconti.
L’Italia è rinomata per la sua ricca eredita culturale, e Milano, la città italiana più internazionale e più comoda per uno straniero rappresenta il punto di partenza ideale per esplorare il patrimonio artistico e storico del Paese. Naturalmente, solo l’iscrizione a un’università meneghina consentirebbe l’accesso a quanto prima.
Accesso gratuiti, costi ridotti e visite prioritarie potrebbero essere garantiti in luoghi come il Duomo, il Museo del Novecento e il Castello Sforzesco, ma, anche e soprattutto, in luoghi iconici del Paese, come il Colosseo o gli Uffizi.
Per massimizzare l’impatto di queste iniziative, sarebbe utile che proprio il Comune, la Regione e lo Stato sviluppassero “pacchetti di visita” pensati appositamente per gli studenti stranieri. Questi pacchetti potrebbero includere sconti su attrazioni culturali e offerte su visite guidate.
Per rendere queste opportunità ancora più accessibili, si potrebbe considerare l’idea di permettere agli studenti di aprire un debito agevolato, da ripagare una volta completati gli studi. Questo approccio non solo faciliterebbe l’accesso alla cultura, ma promuoverebbe anche un legame duraturo tra gli studenti e il patrimonio culturale italiano, incentivando l’iscrizione di studenti stranieri.
Milano è una giungla dove il tempo corre più veloce delle Maserati. A Milano i pedoni non sono solo semplici camminatori, ma veri e propri atleti che sfidano ogni giorno il caos metropolitano. Queste le quattro regole che ogni pedone milanese mette in pratica ogni giorno per non farsi travolgere.
In una città dove ogni secondo conta e il ritmo di vita è incalzante, superare diventa un’arte. Non parliamo di scorrettezze come superare un collega in coda alla macchinetta del caffè, ma del vero superamento, quello che avviene nei momenti di attesa e che, nella mente del milanese, conferirà un vero vantaggio su tutta la giornata.
Immaginatevi in fila al semaforo, in attesa che il verde si illumini. Ecco che l’abilità di superare il proprio vicino diventa cruciale. Se notate che la persona davanti a voi sembra indecisa sull’attraversare o meno, questo è il momento giusto per avanzare! Non c’è spazio per la timidezza: è ora di strisciare in avanti, come un ninja delle strade milanesi. Ricordate, il pedone che si ferma è un pedone perduto.
#2 Gli scalini si fanno due alla volta
Milano non è solo una città di affari e di moda, ma è anche un campionato di velocità nelle scale. Le scale delle metropolitane, degli uffici e dei negozi sono un palcoscenico. Qui entra in gioco la 2° regola fondamentale: fare le scale due scalini alla volta.
Non avete tempo da perdere e, di certo, non vi potete permettere di perdere il treno o la metro. Chi ha tempo per una scalata lenta e placida? Due scalini alla volta sono il modo giusto per affrontare il saliscendi milanese. Se qualcuno vi guarda con uno sguardo di incredulità, non preoccupatevi: probabilmente è qualcuno nuovo della città; voi, invece, rappresentate il milanese medio.
#3 L’attraversamento pedonale si pretende
Altrove è un diritto, a Milano è una conquista. Quando si parla di attraversamenti pedonali a Milano, c’è una regola non scritta che ogni pedone dovrebbe conoscere: pretendere il diritto di attraversare la strada perché automobili e ciclisti si comportano come se avessero la precedenza.
Forse non è una pratica sicurissima, ma, in molte zone della città, è praticamente l’unico modo per riuscire ad attraversare, spesso anche sulle strisce pedonali! Il pedone, in questo caso, è un vero e proprio gladiatore urbano.
Quando le auto bloccano la strada come se avessero loro il diritto di farlo e mentre scooter, ciclisti e monopattini sfrecciano a tutta velocità, spesso anche sui marciapiedi, il pedone alza il mento, guarda dritto negli occhi del guidatore del mezzo e attraversa con determinazione. Chi ha una certa età usa anche lo stratagemma del vigile urbano: alzando la mano verso l’auto che arriva come se si avessero i super-poteri.
#4 Il verde si anticipa
La regola finale, ultima ma non meno importante, è quella di anticipare sempre il verde. Non c’è nulla di più milanese che iniziare ad attraversare la strada prima che il semaforo si illumini di verde. La regola non scritta è che se la strada è libera, per il pedone il rosso non esiste.
È un po’ come giocare a poker con il destino… ma a Milano chi ha tempo di aspettare? La regola dice: più delle regole vale il buonsenso. Se poi le macchine si fermano per voi, il vostro balzo in avanti sarà premiato da un vero e proprio senso ditrionfo.
Credits professionarchitetto - Vista passerella da Piazza Diaz
Poco meno di anno fa Palazzo Marino ha ufficializzato il progetto di raddoppio del Museo del Novecento. Il piano include una passerella sospesa a unire i due “arengari” gemelli, permettendo così di godere di una vista mozzafiato su Piazza del Duomo e sulla Galleria. I lavori erano attesi per la fine del 2024, ma da tempo non si hanno più notizie, nemmeno sulla decisione della Soprintendenza riguardo il camminamento sospeso. Scopriamo come dovrebbe essere e quando potrebbe inaugurare.
Alla fine del 2023 è arrivata la conferma del raddoppio del Museo del Novecento, dopo l’approvazione del progetto in Giunta. Questa trasformazione storica per Piazza Duomo non solo prevede la riqualificazione dell’Arengario gemello, dedicato alle opere contemporanee, ma include anche una scenografica passerella sospesache collegherà i due edifici. L’obiettivo principale del progetto è creare un’armonia architettonica tra i due palazzi, formando così un organismo unico. Tuttavia, la proposta della passerella ha generato un acceso dibattito politico, con la Soprintendenza che inizialmente si era opposta all’idea.
# Le caratteristiche della passerella, in attesa dell’ok della Soprintendenza
Level Creative Studio - Passerella Museo 900 dalla Galleria
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Level Creative Studio - Passerella Museo 900 dalla Galleria
Level Creative Studio - Passerella Museo 900
Si è deciso infine di costruire una passerella sospesa, abbandonando l’idea di trasformare Via Marconi in una piazza-cortile. Tuttavia, la Soprintendenza ha richiesto un “percorso evolutivo” rispetto al progetto presentato in precedenza. Secondo gli ultimi rendering e informazioni disponibili, la passerella sarà posizionata a 19,65 metri, in linea con il terzo livello dei due Arengari, e sarà costituita da una trave reticolare fissata alle colonne laterali esistenti degli edifici, rendendola completamente reversibile.
Questa struttura è progettata come un proscenio e si poggerà sul tetto dell’edificio più basso, senza interrompere la vista della Torre Martini dall’Ottagono della Galleria. Il lato affacciato su Piazza Duomo avrà pareti trasparenti e leggere, mentre la parte inferiore sarà rivestita con una struttura convessa a specchio. Questo design innovativo riflette le immagini e i movimenti della piazza, creando un effetto visivo unico.
# Un investimento salito a 27 milioni di euro per creare uno nuovo spazio museale da oltre 1.000 mq
Raddoppio Museo del Novecento
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Credits Urbanfile - Planimetria Arengario
Credits Urbanfile - Planimetria Arengario
Passerella museo del Novecento
Il Museo del Novecento avrà a disposizione oltre 1.000 mq di nuovi spazi espositivi grazie alla riqualificazione del palazzo gemello. L’investimento per il progetto è salito a circa 27 milioni di euro, superando i 18,5 milioni inizialmente previsti. Di questa somma, 5 milioni sono stati donati da Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli e mecenate di Milano. In aggiunta ai nuovi spazi, sono previsti interventi significativi nel primo edificio. Tra queste modifiche, spicca la ristrutturazione dell’ingresso per le mostre temporanee al piano terra, che permetterà un accesso più diretto dopo l’acquisto del biglietto. Inoltre, un laboratorio di conservazione delle opere andrà a sostituire le sale conferenze e il deposito esistenti, migliorando così la funzionalità del museo.
Questi cambiamenti mirano a potenziare l’offerta culturale e a rendere il Museo del Novecento un polo attrattivo per il pubblico.
Credits professionarchitetto – Caffetteria Museo del Novecento
Il nuovo edificio prevede al suo interno:
un portico a due piani con un bookshop accessibile al pubblico e una caffetteria con tavolini;
un auditorium al mezzanino dotato di sedute retrattili, che permetteranno di utilizzarlo come sala per installazioni, mantenendo il piano terra libero per la nuova “piazza pubblica”;
quattro piani di spazi museali sopra il portico, capaci di ospitare più di cento opere.
# Il percorso museale dagli anni ’80 alle più recenti esperienze artistiche
Credits professione architetto – Nuove sale Arengario
Il percorso espositivo del museo sarà organizzato in modo da offrire una rilettura innovativa delle opere, spaziando dagli anni Ottanta fino alle più recenti esperienze artistiche. Sarà arricchito da una significativa raccolta di opere chiave del primo Novecento, proveniente dalla Collezione Giuseppina Antognini e Francesco Pasquinelli, il cui valore ammonta a 15 milioni di euro. Questa collezione rappresenta un’aggiunta preziosa per il museo e si affianca alla generosa donazione di 5 milioni fatta da Giuseppina Antognini, destinata a sostenere il progetto di ampliamento del museo.
L’obiettivo è quello di creare un dialogo tra le diverse epoche artistiche, offrendo ai visitatori nuovi spunti interpretativi attraverso il confronto tra opere storiche e contemporanee.
# L’inaugurazione attesa per la fine del 2026, ma al momento non è stato avviato alcun cantiere
Credits professionarchitetto – Raddoppio museo del novecento.jpg
La prima deadline era stata fissata per per le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026, la seconda alla fine dello stesso anno. Il 2024 avrebbe quindi dovuto essere l’anno buono per l’avvio dei cantieri, entro marzo era atteso il progetto esecutivo ed entro il primo semestre il bando di gara, ma non sono state rese pubbliche comunicazioni a riguardo e ancora non si sa nulla sulla decisione della Soprintendenza. Tenendo conto che la durata dei lavori è stimata in due anni difficilmente l’inaugurazione avverrà prima del 2027. Milano avrà la sua passerella vista Duomo?
Si iniziano a vedere anche le gru in azione per la realizzazione della Torre Faro. Le ultime immagini dal cantiere dell’ex Scalo Romana in occasione dell’evento “Inspiring Cities” organizzato da Coima per i suoi 50 anni di attività.
L’ex Scalo Romana è quello che avanza più spedito nel percorso di rigenerazione tra i sette scali merci ferroviari in attesa di trasformazione. L’area di 190mila sarà interamente car free e per il 50% a verde, con un grande parco al centro, connessioni pedonali e ciclabili, eco-zone, piazze pubbliche e la Foresta Sospesa, sopra i due tratti esterni dei binari che attraversano l’area.
scaloportaromana.com – Nuovo masterplan
L’elemento principale del progetto è però il Villaggio olimpico che per il 2027 sarà convertito in studentato da 1700 letti, e i cui sei edifici sono arrivati alle fasi finali della costruzione: la consegna è prevista entro l’estate 2025, con tre mesi di anticipo rispetto al cronoprogramma iniziale.
Tra il 2026 e il 2027 avrà luogo lo sviluppo completo con il parco e la riconversione del Villaggio Olimpico in residenze, mentre la realizzazione dei 70.000 mq tra uffici e retail nel lato verso piazzale Lodi dovrebbero avvenire attorno al 2028-2030. Oggetto della nostra ultima visita al cantiere, in occasione dell’evento “Inspiring Cities” organizzato da Coima nell‘ex edificio Squadra Rialzo, è proprio l’area a servizio degli atleti, per ora l’unica dove sono attivi i cantieri.
# Il primo edificio “agibile”: in futuro coworking e aree di ristorazione
Fabio Marcomin - Inspiring Cities interni ex Squadra rialzo
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Fabio Marcomin - Inspiring Cities ex Squadra rialzo
Fabio Marcomin - Inspiring Cities interno ex Squadra rialzo
Fabio Marcomin - Inspiring Cities interni ex Squadra rialzo
Il primo edificio “agibile” è quello dell’ex Squadra Rialzo, del quale sono state conservate le pareti est e ovest per la loro valenza architettonica e il resto è stato ricostruito seguendo fedelmente un modello 3D per darle la forma originaria anche internamente. Un tempo officina per la manutenzione dei treni, in futuro spazio per coworking, ristorazione e altri servizi per la comunità. Il tetto è stato realizzato il legno, ricoperto da pannelli solari. Lungo via Ripamonti è stato riqualificato un altro edificio simile, ma più piccolo. L’obiettivo per tutta l’area del Villaggio Olimpico è quella di garantire lo standard NZEB, Nearly Zero Energy Building.
# Le residenze degli atleti: futuro studentato più grande d’Italia con 1.700 posti letto
Fabio Marcomin - Villaggio Olimpico
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Fabio Marcomin - Villaggio Olimpico con edificio ex Squadra Rialzo
Fabio Marcomin - Villaggio Olimpico
La costruzione dei sei edifici del Villaggio Olimpico, due blocchi composti da tre stecche allineate, procede a pieno ritmo. Arrivati al tetto ormai da tempo si procede esternamente, ai piani terra dove sono previsti spazi comuni e all’interno nella realizzazione degli alloggi. Consegna al Cio a luglio 2025.
# La vista d’insieme del cantiere da via Ripamonti e via Lorenzini
Fabio Marcomin - Vista cantiere da via Lorenzini e Ripamonti
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L'ex officina operai
Fabio Marcomin - Villaggio Olimpico altra vista ripamonti
Fabio Marcomin - Villaggio Olimpico altra vista ripamonti ferrovia
# Gli studentati completati tra viale Isonzo e via Ripamonti
Fabio Marcomin – Studentati Scalo Romana
# Grattacielo A2A e foresta sospesa
In questa immagine si vede uno dei due tratti di ferrovia sopra la quale verrà realizzata la Foresta Sospesa, una passerella ricoperta di alberi che coprirà parzialmente la vista dei binari.
Foresta sospesa
Dove sono installate le tre gru, sul lato opposto rispetto al Villaggio Olimpico, è attivo il cantiere per la costruzione del grattacielo A2A, la Torre Faro.
Rendering Acpv – Torre Faro
Alto circa 145 metriper 28 piani complessivi, si caratterizza per una forma tubolare, con una pianta circolare, e un’originale spaccatura a circa 61 metri di altezza con dei giardini pensili: lo Sky Garden con un’altezza di 3 metri. Sulla sommità della torre invece, a circa 125 metri, è previsto un belvedere panoramico accessibile al pubblico.
A tavola con una vista mozzafiato di laghi, boschi e montagne. Ecco tre locali dove mangiare la tipica cucina lombarda, in alcuni casi con divagazioni fuori regione e oltre, seduti in terrazze, verande e giardini panoramici.
Tre rifugi con cucina lombarda e una vista spettacolare… a un’ora da Milano
#1 Polentoteca Chalet Gabriele con il panorama del Lago di Como, da grandi vetrate o da una spettacolare terrazza
Credits francesco.m.b.2020 IG – Chalet Gabriele
Un ristorante con una vista mozzafiato, sul Lago di Como e le montagne circostanti, è la Polentoteca Chalet Gabriele a Bellagio. Le specialità sono i piatti di montagna come i pizzoccheri, sciatt, polenta e spezzatino. I tavoli si possono scegliere nelle sale interne con grandi vetrate affacciate verso il lago. Quando la stagione lo consente è disponibile anche una terrazza spettacolare con una vista unica sul lago di Como e le montagne. Si arriva direttamente in macchina.
#2 Trattoria Baita Belvedere, con veranda e terrazza sopra le colline di Bellagio
anamnicky IG – Trattoria Belvedere Bellagio
Un altro rifugio con veduta spettacolare, sulle colline sopra Bellagio in località Chevrio, è la Trattoria Baita Belvedere. Rinomato per la cucina tradizionale lombarda, con piatti caserecci come pizzoccheri, polenta e carni alla griglia, preparati con ingredienti locali, offre un’atmosfera rustica e accogliente, con arredi che richiamano la tradizione montana. Si può scegliere se sedersi in veranda, i posti sono pochi e occorre prenotare il tavolo in anticipo, oppure anche in questo caso in una stupenda terrazza per godere meglio della vista panoramica sul Lago di Como e sulle montagne circostanti.
#3 La Tinara del Belvedere, vista sui laghi briantei dalle vetrate del casale o dalla terrazza-giardino
latinaradelbelvedere IG
La Tinara del Belvedere è un ristorante situato a Bartesate, una piccola località nei pressi di Galbiate, in provincia di Lecco. Immerso in un contesto tranquillo e rurale è raggiungibile con un breve tratto a piedi, dopo aver parcheggiato la macchina più in basso. Si può mangiare all’interno del casale del 1500 ristrutturato, con vetrate panoramiche, o nel giardino-terrazza affacciato sulle incantevoli acque dei laghi briantei. La cucina è quella tipica valtellinese, affiancata da piatti da tutto il il mondo come la paella valenciana.
L’attuale configurazione della linea circolare nel tratto est e nord della città presenta alcune criticità, che ne rallentano la corsa e che non permettono di servire degli snodi importanti di viabilità. Vediamo come questa idea lanciata tempo fa dall’economista Andrea Giorcelli potrebbe risolverle. La riportiamo confrontandola con quello che era il piano di riorganizzazione della linea previsto dal Comune.
La linea 90-91 sulla circonvallazione anche sul tratto Nord-Est? La proposta
# Un percorso in sede protetta che incroci Maciachini M3, Marche M5, Loreto M1
Il primo a lanciare la proposta per migliorare la linea filoviaria circolare di Milano, la 90/91, è stato l’economista Andrea Giorcelli: nessuno «nei decenni scorsi ha mai pensato, far passare le linee circolari 90 e 91, anziché sul percorso attuale da viale Lancetti a via Pergolesi, che continuerebbe a essere servito dalla linea 92 e altre linee, proseguendo invece sullo spartitraffico centrale di viale Jenner, viale Marche, viale Lunigiana, viale Brianza e viale Abruzzi».
Con questa modifica si avrebbero diversi vantaggi: un percorso con meno svolte, con minore perdita di tempo nel tragitto, verrebbe servita una tratta di circonvallazione attualmente scoperta da una linea circolare, ci sarebbe una maggior capillarità del livello di servizio complessivo, e si favorirebbe l’interscambio della stessa anche con 3 snodi importanti e le relative fermate metropolitane: Maciachini M3, Marche M5, Loreto M1.
Un ulteriore vantaggio sarebbe quello di riordinare tutti gli spartitraffico alberati dei viali interessati dal passaggio della linea e porre fine al degrado del parcheggio selvaggio.
# Le modifiche previste nel Pums del Comune di Milano: un nuovo percorso e cambio di denominazione
Fonte: Comune di Milano
Già nel Pums (Piano Urbano della mobilità sostenibile) del 2017 del Comune di Milano, tra la varie linee programmatiche e riorganizzazioni future delle linee di trasporto pubblico, era stata prevista la riorganizzazione della 90/91. Nel progetto la linea dovrebbe cambiare nome in “L” e “M” sul percorso dell’attuale Cerchia Filoviaria della 90/91 con instradamento su percorso della 92 da Lodi a Loreto, nel tratto est, che verrebbe spostata sul percorso esterno oggi esercito dalla 90/91. Così si andrebbe a risolvere quindi la prima criticità.
Per quanto riguarda il tratto a nord secondo il piano resterebbe immutato passando sempre dalla Stazione Centrale. La futura riorganizzazione delle circolari della filoviaria, per la quale ancora non c’è una data, prevede una verifica dell’organizzazione dei capolinea di 90/91 e 92 in modo da evitare eventuali inefficienze. Tra le verifiche si potrebbe allora inserire la possibilità di spostare la linea su Viale Brianza e Viale Jenner per renderla una circolare a tutti gli effetti.
trailname_ziplock IG - Lake Pontchartrain Causeway
Un’imponente infrastruttura considerata un punto di riferimento sia per la sua estensione che per la sua importanza nella rete stradale locale. La sua costruzione, iniziata negli anni ’50, ha trasformato i collegamenti tra le città della regione, superando sfide tecniche e ambientali notevoli. Dove si trova, le caratteristiche e le curiosità di un’opera da guinness.
Lo straordinario ponte che “vola” sull’acqua per 40 chilometri
# Una struttura da record mondiale
jdmullins2 IG – Lake Pontchartrain Causeway
Negli Stati Uniti c’è una delle opere ingegneristiche più affascinanti del mondo per il luogo dove è stata costruita: il Lake Pontchartrain Causeway nell’omonimo lago nel sud della Louisiana. Il ponte, in realtà si tratta di due ponti paralleli a due corsie realizzati nel 1956 e nel 1969, collega le città di Metairie e Mandeville, e con i suoi 38,42 km di lunghezza è riconosciuto dal Guinness dei Primati come il ponte più lungo al mondo su un corpo d’acqua continuo. Il ponte della Baia di Tsingtao in Cina, realizzato nel 2011, lo supera in lunghezza con i suoi 41,58 km ma non è interamente sull’acqua, si compone infatti di diverse sezioni unite tra di loro da tratti sulla terraferma.
# 9.500 piloni in cemento armato per renderlo sicuro in caso di uragani
swank____ IG – Lake Pontchartrain Causeway
L’architettura del ponte è progettata per durare e affrontare le sfide ambientali tipiche della Louisiana, tra cui uragani e tornado, in particolare in 9.500 piloni in cemento armato che lo sostengono. Durante l’uragano Katrina, che colpì pesantemente New Orleans nel 2005, è stata una infatti una delle due infrastrutture utilizzate dal solo traffico di emergenza quando le strade principali dirette alla città erano danneggiate.
trailname_ziplock IG – Lake Pontchartrain Causeway
Il Lake Pontchartrain Causeway è sopraelevato per consentire il passaggio delle barche nel lago sottostante, grazie a una sezione mobile e a una maggiore altezza nelle aree centrali, e presenta un design essenziale con le due sezioni parallele distanti 24 metri per ridurre l’oscillazione in caso di forti venti. Lungo il percorso sono presenti sette collegamenti tra i due ponti per passare da uno all’altro in caso di emergenza.
# Il pedaggio si paga solo in una direzione
theyawningtraveler IG – Lake Pontchartrain Causeway
Un aspetto particolare del ponte è il sistema di pedaggio, che funziona in modo unidirezionale. Gli automobilisti pagano il pedaggio solo verso sud lungo la sezione costruita nel 1969, viaggiando dalla parte settentrionale del lago verso New Orleans,per facilitare la raccolta dei fondi necessari alla manutenzione di tutta la struttura e ridurre il traffico nelle ore di punta, evitando lunghe file nei punti di pagamento. Nonostante il pedaggio sembri essere a senso unico, i costi per la manutenzione del ponte sono sostenuti da entrambi i flussi di traffico, grazie ai fondi raccolti in una sola direzione. Altre strutture simili negli Stati Uniti hanno adottato questo modello di pagamento.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le 7+1 cose di Milano che sono una figata pazzesca
#1 Cenare in qualsiasi posto del mondo
Credits ristorantewarsa IG – Ristorante Warsà
Una metropoli multietnica come Milano non può che essere tale anche a tavola: Giappone, Cina, Africa, Libano sono solo alcune delle mete che si possono scoprire a tavola. Perché a Milano si può viaggiare restando a Milano.
#2 Da un capo all’altro della città in poco tempo
Credits Andrea Cherchi – Tram in giro per Milano
In tram, in metro, sono garantiti gli spostamenti in ogni angolo della città e tra l’altro in poco tempo. Può essere perfino divertente e utile a conoscere la città ancora meglio.
#3 Le continue scoperte
Credits Maxim Klimashin-unsplah – Turisti Milano
Capita spesso quando si ha più tempo libero, magari nel weekend. Si possono scoprire quartieri nuovi oppure riscoprire quartieri già conosciuti ma da una prospettiva diversa o ancora visitare quartieri che ancora non si conoscono abbastanza. A volte guardare all’insù permette di godere di scorci sorprendenti.
#4 I giovani, lo studio e i progetti
Studenti alla statale
Chi studia a Milano lo sa. Le università milanesi sono tra le più prestigiose in Ita visionarielia e soprattutto permettono di trovare lavoro più facilmente al termine degli studi. Ciò permette di non perdere tempo e di avere progetti ben precisi e mete che si possono raggiungere.
#5 Aperitivo
zizania.milano IG – Aperitivo
È la panacea di tutti i mali, la tappa imprescindibile a fine giornata. La scelta è vastissima, ci sono drink per tutti i gusti e per tutte le tasche. Un modo per staccare la spina, conoscere gente e riappacificarsi col mondo.
#6 Sentirsi cittadini del mondo
Maps Milano
La posizione geografica di Milano consente di spostarsi in Italia o all’estero in pochissimo tempo e con ogni mezzo, se non è questa una figata pazzesca…
#7 Tirarsela un po’
carlsanga IG – L.O.V.E.
Chi non se l’è tirata un po’ nel dire che vive a Milano mente. Capitale della moda, della finanza e dell’economia, del design e del fine dining. Dire che si è di Milano è una figata pazzesca.
#7+1 Non annoiarsi mai
Credits Andrea Cherchi – Design week
Teatro, cinema, eventi, manifestazioni, week dedicate a qualunque cosa, a Milano è davvero impossibile annoiarsi. Ora poi, con l’arrivo dei primi freddi è ancora più stimolante conoscere la città attraverso i suoi numerosi eventi culturali. Vietato stare a casa.
Le donne milanesi SONO! Partendo da questa certezza ci sono alcune cose nelle non milanesi che le destabilizzano.
7 cose che una milanese detesta nelle NON milanesi
#1 L’aria trasandata
credit: visualfashionist.com
Quelle che escono di casa senza essere in ordine. Quelle che sembrano essersi vestite al buio, che hanno la pinza in testa, oggetto vietatissimo fuori dalle mura domestiche ma che ogni donna possiede nel segreto della sua toilette.
#2 Le femmine veraci
credit: vanillamagazine.it
Una milanese non esterna un fascino genuino, non ammalia per i suoi fianchi. Qui non esistono le “Sofia Loren”. Al nord la donna si propone come un’eterea rappresentante delle battaglie sulla parità dei sessi quindi esporre gli attributi tipici della femmina appare un’involuzione.
#3 La poca sobrietà
credit: @zonnocacudishow (instagram)
A differenza delle trasandate, le poco sobrie si agghindano come alberi di Natale. Una vera milanese sa molto bene che neppure alle serate più importanti bisogna eccedere nell’abbigliamento perché farebbe pensare che di momenti del genere ne hai uno all’anno invece tu devi arrivare ad un party come se fossi lì per caso, giusto un salto dopo l’ufficio.
#4 Il volume di voce alto
credit: https://www.theitaliantimes.it/
Le non milanesi, che siano del sud o straniere, parlano e ridono come fossero ragazzine pure a 50 anni. Anche questo appare come un’eccesso di spontaneità, gratuita. Dalle nostre parti di impara fin da piccoli a gioire e soffrire in silenzio soprattutto sui mezzi pubblici, per carità.
#5 Quelle che si sposano i milanesi
@natasha_stefanenko (Instagram)
Ma come? Cosa avranno le giapponesi più di noi o le romane, con quella parlata così aperta. Non ci capacitiamo del fatto che pur essendo donne emancipate, eleganti, ironiche e milanesi…un uomo si innamori di una belga.
#6 Le lavoratrici indomite
credit: borderline24.com
Le milanesi sono convinte di essere il simbolo dell’emancipazione femminile declinata nel lavoro. Credono che il resto delle italiane “lavoricchi” così quando conoscono una persona che si fa il mazzo rimangono inebetite. Ma hanno il “pensiero salvataggio”: si dicono che nessuna come loro riesce a lavorare sodo rimanendo una madre presente ed una donna elegante.
#7 Le finte milanesi
@belenrodriguezreal (instagram)
Quelle che, nate altrove, si spacciano per milanesi doc. Allora meglio quelle che fanno outing. Siccome è impossibile eguagliare una vera milanese, allora scegli la via della diversità netta. Se no è come far passare la crema spalmabile alla nocciola per la Nutella.
Riscaldare luoghi pubblici con il calore delle persone? Qui lo hanno fatto
# Il corpo umano è una delle fonti di calore più presente negli edifici
Kookay-pixabay – Stazione affollata (Amburgo)
Tra le fonti di calore più presenti dentro agli edifici c’è sicuramente il corpo umano. A maggior ragione nei luoghi super affollati di persone come possono essere le stazioni ferroviarie. Spesso gli utenti in procinto di salire su un treno o di aspettare l’arrivo di un passeggero rimangono per diverso tempo nelle sale di attesa con gli occhi a puntare lo sguardo sul tabellone degli orari. Per questo motivo in alcune città si è deciso di sperimentare alcuni sistemi per sfruttare il calore corporeo umano.
# La Stazione Centrale di Stoccolma riscalda un edificio di 17 piani
twitch_estella IG – Stazione Centrale di Stoccolma
Uno dei tentativi andati a buon fine è stato quello nella Stazione Centrale di Stoccolma. sfruttando il calore delle circa 250.000 persone che la attraversavano ogni giorno. In questo modo si riesce a riscaldare un edificio di 17 piani chiamato Kungsbrohuset nelle vicinanze, contribuendo a ridurre il suo consumo energetico fino al 10%, i costi per il riscaldamento della stazione sono diminuiti del 25% e le emissioni inquinanti nell’ambiente esterno. Queste le parole di Toger Björk, responsabile tecnico di Folksam, proprietaria dell’edificio: “Preleviamo acqua di mare per raffreddare la ventilazione a Kungsbrohuset e nella Stazione centrale di Stoccolma. Quando l’acqua ritorna, è piuttosto calda (grazie al riscaldamento prodotto dal calore corporeo ndr). Quindi ricicliamo l’acqua per generare calore nel nostro sistema di teleriscaldamento“.
# A Parigi una stazione della metropolitana riscalda un palazzo di Rue de Beaubourg
Maps – 2 Rue Beaubourg, Parigi
L’edificio al numero due di Rue de Beaubourg a Parigi viene riscaldato grazie al calore prodotto dagli utenti che si muovono all’interno della vicina stazione metropolitana oltre che dai treni. La temperatura dell’aria all’interno del tunnel è di circa 10 gradi superiore rispetto a quella esterna. L’aria calda che passa attraverso una scala che collega il seminterrato dell’edificio al tunnel della metropolitana viene estratta e immessa in uno scambiatore di calore per produrre acqua calda, utilizzata poi per il riscaldamento degli ambienti”. In questo modo viene fornito fino al 35% del calore necessario per i 20 appartamenti del palazzo.
# Il Mall of America, nel Minnesota, è riscaldato dal calore dei clienti, dei lucernari e delle luci
jjolene710 IG – Mall of America
Non ci sono però solo le stazioni, ma anche i centri commerciali. Il Mall of America nel Mennisota ha optato fin dalla sua apertura nel 1991 per non dotarsi di un riscaldamento centralizzato nonostante nel mese di gennaio le temperature medie siano di -15,5 gradi. Sfruttando il calore dal calore corporeo dei suoi oltre 109.000 visitatori giornalieri medi, quello proveniente dagli oltre 32mila mq di lucernari e dalle migliaia di luci e macchinari si riesce a mantenere una temperatura confortevole durante l’inverno. Per l’ingresso dei primi clienti basta già il calore generato tra gli 8 e i 12 dipendenti arrivati al lavoro nelle due ore precedenti l’apertura dei negozi.
# Un altro primato nel settore agroalimentare per Milano
Esselunga.it – Stabilimento
Non c’è due senza tre. Milano fa suo un altro primato nel settore agroalimentare. Al pesce più fresco d’Italia e al mercato ortofrutticolo più grande per quantità di prodotti commercializzati, più di 1 milione di tonnellate l’anno, oltre che prima fonte di importazione per i mercati del Paese, si aggiunge quello della più grande gastronomia. Si trova a Limito di Pioltello, hinterland est milanese, nel principale stabilimento produttivo dell’Esselunga. Inaugurato nei primi anni ’60 ha festeggiato i suoi primi 50 anni di attività, anche se il primo reparto gastronomia è stato introdotto solo nel 1974 al supermercato di via Morgantini, record di precocità a livello italiano.
# Una superficie di 3mila mq: oltre 250 ricette proprie e 190 supermercati serviti
Emanuele M foursquare – Stabilimento Pioltello Esselunga
Lo stabilimento si estende su una superficie di 3.000 mq, nel corso degli anni ne sono stati realizzati uno a Parma per la realizzazione della pasta fresca e a Biandrate per la lavorazione dei prodotti ittici, e al suo interno sono realizzate quotidianamente 140 delle 250 ricette a brand Cucina Esselunga da 260 addetti e messe in vendita entro le successive 24 ore in base agli ordini ricevuti il pomeriggio precedente. Il restante 50% della produzionegastronomica è affidata ai punti vendita a partire dal 1990, quando sono stati aggiunti gli scaffali con le vaschette di piatti pronti take way, dove avviene anche la “rifinitura” di alcuni piatti.
esselunga.it – LePrimeProduzioni
In tutto sono 190 i supermercati serviti. Tra le preparazioni troviamo gli gnocchi, i piatti pronti, le tartine, il paté, il pesto, i sughi e i prodotti di pasticceria fresca. Per quest’ultima è stata creata una linea dedicata dal 2018, Elisenda, la cui produzione è affidata ad un laboratorio sempre all’interno dello stabilimento.
# Il piatto più venduto? La lasagna, con 5 milioni di porzioni annue, seguita dal cous cous
gdoweek.it – Lasagne Esselunga
Il piatto più venduto al banco sono le lasagne:oltre 5 milioni di pezzo ogni anno, considerate il benchmark per la produzione su larga scala. Segue il cous cous con 2 milioni di porzioni annue, lanciato appena 8 anni fa. Tra i best seller, come singolo prodotto alimentare, c’è il pollo allo spiedo, 4 milioni di pezzi annui, e il prosciutto crudo con 75 milioni di fette.
Tra i piatti pronti anche le specialità gourmand come caviale e paella. Le ricette sono sviluppate da un’apposita équipe di chef e tecnologi a seguito di ricerche sulle specialità regionali, prendendo come benchmark il produttore locale top, e solo dopo aver superato l’esame di quattro team aziendali. Nel corso dei decenni il “menu” ha registrato delle modifiche ad alcune ricette perchè non più attuali, lo sostituzione di alcuni piatti con altri e l’aggiunta di cibi per seguire il trend di mercato, tra questo troviamo il sushi disponibile in 40 varianti.
# 700 ingredienti utilizzati, tutti presi dagli scaffali
Credits Alimentandoinfo -Esselunga
Per le ricette tutti gli ingredienti vengono prelevati dalla scaffali dei punti vendita, sono 700 in totale, scelti tra quelli di migliore qualità e vengono usate solo materie prime non lavorate, senza ricorrere a semilavorati, e scegliendo fornitori capaci di garantire artigianalità e specializzazione. Il Prosciutto di Parma, ad esempio, arriva da sette produttori differenti, mentre il Parmigiano Reggiano è esclusivamente di montagna e acquistato solo in forme da fornitori selezionati annualmente.
Credits mr.frecciabianca.hd IG - Ferrovia dei due mari
Il progetto della Ferrovia dei Due Marimira a collegare il Mar Tirreno al Mar Adriatico, offrendo un nuovo asse ferroviario tra Roma e San Benedetto del Tronto. L’idea, nata nell’Ottocento, è stata rilanciata negli ultimi anni e rappresenta una speranza di sviluppo per i territori del centro Italia, molti dei quali colpiti dal sisma del 2016. Nonostante alcune fasi di progettazione siano state avviate, il destino dell’opera è incerto, con finanziamenti ancora incompleti e cantieri ancora al palo.
La «Ferrovia dei due Mari»: la grande opera rimarrà solo un sogno?
# Una nuova linea ferroviaria tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico
Credits mr.frecciabianca.hd IG – Ferrovia dei due mari
L’idea di collegare le Marche al Lazio risale alla prima metà del 1800, agli inizi della storia ferroviaria italiana, con un primo progetto datato 1878. Negli ultimi anni, il Comitato “Un Treno per Roma” e la sezione di Ascoli Piceno di “Italia Nostra” hanno mantenuto vivo questo progetto. La cosiddetta “Ferrovia dei due Mari” prevede la costruzione di un percorso che unirebbe Ascoli Piceno ad Antrodoco, attraversando comuni colpiti dal sisma del 2016, come Arquata, Amatrice e Norcia, oltre a importanti città d’arte del centro Italia. Un altro obiettivo è creare un collegamento diretto tra Rieti e Roma, completato dal tratto Rieti-Passo Corese.
# 135 km di nuova linea per collegare Roma a San Benedetto del Tronto
restodelcarlino – Ferrovia dei due mari
La realizzazione del nuovo tracciato ferroviario di 135 km, con un investimento stimato sino a qualche anno fa in 2 miliardi di euro, si aggiungerebbe ai tre percorsi già esistenti, portando la lunghezza totale a 221 km. Attualmente sono operativi 98 km di rete: 37,13 km sulla tratta Firenze-Roma, 28,36 km tra Terni e Sulmona e 32,58 km tra Ascoli e San Benedetto. Il progetto prevede la costruzione di quattro nuove stazioni ad Acquasanta Terme, Arquata del Tronto, Accumoli e Posta, oltre alla riqualificazione di tre stazioni già esistenti: Ascoli, Antrodoco e Rieti.
# Al momento è ancora in alto mare
Credits: it.m.wikivoyage.org Stazione di Rieti
Nel 2022 è stato presentato un studio relativo al tratto marchigiano da Ascoli Piceno fino al confine regionale tra Marche e Lazio, per un totale di 35 km di linea e utile a valutare gli effetti e gli impatti che la nuova linea ferroviaria produrrebbe sul piano economico e sociale. Di concreto non è però arrivato altro. Al momento si sa che l’intervento risulta inserito nel contratto di programma 2017-2021 e nel Piano Commerciale di RFI, con la linea che dovrebbe essere finanziata e realizzata nel periodo 2022-2026. Solo una parte delle risorse necessarie, però, sono state assegnate e quindi nessun cantiere è stato attivato: per lo studio di fattibilitàsono stati stanziati 40 milioni di euro, per quanto riguarda il nodo di Rieti non è arrivata invece alcune risorsa.
# L’ordine del giorno approvato alla Camera dei Deputati
Ideogram AI – Ferrovia dei due mari
Una flebile speranza che qualcosa possa smuoversi arriva dall’ordine del giorno approvato alla Camera dei Deputati, a prima firma dell’onorevole Giorgia Latini, il 30 luglio 2024. Impegna il Governo a valutare l’opportunità di stanziare risorse necessarie alla realizzazione della Ferrovia dei Due Mari. Un’infrastruttura importante perchè genererebbe un impatto positivo per lo sviluppo del turismo nel centro Italia, il fine ultimo è infatti quello di collegare anche tutti i borghi e le città sul tracciato prima di giungere nella capitale. Fra qualche anno si viaggerà quindi in treno da un lato all’altro dell’Italia o rimarrà un sogno ancora per un altro secolo?
Un sentiero adatto a tutti i livelli di esperienza, che si snoda tra affascinanti rivi e paesaggi alpini. Questa escursione accessibile e panoramica offre una scoperta unica dei tesori naturali della valle, tra conche d’acqua, spruzzi, pozze e laghetti d’acqua limpida e cristallina. Ecco dove si trova e come si sviluppa il percorso.
Tra torrenti, pozze e laghetti: il sentiero magico in mezzo all’acqua
Milano-Amolacqua
# Il magico percorso nel cuore dell’Adamello tra torrenti, pozze e laghetti
Ponte su torrente, Amolacqua
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ale_graziadei IG - Amolacqua
bongiocap IG - Amolacqua
Ci troviamo nel Parco Naturale Adamello Brenta, a poco più di tre ore da Milano, a Carisolo in provincia di Trento. Dal piazzale del Rifugio Nambrone, a circa 1355 metri di altitudine all’inizio della Val Nambrone inizia un percorso suggestivo che affianca il fiume Sarca con un’acqua dalle mille sfumature: il sentiero Amolacqua.
bongiocap IG – Torrenti nel percorso Amolacqua
Accessibile tramite una strada asfaltata e percorribile da tutti, data la sua durata di circa 45 minuti e l’assenza di dislivello, si snoda tra una serie di rivi che scorrono nella parte bassa della Val Nambrone, all’intersezione del Sarca d’Amola e del Sarca di Nambrone.
Amolacqua, pozza
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ale_graziadei IG - Amolacqua, pozza
bongiocap IG - Pozze, Amolacqua
Si attraversano passerelle in legno sopra il torrente Sarca di Nambrone, fino ad arrivare al pascolo di Malga Amola, incontrando conche d’acqua, spruzzi, pozze, laghetti d’acqua limpida e cristallina.
# La spettacolare cascata Amola
gianluca.savini90 IG – Cascata Amola
Proseguendo oltre il pascolo di Malga Amola, il percorso si inoltra tra mirtillaie e conduce alla spettacolare Cascata Amola, con i suoi spruzzi rinfrescanti. Trattandosi di un percorso ad anello, dopo aver ammirato la cascata si ritorna al punto di partenza e per chi vuole è possibile proseguire a piedi lungo la sponda destra del torrente prolungando l’escursione. Questo tratto passa per gli antichi nuclei di “stali” e “tablà” della Sölva, Castalöt e Prà da l’Era, località famosa per la sorgente sfruttata per l’imbottigliamento dell’acqua commerciale sotto il marchio “Surgiva”, e a differenza del primo non è percorribile con passeggini e carrozzine
# La sosta al Rifugio Nambrone
piuvoltemamma IG – Rifugio Nambrone
Finita l’escursione si può fare sosta per rifocillarsi al Rifugio Nambrone, da dove parte il percorso, sul margine dell’omonima piana. Per arrivarci da Milano si prende l’A4 fino alla uscita Brescia Est, poi lo svincolo tangenziale est per Campiglio, la strada SS45 bis e infine proseguire lungo statale che attraversa la vallata fino al bivio per Rifugio Nambrone, Cornisello e Segantini poco di S. Antonio di Mavignola.
Cassa Depositi e Prestiti (CDP) punta su Milano per realizzare un «quartiere per anziani». Nell’area dell’ex Trotto (quartiere San Siro) sono in progetto 700 nuove unità abitative, a canone convenzionato e autosufficienti, dedicate al senior housing. Questo progetto rappresenta un passo significativo nello sviluppo di una città che si prenda cura dei suoi anziani, anche perchè la previsione del futuro è che Milano sarà sempre più una città di persone anziane e sole. Questo un punto di partenza: ma cosa serve a Milano per diventare da serie A per i senior?
Sorgerà il «quartiere per gli anziani»: cosa dovrebbe avere Milano per essere la città ideale per i senior?
# Il progetto: senior housing all’Ex Trotto
Rendering del progetto di senior housing
CDP punta forte su Milano per realizzare un «quartiere per anziani». Sorgerà nell’area dell’ex ippodromo del trotto di San Siro, dismesso nel 2012. L’intero progetto consiste in un nuovo polo abitativo urbano che potrà ospitare circa 3.000 persone. Al suo interno ci saranno 700 appartamenti come senior housing che saranno accompagnati da una serie di servizi dedicati a promuovere la socializzazione e lo scambio intergenerazionale, creando un ambiente vivace e dinamico.
# I servizi per gli anziani
Kohn Pedersen Fox Associates – Parco ex trotto
Fondamentale per le persone anziane la possibilità di camminare in aree verdi. Una parte cruciale della riqualificazione prevede la creazione di spazi pubblici e verdi, con un investimento di circa 50.000 metri quadrati. Tra le novità, ci saranno un parcoa forma di anello in continuità con la pista del Trotto, un parco centrale e una rete di collegamenti tra le aree verdi. In aggiunta alla possibilità di disporre di ampi spazi per le passeggiate, ci saranno anche strutture commerciali, come il mercato urbano, spazi educativi e spazi sportivi. Il quartiere non sarà però un ghetto per la terza età: sarà infatti un luogo accogliente e vivace non solo per gli anziani, ma per tutti i cittadini.
I lavori dovrebbero iniziare entro la fine del 2025, con la consegna dei primi spazi prevista per il 2027. Giancarlo Scotti, AD di Cassa Depositi e Prestiti Real Asset SGR, ha affermato: «Con questo programma di investimento dedicato agli over 65 autosufficienti, diamo un ulteriore impulso ad un asset class ancora non consolidata in Italia». Questa iniziativa non è solo una risposta a una crescente domanda abitativa, ma anche un’opportunità per rigenerare un’area urbana e promuovere la socialità con un’attenzione ai cittadini senior.
Ma in vista di una Milano in cui gli anziani saranno una quota sempre più rilevante della popolazione, che cosa si potrebbe fare nell’intera città per migliorare la qualità della loro vita?
# Cosa si potrebbe fare di più per una Milano di serie A per la terza età?
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Secondo le indagini della Città Metropolitana, al 2023 gli over 65 rappresentano il 22,9% della popolazione di Milano. Il progetto dell’ex Trotto rappresenta un primo passo, ma Milano può e deve fare di più per garantire una qualità della vita ottimale per i suoi cittadini anziani.
Ecco alcune idee per trasformare la città in un ambiente sempre più inclusivo e accogliente per i senior, tenendo in considerazione i punti raccomandati dall’OMS.
#1 Spazi comunali di incontro e scambio intergenerazionale
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Il Comune potrebbe provvedere alla creazione di centri di socializzazione municipali in ogni zona di Milano, pensati per favorire l’interazione tra generazioni e promuovere un ambiente inclusivo e operoso per gli anziani.
Attività e tematiche specifiche: questi centri potrebbero essere distribuiti in quartieri densamente abitati e frequentati come Porta Venezia, Lambrate, Brera e Niguarda, offrendo attività di intrattenimento, corsi di formazione e eventi culturali dedicati ai senior. Ogni centro potrebbe avere tematiche specifiche, per esempio: laboratori di artigianato, corsi di cucina tradizionale, eventi di lettura, attività di giardinaggio urbano, corsi di pittura e arte, seminari sulla salute e il benessere.
Coinvolgimento delle scuole: il progetto potrebbe prevedere anche il coinvolgimento delle scuole elementari, con iniziative che metterebbero in contatto bambini e anziani. Le scuole potrebbero organizzare giornate tematiche settimanali durante le quali visitare i “nonni di zona“. Questi momenti di interazione potrebbero aiutare i senior a combattere la solitudine, creando legami significativi.
#2 Migliorare l’accessibilità, i trasporti e l’interazione con la tecnologia
Sottopasso di Via Giovanni Antonio Amadeo
L’accessibilità per le persone anziane è cruciale. Attualmente, marciapiedi sconnessi e mal mantenuti rappresentano un pericolo costante. Ecco alcune proposte per migliorare la situazione:
Sicurezza dei marciapiedi: le irregolarità nel pavimento possono causare cadute, che sono gravi per tutti ma in maniera particolare per i più anziani. Un programma di manutenzione regolare dovrebbe essere implementato per garantire marciapiedi sicuri e ben curati.
Presenza di vigili del traffico: aumentare la presenza di vigili del traffico nei pressi degli attraversamenti pedonali potrebbe garantire il rispetto delle norme di circolazione, che molto spesso, giocando sulla paura, vengono infrante in presenza di pedoni anziani.
Accesso alla metropolitana: un altro aspetto critico è l’accesso alla metropolitana, dove le scale ripide possono risultare difficili da affrontare per i più anziani. Potrebbe essere utile garantire che gli ascensori siano sempre funzionanti, sicuri e puliti. Sarebbe sicuramente utile predisporre un’assistenza dedicata per aiutare gli anziani a orientarsi nei sistemi di acquisto ATM.
Trasporti notturni: per garantire maggiore sicurezza agli anziani durante le ore notturne, si potrebbe valutare l’implementazione di un servizio navetta o tariffe taxi ridotte per gli anziani, invogliandoli a non chiudersi in casa la sera.
#3 Servizi di assistenza domiciliare e supporto organizzato
Credits: Ideogram.AI
Per garantire un’adeguata qualità della vita agli anziani, potrebbe essere fondamentale sviluppare servizi di assistenza domiciliare pubblici. Milano potrebbe implementare un programma completo che offre supporto alle persone anziane che vivono da sole o in difficoltà. Si potrebbero prevedere:
Assistenza alle faccende domestiche: creare un servizio pubblico, composto principalmente da volontari, che aiuti gli anziani con le pulizie e la spesa. Questo non solo allevierebbe il peso delle mansioni quotidiane, ma consentirebbe anche di creare una rete di fiducia, e quindi contatto umano, tra gli anziani e i lavoratori incaricati.
Supporto psicologico: fornire consulenze psicologiche gratuite per affrontare la solitudine e migliorare il benessere mentale degli anziani. Soprattutto nei casi in cui la solitudine è più acuta, gli incontri di gruppo potrebbero fornire l’aiuto necessario per affrontare i momenti difficili.
Visite a domicilio: implementare un piano regolare di visite a domicilio da parte di volontari o professionisti della salute per controlli regolari potrebbe essere una soluzione ai problemi fisici e alla solitudine. Queste visite potrebbero prevedere sia monitoraggi della salute che semplici momenti di compagnia.
Gite e escursioni organizzate: introdurre un programma di gite misteanziani-studenti, magari settorializzato per municipio o quartiere, potrebbe combattere la “ghettizzazione degli anziani“. Organizzare una visita in un museo o un’escursione con ragazzi e giovani adulti potrebbe momentaneamente far dimenticare le difficoltà e restituire un pizzico di socialità.