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10 sintomi di pazzia di noi mamme milanesi

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Dopo il successo dell’articolo sui sintomi di pazzia delle donne milanesi, ci hanno scritto delle mamme dicendo che la loro pazzia merita ancora più attenzione. Per non parlare di quella dei papà, che risponderanno presto al fuoco.


10 sintomi di pazzia delle mamme milanesi

#1. Misurare l’amore materno dall’imbacuccamento

Le mamme milanesi coprono i figli di tanti strati. Ci capita spesso di vedere bambini che a fatica si muovono a causa dell’eccessivo imbacuccamento. Pare esista una particolare proporzione diretta per cui, più il pargolo è coperto, più è amato.

#2. Dai Sbrigati!

Quante volte le mamme incitano i fanciullini. Nella migliore delle ipotesi la mamma milanese ha fretta; nella peggiore è già in ritardo. Ma ignari, i fanciulllini, protetti dal loro microcosmo, non rispondono alle ripetute chiamate. Questo fa crescere esponenzialmente il grado di nervosismo della mamma, creando un cortocircuito che può condurre fino in clinica.

#3. Usare l’automobile (anche se abita a 5 minuti a piedi)

Ovvero: del “Trasportare” a scuola i pargoli con il SUV turbo diesel 5.000 cc.
La domanda che probabilmente lasceremo ai posteri è: come mai la mamma milanese ama così poco fare due passi per portare i bambini a scuola!?
Piuttosto che andare a piedi, la mamma milanese sposta un SUV che poi non sa dove parcheggiare, con conseguente altissima possibilità di prendere una multa in quei dieci minuti o di intasare un intera via.
Nonostante le conosciute controindicazioni, però, la mamma rimane fedele al suo stile di vita.

#4.Non ti sporcare

Per i bimbi di tutto il mondo sbrodolarsi il gelato addosso o sporcarsi di fango è una cosa naturale, ma per il piccolo milanese no. Col rischio di diventare una creatura asettica e sterilizzata.

#5.L’agenda del bimbo

A sentire l’agenda settimanale feriale dei piccoli milanesi ti viene il capogiro: lunedì nuoto, martedì calcio, mercoledì pianoforte, giovedì ancora nuoto. Un buono sviluppo fisico è necessario per affrontare le future sfide, bisogna avere le spalle grosse… ma la mini agenda anche no!

#6. Performare

Fin da piccolini ai milanesi viene insegnato che bisogna oltre che performare anche vincere, qualsiasi competizione acquista lo squisito sapore di una possibile vittoria. Sentiamo spesso mamme milanesi cantare le lodi dei loro piccoli campioni o insultare l’arbitro in un campo sportivo.

#7.Ubi casa minor cessat

Al telefono: “Scusa Ali, Clem si è tagliata un dito, sanguina, aspetta un attimo… Ah ok per fortuna non ha sporcato il muro appena imbiancato”

#8.Mamma no tobacco

Le mamme milanesi non fumano davanti ai figli, questo è sicuro. Purtroppo hanno inventato questa tecnica: nascondere la sigaretta dietro la schiena. Per cui il piccolo vede che da dietro mamma esce una densa nuvola di fumo, penserà che la mamma stia andando a fuoco.

#9.Lo stato di esaurimento permanente

Le mamme milanesi di default sono esaurite. Se non è la tata, il bambino malato, il marito che non si occupa della prole, la stanchezza cronica di cui soffre perennemente, è il brutto tempo, il freddo il vento, lo smog, il frigo vuoto. “Devo correre a comparare il latte, ciao, ciao, ciao, ciao”

#10.Sempre al top

Le mamme milanesi giustamente non sono risolte nel loro ruolo di mamme, sono lavoratrici, intelligenti, informate e ci tengono molto al loro aspetto.
Le mamme milanesi sono praticamente perfette.

Credit photo: www.ipadmama.it

Perché viale delle Rimembranze si chiama così anche se è una PIAZZA?

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Rimembranze di Lambrate
Rimembranze di Lambrate

È forse il viale più piazza del mondo: viale delle Rimembranze di Lambrate. Una piazza perfettamente circolare che prende il nome di viale. Come mai, si chiede il viandante che capiti da quelle parti? Nel quartiere della Lambretta e di via Ventura, molti rispondono a spallucce, senza sapere la risposta. Ma noi la risposta l’abbiamo trovata.

Perché viale delle Rimembranze si chiama così anche se è una PIAZZA?

Le Rimembranze si riferiscono al “rimembrare”, ovvero al ricordo. Ma di cosa?

Oggi la piazza-“viale” delle Rimembranze unisce le due parti in cui era divisa fino all’inizio del XX secolo: Lambrate di sotto, che includeva via Conte Rosso (ex corso Vittorio Emanuele, quella in cui si trova La Cappelletta di età romana e sulla quale cadde una bomba durante la Seconda Guerra Mondiale che forò il tetto, non deflagrò e diede origine al “miracolo locale”) e Lambrate di sopra.

Autorevoli guide alla toponomastica meneghina ricordano: [Foto sotto]

Quindi il “Rimembranze” non fa riferimento a quando Lambrate era ancora un comune autonomo da Milano – correva l’anno 1923 – bensì all’ingente numero di abitanti di Lambrate, 114, che persero la vita al fronte nella Grande Guerra.

“La porta d’ingresso di Lambrate”

La piazza di Viale delle Rimembranze, definita da molti “la porta d’ingresso di Lambrate”, è allora da considerare come un giardino della memoria, “al quartiere che ha pagato un forte tributo di vite, rappresentate dai platani che, con tre cerchi concentrici, orlano il centro della piazza. È ampia circa 5000 metri quadrati e ha un diametro di circa 80 metri”, spiega il sito www.z3xmi.it.rimembranze+di+lambrate

Oggi questo non-luogo occupato solo dal traffico delle auto e dal transito della linea tranviaria 33 viene sporadicamente usato, ma occorre premettere che la vera e propria strage prodotta dalla Prima Guerra Mondiale (in ci persero la vita oltre 600.000 soldati italiani vi persero la vita), portò alla realizzazione, in moltissime località, di un monumento a ricordo dei caduti. Spesso, secondo tradizione, al posto di una scultura, si dava vita a un viale alberato in cui a ogni pianta corrispondesse un caduto. Sempre per restare in ambito milanese, un viale simile è presente a Greco Milanese, ch’era anch’esso, all’epoca, comune autonomo.

Nel caso di Lambrate, forse per dare maggior enfasi all’immane tragedia, si optò per la realizzazione di un rondò, dove furono messi a dimora 114 platani, ognuno di essi a rappresentare un caduto del quartiere.

Passati molti anni e scomparse le generazioni che avevano vissuto quei momenti si rischiava che il “Viale” delle Rimembranze fosse vissuto come un normale rondò cittadino. Per evitare ciò, qualche anno fa, il consiglio di zona decise di ripristinare le targhette con il nome dei caduti (anche in carattere Braille) sul tronco dei platani. Come a dire che Milano non dimentica”.elenco-caduti-GG01

Supporta la tesi twbiblio.wordpress.com:

“I caduti del Comune di Lambrate, annesso nel 1923 a Milano, morti nella Grande Guerra furono 114. Per ricordarli fu creato il Viale delle Rimembranze di Lambrate. Ma, contrariamente a quanto avvenuto in altri luoghi, dove al posto di un monumento a ricordo dei caduti è stato realizzato un viale alberato e ogni pianta venne messa a dimora in memoria di un caduto, a Lambrate il viale non fu alberato: lungo il suo asse venne sfruttato un rondò realizzato quale capolinea dei tram
rondò viale rimembranzae su di esso furono piantati 114 platani.
Sulla facciata della ex scuola elementare Maroncelli lungo il viale, non sul rondò, vi sono due lapidi che riportano i nomi dei caduti, non tutti leggibili perché capita che le corone messe annualmente ne impediscano la vista.

Passati gli anni i platani sono cresciuti ma alcuni sono inevitabilmente morti. E poiché quel luogo della memoria a chi lo attraversava non evocava il significato di quei platani il Consiglio di zona 3, nel 2005, decise di ripristinare, sui tronchi dei platani, le targhette con il nome dei caduti, indicandoli anche in carattere Braille. Peccato che delle 114 targhe ne siano rimaste solo 16.

Continua la lettura con: Lambrate policentrica

PAOLA PERFETTI 

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Mettete dei fiori nei vostri vagoni (della metropolitana)

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Sempre più spesso accade che le immagini condivise via Facebook riescano a fare il giro del mondo più velocemente di qualunque mezzo di comunicazione. Treni della metropolitana ultra veloci compresi. Anche quelli sud coreani.

Sono tratte esattamente dal social inventato da Mark Zuckemberg queste fotografie.

Con un effetto 3D straordinario, questi trompe l’oeil evocano le fronde di alberi di ciliegio in fiore, un classico della cultura nipponica e orientale in generale.

Ma anche spiagge brasiliane e onde su cui fare surf, corsi d’acqua da solcare con battelli alla ricerca di nuove avventure… e così via.

[Foto da Japan in Pictures- Facebook]

Il sito indonesiano www.sayona.web.id spiega questa come l’ultima di una serie di iniziative condotte da Seoul per espandere il settore turistico e incentivare la conoscenza delle specialità locali del Sud Corea. Il “Cicerone” in questione a portata di ogni passante? Proprio i vagoni dei treni della metropolitana.

“L’idea è quella di salire a bordo e di sentirsi trasportati in un generico altrove”, spiegano i giornalisti indonesiani. Da qui, le decorazioni tridimensionali con le immagini dell’Australia, Macao, Repubblica Ceca e altri Paesi del mondo che verranno cambiate e aggiornati ogni tre mesi, per un anno almeno.

Con effetto sorpresa, diffusione virale e pubblicità gratuita (già si sprecano i selfie a bordo) belli che garantiti.
Non ci piacerebbe qualcosa del genere all’interno della nostra metropolitana?

RESTAURANT MAP NEW EDITION

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Restaurant Map Milano New version

La Restaurant Map con la selezione dei migliori ristoranti più prossimi alle fermate della metropolitana di Milano ha riscosso un successo così strepitoso da esigere una seconda “Map”, questa new edition, contenente i locali consigliati dai lettori. 

Le novità rispetto alla prima edizione sono scritte nel colore della linea della metropolitana. Restano in nero le conferme della prima edizione.
Rispetto alla prima edizione compaiono anche i ristoranti top per le fermate ai limiti di Milano Città Stato: sono riportati i ristoranti preferiti per Genova, Torino, Bologna, Como, Lago Maggiore, Bergamo, Monza e Varese.

Ricordiamo per chi la vuole rivedere anche la People Map, la prima mappa di Milano in cui ogni fermata è associata a un personaggio più o meno noto.

Anche la RESTAURANT MAP NEW EDITION sostiene:

crowdfunding milano citta stato indiegogoCAMPAGNA DI CROWDFUNDING

DI MILANO CITTÀ STATO 

DAL 7 APRILE, SU INDIEGOGO

Quello che pensano di Milano gli studenti stranieri

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studenti stranieri milano

Milano è meta di molti turisti, ma c’è una tipologia di loro molto particolare: gli studenti stranieri.
Ogni sei mesi arrivano ondate di giovani da tutto il mondo. Nel mio corso al Politecnico ho scelto studenti di 5 nazionalità: India, Cina, Ecuador, Pakistan, e Serbia. Ho cercato di capire cosa pensano dell’Italia, se si trovano bene o che cosa porterebbero del loro Paese qui nella capitale morale.
Ecco cosa mi hanno risposto.

QUELLO CHE PENSANO DI MILANO GLI STUDENTI STRANIERI.

I PROFILI DEI MIEI COLLEGHI INTERVISTATI:

INDIA 1, ragazza, 25 anni, in Italia da settembre 2015
INDIA 2, ragazzo, 27 anni, in Italia da settembre 2015
CINA X5, 3 ragazzi di 24 anni, 2 ragazze, in Italia da settembre 2015
ECUADOR, ragazzo, 23 anni, in Italia da 2012
PAKISTAN, ragazza, 24 anni, in Italia da settembre 2015
SERBIA, ragazzo, 23 anni, in Italia da settembre 2015
INDIA 3, ragazza, 27 anni, in Italia da settembre 2015

#1 Perchè hai scelto di venire in Italia?

Ragazza Indiana: per il corso di studi
Ragazzo Indiano: consigliato da un amico che studia in Italia
Ragazzi Cinesi: perché c’è il Politecnico
Ragazzo Ecuadoregno: perchè ho scoperto che il Politecnico è un’ottima Università in Italia
Ragazza Pachistana: per motivi universitari
Ragazzo Serbo: per il Politecnico
Ragazza Indiana: motivi universitari

Commento: al primo posto nettamente i motivi di studio

#2 Dopo sei mesi dal loro arrivo in Italia, una certa malinconia capita a tutti. Cosa ti mancherà da Milano quando tornerai nel tuo paese?

Ragazza Indiana: il buon clima
Ragazzo Indiano: le ragazze
Ragazzi Cinesi: gli amici
Ragazzo Ecuadoregno: il centro storico
Ragazza Pachistana: monumenti e spazi verdi
Ragazzo Serbo: il cibo e le persone
Ragazza Indiana: l’architettura ed il Duomo di Milano

Commento: gli mancheranno soprattutto le persone e la città

#3 Che cosa ti manca del tuo paese da quando sei a Milano?

Ragazza Indiana: il cibo
Ragazzo Indiano: la famiglia
Ragazzi Cinesi: amici e famiglia
Ragazzo Ecuadoregno: gli spazi aperti (a volte Milano è asfissiante)
Ragazza Pachistana: famiglia e amici
Ragazzo Serbo: cibo locale, la mia famiglia, la mia lingua
Ragazza Indiana: i miei genitori, il cibo e i libri

Commento: al primo posto manca la famiglia, poi amici e, a sorpresa, il cibo

#4 Per i miei colleghi di studi venire a Milano è stata una rivelazione: hanno trovato cose che si aspettavano e cose che non immaginavano. Avete trovato delle similitudini con le vostre città d’origine?

Per gli indiani e cinesi la risposta è un NO secco. Viceversa:

  • a Milano il servizio dei bus è come in Serbia, si sta “belli compatti fino alla prossima fermata”;
  • si passa la maggior parte del tempo con gli amici in ristoranti e caffetterie proprio come in alcune zone del Pakistan;
  • a Milano ci si vuole prendere cura della natura, come in Cina;

#5 Se tu fossi sindaco di Milano, che cosa faresti?

Ragazza Indiana: aumenterei la sicurezza per le donne
Ragazzo Indiano: renderei l’inglese popolare
Ragazzi Cinesi: mi concentrerei sulla pulizia delle strade
Ragazzo Ecuadoregno: città più pulite; il divieto della presenza di animali in luoghi dove il cibo è servito; la vendita ambulante
Ragazza Pachistana: organizzerei un forum per incontrare i cittadini una volta a settimana
Ragazzo Serbo: divieto di fumo in luoghi pubblici e permesso di farlo in apposite stanze fumatori
Ragazza Indiana: migliorerei i mezzi di trasporto

Alla domanda “Che cosa porteresti dal tuo paese a Milano?”, invece, la risposta più sorprendente è stata l’unanimità sulla questione “cibo”. Nonostante la rinomanza della nostra cucina e i molti ristoranti stranieri, sembra che il loro livello non sia all’altezza delle aspettative degli stranieri che sono a Milano per motivi di studio. Una nostalgia dei sapori di casa che, se considerata in termini propositivi, potrebbe pure diventare un’opportunità per far arricchire la già corposa proposta di pietanze esotiche che può rendere Milano capitale dell’alimentazione mondiale.

L’importanza di non fare nulla: “il vuoto time”!

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happy young business man work in modern office on computer; Shutterstock ID 117818092; PO: The Huffington Post; Job: The Huffington Post; Client: The Huffington Post; Other: The Huffington Post

Milano è il luogo dove ho imparato che si può vivere bene anche sul lavoro e mi piacerebbe che Milano diventasse il luogo dove si vive meglio mentre si lavora. Per questo racconto la mia esperienza.

“Il non fare nulla è la cosa più difficile del mondo, la più difficile e la più intellettuale”. (Oscar Wilde)

Esiste un momento magico che si può cogliere nell’equilibro tra l’attitudine a dover essere impegnati in ogni istante e l’indolenza totale.
E’ un’istante molto particolare, che puoi vivere spontaneamente oppure imparare a cogliere.

Non capivo cosa volesse dirmi anni fa il mio capo quando, dopo avermi dato un’importante promozione, mi suggerì vivamente di smettere di lavorare ogni giorno per alcuni minuti e fare semplicemente niente, se non guardare fuori dalla finestra, o chiudere gli occhi o fissare il soffitto senza pensare a nulla in particolare, accompagnando i pensieri lì dove essi spontaneamente si fossero diretti. Mi consigliò di rilassare il corpo, come ad esempio mettere le mani dietro alla nuca o distendere le gambe.

Era il 2010 e “il vuoto time” (così l’ho soprannominato)  è stato uno degli insegnamenti più preziosi e utili che avessi mai potuto ricevere.

Ora, se rispondi sì ad almeno tre delle seguenti domande ti consiglio vivamente di leggere i benefici del vuoto time ed i consigli per riuscire a praticarlo:

  • Non ti fermi un secondo tutto il giorno da quando ti svegli fino a notte fonda?
  • Hai la necessità di impegnare ogni momento della tua giornata?
  • Vai in crisi se hai dei momenti in cui non sai cosa fare?
  • Programmi le attività del weekend in anticipo?
  • Sui mezzi sei sempre impegnato al cellulare?
  • Sei solito guardare il telefono o tablet mentre guardi un film o chiacchieri con qualcuno?
  • Hai sempre bisogno di stare in mezzo alla gente?
  • Consideri il non fare nulla una perdita di tempo?
  • Non fai pause al lavoro?

Da non confondere con la pausa caffè o con la pausa di chiacchiere tra colleghi, il “vuoto time” significa staccare la mente dall’attività che si sta svolgendo ma facendo praticamente nulla e soprattutto in solitaria.

E’ un momento soli con se stessi, senza nulla di particolare da fare o a cui pensare. Ed è proprio il non dover pensare o il non dover fare che rende questo momento assolutamente magico e proficuo.

Sigmund Freud ad esempio, organizzava la sua giornata facendo frequenti pause in vuoto time (da Daily Rituals. How Great Minds Make Time, Find Inspiration and Get To Work, di Mason Currey).

Il vuoto time è importante per diverse ragioni:

  • rilassa corpo e mente
  • ti ricarica
  • ti fa vivere nel “qui ed ora” con tutti i benefici del cogliere l’essenza del momento presente
  • favorisce la formazione di associazioni di idee inaspettate: una persona concentrata sempre e solo sul lavoro è meno suscettibile di avere idee originali
  • ti aiuta a distaccarti dalle cose: è una delle poche possibilità che abbiamo per vederle in modo diverso
  • stimola la creatività
  • stare in silenzio rende la mente ricettiva. E’ per questo motivo che Madame Montessori incluse la pratica del silenzio nel suo sistema educativo.

Un esempio di best practices in tal senso è rappresentato dalla ditta americana 3M che ha capito l’importanza di questi momenti di rilassamento e incoraggia i suoi dipendenti a fare delle pause regolari. 3M così come Google hanno messo anche in funzione la cosiddetta “regola del 15%, ribattezzato “Innovation Time Off, che permette ad ogni dipendente di dedicare il 15% del suo orario di lavoro alla ricerca e alla sperimentazione di nuove idee, qualunque esse siano. Quasi la metà dei nuovi prodotti di Google sono il risultato di questo metodo e in particolare ha portato all’invenzione di Gmail e della piattaforma pubblicitaria AdSense.

Imparare a ritagliarsi questi momenti durante la giornata non è poi così difficile, basta prendere consapevolezza e seguire alcune abitudini:

  • Essere impegnati è una scelta. Si tratta di una decisione cosciente. Non siamo sempre costretti ad uno stile di vita stressante. Il primo e più importante passo per diventare meno occupati è quello di realizzare semplicemente che i nostri programmi sono determinati da noi. Abbiamo una scelta. Non dobbiamo per forza vivere delle vite fatte solo di impegni.
  • Basta “celebrare” gli impegni (e le persone impegnate). Essere troppo occupati in sé per sé non è uno stato che fa onore. Infatti, vissuto a velocità “scorrette”, è in realtà un fattore limitante per l’espressione del nostro pieno potenziale.
  • Apprezzare e programmare il riposo. Uno dei motivi per cui molti di noi mantengono troppi impegni è che non riusciamo a valorizzare il riposo. Ma il riposo è importantissimo per i nostri corpi e indispensabile per le nostre menti e le nostre anime. Riservatevi un giorno alla settimana per riposare e stare in famiglia e almeno un’altra mezza giornata per stare da soli. Programmate questi spazi intenzionalmente sulla vostra agenda.
  • Rivalutare le priorità. Riprendiamo il controllo delle nostre priorità e degli obiettivi di vita. Determiniamo una volta per tutte qual è il contributo più significativo che vogliamo/possiamo offrire al mondo. Programmiamo il nostro tempo in base a questo. L’essere troppo impegnati di per sé è una priorità fuori luogo.
  • Prendere possesso dello “spazio necessario” nella routine quotidiana. È necessario riuscire a trovare il tempo appena svegli per sedersi un attimo prima di “iniziare” la giornata. Prendete il tempo per pranzare seduti e “lentamente”. Cercate di trovare lo spazio per la solitudine, per la meditazione e, perché no, per qualche attività sportiva come la corsa o psico-fisica come lo yoga. Al lavoro prendetevi le “pause” che vi spettano. Iniziate insomma a riprendere il controllo della nostra vita coltivando momenti di spazio durante ed a margine della giornata.
  • Imparare a dire liberamente: NO!. Seneca scrisse: “Chi è troppo indaffarato non può svolgere bene nessuna attività, perché una mente impegnata in mille cose non può concepire nobili pensieri” (da De brevitate vitae). Riconosciamo il valore insito nella parola “no”. Impariamo a dire no agli impegni meno importanti (o a quelli che non ci piacciono) così avremo il tempo di perseguire quelli più importanti.

Le Chicche Nascoste di Milano: negozi di culto per appassionati – LA MAPPA

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CLICCA QUI PER ANDARE SULLA MAPPA 

 10 chicche su Milano non possono bastare. Siamo riusciti a trovare 29 indirizzi considerati di culto per lo shopping e gli acquisti più particolari.

chicche nascoste mappa di milano

LA MAPPA CLICCABILE DELLE CHICCHE NASCOSTE DI MILANO
e perché sono da provare!

 

Altai, Via Pinamonte da Vimercate, 6

Uno spazio immenso di vendita di tappeti, incredibile per essere al centro di Milano. Un viaggio da Mille e Una notte tra antico e contemporaneo.

Artigianato Artistico – Corso di Porta Romana, 48

E’ l’indirizzo che le mogli consigliano perché “ci sono tante belle cose”. Questo in particolare è un negozio di artigianato in Porta Vigentina la cui anima è Terry Longanesi, commerciante nonché moglie dell’erede dell’editore Longanesi.
Più un salotto che un negozio.

Bottega artigiana – Via Vigevano, 14

Bottega celtica specializzata nella produzione artigianale di manufatti in rame, bronzo, legno e terracotta; ma anche gioielli in rame, fusioni in bronzo, legni dipinti e scolpiti, sculture e vasellame in terracotta ed in ceramica raku. La realizzazione di ogni singolo prodotto segue tecniche tradizionali ed è interamente eseguita a mano in bottega.

Crishop – Via Malpighi, 8

Boutique di abiti artigianali a prezzi accessibili. Qui vige il motto: “Stile al giusto prezzo”. E’ praticamente introvabile: si trova al piano -1 di uno studio di tatuaggi, quindi non è facile scovarlo a meno che già non lo si conosca.
E’ fantastico per trovare vinili indie/punk/elettronica e per i suoi libri ricercati, soprattutto di grafica e arte.

Demaldè – Via Ponte Vetero, 22

Bijoux nuovi e antichi, gemelli da polso: un piccolo museo del gioiello in piena Brera.
Particolare è la sua ampia collezione di gemelli da polso per tutte le tasche: ce ne sono di classici e di spiritosi, ma anche insoliti tematici (di sport, hobby, musica, professioni…).

Eleven – Via Vigevano, 13

E’ un negozio di moda, da donna, completamente di abiti made in Italy. Ce ne sono di carini e particolari, a buoni prezzi. Segnalato per la buona qualità, ma senza spendere troppo.

Enoteca Ombre Rosse – Via Plinio 29

La particolarità: ospita anche lavori di artisti, sia ceramiche che vetro, addirittura metalli preziosi. Guardando il sito la sessione “fatto ad arte” mostra oggetti e sculture, ma ci sono anche gioielli. Prodotti unici; location accogliente e stranamente defilata.

Falegnameria – Via Pinamonte da Vimercate

Una falegnameria di un maghrebino speciale perché… ti fa spanciare dalle risate. E’ difficile da trovare pure su Internet.

Il Muro di Tessa – Via Tadino, 4

Un negozio di libri antichi, illustrati, favoloso, a pochissimi passi da Piazza Oberdan. A parte le meraviglie d’epoca ed edizioni pregiate anche a prezzi umani, ogni tanto qui organizzano delle serate assolutamente gratuite, per pochi curiosi e per veri amanti di certi autori. Un buon punto di riferimento per illustrare particolarità, aneddoti e preziosità dei libri di alcuni scrittori.
“Una volta mi chiamarono per una serata su Oscar Wilde. Andai e mi ritrovai ad una serata culturale molto bella, leggera e da amante del genere. Rimasi per un’oretta in brodo di giuggiole scambiando curiosità con i partecipanti mai visti. Ho un bellissimo ricordo”; mi racconta un’amica. Vale la segnalazione.

Individuals – via Vigevano, 11

Lingerie e costumi. Meravigliosi. Completamente italiani. Il fashion designer è Carlo Galli. Da non perdere per: i pezzi unici, colorati, non solo di qualità. A chi pensa che sia troppo caro, rispondo con “ma ci sono i saldi”. Per chi non fosse di Milano: nessun problema, hanno aperto anche a Roma.

Joaquin Berao – Via Durini, 5

Ecco un designer di gioielli spagnolo, ma in pieno centro a Milano. Dopo i negozi di Madrid, Barcellona, Valencia, ecco Milano; quindi sono arrivati Tokyo e Kobe. Qui si trovano forme antropomorfe e molto raffinate, in argento come in oro. “Lo conosco da quando è stato aperto a Milano, almeno venti anni fa; ci sono affezionata”, mi racconta un’insider.

Kika – Via Panfilo Castaldi, 6

Bottega disadorna, ma sempre in fermento. E’ piuttosto nota a Milano: è la bottega della magliaia Kika Pavesi.
Lei è una istituzione nel quartiere, ma non solo. “Per un periodo ho preso l’abitudine di andarla a trovare di frequentare: lì si fanno conoscenze strane, ma a volte anche interessanti. Lì alcuni miei conoscenti poi sono diventati amici”. Da non perdere perché: ci va sempre Malgioglio!

La Bottega delle Pietre – Piazza Velasca, 8

Non è esattamente un posto sconosciuto, ma secondo me non ha nemmeno la notorietà che dovrebbe avere. Ecco un posto speciale di Milano, e che lo è perché ospita un numero di pietre (preziose e non) molto grande, in grande assortimento. Immaginatelo come una sorta di museo in cui poter vedere da vicino la preziosità delle pietre, sia grezze che lavorate in gioielli. Ottimo indirizzo per i collezionisti (io sono un’appassionata).

Laboratorio Cagliani – Via Civerchio, 5

Un Restauro Mobili Antichi Antichità speciale perchè, di tanto in tanto, realizza delle mostre per conoscere alla cittadinanza artisti emergenti e  fa networking negli stessi spazi in cui conserva i mobili restaurati e da vendere.

Le Arti – Largo Usuelli, 1

Di Paola Detti e Annalisa Gresti di San Leonardo (restauratrice d’arte). E’ e si definisce un concept store di ricerca. Conosco bene da anni Paola Detti, l’ideatrice del negozio alla quale da qualche anno si è associata la restauratrice d’arte Annalisa Gresti. Restaura quadri, mobili e cornici. Il negozio vende oggetti di arredamento e bijoux, borse, accessori femminili di vero gusto, c’è un’accurata ricerca dietro dell’oggetto sia d’arredo o complemento d’arredo sia femminile.

Libreria Corteccia – Via Bernardino Lanino, 11

Qui si trovano libri per bambini di alta qualità con una particolare attenzione a nuovi e giovani illustratori che troverebbero terreno fertile per far conoscere i loro disegni. Ma non dimentichiamoci dei grandi!
Vale anche per l’attenta selezione di libri d’arte, fotografia e design che fa da corollario al mondo dei piccoli. Ognuno qui trova il suo spazio.

Love – Corso di P.ta Ticinese, 50

Abiti femminili da tutto il mondo e per tutte le tasche: fantastica è la collezione di abiti di moda di marche diverse (londinesi, parigine, ecc.). Spesso si tratta di piccole produzioni di straordinaria originalità e freschezza. E’ mio negozio preferito: il proprietario è simpaticissimo e bravissimo a consigliare.

Lucan’s – Via Torino, 71

E’ il mio negozio preferito quando si parla di scarpe, italianissime, originali, a prezzi accessibili. Lucan’s nasce nel 1978 per la volontà e la passione di Luciano, praticamente da sempre operante nel settore della calzatura. Primo obiettivo: seguire il divenire della moda milanese.
Dopo la classica “gavetta” – come commesso prima, quindi come direttore di prestigiosi negozi del centro città – Luciano ha proseguito la sua avventura mettendosi in proprio e dando largo alla fantasia dell’artigianato. Per la sua boutique sceglie solo calzature di prima qualità e di manifattura esclusivamente italiana.

Memphis Design Store – Via Olivetti, 9

Un negozio di design davvero particolare e unico nel suo genere. E’ nato da un’operazione culturale avviata da Ettore Sottsass e da un gruppo di giovani architetti e designers milanesi a cui si sono aggiunti, poco dopo, alcuni fra i più famosi designers della scena internazionale.

Moscova Libri e Robe- Via Moscova, 15

Da oltre 34 anni vende oggetti, vestiti e libri vintage e/o di antiquariato. Un gioiellino da scoprire con una straordinaria storia alle spalle [questa – ce l’ha raccontata la Sig.ra Dilva in prima persona]. 

Occhiali Privati – Via Washington,11

E’ un negozio di ottica, chiaro. Solo che qui si trovano occhiali e montature molto ricercate, originali ed estrose. Adatto se amate distinguervi dalla massa e se pensate agli occhiali come parte del vostro modo di essere.

Oplà! – Via Bullona angolo via Piero della Francesca 54

Si è spostata da poco da Paolo Sarpi. Qui si trovano abiti e accessori di moda di ogni genere, dall’oggettistica artigianale ad un’atmosfera molto bohemienne. Nel mezzo, anche oggetti affascinanti e artistici.

Oriental Bazar – Via Vallazze, 34

Negozio di abiti, accessori, monili per le danze orientali e tribali: arrivano dall’Egitto all’Africa all’India.

Pilgiò  – Via Caminadella, 6

Il designer di gioielli Antonio Piluso realizza gioielli d’arte in oro muto, ferro, bronzo e acciaio. È un artista designer artigiano del gioiello, forse uno dei più particolari a Milano. Definisce le suo opere “gioielli d’arte” e a ragione. In effetti sono vere e proprie opere d’arte materiche, per nulla tradizionali.

SOLO Vinili e Libri – Via Carlo Tenca, 10

SOLO è un negozio di libri e vinili come pochi rimasti al mondo. Dalla strada si vede solo un negozio di Tatuaggi, ma scendendo le scale si trova questo angolo hipster e paradisiaco.

Tiny Cars – Via Cenisio, 19

Un piccolo negozio di amici, tra di loro e del modellismo, con una particolare passione per le automobiline. E’ sempre frequentato da un gruppo di amici, clienti e appassionati che si riuniscono in negozio per le classiche “due chiacchiere”. Tutti i venerdì si riuniscono per una cena condivisa. Digita Tiny cars è molto attivo su Facebook: la moglie di uno dei referenti ha pure un blog di cucina di un certo successo.

Venticento – tattoo parlor – Via Lippi, 5

Gran bel negozio di street art e tatuaggi di qualità, arte a mano e pure su scarpe. Da non perdere? Labellissima scarpa da basket autografata da Spyke Lee per il film Do the right thing, con un’immagine disegnata di Spyke Lee. A fondarlo sono stati quattro soci: Luca, Willis, Luam e Ben.

Volumina – via Ascanio Sforza, 17

Si occupa di restauro conservativo di libri, documenti e opere su carta e su pergamena. Affascinante lavoro reso ancora più speciale dal laboratorio del libro e dalla tipografia ricavata all’interno di un cortile sul Naviglio Grande.

Yuriko Gioielli – Via della Moscova, 27

Gioelli artigianali unici e sofisticati disegnati da un collettivo di designer, a prezzi accessibili. Unico nel suo genere.

 

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2 aprile. Retake Cleaning Day: per la City Marathon Milano pulita con la vernice che depura l’aria

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Retake per Milano Marathon
Retake per Milano Marathon

Dove: Via Diomede, 15

Quando: sabato dalle ore 9:00 alle ore 13:00

Costo: gratuito

Domenica 3 aprile si disputerà la 16esima edizione di Milano Marathon. Prenderà il via da Corso Venezia alle ore 9:30 di domenica 3 aprile 2016 – le iscrizioni sono aperte sul sito milanomarathon.it.

Lungo il percorso ci saranno diversi luoghi unici, sconosciuti, recuperati di Milano.  Ma ci saranno anche cose che forse sarebbe stato meglio non vedere.

Per migliorare alcuni di questi punti di passaggio per la maratona meneghina, l’associazione Retake di Andrea Amato ha organizzato per il giorno pre-maratona il Cleaning Day Piscina Lido di Milano: “Togliamo insieme le scritte dal muro che delimita la Piscina del Lido di Milano. Facciamo il fondo con Airlite, la polvere naturale che riduce l’inquinamento, e rivediamoci il giorno dopo per realizzare tutti insieme un murales” spiega il gruppo dalla pagina dedicata su Facebook.

5 motivi per partecipare

#1 impegnare il mio sabato pomeriggio in modo insolito ma concreto

#2 dare un aiuto tangibile alla mia città

#3 capire come funziona questa “vernice che fa respirare”

#4 rimandare le pulizie di primavera a casa e farle in compagnia per una buona causa

#5 fare moto fisico visto che la Marathon intera proprio non me la sento

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1 bel tempo

#2 tanti volontari: più si è, più si pulisce, ci si diverte, si spende meno tempo e si conosce più gente

#3 un barattolo di vernice Airlite da provare a casa

#4 spunti per programmare altre attività come questa in giro per Milano

#5 il Lido di una volta

“Perchè dici che l’INPS è una truffa?” – L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#5

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“Perchè dici che l’INPS è una truffa?” – L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#5

Quinto appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.

In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Come mai dici che l’INPS è una truffa?”

Healing Gardens: curare i malati con dei giardini

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Si chiamano giardini terapeutici, altresì detti “ healing gardens” (healing = guarigioni) e potrebbero rappresentare uno strumento di cura integrativa a quelle tradizionali.

In tutto il mondo si stanno moltiplicando ricerche che dimostrano gli effetti curativi del contatto con la natura sui malati e secondo l’American Society of Landscape Architects questo tipo di giardini stanno venendo progettati in più dell’80% dei nuovi ospedali negli Stati Uniti. Quindi dopo la pet teraphy e l’alimentazione del benessere, anche i giardini potrebbero inserirsi in un approccio più olistico nella cura del malato.

IL METODO DEI GIARDINI TERAPEUTICI

    Come riporta il portale www.riqualificazioneurbana.com, queste sono le caratteristiche dei giardini terapeutici:

  • le persone malate si devono esporre alla vista del paesaggio (alberi, fiori e giochi d’acqua)
  • tempo minimo: 3-5 minuti
  • primi sintomi: si abbattono i livelli di stress, ansia, rabbia o dolore e si entra in uno stato di relax
  • risultati sperimentati: abbassamento della pressione sanguigna, miglioramento della tensione muscolare e dell’attività elettrica del cervello, riduzione delle pulsazioni cardiache

Non un miracolo, bensì, l’effetto che già Ippocrate aveva descritto affermando che “la natura è il medico delle malattie” e sottolineato dallo psicologo ambientale Roger Ulrich, della Texas A & M University, le cui ricerche degli anni ottanta vengono ora riscoperte per la progettazione degli spazi verdi.

HEALING GARDENS FAI DA TE

“Bastano anche la brezza del mattino, il sole filtrato dalle foglie e il verde profumato di un giardino”, scrisse Ulrich nel 1984 sulla prestigiosa rivista Science .

Le ricerche di Ulrich hanno dimostrato che i pazienti la cui stanza si affacciava su spazi verdi avevano “tempi di guarigione più brevi, minore utilizzo di antidolorifici e inferiore incidenza di complicanze post-operatorie per i pazienti reduci da interventi chirurgici, rispetto a quelli la cui finestra di corsia dava ad esempio su un muro di mattoni” spiega il portale Riqualificazioneurbana.com.

NON TUTTI I GIARDINI SONO I PIÙ VERDI

Secondo queste ricerche, però, non tutti i giardini sono ugualmente efficaci nella terapia.

Perché lo sia veramente, uno spazio verde deve specificamente “essere progettato sulle esigenze fisiche, psicologiche, sociali e spirituali delle persone cui è destinato, siano esse in ospedali, in ospice, in residenze che si occupano di anziani o di malati terminali o addirittura in strutture che accolgono bambini”.

Perché sia “healing”, allora, questo giardino dovrà:

  • essere animato tutto l’anno con specie botaniche non tossiche ed autoctone
  • saper attrarre e ospitare specie animali gradevoli e amiche del corpo umano (uccellini, scoiattoli, pesci e farfalle)
  • essere adatto agli utilizzatori passivi: seduti in contemplazione a prendere il fresco,
  • essere adatto agli utilizzatori attivi: ad esempio attraverso l’orto terapia e la coltivazione di piante.

GIARDINI TERAPEUTICI FAI DA TE

Teoricamente chiunque può costruirsi un giardino in modo da avere effetti positivi sulla salute. Per farlo occorre seguire alcuni principi:

  • ricchezza di composizioni lussureggianti;
  • più piani di sviluppo (alberi ombrosi, arbusti, piante fiorite, zone bordate da giochi d’acqua e fontane, purché non troppo rumorose);
  • una divisione degli spazi che corrisponda a “mappe comportamentali”: “lisci viali alberati che invitano passeggiate, fruibili anche da chi usa tutori o sedie a rotelle; di arredi leggeri posizionabili in ombra o al sole per favorire conversazioni e interazioni tra le persone; di piante che attirano uccelli, scoiattoli e altri piccoli animali selvatici da osservare” spiegano gli esperti;
  • il 70% dello spazio coperto da vegetazione;
  • passerelle lisce e piazzole (per circa il 30%) – no alle barriere architettoniche
  • sia pensato per il tipo di utenza (es. persone di mezza età, anziani);
  • sia pensato per coinvolgere i cinque sensi, ma senza disturbare con odori o sentori troppo forti
  • Il mondo anglosassone sta sperimentando un filone già molto popolare nella tradizione orientale, da sempre caratterizzata da un approccio più olistico per la cura del malato. Sarebbe interessante che anche da noi si proponessero ricerche in questo senso, specie per Milano che deve ambire ad essere una capitale della salute. Non più solo guardando all’interno dei nostri confini, ma iniziando ad aspirare ad un primato internazionale.

    FONTE: http://www.riqualificazioneurbana.com/healing-gardens-guarda-lalbero-e-guarisci/

12 strategie per fare trascorrere il tempo quando si arriva in ANTICIPO a un appuntamento a Milano

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Molti articoli si sono occupati dei ritardatari, una particolare categoria umana la cui caratteristica peculiare è la cattiva organizzazione del tempo.

Ma come ogni cosa del mondo, ha un suo opposto. Il rovescio della medaglia, lo Yin e lo yang, il bene e il male, la Pepsi e la CocaCola. In questo caso, per ogni ritardatario c’è qualcuno che arriva in anticipo.

12 strategie per scongiurare l’infamia dell’arrivare troppo presto a Milano

Il centralinista

Inizia a telefonare a tutti gli amici che conosce. Quando qualcuno risponde lui non sa cosa dire e la telefonata diventa subito molto imbarazzante.

Il social

Twitta, posta, tagga, condivide come un ossesso fin quando la batteria dello smartphone lo permette. Più scende la percentuale di batteria più si agita.

Il passeggiatore

Ne approfitta per farsi una passeggiata avanti e indietro, nervosamente, se non è fumatore rischia di diventarlo.

Lo zen

Rimane fermo, immobile, senza pensieri, senza fare nulla.

Lo Ying Yang

Mette in atto tecniche di respirazione e di meditazione trascendentale, cercando nuove forme di autoconsapevolezza.

L’insicuro

Si sente in ritardo anche se arriva mezzora prima. Entra subito nel locale, col fiatone e cerca tra i tavoli il suo compagno di appuntamento. Se non lo trova pensa che se ne sia già andato e allora lo chiama per scusarsi.

La Vanity Fair

Arriva sempre almeno dieci minuti prima per truccarsi, controllare il vestito, profumarsi, sedurre.

Il consumatore

Ne approfitta per acquistare sempre qualcosa. Di qualunque genere. Che spesso butta via prima di entrare.

Il lettore

Tira fuori un libro o scova una rivista in un locale.

L’alcolista

Si precipita nel primo bar e prende un bianchino.

Il caffeinizzato

E’ già nervoso, traballa, di solito è al decimo appuntamento, sull’orlo della crisi di nervi, cerca un altro caffè.

L’amante

Vive quei dieci minuti con passione, passa in rassegna tutte le ragazze del locale, le cataloga in base a un coefficiente di seduzione inventato da lui e perfezionato negli anni. Si avvicina, origlia e se riesce a capirne il nome le cerca su Facebook.

FRANCESCO BOZ

Piccolo è meglio (lo stato): nella classifica della libertà l’Italia è 86ma

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Nello stato piccolo c'è la libertà economica: la classifica di tutte le nazioni, l'Italia è 86ma
Nello stato piccolo c'è la libertà economica: la classifica di tutte le nazioni, l'Italia è 86ma

Lo dice Urbanpost.it che ironicamente titola “Libertà economica in Italia: meglio avercelo piccolo ma libero, lo stato”.

L’articolo si riferisce all’elenco degli stati  migliori dal punto di vista della libertà economica: “Cosa hanno in comune tra loro?” “Come si classifica l’Italia?”, si chiede l’autore.

La risposta? “Contrariamente alle illusioni in cui si cullano politici e giornalisti, più o meno disinteressati, la libertà economica è l’unica ricetta per stimolare davvero la crescita economica, ed il benessere diffuso, di uno stato. Più si sviluppano le comunicazioni, più si velocizzano i trasporti, più la gente ha facilità ad imparare nuove lingue, e più questo sarà vero, perché chi ha soldi da investire, o una qualifica da spendere sul mercato del lavoro, si sposterà nelle nazioni dove è più facile investire i propri soldi o le proprie competenze. E di conseguenza queste nazioni si svilupperanno e diventeranno più ricche, ospitando più aziende, e creando più posti di lavoro.” 

La classifica della libertà economica di tutte le nazioni del mondo in questione è una elenco annuale stilato dal centro studi Heritage Foundation in cui ciascuna nazione ha un punteggio secondo 10 parametri, divisi a loro volta in 4 settori:

  1. Legislazione (Tutela dei diritti di proprietà e Libertà dalla corruzione)
  2. Stato minimo (Libertà fiscale, spesa pubblica)
  3. Efficienza amministrativa (libertà imprenditoriale, libertà lavorativa, libertà monetaria)
  4. Mercati aperti (libertà di commercio, libertà d’investimento, libertà finanziaria)

LE PRIME 10 CITTÀ LIBERE DEL MONDO

Nel 2016 il primo posto è occupato da una città stato: Hong Kong.

Cui fa seguito un’altra città stato: Singapore.

Al terzo posto la Nuova Zelanda.

Medaglia di legno alla Svizzera (che migliora il suo punteggio), poi, Australia, quindi vengono Canada, Cile, Irlanda, Estonia e Regno Unito. ” Gli USA, durante gli anni di Obama, sono scivolati fuori dai primi 10, e si trovano all’11esimo posto. La Cina si trova al 144esimo posto e la Russia al 153esimo. L’Italia si trova al 86esimo posto, in peggioramento.”

COSA HANNO IN COMUNE I PRIMI 10 STATI LIBERI DEL MONDO?

1. Sono nazioni in forte sviluppo

      , “che attraggono investitori e lavoratori qualificati da tutto il mondo. L’

Estonia

      , la patria, tra le altre, di Skype, ha addirittura inventato la

residenza digitale

      , per permettere, a chi vuole investire nel paese, di aprirvi un conto in banca ed una sede sociale, senza bisogno di trasferirsi stabilmente in un posto freddo e buio per la maggior parte dell’anno.

L’importante è che arrivi denaro nell’economia locale

    .

In ogni caso la migliore dimostrazione che il benessere e lo sviluppo economico sono legati alla libertà economica. Non c’è altra via”;

2. Hanno in comune le piccole dimensioni

    , “o il fatto di essere divise in stati di piccole dimensioni, in termini di abitanti, come per Regno Unito, Canada ed Australia.

Uno stato di piccole dimensioni, con poche risorse naturali, non ha “rendite” su cui campare, e deve per forza essere aperto ai commerci con le altre nazioni, per accedere ai prodotti di cui ha bisogno”.

VERO O FALSO?

(Sempre secondo la nostra fonte) 

  1. Avere grandi risorse naturali è garanzia di benessere – FALSO.  Il Venezuela (176esima posizione) ha tra le maggiori riserve mondiali di petrolio, ma è talmente “non libero”, che nell’ultimo anno è stato addirittura costretto ad importare petrolio dagli odiati USA, avendo cacciato, o fatto scappare, i migliori tecnici petroliferi.
  2. Sono migliori le nazioni fortemente federaliste – VERO. Come Svizzera, Regno Unito, Canada, Australia e gli stessi USA, generano anche una concorrenza interna fra gli stati che le compongono, per attrarre lavoratori qualificati e imprese, cosa che aumenta il livello complessivo di libertà economica.
  3. Meno (il numero di abitanti) è meglio – VERO. Che siano della nazione, o dello stato (nel caso degli stati federali) abbassa anche la distanza tra il cittadino contribuente e l’amministratore, rendendo più facile individuare la responsabilità di cattiva amministrazione e/o malversazioni.
  4. meno denaro transita per le mani degli amministratori meglio è – VERO: meno ne hanno a disposizione, minore è la corruzione e le spese clientelari

L’ITALIA?

“Vengono apprezzati i tentativi di riforma del mercato del lavoro e del settore bancario. Il fatto che il mercato del lavoro rimanga fortemente ingessato, che la giustizia abbia tempi lunghi, la corruzione diffusa e l’elevatissima spesa pubblica, sono i fattori che determinano maggiormente la pessima posizione, sia a livello mondiale (86esima posizione), sia a livello europeo (36esima posizione). La Russia, che pure sta faticosamente uscendo da quasi un secolo di comunismo totale, ha già superato l’Italia in 4 parametri su 10 (Libertà del mercato del lavoro, Bassa spesa pubblica, Libertà fiscale e Libertà imprenditoriale).

LA CLASSIFICA COMPLETA

[fonte: http://www.heritage.org/index/ranking]

 

 

 

Special Thanks to Ivan Ortenzi
Fonte: http://urbanpost.it/liberta-economica-in-italia-meglio-avercelo-piccolo-ma-libero-lo-stato#r7K1V3wcpVpHjDTq.99

30 marzo 2016: apre BASE, nuova cultura all’ex Ansaldo

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people-BASE MILANo
people-BASE MILANo

Dove: BASE Milano, Via Bergognone 34, Milano

Costo: ingresso gratuito

Quando: festa di apertura mercoledì 30 marzo dalle ore 19

A Milano nuove forme di creatività e cultura si fanno spazio presso mastodontici esempi di archeologia industriale che ieri erano caduti in disuso, mentre oggi sono celebrati come poli nevralgici di artisti compulsivi e designer rampanti.

Nasce così anche BASE, il nuovo progetto milanese per la cultura e la creatività dove h+ è socio fondatore insieme a Esterni, Arci Milano, Avanzi e Make a Cube, insieme, danno forma a un “ecosistema che pone la cultura al centro dei processi decisionali, quale chiave per comprendere e interpretare il mondo e le sue evoluzioni”.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1 apre un nuovo posto di cui si parla da tempo a Milano

#2 anche via Tortona-via Savona avrà il suo spazio di smart working in cui lavorare, divertirsi, imparare, esplorare

#3 una delle prime inaugurazioni da non perdere di primavera in cui parteciperà mezza Milano – aperitivo accompagnato da Dj SteveDub.

#4 il dj set: un po’ finlandese, un po’ retro-futuristico – dalle 22.00, by Cola & Jimmu aka Nicole Willis & Jimi Tenor; dalle 23.00 con Fabio Volpi di Otolab, in collaborazione con WeMake.

#5 perché ci saranno tutti.

 

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1 facilities per professionisti e start-upper

#2 spazio sufficiente per le mie idee (e ci sono buone probabilità che succeda in 2000mq tra coworking e laboratori)

#3 interessanti volti che possano diventare partner di iniziative ed eventi culturali (arti performative, arti figurative, editoria, industrie culturali e creative, dell’artigianato di qualità, dell’innovazione, della tecnologia)

#4 buoni drink

#5 bel tempo per proseguire il party all’aperto

FOTO: Progetto architettonico: Onsitestudio

12 tipi di parcheggio a Milano

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Qual è la cosa più importante che una città può offrire ai suoi cittadini? La sicurezza? Macché! La bellezza della sua storia e della sua nuova architettura? Direi proprio di no. Forse la libertà di sentirti parte di qualcosa di importante, un marchingegno ben oleato dove ogni cittadino è spinto a esprimere la sua personalità per arricchire il mosaico di vite che si affacciano sulle vie cittadine.

No, la cosa più importante che una città può offrire è il parcheggio!

A Milano ci sono addirittura 12 modi di parcheggiare.

Il pilota

Arriva, parcheggia con una mano sul volante e con una manovra sola. Tacitamente ammirato da tutti.

L’ingombrante

Accosta dieci metri più avanti e in mezzo alla strada. Nessuno capisce che vuole parcheggiare. Ma rimane fermo. Dopo dieci minuti che è fermo, scende per fare segno che il posto è suo. A quel punto tutti in retro. Inizia a manovrare avanti e indietro, destra e sinistra e rimane allo stesso punto. Alla fine il primo della fila disperato parcheggia al posto suo.

Il ladro

Mezz’ora di ricerca estenuante, finalmente se ne libera uno proprio mentre passavi tu, nel preciso istante che realizzi di avere svoltato la giornata e che la serata andrà al meglio…. Arriva uno e si infila nel parcheggio al tuo posto. Dicendoti che l’aveva visto prima.

Il quattro frecce

Attiva le quattro frecce bloccando l’area del parcheggio, fa passare tutti e non si muove finché tutta la strada non è vuota. Fenomeno che si verifica tra le 3 e le 4 di mattina.

Il misuratore

Si ferma di fianco per vedere se ci può entrare, fa due manovre incomprensibili e riparte. Ripete all’infinito finché non trova un chilometro di parcheggio a disposizione.

Il timido

Arriva, si ferma, inizia il parcheggio, ma se ci sono troppe macchine dietro di lui, sale l’ansia da prestazione. In questo caso rinuncia o finisce tutto in pochi secondi senza che le altre macchine si accorgano nemmeno che è entrato. Parcheggiatore precoce.

Il riservato

Lei/lui scende a tenere il posto. Tu percorri la via e vedi tutti i posti con una statuina che blocca ogni accesso ripetendo “no, sta arrivando”.

L’egoista

Parcheggia in doppia fila bloccando due macchine e fa segno che torna presto. Riappare dopo due giorni lamentandosi contro quelli che non hanno pazienza e ti consiglia di rilassarti.

Il micrometrico

Con la macchina di quattro metri lui parcheggia in quattro metri e zero cinque. E fa notare a tutta la città la sua prodezza.

L’appoggiatore

Ha la macchine da tre metri e vuole entrare in uno da due. Si appoggia e spinge per guadagnare spazio davanti e di dietro, daje e ridaje si crea uno spazio anche laddove non c’era.

La donna

Arriva truccandosi guardandosi allo specchietto, cerca un posto ampio, meglio se in una strada deserta, se la prende comoda, entra col muso e va avanti indietro rimanendo nello stesso posto. Poi se ne va o la lascia così.

Il previdente

Non parcheggia vicino ai ponteggi, perché può cadere qualcosa. Non parcheggia vicino agli stadi, perché i tifosi potrebbero prendere male la sconfitta della loro squadra. Non parcheggia vicino ai locali perché gli appoggiano il bicchiere sul tetto. Non parcheggia nelle strade sterrate perché schizza la graniglia. Non parcheggia sotto gli alberi perché cagano gli uccelli. Non parcheggia in zone malfamate o vicino ai parchi. E’ sospettoso se non ci sono macchine vicino. Non parcheggia vicino ai campi da calcio per paura delle pallonate. Non parcheggia sotto il livello stradale perché potrebbe arrivare un’alluvione. Non parcheggia in curva per il rischio di sbandate. Alla fine parcheggia, chiude gli specchietti, controlla ogni cartello nello spazio di un chilometro. Dopo dieci minuti, in preda ai dubbi, torna e riparte ritornandosene a casa.

Dopo il parco orbitale, un’altra idea per Milano: the Mile, il primo parco verticale del mondo

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E’ stato presentato il progetto di primo parco verticale al mondo con osservatorio alto un miglio (1609 metri). Quello che ne dà il nome: The Mile. Su quel cucuzzolo si troverà una piattaforma di osservazione aperta al pubblico che ne farebbe la più alta costruzione al mondo, circa il doppio dell’altezza dell’edificio più alto di oggi. Pensate se fosse Milano a dotarsi di questo parco verticale. Con il Parco Orbitale diventerebbe la capitale mondiale di parchi avveniristici.

A COSA SERVIRÀ:

  • fornire un’esperienza varia e coinvolgente;
  • creare luoghi per riunioni, cene, concerti, o anche piscine;
  • stupire con le salite ai ponti di osservazione che sfrutteranno capsule scultoree in orbita;
  • abitare il cielo;
  • produrre profitto in modo inusuale.

“Le capsule saranno dotate di schermi all’aperto di realtà virtuale, permettendo una interazione con la vista a 360 gradi sul paesaggio. Lassù nel cielo, i visitatori potranno vedere la città come è – o potrebbe essere, con le cuffie che in genere accompagnano la realtà virtuale“, Domus*.

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E’ stata presentata al MIPIM di Cannes 2016 lo scorso 16 marzo 2016 dallo studio Carlo Ratti Associati (Carlo Ratti, Giovanni de Niederhäusern, Emma Greer, Saverio Panata, Alberto Bottero, Gary di Silvio, Andrea Galli, Pietro Leoni, Monica Löve), che lo ha realizzato con lo studio di ingegneria tedesco Schlaich Bergermann Partner (Joerg Schlaich, founding partner; Mike Schlaich, managing partner; Boris Reyher, associate and Berlin office manager), e lo studio inglese di design digitale Atmos (Alex Haw).

Perché ne parliamo: perché questo “Central Park in verticale, arrotolato e ruotato”, come l’ha spiegato il professor Carlo Ratti, è stato pensato per comportarsi “come un ecosistema naturale, coperto da piante e vegetazione, abitato da centinaia di specie animali, e attraversata da un delicato intreccio di linee di trasporto” – (cit. Domus).

COME CI RIESCE?

Grazie alla struttura leggera innovativa, sulla base di un albero strutturale di 20 metri, tenuto in compressione e assicurato attraverso una rete di cavi precompressi. Tutto intorno all’albero, una serie di capsule orbitanti permetterà ai visitatori di salire gradualmente verso l’alto, godendo del panorama spettacolare a velocità e approcci diversi.

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I MODELLI.

Il complesso olimpico del 1972 di Monaco di Baviera di Joerg Schlaich e Rudolf Bergermann “che ha portato al limite i confini del possibile ed è diventato una pietra miliare nella storia dell’architettura”, ma anche la Tour Eiffel di Parigi e il The London Eye di Londra.

LA SFIDA:

  • giocare con la gravità e le forme dell’architettura;
  • creare un immenso parco verde…;
  • …verticale;
  • sviluppare nuovi ecosistemi in verticali così da sfruttare al meglio ogni spazio urbano;
  • superare i confini delle forme e dello spazio;
  • produrre una nuova forma di attrazione in grado di catturare decine di milioni di visitatori, quindi profitti ogni anno, rendendo ancora più appetibili quelle città già tradizionalmente nell’orbita turistica o che ancora oggi non lo sono.

 

Ph. Carlo Ratti Associati, schlaich bergermann partner, Atmos, The Mile

*Fonte: http://www.domusweb.it/it/notizie/2016/03/02/cra_the_mile.html

15 cose che solo le milanesi che odiano truccarsi capiranno

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Una passata di trucco e parrucco può fare magie più grandi della bacchetta della fata turchina di Cenerentola. Ci sono donne che grazie all’arte del make up diventano delle principesse, a tempo determinato dalla resistenza dei colori applicati sul viso. A tutte loro vanno i nostri sinceri complimenti.

Però la vita non è solo l’esaltazione della propria estetica, ci sono alcune donne che appartengono alla fazione opposta, sono quelle che odiano o non sanno truccarsi. A tutte queste va il mio più sincero abbraccio, tutta la mia stima e soprattutto questa lista.

15 cose che solo le milanesi che odiano truccarsi capiranno

truccarsi
rinascente.it

#1 Quando ti metti il rossetto i tuoi amici ti chiedono se ti vedranno ad Assago al circo itinerante di Nando Orfei. Come Clown.

 

#2 Quando entri al primo piano della Rinascente ti senti spaesata come uno studente del Politecnico a un vernissage.

 

#3 Primer, ombretto, mascara, matita, eyeliner, palette, e poi ti gratti l’occhio per sbaglio e tutti ti chiedono se sei caduta di faccia sul pavé.

 

#4 Quando metti il fondotinta, tra viso e collo ottieni la stessa differenza che c’è tra area C ed esterno della circonvallazione.

 

#5 Per te il contouring è solamente la cerchia dei bastioni.

 

#6 Durante un viaggio in tram hai imparato una lezione molto importante: truccarsi quando è in movimento può costare il bulbo oculare.

 

#7 Senza polveri sul viso sei così pallida che i tuoi colleghi ti chiedono se sei stanca o malata. E poi c’è quello che nel dubbio ti ha prenotato una visita al San Raffaele.

 

#8 A volte ti prometti di svegliarti prima per truccarti. Ma al mattino sei classe energetica G.

 

#9 Per fortuna acqua sapone non sei affatto male. Sei una bellezza biologica a chilometro zero.

 

#10 Sei talmente poco abituata al trucco che dopo un giorno di fondotinta ti senti la pelle secca come i Navigli senz’acqua.

 

#11 A dare intensità al tuo sguardo ci pensano già le occhiaie, frutto di poco sonno e tanto lavoro.

 

#12 Nel tempo che ci metti a truccarti hanno ristrutturato il Duomo.

 

#13 C’è qualcosa di sbagliato nel modo in cui ti trucchi. E purtroppo non è un negroni.

 

#14 Il pennellino del rimmel ti ricorda gli alberelli che crescono sul bosco verticale.

 

#15 Ogni giorno a Milano vengono spalmate tonnellate di trucco sulle facce delle milanesi. Estranea a questa logica, tu sei una perla rara.

 

FRANCESCO BOZ

L’insegna luminosa che svela in anticipo le traiettorie dei ciclisti

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Pedalare per le grandi metropoli del mondo sta diventando sempre più una moda, ormai a ogni latitudine. L’auto ormai è anni novanta, mentre la bicicletta è 2016. In bicicletta si è liberi di saltare sul marciapiedi, di zigzagare tra le auto, di superare ogni barriera.
Unico problema è che le auto sono guidate da piloti ancora fermi agli anni novanta, lenti di riflessi, che faticano ad anticipare le traiettorie dei ciclisti. E così spesso arriva il botto.

Una soluzione? Viaggiare con un’insegna luminosa che avvisi gli automobilisti delle traiettorie del ciclista.

Questo è l’obiettivo del progetto azero Cyclee.


“Va montato dietro il sedile della bici e funziona grazie a un sensore che rileva il movimento”, ci spiega Startupitalia, “Questo grazie a un sensore di movimento installato al suo interno, in grado di rilevare ogni singolo gesto del ciclista. Parliamo di simboli convenzionalmente noti, perciò facilmente riconoscibili. Quindi, se avremo intenzione di svoltare a destra, comparirà sulla nostra schiena una classica freccia, mentre prima di fermarci potremo comunicare la nostra intenzione attraverso il segnale di “Stop”. In realtà, il dispositivo è anche collegato ad una app per smartphone. In questo modo, il ciclista potrà comunicare via wireless con Cyclee e personalizzare i simboli da proiettare. Scegliendo ad esempio un colore più visibile, perché in contrasto col capo d’abbigliamento indossato in quel momento”.

In questo video si spiega il funzionamento.

XXI Triennale Milano 2016: 5 cose che non sapete e 10 eventi da non perdere

Francesca Lanzavecchia con Hunn Wai, Metamorfosi Vegetali, 2013

Incredibile ma vero, sono passati vent’anni dall’ultima Triennale nel 1996. 

Finalmente il 2 aprile 2016 sarà di nuovo Triennale a Milano.

Questa volta, per onorare i vent’anni passati la XXI Esposizione internazionale della Triennale, Milano fa le cose in grande. Ecco come: 

  1. In primis sarà un’esposizione che durerà ben 5 mesi, dal 2 aprile al 12 settembre 2016.
  2. Il titolo sarà epico e super contemporaneo: 21st Century. Design After Design. Non vuole essere futuribile ma cerca di decodificare il nuovo millennio e di individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea stessa di progetto e progettualità.
  3. Alcuni dei temi saranno la relazione tra città e design, i rapporti tra design e accessibilità delle nuove tecnologie dell’informazione, i rapporti tra design e artigianato nel nostro millennio.
  4. Saranno 20 le mostre allestite per l’occasione, non solo presso il Palazzo dell’Arte costruito dall’architetto Giovanni Muzio nel 1933, sede principale fin d’allora e oggi, ma in tutta la città oltre a Monza (sede principe a livello storico, la prima Esposizione Internazionale delle Arti Decorative nacque lì nel 1923 e solo dieci anni dopo si trasferì a Milano) e al sito di Expo verranno coinvolte con 19 sedi.
  5. Infine, e non è la fine ma solo l’inizio, un programma teatrale intenso a cura del CRT al Teatro dell’Arte, due summer school: una al Politecnico e una in Area Expo, un festival (Game Design Festival allo IULM), partecipazioni a festival del cinema milanesi (Cinema Africano, IT Festival, Milano Design Film Festival, Milano Film Festival), un ciclo di concerti curato da Sentieri Selvaggi con interventi di coreografi, un ciclo di concerti curato da Ponderosa, lecture di esponenti internazionali del design, dell’arte, dell’architettura e dell’economia, tre workshop internazionali sul tema “Labour After Labour” con Fondazione Bassetti, un premio il Premio internazionale di architettura al femminile: arcVision Prize. Women and Architecture, istituito da Italcementi Group e un ciclo di incontri a cura di Meet the Media Guru. Una serie di convegni arricchisce il già ricco programma: ICOM (International Council of Museums) il 9 luglio, World Design Week Summit il 14 aprile, IBA’s (International Biennial Association) 3rd General Assembly, 30 maggio – 2 giugno.

Di questi interessanti appuntamenti ne abbiamo selezionati 10.

10 appuntamenti da non perdere alla XXI Triennale di Milano: 

  1. in Triennale al Triennale Design Museum la nona edizione con W Women in Italian Design a cura di Silvana Annichiarico 
  2. in Triennale La Metropoli Multietnica a cura di Andrea Branzi 
  3. in Triennale Brilliant! I futuri del gioiello italiano a cura di Alda Cappellieri 
  4. in Triennale Stanze. Altre filosofie dell’abitare a cura di Beppe Finessi 
  5. nell’area Expo dal 25 maggio 2016 People in Motion a cura di Michele Nastasi 
  6. in area Expo Street Art a cura di Nina Bassoli 
  7. al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia “Leonardo da Vinci” Studiare il futuro già accaduto. Un progetto esplorativo su Uomo, Ambiente e Cultura 
  8. alla Fabbrica del Vapore New Craft a cura di Stefano Micelli 
  9. allo IULM Game/Video Art. A Survey a cura di Matteo Bittanti e Vincenzo Trione 
  10. al Palazzo della Permanente La logica dell’approssimazione, nell’arte e nella vita a cura di Aldo Colonetti e Gillo Dorfles

Si deve solo spulciare bene il programma in questi cinque mesi e scegliere. Per approfondire ecco il sito www.21triennale.org.

 

Ph: Francesca Lanzavecchia con Hunn Wai, Metamorfosi Vegetali, 2013 [dettaglio]

25 marzo 2016: Mirò in mostra al MUDEC – con intervista

Joan Mirò, I due amici, 1969, Acquaforte, acquatinta e carburo di silicio, cm 71,5 x 106,5 - Barcellona, Fundaciò Joan Mirò © Successiò Mirò by SIAE 2016

Dove: MUDEC – Museo delle Culture, via Tortona 56, Milano

Costo: 12 €

Quando: da venerdì 25 marzo 2016 all’11 settembre 2016. Lunedì 14.30-19.30 – Martedì, Mercoledì, Venerdì e Domenica 9.30-19.30 – Giovedì e Sabato 9.30-22.30

La mostra Joan Mirò La forza della materia al MUDEC Museo delle culture di Milano fino all’11 settembre 2016, è una personale che racconta il passato, tra gli anni ’30 e ’80, delle opere di Mirò. Allo stesso tempo, è una mostra estremamente contemporanea. Non solo per il fatto che l’arte di Mirò è sempre attuale, ma perché l’allestimento, oltre a presentare le tele, i disegni, le sculture dell’artista, ha una valenza multimediale.
Grazie alle note della musica di Duke Ellington che con Blues for Joan Mirò dà il benvenuto all’inizio dell’allestimento: un modo – ben riuscito – per far entrare il visitatore nei quadri e nella vita dell’artista catalano, mostrando quanto il rapporto con la poesia e le altre arti sia stato fondamentale per questo straordinario esponente del Surrealismo.

Abbiamo chiesto al curatore italiano della mostra, il professor Francesco Poli i suoi

5 motivi per cui visitarla

#1. chi non è ancora venuto al museo MUDEC lo troverà bellissimo, progettato da David Chipperfield

#2. conoscere e vedere l’opera di Joan Mirò: il maestro del surrealismo e dell’astrazione della materia mancava da Milano, con una sua mostra personale, dal 1999

#3. le opere in mostra vengono dalla Fondazione Mirò di Barcellona, definendone così un marchio qualità e identità. Le 140 opere rappresentano tutti i diversi percorsi e le sperimentazioni che l’artista portò avanti nella seconda metà della sua vita

#4. scoprire un aspetto originale di Mirò la sua scultura, prodotta con oggetti trovati, assemblati e trasferiti in un calco e bronzificati

#5. immergersi nell’universo figurativo dell’artista

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. foto o riproduzioni della casa e dello studio di Joan Mirò

#2. ambienti immersivi di realtà tridimensionale

#3. Mirò in persona

#4. la sua tavolozza

#5. un parente di Joan Mirò.

Ho però trovato un nipote dell’artista, Joan Punyet Mirò, che alla domanda “cosa è stata Milano per Mirò” mi risponde: “Le cose di Milano che lui preferì sono la bellezza artistica e architettonica della città e la collezione dell’arte del ‘400 e ‘500. Nel 1981 fece una mostra di ceramica e grafica con la Galleria Naviglio e donò una grande scultura alla città che è in via Senato“. 

 

Ph. Joan Mirò, I due amici, 1969, Acquaforte, acquatinta e carburo di silicio, cm 71,5 x 106,5 – Barcellona, Fundaciò Joan Mirò   © Successiò Mirò by SIAE 2016

10 PAROLE che hanno senso solo a Milano

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10 parole solo di milano citta stato
10 parole solo di milano citta stato

Ci sono parole che fuori Milano non si capiscono, non hanno senso o semplicemente non esistono. Eccole.

10 PAROLE CHE HANNO SENSO SOLO A MILANO

#1 Ti briffo / Ti debriffo

#2 Schedulare

#3 Deliverare

#4 Sushino

#5 Skillato

#6 Calendarizzare

#7 Agendare

#8 Schiscetta

#9 Forwardare

#10 Shiftare

Altre parole segnalate da voi:

  • Swoppare
  • Veicolare
  • Performante
  • Cafferino

MILANO CITTA’ STATO

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