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10 cose per cui Milano è come Roma

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Da EXPO in poi i giornali continuano a celebrare l’“età dell’oro” di Milano, in contrapposizione con la decadenza di Roma. È vero che Milano ha fatto grandi passi in avanti, ma per raggiungere gli standard delle grandi capitali europee c’è ancora molto da fare. Ecco 10 cose in cui Milano è ancora troppo simile a Roma:

#1 COMPETITIVITÀ

Non esageriamo con l’autocelebrazione: Milano ha fatto passi da gigante, ma la strada per affermarsi in Europa è ancora lunga. Gli stipendi sono troppo bassi, specie se comparati al costo della vita. UBS ha stilato una classifica del reddito annuale netto a parità di potere d’acquisto: per farla semplice, i salari paragonati al costo della vita. Milano è 37a, addirittura dietro a Roma! La qualità dell’amministrazione è ben lontana dalla Mitteleuropa. Non abbiamo startup unicorn nate a Milano e non siamo tra i 25 hub europei per l’innovazione. Insomma, bisogna fare molto, ma molto meglio, anche perché le potenzialità ci sono tutte.

#2 PARCHEGGIO SELVAGGIO

milano è come roma

Roma è il regno della sosta selvaggia. Ma passeggiando per Milano troviamo spesso situazioni che ci ricordano più Roma che Vienna. Il gruppo Facebook Parcheggio selvaggio e incidenti stradali a Milano testimonia tutto: auto sui marciapiedi, in doppia fila, sulle strisce pedonali, sugli scivoli per disabili.  Non è vero che non ci sono parcheggi, basterebbe fare qualche metro in più a piedi, lasciare l’auto nei silos a pagamento o prendere i mezzi pubblici. Una città europea non può essere ostaggio degli incivili.

 

#3 I GRAFFITI SUI MURI

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Anche qui Milano è poco europea. Anche in quartieri “bene” come Isola o vie signorili come Viale Italia o Via Torino troviamo i muri infestati dalle tag. La nuova Darsena è già stata presa di mira dai teppisti della bomboletta. Questa non è arte, ma solo degrado urbano. Se proprio si vuole lasciare spazio alla creatività, ci si accordi con i veri artisti per creare murales di qualità nei sottopassi delle stazioni o nei muri ciechi degli edifici. Ma le “tag” casuali devono sparire.

 

#4 I MARCIAPIEDI DI CATRAME

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Salvo qualche eccezione, Milano non ha cura dei suoi marciapiedi. Anche nelle vie dello shopping troviamo orribili marciapiedi in catrame, spesso bucherellati dai solchi dei motorini (altra piaga milanese e romana). Spesso anche le nuove riqualificazioni non hanno cambiato le cose. Le grandi capitali europee, ma anche alcune città di provincia italiane, nelle vie centrali hanno marciapiedi lastricati. A Milano spesso trovi il pavè sulla strada e il catrame sul marciapiede.

 

#5 L’ARREDO URBANO SCIATTO

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Milano è la capitale della moda, ma ha un arredo urbano che lascia molto a desiderare. La nuova Piazza 24 Maggio è una selva di pali, per lo più inutili. I semafori gialli non sono certo graziosi. I cartelli stradali, esattamente come a Roma, sono pieni di adesivi abusivi. Le paline degli autobus, quelle arancioni, fanno tanto anni ’50: persino quelle di Modena sono migliori. Gli archetti anti-parcheggio sono di mille tipi diversi, i peggiori sono quelli gialli, degni di una capitale africana. Il Manuale Operativo per l’Arredo Urbano elaborato dal Comune nel 2018 è una prima risposta, ma c’è tanto da lavorare.

 

#6 I VENDITORI ABUSIVI IN METROPOLITANA

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Spesso bersaglio del noto sito Roma fa schifo, la piaga degli ambulanti abusivi infesta anche la metropolitana di Milano. Per essere chiari, il problema NON è che spesso sono stranieri. La questione è che sono abusivi, non pagano tasse e danno un senso di sciatteria. Nelle giornate di pioggia è un proliferare di vu cumprà che vendono ombrelli. Anche dentro ai convogli della metro non mancano i mendicanti che suonano e chiedono soldi ai passeggeri. Capiamo il disagio di (parte) di queste persone, ma i pendolari al mattino non hanno voglia di sentire esibizioni canore, e comunque queste non sono scene da mondo civile.

 

#7 LA QUESTIONE STADIO

milano è come roma

La querelle sullo stadio della Roma è stata grottesca. Le tangenti di Parnasi, il progetto della giunta Marino stravolto dalla Raggi, le opere pubbliche accessorie che nel piano originale sarebbero state pagate dai privati e ora o sono state cancellate o ricadranno sui poveri contribuenti, il vincolo architettonico sull’ippodromo decadente di Tor di Valle e chi più ne ha più ne metta. Ma con San Siro, Milano sta provando a fare concorrenza a Roma. In qualsiasi capitale europea Inter e Milan avrebbero ciascuno il proprio stadio di proprietà. Qui invece dopo decenni di immobilismo si pensa a un nuovo stadio, sempre in comune, ma Palazzo Marino vuole mantenere la proprietà. Poi quando finalmente i progetti sembrano pronti, ecco l’opposizione dei cittadini e il parere non del tutto favorevole della Soprintendenza. Intanto le squadre meditano di migrare a Sesto San Giovanni: sarebbe uno smacco per Milano! Possibile che la città leader in Italia nella riqualificazione urbana sulla questione stadio rinneghi sé stessa?

 

#8 IL PROVINCIALISMO

milano è come roma

I romani guardano i forestieri dall’alto verso il basso, perché non vivono nella Capitale d’Italia e nella città più bella del mondo. A Roma perdonano tutto, dai trasporti ai rifiuti, perché comunque è pur sempre Caput Mundi. Purtroppo, però, questo atteggiamento provinciale c’è anche a Milano. Gli indubbi successi della città negli ultimi 5 anni hanno inebriato molti milanesi, che spesso scadono nell’autocelebrazione acritica di Milano. Tutti i punti deboli del capoluogo meneghino sono insabbiati e c’è chi si crede superiore persino a New York. Anche pensare che Milano sia l’unica luce in un’Italia preistorica è un’esagerazione. Certamente non bisogna scadere nell’atteggiamento opposto, cioè il pessimismo cosmico, ma credere che un Apple Store o uno Starbucks, seppur di grande livello, possano rendere Milano la capitale economica d’Europa è un po’ infantile. Bisogna ritrovare l’umiltà tipica del pragmatismo milanese, o il risveglio sarà traumatico.

 

#9 LE LINGUE

milano è come roma

Se parli con gli stranieri che vivono a Milano, la prima cosa che ti diranno è “Nobody speaks English”. E purtroppo hanno ragione. Quanti commercianti, autisti dei mezzi, dipendenti pubblici, ma ahimè anche imprenditori e docenti universitari, parlano bene inglese? Pochi. Questo è inaccettabile per una città che vuole essere internazionale. Dalle scuole di Milano Città Stato si dovrà uscire con almeno il C1 in inglese!

 

#10 INCAPACITÀ DI FARE SQUADRA

milano è come roma

Sia a Milano che a Roma si fa fatica a mettere insieme persone diverse. Le idee di chi non la pensa come noi sono per definizione sbagliate: se sei di sinistra tutto quello che dice la destra è inaccettabile e viceversa. Invece ogni tanto bisogna saper fare fronte comune, ad esempio sull’autonomia: quanti continuano a dire che Milano Città Stato è un progetto leghista? A livello macro, questo si trasforma nell’incapacità di fare squadra: pubblico e privato non si parlano, imprenditori e sindacalisti si detestano, la periferia è vista come altro da Milano e così via. All’evento “Il Sogno di Milano” un partecipante mi ha confessato che Milano vive ancora di circoli chiusi, in cui chi non fa parte del gruppo viene escluso a priori: se sei della Statale non potrai mai entrare in un’associazione di bocconiani e così via. Questa è una disgrazia!

 

Ringraziamo Urbanfile per averci dato il consenso a pubblicare alcune loro foto.

 

ANDREA PRADELLI

 

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The IrishMan

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Al Cinema Beltrade vi attende un film di Martin Scorsese, che vi lascerà stupefatti!

The IrishMan,è un film unico, diretto dal grande genio di Scorsese. Come perdervelo sul grande schermo?

Ma di che si tratta?

Frank Sheeran, detto “The Irishman” è un veterano della seconda guerra mondiale, invischiato in affari con il mafioso Russell Bufalino Attraverso gli occhi di Frank, nel corso dei decenni, viene raccontata la sua vita e la sua carriera mafiosa, tra cui uno dei più grandi misteri che ha ossessionato l’opinione pubblica statunitense, la scomparsa nel luglio 1975 del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, amico dello stesso Sheeran. Un caso nel quale è inevitabilmente invischiato lo stesso Frank e che è rimasto irrisolto nel tempo: nessuno è stato mai condannato né il corpo di Hoffa è mai stato ritrovato. Attraverso la prospettiva di questa vicenda, si snodano e rivelano i segreti della criminalità organizzata del tempo: i suoi sistemi interni, gli imbrogli, le rivalità e i collegamenti con la politica tradizionale.

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Il PONTE DAGLI ORARI IMPOSSIBILI: come tagliare un quartiere in due

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ponte di portello
Credits: Giovanni Soldino - esplorazionedicitta.it

«Una nuova grande piazza a Milano, un segno forte di innovazione nel cuore del Portello, quartiere della trasformazione e del cambiamento»: quando nel 2014 Ada Lucia De Cesaris, allora Vicesindaco con delega all’Urbanistica, inaugurò Piazza Valle, la più estesa della città, l’entusiasmo era comprensibilmente alle stelle.

Oggi, riguardando alla piazza omonima del grande architetto e designer Gino Valle che la progettò, le sensazioni non sono più le stesse.

Il motivo? C’entra (anche) un ponte.

Leggi anche: Le mille facce del Portello, il quartiere del cambiamento

 

Il Ponte di Portello: uno snodo col freno a mano tirato

ponte di portello
Credits: Giovanni Soldino – esplorazionedicitta.it

Per ovviare al problema posto da viale Renato Serra, parte della Circonvallazione che tagliava in due il rinato quartiere del Portello, venne costruito un ponte pedonale, una vera e propria opera avveniristica, progettata dalla società Arup di Londra (la stessa che ha realizzato il London Eye) tecnicamente denominata Passerella Ciclopedonale Serra.

Leggi anche: I PONTI più importanti di Milano

La pista centrale per le bici e i pedoni è sorretta da due archi a forma parabolica in acciaio che svettano, nel punto di raccordo più alto, a ben 18 metri dal livello della strada, fissati da una serie di tiranti. Dotata di due ascensori laterali, di due scale a chiocciola e di rampe per portatori di handicap, la passerella si appoggia, a circa 6 metri rispetto al piano stradale, su due supporti in calcestruzzo armato. La struttura, lunga 90 metri e larga 4, collega il Parco del Portello con Piazza Gino Valle.

Se non bastasse, l’opera è colorata dalla policromia dell’artista austriaco Tornquist. Tutto bellissimo quindi, se non fosse per un particolare: il Ponte segue gli orari del Parco del Portello, quindi chiude alle 20 per nove mesi all’anno, e addirittura alle 18 da dicembre a marzo.

Una scelta incomprensibile per un’opera così tanto (a ragione) sponsorizzata, ennesimo sintomo dell’annoso problema che coinvolge Milano ponendola ancora passi indietro rispetto alle più grandi città del mondo: quello dei suoi orari, ancora troppo legati ad un mondo che qui non esiste più, nei ristoranti, nei mezzi pubblici, ma persino su un ponte pedonale.

Leggi anche: METRO di NOTTE a Milano, perché no?

Una scelta, quindi, che va a incidere anche sulla vivibilità del quartiere, tagliandolo in due parti poiché lascia lì proprio il problema per cui si era deciso di costruire il ponte, il trafficatissimo e, dopo una certa ora, invalicabile cardo di viale Renato Serra.

 

Piazza Gino Valle è terra di nessuno

ponte di portello
Credits: Urbanfile

Piazza Gino Valle, collegata col resto del Portello dal nostro bel ponte ciclopedonale, rimane ancora uno spazio senz’anima.

Innanzitutto per il pochissimo verde, elemento anacronistico che, unito all’architettura postmoderna che la circonda, la rende una piazza quasi distopica. L’unico possibile punto catalizzatore pare essere Casa Milan col suo negozio-ristorante, per il resto è il deserto.

Lo spazio per nuovi negozi c’è, e sicuramente l’inconsistenza sociale della Piazza non si può attribuire alla sola assurdità degli orari di chiusura della passerella: servirebbero nuove attività commerciali che facciano da attrattore, pensando poi ad un uso più funzionale dell’area che potrebbe facilmente essere allestita per ogni tipo di evento, dai concerti estivi ai mercatini natalizi.

 

HARI DE MIRANDA

 

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Alla riscoperta del pesce fresco

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Oggi ti proponiamo un viaggio.
Un lungo viaggio che parte tanto tempo fa dalla Sardegna e che arriva alla Milano del 2019, innovandosi e varcando confini.

È in questo contesto che la tavola diventa il nostro biglietto aereo per volare verso nuovi gusti e sapori.

Al Ristorante Gallura 1988 la qualità degli ingredienti viene prima di tutto e gli chef di questo locale in zona De Angeli ti faranno riscoprire il valore di una materia prima di eccellenza servita in purezza.

Il pescato è un eccezionale universo di sapori che è nostra responsabilità non cambiare, ma esaltare.

Ciò che troverete, infatti, saranno ricette create con l’obiettivo di trasformare la materia prima il meno possibile e di esaltare i sapori che già possiedono. A partire dal polpo alla catalana, passando per gli spaghetti con vongole e bottarga, fino ad arrivare all’eccellente pescato del giorno.

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San Pietroburgo-Milano: il GEMELLAGGIO INTERROTTO. Sala ci ripensi

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«Un vento a trenta gradi sotto zero , incontrastato sulle piazze vuote e contro i campanili ,a tratti come raffiche di mitra, disintegrava i cumuli di neve…», inizia così il testo della bellissima ed intensa canzone di Battiato, Prospektiva Nevsky.

I suoi splendidi palazzi, le sue elegantissime piazze, i suoi musei tra i quali ovviamente l’Hermitage con le importantissime opere dei tanti pittori italiani Raffaello, Giorgione, Tiziano, Veronese, Caravaggio il Tiepolo e Leonardo da Vinci.
Il Marinsky, l’antico teatro progettato dall’architetto italiano Alberto Cavos, dove fu messa in scena per la prima volta l’opera di Verdi “La forza del destino”.
La Neva che scorre imponente e maestosa, attraversando tutta la città e creando assieme ai suo canali un paesaggio simile a quello della Milano dei Navigli.

Una città profondamente legata all’Italia, paese dal quale provenivano tanti architetti che l’hanno disegnata. Tra i più importanti proprio un lombardo, Giacomo Quarenghi.

Chiunque abbia avuto il privilegio di visitarla ne torna estasiato. San Pietroburgo contrapposta a Roma, la città della chiesa ortodossa, dinamica, vivace e alternativa, lontana da Mosca come Milano dalla città dei papi: è sembrato pertanto naturale stringere un gemellaggio tra le nostre due città, come consacrazione di uno stesso sentire.

Il gemellaggio Milano San Pietroborgo è stato un legame importante, purtroppo bruscamente interrotto nel 2012 a causa di una diversa visione sulla manifestazione delle relazioni personali tra persone dello stesso sesso adottata dal Parlamento russo.

Comprendiamo le tensioni e le preoccupazioni delle comunità LGBT, ma pur restando sensibili al tema non condividiamo per nulla questa decisione. San Pietroburgo è la più moderna e la più emancipata delle città russe. Crediamo nel dialogo e nel confronto. Un gemellaggio così importante e così solido non lo si può mettere in discussione, isolando in tal modo ancora di più chi si vorrebbe sostenere.

Leggi anche: Milano e le sue SORELLE

I russi amano l’Italia, la nostra storia e la nostra cucina, amano Milano capitale della moda e del desing, in particolar modo ci amano gli abitanti della struggente città sul Baltico.

Verso la città di San Pietroburgo, che ha spazzato via eroicamente la furia nazifascista, siamo tutti in debito. Chiediamo al Comune di tornare su questa decisione.

Piuttosto che rompere gemellaggi si potrebbero invitare delegazioni di russe e russi al prossimo Gay Pride, ammesso che sia una sfilata ancora necessaria. Si potrebbero invitare delegazioni di sanpietroburghesi nelle scuole, nei circoli e nelle associazioni… pensiamo a qulunque soluzione ma questa presa di posizione contro Sanpietroburgo proprio non ci va giù.

Ricordiamo che la nostra città è gemellata con Dakar, capitale del musulmano Senegal dove le condanne per gli omosessuali sono pesanti sanzioni penali, se non peggio.

Non possiamo che concludere citando nuovamente Prospettiva Nevsky… «e il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire…»

ANDREA URBANO

 

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I bambù del Parco ROBERT BADEN-POWELL di Milano

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Parco Robert Baden-Powell

La breve storia che presentiamo quest’oggi riguarda un luogo importante, che ha visto diversi capovolgimenti di fronte negli ultimi anni. Stiamo parlando del Parco Robert Baden-Powell, a due passi dal Naviglio Grande.

Il Parco, intitolato al fondatore e principale fautore del movimento degli Scout e delle Guide (il quale aveva fatto dell’osservazione e del rispetto della natura uno dei suoi cavalli di battaglia) fu voluto come alternativa al degrado ed alla mancanza di parchi della zona, pianificato e inaugurato nel 2005, appunto in zona Naviglio Grande.

Purtroppo, per anni è rimasto alla mercé del graffito selvaggio dei rave, e, più in generale, dell’incuria dei cittadini. Solo nel 2018, grazie all’iniziativa di alcuni dipendenti e cittadini del cosiddetto “Samsung District”, il Parco (prevalentemente tenuto a prato, ma provvisto anche di alberi quali aceri, magnolie e peri da fiore), è stato ripulito e vi è stato piantata anche una folta macchia di bambù.


Recentemente, è emersa l’intenzione di collegare il Parco Robert Baden-Powell al Parco Segantini, nel quadro di costruire un “polmone verde” che parta proprio dai Navigli.

Leggi anche: A Milano il più grande PARCO URBANO del mondo

Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come, quando c’è la buona volontà (o, meglio, la volontà buona) di fare le cose, queste avvengono. Anche questo Parco è un diamante grezzo: presenta, cioè, un enorme potenziale nella cornice di un’armoniosa ed efficace riqualificazione di Milano, magari sostituendo anche i graffiti illegali con esempi di creatività urbana autorizzati dai Municipi competenti.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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Business lunch at Barba

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E siamo a martedì… e il weekend sembra ancora così lontano che quasi ci sembra di non farcela, ad arrivarci.
Per di più, arrivata anche l’ora di pranzo, si sa, non si ha mai tantissimo tempo per fare un pasto di alta qualità, in settimana: con tutto quello che si deve fare… Però… aspetta…

Ho conosciuto un posto, il Barba, che si contraddistingue per ambizione, impegno e tante altre cose… tra le quali proprio una passione smisurata per quello che fa.

Come lo so? Perchè esprime questo amore immenso esaltando il sapore e la qualità delle materie prime, valorizzandole in modo moderno e creativo.

Quello che troverai è un’atmosfera accogliente, ma anche sofisticata, in grado di offrirti esperienze culinarie indimenticabili sia di giorno, sia di sera.

Ed è qui che torniamo alla nostra pausa pranzo, perchè dalle 12 alle 14.30 il Barba ti propone un business lunch che comprende un delizioso burger accompagnato da un fresco bicchier d’acqua e concluso in bellezza con un caffè energizzante… a 12 euro.

Si, hai capito bene. Direi che non ci facciamo scappare questa occasione, ti pare?

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LAMBRATE POLICENTRICA: dal Design District a Miracolo a Milano

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Se Lambrate Design District è nato da una riqualificazione immobiliare (vedi: Il FUORISALONE di Lambrate è nato come progetto di rivalutazione immobiliare), Mariano Pichler, l’imperatore di Lambrate come lo ha definito Artribune, è stato il protagonista e il teorico della rinascita creativa del quartiere. Pichler ha riconosciuto la dimensione di laboratorio del quartiere come un suo DNA costitutivo e ha dato vita a Ventura l’organizzazione che concretamente ha promosso il Lambrate Design District e le attività del Fuorisalone fino allo scorso anno.

Leggi anche: Make LAMBRATE Great Again

Lambrate è uno dei diversi quartieri del Municipio 3 e come tutti gli altri municipi della città è il frutto di una sterile operazione fatta sulla carta che non tiene conto delle reali dimensioni di quartiere della città. Il comune di Lambrate, autonomo fino al 1923 comprendeva Ortica, Rubattino, Feltre, Rimembranze/Conte Rosso e Valvassori Peroni. Da feudo agricolo a borgo industriale, oggi si è trasformata in una periferia post industriale: contadini, artigiani, tute blu, osti, writes, giovani creativi si fondono in un un vortice che ruota attorno al nucleo storico di via Conte Rosso o più precisamente della Cappelletta. I cittadini hanno dovuto inventarsi una loro identità fatta di relazioni inedite e trasversali e una specie di separatezza territoriale, che la ferrovia ha rafforzato, ha funzionato come l’acceleratore di questo processo. Questa è la particolarità di Lambrate.

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La Vecchia Cappelletta di via Conte Rosso. Foto di Sofia Mari

Oggi Ventura che ha la sua sede principale in Olanda si è trasferito in zona Centrale, sotto il cavalcavia della ferrovia. Forse Ventura Centrale sarà protagonista di un’altra riqualificazione immobiliare e creativa, quella di Nolo. A Lambrate Mariano Pichler ha lasciato una cospicua eredità: le insegne di Luna Park, Ventura 15 e il nuovo palazzo residenziale sono concretamente visibili. Ci sono studi, spazi e creativi e soprattutto innumerevoli opere che fanno parte del nuovo quartiere. Diverse istallazioni per la loro natura effimera sono sparite, ma l’aggregazione di gallerie che ha dato vita alle varie edizioni del Fuorisalone è ancora presente una rete più ampia di realtà pubbliche e private e di associazioni come ViviLambrate e Made in Lambrate. Ma la cosa più importante è l’idea di Lambrate come galleria a cielo aperto.

Gli investitori pubblici e privati hanno riconfermato il loro interesse come dimostra Bianco Sunnei. Il progetto è patrocinato dal Comune di Milano con  Vivi Rubattino e l’Altrove Festival e consiste nella installazione che questa primavera ha ospitato le sfilate dei due designer milanesi Rizzo e Messina. E’ uno spazio di oltre 4mila metri quadrati che si trova in zona Rubattino lungo il fiume Lambro tra i piloni della Tangenziale, e che diventerà appunto, una open-air gallery dedicata a iniziative artistiche e culturali.

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Bianco Sunnei

Occorre non fermarsi a Ventura sia come luogo sia come esperienza. I confini geografici e ideali di Lambrate sono decisamente più ampi. Occorre ripartire da Rubattino, Ortica, Feltre, Rimembranze/Conte Rosso e Valvassori Peroni e riconoscere che la natura di Lambrate è policentrica così come quella di Milano. Occorre ripartire dai writers, i veri pionieri della nuova Lambrate, che prima di tutti si sono mossi fra i ruderi industriali abbandonati. Ma questa è soprattutto l’opportunità di rimettere al centro i cittadini e ripartire con un piano di ampio respiro e a lungo termine.

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Writers al Lavoro. Foto di Sofia Mari

Location da cui partire. Ci sono diverse location con grandissime potenzialità come per esempio il Palazzo di Cristallo della vecchia Innocenti e la ex-caserma che sorge nell’area. Ma io ne voglio suggerire una speciale perché fu la location della baraccopoli di “Miracolo a Milano”: via Valvassori Peroni. Il film fu scritto da Zavattini e De Sica e appartiene al periodo del neorealismo italiano, ma è una pellicola singolare, onirica, visionaria, addirittura surrealista con un titolo molto evocativo.

 

SOFIA MARI

 

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Parco TROTTER: la storia e i progetti di riqualificazione della “casa del sole” di Milano

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Il Parco Trotter è un’area verde di 126.000 mq tra via Padova e viale Monza. Il suo nome deriva dalla destinazione per cui era nato il parco, che dal 1800 fino al 1924 ospitò l’ippodromo della Società del Trotter (così veniva chiamata la Società Nazionale del Trotto), prima che le corse dei cavalli venissero spostate a San Siro.

La Casa del Sole

Quando la società sportiva fallì, il parco Trotter venne acquistato dal Comune di Milano, che ne fece una scuola per bambini affetti da tubercolosi: si chiamava “Casa del Sole” e fu progettata dall’ingegnere Giuseppe Folli. L’impianto prevedeva gli alloggi e varie strutture comuni, tra cui due palestre coperte, una piscina progettata da Luigi Secchi nel 1928, orti, stagni, una fattoria e una chiesetta. Il progetto era stato pensato per far vivere i bambini in un ambiente salubre e il più possibile a contatto con la natura, e prevedeva percorsi educativi basati più sul fare che sullo studio in aula.

Terminata l’epidemia di tubercolosi, la scuola “speciale” continuò ad accogliere bimbi deboli e bisognosi, per poi diventare, negli anni Settanta del secolo scorso, una scuola di quartiere.

Il parco viene aperto solo nel doposcuola

Oggi il parco Trotter ospita un istituto scolastico comprensivo con scuola dell’infanzia, scuola primaria e secondaria di 1° grado. Il parco è aperto al pubblico fuori dagli orari scolastici, per cui da metà pomeriggio (ore 16) fino a sera, con un orario di chiusura che cambia a seconda della stagione dell’anno. Al suo interno vi sono aree giochi per bambini, aree cani, percorsi vita.
Il vecchio tracciato della pista del trotto è visibile ancora oggi nel viale circolare più ampio del parco, anche se l’anello dell’ippodromo risulta interrotto dall’asse trasversale ovest-est del viale dei Platani.

La riqualificazione: l’ex acquedotto e l’ex convitto

Dopo un periodo di degrado, si è parlato molto della rivalutazione del Parco Trotter, inserito dal 1986 nell’elenco dei Beni Ambientali di Milano da conservare e valorizzare redatto dal FAI. I progetti riguardano in particolare il recupero dell’ex acquedotto e dell’ex convitto.
L’edificio dell’Acqua Potabile di via Giacosa risale al 1920, come ricorda un’iscrizione ancora visibile sul muro. I locali – 800 mq disposti su due livelli – sono stati abbandonati nel 1969, a causa dell’abbassamento della falda acquifera. Nonostante la ricostruzione del tetto, avvenuta nel 2012, gli ambienti risultano tuttora inutilizzabili in quanto non a norma di legge, per cui non assegnabili per progetti di riqualificazione.

exconvitto
exconvitto

L’edificio che ospitava l’ex convitto – e ancora prima le scuderie – è il più grande di tutto il parco: 5000 mq di superficie. Dopo tante chiacchiere, nel 2011, passa la proposta di un progetto di riqualificazione presentato dall’associazione “La Città del Sole-Amici del parco Trotter” (fondata nel 1994) e altre associazioni legate al parco: la giunta Pisapia destina al progetto 11 milioni di euro divisi tra Fondazione Cariplo (8 milioni di euro) e Comune (3 milioni di euro). Ma, dato che Fondazione Cariplo non può occuparsi di istituti statali e scolastici, si decide che metà convitto sarà destinato alla scuola e l’altra metà ad un centro di aggregazione di quartiere.

Lo scorso maggio, la coprogettazione delle attività sociali che troveranno spazio nell’ex convitto del parco Trotter è stata assegnata all’Ati “La Fabbrica di Olinda”, un’associazione temporanea di imprese. L’ex convitto dovrebbe ospitare il primo ‘PuntoCom’ (Punto di Comunità): uno spazio di 2.630 mq dedicato a integrazione sociale, inclusione lavorativa, formazione professionale e crescita culturale.

VALENTINA SCHENONE

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La CASCINA BOLDINASCO e le cascine di via Gallarate

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cascina boldinasco
Credits: piuturismo.it

Da centro agricolo, a luogo di alloggi sociali, a location per feste.
Forse non tutti sanno che la Cascina Boldinasco rappresenta, insieme a tutte le altre cascine sparse sul territorio, la vocazione agricola del Comune di Milano.

Nel borgo sviluppato in via Gallarate si trovano, oltre alla Boldinasco, altre due cascine, la Pobba e la Colombara, e occupano un’area di ben tre chilometri quadrati.

Il piccolo nucleo agricolo che formava la Cascina Boldinasco era formato da due cortili chiusi con abitazioni, portici, depositi e stalle.

Nonostante vantasse delle tecniche e dei macchinari più moderni, la sua attività agricola cessò a seguito del dopoguerra perché dai suoi campi venne estratta la sabbia e la ghiaia utilizzata per costruire Milano che era stata distrutta dai bombardamenti.

Venne acquistata nel 1924 dal Comune di Milano, anche se della cascina rimase ben poco, e venne adibita ad alloggi sociali, fino a quando, nel 2006, venne abbandonata definitivamente, nonostante le possibilità proposte di riqualificazione.

Anche quest’anno è andato in scena “COOPI Cascina Aperta”, l’evento che apre le porte della Cascina Boldinasco, mettendo a disposizione il sontuoso giardino vestito a festa per ospitare laboratori per bambini, massaggi solidali, dibattiti e proiezioni, una cena solidale e jazz sotto le stelle.

ALESSIA TARABINI

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Elliott Erwitt in mostra

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USA. New York City. 1974.

La nuova mostra del MUDEC Elliott Erwitt analizza in modo particolare la famiglia, in tutte le sue declinazioni!

Niente è più assoluto e relativo, mutevole, universale e altrettanto particolare come il tema della famiglia. La famiglia ha a che fare con la genetica, il sociale, il diritto, la sicurezza, la protezione e l’abuso; la felicità e l’infelicità. Mai come oggi è tutto ed il suo contrario, e niente è capace di scaldare di più gli animi, accendere polemiche, unire e dividere come il senso da attribuire al termine famiglia. Solido, eppure così delicato. Là, dove la parola si ferma o si espande a dismisura, può intervenire la fotografia, che sin dalla sua nascita tanto fu legata proprio a questo tema.

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Apophis Club per intenditori

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Sappiate che ci si accede con iscrizione, ma io penso che questo luogo valga la pena di mille iscrizioni.

Apophis Club apre i battente durante la Fashion Week del 2017, e sorge sulle ceneri di un vecchio night. Vi avviso, è di classe: poca luce, solo un fascio di led, minimal e chic.

Luce non serve, perchè l’Apophis è un club e quello che si fa è ballare, con una programmazione settimanale a sorpresa di dj.

La vera chicca di questo posto per intenditori è l’offerta alcoolica. Si punta su tequila e gin ed il risultato sono cocktail strepitosi, come il Martini Moon con tequila con infusione di camomilla, succo di limone, sciroppo di miele, albume d’uovo e assenzio.

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Halloween at Le Banque

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Quando hai voglia di ballare tutta notte, fino al mattino, dove vai? Le Banque!

Quando hai voglia di ballare tutta notte la Notte di Halloween, dove vai? Le Banque!

Si inizia alle 20.00 con l’aperitivo e si prosegue con un party a tema! Puoi mancare a questo appuntamento? Se vuoi ballare fino al mattino, divertirti e fare casino, no!

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I PIRATI della Martesana

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pirati

Facevano incursioni sventolando un bianco teschio su sfondo nero, navigavano su grossi galeoni, negli oceani in tempesta, assaltavano mercantili incutendo terrore agli equipaggi.

I pirati raccontati in tanti romanzi, alcuni dei quali diventati leggendari, per quanto incredibile possa sembrare, compivano i loro assalti anche a Milano!

piratiNon utilizzavano grosse navi ma piccole imbarcazioni, non sparavano con cannoni, preferendo coltelli e carabine, qualcuno avrà anche avuto l’occhio bendato e l’uncino al posto della mano, un pappagallo non troppo colorato sulla spalla, ma lungo il Naviglio Martesana non erano tanto rare le loro scorribande.

La refurtiva, anziché in qualche remota isola caraibica, veniva nascosta nelle sciostre lungo le sponde dei Navigli.

Milano non finisce mai di stupire.

 

Per saperne di più: Quelli che Milano. Storie, leggende, misteri e varietà

 

ANDREA URBANO

 

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Anche Milano ha il suo Vino DOC: le CANTINE da visitare

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vino doc
Credits: turismosancolombano.it

Se pensiamo a Milano, forse il vino non è la prima cosa che ci viene in mente. Eppure, la città metropolitana di Milano ha il suo vino DOC! E di questo dobbiamo ringraziare un referendum.

Anche Milano ha il suo Vino DOC

In piena Pianura Padana, sorge una collina, alta quasi come la sua Madonnina, dove viene prodotto il vino DOC “San Colombano”.

Leggi anche: San Colombano è una COLONIA di Milano

San Colombano al Lambro è un paese enclave della Città Metropolitana di Milano. I comuni limitrofi, infatti, appartengono ad altre provincie. Specificatamente a quelle di Lodi e Pavia (non confina con altri paesi della città metropolitana di Milano), questo perché quando nel 1992, fu costituita la provincia di Lodi, San Colombano al Lambro rimase sotto la provincia di Milano, per volontà dei propri abitanti a seguito di un referendum (ci piace!).

IL TERRITORIO

 

 

La “collina di San Colombano” per la sua particolare posizione, che la espone favorevolmente al sole, per i suoi terreni, in cui si alternano zone sabbiose a zone ricche di minerali (carbonato di calcio, di cloruro di sodio, di iodio, di ossido di ferro, di anidride solforosa e carbonica), la rende particolarmente ideale per la crescita e le coltivazioni di vitigni.

Una vocazione vinicola, che sembra risalire sin dalla lontana epoca dell’Impero Romano. Se vi trovate in collina e siete fortunati, nelle giornate limpide, potrete godere di una splendida visuale su tutta la Pianura Padana.
Nel territorio operano 8 cantine, e sulla collina di “San Colombano” vengono coltivate principalmente uve Croatina, Barbera, Chardonnay, Pinot Nero ed Uva rara.

I VINI PRODOTTI

Se amate i vini rossi, intensi e profondi o i vini bianchi dal gusto caldo e avvolgente, i vini DOC “San Colombano” potrebbero rispecchiare le vostre esigenze.
Nel 1984 viene ottenuto il riconoscimento di zona a denominazione d’origine “S. Colombano”: specificatamente, per la produzione di vino rosso, realizzato con uve Croatina 30-50%, la Barbera 25-50 % e l’Uva Rara, max 15 %.
Possono concorrere fino ad un massimo del 15 % altre uve rosse raccomandate. Tra cui il Merlot e il Cabernet Sauvignon, usate dai produttori per dare finezza ed eleganza al loro vino.

Con la modifica del disciplinare di produzione del DOC San Colombano del 2002, è stata richiesta e concessa anche la produzione del DOC San Colombano Bianco, prodotto con vitigni Chardonnay (min. 50%) e il Pinot Nero (min. 10%).
Nelle Cantine di San Colombano vengono prodotti anche i vini IGT “Collina del Milanese” delle seguenti varietà:
– Bianchi, anche nelle tipologie frizzante e passito;
– Rossi, anche nelle tipologie frizzante e novello;
– Rosati, anche nella tipologia frizzante.

Se vorreste trovate il Duomo anche in un vino, al Vinitaly del 2019 l’azienda “Nettare dei Santi” ha presentato per l’occasione il “Domm rosè, con l’etichetta dedicata al Duomo di Milano.
E quale migliore accostamento per una degustazione con gli eccellenti formaggi DOP del territorio, quali Gorgonzola, Taleggio, Grana Padano e Quartirolo.

CANTINE

SE non siete mai stati sulla collina viticola del milanese e volete degustare i suoi vini e le sue peculiarità gastronomiche, forse è arrivato il momento di conoscere qualcosa di nuovo.
Qui sono riportate le cantine, che potete anche visitare, che operano e producono sul territorio di San Colombano al Lambro.

Az. Agricola Nettare dei Santi
Via Capra, 17 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel. 0371 897381 – Fax: 0371 200523
info@viniriccardi.comwww.nettaredeisanti.it

Az. Agricola Panigada Antonio
Via della Vittoria, 13 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel. 0371 898795 – Tel e Fax: 0371 89103
info@banino.itwww.banino.it

Az. Agricola Pietrasanta – Vini e Spiriti
Via P. Sforza, 55 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Cell. 346 7219996 – Fax: 0383 720002
cantinapietrasanta@mtvlombardia.com – www.cantinepietrasanta.it

Az. Agricola Casa Valdemagna di Bassi Diego
Via E.Azzi, 96 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel: 0371 897230 – Cell: 338 3718436 – 347 9668891
casavaldemagna@email.itwww.casavaldemagna.it

Az. Agricola Gruppo Vignaioli
di Cesari & Carrara s.s.
Via Capra – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel. e Fax: 0371 898733 – Cell: 349 1706991
gruppovignaioli@libero.itwww.gruppovignaioli.it

Az. Poderi di San Pietro
della Neuroni Agrari s.r.l.
Via Steffenini, 2/6 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel: 0371 208054 – Fax: 0371 208084
info@poderidisanpietro.itwww.poderidisanpietro.it

Az. Agricola Panizzari Angelo
Via Madonna dei Monti, 43 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel: 0371 897613 – Fax: 0371 898966
info@panizzariwine.itwww.panizzari.net

Società Agricola Faverzani
Via Graffioni, 6/16 – 20078 San Colombano al Lambro (MI)
Tel: 340 4161724
info@vignetofaverzani.itwww.vignetofaverzani.it

LUCIA MARTINAZZO

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Profondo Rosso Segreto

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Cinema d’autore in un luogo segreto nel cuore di Milano. Non è la trama di un oscuro film massonico.

Ca’ Granda ti offre la possibilità di tuffarti nel mondo di Hollywood e Cinecittà, godendoti intramontabili film del passato da gustare nel suggestivo antico Sepolcreto della Chiesa dell’Annunciata, per vivere questo luogo come fossi a casa tua.

Questa volta la proposta è più che allettante:Profondo Rosso di Dario Argento, il tutto abbinato ad un luogo spettacolare e ad una cena unica, ti consentirà di scoprire una parte segreta di Milano e vivere un’esperienza unica rivedendo film che difficilmente trovi nei cinema o in tv. Cosa aspetti? Corri a prenotare il tuo biglietto!

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VILLA CLERICI, la “Villa delle delizie” a Niguarda

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Villa Clerici

Ribattezzata “Villa di delizie in Sede di Niguarda” per lo splendore e la notorietà che raggiunse in breve tempo, Villa Clerici rimane una delle pochissime testimonianze del tessuto nobiliare del quartiere di Niguarda, a nord di Milano.

 

Origini: luogo di villeggiatura

Commissionata da Giorgio Clerici per magnificare l’ascesa sociale della famiglia arricchitasi con il commercio della seta, la villa fu eretta tra il 1722 e il 1733 dall’architetto Francesco Croce, il costruttore della guglia maggiore del Duomo. La villa restò nelle mani della famiglia Clerici, che fece costruire anche Palazzo Clerici nell’omonima via del centro, per più di due secoli durante i quali la residenza fu abbellita e ampliata.

Si ricorda in particolare l’intervento di espansione voluto da Antonio Giorgio Clerici che in quell’occasione soprannominò il palazzo “Villa di delizie in Sede di Niguarda” per sottolinearne il carattere di residenza suburbana posta lontano dalla città in cui ritirarsi nel periodo di villeggiatura, come d’uso tra le famiglie nobili milanesi.

Palazzo e parco

Passando attraverso una monumentale cancellata, anticamente appartenente alla vicina Villa Litta, si accede al cortile d’onore sul quale si affaccia la villa, costruito come un giardino all’italiana con statue e decorazioni. Ma uno spazio verde ben più interessante è nascosto allo sguardo dei passanti. Un vasto parco si estende sul retro con statue, gruppi scultorei, fontane, zone verdi e con un vero e proprio teatro all’aperto, fornito di platee e quinte. Una location teatrale da sogno, purtroppo non agibile. Il tutto è circondato dalle due ali laterali del palazzo che ha caratteristica pianta ad U e si eleva su due piani.

La Sala degli Specchi

Gli spazi interni della villa conservano elementi di grande pregio con soffitti a cassettone decorati e pitture a cornice delle porte e delle finestre. Affreschi risalenti all’originaria decorazione pittorica si trovano nel salone d’ingresso, con il Ratto di Ganimede, mentre in una saletta adiacente si può ammirare una rappresentazione della Giustizia. Al piano rialzato, è notevole la Sala degli Specchi decorata all’inizio dell’Ottocento con dipinti a trompe-l’oeil e un soffitto a cassettoni.
Le sale del primo piano, decorate con altrettanto pregio, oggi ospitano molteplici iniziative ed attività culturali.

Oggi

Oggi la villa è innanzitutto un polo di alta formazione musicale e divulgazione musicale, soprattutto rivolto ai giovani. È anche sede di altre numerose realtà: della Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, di un centro Psicopedagogico e dell’Università LUM-Jean Monnet.

LETIZIA DEHÒ

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HALLOWEEN MILANO

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Hallowen a Milano
Hallowen a Milano

La notte più paurosa dell’anno è alle porte: giovedì 31 Ottobre sarà la notte di Halloween!
Una festa popolare di origine celtica, tipica degli Stati Uniti e diventata un must anche in Italia. Si celebra tra la notte del 31 ottobre e il 1 novembre, con scherzi e travestimenti terrificanti e macabri, il famoso: “Dolcetto o scherzetto”?
Milano è da sempre una città molto attenta a festeggiare al meglio ogni evento, e anche per la notte di Halloween i molteplici locali della città si preparano per organizzare feste e party tematici. Tutto si addobba a tema: vampiri, streghe e mostri diventano i protagonisti della notte. Mentre le zucche e le candele troneggiano in ogni angolo della città.
Ma come scegliere la location perfetta in base ai propri gusti e alle proprie esigenze? Moltissime sono le proposte che offre il variegato palinsesto milanese. Per scegliere la soluzione ideale arriva in soccorso il sito www.halloweenmilano.it dove il qualificato e attento staff del portale ha selezionato per voi solo le strutture più serie, alla moda e trendy della città.

Notte di Halloween all’insegna del divertimento

Chi vuole cogliere l’occasione di festeggiare la lunga notte di Halloween fino a tarda notte, potrà optare di scegliere tra le tante, splendide Discoteche di Milano. Strutture che organizzano party tematici, dove nulla è lasciato al caso: dagli allestimenti dove troneggiano vampiri, streghe e mostri, ai party che propongono intrattenimenti tutti da vivere. Spesso vengono proposti dei gustosi e ricchi imperiali buffet di aperitivo per iniziare la serata, o in alternativa ricche e prelibate cene con menù guidati e serviti. Il tutto in atmosfere uniche, con candele e zucche protagoniste delle tavole. Nel dopocena sono scatenati e irrefrenabili i divertimenti proposti, si balla e ci si scatena in pista alla migliore musica dei più bravi Dj Set del momento.
È gradito il dress code in maschera, preferibilmente seguendo il tema del party. Quest’anno protagonista di tante feste è Joker, il famoso clown, irriverente e psicopatico, nemico numero uno di Batman.
Tanti sono i Locali che nella frenetica capitale meneghina, propongono una serata di Halloween indimenticabile. Nella sezione dedicata del sito potrete scegliere quella più in linea con le vostre esigenze. Locali dalle molteplici atmosfere: da quelli più semplici e spartani dove si respira un’aria calda e conviviale, ai locali più eleganti, dove nulla è lasciato al caso e ogni dettaglio è curato nei particolari.
Spesso i locali sono la soluzione ideale anche per chi vuole festeggiare la lunga notte degli orrori, in compagnia dei propri bambini. In molti casi vengono infatti organizzati degli speciali intrattenimenti su misura per i più piccoli. Gustosi e prelibati sono i buffet di aperitivo proposti, spesso con piatti a tema, accompagnati da golosi drink e da tanta animazione: musica live, musica dei Dj Set, cabaret e tante sorprese.

Una notte tutta da vivere

Gli amanti della buona tavola potranno scegliere il Ristorante ideale nella sezione dedicata.
Le sale si allestiscono per l’occasione e nelle cucine vengono studiati e preparati dei menù, a volte con piatti tematici. Tante le cucine tra cui scegliere: dalla tradizionale Italiana, alle più ricercate Regionali, alle particolare etniche. Tante sono le proposte tra cui scegliere.
Immancabili i menù studiati appositamente per i bambini. Gli allestimenti prevedono zucche e candele che rendono le atmosfere calde e conviviali. Durante la cena vengono proposti speciali intrattenimenti: dalla musica live, alla baby dance, al trucca bimbi. Una lunga notte degli orrori che sarà apprezzata da grandi e piccini!
Atmosfere uniche e particolari, a tratti surreali, sono quelle proposte nella speciale categoria dedicata alle Ville e Castelli. Una villa elegante e raffinata o un antico castello sono le location perfette per ricreare l’atmosfera giusta per festeggiare la paurosa notte di Halloween. Per l’occasione vengono organizzati dei fantasiosi party a tema. Spesso si inizia la lunga serata degustando prelibati cenoni con menù guidati, nelle splendide sale allestite con candele, zucche e luci soffuse, per creare un’atmosfera surreale, per poi proseguire nel dopocena con feste in maschera e tanta musica dei Dj Set.
Per qualsiasi dubbio o domanda basta contattare lo Staff di Halloween Milano, sia online sia telefonicamente, 24H su 24H (Call Center informazioni & Prenotazioni: 0284571125).

LA REDAZIONE

Kill Bill Vol I

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Al Cinema Beltrade vi attende un film di Quentin Tarantino, che vi lascerà stupefatti!

Kill Bill Vol I,è un film unico, diretto dal grande genio di Tarantino. Come perdervelo sul grande schermo?

Ma di che si tratta?

Kill Bill Volume 1 racconta le vicende di una donna conosciuta col nome di “The Bride”, la sposa (Uma Thurman), che subisce una terribile imboscata durante le sue nozze: tutti gli invitati, il marito e il figlio che ha in grembo vengono brutalmente sterminati. Dopo essersi svegliata da un coma di 4 anni, la donna intende vendicarsi nei confronti dei responsabili del massacro, che sono per altro vecchi compagni di una vita che si è lasciata alle spalle…

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La RIQUALIFICAZIONE della Stazione Centrale: via Sammartini e i negozi del tunnel

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Magazzini raccordati
Magazzini raccordati

Sembra che possa partire a breve la riqualificazione dell’area di “coda”della Stazione Centrale, i Magazzini Raccordati (ognuno con una superficie approssimativa di circa 300 metri quadri) creati sotto il rilevato ferroviario della Stazione.

Cosa erano: magazzini e negozi collegati ai binari

Planimetria magazzini
Planimetria magazzini

In origine erano 126 spazi commerciali, dal tunnel di viale Brianza dal lato di via Ferrante Aporti e da viale Lunigiana sull’altro lato, quello di via Sammartini che fungevano da magazzini, negozi e altri spazi commerciali agevolati dal fatto che a livello stradale erano facilmente collegati da un binario che correva nei sotterranei della stazione, utilizzato per il trasporto di derrate alimentari e postali.

Annunciato ormai due anni fa, il progetto per riqualificare questi spazi commerciali pare stia per partire, come confermato dall’Assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran. Un operazione che dovrebbe riportare vivibilità ad un’area fortemente degradata e dove i comitati dei cittadini in primis, chiedono da anni una riqualificazione.

Un nuovo parcheggio e la pedonalizzazione di piazza Luigi di Savoia

Innanzitutto partirà un cantiere per creare un parcheggio di 600 posti auto a raso sotto i rilevati ferroviari, tra il Memoriale della Shoah e il primo tunnel che collega viale Brianza con viale Lunigiana. Il parcheggio avrà una superficie di circa 26.400 mq e offrirà 430 posti auto e 75 posti moto.
Al termine dei lavori sarà possibile la sistemazione e pedonalizzazione di piazza Luigi di Savoia, progetto già finanziato dal ministero delle Infrastrutture. Primo passo per rigenerare anche i 40 mila metri quadrati dei Magazzini Raccordati.

Al progetto congiunto di Grandi Stazioni gruppo rfi, del Comune, delle associazioni di cittadini e di albergatori della zona si aggiunge anche Ventura Projects, gruppo di designer da anni protagonista durante il Fuorisalone a Lambrate e che lascia definitivamente i capannoni dell’”East Side” per approdare qui.

L’obiettivo principale del progetto

Credits: lilimadeleine.com – Il futuro Mercato Centrale

Ridare vita a questi spazi e all’intera zona a nord della Stazione Centrale, dove si trovano NoLo da un lato e Ponte Seveso Greco dall’altro, per ridurre il degrado e aumentare il livello di sicurezza.

Tra le attività viste in apertura, anche se al momento la tabella di marcia non è stata rispettata, un grande mercato coperto “Il mercato Centrale”, sulla falsa riga di quello di Roma Termini, chiuso da un grande dehors e da vetrate che affacciano in strada.

Problemi in vista? L’unica difficoltà all’orizzonte è l’incertezza sugli investimenti dei privati, condizione necessaria del progetto. Sembra che gli incerti risultati economici di diverse attività commerciali nei locali esterni della stazione tengano distanti i possibili investitori. Questa potrebbe essere la vera causa dei ritardi di un progetto di cui si parla a lungo.

DANIELE VASTA

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