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🔴 Dati 15 marzo: +252 decessi in Lombardia (picco massimo), 79 nuovi contagi Milano città (risultato più basso dal 10 marzo)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

15 marzo 2020. Picco di decessi in Lombardia (+252) nelle ultime 24 ore, sempre concentrati in alto numero nelle province di Bergamo e di Brescia, i cui focolai non accennano a ridurre la forza, che raggiungono rispettivamente quota 3416 e 2463 contagi, sfiorano il 50% del totale di 13.272 della Lombardia (+1587 rispetto a ieri).
In Italia i contagiati totali raggiungono quota 24.747 (+3590) con un picco di decessi di 368 persone.

La città di Milano registra un incremento contenuto nel numero di contagi: +79 (totale di 711). Nella città metropolitana i contagi aumentano di 200 raggiungendo quota 1750. Nel corso dell’Assessore Gallera segnala il potenziamento della terapia intensiva, anche grazie al ricevimento di 90 ventilatori dalla Protezione Civile, che portano a 1.200 i posti a disposizione. L’aumento dei malati in terapia intensiva è di 25 persone, incremento più contenuto rispetto alla media degli ultimi giorni. Sul fronte mascherine Gallera informa di aver ricevuto in giornata 700.000 mascherine da imprese ed enti del territorio. Alla notifica del Governo di un prossimo invio di 500.000 mascherine, l’assessore ricorda che la Lombardia attualmente necessita di 300.000 mascherine al giorno. “Noi da lombardi non molliamo“, è la sua conclusione.

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252** (+26,0%)

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

**Numero più elevato di decessi quotidiani in Lombardia dall’inizio dell’emergenza

UPDATE. Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
Totale: 1.750

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79*** (+12,5%)
Totale: 711

***Numero più basso di nuovi contagiati a Milano dal 10 marzo

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

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Credits: larepubblica.it - Zaia e Fontana

Il governo ha dichiarato di voler affrontare l’emergenza coronavirus in modo unitario su tutto il territorio. La strategia scelta in Italia è di limitare i contatti tra le persone, mettendo in quarantena nella propria abitazione tutti i cittadini, riducendo le loro uscite allo stretto necessario, nella fattispecie per motivi di lavoro inderogabili, per fare la spesa e per motivi di salute.

Le prime avvisaglie di ribellione alla strategia unitaria per la verità si erano viste nelle regioni del Sud, con diversi Governatori che hanno emanato direttive ed azioni volte soprattutto a impedire qualunque tipo di ingresso sul territorio di persone provenienti dalle regioni del nord.

Qualche giorno e la strategia unitaria è posta in discussione soprattutto nelle due regioni più colpite da contagi e decessi: Veneto e Lombardia. Le due grandi regioni del nord per motivi differenti stanno prendendo le distanze dalla politica del governo per implementare ulteriori e diversificate strategie d’azione: il Veneto dopo l’esperimento positivo a Vo’ ha deciso di estendere il “modello Corea” dei tamponi a tappeto sul resto del territorio, mentre la Lombardia scottata dall’invio di mascherine inidonee dalla Protezione Civile e dal dietrofront del governo sull’ospedale all’ex Fiera, ha deciso di affidarsi all’ex capo della Protezione Civile Bertolaso e alle imprese del territorio per uscire dalla crisi sanitaria. Ma procediamo con ordine.

L’AUTONOMIA DI FATTO: via coreana in VENETO con tamponi a tappeto, autarchia LOMBARDA con Bertolaso

# Veneto. Zaia: “Sui tamponi non accettiamo lezioni da nessuno. Abbiamo un progetto, li faremo anche on the road

Il presidente della Regione Veneto ha azionato un piano di controllo della popolazione contagiata, sul modello applicato in Corea, che si esplica nella verifica anche dei positivi asintomatici al Covid-19 tramite tamponi effettuati per strada, fuori dai supermercati e anche al personale degli stessi. In Corea i controlli vengono effettuati anche nelle stazioni di servizio e in tutti i locali commerciali, con il risultato di contenuto numero di infettati ospedalizzati e un numero esiguo di decessi in proporzioni ai casi positivi (0,9% contro quasi il 7% italiano).

Leggi anche: Quello che la COREA sta facendo per sconfiggere il coronavirus

Lo stesso Zaia ha dichiarato che oltre ad essere stato il primo ad adottare questa prassi medica in Italia, con tamponi a tutti gli abitanti di Vo’ Euganeo in seguito all’accertamento del paese quale primo focolaio del virus in Veneto, la sua regione risulta essere la prima comunità al mondo per controlli ogni milione di abitanti, per la precisione 29.000.

Identificare e isolare tutti i contagiati, compresi gli asintomatici, secondo gli esperti rappresenta la tecnica migliore per evitare lo sviluppo di nuovi focolai che obblighino ogni volta tutti i cittadini a mettersi in quarantena. Così la Reuters ha sintetizzato i diversi approcci di Italia e Corea: “in Italia, a milioni sono chiusi in casa e oltre 1000 persone sono morte per il coronavirus. Nella Corea del Sud, colpita dall’epidemia più o meno nello stesso periodo, solo poche migliaia di persone sono in quarantena e 67 persone sono morte”. (Reuters: Special Report: Italy and South Korea virus outbreaks reveal disparity in deaths and tactics)

# La Lombardia sceglie di fare da sola e affida a Bertolaso il nuovo ospedale

Anche il governatore lombardo ha scelto una strada differente dalla strategia unitaria del Governo. In questo caso non prevede tamponi a tappeto, ma richiede misure ancora più stringenti rispetto a quanto previsto da Roma e, soprattutto, chiede mano libera per risolvere i due più gravi problemi nella Regione: la carenza di mascherine e la necessità di potenziare i reparti di terapia intensivi.

Il caso emblematico, diventato casus belli dopo una serie di altre polemiche a distanza, è evidenziato dalla scelta di costruire un’ospedale temporaneo con 600 posti letto di terapia intensiva presso i padiglioni vuoti della Fiera Milano in centro città, da mettere in piedi in una settimana. Il progetto era già stato predisposto in accordo con Governo e Protezione Civile ma quest’ultima improvvisamente ha negato il supporto in quanto si è detta impossibilità a fornire macchinari e personale.

Poche ore dopo il dietrofront e lo scontro con il Governo si è infiammato ancora di più. La nuova miccia è stata la ricezione dal personale medico della Lombardia di mascherine di pessima qualità, “simili alla cartaigienica” (Gallera), ricevute dalla Protezione Civile, mascherine di cui gli operatori sanitari hanno disperato bisogno.

Esempio di mascherina inviata dalla Protezione Civile per il personale medico della Lombardia (credit: Il Giorno)

Dopo questi due incidenti la decisione della Regione Lombardia è di “farcela da soli”. Ha chiesto dal ministro Speranza il via libera a fare produrre mascherine ad aziende del territorio e ha attivato una call internazionale per procurarsi il personale qualificato e gli ausili respiratori necessari per l’ospedale temporaneo all’Ex Fiera. Stanno intervenendo in aiuto anche le aziende del territorio: la Morganti ha donato 14.000 mascherine alla Regione, l’Inter altre 85.000, mentre l’Ospedale San Raffaele sta allestendo a sue spese una tensostruttura per potenziare la terapia intensiva contro il coronavirus.

Il fattore di discontinuità con quanto fatto dal Governo italiano è stato però un altro, ovvero quello di affidarsi ad una sorta di commissario per gestire l’emergenza Covid-19 e primo su tutto per l’implementazione del presidio sanitario provvisorio in Fiera: la scelta è ricaduta su Guido Bertolaso, uomo d’esperienza già capo della Protezione Civile e commissario per l’emergenza del terremoto all’Aquila, che per il compenso simbolico di 1 euro fungerà da consulente personale del presidente della Regione Lombardia.

Da molte parti politiche nazionali era stato fatto il nome di Bertolaso come commissario dell’emergenza ma il governo ha optato su Domenico Arcuri di Invitalia. 

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# Lo strappo violento del Trentino. Il Presidente Fugatti: “Se sei qui in villeggiatura niente cure”

Preme sull’acceleratore di un’autonomia ancora più aggressiva il Trentino. Il presidente della Regione Autonoma del Trentino Alto Adige Fugatti ha fatto una dichiarazione molto dura durante l’ultima conferenza stampa, dichiarando “Se sei qui in villeggiatura, anche no. Il Trentino non può sobbarcarsi esigenze sanitarie che non ci competono anche se la costituzione direbbe così. Ma questa è una situazione di emergenza” come riporta ildolimiti.it. Il riferimento è all’art. 32 della Costituzione Italiana che “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.

# Le autonomie delle Regioni del Nord fatte uscire dalla porta, stanno rientrando dalla finestra?

Le richieste di autonomie delle Regioni del Nord, supportate da referendum popolari, sono state al momento accompagnate alla porta. Le vicende di queste ultimi giorni sembrano mostrare come l’animo autonomista non si sia affatto sopito e i governatori di Veneto e Lombardia con le loro azioni controcorrenti rispetto al Governo nazionale stanno forzando la mano anche forse per dare una dimostrazione che maggior libertà d’azione può significare maggior efficienza, perchè autonomia significa poter agire più da vicino secondo le specifiche esigenze del territorio. Dopo essere state sbattute fuori dalla porta, le autonomie stanno rientrando dalla finestra?

Nel frattempo dalla Spagna, dove le autonomie sono più marcate e le rivendicazioni d’indipendenza come quella della Catalogna hanno sempre riempito le piazze, si sta innescando un nuovo scontro tra le regioni e lo Stato Centrale che vorrebbe avocare a sè i poteri degli enti locali, come riportato da elmundo.es. Si tratta di una “invasione militare” ha dichiarato la giunta della Catalogna.

FABIO MARCOMIN

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I NUOVI OSPEDALI per la terapia intensiva: Cina e Milano a confronto

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Ospedale Huoshenshan Wuhan Credit: eu.usatoday.com

Quando in Cina l’epidemia ha raggiunto 17mila contagiati e 361 morti, il governo ha dato il via alla costruzione in emergenza di 2 ospedali. Ecco cosa stiamo facendo in Italia e, in particolare, a Milano.

I NUOVI OSPEDALI per la terapia intensiva: Cina e Milano a confronto

Il modello cinese

# Ospedale Huoshenshan

Ospedale Huoshenshan
Ospedale Huoshenshan Wuhan
Credit: eu.usatoday.com

Quando in Cina l’epidemia di coronavirus ha raggiunto la soglia di 17.000 contagiati e 361 morti, il governo ha dato mandato per la costruzione in emergenza dell’Ospedale Huoshenshan (Ospedale del Monte del Dio del Fuoco) a Wuhan epicentro del focolaio.
Il 23 gennaio 2020 sono iniziati, pertanto, i lavori di sbancamento di 25.000 mq di terreno e circa 7.500 operai hanno raggiunto il sito per realizzare a ritmo serrato le platee di cemento armato e assemblare i moduli prefabbricati a struttura leggera che hanno comportato la costruzione dell’ospedale in tempi record, si parla infatti di soli 10 giorni.

Il 2 febbraio 2020 ben 1.100 posti letti erano pronti per ospitare i pazienti affetti dal virus che dal giorno successivo hanno potuto iniziare ad occupare le degenze dotate di stanze con impiantistica a vista ma completa e letti attrezzati con le più alte tecnologie sanitarie, oltre che a ricevere le cure del personale medico dell’esercito nazionale.

Ospedale Huoshenshan Wuhan
Credit: eu.usatoday.com

# Ospedale Leishenshan

credit: eu.usatoday.com

Contestualmente, sullo stesso modello, hanno preso avvio anche i lavori di costruzione dell’Ospedale Leishenshan (Ospedale del Monte del Dio del Tuono), struttura gemella completata il 5 febbraio 2020 e resa operativa l’8 febbraio con la messa a disposizione di altri 1.600 posti letto.

credit: eu.usatoday.com

La Cina era forse abituata a questo genere di imprese: qualche anno fa in soli 6 giorni aveva costruito a Pechino l’Ospedale Xiaotangshan per fronteggiare l’epidemia SARS-CoV-2 del 2002-2003, struttura che oggi è stata riconvertita anch’essa per ospitare i contagiati di coronavirus.

I progetti a Milano

Nel momento in cui, nel nostro Paese, i numeri dell’epidemia stanno uguagliando quelli raggiunti in Cina a fine gennaio, le proposte non hanno tardato ad arrivare.
Il piano è quello di recuperare le strutture sanitarie non più in attività o parzialmente occupate che sarebbe facile riconvertire per gli scopi dell’emergenza è al vaglio. Ecco le prime attuazioni.

#Ospedale San Raffaele

All’interno della tensostruttura che già copre l’ex campo sportivo dell’Università Vita-Salute sono iniziati i lavori di allestimento di un nuovo reparto di terapia intensiva che proseguiranno incessantemente per due settimane fino a rendere funzionante quest’opera finanziata attraverso donazioni volontarie di circa 200.000 persone da tutto il mondo.

# FieraMilanoCity

fieramilanocity

Il progetto su cui si punta molto è, tuttavia, la riconversione del Padiglione 1 e 2 dell’ex polo fieristico in un ospedale temporaneo capace di accogliere fino a 600 pazienti. L’operazione di riconversione di questa struttura, ben collocata sul territorio e facilmente raggiungibile, è già stata progettata per soddisfare i requisiti strutturali generali. Il layout dei due livelli del padiglione che si estendono su una superficie di circa 2.200 mq sono già stati studiati, così come i moduli che comporranno i reparti, ovvero i container prefabbricati larghi 6 metri e lunghi 26, che potranno contenere i letti attrezzati collegati agli impianti elettrici e gas medicinali trasversali alle unità.
I lavori per realizzare queste opere dovrebbero durare solo 6 giorni, ma manca ancora uno scoglio da superare: il reperimento delle apparecchiature elettromedicali come aspiratori, ventilatori e monitor, oltre al reclutamento di personale qualificato per la gestione di questo nuovo ospedale da campo.

Dopo un primo accoglimento positivo della proposta da parte di tutti, oggi Regione Lombardia si trova tuttavia da sola a portare avanti questa impresa a cui crede ancora, come ribadito anche nella conferenza stampa di sabato 14 marzo 2020, nella quale è stato anche annunciato l’incarico affidato a Bertolaso, in qualità di consulente di questo importante progetto, che ci auguriamo possa concretizzarsi al più presto.

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MANUEL CATTANEO

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Quando il virus colpisce vicino. LA MIA STORIA

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Si dice che da ogni attimo, bello o brutto che sia, si debba trarre un insegnamento, una lezione, un bagaglio da portare con sé. E io credo che nessun momento come questo abbia lasciato un segno così profondo dentro ciascuno di noi.
Non perché ci sia stato chiesto di restare a casa o, nella peggiore delle ipotesi, di non tornare dalle nostre famiglie. Credo che la lezione più grande che abbiamo ricevuto sia che non sempre la leggerezza è lo scudo migliore con il quale proteggerci da quanto ci accade.

Quando il virus colpisce vicino. LA MIA STORIA.

Ammetto di essere stata tra quelli che hanno pensato si trattasse di un’esasperazione mediatica, lamentavo le continue telefonate di genitori in preda al panico quando il virus ha iniziato a diffondersi qui a Milano, li ho persino rimproverati suggerendo loro di dare meno ascolto alle tv o ai social impazziti.
Ammetto di aver sbagliato tutto.
In un attimo, ancor prima che potessi rendermene conto, i ruoli si sono invertiti.
Di solito la parola “positivo” dovrebbe alludere a qualcosa di bello e, di contro, il termine “negativo” avere un significato contrario.
Questa volta non è stato così.
Quando ti sentì dire “è positivo” la paura ti pervade, privandoti di qualsiasi capacità di ragionare. Tutto amplificato dalla lontananza, sì perché la persona positiva è una persona a me molto vicina anche se è a 900 chilometri di distanza, mentre io scrivo qui, da Milano.
In fondo sai che comunque non avresti potuto far nulla, che è giusto seguire le indicazioni delle autorità mediche, ma ogni centimetro che ti divide corrisponde ad anni luce. Quando il virus colpisce qualcuno di tanto vicino a te, il paradosso difficile da accettare è non potergli stare accanto. 

 

Visto da fuori fa paura, ma visto da vicino lo fa ancora di più.

Visto da fuori ci si limita ad ascoltare quello che viene raccontato, ma visto da vicino è una corsa contro il tempo alla ricerca di testimonianze, studi scientifici, punti di vista di esperti.
Visto da fuori pensi di sapere come gestirlo, visto da vicino ti riscopri completamente incapace di farlo.
La superficialità ti porta a pensare “a me non può accadere” anche se i numeri aumentano, le città colpite anche, e tu ti rinchiudi in quella piccola bolla dove pensi che niente di tutto questo possa raggiungerti.
Eppure si sa, le bolle sono fatte per scoppiare prima o poi. La verità è che tutto quello che sta accadendo in questo giorni riguarda ciascuno di noi, nella stessa identica misura.
Non importa quanti anni tu abbia, a che ceto sociale appartenga, che tu creda in qualcosa oppure no. Forse questa è una di quelle rarissime volte in cui tutti siamo sotto lo stesso identico cielo.

È questione di tempo e torneremo tutti alla normalità.

Le metro torneranno affollate come un tempo, la gente tornerà alle proprie irrefrenabili corse contro il tempo, torneranno gli aperitivi e le palestre piene, torneranno i cinema, i teatri, i musei e i banchi di scuola. Tornerà tutto come prima, riavremo tutto indietro, ma ci porteremo addosso e dentro una lezione indelebile…
Quella chiamata o quel messaggio mandalo anche quando credi di non aver abbastanza tempo, quel libro non abbandonarlo sul tuo comodino, leggine qualche pagina anche quando la stanchezza è troppa, quel silenzio ascoltalo anche quando i clacson delle auto imbottigliate nel traffico sembrano impedirtelo e, più di ogni altra cosa, se ti mancherà quell’abbraccio, quello che ti fa tornare il sorriso, vai a prendertelo.

Perché oggi sai cosa significa non poterlo avere.

ROSSANA QUARATO

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La SFIDA più grande quando tutto sarà finito

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Qualcosa di buono, in fondo, ci sarà.
Non dobbiamo attendere che tutto questo finisca per scoprirlo, anche perché, lo sappiamo, sarà lunga a finire. E quello che sarà un nuovo inizio – perché lo sarà – ci vedrà globalmente diversi. Intimamente modificati. Più ammaccati, meno sicuri, più sintomatici, meno connessi, più diffidenti. E altre cose che ancora non conosciamo. Forse.

# La paura, il terrore di non essere più

Nel mezzo però, in questo limbo lento di attese, a tratti spaventoso di silenzio urlante spezzato dalle sirene della autoambulanze, ma anche, dall’inno d’Italia cantato in qualche modo dai balconi, o dalla tromba di Raffaele Kohler che dalla sua finestra intona uno struggente “Oh mia bela Madunina”, dagli applausi scroscianti per i medici e gli infermieri che si stanno dannando per salvare il numero maggiore di persone, dalle dirette Instagram che si moltiplicano, sovrappongono, uniscono, dai sorrisi scambiati così dal niente con quel passante frettoloso con mascherina e spesa sotto casa, da catene whatsapp che fino a più o meno due settimane fa avremmo definito stucchevoli, ma adesso, quasi quasi “una candela la accendo anch’io” ci ritroviamo, per la prima volta nelle nostre vite – per tutti i nati nel dopoguerra – faccia a faccia con il noi più intimo. Il nostro essere esseri umani. E con la paura, il terrore di non essere più.

Siamo noi spogliati da ogni sovrastruttura che per la prima volta in vita nostra siamo chiamati a comportamenti obbligati, ad una restrizione importante di libertà, per tutelare la nostra salute, anzi no, di più, per salvarci la pelle. La nostra e quella degli altri. Quella del nostro Paese. E come ci vediamo nel mondo. Siamo così tanto connessi che non esiste azione del singolo che non abbia conseguenze sull’altro. Lo hanno capito anche quelli che fino a 48 ore fa sminuivano tutto con un “Ma è solo un’influenza, noi non siamo l’Europa”, contagio dopo contagio, lo stanno capendo tutti.

Anche noi a Milano, così viva, così veloce, così appassionata, così “week”, avevamo forse perso l’aderenza a noi

# Essere migliori esseri umani

E quindi nel cuore di questa pandemia incredibile e violentissima, ma non del tutto inimmaginabile, visto i tanti, ripetuti e spregiudicati modi in cui abbiamo vissuto – scherzo tragico del destino – abbiamo un’occasione, forzata, ma l’abbiamo: possiamo provare ad essere esseri umani migliori. Possiamo prepararci, rispettando rigorosamente ciò che ci è imposto, dentro le nostre case, ad un domani più consapevole. Ne abbiamo la responsabilità e anche il privilegio.

Non a caso scelgo di utilizzare questa parola, privilegio. Perché noi, fino a due settimane fa siamo stati dei privilegiati. Gli esseri umani più privilegiati della storia, nella parte più ricca, eccitante, sana, ambiziosa del mondo in cui crescere e vivere. Eravamo così sfacciatamente fortunati agli occhi di gran parte del pianeta che nemmeno ne eravamo consapevoli. Con un’intrinseca e odiosa convinzione, che i desideri fossero bisogni. Anche noi a Milano, così viva, così veloce, così appassionata, così “week”, avevamo forse perso l’aderenza a noi. È così semplice quando va tutto bene.
Ma ora che non va tutto bene, e abbiamo tempo, tanto, restando sani fino a prova di tampone contrario, interroghiamoci e ridiamo un ordine al senso delle cose e alle priorità. Ascoltiamo quella paura profonda e umana, viscerale, che ci vuole legati alla vita. Che ci fa sentire il terrore di non poter controllare nulla di ciò che ci accade. O ci è accaduto.

Questo virus ci sta urlando in faccia che le chiacchiere stanno a zero, che la scienza è democratica e ancora di più che solo la competenza ha o può provare ad avere risposte. Non tutti possono sentenziare e argomentare su tutto. Anche questo ci sta dicendo. Facciamone tesoro quando tutto questo sarà finito. Nel frattempo rimettiamo le cose al loro posto, dentro di noi e fuori.
Possiamo essere esseri umani migliori di quanto siamo stati fino a due settimane fa. Lo dobbiamo e lo dovremo a chi non ce l’avrà fatta. A noi stessi. E alla nostra Milano che ha la scorza dura, che ha indossato guanti e mascherine e che, instancabile, non ci fa sentire soli.

ridiamo un ordine al senso delle cose e alle priorità. Ascoltiamo quella paura profonda e umana, viscerale, che ci vuole legati alla vita. Che ci fa sentire il terrore di non poter controllare nulla di ciò che ci accade. O ci è accaduto.

 

ERIKA BRENNA

 

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El Domm prima del Domm: tre curiosità sulle CHIESE che sorgevano al posto del Duomo

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chiese paleocristiane
Il Battistero di Santo Stefano alle fonti, scoperto nel 1899, si riferiva all'antica Basilica Vetus: vi fu battezzato Sant'Ambrogio

Ogni volta che proviamo a dare di Milano una definizione che ne sintetizzi al massimo le peculiarità storiche, sociali e culturali, pensiamo immediatamente a definirla con le sole categorie della contemporaneità: moderna, ricca, efficiente.

Troppo spesso dimentichiamo che nel periodo tardo-antico, al principio di un medioevo connotato dal declino politico della Roma tardo-Imperiale, Milano è stata epicentro della germogliante civiltà cristiana occidentale, la quale non ha solo plasmato le coscienze dei nuovi fedeli, ma ha anche impresso – in maniera indelebile – il suo “marchio di fabbrica” sull’architettura civile e religiosa della città.

Leggi anche: Quando Milano era CAPITALE di Roma

El Domm prima del Domm: le CHIESE PALEOCRISTIANE di Milano

Non mi riferisco alla Basilica Sanctae Mariae Nascenti, più comunemente chiamata Duomo, il cui candore stride con l’asprezza delle sue celeberrime guglie gotiche, bensì a ciò che letteralmente sta sotto di esso: la BASILICA VETUS.

#1 Basilica Vetus: gli esorcismi di Ambrogio

Costruita dal 314 d.c. per volere dell’Imperatore Costantino, essa aveva sede nel punto corrispondente al fulcro dell’attuale Duomo, ovvero proprio sotto la sua sacrestia, ed era curiosamente formata da due semplici aule, in una delle quali si narra che il nostro Sant’Ambrogio fosse solito praticare gli esorcismi... ma questa è un’altra storia.

Leggi anche: Quando Milano aveva una DOPPIA CATTEDRALE al posto del Duomo

#2 Basilica Nova: il covo degli eretici

Si tramanda che la seconda chiesa, la BASILICA NOVA, costruita stavolta in corrispondenza dell’attuale monumento a Vittorio Emanuele II, facesse da “contraltare estivo” alla precedente. Prima che fosse consacrata a Santa Tecla, era un vero e proprio covo di eretici Ariani. Dettaglio che potrebbe non stupire più di tanto, se pensiamo che negli stessi spazi di Santa Tecla vi era, secoli prima, un tempio consacrato alla divinità pagana Minerva.

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#3 Battistero di San Giovanni alle Fonti: dove Ambrogio battezzò Sant’Agostino

Fra le due basiliche fu costruito infine, sul finire del IV secolo, il Battistero di San Giovanni alle Fonti, luogo in cui secondo la tradizione il nostro Ambrogio battezzò un altro illustre santo, vale a dire Agostino. Il battistero è stato individuato sotto il sagrato dell’attuale Cattedrale e qui si trovano, incisi nel pavimento, i confini dell’antico battistero i cui resti, insieme a quelli della Basilica Vetus e di Santa Tecla, sono oggi visibili nell’affascinante percorso di visita sotterraneo, in alcune vetrine della M1 e nel museo del Duomo.

 

PIERLUIGI COSTANTINO

 

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🔴 Breaking News. Lombardia delusa dal Governo per MASCHERINE e RESPIRATORI

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Esempio di mascherina inviata dalla Protezione Civile per il personale medico della Lombardia (credit: Il Giorno)

Nella conferenza stampa quotidiana della Regione Lombardia non sono stati protagonisti solo i numeri. Sulla scena sono emerse due criticità per il sistema lombardo: la carenza di mascherine e il mancato invio degli ausili respiratori per realizzare l’ospedale temporaneo di terapia intensiva all’ex Fiera. Ma procediamo con ordine.

Lombardia: i dati del giorno

14 marzo 2020. Il numero dei contagiati totali in Lombardia è di 1865 nelle ultime 24 ore. Si tratta dell’aumento più alto in valore assoluto dall’inizio dell’emergenza Coronavirus che porta a un totale di 11.685 contagiati nella Regione. I decessi del giorno sono 76. Numero consistente però che rappresenta il valore più basso dal 9 marzo. Le province più colpite si confermano Bergamo e Brescia (a Milano città i nuovi contagiati sono 98). Attualmente in Regione sono 5.085 le persone ricoverate presso le strutture opsdaliere per Covid-19.

Leggi anche: Dati 14 marzo, Lombardia: crescita record dei contagi, calano i decessi

La beffa delle mascherine

A tre settimane dall’inizio dell’emergenza coronavirus in Lombardia appare inspiegabile la carenza di mascherine. Quello che preoccupa non è solo che siano difficili se non impossibili da trovare per i normali cittadini. Ma la notizia che allarma di più è che la fornitura inviata dalla Protezione Civile per medici e infermieri della Lombardia sia risultata non a norma.
L’assessore Gallera ha spiegato che le mascherine arrivate dalla Protezione civile sono inutilizzabili per il personale medico: “I nostri operatori ci hanno detto ‘come possiamo utilizzarle?. Non voglio fare polemica ma è evidente che non è possibile immaginare di utilizzare queste mascherine da parte di sanitari che lavorano ore e ore… questo non è consentito e accettabile per una persona che sta a con pazienti infetti”, perchè “al massimo possono essere utilizzate da un volontario che le usa per portare la spesa a un anziano”.
C’è un’emergenza mascherine che va risolta con i giusti presidi. almeno dateci gli strumenti per giocare questa battaglia”, ha concluso Gallera.

L’assessore regionale al Bilancio Davide Caparini si è così impegnato a risolvere il problema: “Dobbiamo dotare tutto il personale medico ma anche i cittadini di mascherine, da acquistare in farmacie e supermercati. Siamo la Lombardia, con un grande settore aeronautico e farmaceutico: riusciremo a produrre mascherine, grazie alla circolare del ministro Speranza, che ha dato questo via libera. Attivato anche Politecnico di Milano che ha strutturato prove tecniche per verificare qualità materiali da utilizzare e dare garanzie”.
A conclusione della conferenza stampa è arrivata in diretta la notizia di 14.000 mascherine donate alla Regione dalla ditta Morganti.

Blocco a respiratori e a ospedale temporaneo all’ex Fiera

L’altra notizia del giorno è stato il blocco del governo al progetto di costruzione di un ospedale temporaneo per la terapia intensiva all’Ex Fiera, come proposto dalla Regione Lombardia. Il problema sul tavolo è l’impossibilità del governo di inviare gli ausili respiratori necessari.
Sul tema è tornato il governatore, che ha ribadito che la frenata di ieri è arrivata perché per ora “nessuno è stato in grado di fornirci né i ventilatori né i medici”. Regione Lombardia continua comunque a coltivare l’idea di un ospedale in Fiera per 600 letti di terapia intensiva dedicati ai pazienti positivi al Coronavirus. “Abbiamo lanciato una call internazionale per trovare i ventilatori. Ci proveremo per ancora un paio di giorni“, ha detto Fontana ricordando la necessità di intervenire “a breve. Sono moderatamente ottimista”, ha concluso. Gallera ha comunque ricordato che si sta riuscendo a gestire la terapia intensiva spostando alcuni dei pazienti in altre regioni, ampliando la disponibilità in alcune strutture esistenti del territorio, e ha segnalato la realizzazione di una tensostruttura da parte dell’Ospedale San Raffaele dedicata interamente a questo.

Leggi anche: Dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

In attesa di team medico e attrezzature cinesi arriva la promessa della Merkel

Sono atterrati 2 giorni fa all’aeroporto di Fiumicino il team di medici dalla Cina, per confrontarsi con gli operatori sanitari italiani, al fine di trovare soluzioni per poter arginare al meglio l’epidemia di Covid-19 che ha colpito il nostro paese, forti dell’esperienza che hanno maturato nell’emergenza cinese.  Con loro, il team di medici cinesi, hanno portato 31 tonnellate “materiali sanitari”, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni “medicinali antivirus” e campioni di plasma. Materiali che dovrebbero essere ridistribuiti, proporzionalmente alle necessità ed i bisogni regionali. Si fatica a comprendere come mai attrezzature e staff medico stiano rimanendo questi giorni a Roma invece che venire inviati immediatamente in Lombardia e nelle altre zone più colpite.

Mentre si attende l’arrivo anche in Lombardia di attrezzature e staff medico giunto a Roma dalla Cina, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha dichiarato che bisogna aiutare l’Italia, smentendo di fatto quanto dichiarato dalla presidente della BCE Lagarde.

LUCIA MARTINAZZO

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🔴 Dati 14 marzo, Lombardia: crescita record dei contagi, calano i decessi

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Foto: Andrea Cherchi (c)

14 marzo 2020. Due risultati apparentemente di valore opposto spiccano nel bollettino giornaliero sul Coronavirus in Lombardia. Partiamo dalla notizia più dura: il numero dei contagiati totali in Lombardia è di 1865 nelle ultime 24 ore. Si tratta dell’aumento più alto in valore assoluto dall’inizio dell’emergenza Coronavirus che porta a un totale di 11.685 contagiati nella Regione. Un numero che purtroppo inverte il trend che risultava in calo da due giorni.

Nell’ultimo giorno si sono avuti 76 decessi. Numero consistente però che rappresenta il valore più basso dal 9 marzo.

Le province più colpite si confermano quelle di Bergamo e di Brescia.

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).

Sui dati bisogna muoversi con attenzione, considerando sia alcune variazioni di competenza tra un giorno e un altro, soprattutto per i contagi, inoltre si tratta di un periodo ancora troppo breve per parlare di trend. Però fatte tutte le premesse del caso, il tasso di crescita dei decessi risulta da quattro giorni consecutivi in calo.

Non bisogna abbassare la guardia.

UPDATE. Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)

11/3: +333 (+55,4%)*
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
Totale: 632

Fonte: dati Protezione Civile

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 BREAKING NEWS: dal Governo arriva lo STOP all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

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Protezione civile

La notizia positiva di giovedì 12 marzo della realizzazione di un’ospedale temporaneo con 600 posti letto di terapia intensiva, da montare in 7 giorni, per dare sollievo al sistema sanitario lombardo in forte difficoltà pare venga smentita dai fatti. Il Governo ha fermato l’iniziativa sul nascere perché la Protezione Civile ha dichiarato che non può rispettare gli accordi presi nei giorni scorsi con la Regione. La replica della Regione è che ora proverà a farcela con i propri mezzi.

Leggi anche: 🔴 In arrivo OSPEDALE temporaneo di terapia intensiva da 600 posti al Portello per il Coronavirus

Dal Governo arriva lo stop all’ospedale in zona Fiera per la terapia intensiva

La Protezione Civile non riesce a rispettare gli accordi presi giorni fa

L’emergenza sanitaria e la relativa scarsità di camere attrezzate per il ricovero in terapia intensiva dei pazienti affetti da difficoltà respiratorie a causa del Covid-19, che si manifesta sotto forma di polmonite, non è ancora finita. Per tamponare e risolvere il prima possibile questa drammatica situazione la “macchina” era già partita all’inizio della settimana: Regione Lombardia e la Fondazione Fiera Milano avevano messo su carta un progetto che prevedeva l’installazione temporanea di 20 moduli da 3 letti ciascuno, un maxi reparto di terapia intensiva, da localizzarsi nei padiglioni vuoti della vecchia fiera in zona Portello.

L’accordo era stato trovato anche con il Governo, attraverso l’ente nazionale di Protezione Civile che avrebbe dovuto mettere a disposizione tutti i letti, macchinari e personale per rendere funzionante il nuovo presidio ospedaliero.

Nella giornata di ieri è arrivato l’improvviso stop: la Protezione Civile ha comunicato infatti l’impossibilità di consegnare i beni promessi alla Regione Lombardia in quanto questi sono quasi totalmente a servizio di altri ospedali. Il Governatore Fontana preso atto della situazione di stallo, che di fatto fa cadere i presupposti per la realizzazione dell’ospedale, ha subito dato mandato ai tecnici regionali di avviare una ricerca di aziende italiane e operatori internazionali disponibili a fornire in breve tempo tutte le attrezzature necessarie e sopperire alle mancanze dell’ente nazionale per dare seguito al progetto previsto in origine.

La domanda è: se siamo tutti costretti all’isolamento per evitare il collasso dei nostri ospedali, non dovrebbe essere la priorità favorire la costruzione di un nuovo ospedale temporaneo, in grado di potenziare la terapia intensiva?

FABIO MARCOMIN

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IO RESTO A CASA: 10 consigli per non USCIRE DI TESTA in questo periodo di isolamento

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Siamo tutti, o quasi tutti, chiusi in casa. I periodi di isolamento forzato ci costringono a interrompere  la quotidianità, così rassicurante proprio per la sua prevedibilità, e a fare i conti con sentimenti di paura, impotenza, rabbia e tristezza. E con il senso di vuoto. Ecco cosa fare per passare dalla preoccupazione all’occupazione, e allontanare i cattivi pensieri.

IO RESTO IN CASA: 10 consigli per non USCIRE DI TESTA in questo periodo di isolamento

Com’è noto in psicologia, l’essere umano non è fatto per reggere situazioni di allerta o tensione per troppo tempo. Prima della società moderna, questi stati venivano interrotti con l’attacco o con la fuga. Ma oggi, costretti a rimanere immersi in questa situazione stressante, cosa possiamo fare?

#1 Imporvi di non parlare di covid-19 per qualche ora al giorno

Le cose non cambieranno senza il vostro pensiero costante o il vostro intervento, ma mettere in stand-by mente e corpo fornendo loro una pausa detox aiuta a mantenere un equilibrio anche in questi giorni di grande stress.


#2 Restate allenati

SPORT

In casa, in terrazzo, nel proprio giardino per i più fortunati, ma non interrompete l’attività fisica. O, se non siete mai stati grandi sportivi, considerate ora di iniziare. Perché? Perché chi si allena con regolarità riduce lo stress, migliora l’umore e stimola la salute mentale. E perché fare sport aumenta il livello endorfinico, fa aumentare le difese e riossigena tutto l’organismo.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) consiglia di fare 150 minuti di attività fisica a settimana.
Per chi vuole fare esercizio fisico in modo leggero, ma completo (provato da me!) consiglio questo video: 30 minuti con count-down di esercizi guidati di ginnastica dolce Total Body, yoga e stretching.


#3 Un corso di crescita personale

Sappiamo tutti, in potenza, cos’è giusto per noi, cosa ci divide dalla serenità, qual è l’ordine delle priorità da affrontare, e quale la scala dei propri valori.
Ma quando veniamo al dunque, all’azione, tutti i buoni propositi si confondono tra loro, diventano più gravosi e l’obiettivo si allontana.
Crescere significa proprio questo: cercare un percorso di sviluppo e maturazione che fa una bella cernita del superfluo, che mette in luce il necessario, definendo desideri, obiettivi, azioni, e rafforza, lungo il cammino, l’autostima. Io do spesso un occhio qui.


#4 Appaiare i calzini

CALZINI

Ed estendete questo slancio, un pezzo alla volta, a tutta la casa. A parte che ordinare dà come risultato, oltre all’ovvio nuovo assetto, una grande soddisfazione dovuta al raggiungimento di un obiettivo prefissato. Ordinare i cassetti, sì, rinforza l’autostima.
Se vogliamo farci dare un aiuto da un guru del settore, basta guardare qualche puntata di “Facciamo ordine con Marie Kondo” in onda su Netflix!


#5 Piantare un seme

Per vivere la vita in modo pieno un uomo dovrebbe fare almeno tre cose nella vita: piantare un albero, educare un figlio, scrivere un libro. Questo adagio, della quale non si conosce con certezza la paternità, si tramanda proprio per la forza del suo messaggio. Per ora concentriamoci sulla natura.
Piantare un seme, o un bulbo, e vedere la sua evoluzione nei prossimi 20 giorni è un bel modo per darsi un appuntamento con la vita.


#6 Studiare una parola al giorno di una nuova lingua

Niente obiettivi irraggiungibili e demotivanti come imparare il cinese in 20 giorni. Basta imparare una parola ogni giorno per arricchire il vocabolario di una lingua già conosciuta o gettare le fondamenta per l’apprendimento di una nuova lingua. Ci si può far aiutare da duolingo o da bebbel, per esempio.

 

#7 Videochiamare amici o parenti

Avete almeno una decina di giorni che corrispondono, facendo una chiamata al giorno, a 10 amici o parenti che non abbiamo tempo mai di sentire, ma che ci mancano. Amicizie fatte durante esperienze all’estero? La zia negli Stati Uniti che ancora non si rende conto di cosa stia succedendo? La lista è sicuramente lunga.


#8 Viaggiare stando in poltrona

Lo potete fare chiudendo gli occhi, leggendo un libro, guardando un film, sfogliando un catalogo di vacanze. Oppure facendo tutto insieme grazie alla guida Lonely Planet scaricabile gratuitamente.
“Viaggiare in poltrona è una selezione di 500 film, libri e musiche che ti condurranno dalle mete più vicine a quelle più remote. Per sognare ad occhi aperti e poi, magari, partire davvero.”


#9 Aggiornarsi nel proprio campo

FORMAZIONE

L’aggiornamento è il carburante (ecologico) per la vostra professione. Sfruttando al meglio questo tempo libero, ripartirete con maggiore competenza ed efficienza quando tutto questo sarà finito. E al momento tanti professionisti e aziende stanno proponendo webinar e videolezioni gratuitamente.


#10: Fare l’amore e non la guerra

Per chi è in isolamento in compagnia. 

 

PILLOLA

PSICOLOGIA

Sipem, la Società italiana di psicologia d’emergenza, ha messo a punto un servizio di sostegno psicologico telefonico ed è rivolto a chi si trova in quarantena o in isolamento domiciliare.
Per la Lombardia, mandare una mail a sipemsoslombardia@gmail.com per essere ricontattati da uno psicologo volontario.

 

BARBARA VOLPINI

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🔴 CONTAGI coronavirus: gli ULTIMI DATI indicano che bisogna tenere duro

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Credits: Andrea Cherchi - Milano dall'alto
Credits: Andrea Cherchi - Milano dall'alto

13 marzo 2020. Sono passate esattamente tre settimane da quando è iniziato l’allarme Coronavirus in Lombardia.

In Lombardia i contagiati raggiungono il numero complessivo di 9820 con 1095 nuovi contagiati e 146 nuovi decessi rispetto alla giornata di ieri. La città metropolitana di Milano arriva a 1307 contagiati (+152 rispetto a ieri).

Si tratta di numeri sempre molto pesanti anche se si intravede uno spiraglio puramente statistico: da due giorni i numeri dei contagiati giornalieri risultano in calo per la Regione e la città metropolitana e per la città di Milano.

Contagi Lombardia.

11/3: +1489 (+25,7%)*
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)

Contagi Città metropolitana di Milano.

11/3: +333 (+55,4%)*
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)

Dati quotidiani che risultano in calo anche per Milano città:

11/3: +113* 12/3: +92 13/3: +83.

Gli asterischi indicano che nella giornata dell’11 marzo si sono registrati dei conteggi che potrebbero avere incorporato anche un numero di contagi di pertinenza della giornata precedente, quindi potrebbero risultare sovrastimati. 

Sui dati bisogna muoversi con attenzione, considerando sia alcune variazioni di competenza tra un giorno e un altro (10 e 11 marzo), inoltre si tratta di un periodo ancora troppo breve per parlare di una curva discendente. Però fatte tutte le premesse del caso, questi dati che sono in linea con quello che si registra anche in Veneto ed Emilia, confortano almeno nel fatto che non bisogna abbassare la guardia.

Fonte: dati Protezione Civile

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MILANO AIUTA: spesa a domicilio e taxi gratis tra le misure a sostegno degli OVER 65

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Credits: Andrea Cherchi - Anziana alla finestra
Credits: Andrea Cherchi - Anziana alla finestra

Il coronavirus si sta rivelando particolarmente insidioso per la salute delle persone più fragili, tra cui quelli di età più elevata che sono costretti ad adottare misure particolare per salvaguardare la propria salute.

MILANO AIUTA: spesa a domicilio e taxi gratis tra le misure a sostegno degli OVER 65

Il Comune di Milano, che ha da poco lanciato un fondo di mutuo soccorso per le persone più bisognose colpite dalla crisi economica conseguente alla chiusura delle attività in seguito all’emergenza Covid-19, sta affiancando altre iniziative di solidarietà per le tutte le fasce di popolazione interessate. “Milano Aiuta” è una di queste ed è rivolta agli over 65.

Leggi anche: Il Comune lancia un fondo di mutuo soccorso per Milano

L’iniziativa coordinata dall’assessore ai servizi sociali Gabriele Rabaiotti, ha l’obbiettivo di raccogliere, attraverso l’email milanoaiuta@comune.milano.it, tutte le iniziative a favore della fascia della popolazione che in questo momento è ancora più fragile ovvero gli over 65. Per farlo il Comune si rivolge a gruppi, associazioni ed imprese per mettere insieme tutte quelle disponibilità di servizi ed attività che vengono svolte a titolo gratuito verso le uniche persone che erano state invitate a non uscire di casa qualche giorno fa.

L’idea di istituire questo canale di raccolta è nata dopo diverse sollecitazioni arrivate da tutte le parti sociali, come racconta l’assessore nell’intervista a Radio Popolare, e da giovedì mattina verrà attivato un canale diretto allo 020202: “le persone potranno chiamare e i nostri operatori costruiranno il raccordo tra le domande e le richieste – spiega Rabaiotti – che perverranno dalle persone al loro domicilio e queste disponibilità” da parte delle imprese.

Il servizio funziona, a seguito della chiamata al numero 020202 dalle 8 alle 20 dal lunedì al sabato, digitando il tasto 7 del tastierino telefonico e tra i servizi messi a disposizione:

  • consegna spesa al domicilio (CoopConadLidl Md offrono la spesa al domicilio per gli over 65);
  • consegna pasti al domicilio;
  • ritiro ricette e consegna farmaci;
  • piccole commissioni;
  • servizio di trasporti persone (Taxiblu e Autoradiotaxi 8585 che mettono a disposizione 40 corse giornaliere per accompagnare gratuitamente anziani)

Maggiori informazioni, sia per privati bisognosi che per aziende o privati che hanno servizi da offrire, si possono reperire a questa pagina.

FABIO MARCOMIN

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🔴 BREAKING NEWS. Sala: chiusura dei parchi, disinfezione quotidiana dei mezzi ATM e bollettino quotidiano anti coronavirus

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A partire da oggi venerdì 13 ogni giorno alle 11, il sindaco Sala farà un aggiornamento direttamente sui social sulla situazione coronavirus. Nel suo primo discorso ai milanesi ha elencato le 4 principali novità di azione delle ultime ore:

 

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 Emergenza Coronavirus: parte l’operazione STRADE PULITE a Milano

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Credits: impresedilinew.it - Pulizia strade

Da venerdì 13 marzo inizia una pulizia straordinaria delle strade di Milano da parte dell’Amsa per conto del Comune. Non si stratta della solita modalità ma è una sanificazione approfondita grazie a uno spruzzo con liquido igienizzante su tutte le vie della città.

EMERGENZA CORONAVIRUS: parte operazione strade pulite a Milano

Dopo l’igienizzazione dei mezzi pubblici, continua l’attività di pulizia straordinaria del Comune

Quando il numero dei contagiati a Milano era ancora contenuto, qualche settimana fa, era iniziata la pulizia di tutti i mezzi di trasporto pubblico Atm, dai tram alle metropolitane, oggi invece parte l’operazione strade pulite a Milano che durerà almeno fino al 3 aprile. Le vie interessate per questa prima giornata sono:

  • piazza Duca d’Aosta
  • via Vittor Pisani
  • piazza 4 Novembre
  • via Sammartini
  • via Ferrante Aporti
  • via Ascanio Sforza
  • via Castelvetro
  • piazza XXIV Maggio
  • via Larga
  • piazza Beccaria e Fontana
  • via Palatucci
  • viale Famagosta
  • viale Cassala
  • piazzale delle Milizie
  • via Giambellino
  • via Lorenteggio
  • piazza Gramsci
  • piazza Sempione.

Un’altra iniziativa positiva in questa emergenza sanitaria, che sarebbe opportuno mantenere successivamente come buona pratica anche quando si tornerà ad una situazione di normalità.

FABIO MARCOMIN

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I brand internazionali trasformati in marchi dei QUARTIERI di Milano

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Credits: https://www.milano-milano.it/iorestoqui - Io resto qui

Marika Mangafà art director freelance con il suo marchio I’m Mikamanga_creative ha lanciato un’iniziativa di “marketing territoriale”, insieme alla sua collega Francesca, che trasforma i brand internazionali più famosi nei marchi dei quartieri di Milano. Qui la lista dei quartieri con i loro nuovi loghi: https://www.milano-milano.it/iorestoqui

#IO RESTO QUI a Milano-Milano: i brand internazionali trasformati in marchi dei QUARTIERI di Milano

Il sostegno virtuale ai quartieri della città ispirato ai brand più famosi

Marìka e Francesca, come si raccontano, sono una coppia creativa che è stata bloccata come tutti i milanesi in casa a Milano.
L’iniziativa di marketing creativa è nata sia per “dare sostegno virtuale ai quartieri della nostra città – e sì, anche per passare il tempo – ci siamo divertite a fare i loghi dei quartieri di Milano ispirandoci ai brand più famosi.”

Tra i quartieri trasformati in grafica da Marìka e Francesca, in tutto 32, ci sono:

#1 Barona che usa il logo della birra Corona

Barona-Corona

#2 Burger King diventa Bande Nere

Bande Nere-Burger King

#3 San Siro prende in prestito il marchio San Carlo

San Siro-San Carlo

#4 Google in trasforma in Goorla

Goorla-Google

#5 Niguarda richiama lo stile del consolle per videogiochi Nintendo

Niguarda-Nitendo

#6 Lacoste è tramutata in Lagosta

Lagosta-Lacoste

#7 Il castello della Disney rappresenta il Duomo

Duomo-Disney

#8 Lego è cambiato in Nolo

Nolo-Lego

#9 Isola ha preso il posto di Ikea

Isola-Ikea

#10 Il quartiere QT8 ha dato il cambio alla compagnia petrolifera Q8

QT8-Q8

La lista dei quartieri si trova qui: https://www.milano-milano.it/iorestoqui

Se nella lista manca un quartiere, le sue ideatrici sono disponibili a trasformarlo in logo gratuitamente.

Continua la lettura con: Gli stereotipi dei quartieri di Milano

FABIO MARCOMIN

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Gli EFFETTI COLLATERALI della quarantena: in Cina si divorzia. In Italia che succederà?

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Al cuore non si comanda, certo, ma cosa succede se istituzioni ed emergenza sanitaria impongono un ritiro forzato dentro casa, una quarantena da vivere o da “scontare” con la propria famiglia, per contenere la diffusione dell’epidemia?

Gli EFFETTI COLLATERALI della quarantena: in Cina si divorzia. In Italia si nasce?

Si passa gran parte del tempo a immaginare e pianificare una pausa dal lavoro. Non per forza per andare in chissà quale posto lontano ed esotico. Basterebbe poco per ricaricare le pile: divano, tv, una coperta, qualche snack e una tisana calda. Una selezione di film, un buon libro, dello streching e un corso di aggiornamento online.

Poi arriva un virus. Inaspettatamente, in sordina, quasi in modo beffardo, visto che per troppo tempo lo abbiamo considerato poco più di una normale influenza. E ogni aspetto della società in cui viviamo si ferma all’improvviso. Tutto, dal lavoro alla palestra, dalla scuola al corso di ballo, dal parrucchiere alla messa, dal viaggio all’uscita con il cane, diventa off-limits.
E con la richiesta di chiudersi in casa, di interrompere il lavoro e qualsiasi altra attività che comporti il contatto fisico con il mondo esterno, arriva il tempo libero.
Tanto tempo libero. Peccato che in quei 40, 60, 120 metri quadri di casa ci si ritiri tutti insieme.

Puff e sparisce il divano, puff il film sotto la coperta, puff il webinar, puff anche la tisana. Il tavolo del soggiorno è occupato dai libri di algebra e di spagnolo, tu con le cuffie siedi sulla tavoletta del water mentre cerchi di capire come collegarti a zoom, e la tua dolce metà abbarbicata al bancone della cucina dirige figli e report in inglese.
Giri l’angolo per tirare il fiato e chi ti incontri? Cambi direzione, ma chi incontri di nuovo? E a suon di passare ore e ore a stretto contatto con l’altro, dentifricio aperto, calze spaiate, mutande a terra, impronte ovunque, sono solo dei meravigliosi ricordi.
Questa è solo una simulazione, ma la realtà per molti non è tanto diversa.


# Come ha reagito la Cina

 

divorzio

Gli effetti del coronavirus sulla vita di coppia in Cina, in particolare a Xi’an e nel distretto di Yanta, è stato devastante, sembrerebbe. Abituati a ritmi frenetici e giornate interminabili passate fuori casa, molti cinesi dopo questa esperienza hanno deciso di interrompere la loro convivenza.
Ma la notizia è mitigata da un dato fondamentale: gli uffici comunali per le separazioni e i divorzi sono rimasti chiusi per più di un mese. Dal 1 marzo, data di riapertura, potendo eseguire al massimo 14 divorzi al giorno, gli uffici hanno fatto il tutto esaurito.
Comunque, secondo il Global Times, la ragione principale rimane quella della convivenza forzata 24 ore su 24 con la propria famiglia.

# Cina

sperazione

# Si è notato che la Cina registra un boom di divorzi in occasione dei festeggiamenti del Capodanno e degli esami di ammissione alle università… Motivi di grande stress per il popolo cinese.

# La legge cinese permette di divorziare in poche ore, basta compilare un semplice modulo che differisce da quello del matrimonio per il colore: uno è rosso, l’altro è verde.

# Tra il 2006 e il 2016, il numero dei divorziati è raddoppiato, passando da 1,5 a 3 su 1000 persone, per un totale di 4,2 milioni di casi.

# Secondo un rapporto della Corte suprema del Popolo, il massimo organo giudiziario cinese, il 70% delle dispute matrimoniali non consensuali è stato avviato dalla moglie.

# Come potrebbe reagire l’Italia

coppia

Riavvolgiamo il nastro. Cancelliamo per un attimo dentifrici aperti e calze spaiate, che sono poca cosa. Teniamoci anche compiti, riunioni, tensioni e battibecchi. Però pensiamo al nostro Paese, alle nostre abitudini, così diverse dal resto del mondo, ai valori famigliari forti e resistenti a tutto, anche ai virus.
E allora sento i profumi di una cena e vedo i sorrisi di adulti e bambini, che depongono armi e stanchezza e si ritrovano a parlare delle piccole cose e di un futuro incerto. E vedo quel famoso divano, un po’ stretto per tutti, ma ci si sta.
E poi vedo le luci spegnersi e vedo arrivare l’inverno prossimo.
Chissà quanti fiocchi alle porte. Speriamo.

# Italia

# Il quadro italiano è da anni tristemente noto: crollano le nascite, cala la popolazione residente in Italia e aumentano le persone che lasciano il Paese.

# Secondo i dati dell’Istat, dal 2015 la popolazione residente è in diminuzione: per la prima volta negli ultimi 90 anni siamo in una fase di declino demografico.

# In Italia nel 2019 ci sono state solo 435mila nascite, rappresentando il ricambio naturale più basso in 102 anni.

# Ogni 100 persone decedute, ci sono solamente 67 bambini che nascono… Nel 2010 ce n’erano 96.

BARBARA VOLPINI

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🔴 In arrivo OSPEDALE temporaneo di terapia intensiva da 600 posti al Portello per il Coronavirus

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Credits: milano.corriere.it - Fronte Fiera Milano in zona Portello

Altra giornata drammatica per l’emergenza Coronavirus. Superato il numero complessivo di 1.000 decessi (1018, di cui 744 in Lombardia), anche se è in leggero calo la variazione giornaliera (188 decessi nell’ultimo giorno). Ci sono delle possibili buone notizie. In arrivo dalla Cina delle maxi forniture di strutture sanitarie insieme a un team di medici specialisti nel coronavirus.

Via libera all’inserimento nel protocollo di sperimentazione di diversi centri del farmaco anti-artrite che avrebbe dato ottimi risultati su alcuni pazienti all’Ospedale Cotugno di Napoli. La ditta che lo produce, la Roche, ha annunciato la cessione gratuita del farmaco per favorirne l’impiego su vasta scala.

Infine è arrivata dall’assessore alla Sanità della Regione Lombardia Gallera la conferma sulla realizzazione in tempi brevi di un ospedale temporaneo per collocare 600 posti letto di terapia intensiva a Milano, in alcuni padiglioni di Fiera Milano in zona Portello.

In arrivo ospedale temporaneo di terapia intensiva da 600 posti al Portello per il Coronavirus

L’idea è replicare il modello “Wuhan” in soli 7 giorni

Credits: milano.corriere.it – Padiglioni Fiera Milano

L’assessore del sistema sanitario lombardo ha confermato che i progetti per la costruzione di un’ospedale temporaneo dedicato completamente alla terapia intensiva con 600 posti letto, nei padiglioni 1-2 della Fiera in zona Portello, sono stati inoltrati alla Protezione Civile, a seguito di confronto con la stessa Fondazione Fiera.
Appena arriverà la conferma le strutture prefabbricate con le relative apparecchiature comprese quelle per “l’espulsione di aria filtrata, impianto gas medicinali, impianto elettrico dotato di continuità elettrica, pareti altamente isolate e certificate” potranno essere installate in soli 7 giorni. Sul modello di quanto fatto in Cina nella città di Wuhan, anche se con numeri ridotti, l’ospedale provvisorio avrà la struttura di 20 moduli ognuno attrezzati con 30 letti abbinati a un respiratore.

Le richieste che Gallera dovrà fare in seguito al montaggio dei prefabbricati saranno quelle di: letti, respiratori e personale medico. Sono attese risposte in tempi brevi.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Emergenza coronavirus: GRATIS parcheggi e area B – C, per venire incontro ai cittadini

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area c e b
Area B Milano

Il sindaco Giuseppe Sala ha da poco comunicato, attraverso un video-messaggio su Facebook, di aver firmato un’ordinanza che contiene le prime misure economiche a favore dei milanesi.

Tra le misure prese, l’apertura di area B e area C e la sosta libera e gratuita nei parcheggi di superficie sulle righe gialle e sulle righe blu.
Il sindaco, al lavoro nel suo ufficio di Palazzo Marino, dice: “Se servirà altro, lo faremo”.

Per la lettura del testo integrale dell’ordinanza, si rimanda al sito del comune di Milano.

BARBARA VOLPINI

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🔴 Il Comune lancia un FONDO di MUTUO SOCCORSO per Milano

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In un videomessaggio pubblicato nella mattina del 12 marzo sulla sua pagina Facebook, Beppe Sala annuncia l’istituzione di un fondo di mutuo soccorso “finanziato dal Comune”, che si avvarrà anche del sostegno di “banche, istituzioni finanziarie, imprenditori, e di quei milanesi che potranno”.

L’iban per le donazioni è IT58 G0306901 7831 0000 0000 551, il Fondo “lavorerà sulle situazioni più delicate in quella fase di recupero” – continua Sala – “che ci dovrà il più velocemente possibile riportare alla situazione precedente” all’emergenza del Coronavirus. La nuova misura si aggiunge al decreto del Governo, avvalendosi dei margini di autonomia concessi al Comune.

“Nei suoi 26 secoli di storia Milano ha sempre dato il meglio di sé nei momenti di difficoltà” conclude con fiducia il sindaco, e in effetti non è la prima volta che accade qualcosa di simile, anche se con la memoria bisogna tornare al 1898.

Un precedente di grande valore

Quell’anno Milano fu attraversata da una gravissima crisi politica ed economica, cui fecero seguito pesanti rivolte sociali. La reazione decisa del Governo Pelloux contro le associazioni di carattere sindacale e politico portò alla nascita di nuove associazioni che svolgevano compiti di aiuto economico ai piccoli imprenditori. Nacque così una Società Agricola operaia nella frazione Ronchi San Bernardo, facendo di Milano la città pioniera di questo nuovo tipo di sostegno. Al fiorire delle iniziative sparse a livello locale corrispose, poi, uno sforzo unificante, coordinato a livello nazionale dalla Federconsorzi.

Finché il 5 settembre 1900 “è costituita la Federazione Italiana delle Società di Mutuo Soccorso – come recita l’Articolo 1 dello Statuto – al fine di provvedere alla tutela degli interessi delle Società federate e contribuire a migliorare moralmente e materialmente la condizione delle classi lavoratrici a mezzo della previdenza”.

Oggi esistono oltre 500 società di Mutuo Soccorso in Italia con un patrimonio accantonato che supera i 100 milioni di euro.

La misura proposta oggi da Sala mira a risollevare la città quando l’emergenza sarà passata, affidandosi fin da subito alla generosità dei singoli cittadini.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi di questa raccolta.

ALBERTO OLIVA

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Per aspera ad astra: la FORZA di Milano dopo ogni grande CRISI

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foto Andrea Cherchi (c)

Lo dimostrano i fatti del passato: ogni volta che Milano non cede alla paura, ma si concede un momento di riflessione, anche in situazioni drammatiche, facendo appello alle sue forze e alle sue persone migliori, allora la sua storia, la storia di noi tutti, ma anche la Storia con la maiuscola, alla fine riparte sempre con una forza ancora maggiore.

La FORZA di Milano dopo ogni grande CRISI

# I visigoti

visigoti

Già nel febbraio del 402, quando i Visigoti assediarono la città, che era la capitale dell’Impero romano d’Occidente, fu il coraggio dei cittadini a permettere al generale Stilicone di respingerli. Dalle mura difensive della città, i milanesi iniziarono a vedere lontani i fuochi dell’accampamento militare dei soldati Visigoti pronti ad attaccare. Davanti al pericolo dell’assedio, l’imperatore decise di abbandonare Milano e di fuggire in Gallia. Ma i milanesi rimasero a difendere la loro città. E vinsero.

# La peste

peste

Il morbo colpì Milano, come le principali città d’Europa, in diversi momenti. Quella che viene ricordata come la peggiore, e sicuramente la più celebre, fu l’epidemia che ebbe il suo picco nel 1630 (anche soprannominata “peste manzoniana” poiché il Manzoni la citò in due sue opere distinte).
Anche in questo caso nella tragedia emersero degli eroi, in particolare tra i cittadini. Furono i Cappuccini, con la loro calma, serenità e coraggio, e il confratello Felice Casati che fu messo a dirigere il Lazzaretto, a risolvere la situazione laddove il governo della città aveva fallito muovendosi male e lentamente durante la gestione delle emergenze.
Allora come oggi, le reazioni appaiono tanto simili sino a inquietare: dapprima, venne sottovalutato l’insorgere della malattia, preferendo non interrompere le attività usuali e il Carnevale Ambrosiano. Poi vennero attribuiti i decessi ad altre patologie meno temute, e infine vennero accusati i medici di esagerare i casi pur di acquisire nuovi pazienti, tanto che alcuni di essi furono allontanati a sassate dalla popolazione inferocita.
Alla razionalità si sostituì il peggiore istinto, preferendo credere alla leggenda degli untori, chiamati così perché si ipotizzava ci fossero delle persone che ungessero gli oggetti con strane sostanze allo scopo di diffondere la peste.
In maniera simile a quanto è accaduto con le fughe precipitose di questi giorni, anche i nobili e
 i cittadini più facoltosi di Milano scapparono in massa verso le loro tenute in campagna, nonostante le severissime pene sancite dalle grida per chi decideva di allontanarsi.
E fu solo quando la razionalità ebbe il sopravvento, soprattutto grazie all’azione dei Cappuccini, di medici e dei tanti cittadini volontari, insieme alla costruzione di un altro lazzaretto, che la situazione poté dirsi risolta, anche se a prezzo di non meno di 140.000 morti.

# Le grandi guerre

guerra mondiale

Il valore di Milano e dei milanesi viene dimostrato anche all’indomani delle due guerre mondiali. Alla fine della prima, infatti, a Milano decollarono quei settori industriali che caratterizzeranno le attività produttive cittadine e saranno responsabili delle speranze e del benessere di centinaia di migliaia di italiani, in un Paese stremato dalla guerra.
Anche dopo la seconda Guerra Mondiale, che ha devastato Milano con i bombardamenti a tappeto degli alleati, il dolore cedette presto il passo alla costruzione di un futuro migliore. Dalle maceri si costruì un piccolo monte (Monte Stella) e momento simbolo del desiderio di riscossa fu il concerto tenuto dal Maestro Arturo Toscanini l’11 maggio del 1946 in un Teatro alla Scala ricostruito a velocità miracolosa, che aprì la porta alla rinascita sociale e industriale della città, primo polo industriale e produttivo del Paese proiettato verso l’Europa e il mondo, motore dello straordinario “Miracolo Italiano” degli anni cinquanta. 

A questi episodi se ne possono aggiungere altri, come la caduta del ducato di Milano per mano dei francesi del 1500, l’abbandono dei Savoia dopo le trionfali Cinque Giornate, le numerose occupazioni straniere, fino ad arrivare a Mani Pulite, con la presa di coscienza di una corruzione diffusa a ogni livello.

Come ci dimostra la storia, Milano ha attraversato momenti cupi, terribili, in cui sembrava impossibile vedere una luce, eppure è sempre riuscita a uscirne e a rilanciarsi con rinnovato vigore. Ce la farà anche questa volta, con l’impegno e il sacrificio di tutti, per mettersi alla guida di un nuovo rinascimento

ANTONIO BUONOCORE

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