Un’iniziativa che parte da Hines e collabora con l’Associazione Amici di Via della Spiga, e i patrocini del Comune di Milano e del Comune di Noto, per colorare le strade di Milano portando un po’ di buon umore. Una collaborazione, oltre che essere magnifica, riesce a evidenziare la vera identità di Milano con il suo grande bagaglio artistico e culturale.
Vediamo cosa si tratta con le foto di Andrea Cherchi.
Opere d’arte fatte con i FIORI: la meravigliosa installazione che colora VIA DELLA SPIGA
# Milano a COLORI
credits: Andrea Cherchi
Per celebrare e rendere omaggio Milano nella sua ripartenza, il Comune ha preso la decisione di portare un po’ di colori e profumi in una delle sue vie più importanti: Via della Spiga. Per questa occasione, la via si prepara ad ospitare la tradizione antica dell’infiorata, ispirandosi alla regina delle infiorate: quella di Noto.
# 13 protagonisti incarnano l’identità della città
credits: Andrea Cherchi
Saranno proprio i principali maestri dell’infiorata siciliana a realizzare la “Semina delle idee”, un percorso realizzato esclusivamente con fiori, petali, e boccioli con i quali vengono disegnate immagini ispirate ai 13 protagonisti che da sempre rappresentano i settori chiave di Milano, come il design, la moda, il lifestyle, la cultura. Ogni immagine creata con cura e pazienza incarna l’identità sociale e culturale di Milano, a partire da personalità di spicco come Piero Lissoni, Patricia Urquiola, oppure Carla Sozzani e Giuliano Calza.
# Milano rinasce come un fiore
credits: gazzetta del sud
L’iniziativa ha come obiettivo principale quello di celebrare Milano e la sua rinascita attraverso quadri floreali che incantano chi passa per la Via Della Spiga e li accompagna per tutta la sua lunghezza con messaggi ispirazionali, mostrando come la bellezza e l’arte possano nascere dalle piccole cose, seminando (letteralmente) idee per la strada. Impossibile non fermarsi qualche minuto ad osservare questo spettacolo colorato, così suggestivo e inaspettato.
# Milano non si ferma
credits: @fiori_per_passione su IG
La città, ancora una volta, dimostra la sua resilienza e la sua capacità di rinnovarsi con stile ed eleganza. In questa iniziativa, Nord e Sud s’incontrano e uniscono le loro forze: “il progetto vuole sottolineare quanto un tessuto urbano sia anche un tessuto culturale, di vero interscambio tra luoghi, persone e bellezza. Il Nord e il Sud, l’unione dei valori locali per la nuova rinnovata energia di Milano che di tutta l’Italia vuole essere motore ed energia”. Così ne parla Mario Abadessa del gruppo imprenditoriale Hines.
# La prima edizione è iniziata il 1 Luglio
credits: Andrea Cherchi
Già da ieri la Via Della Spiga è piena di fiori e colori, e rimarrà così fino a sabato 3 luglio, ospitando ben 60 infioratori di Noto, i quali trasformeranno oltre 100 metri della strada in una mostra a cielo aperto, ravvivato da 13 tele dipinte dai petali di 200 mila fiori.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sbarco di Colombo nel Nuovo Mondo, incisione di Theodore de Bry (1594)
La storia insegna che una delle cause della vittoria degli spagnoli sulle civiltà precolombiane è stata l’arma biologica.
L’America, isolata da almeno diecimila anni dal resto dell’umanità, non aveva avuto la possibilità di sviluppare gli anticorpi contro le comuni malattie che circolavano liberamente nell’Eurasia.
Uno dei virus che provocò il numero maggiore di morti tra gli indios fu il virus del raffreddore. Un virus innocuo per sistemi immunitari abituati alla sua presenza, fatale per chi non l’aveva mai incontrato.
La lotta tra virus e organismi viventi è una lotta che si gioca giorno per giorno. Il virus si adatta all’uomo e l’uomo si adatta al virus. Più frequente è l’esercizio del sistema immunitario nei confronti del virus e più efficace è la risposta dell’organismo.
Tanto più una società è aperta verso il resto del mondo e tanto più sviluppa gli anticorpi nei confronti degli elementi patogeni dell’ambiente. Ed è anche più resistente nei confronti dei pericoli potenziali. Invece le civiltà che si sono più chiuse si sono rivelate impreparate alle sfide della realtà e dei nuovi pericoli.
Questo avviene anche per le idee e per la cultura. Le società che si chiudono o che non si confrontate con le altre culture tendono ad avere una visione del mondo incompatibile con la realtà.
L’unica via di uscita possibile in una situazione di emergenza è avere il coraggio di affrontare i pericoli. La fuga o la chiusura non sono mai state la soluzione.
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Nel Belpaese abbiamo feste di tutti i tipi. Folklore, tradizione, scontri secolari risalenti al Medioevo e dispute di tutti i tipi hanno lasciato in eredità eventi popolari degni di nota in tutta la Penisola.
Certamente il Palio di Siena e il calcio in costume fiorentino (che non è proprio una festa quanto un torneo a sé stante) sono fra i più celebri, così come i variegati carri del carnevale viareggino.
Ma a parte le festività pagane e cristiane, ci sono molte feste di paese sconosciute ai più che val ben la pena di ricordare. Andiamole a vedere assieme.
Le feste di paese più STRANE d’Italia
# Il Carro di Terlizzi
Credit: baritoday.it
Narrarvi la Festa Maggiore di Terlizzi, meglio conosciuta come festa del Carro, non è affatto impresa semplice, non tanto per le molte fasi in cui si articola quanto per l’emozione di assistere a un evento, a cui ho personalmente avuto la fortuna di assistere durante l’infanzia, così fortemente sentito dal territorio e tanto particolare da essere unico al mondo.
Il primo fine settimana d’agosto, un enorme carro ligneo su quattro ruote, smontato e rimontato ogni anno, percorre le vie strette del paese spinto esclusivamente da persone che si collocano nella pancia cava del carro, seguendo la direzione data dai timonieri.
Sono loro la vera particolarità della festa: i timonieri, vestiti da elfi, con movimenti strani e quasi saltellanti indirizzano il carro nella giusta direzione, procedendo lungo strade strettissime, in cui il carro quasi sfiora i balconi che affacciano sulle strade e affrontando, tra i vicoli e le piazze, curve impressionanti.
L’aspetto curioso è che sopra di esso, ogni anno, siedono incuranti del pericolo tanti bambini delle scuole terlizzesi, paesino del barese soprannominato “Città dei Fiori”.
Ogni abitante di Terlizzi ha la sua curva preferita, quella che ritiene più difficile o con una vista più coinvolgente, ma è certamente la curva finale, quella più ripida, che tiene tutti con il fiato sospeso.
# Gli scacchi umani di Marostica
Credit: ilturista.info
Gli scacchi di Marostica risalgono addirittura agli anni ‘50 del XV secolo, ovvero agli sgoccioli del Basso Medioevo, che per alcuni storici finì con la scoperta dell’America (1492), per altri con la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani (1453).
Marostica era fedelissima della Repubblica di Venezia e il suo governo era retto da un podestà. Pare che due guerrieri, Vieri da Vallonara e Rinaldo d’Angarano, avessero perso la testa per tal Lionora, il cui papà Taddeo Parisio per evitare spargimento di sangue propose che i duellanti deponessero le armi e si sfidassero a scacchi ma non degli scacchi qualunque.
La partita dove avvenire all’interno di uno scenario di piazza con pezzi della scacchiera composti da figuranti e, come cornice, sbandieratori, menestrelli e fuochi.
A spuntarla, conquistando partita e cuore della bella Lionora fu Vieri da Vallonara, e l’evento divenne presto leggenda, ritrovando vita dal 1923 con una partita simbolo e poi definitivamente riproposto a cadenza biennale, ogni secondo weekend di settembre, dal 1954.
Naturalmente senza dispute amorose e cavalieri a contendersi il premio, ma per il solo gusto di una meravigliosa tradizione medioevale che non aspettava altro che d’esser resuscitata. Lo spettacolo da non perdere comprende più di 500 figuranti e dura non meno di due ore.
# La Battaglia delle Arance di Ivrea
Credit: fabiocamadona.com
Nell’incipit abbiamo parlato dei carri del carnevale viareggino, ma pochi carnevali, in Italia, hanno il sapore esplosivo e la potenza della vitamina C del carnevale di Ivrea. Una festa a dir poco assurda, dove si inizia a bere dalla mattina presto e dove la cittadina piemontese viene messa letteralmente a ferro e a fuoco da milioni di arance, scagliate da figuranti sul carro protetti da maschere in cuoio verso gli aranceri a piedi (e viceversa) che simboleggiano la lotta al tiranno, proprietario terriero e padrone di questo prezioso frutto.
La battaglia è un concentrato di lealtà ed ardore, e si tiene con una divisione in nove squadre ognuna delle quali occupa una zona diversa della città.
Se volete avere un’idea della follia che regna nei giorni della Battaglia a Ivrea, gustatevi
le immagini che il cantautore piemontese Cosmo ha fatto girare e montare nel videoclip di una sua famosa hit, il cui titolo è non a caso “L’ultima festa”.
# La Macchina di Santa Rosa a Viterbo
Credit: varesenews.it
La tradizione del trasporto della Macchina di Santa Rosa, simile per certi versi al Carro di Terlizzi, è una delle tante cose di cui la città di Viterbo va fierissima, e ogni anno questa tradizione si rinnova e viene portata avanti con grandissimo fervore.
A Viterbo il culto di Rosa, da molti considerata santa quando ancora era in vita, ebbe inizio subito dopo la sua morte (6 marzo 1251).
Il 4 settembre del 1258 la salma di Rosa, rinvenuta incorrotta, fu traslata a spalla da alcuni
cardinali, alla presenza di papa Alessandro IV, nel monastero di San Damiano (attuale chiesa di Santa Rosa) dove tuttora è custodita e venerata.
Da questo evento ha origine la tradizione del trasporto della Macchina di Santa Rosa: da più di 800 anni per le vie di Viterbo viene trasportata una struttura alta 30 m e pesante 5000 kg.
Sulla cima della macchina la statua di Rosa veglia sulla città, mentre il termine “macchina” deriva dal latino machina per indicare una struttura di un’opera in muratura o di legno.
Nel corso del XVIII secolo la Macchina cominciò ad assumere enorme importanza e crebbero anche le sue dimensioni. Ancora oggi, cento valorosi uomini grazie alla loro
forza e devozione fanno si che ogni viterbese possa ricordare e rendere omaggio a Rosa, la “santa bambina”.
# La torta dei Fieschi a Lavagna (Ge)
Credit: turismo.it
Sbarchiamo in Liguria, nella riviera di Levante, e leggiamo la leggenda secondo cui il conte Opizzo Fiesco nel lontano 1.230 torna vittorioso dalla guerra, decidendo di celebrare l’evento sposando un’elegante dama che rispondeva al nome di Bianca dei Bianchi.
Le nozze vennero celebrate con grande sfarzo, tanto da offrire alla popolazione una gigantesca torta nuziale. Talmente grande che la sua eco ha attraversato otto secoli. La manifestazione dei Fieschi di Lavagna è una delle più antiche oltre che più belle e suggestive del panorama folkloristico italiano.
Dal 1949, ogni 14 agosto, un sontuoso corteo storico in costume medievale attraversa le vie del comune genovese di Lavagna e si conclude ai piedi della Torre Fieschi, ricostruzione di un’antica costruzione militare tuttora inglobata nel tessuto urbano.
Ancora oggi, dopo la lettura del proclama delle storiche nozze, si effettua il “taglio della torta”: un dolce di tredici quintali confezionato dai maestri pasticceri di Lavagna.
La distribuzione del dolce ai presenti (una folla che, da anni, non scende mai sotto le quindicimila persone) avviene solo a chi si presenta con la compagna di biglietto. Ai partecipanti infatti si danno dei biglietti, blu per gli uomini rosa per le donne, con scritta una parola. Chi trova la parola corrispondente su un biglietto di colore opposto ha diritto a due fette di torta che celebrano la nuova coppia. Si susseguono i festeggiamenti in onore dei Conti sposi, con momenti spettacoli ricreati dai figuranti della manifestazione: giochi d’arme e duelli cortesi, bandiere, danze e musiche medievali, mangiafuoco e molto altro ancora.
Ora, come sempre, tocca a voi, amici lettori di Milano Città Stato.
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Nell’immaginario comune, è probabile che ci si aspetti di vedere un ponte tibetano in luoghi un po’ sperduti, dove per essere raggiunti è necessario percorrere sentieri scoscesi e stradine impervie immerse nella natura. A volte, però, si possono osservare a pochi passi dalla città senza il bisogno di partecipare a lunghe e stancanti escursioni.
Dove possiamo vederlo, dunque, questo ponte? Scopriamolo con MB News.
Il ponte TIBETANO nella città metropolitana di MILANO
# Il ponte a due passi da Milano
credits: @giovignale su IG
Si chiama “Ponte dei 3 salti” ed è il ponte tibetano che possiamo facilmente trovare alle porte di Milano, più precisamente, si trova a Turbigo. La cittadina, che si sviluppa lungo il Naviglio Grande, è ospite di un’inaspettata sorpresa. Proprio nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, si erge questo bellissimo ponte a 8 metri di altezza dal livello dell’acqua. Il nome del ponte è certamente curioso: deriva semplicemente dal nome della località in cui si trova, Via Tre Salti.
# Una passeggiata tra i boschi a 8 metri da terra
credits: vareseperibambini.it
Il ponte, lungo circa 70 metri, è stato costruito nel 2008 ispirandosi alla tradizione tibetana ma mantenendo sembianze più moderne e in linea con la cittadina di Turbigo. Costruito in acciaio e in legno, il ponte si snoda in direzione Nord-sud, costeggiando il Ticino e offrendo una panoramica sulle sponde del fiume e sui boschi nel quale si immerge. Qui, ci si può godere il paesaggio aggiungendo quel tocco di brio rimanendo sospesi a 8 metri sull’acqua. Non sarà un’altezza da brividi, ma sicuramente fa il suo effetto.
# …e dopo un tuffo nel Ticino
credits: @ernica_la54 su IG
L’accesso al ponte è libero e sicuro, purché si osservino le dovute precauzioni come attraversare in fila indiana senza correre, saltare o fare bruschi movimenti. Dopo aver attraversato il ponte, ci si può comodamente rilassare tra le piccole spiagge di sassi del Ticino e, perché no, provare a fare un bel bagnorinfrescante.
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Foto Delfino Sisto Legnani e Piercarlo Quecchia. Courtesy Fondazione Prada
Per la prima volta le pareti del Cinema della Fondazione Prada di Milano scompariranno per dare vita a un inedito cinema all’aperto. Ecco come sarà la sala open air e il cartellone in programma.
L’open air più STILOSO di Milano: inaugura il CINEMA all’APERTO di FONDAZIONE PRADA
# Inaugura il 2 luglio il cinema all’aperto della maison milanese
Credits fondazioneprada IG – Cinema
Per la prima volta le pareti del Cinema della Fondazione Prada di Milano verranno fatte slittare aprendo completamente la sala all’esterno, scoprendo un inedito cinema open air. Multiple Canvases è il titolo del programma delle proiezioni curato da Luigi Alberto Cippini che debutterà il 2 luglio e proseguirà fino al 25 settembre, con spettacoli dal giovedì al sabato alle ore 21.45.
twitter – Cinema fondazione Prada
Le superfici specchiate dell’edificio “scompariranno” per tutto il periodo estivo e si potranno ammirare “le poltrone in velluto giallo, Battaglia, l’opera in ceramica e vernici fluorescenti realizzata nel 1948 da Lucio Fontana oggi affissa nel Foyer” e i film in programmazione.
# Il cartellone delle pellicole è stato selezionato da artisti con un legame speciale con Fondazione Prada
Il cartellone è una selezione di pellicole cinematografiche scelte da quattro artisti che hanno un legame speciale con Fondazione Prada: Simon Fujiwara presente con la mostra “Who the Bær” allestita al piano terra del Podium, Peter Fischli in mostra a Venezia, Goshka Macuga che presentò “To the Son of Man Who Ate the Scroll” nel 2016 e Betye Saar nel 2017 con la sua mostra antologica.
Credits fondazioneprada IG – Interno cinema
Sono queste cinque i film che saranno in programma fino al 24 luglio:
Orphée noir (1959) di Marcel Camus (selezionato da Betye Saar)
Bara No Soretsu – Funeral Parade of Roses (1969) di Toshio Matsumoto e Nippon Sengoshi (selezionato da Simon Fujiwara)
Madamu Onboro No Seikatsu – History of Postwar Japan as Told by a Bar Hostess (1970) di Shohei Imamura (selezionato da Simon Fujiwara)
Nostalgia de la luz (2016) di Patricio Guzmán e Sayat Nova / Nran Guyne (selezionato da Goshka Macuga)
Il colore del melograno (1966) di Sergej Paradžanov (selezionato da Goshka Macuga).
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Un canone di affitto di 17.500 euro annui e tutte le ristrutturazioni a carico del nuovo locatario per poter rilanciare il mercato coperto in Piazza Prealpi nel quartiere Cagnola, nel municipio 8.
Il MERCATO COPERTO PREALPI rinasce con un RESPIRO EUROPEO: ecco il progetto
Dopo gli antichi fasti la struttura ha vissuto un lento degrado che ha visto diminuire le presenze dalle 35 previste a 12. In cerca di un meritato rilancio, per una situazione che non dovrà essere solo vendita ma spazio di aggregazione, il Comune, attraverso Palazzo Marino, informa gli interessati che nel progetto c’è proprio una ricerca di rilancio con interventi strutturali che diano vita a un luogo polifunzionale che rilanci la vita del quartiere.
# Il progetto si ispira ai mercati coperti delle grandi città europee
Credits: urbanpost.it Mercato coperto Barcellona
Certamente sono importanti i lavori che si dovranno effettuare a causa del degrado in cui versa l’intera struttura, ma la direzione non è solamente quella già segnata da altri mercati rionali che sono stati riportati alla piena operatività quali Lorenteggio, Wagner e altri ancora. Ci si ispira ai famosi mercati al chiuso delle capitali europee, quelle strutture che già solo per l’architettura richiamano non solo clienti ma turisti da tutto il mondo. Libera iniziativa a chi vorrà cimentarsi nella nuova gestione che prevede 20 anni di contratto, quanto basta per rientrare degli investimenti che verranno effettuati.
# E’ tutto nelle mani dei futuri investitori
Credits: milanoevents.it Mercato coperto
Saranno vagliati i progetti partendo dal presupposto che, chi si porterà a casa il contratto, dovrà adeguare tutti gli impianti e, soprattutto, dovrà garantire l’impegno lavorativo al personale che sta operando nella struttura. Cristina Tajani, assessore politiche per il lavoro, attività produttive e commercio, crede molto nel progetto e nel fatto che bisogna puntare molto sui food market come futuri centri di aggregazione. Orala palla è in mano dei futuri investitori.
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Mentre la NASA e tutte le agenzie aerospaziali del mondo stanno cercando di mandare l’uomo su Marte, gli italiani possono già fare un passo sulla terra rossa, almeno in parte. Nel BelPaese c’è infatti una spiaggia che sembra proprio far parte del Pianete Rosso, come se fosse stato preso un pezzo di Marte e catapultato sulla Terra.
Andare in SPIAGGIA su MARTE: si può fare in Italia
# La Cava di Bauxite: sabbia rosso fuoco, laghetto verde smeraldo
Credits: @salento.inunoscatto Cava di Bauxite al tramonto
Si chiama Cava di Bauxite ed è uno dei posti più belli e incredibili del Salento. Più precisamente si trova ad Otranto, vicino al Faro di Punta Palascia e al Monte Sant’Angelo, ed è un posto dove la sabbia è rosso fuoco e il laghetto verde smeraldo.
Dal 1940 la Cava di Bauxite è stata usata come area di estrazione della bauxite, roccia sedimentaria e principale fonte per la produzione di alluminio. Nel 1976, però, si bloccò l’attività, lasciando la cava a sé stessa. Non fu per niente un male, perché nella cava si creò un vero e proprio nuovo ecosistema lacustre. Le infiltrazioni d’acqua in una delle falde del terreno portarono alla formazione un laghetto verde smeraldo, dal colore così sgargiante proprio per la presenza della bauxite.
# La spiaggia rosso fuoco
Credits: @lapolodelo Sabbia Cava di Bauxite
Sempre a causa, o grazie, alla presenza di sedimenti della roccia, il terreno assume una colorazione rosso fuoco, che, insieme al verde smeraldo del laghetto e alla vegetazione circostante, crea una combinazione di colori tale da ricordare i grandi Parchi Americani, o addirittura Marte. Se poi si visita la cava durante il tramonto, lo spettacolo è indescrivibile.
Unico problema è che il laghetto non è balneabile perché l’acqua è acida e urticante, alcuni dicono addirittura che ci siano serpenti all’interno. Considerando però che si è in Puglia e a circa 1 km da uno dei mari più belli d’Italia, il fatto di non potersi tuffare nel laghetto non è così male.
# Le altre bellezze nelle vicinanze
Credits: @salentoland Laghi Alimini
La Cava di Bauxite è a circa 1,5 km da Otranto, in una posizione perfetta se si pensa che prima si visita la città e poi ci si gode il tramonto dalla Cava di Bauxite. La vicinanza con la città rende la cava facilmente raggiungibile sia in macchina che a piedi, ma non è solo una visita ad Otranto quello che si può fare dalla cava. Vicino alla Cava ci sono: il Faro della Palascia, il punto più a est dello stivale da cui ammirare il sorgere del sole, la Torre del Serpe, raggiungibile attraverso una camminata, oppure si può andare a vedere l’oasi di pace e relax dei laghi Alimini.
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Credits: @webantv IG
Murales AMA in via del Turchino a Milano
La “crisi della casa” a Milano prosegue da anni ed è stata ulteriormente accentuata dalla pandemia. La buona notizia? Potrebbe essere risolta in modo relativamente semplice.
La “CRISI della CASA” può essere RISOLTA? Oltre 10.000 case POPOLARI VUOTE a MILANO
Nel territorio milanese sono circa 16.000 le famiglie in attesa di un appartamento, di cui sono ben 10/12 mila quelle davvero in crisi. La cifra fa rabbrividire e la situazione diventa ancor più raccapricciante se si considera che al momento sono circa 10.000 gli alloggi Aler e Mm totalmente vuoti. La “crisi della casa” milanese sarebbe dunque risolta se questi appartamenti venissero utilizzati, perché ciò non avviene?
# 10.000 appartamenti vuoti tra sfitti e inagibili
credit: milano.corriere.it
Prima di capire il perché gli alloggi non vengano utilizzati occorre specificare che non sono tutti pronti all’uso: di questi 10.000, ben 3.000 sono ad oggi inagibili ma restano comunque oltre 7.000 le case sfitte. Considerando che il patrimonio di edilizia pubblica milanese è il più esteso d’Italia e conta circa 58.000 case di proprietà dell’Aler e di Mm, che gestisce le case per conto del Comune, 10.000 abitazioni vuote non sono poche.
# Ma non solo: sono oltre 5.000 gli alloggi che andrebbero liberati
credit: masterx.iulm.it
E se già con questi 10.000 appartamenti si potrebbe quasi annullare la “crisi della casa” in città, non è finita qui. Si aggiungono a questa cifra anche 400 abitazioni su cui pende ad oggi un “decreto di rilascio” che è esecutivo sin dal momento della firma. Cosa significa? Che sono case da liberare. Non per abusivismo come si potrebbe pensare. Gli inquilini, inizialmente regolari, hanno perso il diritto ad abitarci per varie illegalità: subaffitti, alloggi lasciati vuoti per oltre 6 mesi (magari perché si ha una casa altrove), subentri o ospitalità non dichiarati, abitazioni utilizzate per spaccio o prostituzione. Inoltre sono circa 5.000 gli alloggi che dovrebbero essere liberati per “decadenza economica”, poiché i proprietari nel tempo hanno aumentato di molto il loro reddito e in parole povere: non ne hanno più bisogno né diritto (la soglia Isee per poter accedere all’edilizia popolare è di 35 mila euro). Nonostante i decreti siano chiari a livello teorico, spesso a livello pratico vengono ignorati e non rispettati.
# L’abusivismo è un capro espiatorio? Assegnazioni rallentate per problemi amministrativi ed economici… ma non solo
credit: difesapopolo.it
Dunque non esiste solo il problema dell’occupazione abusiva? Assolutamente no. In confronto alle casistiche elencate sopra, gli alloggi abusivi appaiono davvero come un problema marginale. La politica ha influenzato per anni l’opinione pubblica, affermando che la lenta assegnazione delle case popolari era fortemente influenzata dall’abusivismo, quando ad oggi sappiamo che sono circa 3.000 gli alloggi abusivi e nonostante sia di fondamentale importanza far rispettare le leggi, gli oltre 15.000 appartamenti fantasma risolverebbero di gran lunga l’emergenza abitativa. Un dirigente pubblico che segue da anni la questione case infatti è dubbioso, si chiede: “Perché si guarda così tanto agli abusivi? Case vuote da ristrutturare e assegnare ne abbiamo migliaia. […] Da anni stiamo insinuando nelle famiglie il dubbio che le case mancano perché sono occupate da abusivi. Non è vero. Migliaia di alloggi restano sfitti. Affondano nelle sabbie mobili“.
Nel biennio 2018/2019 le abitazioni assegnate dal Comune sono state 1.344 e ancor meno sono quelle assegnate dall’Aler: solo 1.160. Indubbiamente ci sono dei problemi amministrativi e gestionali che rallentano le assegnazioni ma è lo stesso dirigente di Aler a sottolineare come non siano questi gli unici ostacoli: “Sono le sabbie mobili amministrative, mescolate alle difficoltà economiche, gravate da problemi antichi, impastate da interessi politici“, interessi politici che da anni utilizzano l’abusivismo come capro espiatorio per affossare i loro interessi. Infatti, i quartieri popolari assicurano moltissimi voti durante le elezioni e alterarne gli equilibri può essere una mossa azzardata e sconveniente.
Il problema ad oggi persiste e riutilizzare le case ancora vuote o da liberare permetterebbe di risolvere due questioni: la crisi abitativa ulteriormente peggiorata dalla pandemia, e la continua costruzione di nuovi edifici quando moltissimi risultano inutilizzati. In Giappone è molto diffusa la pratica del Kintsugi – letteralmente “riparare con l’oro” in cui oggetti di ceramica rotti vengono riparati e impreziositi da oro e argento liquido. Dovremmo prendere esempio da questa concezione orientale secondo cui tutto può essere riutilizzato, e dare nuova vita alle vecchie e inutilizzate abitazioni popolari.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Come diceva Manzoni la milanesità è un’attitudine che non è innata ma può essere acquisita. In un momento in cui l’Italia sta andando a picco, può essere utile a tutti sapere come si fa a trasformarsi in milanese.
10 passi per TRASFORMARE chiunque in MILANESE
#1 Accelerare
E’ la prima condizione. Bisogna abituarsi a fare qualunque cosa più veloce: nei modi di fare, parlare senza divagare, ma soprattutto quando ci si muove. Il milanese quando passeggia cammina, quando cammina corre. Perché camminare a Milano è spostarsi dal punto A al punto B nel modo più veloce del mondo. Non dimenticare poi di imparare ad infuriarsi con chi va lento.
#2 Bisogna essere in grado di rispondere senza tentennamenti alla domanda “di cosa ti occupi?”
Il milanese deve sempre sapere che cosa sta facendo. Deve saperlo dire preferibilmente usando termini inglesi, specie se non fa nulla. Obiettivo non è di soddisfare la curiosità di chi ha fatto la domanda, ma è di impressionare sempre. Deve trasformare ciò che fa in qualcosa di immaginifico.
#3 Abituarsi a parlare di lavoro sempre
Deve sempre fare finta di fare sempre qualcosa. Arrivare in un posto sapendo già di dover andare da un’altra parte, essere da una parte ma avere già tre altri appuntamenti in tre luoghi differenti, al limite andare in posti inutili. E in tutti i posti bisogna passare per 5 minuti per poter dire “non ci siamo visti ma io c’ero”.
#4 Saper dire ueeeeee, feeeeega, con l’accento giusto
Credits affaritialiani.it – ibrahimovic-milan10
E capire il corretto significato di sticazzi a Milano, che ha un significato diverso da Roma. Può servire frequentare degli anziani con il solo scopo di apprendere degli aneddoti sulla città da sfoderare all’occorrenza, ma senza entrarci in confidenza. E imparare a dire con disinvoltura Taaaccc!
#5 Avere sempre un posto da millantare quando chiedono cosa fai nel week end
Studiarsi durante la settimana gli eventi cool nel raggio di millecinquecento chilometri per poter dire “sono andato a Londra perchè c’era una mostra imperdibile”, “ho mangiato il Tofu ad Anversa perché è il migliore del mondo” o “come il salmone del fiume Tweed non c’è nulla al mondo”.
#6 Correggere la toponomastica
Si dice Santa, non Santa Margherita Ligure. Courma, non Courmayer eccetera eccetera. Non sognarsi di chiamare Parco Aniasi il Parco Trenno, mai dire Stadio Meazza invece di San Siro. Non sbagliare a inserire le denominazioni usate dai milanesi sui programmi di navigazione, non corrispondono quasi mai: tipo se digiti Courma ti manda in un paesino dell’India.
#7 Mettere l’articolo davanti ai nomi propri
@belenrodriguezreal (instagram)
Si dice IL Mario, IL Gianni, IL Pirla. Dare nomignoli, tipo Francesco è Franz, meglio se tedeschi o nordici. Avere sempre amici stranieri da nominare nelle conversazioni e una certa propensione per tutto ciò che è austroungarico. Dire sempre “questa è una cosa di design, design, design” (ripetuto con tono più smorzato), tipo “Voglio fare un ristorante di design”, “ho dei piatti di design…”
#8 Imparare a parcheggiare in una mossa
A Milano vale più della carta d’identità.
#9 Cosa studiare
Serve sorbirsi un po’ di film e di scene tipiche con Pozzetto, Celentano, Paolo Rossi dei tempi d’oro, Abatantuomo quando non fa il terruncello, gli Aldo Giovanni e Giacomo ma solo d’annata, non di quelli di oggi che piacciono ai non milanesi. Occhio che spesso i milanesi di successo nel resto d’Italia a Milano sono terribilmente out. Di solito erano famosi quindici anni fa.
#10 Laurearsi in sharing
A Milano il senso della vita è come ti muovi. Occorre avere almeno 3 tessere di car sharing, sapersi districare con la migliore combinazione tra mezzo pubblico, passaggio dell’amico, car sharing, uber, senza dimenticare di fare almeno tre minuti a piedi per avere l’odore di CO2 e di PM10.
Poi devi comprare lo scooter o la bici.
La bici deve costare più dello scooter, la prima regola è quella. Se no non hai capito come funziona. E poi te la devi fare rubare perché a tutti i milanesi gliel’hanno rubata almeno una volta. E’ un rituale di iniziazione.
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L’articolo 36 infatti recita in inglese la seguente disposizione a tutela della libertà di scelta dei cittadini nei confronti del vaccino:
“è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici […] o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate“.
In tutte le lingue è stata tradotta fedelmente, tranne una. Solo nella versione italiana è stata cancellato “o hanno scelto di non essere vaccinate“.
Regolamento certificato europeo
La cosa grave è che non si tratta di un documento che poteva essere declinato o adattato dai singoli stati, ma è una traduzione. L’omissione nella traduzione di un contratto o di una legge è una truffa.
In questo caso la truffa è nei confronti dell’Unione Europea che ha definito una tutela da adottare per un documento abilitato su tutto il suo territorio, ma che nella traduzione in italiano tradisce la volontà originaria e condivisa dagli stati.
Quali saranno le conseguenze dei cittadini per questa omissione?
Nascerà una doppia serie di problemi. Da un lato i cittadini italiani che non avranno deciso di vaccinarsi non saranno tutelati in Italia, mentre all’estero sì ma senza saperlo.
Dall’altro lato i cittadini stranieri che verranno in Italia pensando di essere tutelati potranno subire discriminazioni inaspettate, nonostante le garanzie previste dall’Europa.
Il fatto che su un documento così cruciale e vitale, perché rappresenta una possibile contraddizione al valore fondante della libera circolazione in Europa, sia stato omesso il punto fondamentale di tutela della libertà di scelta dei cittadini, non è solo un fatto molto grave dal punto di vista giuridico e dei rapporti internazionali.
Ma è anche la prova documentale che esiste una volontà di manipolazione a livello istituzionale in Italia nella gestione dell’emergenza sanitaria.
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Sul sito ufficiale dell’Unione Europea è pubblicato il documento uscito sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea che norma il Green Pass su tutto il territorio dell’Unione. Sul sito si trovano i PDF di tradizione del documento in tutte le lingue. Solo nella versione italiana appare un’anomalia. Nel testo tradotto in italiano è scomparso un elemento fondamentale del documento a tutela dei cittadini. Vediamo il raffronto tra il documento tradotto in italiano e le altre traduzioni che, invece, riportano fedelmente il testo originario.
🛑 Green Pass Europeo: nella traduzione in italiano è SCOMPARSA la LIBERTÀ di SCELTA
# Nella traduzione italiana è stata censurata la libertà di scelta
Regolamento certificato europeo
Nel regolamento sul green pass europeo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, tradotto nelle lingue dei Paesi che hanno finora deciso di aderire a questa sorta di “passaporto vaccinale”, al punto 36 è specificato che “è necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici […] o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate ohanno scelto di non essere vaccinate“.
In tutte le Nazioni dell’Unione il contenuto originale è stato tradotto letteralmente. L’unica eccezione è la versione italiana in cui è stata rimossa la possibilità di decidere se vaccinarsi: la frase “ohanno scelto di non essere vaccinate” è stata omessa nella traduzione.
Non è un dettaglio, visto che l’assenza di questa frase trasforma il documento europeo da una forma di tutela dei cittadini contro ogni forma di discriminazione al suo opposto: un documento che nella traduzione italiana consente di discriminare chi abbia scelto volontariamente di non vaccinarsi. Eliminando la libertà di scelta vaccinale dalle ipotesi previste nel punto 36 del regolamento europeo, vengono poste le basi per rendere legittimo discriminare i cittadini italiani che hanno scelto di non vaccinarsi e/o che sono contrari ai vaccini.
# In tutte le altre lingue viene confermata la libertà di scelta
Facendo una verifica approfondita sul sito Eur-Lex, il sito che riporta i documenti di leggi e regolamenti europei, risulta che nei regolamenti sul green pass tradotti nelle lingue di tutti gli altri Stati europei hanno mantenuto il testo originario, ossia come fattore di non discriminazione anche la scelta di non vaccinarsi. Vediamo gli estratti dei testi di ogni Nazione.
# Spagnolo
(36) Es necesario evitar la discriminación directa o indirecta de las personas que no estén vacunadas, por ejemplo, por motivos médicos, porque no forman parte del grupo destinatario al que se administra o autoriza actualmente la
vacuna contra la COVID-19, como los niños, porque aún no han tenido la oportunidad o han decidido no vacunarse.
Nota: nel testo tedesco la frase in questione è stata tradotta in modo ancora più esplicito a tutela della libertà di scelta: “perché non ne hanno avuto l’opportunità o perché sono contrari alla vaccinazione”
Nel testo tradotto in lingua olandese è tradotto in questo modo: “perché non hanno ancora avuto la possibilità di esserlo vaccinati, o perché preferiscono non essere vaccinati.”
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Il Cilento viene spesso sottovalutato come meta per le proprie vacanze. Se le acque cristalline, i siti archeologici e i borghi arroccati non sono sufficienti, a San Mauro La Bruca hanno trovato la soluzione: affittare alloggi a 2 euro.
Vediamo insieme quest’iniziativa per incentivare il turismo.
Nel CILENTO la VACANZA a DUE EURO al giorno
# Vacanza in Cilento
Credit: @cilentomeraviglie
Il Cilento si trova in provincia di Salerno, nella Campania meridionale ed è un meta forse sottovalutata per trascorre le proprie vacanze.
Tra acque cristalline, borghi arroccati, siti archeologi e grotte mozzafiato il Cilento sembra invece essere un vero e proprio paradiso per l’estate.
A renderlo ancora più interessante c’è un “piccolo” dettaglio: nel Cilento le vacanze possono costare due euro al giorno. Vediamo dove.
# Il paese che propone alloggi a 2 euro
Credit: @cilentoautentico
Nel Cilento c’è un paesino che per il secondo anno di fila propone alloggi a 2 euro al giorno a persona per una settimana.
Si tratta del piccolo comune di San Mauro La Bruca e questa proposta nasce dal desiderio di incentivare il turismo.
L’iniziativa era stata lanciata un anno fa dall’amministrazione comunale del sindaco Scarabino per rilanciare il turismo dopo le chiusure a causa della pandemia e quest’anno si farà il bis.
Funziona così: l’Amministrazione Comunale di San Mauro La Bruca metta a disposizione gratuitamente 6 camere doppie, in piazza Monsignor Pasquale Allegro, per 7 pernottamenti consecutivi.
Vacanze a 2 euro si rivolge a cittadini maggiorenni, italiani e stranieri, residenti fuori dalla regione Campania o all’estero, all’unica condizione che non abbiano parenti o affini residenti nel comune di San Mauro La Bruca.
# Un’iniziativa di successo e il rilancio dell’economia
Credit: @cilentonature
Nel 2020 l’iniziativa degli alloggi a 2 euro ha avuto un successo clamoroso che ha portato il sindaco del paesino a riproporre nuovamente il progetto.
L’anno scorso ci sono state più di 1500 richieste, che ovviamente non è stato possibile soddisfare.
Ma da dove nasce quest’iniziativa? La promozione del turismo permette, oltre a far scoprire questa zona, anche ai produttori locali di vendere i loro prodotti artigianali come formaggi, oli ecc.
Molti viaggiatori, dopo aver scoperto il Cilento, hanno infatti deciso di rimanere anche più giorni dopo l’offerta dei due euro, sostenendo quindi altri hotel e airbnb della zona.
Il Sindaco ha sottolineato che “tutte le attività commerciali del paese, tra cui ristoranti e pizzerie, si sono riempite per tutta l’estate e addirittura il bar del paese ha messo i tavolini in piazza trasformandosi praticamente in ristorante perché c’era tanta richiesta. La nostra iniziativa è stata un vantaggio per tutta la cittadinanza”.
# Un’idea per altre città
Quella di dare gli alloggi a due euro può sembrare una perdita a livello economico ma, come dimostrato da San Mauro La Bruca, non è così.
Offrire alloggi economici è un incentivo per i turisti che, comprando da negozi, ristoranti e botteghe locali, permettono comunque di avere un incasso elevato e positivo per questi paesini che hanno ricevuto un grande colpo dalla pandemia.
L’iniziativa delle vacanze a due euro potrebbe non fermarsi qui, il sindaco Scarabino ha infatti accennato alla possibilità di offrire alloggi a 2 euro in paese anche nel periodo autunnale e sotto le feste di Natale e Pasqua.
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Se per caso vi dovesse capitare di sentire qualcuno che sta raccontando che quest’anno vorrebbe andare a fare una gita alla “Spiaggia dei Milanesi” non dovete alzare gli occhi al cielo pensando: “Oh caspita, che modo buffo per chiamare l’Idroscalo!”. In realtà chi vi sta comunicando il suo programma non ha nessuna intenzione di rimanere in territorio lombardo, la meta prescelta infatti è ben oltre i nostri amati confini, per l’esattezza dista da Milano 795 km.
La SPIAGGIA DEI MILANESI si trova in Sardegna
# Lido di Orrì: la bellezza selvaggia della Sardegna
Tortolì, cittadina situata nella costa centro orientale della Sardegna, possiede una piccola spiaggia incantevole chiamata comunemente: “Spiaggia dei Milanesi”, anche se il suo nome ufficiale è Lido di Orrì. Si trova nell’Ogliastra, terra di una bellezza selvaggia come molte zone della Sardegna. Siamo ben lontani dagli ambienti chic di Porto Cervo e Porto Rotondo, qui la natura è ancora in gran parte incontaminata e questo è il motivo per cui accontenta vari tipi di turisti: dagli amanti del mare a chi cerca una vacanza immersa nella tranquillità non modaiola.
Di tratta di una piccola spiaggia lunga 250 metri, caratterizzata da sabbia chiara, punteggiata da qualche scoglio. Il mare è cristallino, il fondale basso e sabbioso e determina una gamma di colori che vanno dall’azzurro al verde. L’accesso alla spiaggia non è comodo né immediato e nei periodi di alta marea non è raro infradiciarsi gli abiti per giungere sulla riva. La cala che la avvolge è tranquilla e riparata, circondata dal verde. Degli scogli delimitano il lato sud insieme al promontorio di Punta Musculedda.
# Perché si chiama “Spiaggia dei Milanesi”?
Il motivo risale a molti anni fa: una famiglia milanese decise di costruire una villetta con accesso diretto a tale spiaggia. Nel tempo tale villetta è rimasta l’unica con tale raro privilegio, motivo per cui le persone del luogo hanno iniziato a chiamarla facendo riferimento a questa quanto meno “intraprendente” famiglia.
# Come arrivare alla meta
Bisogna procedere lungo la Strada Statale 125 in direzione di Tortolì, prendere l’uscita per il paese e poco prima di entrarvi, svoltare a destra seguendo le indicazioni per il Lido di Orrì. Superato quest’ultimo, troverete uno spiazzo sterrato: a quel punto dovrete attraversare un sentiero in mezzo alla macchia mediterranea, camminare lungo gli scogli e poi saltare direttamente sulla spiaggia.
GIULIA PICCININI
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Le metropolitane sono luoghi curiosi.
Marc Augé li chiama non-luoghi. Spazi dove tante personalità diverse s’incontrano, ma non si scontrano. Ognuno vive la sua vita e prosegue per la sua strada. Ci sono persone che con passo veloce si spostano con destrezza tra la gente per raggiungere il primo vagone disponibile, altre che cantano, suonano e intrattengono i passanti, altri ancora che cercano di venderti qualche oggetto.
Per questo, non è raro trovare anche qualche stranezza. Come vedere persone vestite in abiti formali che cercano di eseguire perfettamente 30 squat davanti a una macchinetta che vende biglietti per la metro. Fattistrani.it ci parla di questa curiosa quanto stancante iniziativa presa dalla Russia che si svolge proprio in metropolitana.
30 SQUAT per un biglietto della metro: potrebbe funzionare anche a Milano?
# Un nuovo modo di pagare
credits: greenme
Milano: potrebbe nascere un nuovo modo completamente gratuito per comprare i biglietti della metro. Prendendo come esempio quanto è avvenuto nella metropolitana di Mosca, in Russia. In occasione delle Olimpiadi di Sochi nel 2014, la città russa ha lanciato una nuova iniziativa per incentivare i cittadini a svolgere più attività fisica. Così, alla fermata metropolitana di Vystavochaya è stata aggiunta una macchinetta erogatrice molto speciale: facendo 30 squat (piegamenti) si poteva ottenere gratuitamente un biglietto della metro.
# Si potrebbe fare anche a Milano per promuovere le future Olimpiadi?
credits: fattistrani.it
La metropolitana è il mezzo di trasporto piùutilizzato dai milanesi ed è per questo che l’iniziativa russa potrebbe funzionare bene anche nel capoluogo lombardo. In vista dei Giochi Olimpici Invernali di Milano Cortina del 2026, si potrebbe implementare questa nuova e divertente emettitrice di biglietti per avvicinare maggiormente i milanesi al prossimo evento delle Olimpiadi e, allo stesso tempo, spronarli a fare più movimento, sensibilizzando la popolazione sull’importanza dell’esercizio fisico e coinvolgendola sulle future Olimpiadi.
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Che l’Italia sia uno dei Paesi più belli del mondo è cosa nota, quel che ancora ci sorprende è che all’estero celebrano alcuni paesaggi che a noi spesso sfuggono perché, forse, abituati a tale bellezza. E’ il caso della “spiaggia più bella del mondo”.
In Puglia la “SPIAGGIA più BELLA del mondo”: celebrata all’estero, sconosciuta in Italia
Credits: @ destinationpuglia IG
La baia delle Zagare è situata nel territorio di Mattinata, a circa 30 km da Vieste. Siamo quindi in Puglia e la baia, nota anche come Baia del Mergoli, è bagnata da un mare cristallino, avvolta da alte scogliere bianche e vanta 2 faraglioni in roccia calcarea che la rendono unica e meravigliosa.
# Celebrata da importanti riviste internazionali, tra cui il National Geographic
Una spiaggia di ciottoli bianchi accompagna i fortunati visitatori fino al mare cristallino dove potersi immergere e lasciarsi coccolare dalle acque diafane che nulla hanno da invidiare ai migliori mari del mondo. Definita dal National Geographic come “una delle spiagge più belle del mondo“, titolo rilanciato anche da altri siti stranieri, da anni raccoglie il premio di Legambiente che la inserisce tra le ambite tre vele, simbolo delle migliori località balneari italiane.
# Two Spiagge is megl che one
Credits: @garganomio IG
A onor del vero le spiagge sono 2, la Baia delle Zagare e la baia dei Faraglioni, separate da una scogliera. La provincia di Foggia, già ricca di posti da sogno, può così ergersi a locali ambita per chi ama posti da cartolina ma che offrono, oltre alla natura indiscutibilmente meravigliosa, una serie di fattori quali il clima, la cucina e l’ospitalità che non a caso la rendono una delle mete più ambite e frequentate degli ultimi anni.
# La perla del Gargano
Ricordiamo che la Baia è inserita nel Parco nazionale del Gargano dove anche l’entroterra con pini e i celeberrimi ulivi secolari, le accoglienti materie spesso trasformate in strutture ricettive, prodotti enogastronomici dai sapori decisi e una popolazione che fa dell’ospitalità un marchio di fabbrica sono un biglietto da visita che ci mobilità in tutto il globo.
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Il Musée d’Orsay di Parigi si trova dentro una vecchia stazione ed è noto in tutto il mondo per essere la casa degli impressionisti.
E se una stazione di Milano diventasse la casa dei futuristi? Quale si potrebbe prendere?
Una STAZIONE come MUSEO: a Parigi la “casa degli impressionisti”. Quale prendere a Milano come “casa dei futuristi”?
# La storia della stazione di Orsay
Credit: alphaomega-arte.it
La stazione di Orsay fu costruita per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Il progetto era stato affidato a Victor Laloux e l’obiettivo era creare una stazione ancora più grande e centrale della Gare d’Austerlitz.
Per il progetto fu scelto un terreno su cui in origine sorgevano la caserma di cavalleria e il Palazzo d’Orsay, prima sede della Corte dei Conti e poi del Consiglio di Stato, diventati ormai rovine dopo l’incendio nel 1871 durante la Comune di Parigi.
Il 14 luglio del 1900, dopo solo due anni di lavori, si tenne l’inaugurazione della stazione d’Orsay: un’enorme volta di metallo alta 32 metri disegnava lo scheletro della struttura, in stile moderno.
La Gare d’Orsay ricoprì la sua funzione di stazione dei treni in modo efficiente ma non per molto. In poco tempo divenne obsoleta rispetto alle altre stazioni e, alla fine degli anni Cinquanta, cadde in disuso e fu abbandonata.
E qui arriviamo alla decisione che cambierà la storia di Parigi: cosa fare di questa grande struttura di metallo?
# La vecchia stazione diventa uno dei musei più visitati al mondo
Credit: finestresullarte.info
Tra le opzioni per questa struttura mastodontica e affascinante c’era anche la demolizione per costruire un albergo ma, fortunatamente, qualcuno si oppose.
Nel 1973 la direzione dei musei francesi lanciò l’idea: allestire un museo dedicato all’arte della seconda metà dell’Ottocento dentro la ex stazione.
A vincere questo dibattito fu il presidente della repubblica Valéry Giscard d’Estaing così, nel 1978, la stazione di Orsay fu iscritta nell’elenco dei monumenti storici e venne istituita una fondazione per avviare i lavori di realizzazione del museo.
Il progetto venne affidato allo studio ACT-Architecture, con l’ordine preciso di adattare solamente la struttura originale della stazione, senza stravolgerne le forme e l’immagine.
Il 1° dicembre del 1986 il presidente François Mitterrand inaugurava ufficialmente il Musée d’Orsay, e il 9 dicembre il nuovo istituto cominciava ad accogliere il pubblico.
Quando la stazione fu trasformata in museo, gli allestimenti furono progettati da Gae Aulenti, in collaborazione con Italo Rota, Piero Castiglioni e Richard Peduzzi.
Come spiegò Gae Aulenti: “Il principio era di proteggere il meglio possibile l’identità dell’edificio di Laloux senza rinunciare all’identità dell’edificio contemporaneo”.
Nessuno avrebbe mai immaginato che quella vecchia stazione sarebbe diventata uno dei musei più visitati al mondo.
# La casa degli impressionisti
Credit: finestresullarte.info
Le raccolte del museo sono situate su tre piani e comprende più di 4.000 opere.
Sei sono i nuclei collezionistici fondamentali: pittura, scultura, oggetti d’arte, fotografia, grafica e architettura.
La collezione di pittura del Musée d’Orsay ha origine da quella del Musée de Luxembourg, istituito nel 1818 da re Luigi XVIII, con lo scopo di documentare la pittura degli artisti contemporanei, le cui opere venivano acquistate dai Salon.
Inizialmente, il Luxembourg ospitò quindi solo artisti che dipingevano secondo il gusto ufficiale.
Bisogna aspettare la fine dell’Ottocento per vedere opere di artisti più innovativi come Édouard Manet, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Courbet, Millet e molti altri.
Il Musée d’Orsay di Parigi viene oggi considerato la casa degli impressionisti.
E se creassimo la casa dei futuristi in una stazione di Milano?
# Una stazione di Milano trasformata nella casa dei futuristi?
Credit: flickr.com
Inutile dire che trasformare la stazione Centrale in un museo sarebbe un sogno: i soffitti alti, le vetrate, gli spazzi ampi. Probabilmente verrebbe però una copia italiana del museo d’Orsay e noi non vogliamo essere una copia, vogliamo fare di più.
Se il museo di Parigi viene considerato la casa degli impressionisti, noi potremmo avere quella dei futuristi.
E quale stazione si presta meglio del passante diPorta Venezia?
Una volta entrati sembra di essere all’interno di una sorta di tunnel per il futuro, quasi come fosse un’astronave.
Si potrebbe creare un museo lungo il grande corridoio con le opere di Boccioni, Balla e molti altri, con i colori sgargianti e le figure enigmatiche.
Il futurismo nasce come un movimento di rottura, uno schiaffo alle inerzie della società.
E Milano, per rappresentare questo concetto, sembra proprio perfetta.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nel Paese tristemente noto anche per i karōshi, le morti dovute al troppo lavoro, il governo avanza una proposta nel tentativo di evitare ulteriori tragedie e di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Non è la prima volta che il Giappone cerca di correre ai ripari e diminuire questo fenomeno con iniziative e incentivi, come incoraggiare i propri dipendenti a schiacciare pisolini in ufficio. In un Paese in cui vi è una forte etica del lavoro e lealtà per la propria azienda, non è facile eliminare questa mentalità ormai saldamente radicata nelle menti giapponesi. Ma vediamo qual è la nuova proposta e perché potrebbe ispirare anche la città più workaholic d’Italia.
Nel Paese dei WORKAHOLIC, la proposta di lavorare 4 GIORNI a settimana: e se si testasse anche a MILANO?
# Il COVID forse ha fatto qualcosa di buono
Credits: dagospia.com
Nel post-pandemia, ora ci si sta rendendo conto che la società e il modo di lavorare ha subìto dei cambiamenti. Con lo smartworking, molti dipendenti e lavoratori giapponesi, come tutti del resto, sono stati costretti a lavorare da casa e rallentare un pochino i ritmi. Di conseguenza, passando più tempo nella propria abitazione, si è potuto dedicare maggior attenzione alla casa, alla famiglia, ai propri hobby e interessi, senza che ne risultasse in un calo del rendimento lavorativo.
# I dipendenti sono liberi di scegliere
Credits meeting Hub – Incontro di lavoro
Di fronte a questo nuovo dato, dal Paese del Sol Levante arriva la notizia: spingere le aziende a lasciar liberi di scegliere i propri dipendenti se lavorare 4 giorni a settimana. In questo modo il governo giapponese cerca di tutelare il benessere psicofisico delle persone, riducendo lo stress dovuto al carico eccessivo di lavoro per troppe ore al giorno, e contemporaneamente garantire più tempo libero per la propria famiglia e il proprio svago. Così, si auspica a migliorare le proprie competenze professionali e migliorare anche il tasso di produttività in un Paese che da anni combatte il problema della crescita zero.
# Lavorare meno, lavorare meglio
credits: linkedin
Per far sì che questa iniziativa funzioni è necessario adottare la mentalità “work smarter, not harder”, ovvero lavorare in maniera intelligente ed efficiente, dando più importanza ai risultati ottenuti rispetto al tempo impiegato. Questo, tuttavia, non si traduce automaticamente in lavorare di più. È importante saper conciliare casa e lavoro in maniera sana e trovare il giusto equilibrio.
# Milano potrebbe prendere spunto
Secondo KISI, il Giappone è al primo posto dei Paesi dove si lavora di più al mondo con una media di 45 ore a settimana. E l’Italia dove si posiziona nella classifica? Secondo i dati dell’OECD, anche gli italiani non scherzano con le loro 1734 ore all’anno e 43 ore settimanali.
Anche i milanesi sono molto attaccati al lavoro: un’indagine della camera del commercio rivela che il 75,6% dei milanesi passa più tempo a lavoro che a casa propria e fatica a tenere insieme socialità e produttività. Forse sarebbe il caso di prendere spunto dall’iniziativa giapponese e proporla anche per i nostri lavoratori per aiutarli ad uscire dal loop dell’iperlavoro.
Come afferma Andrea Urbano, “Il progresso sociale tecnologico deve portare beneficio all’umanità, alleggerirlo dalla fatica e dalla ripetitività, dalla noia. Più si progredisce e meno ore di lavoro si devono fare per ottenere lo stesso risultato.”
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Arriva l’estate e aumentano le tratte e gli orari dei treni. Il treno è certamente uno dei mezzi più usati per raggiungere la destinazione di una vacanza, il mezzo dei giovani senza macchina o di chi invece l’auto non ha voglia di prenderla. Alcuni considerano l’aereo un po’ esagerato se si vuole viaggiare in Italia, complici un po’ anche i prezzi alti, e quindi l’opzione migliore è il treno. Trenitalia, per l’estate, arriva con nuovo offerte e nuove tratte, ecco quali.
🛑 Weekend al mare, Versilia, Sud: le novità per le VACANZE in TRENO da MILANO
# Due nuovi collegamenti da Milano per la Versilia
Credits: @cristina_grubas Milano Centrale Tabellone
Trenitalia, per la seconda estate “tutta italiana”, ha deciso di aumentare le tratte e gli orari per permettere ai viaggiatori di viaggiare più facilmente. La società ha programmato più di 200 fermate in tutta Italia dei suoi treni Intercity, aumentando quindi i collegamenti. Ovviamente anche Milano è stata inclusa nella nuove tratte: 2 nuovi collegamenti Milano-Livorno, con fermate a La Spezia Centrale, Carrara-Avenza, Massa Centro, Viareggio, Pisa. Per i milanesi sarà certamente più facile raggiungere le famose spiagge della Versilia!
# I Night Train per la Calabria e i NO-STOP per Roma.
I treni per la Versilia si aggiungono così alla grande novità dell’estate 2021: i nuovi Frecciarossa FAST Milano-Calabria e quelli notturni Milano-Calabria.
Ma c’è un’altra novità con i NO-STOP Milano – Roma in meno di 3 ore.
# Le promozioni in corso: 4 week end al mare a 39 euro
Credits: @trains_of_italy Treno in partenza da Milano Centrale
Per tutta l’estate, ricorda il viagginews.com , non bisogna dimenticarsi anche le offerte speciali proposte da Trenitalia che coinvolgono i treni in partenza da Milano. Prima tra tutti “Estate Insieme” che va dal 11 giugno al 27 settembre e che vede coinvolti tutti i treni regionali. È l’offerta perfetta per chi vuole fare un weekend al mare, ad esempio in Liguria, e quello dopo al lago. Infatti Trenitalia prevede un pacchetto di viaggi illimitati sui treni regionali per 4 weekend (dalle 12 del venerdì alle 12 del lunedì) al costo di 39 euro. C’è poi “Estate insieme XL” che per 99 euro offre la promozione per l’intero periodo tra l’11 giugno e il 27 settembre.
Altre offerte? “Bimbi Gratis” che permette ai bambini fino a 15 anni di viaggiare gratis su Frecce e Intercity e “Cani a 5 euro” che offre un biglietto a 5 euro per gli amici a 4 zampe su Frecce e Intercity, sempre nel periodo estivo.
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Ogni forma di autoritarismo si basa sull’affermazione di un dogma ritenuto al di sopra di tutto e non in discussione.
In passato si sono giustificate tirannie o guerre basate su una fede religiosa, sulla superiorità di un popolo rispetto a un altro o sul considerare inferiori e non degni di diritti quelli che si dissociavano dalle linee guida del potere.
Una caratteristica di questi momenti storici era che il popolo si riconosceva nel dogma e quindi il potere agiva indisturbato anche contro diritti fondamentali e universali.
Qual è il dogma della società di oggi? La sicurezza.
In nome della sicurezza si sta legittimando qualunque cosa. Sia a livello sociale che individuale. Il valore della sicurezza è messo anche al di sopra della vita umana. Ad esempio, la vita del singolo ha un valore inferiore alla sicurezza, vera o presunta, della società.
Ma dove sta scritto che il fine di un individuo o di una società nel suo complesso sia la sicurezza?
A livello individuale la vita è connessa con il rischio. Vivere in sicurezza è una delle interpretazioni possibili dell’esistenza, ma nessuno potrebbe sostenere con saggezza che sia una priorità al di sopra delle altre.
A livello sociale storicamente non si è mai considerata la sicurezza come obiettivo primario. Le Costituzioni moderne non ne fanno menzione, anzi descrivono sempre che le finalità sono quelle di una vita dignitosa, del benessere, fino a spingersi al concetto di felicità.
Siccome la sicurezza è considerata un assoluto, viene recepita in maniera acritica: chiunque professi qualunque cosa in nome della sicurezza allora viene considerato nel giusto.
Il vero problema non è la sicurezza in sé ma elevarla a dogma assoluto, unico valore preso in considerazione. Tutte le volte che in una società viene introdotto un concetto che diventa un idolo, gli individui perdono di vista i valori fondamentali e finiscono col rinunciare a tutto per perseguire questo fine.
Un fine che, nel caso della sicurezza, è irraggiungibile.
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Ormai è assodato: prima o poi dovremo andare nello spazio. Si cercano soluzioni per rallentare questo processo e nel frattempo si fanno i casting per quale sarà il nostro pianeta numero due.
Perchè nel mentre non provare a fare una vacanza nello spazio? Secondo una startup questo potrebbe essere possibile già dal 2027.
Il PRIMO HOTEL nello SPAZIO: la startup che punta alle STELLE
# La startup che progetta il primo hotel nello spazio
Credit: techprincess.it
Orbital Assembly Corporation, una società gestita da veterani della NASA, pensa in grande.
Come scrivono sul loro sito “Combiniamo l’esperienza degli ultimi 50 anni nei viaggi nello spazio e la tecnologia di oggi, con i sogni per domani”.
Il loro obiettivo? Creare un hotel di lusso nello spazio che prende il nome di “Voyager Station”.
La stazione Voyager prese il nome dal padre del programma Apollo che portò l’umanità sulla luna. All’inizio del 2020 la stazione fu però ribattezzata Voyager per incarnare lo spirito di ciò che questa stazione significherà per tutti coloro che vi si recheranno.
Ma come si costruisce un hotel nello spazio?
#I robot spaziali che assembleranno i pezzi dell’hotel
Credit: voyagerstation.com
L’azienda ha svelato un primo prototipo di robot in grado di creare delle parti per un hotel.
Per costruire la struttura del colosso, l’OAC spera infatti di inviare robot semi-autonomi nello spazio e far loro mettere insieme le varie parti.
Al momento non sono così lontani da raggiungere l’obiettivo: l’automa DSTAR è già in grado di assemblare alte strutture metalliche che un giorno potrebbero costituire la struttura della Stazione Spaziale Voyager ma il suo successore farà di più.
Come parte di quella missione, il successore di DSTAR, il Prototype Structural Truss Assembly Robot (PSTAR), potrebbe raggiungere l’orbita terrestre bassa per iniziare a testare se la tecnologia può funzionare anche in microgravità.
PSTAR tenterà di mettere insieme una sezione di 156 piedi che costituirà la circonferenza di un anello, un prototipo senza equipaggio su piccola scala della stazione spaziale Voyager che sarà molto più grande.
La speranza è quella di iniziare la costruzione della Stazione Spaziale Voyager già nel 2023.
#La più grande struttura nello spazio mai creata
Credit: techprincess.it
Questo enorme hotel spaziale di lusso prenderà la forma di un anello che si estenderà con un diametro di oltre 200 metri.
La Voyager Station è una stazione spaziale rotante progettata per produrre diversi livelli di gravità artificiale aumentando o diminuendo la velocità di rotazione.
Ruotando sul proprio asse, l’hotel potrebbe infatti consentire ai futuri vacanzieri di sperimentare livelli di gravità simili a quelli della Luna.
La stazione è stata progettata fin dall’inizio per ospitare affari, produzione, agenzie spaziali nazionali che conducono ricerche a bassa gravità ma soprattutto turisti che vogliono sperimentare la vita su una grande stazione spaziale non perdendo i confort e il lusso della terra ferma.
Una volta completata, Voyager Station sarà la più grande struttura nello spazio mai creata.
# Il lusso nello spazio: gli interni
Credit: voyagerstation.com
Quando si parla di “hotel nello spazio” la prima cosa che viene in mente è una sorta di navicella spaziale dove si è legati a dei sedili, scomodi e senza poter fare granchè.
Il progetto della startup Orbital Assembly Corporation vuole invece creare un grande hotel di lusso, sfruttando le tecnologie dello spazio e le comodità della Terra per creare un’esperienza unica senza precedenti nella storia.
La Stazione Voyager sarà dotata di 24 moduli abitativi. Saranno presenti diverse suites matrimoniali con bagni privati, delle palestre, numerosi ristoranti di alta qualità e molto altro.
#Il primo hotel nello spazio entro il 2027
Se tutto procederà secondo i piani, il Voyager potrebbe aprire a fino 400 ospiti alla volta entro il 2027.
Sul loro sito il messaggio è chiaro “Solo pochi eletti avranno il loro nome scritto nella storia come i primi a visitare la stazione Voyager. Sarai tu?”.
La risposta potrebbe essere che manca ancora troppo tempo ma il tempo è denaro e qui, sul sito della compagnia, si può già prendere il biglietto.
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