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PRATOCENTENARO vuole la sua piazza!

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prato centenaro

Photo Credits: Urbanfile

Pratocentenaro, zona a nord tra Niguarda e Viale Fulvio testi, è uno dei quartieri più antichi di Milano – se ne trova infatti già traccia in alcuni scritti del 1078 – ma rischia di essere dimenticato.

PRATOCENTENARO vuole la sua piazza!

Il quartiere e gli abitanti non si accontentano del mero nome della fermata della metro M5 ‘Ca’ Granda – Pratocentenaro’ al confine col distretto, vorrebbero una piazza intitolata.

E’ questa la proposta di cittadini e negozianti, con un gruppo Facebook ed eventi che promuove una raccolta firme. Ora la piazza è stata inserita nella lista delle aree oggetto di riprogettazione all’interno del bando del Comune di Milano ‘Piazze Aperte in ogni quartiere’.  Le aree e le proposte pervenute saranno oggetto di una prima valutazione e, qualora ritenute idonee, sarà avviata l’istruttoria tecnica.

Il luogo per la piazza Pratocentenaro in realtà è già stata identificata dai cittadini, ovvero nello spazio in cui convergono la Chiesa di S. Dionigi, le sedi di alcune associazioni aggregative e della Cooperativa con l’obiettivo di dar vita ad un polo d’interesse comune in cui potersi incontrare, far giocare i bambini, chiacchierare.

Un esempio di ricostruzione proposto vedrebbe la riqualificazione dell’incrocio – oggi utilizzato in modo indecoroso come parcheggio selvaggio – in un’area pedonale/ciclabile con verde e panchine.

 

Fonte: urbanfile.org
Credits: Urbanfile

Una piazza, una panchina, un monumento, esprimono una dimensione di comunità. Una voglia di aggregazione che i cittadini del quartiere Pratocentenaro non vogliono esplicitamente perdere.

Come recita il bando del Comune: restituendo gli spazi ai cittadini, questi potranno, con attività, incontri o anche semplicemente ‘vivendo’ l’area, tornare a dare senso compiuto al termine ‘piazza’ come luogo di relazioni del quartiere.

Che con il progetto arrivi finalmente la piazza Pratocentenaro? Resta poco tempo: la presentazione delle proposte di collaborazione scade alle ore 12 del giorno 20/11/2019!

 

SILVIA BOCCARDELLI

 

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Non costerebbe nulla allo Stato, ci sarebbe una ripartizione più centrata sul territorio, un solo organo che decide laddove oggi ce ne sono tre

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L’intervista su Milano All News ad Andrea Zoppolato, fondatore di Milano Città Stato

 

 

Che cos’è Milano città stato?

Milano città stato nasce come progetto concepito da Vivaio, un’associazione nata 7 anni fa con l’obiettivo di supportare progetti che possano rendere grande Milano.
Abbiamo creato dei tavoli aperti anche a non soci, per una volta che avessero contenuto politico, e abbiamo invitato politici. Abbiamo detto cerchiamo di trovare dei punti d’intesa con le varie forze politiche per trovare ,quel progetto che se realizzato potrebbe rendere grande Milano a livello internazionale. Alla fine dopo un brainstorming abbastanza tosto, è maturata l’idea di prendere come riferimento quello che mette in comune le grandi città del mondo che è quello di essere delle città regione, cioè delle entità, degli enti che non hanno mediazione fra sé e il governo centrale e che quindi hanno competenze e poteri maggiorati, e da lì è nato il progetto Milano città stato.

quello che mette in comune le grandi città del mondo è di essere delle città regione: non hanno mediazione fra sé e il governo centrale e hanno competenze e poteri maggiorati. da lì è nato il progetto Milano città stato.

Allora, tu hai detto “politico”, ovviamente non schierato politicamente ma che concerne la polis, che concerne l’opinione pubblica e la città, giusto?

Sì, in più noi, non essendo politici di professione, cioè nessuno ha mai fatto politica, ci piace proprio l’aspetto filosofico della politica, come anche dignità intellettuale ci piace riallacciarci a quello che è l’esempio più elevato di politica che è quello aristotelico: Aristotele diceva che ogni essere umano ha una dimensione politica, intendendo con dimensione politica il fatto che la realizzazione personale non può che prescindere anche l’effetto che può avere sulla polis, e in più diceva che il vero ambito dove si può giocare la reale politica è la polis, cioè la città.
Quindi sulla base di questo, Milano città stato è politico nel senso che risponde alle esigenze di ognuno di poter esercitare un ruolo positivo sulla comunità di cui fa parte ed è politico nel senso che fa proprio parte della polis, dove secondo noi ha più senso il gioco politico.

Milano città stato è politico nel senso che risponde alle esigenze di ognuno di poter esercitare un ruolo positivo sulla comunità di cui fa parte ed è politico nel senso che fa proprio parte della polis, dove secondo noi ha più senso il gioco politico.

Quindi, la policy in questo caso è Milano sotto esempio di altre città nel mondo, giusto?

Sì, per Milano abbiamo preso a riferimento quello che lega tutte le grandi città del mondo, soprattutto quelle con cui Milano si raffronta, in primis le due città dove ho vissuto all’estero: Berlino e San Pietroburgo.
Berlino è una Staat-Stadt, una città-stato, come Amburgo, come Brema, come Vienna, come tante del mondo germanico, ci sono città-cantone come Ginevra e Basilea, Madrid è una comunità autonoma, San Pietroburgo è una città-stato così come Mosca e altre.
In più il punto di riferimento di Berlino io l’ho vissuto in prima persona perché Berlino è nel Brandeburgo, che è la regione di Berlino, l’equivalente di come dovrebbe essere a mio avviso Milano con la Lombardia: geograficamente Berlino è il capoluogo del Brandeburgo ma amministrativamente ci sono sostanzialmente due regioni, Berlino e il territorio periurbano.
Tra l’altro da notare che sette\otto anni fa, c’è stato proprio un referendum a Berlino e nel Brandeburgo dove hanno chiesto “volete diventare un’unica entità amministrativa?” (come Milano e la Lombardia) e sia Berlino che il territorio circostante han votato contro. Noi abbiamo fatto molte ricerche e non esiste nessun caso al mondo di referendum popolare che abbia richiesto una riduzione di autonomia territoriale, mentre ci sono tantissimi casi di cittadini che hanno chiesto un aumento di autonomia. A livello mondiale, non è mai stata esercitata una volontà dei cittadini per ridurre il proprio autogoverno.

non esiste nessun caso al mondo di referendum popolare che abbia richiesto una riduzione di autonomia territoriale, mentre ci sono tantissimi casi di cittadini che hanno chiesto un aumento di autonomia. A livello mondiale, non è mai stata esercitata una volontà dei cittadini per ridurre il proprio autogoverno.

Quali sono i vantaggi di questa autonomia amministrativa?

Ci sono vantaggi sia in termini di potere sia in termini economici. Innanzitutto, il principio è: perché noi diciamo che Milano ha senso che abbia un suo modo di governare rispetto al resto della Lombardia? Perché in un confronto che abbiamo fatto con persone che sono per una grande autonomia della Lombardia, tra l’altro anche noi siamo per una maggiore autonomia della Lombardia, alla domanda “quali sono i problemi della Lombardia?” ci hanno detto: “lo svuotamento delle campagne, le connessioni tra i vari territori, infrastrutture per potenziare certe offerte” e invece io ho detto che per Milano i primi problemi sono gli affitti cari, il fatto che sta diventando una città insostenibile, lo smog, il traffico urbano, lo sviluppo delle università, tutti temi che riguardano Milano e non il resto della regione.
Dato che la regione Lombardia gestisce 23 miliardi di euro all’anno, che sono comunque consistenti, ed esercita in autonomia dei poteri, noi crediamo che sia più vantaggioso il fatto che si separino sia budget che competenze, tra tutto quel territorio extraurbano che ha determinate caratteristiche, dalle montagne, le pianure eccetera, dal territorio urbano, che quindi potrebbe avere 7 miliardi e mezzo all’anno di risorse. Tenendo conto che Milano oggi riceve 450 milioni di trasferimenti tra Stato e Regione, passare ad un’autogestione di 7 miliardi e mezzo secondo noi potrebbe essere molto più efficiente rispetto ad adesso che è centralizzato nella Regione, e in più potrebbe finalmente sul suo territorio avere il sindaco governatore con il consiglio parlamento, che potrebbe decidere su ogni cosa che oggi prevede quattro organi che spesso litigano fra loro, che sono: sindaco del comune, sindaco della città metropolitana, che “casualmente coincidono”, governatore della regione e organi della regione, governo dello Stato.
Ad esempio, aumentare il prezzo del biglietto determina che la regione dice no, teoricamente la città metropolitana potrebbe dire no, lo Stato potrebbe dire no. Invece con il vantaggio della città-regione si avrebbe un solo organo che su determinate competenze avrebbe libertà di decisione.

oggi SU MILANO CI SONO quattro AUTORITA’ AMMINISTRATIVE che spesso litigano fra loro: sindaco del comune, sindaco della città metropolitana, che “casualmente coincidono”, governatore della regione e organi della regione, governo dello Stato.
Invece con LA città-regione si avrebbe un solo organo che su determinate competenze avrebbe libertà di decisione.

 

Quindi alla casalinga di Voghera cambierebbe essenzialmente poco, visto che Voghera è fuori da Milano, però per il cittadino milanese cambierebbe molto.

In realtà per Voghera “nì”, nel senso che, per l’Ocse Voghera fa parte comunque della cintura milanese. Sarebbe una volontà del comune di Voghera: secondo la nostra Costituzione, ogni comune può scegliere di appartenere a una regione differente, infatti, ogni tanto ci sono dei referendum di comuni che chiedono di spostarsi, ad esempio dal Veneto al trentino, ecc. Secondo la nostra Costituzione anche un comune della Sicilia potrebbe chiedere di far parte di Milano, non c’è neanche il vincolo territoriale, quindi Voghera potrebbe anche dire “preferiamo staccarci dalla regione attuale per andare nella regione Milano che magari è più vicina a tematiche come lo sviluppo economico eccetera”. Teoricamente, quindi, anche per la casalinga di Voghera potrebbe cambiare qualcosa.
Per i cittadini di Milano invece potrebbe cambiare tantissimo, nel senso che, e la dimostrazione è che tutte le grandi città che sono città-stato spesso lo sono per una spinta dei cittadini. Noi siamo molto vicini alla Svizzera, un modello dove tutti gli organi sono decentrati come tra l’altro prevede l’articolo quinto della Costituzione italiana, che dice che bisogna decentrare a livello più basso possibile. Quindi noi chiediamo addirittura non di andare contro la Costituzione ma ci appelliamo alla Costituzione italiana. Perché conviene andare a livello più basso possibile? Un esempio oggi, il comune di Milano, qualunque decisione faccia o prenda, subito diventa di dominio pubblico, cioè diventa subito conosciuto: si può fare una lista di tutte le decisioni prese dal comune di Milano sul territorio. Se invece provassimo a vedere quello che ha fatto la regione Lombardia sul territorio di Milano a me viene in mente solo un’opposizione a scelte del comune, non mi viene in mente “ha fatto quella normativa rispetto a quell’altra”. Questa è una dimostrazione di quanto, spostare a livello più basso il governo sul territorio, consente che effettivamente i cittadini da un lato possono partecipare molto di più e dall’altro possono essere molto più al corrente delle scelte sia a livello economico delle risorse che vengono destinate, e in regione Lombardia non si sa dove finiscano questi 23 miliardi, a livello comunale invece fino al dettaglio si sa dove arrivano e dove finiscono questi soldi. Quindi ci sarebbe una vicinanza totale e la possibilità per il cittadino che vuole partecipare in una città come Milano, che tra l’altro è forte proprio grazie alla comunità dei milanesi, ci sarebbero infinite possibilità oltre ad avere disposizione direttamente sul territorio una cifra che va dai 7 agli 11 miliardi, pari a circa tre linee della metropolitana all’anno.

Con Milano città stato ci sarebbe una vicinanza totale e la possibilità per il cittadino che vuole partecipare, in una città come Milano che tra l’altro è forte proprio grazie alla comunità dei milanesi, ci sarebbero infinite possibilità oltre ad avere disposizione direttamente sul territorio una cifra che va dai 7 agli 11 miliardi.

Quindi voi promuovete la partecipazione attiva del cittadino all’ambito politico per avere più controllo su tutto quello che è Milano inteso come concetto esteso? Non è un concetto geografico?

No, premessa che secondo noi Milano dovrebbe diventare un modello per l’Italia, perché, che ne dicano spesso, anche se esiste questa immagine dell’”imbruttito”, piuttosto che altro, la grande forza di Milano è che ha questa magia, e nei secoli è sempre stata così, per cui, tu arrivi dalla Puglia o dalla Nuova Zelanda e Milano ti rinforza la tua identità ma sempre come eccellenza. Cioè, tu mantieni la tua caratteristica di pugliese, ci sono pugliesi qui da quarant’anni che ancora hanno l’accento, però Milano tira fuori il meglio dell’essere pugliese e la comunità dei milanesi diventa migliore grazie al rinforzo delle diversità. Ad esempio, China Town, tanto più è unica, tanto più Milano ne guadagna.
Quindi, premesso questo, noi siamo convinti che il segreto di Milano è questa comunità, di persone in gran parte neanche nate a Milano, e se son nate a Milano la prima cosa che ti dicono è “in realtà le mie origini di famiglia sono fuori di qui”, è rarissimo trovare qualcuno che ti dica “io sono di Milano, milanese da dieci generazioni”. Questa comunità che valorizza la diversità anche grazie al fatto che è stata dominata da tutte le grandi culture del mondo e quindi ha saputo metabolizzarle e rinforzarle, è talmente magica che noi crediamo che tanto più le dai potere di partecipazione e anche di un genuino controllo sull’amministrazione, questo può creare dei circoli virtuosi che qua sono sideralmente superiori rispetto a quelli già positivi che avvengono nel resto del mondo.

Questa comunità che valorizza la diversità anche grazie al fatto che è stata dominata da tutte le grandi culture del mondo e quindi ha saputo metabolizzarle e rinforzarle, è talmente magica che noi crediamo che tanto più le dai potere di partecipazione e anche di un genuino controllo sull’amministrazione, questo può creare dei circoli virtuosi che qua sono sideralmente superiori rispetto a quelli già positivi che avvengono nel resto del mondo.

Attualmente Milano città stato è in un momento caldo, perché?

È un momento caldissimo nel senso che, innanzitutto noi come sito, abbiamo vissuto questa situazione per noi abbastanza strana: dal settembre dell’anno scorso dove avevamo tra gli 8 e i 9 mila lettori unici al giorno a settembre di quest’anno siamo sui 40\50 mila al giorno, è avvenuto un boom pazzesco, oltre a molti volontari che ci scrivono. Diciamo che oggi è diventato un cosiddetto “hot topic”, perché c’è stato un disincanto, siamo in una situazione politicamente direi affascinante, nel senso che, io ho sempre timore a quando si crede troppo a ideologie o a stereotipi e ci si divide per fazioni, invece mi piace quando la politica rientra un confronto di come vogliamo l’Italia in un futuro. Credo che oggi ci sia una disillusione da una certa parte politica e una presa di coscienza da parte dell’altra parte politica del fatto che oggi non ci sono più certezze. Quindi succede che, ad esempio, si sta ridefinendo anche l’organizzazione, perché si parla tanto di autonomie, che sono ritenute ormai da chiunque positive: se usciamo dall’Italia tutti gli Stati più efficienti prevedono autonomie molto accentuate, non c’è eccezione. Però il tema è: ha senso, oggi, dare tanta autonomia a regioni quando oggi ci sono dei giochi territoriali, ma le grandi città sono in grande collegamento con le altre? Rispetto a 20 anni fa, che poteva essere che uno lasciava Milano per trasferirsi a Como, oggi se un ragazzo va via da Milano va a Barcellona o a Berlino: quindi il tema è come si può rendere Milano competitiva nei confronti di Berlino, anche come scambi di best practice. Quindi sulle basi di questo tema io so, per via traverse, che dal Ministero in giù stanno valutando fortemente il fatto di poter dare un’autonomia a Milano che potrebbe essere aggiunta all’autonomia di altre città, col vero tema che è: la via più facile ma più complessa è quella di dare più potere alle città metropolitane, la via più coraggiosa ma più semplice è quella di creare nelle aree urbane più importanti l’equivalente di una regione. Se lo sono il Molise e la Valle d’Aosta non vedo che dramma ci sarebbe che Milano potesse diventare una città-regione.

la via più facile ma più complessa è quella di dare più potere alle città metropolitane, la via più coraggiosa ma più semplice è quella di creare nelle aree urbane più importanti l’equivalente di una regione. Se lo sono il Molise e la Valle d’Aosta non vedo che dramma ci sarebbe che Milano potesse diventare una città-regione.

Perché Milano sarebbe comunque una regione molto popolosa

Sì. Se si creano due regioni, Lombardia e Milano, per il nostro ordinamento tutti i comuni della cintura urbana di Milano potranno decidere se far parte di una o dell’altra. Io credo che (lo farebbero) molti comuni della cosiddetta area Ocse, che è l’area metropolitana, che è diversa dalla città metropolitana, è composta da circa 8 milioni di abitanti che come PIL e forza sarebbe una delle tre regioni più potenti a livello europeo. Per esempio, sarebbe più popolosa della Svezia e come PIL tra i più forti a livello europeo. È ovvio che questo è un processo, però già inizialmente, quello che è certo e garantito dalla Costituzione, è che avendo almeno 1 milione di abitanti può chiedere di diventare una regione.

È un processo nel senso che ci sono diversi passaggi da fare per arrivare all’autonomia?

Sì, per diventare città-regione ci sono due casi: uno con la legge speciale dello Stato per dare alla città metropolitana che oggi non ha né risorse né poteri, poteri amplificati, come modello a livello mondiale quello che è successo a Parigi nel 2009. Molto semplice perché basta una legge dello Stato e complessa perché riproduce e aggiunge organi sul territorio: se domani bisogna aumentare il biglietto dell’autobus ci sarà il sindaco che dice una cosa, il sindaco della città metropolitana un’altra, regione, eccetera, quindi solita complessità italiana. Infatti a Parigi è stata introdotta nel 2009 e ad oggi non è ancora operativa.
Invece la cosa più semplice perché prevista dalla Costituzione, articolo 132, è la richiesta da parte della giunta del comune di Milano, più tutte le giunte della cintura che volessero aggregarsi, al Parlamento per dire che si vogliono separare dalla regione Lombardia e diventare una regione. Collaboreremo perfettamente in tutto, se si passa dalla Lombardia al Veneto non c’è un dramma esistenziale e economico, ma c’è una divisione del budget. Non costerebbe nulla allo Stato italiano, ci sarebbe una ripartizione più centrata sul territorio, un solo organo che decide laddove oggi decidono Comune, città metropolitana e regione. Rimarrebbe, quindi, il comune regione che può direttamente trattare con lo Stato. Oggi, il governo italiano, solo come cortesia potrebbe parlare con Sala, perché non è predefinito, parla con la regione. Un domani, Milano, potrà parlare direttamente con lo Stato, addirittura farsi valere a livello della comunità europea, potrebbe anche gestire direttamente i fondi europei, oggi gestiti dalla regione, potrebbe legiferare e potrebbe anche promuoversi a livello internazionale perché i budget del turismo sono tutti dati alla regione.
Per innescare questo processo, perché siamo in contatto con tutte le forze politiche, la chiave migliore è quella di partire con un referendum propositivo sul territorio che per prima istanza deve attivarsi con mille firme, successivamente nei prossimi 6 mesi dovremmo depositare 15 o 50 mila firme, a secondo del territorio, e poi con il referendum che avrà il quorum circa di 1\3 degli elettori, quindi agevolato.
È una strada opportuna perché tra due anni cambia la giunta, e quindi nessuna giunta oggi si prenderebbe l’impegno di fare una cosa così importante: in questo caso potrà essere il trigger per la prossima giunta, e può avvenire se dimostri che c’è volontà popolare e poi automaticamente secondo lo statuto del comune e della città metropolitana, se ogni referendum propositivo che delibera su una competenza ovviamente riservata alla giunta, se passa automaticamente il comune deve dare mandato, entro 45 giorni il comune dovrà procedere per avviare l’iter per diventare città-regione.

si vUOLE separare MILANO dalla regione Lombardia e diventare una regione. Collaboreremo perfettamente in tutto, se si passa dalla Lombardia al Veneto non c’è un dramma esistenziale e economico, ma c’è una divisione del budget. Non costerebbe nulla allo Stato italiano, ci sarebbe una ripartizione più centrata sul territorio, un solo organo che decide laddove oggi decidono Comune, città metropolitana e regione. Rimarrebbe, quindi, il comune regione che può direttamente trattare con lo Stato.

Quindi in realtà è un processo abbastanza semplice che ha bisogno soltanto di volontà della politica, quindi della giunta e di Milano?

Sì, teoricamente la giunta lo potrebbe fare con poi referendum confermativo dei cittadini. Parlando con i politici delle varie parti politiche il tema è ovvio che su un argomento del genere ci deve essere una volontà della comunità, sono i cittadini che devono decidere se vogliono più o meno autonomia.

Mentre MCS il sito in questo momento sta facendo crowdfunding

Sì, per la prima volta dopo la fondazione abbiamo deciso di fare un mese di funding, non dico crowdfunding perché c’è sia il tipo di iniziative rivolte ai cittadini, partiamo da una base di 20 euro con una serie di servizi: si può scegliere di supportare il referendum, noi ci siamo informati dai vari partiti più attivi nel mondo referendario, a vederlo da fuori non ci si rende conto dei costi che ci sono. Quando si raccolgono le firme ci deve essere per legge un notaio che le certifica, ed è difficile trovare tutti notai gratis, devi prendere occupazione pubblico, devi fare promozione. Teniamo conto che un referendum dal momento della raccolta firme a quello dell’attivazione sul territorio ti costa dalle 200\300 mila euro nelle prime fasi al milione di euro. Noi siamo tutti volontari, non vorremmo arrivare alla situazione che fai tutto ma poi ci guardiamo nelle tasche perché non abbiamo le risorse.
C’è anche la possibilità di far parte dell’associazione e quindi di diventare soci con varie forme, di prendere determinati servizi, dal libro ad altre cose, e poi di partecipare, il 20 novembre, alla Fondazione Catella alla cena di fund raising, la prima di Milano città stato, aperta a tutti quelli che vogliono finanziare sia partecipando alla cena, dal costo di 200 euro, che sembra tanto, ma tra costi di location, catering, service e di organizzazione, alla fine riusciamo quasi a coprirlo e poi ci sono le esperienze che vengo messe in palio e i partecipanti potranno vincere l’asta dell’esperienza.
È importante perché, oltre a essere un ambiente fantastico ed essere in contatto con quelli che noi chiamiamo “gli illuminati”, perché a Milano finanziano un progetto che non ha colore politico, non ha un tornaconto personale però è anche un’occasione per avviare delle collaborazioni con altre organizzazioni, tipo la stessa fondazione Catella che gestisce la Biblioteca degli Alberi, il Teatro Franco Parenti che gestisce il Parenti District e poi stiamo invitando alcune altre associazioni perché vorremmo creare un gruppo di enti che in un qualche modo, da un lato si agevolano i contatti di quelli che sono i finanziatori che decidono, all’americana, di destinare una parte dei loro risparmi alla comunità, quindi una volta li darà a noi, una volta a un teatro eccetera.
Dall’altro lato, noi riceviamo tantissime richieste di volontari che vogliono dare una mano, per ora non abbiamo tante attività e soprattutto abbiamo delle soglie molto alte, cioè, nonostante il sito sia fatto da volontari, cerchiamo di avere degli standard a livello di grande giornalismo e così via.
Quindi purtroppo abbiamo tanti che vorrebbero dare una mano ogni tanto però non abbiamo la possibilità, fintanto che non avremo banchetti eccetera, ma, visto che ci sono altri enti che hanno una carenza di volontari, che magari cercano qualcuno per raccogliere le foglie dal parco, molto semplicemente. Vogliamo quindi provare a vedere se si possono dare diversi sbocchi alle persone accomunate dalla voglia di destinare un poco del loro tempo a Milano.

MILANO CITTA’ STATO

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Il Beccaria è il LICEO PIÙ ANTICO di Milano

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liceo cesare beccaria

Rinomato come una delle scuole più prestigiose di Milano, il Liceo Classico Cesare Beccaria forma i propri studenti dal 1603. Da Giuseppe Parini, Cesare Cantù, Giovanni Berchet a Carlo Porta, Carlo Cattaneo, Pietro e Alessandro Verri.

Una lunga storia con cui si aggiudica il titolo di Liceo più antico di Milano. Diamo a Cesare quel che è di Cesare.

 

Gli inizi, le scuole Arcimbolde

liceo cesare beccariaL’atto di nascita risale al 1603, quando i Padri Barnabiti fondarono una scuola presso la chiesa di S. Alessandro, oggi una delle sedi dell’università Statale.

Nella loro casa i Barnabiti tenevano scuole private di grammatica e di umane lettere, ma quando nel 1606 il religioso milanese Monsignor Gianbattista Arcimboldi donò ai Barnabiti un cospicuo lascito (più di 5000 scudi romani e beni immobili), essi le aprirono al pubblico a vantaggio della gioventù milanese.  E, in onore del finanziatore, le denominarono “Scuole Arcimbolde”.

 

Liceo Sant’Alessandro

A quel tempo la distinzione tra scuola superiore ed universitaria non era chiara: vi si insegnava da retorica a grammatica, da filosofia morale a teologia. La separazione avvenne con l’arrivo della dominazione francese che introdusse il sistema dei licei.

Dopo alterne fortune, il liceo, chiamato Liceo Sant’Alessandro, tornò a risplendere intorno al 1770 sotto il regno di Maria Teresa D’Austria e fu sempre gestito dai Barnabiti fino allo scioglimento dell’ordine nel 1810 quando si fuse con il liceo di Brera (Scuole Palatine).

 

Liceo Cesare Beccaria

Il governo austriaco incrementò in ogni modo la biblioteca ed i gabinetti scientifici con preziosi cimeli che il Liceo conserva ancora oggi e che si possono visitare durante le aperture straordinarie della scuola: si tratta di apparecchi scientifici di costruzione straniera, costosissimi e rari in quel tempo, di collezioni di animali, minerali, fossili, alghe, conchiglie.

Il Liceo cambiò nome nel 1865. Pochi anni dopo la proclamazione dell’unità d’Italia, il Ministro della Pubblica Istruzione stabilì che ogni liceo dovesse intitolarsi a qualche illustre personaggio della storia locale e nazionale: l’antico nome di S. Alessandro cedette dunque il posto a quello di C. Beccaria, uno dei padri fondatori della teoria classica del diritto penale.

Fu nel 1901 che alcune sezioni dell’istituto si staccarono per formare il nuovo Liceo Ginnasio “G. Berchet”.

 

La nuova sede

liceo cesare beccariaNel 1957, infine, il Liceo classico Beccaria abbandonò la sede di Piazza Missori e si trasferì nella nuova di via Linneo, costruita dal Comune di Milano, presso la Fiera Campionaria, il polo fieristico e comunicativo della città orientata al futuro.

 

LETIZIA DEHÒ

 

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Travel is Made of Colours

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Andare a Teatro piace a tutti. Nei teatri si respira quell’aria particolare, di un posto magico, un po’ retrò ma pur sempre magico.

Travel is made of colours è uno spettacolo particolare: ti farà viaggiare con gli occhi, la recitazione e la fantasia! Se poi aggiungiamo che l’evento prevede invito a teatro e tè e pasticcini, non puoi far altro che prendere la metro, la bicicletta o il tram e andare alla Corte dei Miracoli!

Il tutto inizia alle 16.00 con un ricevimento (i famosi tè e pasticcini di cui parlavamo prima), prosegue con lo spettacolo stesso.

Una domenica pomeriggio così non si vedeva da tempo, non è vero?

P.s. L’ingresso è gratuito!

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Marta Arpini Trio e Colibrì

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Il Colibrì è un posticino preziosissimo per chi ama gli ambienti genuini, tranquilli, vivaci e alla mano. E’ un luogo in cui fare serate danzanti, aperitivi e bere un cocktail o due.

Ma il Colibrì è un luogo ancora più magico, perché qui si organizzano concerti live. In trio con i due eccezionali e poliedrici musicisti Gianluca di Ienno (piano) e Stefano Zambon (contrabbasso), Marta propone un repertorio che abbraccia le piu? belle e intense canzoni della tradizione afroamericana e brani originali freschi di scrittura.

E’ la volta di Marta Arpini Trio, cantante e compositrice. E’ specializzata in jazz vocals, e con il poliedrico duo piano e contrabbasso, propone un repertorio unico: le più belle ed intense canzoni della tradizione afroamericana oltre che brani inediti e freschi freschi di scrittura.

 

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I misteri della CASSINA DE’ POMM: il nome, il ponte e le candele

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cassina de pomm

La Cassina de Pomm è una tra le più remote cascine a corte rimaste ancora integre a Milano: ubicata in Via Melchiorre Gioia, lungo il Naviglio della Martesana, risale al XV Secolo.

“Cassina de Pomm” non si traduce con Cascina delle Mele, nonostante sorgesse su di un articolato sistema di terreni destinato alla coltivazione di frutteti di mele, bensì con “Cascina di Pomi”, scritto maiuscolo proprio perché si tratta del cognome della prima famiglia proprietaria che ha dato il nome al complesso rurale.
La Cassina fu voluta da Francesco Sforza, appunto nel XV Secolo.

Da zona di villeggiatura a punto di riferimento della Mala

cassina de pommNonostante fosse lontana dal centro città, aveva una posizione invidiabile perché immersa in uno straordinario ambiente naturale.
Inizialmente la Cassina de’ Pomm fu acquistata dalla famiglia nobiliare dei Marino e successivamente, nel ‘500, dai De Leya, i quali più tardi ampliarono la villa costruendo l’ala padronale, che venne destinata a zona riservata al soggiorno per la villeggiatura.
Nel XVI Secolo venne adibita anche a punto di cambio dei cavalli, spessissimo utilizzati per risalire il Naviglio della Martesana.

La Cassina era collocata lungo l’importante direttrice Milano-Monza, per questo motivo vi venne costruito un albergo, nel quale pernottarono personaggi di spicco, come Giuseppe Garibaldi e Napoleone Bonaparte.

In un secondo momento, conclusa la sua funzione di locanda, l’edificio venne adibito ad osteria.
In seguito, a partire dagli anni 70 del XX secolo diventò un ristorante alla moda frequentato da politici e personaggi dello spettacolo.

Il Naviglio della Martesana, purtroppo, è diventato tristemente famoso negli anni della Milano odia: la polizia non può sparare per l’uso ripugnante che ne faceva la malavita, dominata dai Vallanzasca e Turatello vari: questi malfattori optavano sempre per le buie e appartate rive del canale per regolare i conti con coloro che avevano commesso errori inammissibili. Sul fondale era possibile trovare, oltre a pneumatici, vecchi mobili, motorini e carogne di animali, anche cadaveri di uomini, donne e in qualche occasione di ragazzi anche molto giovani. La malavita non andava per il sottile. Quando era necessario sparare, si sparava. Senza alcun timore.

Leggi anche -> Quando a Milano vincevano i cattivi: Turatello, Epaminonda, Vallanzasca e la mala degli anni 70

Candele come petrolio: il Ponte del Pane Sicuro

cassina de pommAccostato alla Cascina c’è un ponte di ferro che sovrasta la Martesana, che molti sostengono sia stato progettato da Leonardo. Il ponte venne di fatto costruito a inizio del Novecento per dare la possibilità agli operai di una vicina fabbrica di candele, che era stata costruita sui campi di mele, di oltrepassare il Naviglio.

Il ponte era denominato “el Pont del Pan Fiss”, il Ponte del Pane Sicuro, in riferimento alla fortuna degli operai di avere ogni mese un lavoro sicuro, che garantiva loro uno stipendio mensile, in un’Italia che stava crescendo in mezzo a molte difficoltà.

I bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale distrussero gran parte della fabbrica e le disgrazie economiche successive completarono l’opera. Oggi i resti delle sue mura custodiscono un giovane parco, piccolo memoriale della guerra.

Un’altra piacevole sorpresa della Cassina de’ Pomm è la bella e rilassante passeggiata lungofiume. Ci sono varie panchine e una pista ciclabile che permette di pedalare fino a Trezzo sull’Adda, per ammirare la dolce campagna lombarda.

Infine, nel 2018 e al passo coi tempi, la Cascina venne convertita in un’agenzia di comunicazione.

EMILIO CELESTE

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PORTA ROMANA 2026: the next big thing

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Grattacielo A2A

Credits: Urbanfile – Grattacielo A2A

Milano, gennaio 2026: la nostra città si appresta ad ospitare le Olimpiadi Invernali. Accanto alle tradizionali passeggiate dal centro ai Navigli o dal centro a Porta Nuova attraverso Brera e corso Garibaldi, si è aggiunta una nuova gradevole camminata.

Porta Romana anno 2026

Da Porta Romana si imbocca via Crema, dove hanno aperto molti nuovi locali con tavolini all’aperto. La strada è alberata ed i marciapiedi ampi. È davvero una bella scoperta. Sullo sfondo si vedono dei grandi palazzi moderni e molto verde.

È un vero piacere far due passi per via Crema, sembra un po’ d’essere in una strada parigina; le altre passeggiate milanesi sono in vie più strette e quasi mai alberate. In questa via, dove non ci sono i dehors dei bar e dei ristoranti, le aiuole sono ben tenute, senza auto parcheggiate.

Il secondo tratto della strada dopo l’incrocio con via Piacenza è più ampio e caratterizzato dal verde urbano che occupa quello che un tempo era lo scalo di Porta Romana. Intanto si vede imponente la nuova torre dell’impresa energetica A2A.

Grattacielo A2A
Credits: Urbanfile – Grattacielo A2A

Piazza Trento è un bel rondò alberato: un percorso pedonale permette di attraversarla agevolmente per arrivare all’incrocio con viale Isonzo. Qui il traffico è intenso ma controbilanciato da un’ampia area piantumata, su cui svettano alcuni palazzi moderni. In fondo al parco si scorge un edificio curioso: è la torre della Fondazione Prada.

Fondazione prada
Fondazione Prada

Da Piazza Trento al distretto di Symbiosis

Entrati nel parco, si può notare come sia ben tenuto. C’è un gran viavai di studenti, qui, e non stupisce vista la vicinanza con il Campus Universitario della Bocconi e il convitto che è stato costruito all’angolo con la via Ripamonti, nell’ex sede del Consorzio Agrario.

Al centro di quest’oasi di pace, i vialetti sono in leggera salita: una scelta obbligata, visto che qua sotto passala nuova linea circolare suburbana gestita da Trenord. Le frequenze sono aumentate tanto che la si può considerare ormai un’altra linea metropolitana; inoltre ultimamente sono state introdotte molte nuove stazioni lungo il percorso. La stazione, adesso sotterranea, è stata spostata oltre il ponte di corso Lodi, al centro del parco, ed è collegata direttamente con la M3 attraverso un percorso ricavato nel sottosuolo. L’altra uscita della fermata è in corrispondenza del vialetto che collega piazza Trento con la Fondazione Prada.

Proseguendo attraverso i giardini, ci si avvia verso il complesso della Fondazione Prada. È interessante notare come l’edificio moderno si integri armonicamente con gli stabilimenti della vecchia distilleria “Società italiana spiriti”, risalenti al 1910.

Prendendo via Orobia si raggiungono il complesso Symbiosis e la nuova piazza Adriano Olivetti.

Nella piazza Olivetti ci sono diversi bar con tavolini all’aperto. Lo slargo è molto bello ed ampio, essendo pedonalizzato, e viene voglia di sedersi e riposarsi guardando la gente che entra ed esce dagli uffici. Pensare che questi edifici ospitano i geniali ideatori di diverse start up con nuove iniziative fa pensare che sarebbe divertente avere l’opportunità di conoscere queste persone e scambiare quattro chiacchiere.

Piazza Olivetti
Credits: milano.corriere.it – Piazza Olivetti

Riprendendo il giro diamo un’occhiata alla Fabbrica Orobia per vedere se è aperta. Questo edificio industriale spesso ospita mostre di arte contemporanea, i cui allestimenti richiedono grandi spazi.

Mostra alla Fabbrica Orobia

Uscendo dalla Fabbrica Orobia svoltiamo a sinistra in via Vallarsa. Questa zona ricorda il quartiere Isola di qualche anno fa. Quasi tutti gli edifici sono interessati dai lavori in corso: rifacimento di facciate, conversione di costruzioni industriali in loft. I vecchi condomini della zona hanno i portoni aperti per invitare a visitare la corte interna, in cui si sono insediate piccole botteghe che vendono vestiti vintage, prodotti artigianali, manufatti artistici che mai potremmo trovare nei negozi della grande distribuzione.

La rinata piazza San Luigi e il parco nello Scalo di Porta Romana

Di qui, si raggiunge una piazzetta alberata e semipedonalizzata: è la piazza San Luigi con l’omonima chiesa. Qui convivono la vecchia e la nuova Milano, che sa accogliere generazioni ed etnie diverse.

Credits: Urbanfile – Piazza San Luigi

Ritornando verso il centro, s’imbocca corso Lodi costeggiando il nuovo parco che rimane alla nostra sinistra e da questa prospettiva è bellissimo ammirarlo in tutta la sua estensione, che supera il chilometro. Sullo sfondo svettanole palazzine che ospiteranno gli atleti delle Olimpiadi Invernali tra pochi giorni.

Piazzale Lodi 2026
Piazzale Lodi 2026

Il traffico in piazzale Lodi è incessante ma rispetto a qualche anno fa è più facile per i pedoni attraversare viale Isonzo e continuare la passeggiata nel primo tratto del corso. Anche qui c’è più movimento rispetto ad un tempo ed è un piacere continuare la passeggiata in direzione dell’arco di Porta Romana.

Ritorno al presente

La riqualificazione degli ex scali ferroviari rappresenta una opportunità unica per Milano. Tra i sette scali ferroviari da riqualificare,quello che rappresenta le maggiori opportunità per la sua posizione vicina al centro città è quello di Porta Romana.

Scalo di Porta Romana
Scalo di Porta Romana

Lo Scalo di Porta Romana ha un’estensione di 187.000 metri quadrati e si estende da corso Lodi fino a via Ripamonti. È servito dalla linea M3 della metropolitana e dalla linea S9 del servizio ferroviario suburbano.
È distante da Porta Romana meno di un chilometro, per cui può essere raggiunto tranquillamente a piedi percorrendo via Crema. Questa graziosa via alberata ha pertanto una grossa opportunità di diventare il principale asse di collegamento tra il centro ed i nuovi quartieri che stanno sorgendo a sud dello scalo.

Già oggi percorrendo via Crema e raggiungendo piazza Trento si può scorgere sull’altro lato dell’ex scalo l’emblematica torre della Fondazione Prada disegnata da Rem Koolhaas, noto architetto olandese.
La Fondazione Prada, che oggi appare un po’ decentrata, una volta terminata la riqualificazione, si troverà di fronte ad un parco tra i più estesi e centrali della città. In piazza Trento è in costruzione la nuova sede della società energetica A2A che si sposterà in questi uffici nel 2022. Dovrebbe arrivare ad avere 1.500 dipendenti oltre all’affluenza giornalieri dei clienti.
Lo scalo di Porta Romana ospiterà il Villaggio Olimpico per le Olimpiadi Invernali che Milano-Cortina si sono aggiudicate per il 2026. Una volta terminate le Olimpiadi, gli edifici del Villaggio Olimpico diverranno residenze universitarie, data la vicinanza al Campus della Bocconi, dello IULM e della NABA.

Anche il Consorzio Agrario è in fase di riconversione in residenza universitaria: al termine dei lavori è previsto che ospiti 700 studenti.

Consorzio agrario
Consorzio agrario

La stazione della linea S9, attualmente in corrispondenza di corso Lodi, verrà spostata in prossimità di piazzale Lodi per garantire un miglior collegamento con la linea M3 della metropolitana. Inoltre questo tratto di linea ferroviaria verrà riqualificato ed integrato nel percorso della nuova linea ferroviaria semicircolare.
Le frequenze di questi treni saranno migliori del servizio attualmente svolto dalla S9 e permetteranno a questa zona di diventare ancora più fruibile. Alle spalle della Fondazione Prada si trova il nuovo business district di Symbiosis, che ospita importanti società tra cui la nuova sede di Fastweb. Al centro del complesso la nuova piazza pedonale intitolata ad Adriano Olivetti. È attualmente in corso la costruzione del complesso di uffici Symbiosis 2 più a sud del primo agglomerato.

Progetto Symbiosis
Progetto Symbiosis

LUCA SVALUTO

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Le tre gloriose SOCIETÀ DI CANOTTAGGIO di Milano

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canottaggio a milano
Credits: canottierimilano.it - Circolo Canottieri

La dimensione cosmopolita di Milano, città di terra percorsa dall’acqua, si espleta anche nel fatto che ospita ben tre società di canottaggio, non a caso tutte e tre sulle sponde del Naviglio Grande.

Canottieri Milano

In ossequio al motore di innovazione che Milano è sempre stata, nel 1891 la città vide la fondazione della Canottieri Milano, la prima società di canottaggio in Italia. Quattro anni dopo, sempre a cura della Canottieri Milano, venne pubblicato il primo giornale specialistico nel campo, intitolato semplicemente Canottaggio.
Nel 1919 questa società, una volta divenuta impossibile la fusione con la Canottieri Olona, dovette spostarsi in zona San Cristoforo dalla sua sede presso la Darsena, a seguito di un ordine di sfratto esecutivo.
Negli anni successivi, il nuoto, i tuffi e la pallacanestro si aggiunsero al canottaggio come attività sportive praticate in questa realtà.

Canottieri Olona

Un’altra delle più antiche e titolate società di canottaggio del panorama italiano è la Canottieri Olona, fondata nel 1894 da dissidenti della sopracitata Canottieri Milano. Nello specifico, il nome di Canottieri Olona si deve alla prima sede di questo circolo di ‘ribelli’, presso la Darsena di Milano, ove all’epoca sfociava il fiume Olona.
L’ultima incarnazione/evoluzione di questa realtà sportiva si è avuta nel 2014.  Ai corsi di canottaggio e canoa, tennis, running e altre attività sportive, nella sua nuova veste e denominazione di Olona 1894, questa realtà ha infatti aggiunto anche corsi di wellness, attività per il tempo libero e la possibilità di affittare spazi per ospitare eventi, innanzitutto a tema “acquatico”.

CUS San Cristoforo

La società di canottaggio ultima nata a Milano, anch’essa sul Naviglio Grande, è quella del CUS Milano San Cristoforo, che è stata fondata nel 2009 all’interno del glorioso Centro Universitario Sportivo Milano.
Le attività della San Cristoforo si concentrano sulle imbarcazioni scuola e, in generale, sulla formazione a beneficio dei canottieri, soprattutto dei più giovani.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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Schianto a Teatro

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Schianto è uno spettacolo teatrale molto particolare, di quelli che ti fanno rimanere col fiato sospeso. Uscirete dalla sala e metterete tutto in discussione: e vi piacerà!

Un uomo cinico e disilluso e un esuberante tassista che ha da poco scoperto di diventare padre, diventano, loro malgrado, protagonisti di un on the road allucinato e contaminato dai generi più diversi.

Una serie di incidenti, reali e metaforici, tra cui l’incontro con un Robin stanco di essere l’eterna spalla del vecchio Batman, li obbligherà a fermarsi in uno squallido locale in mezzo al nulla. Questa sosta improvvisa verrà allietata dalla ipnotica voce di una misteriosa cantante da night club, pronta ad accogliere e a custodire i segreti e le frustrazioni dei tre uomini in un tempo che si dilata a ritroso fino alla prima giovinezza, quando tutto sembrava ancora possibile.

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Caro-affitti, aria inquinata, mobilità: diventare la PRIMA CITTA’ REGIONE d’Italia per risolvere i problemi di Milano

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Milano Piazza del Duomo
Credits: Andrea Cherchi - Milano Piazza del Duomo

Le città nel mondo con più rilevanza e apertura internazionale stanno acquisendo la forma amministrativa di una città-stato, sovente tramite l’utilizzo del referendum popolare.
Il motivo è la necessità di adempiere al ruolo di città capofila nel pieno delle proprie possibilità e di sperimentare soluzioni alternative e al tempo stesso più efficaci nella risoluzione dei problemi tipici delle metropoli.

Inserendosi in questo trend internazionale, anche Milano sta cercando di ottenere maggiore autonomia, seppur tra molti ostacoli. Negli ultimi tempi si sta sempre più affermando come esigenza riconosciuta dalle forze politiche più inserite nel territorio, che Milano si ponga come la prima città italiana candidata a diventare città-stato.

Come trasformandola in una città regione si risolveranno i problemi di Milano

Le domande più consuete sono: che cosa c’è che non va a Milano per mantenere il suo modello amministrativo attuale? E perché dovrebbe gestirsi in modo autonomo dal resto della Lombardia? La risposta è che ci sono dei problemi tipici di Milano, problemi che richiedono strumenti adatti per trovare una soluzione. E la soluzione comune si chiama Milano città stato.

#1 Economia e lavoro: la sfida di Milano è a livello europeo

Imprese, professionisti e lavoratori a Milano giocano un campionato con le altre grandi città del Continente. Per questo servono misure da adottare per aumentare la competitività di Milano nel mercato internazionale, portando in Italia lavoro e ricchezza che altrimenti vanno altrove. Esempio di misure ad hoc per Milano se potesse avere un grado di autonomia riconosciuto alle regioni:

  • strumenti per allineare le retribuzioni dei lavoratori al livello delle altre città-stato europee e mondiali, ad esempio detassando attività produttive e startup;
  • introdurre agevolazioni fiscali alle imprese e incentivi atte a far nascere startup di caratura internazionale;
  • stabilire ZES (zone economiche speciali) che invoglino a mantenere a Milano gli HQ delle neonate aziende prima di espandersi nel mondo;
  • facilitare l’iniziativa privata favorendo la nascita di imprese comunali-private a vantaggio della cittadinanza;
  • gestire la promozione turistica per aumentare l’attrattività su investitori e turisti;
  • estendere la durata dei contratti di apprendistato;
  • quotare in borsa il “brand” e/o la città e i suoi monumenti per ricavare risorse utili a ridurre le imposte a carico dei suoi abitanti e delle sue imprese.

Leggi anche: Milano deve far nascere aziende di SUCCESSO MONDIALE

#2 Trasporti e mobilità: per rendere più rapidi gli spostamenti urbani

Gli spostamenti nell’area metropolitana e nel centro comunale è una delle tematiche più tipiche per pendolari e city users nella vita quotidiana, che si muovono per studio e/o per lavoro a Milano.

La maggiore autonomia e risorse economiche aggiuntive dirette, ridistribuite quota parte dalla Regione Lombardia, e indirette attribuili alla creazione di valore, permetterebbero di realizzare:

  • una Circle-Line sul percorso della circonvallazione esterna per collegare le periferie senza dover passare sempre dal centro;
  • la linea metropolitana M6 da viale Certosa a Opera;
  • linee veloci, stile Transrapid di Shanghai, che colleghino gli aeroporti di Malpensa, Orio al Serio e Linate;
  • estensione di tutte le linee metropolitane fino alla seconda fascia dei comuni dell’hinterland;
  • tunnel e parcheggi sotterranei per togliere le auto dalle strade, favorendo una mobilità più rapida tra gli estremi della città, in previsione anche delle auto a guida autonoma;
  • un hub intermodale treno-aereoportuale di livello internazionale;
  • aumento del numero di taxi disponibili e liberalizzazione di servizi come uber;
  • riduzione o perfino azzeramento del costo del biglietto dei mezzi pubblici per i residenti.

Leggi anche:
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Il TRIANGOLO D’ORO: ci vuole una linea rapida degli aeroporti milanesi
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#3 Caro affitti: per rendere più inclusiva la città e ridurre il rischio di una bolla immobiliare

In una città che vede crescere il numero di studenti universitari e di persone comprese tra i 25 e i 40 anni di età (previsti altri 100.000 abitanti entro il 2030), il problema degli immobili da prendere in affitto o acquistare sta diventando insostenibile, complice l’attrattività di Milano e dei suoi progetti di rigenerazione urbana che hanno modificato il suo skyline.

Non esiste zona o quartiere che non stia diventando inaccessibile, diventando città-stato si potrebbe intervenire a livello legislativo, ad esempio:

  • obbligando a destinare una quota degli appartamenti di nuova costruzione agli affitti, di cui almeno il 20%, ad affitti calmierati per studenti e persone in difficoltà (modello attuato nella città stato di Vienna);
  • imponendo a società che detengono un alto numero di appartamenti sfitti, di proporli sul mercato in modalità di social housing (modello in valutazione nella città stato di Berlino);
  • riservando la stessa tassazione degli immobili affittati anche a quelli liberi, incentivando l’immissione sul mercato anche di questi immobili (modello utilizzato nella città stato di Parigi);
  • prevedendo agevolazioni fiscali o crediti d’imposta, per una durata di almeno 10 anni, a chi metta in affitto immobili ad un prezzo agevolato;
  • costituendo una società partecipata immobiliare, con aziende del territorio, per acquisire stabili abbandonati, ripristinarli e metterli in vendita o darli in affitto calmeriato alle fasce di popolazione più disagiate.

Leggi anche: 🔴 BREAKING NEWS: Nuovo record degli AFFITTI. Tre soluzioni per evitare che Milano diventi inaccessibile

#4 Lotta all’inquinamento: il diritto a respirare aria pulita

L’inquinamento atmosferico nella Pianura Padana è una piaga da decenni e assomma diversi fattori quali: la barriera formata dalle Alpi che limita la circolazione dei venti e la presenza di un terzo dei cittadini italiani che producono emissioni dannose per mezzo di veicoli, caldaie, aziende e allevamenti intensivi. Il tema dell’inquinamento assillava molte grandi città che però sono riuscite a risolverlo, come avvenuto a Londra da quando è diventata una città stato alla fine degli anni novanta, grazie a interventi strutturali.

Cosa si potrebbe fare in concreto diventando una città regione, potendo contare su una quota del budget di almeno 7 miliardi di euro da destinare sul territorio:

  • estendere il servizio dei trasporti pubblici h24;
  • rendere gratuito il servizio di trasporto pubblico;
  • utilizzare colonne e filtri che aspirano l’inquinamento come quelle presenti in alcune città internazionali (in Olanda, in Polonia e in India);
  • istituire un centro di ricerca permamente per lo studio e il test di sistemi innovativi mangia-inquinamento: se siamo una delle capitali dell’inquinamento dovremmo aspirare a diventare anche una capitale delle tecnologie anti-inquinamento;
  • prevedere l’utilizzo in città di veicoli 100% green (così come sarà con i mezzi pubblici entro il 2030);
  • eliminare in tempi rapidi tutte le caldaie dalle abitazioni e dagli uffici pubblici, sostituendole con impianti di teleriscaldamento, a pannelli solari o altre sistemi a emissioni zero;
  • progettare un sistema di lavaggio delle strade a ciclo continuo;
  • procedere ad una vera piantumazione estensiva e relativa cura di alberi in tutte le vie della città.

Leggi anche:
Forum Inquinamento: 10 idee che potrebbero essere utili anche a Milano
Città leader contro l’inquinamento

#5 Istruzione: un modello più legato al territorio che sfidi le migliori università del mondo

Il sistema formativo degli studenti milanesi è identico a quello di tutte le altre città d’Italia, sia per il metodo utilizzato che per i temi trattati. Un sistema formativo che penalizza le università milanesi che faticano ad emergere in un confronto internazionale.

Con il giusto grado di autonomia Milano potrebbe ottenere:

  • uno studio della storia più legato al territorio;
  • il rafforzamento dell’identità di coloro che nascono nel territorio;
  • la sperimentazione di nuovi modelli di insegnamento da poter esportare nel resto d’Italia;
  • la costruzione di un vera sinergia scuola-impresa con l’introduzione di programmi che sviluppino le competenze e le soft skills necessarie ad essere preparati per l’ingresso nel mondo lavorativo;
  • periodi lavorativi durante la carriera scolastica con l’obbiettivo di simulare la reale situazione lavorativa, per sostituire i fittizi programmi scuola-lavoro attuali.

Leggi anche: ISTRUZIONE alla Milanese: un modello di studi più coerente alle esigenze del territorio

Altri settori riformabili diventando una città-regione

La possibilità di sperimentare nuove politiche territoriali avvantaggerebbe altri settori come:

  • la polizia locale, ad esempio istituendo un corpo di polizia metropolitano con le stesse funzioni e gli stessi poteri delle forze di sicurezza nazionali, come i carabinieri;
  • la sanità, rendendo ancora più efficiente il sistema degli ospedali e della cura di malati cronici presso centri specializzati o a domicilio, investendo nella ricerca di nuove cure delle malattie rare per fare di Milano il migliore centro della salute d’Europa;
  • la giustizia, produrre leggi adeguate alla competitività del territorio per le aziende che decidano di investire con burocrazia zero e prevedere processi di breve durata.

L’ultima innovazione da sperimentare con Milano autonoma potrebbe essere proprio la politica, con lo scopo di implementare un modello di partecipazione e integrazione tra pubblico e privato che lasci l’opportuna libertà al secondo di creare valore per il territorio, a beneficio di tutte le fasce sociali.

Primo passo per fare qualcosa di concreto? Aiutarci nell’iter per il referendum. Per farlo, scrivici su info@milanocittastato.it.

FABIO MARCOMIN

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Nel Parco di Villa Litta c’è una CHIESETTA DEGLI APPESTATI

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chiesetta degli appestati
Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, Antoine-Jean Gros (1804)

Il Parco di Villa Litta, il più antico a Milano tra quelli al di fuori della cerchia dei bastioni, è sicuramente uno dei luoghi maggiormente in auge della città, complice l’ampia opera di riqualificazione in atto ormai da anni nei suoi dintorni e in generale nel suo quartiere, quell’Affori che sta diventando sempre più la calamita d’attrazione del Municipio 9.

Leggi anche: 10 motivi per amare AFFORI, la periferia nobile di Milano

Rimane ancora celata ai più la Cappella degli Appestati sita al suo interno: già Cappella della famiglia Litta Modignani, contigua alla villa e cintata rispetto al Parco, è un piccolo gioiello interamente affrescato con la tecnica del trompe-l’œil, e contiene al suo interno una rarissima tela della Scuola Lombarda del 1700, raffigurante la Madonna Venerata dai Santi Pietro, Paolo, Carlo Borromeo e Francesco.

 

Dopo la famigerata epidemia di peste del 1630, che uccise il 26% della popolazione milanese, divenne un’usanza comune quella di costruire edicole in memoria dei morti per l’intollerabile male. I Litta, famiglia illustre del patriziato milanese almeno dal 1258, non furono da meno, e decisero di erigere la cappella gentilizia non appena acquistarono (e rinnovarono) l’odierna omonima villa dagli eredi dei Corbella.

Oggi la Chiesetta è al centro dell’attenzione in quanto parte dell’esteso rifacimento del Parco, già in parte completato, ma che ancora deve vedere realizzata la nuova recinzione semitrasparente in luogo dell’attuale muro, che darà continuità visiva dalla Villa al suo Giardino e libererà finalmente la Cappella agli sguardi degli astanti.

HARI DE MIRANDA

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I DUELLANTI: Canova e Thorvaldsen, alle Gallerie d’Italia la nascita della scultura moderna

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Canova-Amore-e-Psiche-1800-particolare

Canova e Thorvaldsen la nascita della scultura moderna…a Milano alle Gallerie d’Italia!

Canova e Thorvaldsen colleghi e rivali, insieme, a Roma, danno vita all’arte moderna partendo però dall’arte antica!

Due artisti, famosissimi anche nel loro tempo,  molto simili, uno italiano l’altro danese, spesso addirittura con la stessa committenza e gli stessi soggetti…che però riescono a proporre opere molto personali che in mostra, spesso accostate, son proprio direttamente confrontabili.

Il confronto diretto c’era già stato, dal vivo, a Roma dove Canova si era trasferito da Venezia nel 1781 e dove il danese, più giovane, è arrivato nel 1797, da Copenaghen. Per venti anni saranno loro a dettare legge in campo artistico sfidandosi direttamente anche realizzando gli stessi soggetti…ovviamente qui  ne vediamo parecchi!

In mostra vediamo molte opere di artisti contemporanei ai nostri due protagonisti. Spesso sono proprio allievi di Thorvaldsen o artisti che hanno scelto di rappresentare i soggetti tanto amati nel Neoclassicismo, come Amore e Psiche, realizzati ovviamente anche da Canova!

Se volete saperne di più… trovate  una dettagliata descrizione della mostra  e una selezione di opere ancora più ampia nel blog Proffrana Veronica Biraghi

Gallerie d’Italia
Piazza della Scala 6
Milano

Dal 25 ottobre 2019 al 15 marzo 2020

Grindhouse!

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Al Cinema Beltrade vi attende un film di Quentin Tarantino, che vi lascerà stupefatti!

Grindhouse, per provare una scarica di adrenalina, mista a brividi!

Ma di che si tratta?

Per la dj più famosa di Austin: Jungle Julia, l’ora che si avvicina al tramonto costituisce il momento migliore per un po’ di relax insieme alle sue due migliori amiche Shanna e Arlene. Al Texas Chili Parlor non tutti si limitano a guardarle: tra chi le osserva c’è anche lo stuntman Mike che attende solo di poterle attirare nella sua trappola.

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Nuovi NOMI alle STRADE per una Milano più INTERNAZIONALE

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vie da rinominare

Siamo convinti che tante intitolazioni di vie, piazze, corsi, siano state assegnate a casaccio.

Non solo si annoverano molteplici e fastidiose dediche a re, reginette, principini e saltimbanchi di casta savoiarda, che fanno assomigliare Milano ad un feudo piemontese e dei quali abbiamo già scritto. Sono numerosissime anche le intitolazioni a paesi e cittadine di scarsa importanza che trasmettono un’idea di città provinciale. 

Alcuni esempi? Corso Vercelli (decisamente troppo centrale ed importante come via per la sonnacchiosa cittadina piemontese), corso Lodi (praticamente un quartiere di Milano), via Bisceglie (nella bellissima Puglia forse altre località meriterebbero maggior attenzione), via Corleone (inutile aggiungere altro…).

La vocazione internazionale di Milano, la sua centralità nella storia mondiale, i suoi legami con tante realtà lontane, i suoi gemellaggi, ci spingono a proporre qualche cambiamento, ricaratterizzando vie che fisicamente e simbolicamente ci colleghino ad altre città e continenti: sarebbe bello poterle rinominare per parte del tratto.

Nuovi nomi alle strade per una MILANO INTERNAZIONALE

vie da rinominareViale Fulvio Testi (importante poeta e letterato): decisamente troppo lunga per un solo personaggio, potrebbe dopo qualche numero civico diventare BERLINO CHECK POINT CHARLIE. La capitale tedesca con il suo muro fa parte del nostro immaginario.

Viale Monza (cittadina alle porte di Milano): dopo qualche decina di metri diventerebbe PROSPETTO SAN PIETROBURGO, meravigliosa città con la quale dovremmo tornare presto gemellati.

Via Padova ci immetterebbe in VIENNA RING: il profondo legame storico culturale con la città di Maria Teresa non si è mai interrotto e suonerebbe molto musicale alle nostre orecchie.

A proposito di musica, il compositore partenopeo Antonio Nicola Porpora ci porterebbe in via della STEPPA TRANSIBERIANA fino a Vladivostok.

Viale Rubicone: il piccolo corso d’acqua dall’importante storia ci immetterebbe in via dell’INDIPENDENZA SCOZZESE, in onore di quella splendida ed aspra terra patria di William Wallace.

Via Gallarate (non ce ne vogliano i gallaratesi): la cambieremmo completamente in BOULEVARD DE LA RÉPUBLIQUE FRANÇAISE. Per quanto vi possano stare antipatici i transalpini, quella strada porta in Francia con cui Milan (alla francese) ha tante cose in comune. Oltre alla storia, anche le similitudini linguistiche.

Novara merita di dare il nome a tutta un’arteria così nevralgica? Visto e considerato che è in direzione Lione, diventerà CORSO LYONNAISE, in onore della bellissima città transalpina dell’Angelo di Fourvière, con la quale siamo gemellati: sarebbe più appropriato.

Via Lorenteggio, di vaga e poco certa origine medievale, non ci dispiacerebbe fosse condivisa con la località tanto amata da molti milanesi: CARRETERA FORMENTERA.

Via dei Missaglia, un’importantissima famiglia di armaioli che merita sicuramente un posto di rilievo nella toponomastica. Ma la via a loro dedicata è lunghissima: visto che si dirige verso sud, potrebbe essere condivisa con TANGERI PORTA D’AFRICA, città di contrabbandieri, spie ed intrighi, ricca di fascino e storia, via d’ingresso per il continente africano.

Per Lodi basta una fermata della metro: dedicheremmo il corso ad ISTANBUL, magnifica e importante città sul Bosforo.

La Cina, sempre più presente nella nostra città a tutti i livelli, sarebbe giusto collegarla in qualche maniera: VIA DELLA SETA, che sia di buon auspicio per un legame sempre più solido! Il viale che porta a Linate, il Forlanini, è estremamente lungo… e va nella direzione giusta.

Continua la lettura con: Monumenti di Milano da abbattere

ANDREA URBANO

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1 a 121: a Milano il PRIMO MONUMENTO pubblico dedicato a una donna

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il personaggio

Da mesi il Consiglio comunale di Milano chiedeva all’Amministrazione di realizzare il primo monumento dedicato a una donna. Questo per colmare l’importante divario tra i 121 monumenti maschili e l’assenza della presenza femminile.

Il figlio di Rachele Bianchi, celebre artista e scultrice milanese scomparsa nel 2018, ha così deciso di donare al Comune di Milano, il ‘Personaggio’, un’imponente scultura in bronzo dedicata a una figura femminile.

il personaggioAlta 3,6 metri e larga 1,7 metri, la scultura raffigura una donna avvolta in una tunica, simboleggiando le virtù femminili, quali le qualità morali, sociali e culturali. L’artista Rachele Bianchi ha sempre cercato la rappresentazione degli elementi ‘interiori’ delle donne, studiandone, più che l’aspetto fisico, la condizione culturale, i sentimenti, il percorso storico e sociale, con la volontà, che pervade gran parte della sua produzione artistica, di contribuire al riconoscimento dei diritti della donna.

Il ‘Personaggio’ di Rachele Bianchi, dedicata alla ‘sua’ Milano, è ora posizionata in via Vittor Pisani, all’angolo con viale Ferdinando di Savoia.

 

SILVIA BOCCARDELLI

 

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🔴 BREAKING NEWS. Milano sempre più inaccessibile: il 9% dei milanesi si spartisce oltre 1/3 della ricchezza

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L’osservatorio di Assolombarda, arrivato al terzo anno, è uno studio che misura l’attrattività e la competitività di Milano nel confronto internazionale, in base ad una serie di indicatori.
Come riporta il corriere, i dati dell’analisi certificano che nell’ultimo quinquennio mentre l’Italia arretra, Milano aumenta la sua quota sul PIL nazionale, passando dal 4,6% al 9,7%, e quello procapite supera i 49mila euro rispetto ai 26mila della media del Paese”.

In un Paese che in confronto internazionale pare precipitando, Milano sembra resistere. Emerge però un dato preoccupante: nello stesso periodo aumenta la forbice tra chi è più ricco, sono sempre meno ma hanno sempre di più, e chi è più povero. Il 33% della ricchezza è detenuto da solo il 9% della popolazione. I dati mostrano pertanto che l’età dell’oro di Milano rischia di riguardare solo una ristretta oligarchia di milanesi, tenendo la maggioranza alla finestra.

Il problema chiave: l’inaccessibilità

Il problema di Milano non sembra tanto la ricchezza in sè, quanto l’accessibilità economica a 360 gradi per vivere la città. I dati mostrano che la maggioranza dei cittadini non sta riuscendo ad aumentare il suo reddito in modo da compensare l’incremento dei costi ad esempio legati all’acquisto o affitto di un’abitazione, ai divertimenti, ai servizi, alla mobilità, all’istruzione o fiscali.
L’attrattività crescente verso i giovani, universitari o comunque under 35, anche dovuta al peggioramento delle condizioni del resto d’Italia, rischia di esaurirsi in fretta complice il costo della vita elevato, che permette solo ai benestanti di godere delle opportunità più importanti.

la maggioranza dei cittadini non sta riuscendo ad aumentare il suo reddito in modo da compensare l’incremento dei costi ad esempio legati all’acquisto o affitto di un’abitazione, ai divertimenti, ai servizi, alla mobilità, all’istruzione o fiscali

Una soluzione all’esclusione dei più deboli: una rivoluzione immobiliare

L’abitazione sta diventando un lusso, anche solamente per uno studente che intenda prendere in affitto una stanza, rendendo di fatto la vita difficile per molti che decidano di vivere in città.
Il prezzo a metro quadro, che si riflette sia sulla locazione che sulla compravendita, sta raggiungendo vette insostenibili anche nei quartieri periferici con una media di 1.300 euro per un bilocale. E questo accade in una situazione economica che difficilmente consente a chi entra nel mondo del lavoro di avere uno stipendio che gli copra affitto e spese di base per vivere.

Milano dovrebbe innanzitutto ridefinire una strategia del settore immobiliare che tenga conto di tutte le fasce sociali, sia per immobili di nuova costruzione che per immobili abbandonati da ripristinare o ristrutturare.

In questo articolo avevamo espresso alcune nostre proposte: Nuovo record degli AFFITTI. Tre soluzioni per evitare che Milano diventi inaccessibile

Solo una Milano Città Regione potrebbe agire concretamente

La mancanza di autonomia e libertà d’azione anche a livello legislativo, e altresì la scarsità di risorse economiche limitano fortemente l’azione di Milano che sia a livello comunale che di Città Metropolitana sono impotenti.
Tutto passa quindi dal referendum, previsto all’art. 132, che consente di trasformare le città, con almeno 1 milione di abitanti, in regioni: di conseguenza il nostro capoluogo avrebbe le stesse funzioni, competenze e risorse previste per questi enti, in questo caso verrebbero assegnati quota parte i trasferimenti statali della Lombardia, ovvero tra i 7 e gli 11 miliardi a seconda del calcolo utilizzato.

Con le regole attuali Milano corre un grosso pericolo, nel giorno in cui i titoli di stato italiani a dieci anni sono stati superati perfino da quelli greci, quello di sprofondare insieme al resto dell’Italia invece che guidarla al rinnovamento attraverso la sperimentazione di un nuovo modello economico e sociale. 

FABIO MARCOMIN

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Mid Term SALA: 10 problemi irrisolti che mettono a rischio la sua rielezione

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Milano è nell’età dell’oro. L’età dell’oro è uno stato di grazia, dove tutto sembra andare alla grande e pare impossibile pensare o dire qualcosa di male. Ecco, noi temiamo che il rischio di Milano sia di perdere questa età dell’oro proprio per la paura di vedere e di dire che ci sono cose che devono andare meglio. Per questo ci sentiamo di dire che il mandato di Sala ha sì prodotto luci, però ci sono delle ombre che mettono a rischio l’età dell’oro di Milano e il futuro politico del suo sindaco. Vedremo se riuscirà a rimediare nella parte finale del suo mandato

Mid Term SALA: 10 problemi irrisolti che mettono a rischio la sua rielezione

#1. Milano tra le città più inquinate d’Europa

“La questione del global warming deve essere primaria in un paese serio!” ha annunciato Sala. Condividiamo al 100% le sue preoccupazioni sulle tematiche ambientali globali, ma forse occorre prima pensare a casa propria. Triste ammetterlo ma Milano sta perdendo la battaglia contro lo smog, restando stabilmente agli ultimi posti in Italia e in Europa per la qualità dell’aria che respiriamo: Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), a causa dell’inquinamento dell’aria ogni milanese perde in media circa un anno
di vita. Considerando che ogni persona ogni giorno a fronte di circa 2 litri di acqua, ingerisce dai 10000 ai 15000 litri di aria, si capisce quanto primario sia risolvere questo problema per il primo cittadino. Un problema primario che le principali città del mondo, in Europa e nel mondo, stanno affrontando in modo strutturale incentivando l’adozione di tecnologie innovative per depurare l’aria. Milano è latitante su un tema che potrebbe soffocare le ambizioni del nostro sindaco.

Leggi anche: A Milano manca l’aria

#2. L’irrilevanza nazionale

Milano continua a farsi prendere a pesci in faccia dai governi nazionali. Non ci concedono nulla: il patto per Milano, firmato anche da Sala, che doveva fare piovere miliardi su Milano ma che è svanito nel nulla, il boicottaggio del governo per l’EMA, niente soldi per le Olimpiadi, la non presenza di Milano in nessun tavolo o questione gestita dal governo. Senza contare la mancata presa di posizione del sindaco su scelte del governo che possono compromettere per sempre il futuro di Milano, come politiche assistenziali che aggravano il deficit o iniziative di politica economica dannose per le imprese o per la Borsa che, non a caso, ha sede nella nostra città. Di tutto questo il sindaco potrebbe essere chiamato a risponderne dai suoi cittadini.

Leggi anche: Roma non ci ema: i boicottaggi contro Milano

#3. La latitanza nell’area metropolitana

Sala è sindaco della città metropolitana ma è diffusa la sensazione che non abbia mai messo piede al di fuori dell’area comunale. E’ vero che il sindaco di Milano viene eletto solo dai cittadini residenti nell’area urbana però la sua latitanza in una funzione che riguarda comunque gli interessi dei milanesi potrebbe essere giudicata male da molti elettori. Specie quelli che intendono il sindaco più come un apostolo degli interessi di Milano che come un macchinista.

Leggi anche: Milano città stato e città metropolitana

#4. Le periferie

Per molti aspetti è come se esistesse il centro di Milano, all’interno della cerchia dei navigli, e il resto del mondo. Molte delle iniziative più celebrate dalla giunta impattano positivamente per chi abita in zone centrali e ben servite dai mezzi pubblici, ma a un prezzo che spesso viene pagato da chi vive in aree più disagiate. Un esempio è l’area C che penalizza chi vive al di fuori del centro sia come costo di accesso che per il maggiore traffico che si riversa oltre l’area più tutelata. Anche le iniziative prese per ridurre la mobilità in città delle automobili, agevolano la qualità della vita di chi abita in zone centrali o ben servite dalla metropolitana, ma aggravano i disagi di quelli che vivono più lontano e che sono costretti ad usare l’auto per poter lavorare o per potersi muovere senza dover metterci ore in bus o in bicicletta. Nella comunicazione del Comune il “piano periferie” si chiama ora “piano quartieri“: rimozione o segnale di resa?

#5. Il “perchè sì?”

“Ci sono persone che si chiedono perchè no? E quelli che si chiedono perchè sì?”. Il sindaco è più vicino al secondo tipo di persone. Questo approccio di chiusura verso la novità rischia di tradursi in una scarsità di progetti realmente innovativi e ambiziosi, che alla lunga potrebbe pesare nel giudizio della città più ambiziosa e più orientata al futuro in Italia.

#6. Una città sempre più per ricchi (che vivono di rendita)

La capitale morale, del lavoro e delle start up sta diventando sempre meno accessibile. I prezzi degli affitti stanno volando alle stelle e, in un confronto internazionale, Milano è ai primi posti nel rapporto prezzo delle case in rapporto allo stipendio medio, specie dei più giovani. Una città che rischia di tenere lontano startupper, studenti, freelance e, in generale, chi ha idee e voglia di mettersi in gioco rischia di avvitarsi in un declino irreversibile.

#7. La promessa mancata di Milano Città Stato

Ai milanesi non piace chi si rimangia la parola. Il giorno prima del ballottaggio che lo ha visto vincitore, il sindaco ha annunciato il suo sostegno all’istanza di Milano città stato: “Se sarò Sindaco, mi impegnerò personalmente ad individuare la strada più corretta per fare in modo che Milano acquisisca quell’autonomia che consentirebbe alla città di dare vita ad una nuova stagione di investimenti in innovazione, sostenibilità, inclusione ed internazionalizzazione”, per poi concludere scrivendo: “Rendiamo il più concreto possibile lo status speciale che desideriamo per Milano e sottoponiamola al vaglio dei nostri concittadini organizzando uno o più momenti di partecipazione e deliberazione.
Possiamo fare del 2017 l’anno in cui i milanesi hanno la possibilità di prendere in mano su queste basi il futuro della città. Proviamoci”.
Il 2017 è alle spalle e nulla si è visto. Nelle elezioni qualcuno potrebbe ricordare questa promessa del marinaio.

Leggi anche: lettera di Sala per Milano Città Stato: Proviamoci. Mi impegnerò personalmente.

#8. Il manto stradale

Lo stato del manto stradale di Milano è imbarazzante.

Leggi anche: Strade pericolose a Milano

#9 La riapertura dei Navigli e la strategia dei rendering

Era stato uno dei suoi cavalli di battaglia nella campagna elettorale del 2016. Ma malgrado la promessa al momento del dunque il progetto che fa sognare molti milanesi è stato rimesso nel cassetto. In un’intervista il sindaco ha anche detto che sta pensando di ritornare sul tema nella prossima campagna elettorale. Ma se lo facesse rischia l’effetto boomerang. Così in molti nel suo entourage temono che vengano smascherati molti progetti presentati e diffusi con rendering strabilianti ma di cui si sono poi perse le tracce. Come il fantasmagorico Colosseo Verde: dopo anni resta solo un luogo chiuso al posto di un gioiellino unico quale era il Vivaio Riva. In campagna elettorale molti potrebbero ipotizzare che la propaganda ecologista sia stata usata a volte a sproposito, per nascondere speculazioni immobiliari.

#10 Caro biglietti e Area B

A Santiago il rialzo dei prezzi dei biglietti ha portato alla rivolta nelle strade la popolazione. A Milano c’è stata una polemica subito silenziata anche attraverso la promessa di future ricadute positive, anche sul bilancio del Comune. Le prime proiezioni sembrano però sollevare alcune ombre, come quelle che aleggiano sui risultati dell’Area B che fino non sembra aver avuto alcuni impatto sull’inquinamento. Mentre lo ha avuto come disagio per chi arriva dall’hinterland o dalle periferie ma non può permettersi un’auto nuova.

MILANO CITTA’ STATO

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Chi ha voglia di un gelato?

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E’ sempre tempo di un gelato. Giusto?

Secondo me chi ha inventato il gelato deve essere un genio, non c’è nulla di più goloso, fresco e soddisfacente di un bel gelato fresco. Sia che tu sia tipo da cono o da coppetta, c’è un posto che non può che conquistarti il cuore: LA Gelateria della Musica.

I gentilissimi gelatai non ti serviranno cantando, ma tu chiederai un cono al gusto Raffaella Carrà, Paolo Meneguzzi e Max Pezzali! Non sto scherzando, ogni gusto -tutti ottimi e particolarissimi- sono dedicati ai cantanti più famosi di sempre!

Andate e provate!

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Le ALTRE DUE TORRI di CityLife

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torri di citylife

City Life District è uno dei quartieri più frequentati e amati di Milano, proprio per essere tra quelli più all’avanguardia. È infatti caratterizzato da edifici che disegnano il nuovo skyline milanese e dalla presenza del parco circostante che vanta piste ciclabili, aree pedonali e spazi verdi.

Lo shopping district urbano più grande d’Italia

Cuore pulsante del quartiere è il nuovo centro commerciale realizzato ai piedi della Torre Hadid, dotato di cento negozi, una food court, un cinema, oltre a diverse dedicate aree dedicate allo studio e al relax.

Facilmente raggiungibile con la metropolitana lilla, l’emergente rione durante il weekend è gremito di turisti e milanesi che vogliono prendersi una pausa dalla frenesia, in una delle zone più in della città

Gli sviluppi futuri dell’area

Con l’intenzione di proiettarlo sempre più verso il futuro, son già previsti diversi interventi, tra i quali la realizzazione di una zona pedonale ancora più ampia, grazie a un progetto di viabilità carrabile interamente sotterranea.

Il disegno iniziale del 2004 prevedeva costruzioni per 292mila metri quadrati nell’area che ospitava la vecchia Fiera di Milano, ma venne ridimensionato nel 2008, con la previsione di opere architettoniche per 220mila metri quadri, comprensivi di tre torri e una serie di edifici da dividere tra residenze e uffici.

Oggi troviamo le Tre Torri che danno un secondo nome al distretto, nonché la denominazione alla fermata della metropolitana.

La torre Isozaki occupa il secondo posto tra i grattacieli più alti della nostra penisola e ospita il quartier generale italiano della compagnia assicurativa Allianz.

Soprannominata lo Storto per via del suo andamento tortile, la Torre Hadid è sede degli uffici milanesi delle Assicurazioni Generali, mentre, con il nickname il Curvo, la torre Libeskind, sarà sede della multinazionale PwC non appena sarà completata.

Due nuove torri in progetto

Una volta conclusa la realizzazione del progetto, rimarrebbero ancora delle aree edificabili che sono quelle inserite nel progetto preliminare del 2004: attualmente sono occupate dai campi da tennis e dagli hangar utilizzati come cantieri per i lavori in corso.

Da qui l’idea di realizzare due nuovi grattacieli: si tratta di due torri adibite esclusivamente a uffici, che, stante l’accresciuto prestigio internazionale acquisito da Milano, non faticherebbero a trovare locatari.

Stando ai rumors di mercato, le nuove torri sarebbero realizzate proprio ai confini di CityLife, a creare un legame ancora più forte con i quartieri circostanti, che da questo progetto di riqualificazione e sviluppo stanno ottenendo benefici sulle valutazioni immobiliari.

E il risultato non potrebbe che portare un tornaconto alla stessa Generali, divenuta dominus assoluta del progetto.

 

ALESSIA TARABINI

 

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