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TORRE ANTISMOG da 100 METRI in Cina: 10 così per la città e avremmo aria pulita a Milano

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Credits: South China Morning Post

Forse il problema più grave per la qualità della vita a Milano. L’inquinamento dell’aria che, nonostante i tentativi di riduzione della circolazione delle auto, sostituzione dei vecchi riscaldamenti e piantumazione di nuovi alberi, resta drammatico. Dal paese del Dragone arriva un’idea che si potrebbe implementare in pochi anni. E per il fattore estetico non abbiamo dubbi: come con i grattacieli con le nostre archistar potrebbero diventare dei fattori di attrazione. 

TORRE ANTISMOG da 100 METRI in Cina: 10 così per la città e avremmo aria pulita a Milano

Pubblichiamo estratti articolo di Valerio Mariani per “Business Insider” – In Cina hanno costruito una torre antismog alta 100 metri. E funziona

# A Xian, nella Cina centro-orientale, una torre di 100 purifica l’aria in un’area di 10 kmq, sfruttando l’energia solare

Siamo a Xian, nella provincia di Shaanxi, zona centro-orientale della Cina, dove si sta ultimando la costruzione di un cilindro di più di cento metri di altezza e con una base formata da una struttura a pannelli solari che si sviluppa per circa la metà di un campo da calcio. I pannelli garantiscono l’energia pulita che serve per produrre l’aria altrettanto pulita da diffondere nella zona circostante. Si sa che l’inquinamento è un gravissimo problema nelle aree urbane cinesi e, per questo, il Governo le prova tutte per trovare soluzioni valide.

Secondo i test condotti dai ricercatori dell’Istituto dell’Ambiente dell’Accademia Cinese delle Scienze, l’uovo di Colombo sembra funzionare. I risultati esposti dal responsabile dei test, Cao Junji, sembrano essere positivi. La torre ha portato un miglioramento della qualità dell’aria in un’area di circa 10 chilometri quadrati, grazie a una produzione di più di 10 milioni di metri cubi di aria pulita dall’avvio. L’aria calda prodotta all’interno delle particolari serre poste alla base della torre viene canalizzata lungo la torre e filtrata più volte durante il suo percorso.

# In inverno la tecnologia a pannelli solari è ancora più efficiente. Il PM 2.5 si è ridotto fino al 15%

E, aggiungono i ricercatori, anche se lo smog è più intenso nei mesi freddi, la tecnologia a pannelli solari ha dimostrato maggior efficienza proprio durante l’inverno. La misurazione del tasso di inquinamento nell’area circostante fornita da una dozzina di stazioni di monitoraggio ha fornito una percentuale di riduzione del PM 2.5 fino al 15%. La costruzione della torre è stata ultimata recentemente dopo circa due anni di lavori e il gruppo di ricercatori si riserva di fornire un rapporto completo sul suo funzionamento entro marzo.

# Una torre simile già presente in un parco di Pechino

Credits: studiorosengarde

Un precedente è già attivo in Cina: l’anno scorso fu ultimata una torre simile all’interno di un parco di Pechino e la sua progettazione fu affidata all’architetto olandese Daan Roosergaarde all’interno del progetto Smog Free Tower. La torre di Roosergaarde, però, è alta solo sette metri ed è in grado di produrre circa 8 metri cubi di aria pulita al secondo grazie a un generatore elettrico che, a sua volta, viene alimentato da alcune centrali elettriche a carbone, non proprio il massimo in termini di ecosostenibilità.

# Il prossimo obiettivo: un torre di 500 metri capace di purificare l’aria in un raggio di 30 kmq 

L’appetito vien mangiando e i ricercatori cinesi hanno già in mente la progettazione di una torre alta 500 metri con un diametro di 200 metri e raggio d’azione di circa 30 chilometri quadrati, dunque in grado di purificare l’aria di una piccola città.

Fonte articolo: Business Insider

Continua la lettura: A Torino CANNONI D’ACQUA contro l’INQUINAMENTO. Lo farà anche Milano?

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We are the champions: due PIATTI della CUCINA MILANESE inseriti nei primi 30 al MONDO!

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Classifica piatti top 30

La pizza napoletana vince il “Tasteatlas awards2020”, ma il secondo piatto italiano in elenco è della cucina milanese. Andiamo alla scoperta di questa classifica culinaria mondiale che vede la nostra città protagonista.

We are the champions: due PIATTI della CUCINA MILANESE inseriti nei primi 30 al MONDO!

# The “Best Traditional Dishes in the World” incorona Milano: Risotto alla milanese e Ossobuco nella top 30 mondiale

Credits: Taste Atlas

Dai “Tasteatlas awards2020” arriva la classifica The “Best Traditional Dishes in the World” che dà un voto ai migliori piatti delle tradizioni locali di tutto il mondo, grazie al contributo di 63.402 partecipanti che si sono espressi. L’Italia ne mette 8 tra i primi 30 con la pizza napoletana al primo posto assoluto. Oltre alle trenette al pesto genovese, troviamo una coppia di piatti romani, bolognesi e milanesi. Il risotto alla milanese è il primo piatto italiano in classifica dopo la pizza.

# Al 13esimo posto si piazza il risotto alla milanese con un punteggio di 4,38 stelle

Il risotto forse più rappresentativo della cucina italiana, sicuramente di quella lombarda e milanese è il risotto alla milanese, riconosciuto nel mondo come il risotto allo zafferano per eccellenza. La caratteristiche che lo contraddistingue è soprattutto la presenza del midollo. Gli ingredienti per realizzare questa prelibata pietanza sono riso, formaggio grattugiato, burro, midollo di vitello, brodo di carne, cipolla e zafferano meglio se estratto direttamente dai pistilli messi in infusione.

# Alla 28esima, appena prima delle trenette al pesto genovesi, il nostro ossobuco con 4,24 stelle di valutazione

Le prime tracce scritte, di questo piatto di origine lombarda o meglio ancora milanese, risalgono a testi dell’ottocento, dove si evince che l’ossobuco era la pietanza delle festività consumata dai borghesi. Si tratta di un piatto unico completo, in quanto secondo la ricetta tradizionale la carne di vitello dev’essere servita con il risotto alla milanese e l’indispensabile gremolada, ovvero la salsa ottenuta mescolando buccia di limone, prezzemolo, aglio, e acciughe.

Fonte: Taste Atlas

Continua la lettura: I 7 PIATTI del NORD Italia che sono diventati più FAMOSI nel mondo

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🛑 L’ECONOMIST: le ZONE IN ITALIA più colpite a marzo sono VICINE all’IMMUNITÀ

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Credits: economist.com

Secondo l’Economist, l’area di Bergamo che è stata maggiormente colpita durante la prima ondata, ora sarebbe al riparo per via dell’alto numero di cittadini con gli anticorpi. 

L’ECONOMIST: le ZONE IN ITALIA più colpite a marzo sono VICINE all’IMMUNITÀ

Pubblichiamo estratti traduzione articolo di “The Economist” – Italian towns hit hardest by covid-19 are doing better now

# L’immunità di gregge: se un numero sufficiente di persone diventa immune, il virus non riesce più a circolare 

Una delle domande più urgenti sul covid-19 è quanto possa essere realizzabile l'”immunità di gregge”. Mantenendo costanti altri fattori, più persone hanno anticorpi protettivi, più lentamente si diffonde il virus. Se un numero sufficiente di persone diventa e rimane immune, si prevengono ulteriori focolai.

# I dati italiani mostrano un maggior grado di protezione nelle zone più flagellate 

Alcuni esperti hanno consigliato di lasciare che i giovani e sani ricevano il covid-19, al fine di avvicinarsi a tale immunità di gregge. I dati europei suggeriscono che questo obiettivo rimane lontano: all’interno dei Paesi, anche le regioni con il maggior numero di casi in primavera tendono ad avere i focolai più grandi ora. Tuttavia ampie medie possono oscurare la variazione locale. E nuovi dati italiani mostrano che i luoghi più colpiti godono ora di un certo grado di immunità.

# L’area di Bergamo sta registrando 1/3 dei decessi rispetto alle aree meno colpite la scorsa primavera

 

Credits: economist.com

Il covid-19 ha colpito più duramente alcune città risparmiandone altre. In Lombardia, cuore della prima ondata italiana, da marzo a giugno sono morte l’83% in più di persone rispetto alla media storica, un eccesso che rappresenta lo 0,3% della popolazione. Eppure alcune sacche della regione sono state colpite in modo sproporzionato. Il tasso era dello 0,6% della popolazione della provincia di Bergamo e superiore all’1% in 30 dei 243 comuni di Bergamo. Se da qualche parte ci sono abbastanza anticorpi per contenere la diffusione del covid-19, sarebbero di certo in queste zone.

Isaia Invernizzi, giornalista, ha avuto accesso ai dati regionali nel dettaglio, che dimostrano che le città più colpite stanno andando insolitamente bene oggi. Dal 1° settembre, i comuni con morti in eccesso nella prima ondata di almeno lo 0,5% della popolazione hanno totalizzato 216 casi ogni 100.000 persone, un terzo rispetto alle aree con morti in eccesso intorno allo 0,1%.

# In Europa dove il più alto tasso di mortalità in eccesso è stato più alto, in Spagna, è solo 1/5 di quello di Bergamo

Credits: economist.com

Anche il distanziamento sociale ha rallentato il virus. Secondo Google, i lombardi si sono mossi intorno al 24% in meno a luglio rispetto a gennaio, il calo più forte in Italia, un dato simile in tutta la Lombardia. Ciò lascia l’immunità come la migliore spiegazione per le differenze nel conteggio dei casi all’interno della regione.

Nessuno studio nazionale ha rilevato una quota di persone con anticorpi anche solo di un terzo rispetto al 24% visto a Bergamo a luglio. E il più alto tasso di mortalità in eccesso nazionale d’Europa, in Spagna, è solo un quinto di quello di Bergamo. Eppure per i bergamaschi assediati, i dati sono una buona notizia. L’indagine di sieroprevalenza ha mostrato come gli anticorpi sono diffusi soprattutto tra gli anziani e gli operatori sanitari, che ne hanno più bisogno.

Fonte articolo: The Economist

Continua la lettura: Prof. Remuzzi: “In LOMBARDIA si è superata la soglia del 60% per l’IMMUNITÀ“

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7 cose che LE MILANESI AMANO delle MILANESI

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credits: lapalestra.it

Le donne milanesi sono indiscutibilmente uniche, uguali a nessuno. Non ne facciamo una questione di superiorità, ma solo di caratteristiche. E sono queste le caratteristiche che le milanesi apprezzano di più di loro stesse. 

7 cose che LE MILANESI AMANO delle MILANESI

#1 La sobrietà: abiti essenziali, abbinati con eleganza, senza ostentare

credits: it.freepik.com

Camminando in un aeroporto, riconoscerei una milanese fra decine di persone. Che sia in viaggio per lavoro o per svago, indossa abiti essenziali, abbinati molto bene, senza ostentare firme, che spesso ci sono ma riesci a distringuerle solo in piccoli dettagli.

#2 L’apertura mentale

credits: associazioneclaramaffei.org
Come in ogni grande città internazionale, la moltitudine di persone spinge ad un confronto costante che ci porta ad accogliere la diversità.

#3 Lavoro come sinonimo di indipendenza

credits: mammeoggi.it
Le milanesi apprezzano e stimano chi lavora. È sinonimo di indipendenza, di evoluzione. Lavorare non è solo stipendio, è anche affermare se stesse nella società.

#4 Il volontariato per aiutare chi è nel bisogno

credits: milano.repubblica.it
Milano è sempre stata la capitale del volontariato. Le milanesi si spendono in ogni momento per aiutare le categorie più disagiate. Ovviamente questo accade in tutta Italia, ma parlando di ciò che amo nelle milanesi beh, vederle attive in ambito sociale fa tanto piacere.

#5 La solidarietà femminile nello stress metropolitano

credits: lapalestra.it
Le milanesi empatizzano molto con le altre forse perché vivono vite molto simili. Lavoro, figli, stress, lunghe distanze sui mezzi pubblici e la ginnastica dentro palestre claustrofobiche. Quindi sanno capire le reciproche difficoltà e mettono da parte la stanchezza per ascoltarsi e dare una mano.

#6 La tenacia delle mamme

credits: calderone.news
Siamo donne mai arrese. Credo che lo smart working sia stata la prova più dura per moltissime mamme lavoratrici. In una manciata di settimane sono state riportate ad accudire il focolare, con il sugo sui fornelli, i figli da interrogare in matematica ed il computer acceso sulla faccia del datore di lavoro.

#7 La temerarietà: sempre un passo avanti

credits: elle.com
Le donne milanesi osano. Precorrono i tempi e le mode. Un po’ sfacciate, libere, un passo avanti ma senza goffe esagerazioni.
PAOLA MERZAGHI
 

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

TORTURA RSA: migliaia di ANZIANI SENZA VISITE da inizio Covid. L’APPELLO dei familiari

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Ph. credits Andrea Cherchi

Dall’inizio della pandemia gli ospiti delle RSA sono isolati dai loro familiari, con gli enti responsabili incapaci di compiere sforzi adeguati per garantire le visite in sicurezza.  Com’è la situazione e quali sono gli interventi da mettere in atto per assicurare la massima sicurezza ma senza abbandonare i nostri anziani.

TORTURA RSA: migliaia di ANZIANI SENZA VISITE da inizio Covid. L’APPELLO dei familiari

# Anziani isolati nelle strutture

La situazione emergenziale sanitaria da Sars-Cov 2 perdura e l’unico modo sino ad oggi trovato per contenere i contagi nelle RSA è il divieto agli ospiti di uscire dalla struttura ed ai terzi di accedervi, compresi parenti, caregiver, amici e conoscenti.

Per preservarli dal contagio, gli anziani sono dunque reclusi da febbraio/marzo scorso a tempo indeterminato nelle strutture che li ospitano. Dopo un perdurante iniziale assoluto isolamento, interrotto da video chiamate che hanno mitigato il disagio emotivo dei parenti, ma per certo non quello degli anziani, a giugno/luglio – con modalità anticontagio, molto limitanti la confidenzialità della visita, ma pur sempre migliorative – sono state introdotte le visite. Più o meno frequenti, dipendentemente dall’organizzazione della struttura e dalla disponibilità di personale – inizialmente ridotto dai contagi e successivamente dalle turnazioni per le ferie – ma in ogni caso insufficienti come frequenza, in certi casi occasionali.

# Gran parte delle RSA proibiscono ogni visita

Il protrarsi senza termine della situazione emergenziale, avrebbe dovuto comportare uno sforzo congiunto per ridurre il più possibile l’isolamento ed il disagio degli ospiti delle RSA, con continui e progressivi miglioramenti delle modalità di incontro, un incremento della loro frequenza e l’estensione anche a conoscenti ed amici, al fine di mitigare il più possibile una reclusione immeritata e subita nella stagione di maggiore fragilità psicofisica della loro vita.

La situazione si è involuta e buona parte delle RSA, nonostante molte di esse attuavano ancora modalità di visita senza accesso, hanno chiuso di nuovo alle visite ed hanno nuovamente limitato molto le attività all’interno della struttura.

# Da febbraio gli ospiti delle Rsa privati delle libertà fondamentali garantite dalla Costituzione e oppressi della misure precauzionali

Preso atto di tutto ciò, non pare inutile rammentare e sottolineare che gli ospiti delle RSA

  • sono privati dal febbraio/marzo scorso di libertà fondamentali costituzionalmente garantite, alienati completamente dal mondo esterno e dagli affetti, condizione che causa senso di abbandono, isolamento, prostrazione ed anche rancore verso i parenti che sono fuori, che sono liberi;
  • sono oppressi da misure precauzionali che a) comprimono la vita sociale e di relazione, anche all’interno della struttura stessa, b) riducono o impediscono la fisioterapia – causando compromissioni anche definitive e non più recuperabili alle capacità motorie con conseguente perdita di quel poco di autonomia che ancora possedevano -, c) limitano le attività di stimolazione cognitiva per il mantenimento delle capacità mentali – causando anche decadenze cognitive importanti irrecuperabili – e d) in alcuni casi, precludono persino l’accesso a cure e visite mediche che debbano essere effettuate all’esterno della struttura.

Tutto ciò lede anche il diritto dei parenti degli ospiti delle RSA limitati anch’essi negli affetti, nella possibilità di interagire con i propri cari, di coadiuvarli nella gestione delle loro cose, di poter anche solo conferire loro in riservatezza, di goderseli in quelli che sono purtroppo gli ultimi giorni della loro vita, che rischiano di perderli senza aver dato loro una carezza o un bacio da mesi, causando dunque anche ad essi disagio emotivo, senso di impotenza, prostrazione e rabbia nel vedere i propri cari reclusi.

L’ordinanza regionale del 27 ottobre in vigore fino al 13 novembre adegua le restrizioni al nuovo Dpcm e all’art5 vieta gli accessi alle strutture delle RSA, consentendo dunque la modalità di visita solo tramite pliexiglas o vetrata.

Fonte: Eco Di Bergamo

# La richiesta al Ministro della Sanità e a Regione Lombardia: necessario riaprire alla famiglie e riportare tutti i servizi di assistenza e conforto per gli anziani

L’appello dei famigliari: è necessario riaprire alle famiglie e riportare all’interno delle strutture tutti i servizi assistenziali di animazione, fisioterapia e l’assistenza ed il conforto religiosi presenti nella normalità.

Viene chiesto al Ministro della Sanità ed a Regione Lombardia:

a) di disporre immediatamente norme che impongano alle RSA di garantire ai loro ospiti il diritto agli affetti, alla socialità e ad un’assistenza completa ed effettiva che non consista nella sola cura dell’igiene personale, del nutrimento e della somministrazione dei farmaci, ma che conforti l’anziano con una qualità di vita degna d’essere vissuta;

b) che contestualmente siano stanziate e conferite alle RSA le risorse economiche necessarie per acquistare tutti i dispositivi di protezione individuale e tutti i materiali, le strutture mobili e gli arredi utili ad approntare ambienti e creare situazioni relazionali anticontagio;

c) di vigilare, unitamente alle ATS Milano Città Metropolitana, al Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, al Prefetto ed alla Sindaca di Lodi, affinché nelle RSA non si verifichino illegittimi abusi precauzionali, ma che si dia luogo ad una corretta ed immediata attuazione di tutto quanto necessario al ripristino di visite in frequenza e modalità significative soprattutto dei parenti, ma anche di amici e conoscenti ed al ritorno alle attività assistenziali, fisioterapiche, di animazione e di assistenza e conforto religiosi pre COVID 19.

Riferimenti:
https://www.vocetempo.it/incubo-nelle-rsa-migliaia-di-anziani-senza-visite-dallinizio-del-covid/
https://www.apertamenteweb.com/covid-19-le-conseguenze-dellisolamento-degli-anziani-e-possibili-interventi-di-eleonora-pietropaoli/

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Una METROPOLITANA unica al MONDO: è la più alta, la più corta e nel paese più piccolo

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Credits: funivie.org

Appena oltre il confine, nel Tirolo austriaco, si trova la metropolitana capace di infrangere molti record. La più ad alta quota con il tragitto più corto in assoluto e nel paese più piccolo del mondo ad avere un servizio metropolitano. Inaugurata nel 1985 la “metropolitana” è stata realizzata per ridurre il traffico dai parcheggi e trasformare il comune in una località pedonale. Tutti i record di questa infrastruttura unica al mondo.

 

Una METROPOLITANA unica al MONDO: è la più alta, la più corta e nel paese più piccolo

# In Austria, a Serfaus: la metropolitana è lunga poco più di un chilometro

La metropolitana di Serfaus, comune austriaco di 1.127 abitanti, nel distretto di Landeck in Tirolo, è la funicolare a cuscini d’aria più ad alta quota e più piccola del mondo. Questo fa di Serafus il paese più piccolo al mondo ad avere un servizio metropolitano. La metropolitana di Serfaus è lunga 1.280 m e presenta un raggio di curva minimo di 300 m. Il dislivello di 20 m tra le stazioni si supera con pendenze massime del 5,35%.

# Ci sono solo 4 fermate e il tragitto dura 9 minuti

In tutto ha quattro fermate: Parkplatz , Kirche , Zentrum e Seilbahn. Messa in funzione nel dicembre del 1985 e inaugurata ufficialmente nel 1986, la metropolitana passa direttamente sotto la strada principale di Serfaus in un tunnel. Dalla fermata “Parkplatz – Parcheggio” all’entrata del paese, la funicolare porta gli ospiti alla stazione a valle degli impianti di risalita situati dall’altra parte del villaggio sia in estate che in inverno.

Il treno composto da 3 vagoni singoli comunicanti impiega 9 minuti per compiere tutto il tragitto, alla velocità di 11 m/s e può trasportare fino a 3.000 passeggeri all’ora.

Fonte articolo: Schalber

FABIO MARCOMIN

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Di cosa parliamo stasera? Il menù delle 3 NEWS del GIORNO (Milano, Italia, Mondo)

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Di cosa parliamo stasera? Il menù delle news del giorno. Se preferite parlare di Milano, dell’Italia o del mondo.

Stasera parliamo di: il menù delle 3 NEWS del GIORNO (Milano, Italia, Mondo)

# Primo. Milano: lockdown sì? lockdown no? Dalla parte di Sala o del Governo?

Credits: yahoo.it – Beppe Sala

Qualche giorno fa siamo venuti a conoscenza della chiamata avvenuta tra il sindaco di Milano, Giuseppe Sala e quello di Napoli, Luigi de Magistris. Dopo essersi scambiati qualche opinione sulla situazione che la loro città sta attraversando, sono giunti alla conclusione che “Questo lockdown non s’ha da fare!”. Secondo i due sindaci non ci sono i presupposti per una nuova chiusura perchè dati alla mano sono solo 300 i pazienti in terapia intensiva a confronto con i 1700 dei mesi precedenti. Altra questione riguarda la cultura? Perchè ci sono nazioni con molti più contagi eppure si può ancora andare al cinema o a teatro prenotando il proprio posto (in totale SICUREZZA)?

Nella giornata di oggi si è alzato il ruggito di Sala contro il governo: “Vogliamo i dati e se chiudete ci pagate” (clicca) Da che parte stiamo?

# Secondo. Italia: Campionato Covid A 2020-2021

credits: fanpage.it

Dopo un’estate con pochi contagi (spesso dipendono dal numero di tamponi, ma non apriamo la polemica), i numeri stanno crescendo vertiginosamente giorno dopo giorno al punto di diventare un appuntamento fisso, ore 17.30/18, con il bollettino del giorno, neanche fosse l’estrazione del superenalotto. La Lombardia, prima per popolazione, prima per ricchezza e ovviamente anche prima per contagi è la capolista del campionato Covid 2020-2021 (oltre 7 mila casi). Si giocano il secondo posto il Piemonte, con quasi 3 mila casi e la Campania con circa 2.5 mila. Al quarto posto, per distacco, abbiamo il Veneto grazie ai 2 mila casi registrati mentre in zona salvezza abbiamo Emilia-Romagna, Puglia, Umbria, Sardegna e Abruzzo. In zona retrocessione tutte le altre, che però questa volta, ci metto la mano sul focolaio, non sperano nella solita frase di circostanza “Gli ultimi saranno i primi”. 

Gli ultimi dati in sintesi in Lombardia: stabili i decessi (57), in calo rispetto a ieri i contagi (in numero assoluto, per indice di positività e tasso di crescita), crescono di 53 i ricoveri in terapia intensiva.
Nuovo record invece dei contagi in Italia: dai quasi 25.000 di ieri ai 26.831. Nuovo record però anche per i tamponi (superata quota 200.000).
 

# Dolce. Mondo: La Cina traccia il cibo a rischio di Covid

credits: open.online

Quando fino a qualche mese fa, la Cina, era la nazione con più contagi al mondo, oggi i ruoli sembrano essersi invertiti. Notizia del giorno è che la grande potenza mondiale ha lanciato una piattaforma per tracciare il cibo congelato di importazione dopo il ritrovamento del Covid-19 sulle confezioni esterne, che secondo loro è stato la causa dei focolai a Pechino. Quindi sostanzialmente il virus è arrivato da fuori, dice Yang, vicedirettore del dipartimento di biologia dell’Università di Wuhan. Non ci sta però Jin Dongyan, professore di biomedicina presso l’Università di Honk Kong che ha riflettuto sul fatto che è improbabile che gli imballaggi alimentari abbiano dato vita a tutto quello che da mesi assilla le nostre vite. Penso che la verità non verrà mai svelata, ma d’altronde è normale… fa parte del gioco delle parti. Ora bisogna solo capire, come nel Cluedo, chi è l’assassino. A voi la mossa.

Continua la lettura con 7 cose che si possono fare nel primo HALLOWEEN dell’era COVID

MARCO ABATE

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🛑 Il ruggito di SALA contro il GOVERNO: “Vogliamo i dati e se chiudete ci pagate”

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Sala alza la voce contro il governo. Dopo l’ipotesi avanzata dal consulente del Ministero della Salute Ricciardi, sulla necessità di istituire un lockdown per Milano e Napoli, il Sindaco ci tiene a chiarire la sua posizione nel suo consueto video sul suo profilo social. In particolare pone l’accento su tre punti ritenuti imprescindibili, ecco quali sono.

Il ruggito di SALA contro il GOVERNO: “Vogliamo i dati e se chiudete ci pagate”

# I tre punti fermi del Sindaco sull’ipotesi del lockdown per la città

 

#1 Voglio essere partecipe della decisione

La prima, se s’ha da fare io come Sindaco del Comune di Milano, da padre di questa comunità, voglio essere coinvolto, voglio vedere i dati, voglio essere partecipe della decisione. Non voglio vedere l’ipotesi sui giornali, fatta filtrare anzi più che filtrare fatta comunicare da un consulente del Ministero della Salute, e chiedo di essere partecipe e così il Sindaco di Napoli.”

#2 Aspettiamo qualche giorno per vedere l’effetto delle misure dolorose appena messe in atto

La seconda cosa, non è che noi non rischiamo di andare verso un lockdown, ma abbiamo messo in atto delle misure che sono già delle misure dolorose. Pensate ai ristoratori, ai bar, a tutti quelli che fanno parte del mondo dello spettacolo, ai tassisti, allo sport. Ora vogliamo darci qualche giorno per vedere l’effetto di queste azioni, perché il giorno dopo queste misure mah.. forse poi si fa il lockdown, sennò perché le abbiamo fatte.”

#3 Il governo deve dirmi come sosterrà i milanesi in difficoltà

“E poi c’è un terzo motivo, c’è una mano che toglie e c’è una mano che dà: se dovessimo andare verso un lockdown generale io voglio capire come funziona la mano che dà e quindi il mio governo deve dirmi come mi aiuta con la comunità milanese e come chi sarà in difficoltà sarà sostenuto.”

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TAIWAN festeggia SEI MESI senza CONTAGI

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Credits: taiwan1 IG

Mentre l’Europa continentale sta sprofondando nella seconda ondata, notizie molto diverse arrivano da altre parti del mondo, in particolare dell’estremo Oriente. Cina, Giappone e Corea del Sud paiono aver domato il problema Covid. Ma forse il caso di maggiore successo viene da Taiwan che ha saputo gestire l’emergenza senza imporre misure restrittive, tracciando la popolazione e viaggiatori in arrivo sul territorio, mettendo tutti i cittadini nelle condizioni di proteggersi, curarsi e sostenersi economicamente. Oggi arriva la conferma del successo del metodo Taiwan. Vediamo i dati e quali sono i segreti di questo successo. 

TAIWAN festeggia SEI MESI senza CONTAGI

# Da Gennaio non più di 30 casi giornalieri, quasi tutti importati

Taiwan ha festeggiato i 200 giorni senza un solo caso di coronavirus trasmesso localmente. Nonostante sia vicina alla Cina e con alti volumi di viaggi e scambi, Taiwan ha registrato solo 550 casi e 7 morti quest’anno. Da Gennaio non ha mai registrato più di 30 casi giornalieri e la maggior parte sono stati importati. Le autorità hanno reagito in base a segnalazioni informali di una nuova epidemia di polmonite grave il 31 dicembre e hanno iniziato immediatamente a bloccare i voli e imporre rigide restrizioni, imponendo la quarantena obbligatoria all’arrivo nel Paese.

# Il metodo Taiwan per la gestione dell’emergenza in 10 punti

Quali sono le azioni adottate dall’isola cinese? Ecco i punti chiave:

#1 Controllo di febbre e sintomi di polmonite a bordo degli aerei, fin dal 31 dicembre 2019, provenienti da Wuhan per verificare la presenza di passeggeri con febbre o sintomi da polmonite.

#2 La settimana successiva le verifiche sono state estese ai viaggiatori atterrati nell’isola dopo il 20 dicembre, con screening per 26 virus, tra cui SARS e MERS e i casi positivi sono stati posti subito in quarantena.

#3 Viaggio di esperti in Cina e attivazione del Comando centrale per l’epidemia a metà gennaio per coordinare le misure per proteggere la popolazione e il sistema sanitario, la prima delle quali è stata bloccare tutti i voli dal continente a partire dal 26 gennaio.

#4 Rapido rinforzo del sistema sanitario grazie al Comando Centrale per l’epidemia che ha garantito rifornimento di materiale sanitario per gli ospedali e disponibilità camere di isolamento

#5 Divieto di esportazione di mascherine e prezzi bloccati per l’acquisto e distribuzione gratuita in tutte le scuole oltre a termometri e liquido igienizzante 

#6 Test a tappeto e uso dei big data per controllo salute e rispetto quarantena frutto dell’esperienza Sars del 2003:

  • monitor per misurazione temperatura negli aeroporti,
  • possibilità ai cittadini di registrare tramite “qr code” la propria storia in termine di viaggi e salute,
  • quarantena di 14 giorni per soggetti a rischio dopo viaggi in zone ad alto contagio, 
  • controllo del rispetto della quarantena avviene attraverso verifica delle celle telefoniche
  • ripetizione i test anche sui cittadini risultati negativi
  • controllo di tutte le persone venute a contatto con i contagiati

#7 Sostegno finanziario a chi è sottoposto a isolamento grazie all’assicurazione sanitaria taiwanese che copra il 99% della popolazione, test gratis copertura spese di sostentamento e mediche

#8 Notizie chiare e non contraddittorie a tutti i cittadini da parte di tutti i canali di comunicazione senza toni allarmistici

#9 Nessun lockdown: uffici, scuole e aziende sono rimaste aperte in cambio di un controllo personale giornaliero del proprio stato di salute e del rispetto delle misure di prevenzione

#10 Misure di prevenzione e protezione precisi:

  • il 95% dei genitori misura a casa la febbre ai propri figli e comunica il risultato all’istituto scolastico prima di uscire
  • all’ingresso di edifici pubblici e privati sono stati predisposti monitoraggi della temperatura corporea
  • i condomini hanno installato dispenser di liquido igienizzante dentro e fuori dagli ascensori
  • la quasi totalità della popolazione usa le mascherine in quanto non è mai mancato l’approvvigionamento nelle farmacie a prezzi di mercato e per tutte le scuole la consegna è stata effettuata dal governo

Continua la lettura: A un passo dalla Cina ma lontana dal virus: la strategia di TAIWAN contro il COVID-19

FABIO MARCOMIN

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7 cose che si possono fare nel primo HALLOWEEN dell’era COVID

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credit: genova24.it

Arriva Halloween, la festività più americana dell’anno, ma a differenza degli altri anni la notte sarà corta. Anzi, cortissima. Tu devi solo non farti spaventare dal coprifuoco e al da farsi pensiamo noi. Ecco 7 cose da fare a Milano nella prima Halloween dell’era Covid. 

7 cose che si possono fare nel primo HALLOWEEN dell’era COVID

#1 “Dolcetto o Coviddi?”

Solitamente quest’attività spetta ai più piccoli che vanno alla ricerca di dolcetti, quest’anno il Covid ci coinvolge tutti e dà il via ad una nuova usanza: “Dolcetto o Coviddi?”. Successo assicurato.

#2 Il sangue non può mancare: il tampone pungidito

Che Halloween sarebbe senza sangue? Nemmeno quest’anno deve essere dimenticato, anzi. Unite l’utile al “divertevole” e fate inorridire qualche amico e vicino con un bel dito sanguinante, ma soprattutto, con un bel tampone pungidito penzolante.

#3 L’incubo del momento: travestirsi da Coronavirus

L’usanza più tipica di questa Horror Night è proprio il travestimento. Chi non si è mai travestito per Halloween? Travestiti da Coronavirus e quest’anno tra vampiri, zombie e fantasmi sarai tu il più spaventoso. Se volete mettere ancora più paura potete mascherarvi da virologo.

#4 Il passpartout per ogni casa: il certificato di negatività

Pensavi di andare a trovare un amico e magari guardare una spaventosa maratona di film horror? Se non hai intenzione di rimanere chiuso fuori dalla porta oppure di diventare tu il mostro della serata, ricordati di presentare allo spioncino il passpartout dell’era Covid: il certificato di negatività.

#5 Basta con le solite mascherine chirurgiche: indossa una mascherina horror

Ormai la mascherina è diventata parte della nostra quotidianità e c’è anche chi è riuscito a farne un Must Have. Tra tutti questi doveri: mascherina, igienizzante, distanziamento… la gente sta impazzendo. Vuoi spaventare qualcuno? Indossa una mascherina “horrorizzata” sporcandola di rosso sangue. 

#6 Fai il più grande degli scherzi: crea allarmismo

Un po’ come il 1 Aprile, Halloween è una festa spaventosa ma sicuramente divertente. Quest’anno il divertimento sembra essere il miraggio più lontano ma non scoraggiarti, puoi sempre fare un terrificante scherzo: inventare un falso positivo e creare allarmismo. Nel palazzo, tra i colleghi o tra amici. Trova un contesto, scegli il malcapitato e crea allarmismo ingiustificato per spaventarli tutti.

#7 E ricordati di diventare invisibile dopo le 23

Dopo aver trascorso la serata con una mascherina insanguinata, travestito da Coronavirus o facendo “Dolcetto o Coviddi”, ricordati che le paure più spaventose sono quelle che non si vedono, ma ci sono. Come il coprifuoco. Divertiti e spaventa il maggior numero di persone possibili ma non dimenticare di diventare invisibile oltre le 23.

Continua la lettura con: Halloween era un’antica festa milanese

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I 5 CAPOLINEA della METRO più LONTANI dal centro di Milano: il primo batte tutti i RECORD

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Milano quanto sei lontana. In quali capolinea della metro si sente più nostalgia di Milano? E a quanti km di distanza?

I 5 CAPOLINEA della METRO più LONTANI dal centro di Milano: il primo batte tutti i RECORD

#5 Sesto San Giovanni M1: a quasi 10 chilometri e 13 fermate dal Duomo

Treno in sosta alla stazione di Sesto 1º Maggio FS della linea M1 della metropolitana di Milano.

La fermata di Duomo M1 e quella di Sesto San Giovanni F.s., il capolinea nord della linea rossa, sono separate da 9,8 km e 13 stazioni. Questa distanza posiziona l’ultima stazione del primo comune dell’area metropolitana, a nord, al quinto posto della classifica.

#4 Cascina Gobba M2 a 10,23 km, l’unica dentro i confini comunali 

Credits: corriere.milano.it

Appena poco più lontana dal centro troviamo la fermata di Cascina Gobba M2, l’ultima e l’unica fermata all’interno dei confini comunali tra quelle in classifica, che dista 10,23 km dalla stazione di Cadorna. In questo sono 12 le fermate che le separano.

#3 Rho Fiera M1 a 10,90 km, il capolinea più giovane in classifica

Servono 700 metri in più per raggiungere la fermata di Rho Fiera M1 da piazza del Duomo, che significa 10,9 km e 15 stazioni che dividono il centro dal polo fieristico. Sul podio quindi il capolinea M1 a nord-ovest di Milano, aperto nel 2005, che è anche il più giovane di questa top 5.

#2 Cologno Nord M2 a 13,83 km, ai confini dell’ex provincia di Monza Brianza

Credits: wikipedia.org

Il capolinea di Cologno Nord M2 segna una prima sostanziale differenza dalle altre stazioni in termini di distanza dal centro di Milano. Infatti la fermata nei pressi dei confini tra la Città Metropolitana e l’ex provincia di Monza Brianza è a quasi 14 km da Cadorna M2 e 15 fermate intermedie.

#1 Gessate M2 a 25 km, una distanza pari a quasi tutta la M1

The winner is Gessate. Il capolinea più lontano in assoluto dal centro, separato da 23 fermate da Cadorna M2 e 25 km ovvero quasi il doppio della distanza della seconda stazione in classifica. Questo tratto di linea verde preso da solo sarebbe lungo quasi come tutta l’intera M1 che si estende per 27 km.

FABIO MARCOMIN

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Nel 2021 Milano dichiara GUERRA al FUMO all’APERTO

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Credits: ilgiorno.it

Atteso il voto in consiglio comunale lunedì 2 novembre per confermare una delibera del Regolamento della qualità dell’aria. L’obiettivo è duplice: ridurre Pm10 e fare prevenzione della salute. Ecco dove non si potrà più fumare.

Nel 2021 Milano dichiara GUERRA al FUMO all’APERTO

# Dal 1° gennaio 2021 non si potrà più fumare nei parchi, alle fermate  e nei pressi delle aree attrezzate

Milano dichiara guerra alle sigarette. Dal 1° gennaio 2021 potrebbe essere vietato il fumo in diverse parti della città. Sarà vietato fumare nei parchi, all’aperto alle fermate dei mezzi pubblici, nelle aree attrezzate per gioco, sport e attività per bambini, nelle aree cani, sugli spalti delle strutture sportive e nei cimiteri. Si tratta di una delibera del Regolamento della qualità dell’aria: il testo è stato approvato dalla squadra del sindaco e lunedì 2 novembre dovrà passare dal consiglio comunale.

Precisa Granelli che: “È un provvedimento che ha un duplice significato perché aiuta a ridurre il Pm10, le particelle inquinanti che sono più nocive per i polmoni, ma fa anche un’operazione di prevenzione della salute“.

# Obiettivo per il 2030: vietare il fumo in tutta la città

Si tratta di un primo passo perché il piano di palazzo Marino è quello di vietare il fumo all’aperto in tutta la città entro il 2030. Anche perchè le sigarette sarebbero tra le cause della pessima qualità dell’aria che si respira a Milano: dalle analisi effettuate nei mesi scorsi sarebbe infatti emerso “che i maggiori responsabili dell’inquinamento sono il fumo, le pizzerie con i forni a legna e gli ambulanti che mantengono ancora i motori a benzina accesi“.

Fonte: “Milano Today” – Milano dichiara guerra alle sigarette: “Da gennaio sarà vietato fumare nei parchi”

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🛑 “Qui a New York ormai l’immunità di gregge: INSPIEGABILE il rialzo di CONTAGI in Lombardia”

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Credits: newyork IG

Francesco Rotatori, direttore di cardiologia al Richmond University Medical Center di Staten Island a New York, spiega come la situazione nella metropoli sia sotto controllo, in alcune zone è stata raggiunta l’immunità e il 98,3% dei posti in terapia intensiva sono liberi. Si dice stupito della nuova ondata di casi in Lombardia già epicentro della pandemia nel periodo marzo-aprile.

“Qui a New York ormai l’immunità di gregge: INSPIEGABILE il rialzo di CONTAGI in Lombardia”

Pubblichiamo estratti intervista a Francesco Rotatori per “Il sussidiario” – COVID USA/ “Qui a New York c’è ormai l’immunità di gregge, l’Italia è inspiegabile”

# Il rapporto tamponi-positivi a New York non supera l’1,5%

“Ci tengo a precisare che io sono medico, clinico, non ho esperienza di ricerca e non sono un epidemiologo, mi informo. Quello che dico quindi è quello che osservo nel mio ambiente. Ritengo che guardare la situazione del Covid basandosi sul numero degli infetti sia una cosa molto riduttiva, sia rispetto a quello che succede in America, sia rispetto a quello che succede in Italia. Il numero di infetti a New York non è molto alto, il numero di persone testate invece è assolutamente rilevante. Le scuole pubbliche di Brooklyn testano random il 20% di staff e studenti a settimana. I numeri di oggi non sono assolutamente comparabili a quelli che vedevamo a marzo, quando facevamo il test a coloro che erano malati, e neanche a tutti, perché a molti dicevamo di stare a casa.

I numeri si stanno mantenendo relativamente bassi, c’è stato un incremento nel mese di settembre, ma per tutta l’estate a New York c’erano 200-300 casi al giorno, nell’ultima settimana siamo saliti a 1.500-2.000 al giorno. Confrontando il numero di test fatti però in tutto il New York State, in cui New York City è sicuramente l’area più importante, ci sono stati ieri 1.632 positivi, sono stati fatti 120.000 test, con un tasso d’infezione dell’1,3%. Brooklyn, che ha 2 milioni e mezzo di abitanti, ha avuto 214 positivi su 14.425 persone testate, quindi il rate d’infezione è dell’1,48%. Manhattan ha lo 0,93%, con 113 positivi su 12.000 testati. Staten Island, dove lavoro io, ha l’1,5%, con 44 positivi su 2.219 testati.”

# In terapia intensiva 1,7% dei posti occupati: 900 su 51.000 disponibili, a marzo erano tutti pieni

“Il dato basso di contagi si correla anche al numero di ricoverati nelle Icu (Intensive Care Units, terapie intensive, ndr), infatti nell’ultima rilevazione (ndr sabato 24 ottobre) nelle Icu dello Stato di New York c’erano 900 pazienti Covid e la capacity delle Icu nel New York State è di 51.000 posti letto, al di sotto di qualsiasi livello di guardia o di attenzione. Quando abbiamo avuto il picco a marzo avevamo 51.000 pazienti, le Icu erano piene. Oggettivamente, nel mio ospedale, durante il picco avevamo 260 pazienti ricoverati per Covid, ora ne abbiamo 6-7, 2 in terapia intensiva, son lì da due settimane. Ma venerdì 23 ottobre a New York non è morto nessuno di Covid.”

# In America ci sono state tre ondate: la prima ondata ha colpito il Nord-East e New York, poi il resto della Nazione nelle successive. In Italia succedono cose inspiegabili, soprattutto a Milano e in Lombardia

“Quello che vediamo in Italia è molto preoccupante. E francamente alcune cose sono anche alquanto inspiegabili. Per esempio, guardando l’America io vedo che quella attuale è la terza ondata. La prima ondata è stata da marzo a maggio nel North-East, New York e altre zone, poi è finito tutto ed è iniziato nel resto d’America con una seconda ondata che ha investito Texas, Arizona eccetera. Ora abbiamo la terza wave che colpisce il Midwest: Michigan, Minnesota eccetera sono le zone in difficoltà adesso. Le ondate hanno colpito posti diversi, l’America è grande ovviamente, qui a New York ora siamo ok, ma in altri posti stanno vivendo quasi la prima ondata.

Pensavo che in Italia sarebbe successa la stessa cosa, per certi versi è così. Parlavo con un mio amico umbro che mi diceva che la sua regione è stata protetta dalla prima infezione, ma adesso il virus sta dilagando, è come la prima ondata per loro. Milano e la Lombardia però non me le so proprio spiegare, sinceramente non capisco come sia possibile, perché mi sembrava che il virus si fosse diffuso rapidamente e in modo esteso.”

# Diverse aree di New York hanno raggiunto l’immunità di gregge, inspiegabile che in Lombardia non sia così nonostante la prima ondata

“A New York ci sono diversi studi, non c’è un’evidenza scientifica chiara, ma ci sono studi che suggeriscono che alcune zone hanno raggiunto il livello critico della cosiddetta herd immunity, l’immunità di gregge. Per esempio, una delle zone più colpite dalla prima ondata a New York è stato il quartiere del Queens chiamato Corona, cosa peraltro abbastanza grottesca. Hanno fatto recentemente tamponi standard e hanno trovato che l’80% della popolazione era immunizzata, aveva gli anticorpi. Uno può dire che gli anticorpi se ne stanno andando ma, anche lì, ci sono studi che dicono che l’immunità non è data solo dagli anticorpi, c’è anche la T-cell immunity. Come mai in Lombardia sia ricominciato tutto da capo non me lo so spiegare.”

# La chiusura degli Usa ai Paesi a rischio e all’Europa ha contribuito al contenimento del virus

“Sicuramente aver chiuso all’Europa è un fattore che ha contribuito. Qui a New York, anche se vieni da un altro Stato americano considerato unsafe, a rischio, devi fare quindici giorni di quarantena. Non c’è un solo fattore che causa la pandemia, ce ne sono tanti insieme.”

Fonte articolo: Il Sussidiario

Continua la lettura: 🛑 Covid: BERGAMO è stata la città PIÙ COLPITA AL MONDO

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Milano: la FINE di un’ERA. Serve concepire una CITTÀ NUOVA

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Credits: Andrea Cherchi

Dopo le riqualificazioni che hanno fatto nascere i nuovi quartieri di CityLife e di Porta Nuova e il successo di Expo, per Milano è arrivata la fine di un ciclo segnato dalle conseguenze nefaste del Covid sull’economia. Urge ripensare un nuovo modello di città per invertire la rotta.

Milano: la FINE di un’ERA. Serve concepire una CITTÀ NUOVA

Pubblichiamo estratti articolo di Milena Gabanelli e Rita Querzè per “Il Corriere della Sera Dataroom” – Il Covid frena Milano: dai bar alla moda, danni all’economia per 10 miliardi. Le sfide da cui ripartire

# Ridotte del 50% le presenze in città, il calo del Pil nell’area metropolitana sarà di 23 miliardi 

Credits: corriere.it

In media Milano raddoppia quotidianamente le presenze tra lavoratori pendolari, turisti, persone in viaggio d’affari, a Ottobre 2019 erano 1,7 milioni di persone. Oggi invece ci sono solo i milanesi. Il capoluogo lombardo ha una produttività in linea con quella di Londra e Parigi.

Credits: corriere.it

Un’area con l’8% degli abitanti del Paese produce il 13% del Pil, un dato che si è ribaltato in negativo, quando si ha a che fare con la crisi e che su un perdita nazionale di Pil di 180 miliardi ben 23 saranno dovuti al mancato contributo dell’area metropolitana milanese

# Perdite superiori ai 10,5 miliardi nel settore terziario: negozi, fiere, eventi, alberghi e shopping ai minimi termini

Credits: corriere.it

Il macrosettore dei servizi è quello più colpito: fiere, eventi, alberghi, shopping di abbigliamento, pubblici esercizi, la perdita stimata di fatturato tra febbraio 2020 e febbraio 2021 supera i 10 miliardi. Si va oltre gli 11 miliardi aggiungendo il settore degli spettacoli.

Nel 2019 le 33 mila stanze degli hotel di Milano costavano erano occupate al 75%, per il 2020 Federalberghi ne stima solo il 20% con una perdita è di 1,5 miliardi. Secondo Francesca Golfetto, esperta del settore fieristico, il volume d’affari generato a Milano dalle fiere è di 3 miliardi. A fine anno il 70% mancherà all’appello: circa 2,1 miliardi. Bisogna poi aggiungere gli «eventi individuali»: i grandi marchi scelgono Milano per la presentazione dei prodotti, dal rossetto al telefonino. Qui il fatturato perso sarà di 1,4 miliardi su 2,1 totali.

# A rischio chiusura 400 negozi del comparto moda

Milano è la città della moda: i dati di Vodafone analytics dicono che nel mese di agosto in via Montenapoleone le persone in giro per shopping erano il 54% in meno rispetto ad agosto 2019. Secondo la stima di Federmoda-Global Blue, i mancati acquisti di abbigliamento degli italiani e dei turisti sta producendo una perdita su Milano di 3,7 miliardi, e in città sono a rischio chiusura 350-400 punti vendita su oltre 2500.

# Lo smartworking, destinato a quadruplicare, ha colpito duramente la ristorazione: 82.000 pranzi in meno

Credits: corriere.it

Secondo un’indagine della Cisl Lombardia, prima dell’emergenza, in città il 13% dei dipendenti (154 mila persone) lavorava già saltuariamente da casa. Una volta tornati alla normalità, lo smartworking a Milano potrebbe riguardare 543 mila lavoratori in più. Il settore dello spettacolo dalla Scala, ai musei, ai concerti che ogni anno stacca 27 milioni di ingressi, e genera un volume d’affari di circa un miliardo. Il 70% è andato perduto

Credits: corriere.it

Da febbraio 2020 a febbraio 2021 Fipe Confcommercio stima a Milano 1,9 miliardi di fatturato in meno, con 195.000 euro al giorno persi soltanto per i mancati pranzi al bar di circa 82 mila lavoratori che a inizio ottobre si erano aggiunti a coloro che già lavoravano da casa. Oltre 20 mila al giorno i pasti in meno nelle mense aziendali.

# I punti di forza: reggono iscrizioni all’università, immobiliare e continua l’attrazione di investimenti esteri

La caratteristica che rendono Milano attrattiva, ovvero la più grande concentrazione di imprese innovative, sembra tenere. Sul fronte della conoscenza i primi dati quest’anno segnalano immatricolazioni in aumento nelle università. Il mercato immobiliare tiene: i prezzi del metro quadrato, grazie anche ai bassi tassi di interesse, si prevedono stabili anche nella prima metà del 2021, la città continua ad attrarre i capitali internazionali. Di settimana scorsa l’accordo sottoscritto da Hines e Cale Street fondo del Kuwait che hanno messo mezzo miliardo sul progetto Milano-Sesto. Dal sociologo Aldo Bonomi all’economista di Berkeley Enrico Moretti, sono convinti che Milano non si svuoterà con la fuga verso i paesini di provincia, ma di certo bisogna disegnare un nuovo modello di sviluppo per la città. E quindi da dove si comincia?

Leggi anche: MilanoSesto 3.0: le immagini della RIVOLUZIONE dell’area nord di Milano (Render Grafici)

# Come ripartire: dalla Milano dei 15 minuti alla riqualificazione delle periferie. Gli obiettivi: inquinamento zero e miglioramento della qualità di vita dei ceti medi-bassi

In una società dove aumentano le disuguaglianze e si punta ad avere tutto a portata di mano nel giro di un quarto d’ora, la prima sfida sarà quella di riqualificare le periferie, partendo dai grandi quartieri di edilizia residenziale pubblica (Milano ha il più grande patrimonio di case popolari in Italia in proporzione alla popolazione). Investire sulle periferie vuole dire migliorare le condizioni di vita di tutti coloro che fanno funzionare la città ma non possono permettersi un affitto in centro: dai commessi, ai tranvieri, agli addetti a pulizie e consegne. Gli uffici quindi dovranno ridimensionarsi e riorganizzarsi, ma aumenteranno i coworking e a domanda di appartamenti più grandi. Per quel che riguarda i trasporti Milano può diventare una città a impatto zero, modernizzando rete e mezzi, ma anche coordinando meglio la gestione tra le aziende sul territorio per arrivare al biglietto unico sull’area metropolitana.

# La città del lavoro dovrebbe puntare a ospitare la sede Anpal per far ripartire tutto il Paese

Credits: corriere.it

L’Anpal, l’Agenzia nazionale delle politiche attive dovrebbe avere la sua sede a Milano, la città del lavoro per eccellenza che solo a Luglio ha perso 40.000 posti nell’area metropolitana. Sarebbe opportuno che il capoluogo gestisse questo ente fondamentale, in coordinamento con il ministero dello Sviluppo economico soprattutto sui temi della digitalizzazione del sistema produttivo e sull’economia circolare, per ricostruire un sistema produttivo che mieterà ancora molte “vittime” nei prossimi anni in tutto il Paese e che dovrà assolutamente ripartire quanto prima.

Fonte articolo: Il Corriere della Sera

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Cosa, stando in SVIZZERA, mi MANCA di più di MILANO

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Credits: RoyaltyFree

Quando, dopo una vita a Milano, ci troviamo a vivere in Svizzera, ci si rende conto che alcune cose le sentiamo ancora dentro e ci mancano. 
Forse perché andando indietro negli anni riviviamo tempi in cui eravamo più giovani,
ma anche perché quelle cose ci piacevano e le abbiamo vissute col cuore, ed oggi non abbiamo più modo di riviverle. Insomma ci mancano.

Milano è cambiata e alcune di queste situazioni, sicuramente, non sono più come le ricordiamo. Qui di seguito 5 ricordi.

Cosa, stando in SVIZZERA, mi MANCA di più di MILANO

#1 Lo stop and go in una pasticceria

Credits; liberoquotidiano.it

La sosta in doppia fila in Svizzera proprio non esiste, ma per chi ha vissuto a Milano non è un’infrazione al codice stradale, bensì un modo per partecipare alla vita frenetica della città. Un’abitudine che non si perde, 7 giorni su 7. Ho un ricordo ben vivo, quando dal lunedì al venerdì facevo una celere sosta in doppia fila davanti ad un edicola per acquistare il giornale prima di andare in ufficio. Un vero e proprio rito milanese.

Molto più rilassata, invece, di domenica mattina, la sosta sempre in doppia fila, davanti alla pasticceria preferita per comprare un vassoio di paste per il pranzo e pomeriggio in casa.
La piccola pasticceria italiana, così diversa e variegata. Questo trionfo del Made in Italy proprio mi manca.

#2 I Bar che hanno segnato la vita di tutti i milanesi (e dove ho conosciuto mia moglie)

Bar Basso – Via Plinio, 39

I bar famosi che hanno segnato la vita di tutti i milanesi. Il bar Quadronno quando è nata la moda dei panini sfiziosi, Il bar Basso con i suoi beveroni d’aperitivo, stupefacente ritrovare un bar Basso anche a Zurigo. Il bar Magenta dove tirare tardi la sera. La Latteria di San Marco per cenette a due. Il Tumbun de san Marc per una birra e tanti spuntini con gli amici. Un bar in Galleria Vittorio Emanuele, per vivere Milano. Ciascuno di questi locali si collega a tappe importanti della vita dei milanesi. Là l’ho conosciuta, lì il primo aperitivo noi due da soli, là ci siamo fidanzati e poi lì le ho chiesto di sposarmi. Ricordi irripetibili di uno stile di vita che non può più essere vissuto.

#3 I mercati rionali che mantengono vivi i quartieri

Milano non ha un mercato, ma tanti mercati di quartiere, settimanali e per la feste. Ciascuno con le sue caratteristiche. Ogni giorno c’è un mercato. Quello che ho vissuto e non ho dimenticato è il mercato di via Ampère. Apre la mattina alle 7.30 e chiude al pomeriggio alle 14. Abitando in zona l’ho vissuto in diversi orari e mi impressionava come in una grande città si può mantenere viva la vita di quartiere, dove tutti si conoscono, si incontrano e ben accolgono chi viene da fuori in visita. Ho ricordi anche dei mercati di Piazza Wagner, di via Ripamonti e di viale Papiniano, gigantesco con chilometri di bancarelle di ogni tipo. E poi un salto lungo il Naviglio e alla Darsena.

#4 I piacevoli rumori della metropoli, come lo sferragliare dei tram storici

Credits: RoyaltyFree

I tram di Milano. Quelli gialli di un tempo, ovviamente, non quelli di adesso, moderni e silenziosi. Sì, perché il bello dei tram di un tempo era che erano rumorosi, si sentivano arrivare da lontano ed erano il vero sottofondo rumoroso della città. Tutte le città hanno un loro rumore, che le caratterizza e col quale si fanno ricordare.
Il cigolare dei tram sulle rotaie era speciale. Forte è nei miei ricordi una cena di Natale a casa di amici, che abitavano al secondo piano di una casa sull’angolo di viale Piave, la circonvallazione interna. Ad ogni passaggio del tram, che curvava nella via laterale, tremavano i bicchieri in tavola: memorabile! I rumori sono i piaceri segreti delle città.

#5 La nebbia di una volta, indimenticabile come il silenzio che la accompagnava

Credits: Milano Città Stato

La nebbia probabilmente a Milano non c’è più, almeno come una volta, ma un milanese se la porta sempre dentro. La bella nebbia è quella degli anni ’70, quella a visibilità zero, quella che lasciava un pulviscolo nero sulla strada e sulle case, dove si posava.
Indimenticabile! Come il silenzio che la accompagnava, si sentivano i passi di chi tornava a casa, ma non si vedeva nessuno.

Era così fitta che si insinuava fino a metà scala delle uscite della Metro. Se abitavi in un palazzo, con un giardino recintato, come ce ne sono molti a Milano, dovevi passare la mano lungo tutta l’inferriata fino a trovare il cancelletto per entrare. Poi, se eri a cena in un’osteria lungo il Naviglio, non ne parliamo, tornare a casa era un’avventura.

GIUSEPPE MARZAGALLI

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La mossa del DRAGONE: le 7 azioni chiave con cui la CINA ha debellato il Coronavirus

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Pechino - Ottobre 2020 (@lasocial_china)

La prima a esserne colpita, la prima ad averlo fatto fuori, ormai da diversi mesi. Questi sono i 7 fattori chiave che hanno permesso alla Cina di vincere la battaglia contro il coronavirus e tornare alla normalità.

La mossa del DRAGONE: le 7 azioni chiave con cui la CINA ha debellato il Coronavirus

Mentre l’Europa affronta con fatica la seconda ondata della covid-19, in Cina la vita sembra essere tornata alla normalità: non vengono registrati contagi da mesi e piano piano hanno ripreso anche gli eventi che prevedono assembramenti al chiuso, dalle serate in discoteca alle partite nei palazzetti con il pubblico. La ripresa della Cina è stata particolarmente evidente durante la Golden Week, una delle più grandi festività cinesi, che si è svolta dal 1 al 7 ottobre e che ha visto 637 milioni di persone viaggiare attraverso il paese senza alcun aumento dei casi. Un’inversione sorprendente rispetto alla situazione di gennaio e febbraio, quando la Cina sembrava essere nel caos più completo mentre il resto del mondo restava a guardare attonito. In molti si chiedono se il gigante asiatico stia occultando qualcosa, ma è indubbio che il governo e i cittadini cinesi si sono mossi meglio e molto più velocemente rispetto alle nazioni occidentali, riuscendo così ad arginare tempestivamente la diffusione del virus. Vediamo quindi quali sono stati le 7 mosse chiave che hanno permesso alla Cina di azzerare i contagi e ritrovare una nuova normalità.

#1 Test tempestivi e di massa 

Uno dei principali fattori di successo della Cina è stata la capacità di fare test a tappeto, rapidamente e senza alcuna eccezione. Dopo la scoperta dei primi casi a fine gennaio 2020, la città di Wuhan è stata rapidamente isolata e tutti i residenti sono stati testati. Inoltre chi risultava positivo veniva mandato in centri di isolamento di nuova creazione, riducendo cosi il rischio di infettare i conviventi. Con l’allentamento delle misure restrittive, la Cina ha mantenuto alta la guardia ed è stata pronta a testare un’intera città al primo segnale di minaccia. A maggio, dopo la registrazione di un caso infetto in città e un’altra decina nella provincia, Wuhan ha subito testato i suoi 11 milioni di residenti in un periodo di 10 giorni. Stessa cosa per la città di Qingdao, che il 9 ottobre ha annunciato che avrebbe testato tutti i 9 milioni di residenti in un blitz di cinque giorni dopo aver identificato 12 nuovi casi legati a un ospedale locale. Risultato? 3 milioni di test al giorno per un totale di 10,5 milioni di test che hanno permesso di spegnere sul nascere il nuovo focolaio. La velocità di reazione è un elemento chiave nella lotta al Coronovarius e la Cina, dopo la fase di sbandamento iniziale, ha imparato la lezione e ha sviluppato una strategia basata sul rilevamento rapido e precoce dei casi che consente un’azione tempestiva ed efficace.

#2 Pooling dei tamponi

Ma come hanno fatto in Cina a raggiungere un volume di 3 milione di test al giorno? Uno dei metodi più efficaci per aumentare velocemente i volumi di test e utilizzato proprio per la prima volta in Cina consiste nel processare i tamponi in gruppo e ripeterli solo in caso di positività. In pratica si tratta di mettere assieme i campioni di più persone e analizzarli in una volta sola, se si ottiene un risultato negativo, possiamo escludere la presenza del virus in tutti i soggetti testati. Se invece si ottiene un risultato positivo, è necessario ripetere l’esame per ogni singolo campione. Questo metodo non funziona se la prevalenza della malattia è alta ma funziona benissimo in caso di bassa prevalenza e quindi si presta proprio a fare test di massa sulla popolazione non appena viene identificato un focolaio.

#3 Costruzione di ospedali da campo per isolare i sintomatici non gravi

Fin da subito la Cina ha capito la necessità di isolare chi risultava positivo al test per impedire che i contagi si diffondessero in famiglia, come sta invece ancora succedendo in Italia. Utilizzando dei moduli prefabbricati, la Cina è riuscita in pochissimi giorni a costruire tre nuovi ospedali da 1000-1300 posti letto, i cosiddetti Fangcang hospitals o ospedali da campo, destinati all’isolamento dei positivi. In seguito anche altri edifici come stadi, centri sportivi e fiere sono stati riconvertiti in ospedali da campo per poter accogliere e ospitare i sintomatici non gravi. Non è certo la prima volta che la Cina produce rapidamente ospedali dedicati alla gestione dei focolai. Già durante l’epidemia di SARS del 2002-2003, Pechino aveva costruito un ospedale in sette giorni con 7.000 persone che lavoravano giorno e notte e forse proprio l’esperienza accumulata durante la gestione di questa epidemia ha consentito alla Cina di adottare più velocemente ed efficacemente le misure necessarie per contenere il coronavirus.

#4 Riconversione di ospedali preesistenti in ospedali COVID per evitare focolai negli ospedali

Invece di avere dei posti letti in isolamento all’interno di ciascun ospedale, la Cina ha preferito riconvertire interi ospedali e dedicarli al solo trattamento dei casi seri, isolando cosi i pazienti COVID dai malati “ordinari”. In questo modo la Cina è riuscita a evitare la formazione di focolai all’interno degli ospedali, che proprio per l’alta percentuale di persone vulnerabili al virus rappresentano un potente veicolo di diffusione del virus.

#5 Apertura “cliniche per la febbre” per evitare la ressa nei pronto soccorso

Per facilitare la diagnosi ed evitare che le persone prendessero d’assalto gli ospedali contribuendo alla diffusione del virus, in Cina sono stati istituiti quattordici mila punti di controllo della salute e della temperatura nei principali snodi di trasporto del paese. I casi sospetti di COVID-19 venivano quindi inviati in queste strutture, chiamate “cliniche per la febbre”, predisposte per la misurazione della temperatura. Qui venivano anche discussi i sintomi e la storia clinica dei casi sospetti e, se necessario, si poteva effettuare una TAC toracica per individuare l’eventuale presenza di anomalie polmonari. Anche questo tipo di strutture erano già state utilizzate per fronteggiare l’epidemia di SARS del 2002.

#6 Spostamento visite online

Fin dall’inizio dell’epidemia, gli interventi chirurgici elettivi e altre visite mediche non critiche sono stati rimandate e molti servizi medici sono stati spostati on-line.  Secondo alcune stime, circa il 50% delle consultazioni mediche è stato spostato online per poter mantenere attivi i servizi sanitari regolari.

#7 Quarantena per chiunque arrivi dall’estero

Dopo aver arginato il contagio al suo interno, le misure della Cina si sono concentrate sull’impedire l’importazione di nuovi casi dall’estero. Da quando la Cina ha riaperto i confini a luglio, è infatti obbligatorio per chiunque si rechi nel Paese non solo effettuare il test ma stare in isolamento e fare una quarantena di 14 giorni. Scelte drastiche, radicali e rapide hanno permesso alla Cina di fermare velocemente la diffusione del coronavirus, mentre gli Stati Europei con i loro interventi intempestivi, inadeguati e poco incisivi, hanno mostrato una povera gestione della pandemia e hanno ancora molto strada da fare per riuscire a contenerla, o quantomeno a controllarla.

Continua la lettura con L’eccezione tedesca: le 5 mosse che hanno consentito di gestire l’emergenza Covid

LAURA COSTANTIN

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Il TIEPOLO che non ti aspetti in TRE PALAZZI di MILANO

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Tiepolo - Palazzo Clerici (credit: milanofree.it)

L’arte di uno dei maggiori pittori del settecento veneziano fa bella mostra in alcuni dei più bei palazzi storici della città. Scopriamo dove poterli ammirare.

Il TIEPOLO che non ti aspetti in TRE PALAZZI di MILANO

# Il più insospettabile: a Palazzo Isimbardi, sede della Città Metropolitana

L’Apoteosi di Angelo della Vecchia nel segno delle virtù di Tiepolo

Nella sua maestosità e splendore “L’Apoteosi di Angelo della Vecchia nel segno delle virtù”, detto il “plafond”, di Giambattista Tiepolo si trova sul soffitto della sala Giunta di Palazzo Isimbardi, sede principale della Città metropolitana di Milano. L’opera rappresenta l’allegoria della virtù e del vizio attraverso la forte simbologia alla quale il Tiepolo riesce anche in questo dipinto a rimandarci.

La verità e la menzogna si contrappongono così tra loro, grazie ad una capacità espressiva molto particolare, la sapienza e l’ignoranza, contrasti cromatici e contrasti contenutistici che mettono in rilevo i molti linguaggi dell’arte, dalla pittura alla musica, l’astronomia e la letteratura. Milano ha acquistato il “plafond” nel 1954 da una Galleria di Ginevra: un’opera di sei metri per otto, realizzata attraverso la tecnica del trompe d’oeil.

# Il più spettacolare: nella Galleria degli Arazzi a Palazzo Clerici

Credits: wikipedia.org – Sala degli Arazzi, Palazzo Clerici

Il dipinto si trova sul soffitto della Galleria degli Arazzi, per via degli arazzi alle pareti, o Galleria del Tiepolo per via dell’affresco del celebre pittore veneziano. Questa stanza è uno degli ambienti più noti e sfarzosi dell’intero palazzo Clerici, nonché uno degli esempi più belli e meglio conservati di barocchetto a Milano. Rimasta di fatto identico nelle sue realizzazioni originali  anche riguardo gli stucchi, le boiserie e gli arazzi alle pareti, risalta ancora di più la bellezza del dipinto.

La decorazione della sala venne commissionata nel 1740 da Anton Giorgio Clerici a Giovan Battista Tiepolo. La parte centrale del dipinto è occupata dal carro del dio Sole trainato da quattro cavalli bianchi e circondato da diverse divinità dell’Olimpo greco. L’affresco, oltre che allegorico, è nel contempo una celebrazione del committente, Anton Giorgio Clerici, che l’anno precedente alla realizzazione del dipinto aveva ottenuto che la sua famiglia fosse aggregata al patriziato milanese. Nonostante la difficoltà ad operare in una galleria della lunghezza di 22 metri lineari, ma con la larghezza di poco più di 5, attraverso uno sapiente uso degli spazi riuscì a creare insieme armonico di personaggi, animali e architetture dipinte a trompe l’oeil. 

# Il più mitologico: nella “Sala Da Ballo” di Palazzo Dugnani

Credits: milanoneisecoli.it – La volta del Tiepolo

Fu Giuseppe Casati, ricco affarista e commerciante della nuova nobiltà emergente dell’epoca, che nel 1730 aveva ottenuto il feudo di Spino d’Adda, a commissionare a Gian Battista Tiepolo la decorazione imperniata sulle Storie di Scipione l’africano. L’artista raffigurò l’Allegoria della magnanimità, nota anche come “Apoteosi di Scipione”, mentre per le pareti ideò “La generosità di Scipione”, “Scipione che rende la libertà a Siface” e “Sofonisba che riceve il veleno da Massinissa”.  

Credits: wikipedia.org – Scipione e lo schiavo del Tiepolo

È proprio sul soffitto della Sala da Ballo al primo piano che si incontro il grandioso affresco che rappresenta figure mitologiche che ondeggiano in un cielo terso e narrano le vicende di Scipione e Massinissa, a sottintendere la celebrazione della stessa famiglia dei Casati. Infatti è questo il motivo della richiesta dell’opera, e di altre decorazioni realizzati oltre che dal Tiepolo anche da altri artisti veneziani come Giovanni Antonio Cucchi, Mattia Bortoloni e il Megatti, per consolidare appunto a Milano il prestigio da poco acquisito dalla famiglia a fronte di molte altre antiche casate del milanese.

Gran parte degli affreschi sono stati strappati nel 1944 per paura che venissero danneggiati nel corso della Seconda guerra mondiale. Nonostante l’umidità e la risistemazione posticcia di parte degli affreschi, l’ultimo restauro a inizio degli anni ‘2000 hanno restituito tutta la bellezza del ciclo del Tiepolo.

# I dipinti distrutti di Palazzo Archinto, ne rimane una traccia al Castello Sforzesco

Credits: cultura goggiredaelli.it – Frammento del Tiepolo

Anche Palazzo Archinto aveva i suoi affreschi realizzati nel 1731 da Giambattista Tiepolo, che però andarono distrutti durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Degli affreschi che decoravano 5 saloni del nobile palazzo milanese rimane un frammento conservato al Castello Sforzesco, alcune fotografie in bianco e nero e diversi disegni e dipinti preparatori, sparsi in vari musei internazionali.

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Lo STRANO CASO del Covid in Svizzera: 0,15% in TERAPIA INTENSIVA, 86 anni l’età dei DECESSI

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Credits: swissway IG

Nei giorni in cui i giornali italiani hanno dato ampio spazio all’impennata dei decessi in Svizzera e alla news del rifiuto alle cure per le persone molto anziani, ci siamo documentati sul posto per capire che cosa sta succedendo. Abbiamo trovato una situazione che nonostante la vicinanza territoriale sembra molto diversa da quella in Italia. E la notizia del rifiuto dei malati anziani è una fake news. Ma ormai ci siamo abituati. 

Lo STRANO CASO del Covid in Svizzera: 0,15% in TERAPIA INTENSIVA, 86 anni l’età dei DECESSI

# Il doppio dei positivi rispetto all’Italia, in proporzione alla popolazione, ma un tasso di ricovero in terapia intensiva 4 volte inferiore

“La situazione Covid qui in Svizzera è abbastanza seria, almeno in termini di contagi. Ci sono 63.379 casi attualmente positivi, più del doppio dell’Italia, in proporzione alla popolazione. Le ultime statistiche aggiornate parlano di 97 pazienti Covid attualmente in terapia intensiva, di cui 29 intubati. Facendo un rapido conto risulta che chi si ammala di Covid in Svizzera ha il 99.85% di possibilità di evitare la terapia intensiva e il 99.95% di possibilità di evitare l’intubazione.”

# In Italia nelle ultime settimane, l’età media dei decessi è 80 anni, 6 in meno che in Svizzera

“La tabella dei decessi in Svizzera ci mostra un’età media di 84 anni fino alla settimana 23, e 86 anni dalla settimana 24”. In Italia invece la media dei decessi in base all’ultimo studio dell’Istituto Superiore di Sanità è di 80 anni con uno scarto di 6 anni rispetto ai nostri vicini svizzeri.

Se ci basiamo unicamente sui dati ufficiali rilasciati dagli istituti della sanità dei due paesi, pare che nella Confederazione Elvetica il virus sia meno letale o meno aggressivo o forse la gestione sanitaria dei pazienti più gravi viene seguita in maniera più puntuale, curandoli a domicilio o cercando di evitare al massimo il ricovero in reparti di terapia intensiva. Anche per scongiurare lo stop obbligato a visite e operazioni in favore dei malati Covid.

Continua le lettura: 🔴 Ultimi dati COVID in Italia: 85% dei morti al Nord, età media 80 anni, 96,4% con altre patologie. Lo 0,6% dei CONTAGIATI finisce in terapia intensiva

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7 YOUTUBERS di successo in Italia che si sono trasferiti a MILANO, la nuova Capitale dei Social (Video)

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credits: focusjunior.it

Vi è mai capitato di incontrare degli Youtubers in giro per le strade di Milano? Non è così improbabile dato che sono tanti coloro che sempre di più decidono di trasferirsi nel capoluogo lombardo. Una scelta che sta diventando quasi obbligata. Vediamo chi sono i sette re del momento nei video sui social. 

7 YOUTUBERS di successo in Italia che si sono trasferiti a MILANO, la nuova Capitale dei Social (Video)

#1 Mates: i Friends del terzo millennio

La crew composta da St3pNy, Anima, SurrealPower e Vegas, è una delle più note in Italia. Inizialmente il gruppo era composto da tre dei quattro attuali componenti ma con l’entrata di Anima hanno deciso di dare vita al progetto “Mates” termine inglese che significa “compagni”. Gag, daily vlog, videogames e unboxing sono la base del loro intrattenimento condito da parodie musicali in grado di far spiccare il volo alle visualizzazioni dei loro canali. Da qualche anno questo gruppo di Youtubers ha deciso di trasferirsi a Milano per cogliere al balzo le opportunità che la città offre ma soprattutto per avere contatti diretti con le aziende disposte a collaborare con una delle crew più affermate nel panorama social italiano.

#2 Melagoodo: la crew dei videogiocatori

Fondata nel 2010 da uno degli attuali componenti, Johnny Creek, ad oggi conta 25 membri tra cui Dread, Just RoHn, GaBBoDSQ, Zano e Blur, figure che ogni mese riescono ad attirare sempre più utenti sui propri social. Il gruppo Melagoodo è uno dei più famosi canali di gaming in italia in grado di coinvolgere numerose community di videogiocatori come quella di Fifa, Call of Duty, Fortnite e molte altre. Alcuni dei suoi componenti, come il romano Dread o Just RoHn, hanno scelto Milano come città di ritrovo e come quartiere generale per attività lavorative e relazionali. Celebre è il video della Melagoodo House a Milano ovvero il quartiere generale milanese dove i membri potevano riunirsi:

#3. Homyatol: il re degli streamer

Andrea Hakimi, in arte Homyatol, apre il proprio canale Youtube nel 2010 dove grazie alle sue abilità intrattenitive riesce a raggiungere i primi numeri importanti. A causa dei tempi di montaggio e di registrazione decide di spostarsi sulla piattaforma concorrente, Twitch, dove grazie alla propria unicità e ai contenuti sempre innovativi riesce ad emergere al punto di diventare uno degli streamer più seguiti d’Italia. Ad oggi potreste incontrarlo in giro per le strade di Milano armato di videocamera e telefono cellulare mentre si cimenta nelle sue colorate dirette streaming:

#4 Matt e Bise: le candid camera nell’era dei social

Il noto duo con origini torinesi composto da Matteo Pelusi e Valentino Bisegna è solo uno dei tanti ad aver scelto Milano come dimora e sede lavorativa. La comicità non può di certo mancare sui loro social network. Ad oggi vantano oltre i 2,5 milioni di iscritti su Youtube e grazie ai loro video sembrano proprio non volersi fermarsi qui. Nota è la collaborazione con i “TheShow”, altro famoso duo di Youtubers milanese che li ha visti coinvolti in delle candid camera in giro per le strade del capoluogo lombardo:

#5 Jakidale: a caccia di tecnologia e di esperienze punta

Jacopo D’Alesio, meglio noto come Jakidale, nasce ad Arona, in provincia di Novara. Noto soprattutto per essere stato il canale Youtube di Clash of Clans e Clash Royale più grande in Italia anche se negli ultimi anni ha ampliato i propri orizzonti portando sul proprio canale unboxing, esperienze personali nell’ambito della tecnologia (basta vedere i video sul monopattino elettrico o sui droni) o sfide con i propri iscritti. Nel 2018 decide di trasferirsi a Milano dove ancora oggi è alla ricerca di nuove attrazioni ed esperienze da documentare sul proprio canale Youtube come si può vedere nel video “Tour appartamento da 3 milioni di euro nel BOSCO VERTICALE” che ha superato le 2 milioni di visualizzazioni:

#6 Awed: dal web alla TV per un ragazzo in crisi d’identità

Simone Paciello in arte Awed è uno Youtuber di nuova generazione. Classe 1996 raggiunge il successo sui social grazie all’irriverenza, follia, fantasia e le freddure che tanto lo contraddistinguono. “Sono Awed, Owed, Od, ho le crisi d’identità” è la celebre frase che non dimentica mai di dire nell’introduzione dei suoi video. Da qualche anno ha deciso di lasciare la Campania per andare a vivere a Milano, città in cui risiedono anche i due suoi amici e colleghi Riccardo Dose e Amedeo Preziosi, con la quale registra abitudinariamente nuovi video per gli appassionati del tubo. C’è da dire inoltre che questo trasferimento gli ha aperto le porte a numerose opportunità lavorative come la collaborazione con il “Grande Fratello VIP” condotto da Alfonso Signorini che gli permette di farsi conoscere anche in ambito televisivo.

#7 Favij: il veterano dei nuovi youtubers e dei trasferiti a Milano

Ultimo ma non per importanza, Lorenzo Ostuni, in arte Favij, è stato il primo dei grandi Youtubers a capire l’importanza di trasferirsi in una città come Milano, sempre in preda al cambiamento e ricca di opportunità da sfruttare. Il suo successo è dovuto principalmente alle recensioni in diretta di videogiochi e a videovlog che raccontano esperienze in giro per il mondo. Dopo aver vissuto in numerose case, 5 mesi fa ha pubblicato l’House Tour della sua ultima casa a milano:

Continua la lettura con: La hit parade degli Youtuber di Milano più seguiti in Italia (con i loro VIDEO di punta)

MARCO ABATE

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Come andrà a finire? 5 scenari APOCALITTICI causati dal Covid

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credits: breaknotizie.com

Ci sono tante ipotesi legate alla situazione Covid. Abbiamo provato a immaginare 5 scenari apocalittici come epilogo di questo stato di emergenza.

Come andrà a finire? 5 scenari APOCALITTICI causati dal Covid

#1 Estinzione a causa del COVID 19

credits: tech.everyeye.it

La natura come si sa si ribella ogni qualvolta viene messa in serio pericolo, ripristina il suo stato originale fregandosene del politicamente corretto cioè senza guardare in faccia a persone o cose, senza guardare il colore dell’epidermide, l’appartenenza a un credo politico o religioso. In un mondo oggettivamente sovrappopolato e che non è in grado di gestire l’esplosione demografica, la natura potrebbe voler ripristinare un numero di persone più fisiologico cioè quanti potrebbero vivere in modo sostenibile e un virus potrebbe essere il mezzo con il quale la natura si riprende il suo potere. Non è da escludere che possa esserci una epidemia così forte e violenta da dimezzare la popolazione mondiale. C’è anche chi immagina un finale ancora più drastico, l’eliminazione del genere umano come avvenuto dai dinosauri. Perchè spesso a vincere è il più piccolo, non il più grande. 

#2 Guerra civile tra allarmisti e riduzionisti

credits: articolo21.org

Quello che è nato come reazione nervosa a uno stress comune, formando due frazioni divise nella lettura di questo virus, si sta sempre più inasprendo con una violenza che potrebbe degenerare da parole ai fatti. Si tratta di supposizioni che non sono né sperate né volute ma potrebbero essere una possibile evoluzione ideologica di una situazione che sta diventando esplosiva. Quello che è certo è che praticamente tutti fanno parte di uno di questi due schieramenti, anche chi ritiene di essere invece una via di mezzo tra le parti, e bisogna fare attenzione a non oltrepassare un punto di non ritorno. 

#3 Guerra mondiale tra paesi pro “dittatura sanitaria” e paesi pro “libertà individuale”

credits: breaknotizie.com

La follia di alcuni capi di Stato e l’aggrovigliarsi di interessi transnazionali potrebbero portare non solamente fazioni interne di un paese ma l’intera popolazione mondiale a una vera e propria guerra. Tra chi vuole lockdown totale e chi si affida solo al buonsenso sta serpeggiando una sorta di competizione. Ovviamente ne va dell’economia, della libertà individuale, fino a pregiudicare il futuro della propria popolazione. In tutto questo c’è anche il ruolo chiave della Cina sia come luogo dove tutto ha avuto inizio che come quello in cui tutto sembra avere avuto fine, ormai da mesi, e che anche veleggia con il vento dell’economia a favore mentre il resto del mondo sprofonda nei contagi e nella paura. Le  navi da guerra cinesi e americane nel Pacifico sono un segnale del voler mostrare i muscoli al proprio avversario e nessuna delle due superpotenze sembra abbia voglia di cedere all’altra. In un clima rovente quale quello che stiamo vivendo chi se la sente di ipotizzare che tutto finisca a tarallucci e vino alzi la mano. Nessuno, vero? Le operazioni militari si moltiplicano e gli animi sono messi a dura prova. Tutti hanno da perdere ma il proseguire della crisi dovuta al COVID sta pregiudicando gli equilibri economici e politici del globo. Forse anche quelli militari. 

#4 Depressione mostruosa che sfocia in una dittatura 

credits: planet360.info

Come la storia ci insegna le dittature sono spesso nate in seguito a drammatiche crisi economiche. In Italia come in moltissimi paesi del resto del mondo è evidente un malumore diffuso e che qualcuno catturi questo sentimento e lo faccia proprio per aizzare la popolazione contro qualcosa o qualcuno è un pericolo reale. Sempre la storia ci insegna come sono nate le dittature che noi definiamo come tali senza darne un colore politico, senza dar loro una paternità o addirittura voler dimostrare che una sia meglio o diversa dall’altra. Arriveranno i carri armati guidati da un generale? Oppure la cosiddetta “dittatura sanitaria”, diventerà una dittatura vera e propria, nel nome dell’egualitarismo e della sicurezza universale? Non lo sappiamo. Quello che è certo è che stiamo assistendo ai due focolai esplosivi che precedono sempre ogni dittatura: una disintegrazione economica e sociale insieme a una strumentale manipolazione delle informazioni. 

#5 Deflagrazione dell’Italia in tanti stati indipendenti

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L’Italia è una e indivisibile. La Costituzione serve a ricordarci che nella nostra storia la regola è stata il contrario: dalla fine dell’impero romano per la gran parte della nostra storia siamo stati divisi in una manciata di staterelli. La differenza culturale ed economica dell’Italia che fin dall’Unità è sempre stata evidente e mai calmierata sta vivendo una nuova stagione, si sta nuovamente evidenziando un nervosismo che trasuda ovunque con un’opposizione al potere di Roma che si sta facendo sempre più accesa, specie nei territori con più diffuse aspirazioni indipendentiste. Tra vari scenari più apocalittici non si può escludere quello della disintegrazione territoriale. Anche in questo caso è già capitato in altri paesi come effetto di una violenta crisi economica e sociale, come il caso dell’Unione Sovietica o della Jugoslavia. Ritornano ad affiorare alcuni sentimenti, delle evidenti fratture che con la forte crisi economica non fanno che aumentare, come in una grande nave che affonda dove affiora lo spirito di sopravvivenza, dove ognuno pensa a se stesso e ai propri amori sacrificando il resto. A volte per motivi umanamente comprensibili, come quello di salvare i nostri cari a discapito di una collettività più ampia o eterogenea. Questo paragone serve ad illustrare come le molte differenze regionali potrebbero portare ad insanabili fratture e l’inizio di una nuova era politica costituita da realtà più o meno blandamente legate tra loro. 

Continua la lettura con: “La salute contro la salute”: EFFETTI COLLATERALI delle restrizioni anti Covid

ROBERTO BINAGHI

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