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Albairate, il CAPOLINEA MISTERIOSO

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Credits roberto_de_monte IG - Stazione Albairate

Albairate-Vermezzo. Il capolinea di una delle linee del passante, che ha assunto un ruolo mitologico grazie ai frequenti problemi sulla rete e cancellazioni di corse, facendolo diventare come le figurine di una volta che nessuno riusciva a trovare, tipo Pizzaballa o Rigamonti. In molti l’hanno solo sentita nominare, ma che cosa c’è a questa fermata?

Albairate, il CAPOLINEA MISTERIOSO

# La stazione in aperta campagna

Credits roberto_de_monte IG – Stazione Albairate

La stazione di Albairate-Vermezzo, attivata a dicembre 2009 contestualmente  all’attivazione del raddoppio del binario nella tratta compresa tra la stazione di Milano San Cristoforo e la stazione stessa, serve i comuni di Albairate e Vermezzo sul con Zelo e si trova in aperta campagna.

A dire il vero non c’è nemmeno un fabbricato viaggiatori, ma solo le banchine di attesa dei treni con la solita copertura di colore viola che caratterizza le fermate fuori Milano. L’area esterna è circondata da parcheggi, in realtà quasi tutti inaccessibili per il rischio di accampamenti abusivi.

Ma per chi vuole spingersi a fare il turista, che cosa si trova ad Albairate?

# Ma cosa c’è ad Albairate?

Non molto. Gli abitanti non raggiungono i cinquemila. Tra le attrazioni, a parte qualche chiesa, spicca la Corte Salcano di origini cinquecentesche con la ghiacciaia sotterranea e Villa Albani con la caratteristica forma di cubo. Certo, c’è il capolinea, però potrebbe avere vita breve. 

# Dal 2011 è il nuovo capolinea della linea S9, ma sarà esclusa dalla futura circle line

Credits: commons.wikimedia.org -S9
S9

Dal 2011 la stazione è il capolinea ad ovest della linea S9, ma già dalla sua inaugurazione due anni prima era servita dai treni regionali tra Milano e Mortara, con alcune corse prolungate ad Alessandria. In precedenza la linea suburbana, che parte da Saronno e circonda Milano a est prima di procedere verso sud, terminava a Milano San Cristoforo. Le altre fermate tra il vecchio e l’attuale capolinea sono quelle di Corsico, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio e Gaggiano.

Circle line Milano
Credits: wikipedia.org – Circle line Milano

Nella futura circle line, che transiterà sullo stesso percorso cittadino della S9, la stazione di Albairate-Vermezzo sarà tagliata fuori in quanto, essendo fuori dal Comune di Milano, la linea attesterà a San Cristoforo Fs futuro interscambio con la linea M4.

Leggi anche: In costruzione la PRIMA STAZIONE della futura CIRCLE LINE

Continua la lettura con: Gli INTERSCAMBI da BRIVIDI nella Metro di Milano

FABIO MARCOMIN

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Corso BUENOS AIRES sarà il BOULEVARD MILANESE? Come sta procedendo il progetto

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Credits: Lombardini22

Corso Buenos Aires, una delle arterie dello shopping milanese, da qualche anno è al centro di un progetto di rinnovamento. Dopo le nuove piste ciclabili, tanto dibattute, il Corso si prepara a nuovi cambiamenti. Ma non tutti sono favorevoli. Vediamo quindi come cambierà il volto di questo viale.

Corso BUENOS AIRES sarà il BOULEVARD MILANESE? Come sta procedendo il progetto

# Il nuovo progetto: marciapiedi più grandi, alberi e meno posti auto

credits: ginevra.exe IG

Dopo le piste ciclabili, Corso Buenos Aires si prepara ad allargare i marciapiedi, eliminare i posti auto e a piantare alberi. Questi sono i tre elementi principali che rivoluzioneranno la via dello shopping, con l’obiettivo di renderla più vivibile e green. Il vialone, infatti, lungo un chilometro e mezzo, è sempre parecchio trafficato, soprattutto nella parte vicina a Piazzale Loreto.

Il progetto di riqualificazione è stato inserito tra le priorità 2022 del Comune e prevede un vero e proprio restyling della via dello shopping.

# Un’idea già valutata che potrebbe finalmente realizzarsi

credits: guigrieco IG

L’idea, in realtà, non è nuova. Una decina di anni fa, la giunta Moratti aveva pensato di trasformare il Corso in un viale alberato, piantando 80 alberi per 800 metri, su ogni lato. Il piano non partì mai, ma nel 2016 il Municipio 3 lanciò un sondaggio agli abitanti, che votarono in maggioranza per un cambiamento più green.

Il restyling di Corso Buenos Aires, si unisce oggi al piano per cambiare il volto di Piazzale Loreto e diventa uno dei punti chiave del nuovo Piano di governo del territorio per ridisegnare la città del 2030.

# Non tutti sono d’accordo: le preoccupazioni dei commercianti

credits: ilgiornale.it

Il nuovo progetto, però, vede contrapporsi principalmente due punti di vista: quello dell’As.Co.Baires, l’Associazione Commercianti, e il Comune. L’Associazione si è già scontrata con la Giunta sul tema delle ciclabili che, secondo i commercianti, sono state disegnate senza coinvolgere nessuno e hanno stravolto la viabilità del corso, mentre secondo i dati dell’amministrazione funzionano bene, in quanto le auto sono meno del 50% dei mezzi che percorrono la via.

# Gli alberi oscurerebbero le vetrine e senza posti auto si registrerebbe un calo della clientela

Credits Urbanfile – Rendering Corti di Baires con marciapiedi allargati e alberi

Per quanto riguarda il nuovo progetto, i commercianti sostengono che gli alberi oscurerebbero le vetrine e che marciapiedi più larghi creerebbero ulteriori disagi. La pandemia ha colpito duramente i venditori, specie quelli più piccoli, e si stima che circa 25 negozi abbiano chiuso. Le paure dei negozianti sono quindi molteplici: che gli affitti possano aumentare con una riqualificazione, che senza posti auto i clienti diminuiscano e che le grandi catene prendano il posto delle piccole botteghe. A maggio di quest’anno è già stato fatto un test, sul tratto di corso compreso tra via Scarlatti e Pergolesi, con vasi in cemento a bordo marciapiede a simulare la larghezza della strada per valutarne l’impatto sulla viabilità futura.

# Le Corti di Baires: il primo banco di prova del nuovo “boulevard milanese”

Il Comune sembra però andare avanti con il progetto, puntando molto sul cantiere delle Corti di Baires, l’operazione che sta trasformando la vecchia e fallita corte commerciale in sei negozi, 166 appartamenti di lusso e 4 suggestive corti interne con giardino e percorsi pedonali. Sarà proprio questo tratto di corso, su cui si sviluppa parte del nuovo complesso di edifici riqualificato, ad essere il primo vero banco di prova per capire quali saranno gli effetti della rivoluzione del “boulevard milanese”.

La prima fase del progetto delle Corti di Baires è in completamento, sono state inaugurate a metà dicembre due attività commerciali a cui seguiranno le altre nelle prossime settimane, mentre l’ampliamento dei marciapiedi e la piantumazione degli alberi avverrà in un momento successivo. Nella primavera del 2022, saranno invece pronti gli appartamenti.

Continua a leggere: 🛑 CORSO SEMPIONE cambia VOLTO: ecco i PRO e i CONTRO del progetto 

CHIARA BARONE (aggiornato il 27 dicembre 2021)

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Milano senza auto private?

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Città senza auto private: sì o no?

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Come si dice TOP in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: come si dice BELLA ZIO in milanese?

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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I musei a cielo aperto più belli della STREET ART made in Veneto

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Un viaggio alla scoperta degli angoli più nascosti della Street Art made in Veneto.

I musei a cielo aperto più belli della STREET ART made in Veneto

Il Veneto è una regione ricca di arte e la Street art ne fa parte di diritto. Da qualche anno, alcune zone della regione, partendo da borghi di montagna, passando per paesi di provincia e arrivando alle città più conosciute, sono diventate dei veri e propri musei a cielo aperto. Coloratissime, queste opere d’arte sono andate a sostituire, in taluni casi, abbandono e grigiore che da anni dominavano la scena. In altri casi, i “disegni” sono stati ideati e realizzati in piena armonia con le vie del paese, già di loro inevitabilmente poetiche. Tutto questo è avvenuto, e sta avvenendo, grazie al patrocinio delle amministrazioni locali, che hanno capito l’importanza del rivalutare gli angoli abbandonati dei propri territori.

# Cibiana di Cadore

Cominciamo il viaggio da un paese che si trova nel cuore delle Dolomiti. In mezzo alle montagne, a quasi mille metri di altezza, sorge il piccolo borgo di Cibiana di Cadore. Cibiana non vive di turismo sfrenato come succede nella vicina Cortina d’Ampezzo. A Cibiana si respira ancora l’aria di un posto vero, grazie ai suoi 450 abitanti che non hanno mai abbandonato la passione per la vita di montagna.

Credits: @VenetoWorld(FB) – Cibiana di Cadore

Cibiana è famosa per i suoi murales. Fin dall’ormai lontano 1980, diversi artisti di fama internazionale, sono giunti proprio a Cibiana per realizzare, ad oggi, più di 50 affreschi, dando vita a un vero e proprio museo all’aperto. Grazie agli artisti, provenienti da Italia, Giappone, Ex Unione Sovietica, Cibiana è diventata il “Paese dei Murales” o “Paese che racconta la sua storia“. Ogni opera rappresenta infatti la storia della casa su cui è stata realizzata. Sulla parete della casa del fabbro è raffigurato proprio questo mestiere, così come per il mugnaio e per il falegname.

Credits: @VenetoWorld(FB) – Cibiana di Cadore

#Tarzo e la Via dei Murales

Ci spostiamo nel trevigiano, e più precisamente nel comune di Tarzo. In questa zona per lo più rurale, lungo le rive dei Laghi di Revine, si trova la Via dei Murales. Si tratta di un progetto nato nel 2008 su iniziativa della Pro Loco di Tarzo. Il suo scopo è quello di valorizzare il territorio.

Credits: @prolocotarzo.com(FB) – La via dei Murales di Tarzo

Lungo la strada, che tocca le frazioni di Fratta e Colmaggiore, sono stati realizzati 15 murales da diversi artisti veneti. I murales richiamano i temi della cultura popolare locale e dell’emigrazione e si affiancano ad altri affreschi molto più antichi, alcuni addirittura risalenti al 1500.

# IDoLove – L’Urban Festival di Dolo

Dolo è una cittadina che sorge nel cuore della Riviera del Brenta, la zona che segue il percorso del Naviglio del Brenta, tra Venezia e Padova, dove sono concentrate molte delle più belle e sfarzose ville venete antiche.
Dolo, perla dipinta dal Canaletto, è riuscita, grazie alla sua posizione e all’impegno dell’Amministrazione comunale, ad attirare artisti di fama internazionale. Spray, vernice e pennelli: questi sono infatti gli ingredienti principali di IDoLove, il festival di Urban Art di Dolo. Dal 2016, IDoLove ha iniziato a ridare vita e colore alle zone più grigie della cittadina. Uomini buffi, palazzi astratti, Pinocchio, pinguini giganti…
Credits: @IDoLoveUrbanFestival(FB)

Artisti come il milanese Pao, il padovano Tony Gallo e molti altri, hanno realizzato alcune opere spettacolari, piene sì di colori, ma anche di molto significato.

Credits: @IDoLoveUrbanFestival(FB)

# Padova e Super Walls

Le città di Padova e di Abano Terme hanno ospitato, nel mese di Giugno 2021, la seconda edizione di Super Walls, il Festival Biennale della Street Art. Anche in questo caso, obiettivo principale dell’iniziativa è quello della riqualificazione del territorio urbano e suburbano grazie alla Street Art. La manifestazione ha visto gli Artisti selezionati dipingere, ognuno con il proprio stile, le pareti di alcuni edifici messi a disposizione da soggetti pubblici e privati.

La seconda edizione di Super Walls ha toccato Abano TermePadova e altri sei comuni della provincia di Padova (AlbignasegoLimenaMestrinoTombelle di Saonara,  Sarmeola di Rubano e Veggiano). I numeri principali i Super Walls 2021: 40 street artist, di cui 12 donne, provenienti da 5 paesi europei. Il tema della rinascita su 35 superfici messe a disposizione da realtà private e istituzionali, aziende, strutture ricreative, supermercati, istituti religiosi, fino all’Università degli Studi di Padova e agli ospedali cittadini. Durante questa edizione, è stata realizzata dal collettivo francese La Crémerie l’opera di street art più grande d’Italia: l’impianto idrico comunale di via Bottazzo a Padova, gestito da AcegasApsAmga.

Credits: @claudia.pistore(FB) – Super Walls a Padova

# Venezia e Bansky

Il viaggio di oggi si chiude a Venezia. Nel 2019, Bansky ha scelto Venezia, capitale indiscussa dell’arte. Una mattina di maggio, a due passi (o come si dice a Venezia, a un ponte) da Campo Santa Margherita, è apparso un murales dell’artista Banksy. L’opera raffigura un bambino con un giubbotto salvagente e un razzo segnaletico in mano: una dedica all’attualissimo tema dell’immigrazione. Comparso come per magia con stupore generale, il murales è diventato subito famoso in tutto il mondo.

Credits: @_cp965_(IG) – Bansky a Venezia

Continua la lettura con: La DISCOTECA di culto diventa la “cappella sistina” della STREET ART

LUCIO BARDELLE

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Il regno della quantità

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La fine del Kali Yuga

Il mondo attuale è basato sulla massa. È la somatizzazione della psicologia della massa. Appellarsi alla Costituzione, ai Giudici, ai Parlamenti per cambiarlo è un appello alle cause di ciò che si crede di combattere.
Per questo è complessa l’azione che si sta compiendo. Ma per avere successo deve essere un’azione che mira ad uscire dal campo di gioco. Non può utilizzare le regole che lo hanno chiuso in prigione per riuscire ad evadere.

Tutti i sistemi, politici, giuridici, di rappresentanza democratica, sono gli elementi che hanno consentito alla massa di diventare inconsciamente egemone. Democrazia, governo del popolo, non significa nulla oggi perché popolo possono essere migliaia di persone o milioni.

Nella democrazia ateniese c’era una conoscenza reciproca tra gli individui che potevano scegliere per il meglio, perché pienamente informati sulle dinamiche su cui dovevano decidere. Ma se hai milioni di persone che non conoscono nulla, sono costantemente manipolate e votano una volta all’anno, democrazia significa la somatizzazione storica di un inconscio collettivo che è fatto dalla massa che tende a esercitare una dittatura repressiva nei confronti di qualsiasi differenza che voglia dissociarsi o distinguersi da questo Golem, il gigante di argilla manovrato da intelligenze perverse, nascoste in angoli bui e reconditi.

La democrazia contemporanea è il più grande degli inganni, con i media delle élite che dicono di rappresentare gli interessi del popolo. Adesso è come se l’inganno si stesse svelando ma la coscienza non è in grado di coglierlo.
Solzenicyn, dopo aver trascorso decenni in un gulag sovietico, visse due anni negli Usa a parlare dell’esperienza che aveva vissuto dichiarando alla fine che in Unione Sovietica non ti facevano dire niente, negli Stati Uniti puoi dire quello che vuoi ma non cambia niente. Anche Evola diceva che l’apparente contrapposizione tra Occidente e Oriente nascondeva in realtà le due metà della bestia senza nome che si sarebbe presto unita in un corpo unico.

Forse l’unica soluzione è la creazione di microsocietà. Creando delle bolle dove poter esistere per amare, rinunciando all’idea del cambiamento sociale o della trasformazione intellettuale o filosofica.
Rompersi all’interno di questa esperienza e governarla interiormente per abbracciare il nuovo. Perché quello che deve distruggersi lo farà da solo, in autonomia.

Anche se il mondo moderno in se stesso rappresenta un’anomalia, o meglio una specie di mostruosità, è altrettanto vero che situato nel ciclo storico di cui fa parte, esso corrisponde esattamente alle condizioni di una certa fase di quel ciclo, quella cioè che la tradizione indù definisce come il periodo estremo del Kali Yuga: sono queste condizioni, derivanti dall’andamento stesso della manifestazione ciclica, ad averne determinato i caratteri specifici e, a questo proposito, si può ben dire che l’epoca attuale non poteva essere diversa da quella che effettivamente è.
(René Guenon, Il regno della quantità e i segni dei tempi)

LA FENICE

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Natale molto positivo: e il nuovo anno?

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Pensiero del giorno.

Il mondo si è rovesciato. Per la prima volta nella storia essere negativi è considerato un fatto positivo. Ed essere positivi è diventato un fatto negativo.

In generale, si è assistito a un ribaltamento dei fondamenti della logica. L’asintomatico, che dovrebbe essere la rappresentazione della salute, è diventato indice di malattia. Il vaccinato può essere contagiato e contagia. L’immunità non immunizza. I farmaci vengono dati ai sani e i malati vengono messi in vigile attesa.

I cantanti sono diventati scienziati e gli scienziati cantano. Le centrali nucleari sono diventate ecologiche. L’Australia si comporta come l’Unione Sovietica e l’ex Unione Sovietica si comporta come l’Australia. In un complesso gioco di specchi la destra è diventata sinistra liberale, la sinistra è diventata destra autoritaria.  E in tutto questo c’è chi preannuncia l’inversione dei poli magnetici.

Nel nuovo anno, in attesa dell’arrivo della cometa, si ribalterà di nuovo tutto oppure arriveremo alla coincidenza degli opposti?

Continua la lettura con: Il canto del cigno

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GREEN WALL e BOSCO URBANO: le novità di ATM per il futuro di Milano

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Rendering dr. Pignataro deposito giambellino parete verde

I due progetti green si inseriscono nel più ampio piano di sostenibilità e rinnovo della flotta.

GREEN WALL e BOSCO URBANO: le novità di ATM per il futuro di Milano

# Il “design urbano” verde di ATM

Credits mobilita.org – Charger bus atm

Un design urbano sempre più verde è la proposta green di Atm rivolta a Milano. Sono due i nuovi progetti di sostenibilità ambientale che l’azienda sta portando avanti, oltre al più ampio piano di sostituzione di tutti i suoi bus a gasolio con mezzi elettrici entro il 2030. Il primo riguarda una parete verde di 350 metri quadrati che coprirà l’intera facciata dello storico deposito di autobus in via Giambellino. Il secondo è un bosco di 330 alberi appena piantato all’interno della rimessa della M3 di San Donato.Entrambe le iniziative si inseriscono nel più ampio progetto “Full Electric” per il quale già oggi sono in servizio 170 e-bus su 10 linee e altri 75 sono in arrivo nel 2022. L’obiettivo è rinnovare completamente l‘intero parco dei 1.200 mezzi in dotazione dell’azienda di Foro Bonaparte.

# “Green wall” in via Giambellino

Rendering dr. Pignataro deposito giambellino parete verde

In queste settimane è stata definita la realizzazione della parete verde, la cui progettazione ad opera dello studio Pignataro, ha visto il coinvolgimento della comunità e delle associazioni del quartiere. I lavori, co-finanziati dal Comune di Milano, inizieranno la prossima primavera.Il risultato, oltre a riqualificare sotto il profilo estetico lo stabile e in parte anche il quartiere, sarà misurato con una diminuzione della temperatura dell’aria dell’edificio di alcuni gradi e un risparmio energetico fino al 40% per il raffrescamento estivo.

# Bosco urbano a San Donato

Dipendenti Atm piantano alberi dep San Donato

Sul fronte meridionale, nel deposito di via Marignano, più noto col nome di san Donato, una squadra di dipendenti Atm ha piantumato 330 alberi su un’area di circa 1.700 metri quadrati: 30 ad alto fusto sono stati posizionati all’ingresso della struttura aziendale, gli altri 300 di tipo forestale sono stati piantumati in un’area adiacente al deposito dei treni della linea Gialla.La quantificazione dei benefici locali e globali della forestazione, effettuata da Rete Clima, stima che a ciclo completo, le piante nel deposito di San Donato avranno assorbito circa 38 mila kg di CO2.

LEONARDO MENEGHINO

Continua la lettura con: La TRASFORMAZIONE di Milano dall’ottocento agli anni settanta: online 3000 FOTO d’epoca dell’Archivio Storico di ATM

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Coming soon: sta arrivando un HARD ROCK CAFÈ a MILANO

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Credits: @hrcworldwide IG

Per alcune generazioni di milanesi, Hard Rock Cafè rappresenta una leggenda. Ci sono alcuni che programmano le proprie vacanze per visitare i ristoranti della catena, comprarne la maglietta e poi esibirla con gli amici. Ammettiamolo: ci è mancato, ma l’attesa sta per finire.

Coming soon: sta arrivando un HARD ROCK CAFÈ a MILANO

# Via Dante numero 5

HRC Milano Credits @rees1974 IG

È apparso in questi giorni a Milano, sulla porta di un locale di Via Dante 5, un separé bianco che chiude la vista all’interno. Nessun annuncio particolare, ma la promessa che dietro quella parete si sta allestendo uno dei mitici Hard Rock Cafè, il quale trova finalmente posto sotto la Madonnina.
Coming soon, Hard Rock Cafè Milan, il logo ufficiale della catena e tanta suspense.
La storia d’amore tra l’Italia e Hard Rock Cafè inizia a Roma nel 1998, cui fanno seguito le aperture del cafè e shop di Venezia nel 2009, a Firenze nel 2011 e l’ultimo a Verona arrivato fresco fresco la vigilia di Natale 2021.
Musica dal vivo, cene informali, memorabilia dei migliori artisti che si sono esibiti in città, sono gli ingredienti che hanno trasformato una pausa rifocillante in un’esperienza unica per gli amanti della musica.
Cosa si celerà dietro quei pannelli bianchi in piena zona pedonale di Milano?

Leggi anche: Non solo film: 7 SERIE TV ambientate a Milano (e 3 grandi novità in arrivo)

# Hard Rock Cafè

Credits: @hardrockcafe IG

Il sogno nasce a Londra nel 1971, quando due americani trasferitesi nella capitale inglese, Peter Morton e Isaac Tigrett, uniscono le forze e anche a furia di litigate circa il design interno, danno vita ad un ristorante per circa 99 posti, arredato e illuminato in maniera dirompente e che diventa subito la meta delle star londinesi. Paul McCartney ha addirittura debuttato lì con i suoi Wings, dopo aver frequentato l’Hard Rock Cafè per il suo menu vegetariano.
Il segreto dell’esperienza è legato anche al merchandise, su cui i due proprietari hanno creato un alone di esclusività: le mitiche magliette, oggi oggetto di shopping e di culto, inizialmente si potevano avere solo se Morton o Tigrett ne facevano omaggio ai clienti, rendendole di fatto l’oggetto più desiderato di Londra per anni.

La stagione della memorabilia, è invece inaugurata da Eric Clapton, che regala la sua mitica chitarra nel 1979, con tanto di permesso di appenderla nel locale con targa e autenticazione.
Da allora Hard Rock Cafè ha aperto in 59 paesi diversi, mettendo la propria bandierina su quasi 170 città.

Leggi anche: 7 LOCALI INDIMENTICABILI dove si ascoltava MUSICA dal VIVO a Milano

# L’apertura di Milano

Credits: @hrcworldwide IG

La suspense è destinata a continuare, perché nessuno sa quando aprirà l’Hard Rock Cafè di Via Dante. Quel che si sa è che nel 2012 circa, c’è stato un primo tentativo di portare a Milano il concept dell’Hard Rock Cafè, purtroppo sfumato.
Alcuni milanesi ci hanno sempre sperato e ora sembra arrivare il momento per avere l’agognata maglietta con quel mitico logo accostato al nome di Milano.
L’idea di convertire ogni singolo Cafè in un museo a cielo aperto, ha trasformato gli appassionati di musica in una sorta di pellegrini. Sono molti, infatti, coloro i quali sono stati sorpresi a programmare una vacanza scegliendo come meta le città con un Hard Rock Cafè, per poi acquistare sul posto spille, gadget e magliette, un po’ per omaggiarne gli amici al rientro ma, principalmente, per suscitare invidia indossando le T-shirt.

Leggi anche: Svelato il progetto del MERCATO CENTRALE: cibo, musica e un piccolo mulino

# “Love all, Serve all” lo slogan perfetto per Milano

Credits: @hardrockcafe IG

Possiamo intanto giocare immaginando che tipo di servizio ci riserverà l’Hard Rock Cafè meneghino (confesso: fa una certa impressione poterlo scrivere N.d.A.).
La catena inizia infatti nei ribelli anni ’70, con un motto che suonava tipo “ci riserviamo il diritto di non servire proprio tutti quanti”. Una bella sfida: prendere la mission di sfamare le persone e ribaltare il paradigma del cliente che ha sempre ragione.
In realtà questo concetto è stato alla base di molte liti tra i primi due proprietari, con idee molto diverse anche, o soprattutto, intorno a questa filosofia.
I due primi proprietari si sono poi divisi. Peter Morton torna negli Stati Uniti ed apre un Hard Rock Cafè a Los Angeles, quello con la famosa Cadillac verde che spunta dal tetto, facendo diventare il locale un’icona di intere generazioni.
Tigrett dal canto suo, cambia di nuovo paradigma ribaltando il claim della catena, trasformandolo in quel Love all, Serve all che a Milano è parte del filamento del DNA cittadino.

Adesso si aprono le scommesse: Hard Rock Cafè avrà il benvenuto? Lo scopriremo se sarà necessario mettersi in fila per entrare: la fila a Milano è sinonimo di successo assicurato.
Di sicuro c’è tra noi chi non vede l’ora di aggiungere la spilla a forma di chitarra alla sua collezione. Let’s rock, Milano. Let’s Hard Rock Cafè 

Continua la lettura con: La scena musicale ROCK milanese degli ANNI ’90

LAURA LIONTI

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Come si dice BELLA ZIO in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Il canto del cigno

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Pensiero del giorno

L’espressione canto del cigno nasce nella notte dei tempi e si riferisce all’abitudine dei cigni che prima di morire esprimono il loro canto più bello e articolato. Nell’uso comune si utilizza questa espressione per identificare l’ultimo exploit di una situazione che sta per terminare.

In questo senso, la recente esplosione di norme, decreti, obblighi e imposizioni, spesso contraddittorie tra loro e di difficile interpretazione, sembrano rappresentare il culmine massimo di due anni di deliri normativi in cui gli uomini nudi davanti alla Natura hanno tentato con rituali burocratici di esorcizzare la paura della morte.

Nei prossimi mesi vedremo se il canto del cigno bianco inaugurerà la stagione del cigno nero dell’economia.

Continua la lettura con: Quinto Potere. Il monopolio della ricchezza

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Il BORGO italiano dove comprare CASA costa come una CARAMELLA

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Ph. @guideslow IG

Diventare adulti è complicato, da quando sono piccola sento dire che “bisogna raggiungere una stabilità” per poter andare a vivere da soli.

Si sa come funziona: le bollette, la macchina, per non parlare delle case. Gli affitti sono esorbitanti e di comprare non se ne parla.

Che soddisfazione sarebbe entrare in salotto e dire “Mamma, papà, mi trasferisco in un borgo, ho già comprato casa e parto domani. Quanto l’ho pagata? Un euro”.

Impossibile? Non del tutto.

Il BORGO italiano dove comprare CASA costa come una CARAMELLA

# Il borgo senza abitanti

Credit: @occhionotizie.it

Pietramelara, definito anche il “borgo senza abitanti“, è un borgo medievale in provincia di Caserta che ha deciso di lanciare l’iniziativa delle “case a 1 euro“.

Questo paesino sorge su un’altura, è circondato dalla natura incontaminata e al momento è abitato da meno di 5000 persone.

L’obiettivo di questa iniziativa è proprio quello di ripopolare la parte antica del paese, costruendo case e attività che diano una nuova vita a Pietramelara.

# Acquistare casa a 1 euro

Credit: @giauro71

Come si legge anche sul sito del comune, l’obiettivo è quello di attirare persone che diano una nuova vita a tutti gli immobili abbandonati.

Quale miglior incentivo che mettere tali immobili in vendita ad 1 euro?

Aderendo all’iniziativa del comune, i proprietari delle case situate nel centro del paese possono cedere i loro immobili indipendentemente dalle loro condizioni, vendono queste proprietà a un prezzo simbolico di 1 euro.

Allo stesso tempo, gli acquirenti possono manifestare il loro interesse acquistando queste case al prezzo di una caramella, impegnandosi però a ristrutturarle dandogli una nuova vita.

# Come funziona

Chi desidera acquistare una casa a questo prezzo, siano essi ditte o cittadini privati, deve impegnarsi a sostenere tutte le spese per la redazione dell’atto di cessione, predisporre un progetto di ristrutturazione e recupero e iniziare i lavori entro due anni dall’acquisto.

Viene anche previsto la stipula di una polizza fideiussoria di 5 mila euro, a garanzia della serietà e del concreto impegno della realizzazione dei lavori in favore del Comune.

Il Comune, invece, si impegna a svolgere il ruolo di portatore principale degli interessi pubblici, deve essere garante della legittimità dell’investimento immobiliare e velocizzare le pratiche burocratiche.

# Dare una nuova vita a Pietramelara

Credit: initalia.virgilio.it

Il borgo di Pietramelara è in condizione di abbandono da ormai decenni ed è arrivato il momento di dargli una nuova vita, per evitare che il paesino campano cada del tutto.

Comprare una casa al prezzo di 1 euro è un gesto simbolico, il sigillo di un patto tra il comune di questo borgo e l’acquirente. Un patto che sancisce l’interesse di entrambe le parti a ristrutturare il paesino ormai in declino.

Quindi rifacciamo: “Mamma, papà, vado a vivere a Pietramelara, ho comprato un immobile a 1 euro e dovrò ristrutturarlo per dare una nuova vita alla città”.

Continua la lettura con: Una VITA IN VACANZA: 10 LUOGHI in cui si può VIVERE SENZA (quasi) LAVORARE

ARIANNA BOTTINI

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Come si dice RESTATE A CASA in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: come si dice RESILIENZA in milanese?

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Le località più PICCOLE in Europa con il TRAM

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Credits giny_baby IG - Woltersdorfer Straßenbahn

Ci sono cinque piccoli paesi sotto i 15.000 abitanti serviti dal tram. Scopriamoli. 

Le località più PICCOLE in Europa con il TRAM

#5 A Sóller c’è uno storico tram che porta direttamente al mare (Spagna)

Credits z_miloszewska IG – Soller

Nella località di Sóller, in Spagna, c’è una linea di tram in funzione dal 1913 che viene utilizzata soprattutto dai turisti e in parte anche dai 14.000 residenti. Il servizio è operativo tutti i giorni dalle 08:00 alle 20:30 e lungo i 5 km del percorso, a bordo di uno dei più antichi tram in funzione al mondo, arriva a costeggiare il mare nella vicina cittadina di Port de Sóller in un viaggio d’altri tempi.

 

#4 Gmunden, la linea urbana più corta (Austria)

Credits bahnverkehr_oberoesterreich IG – Traunsee Tram

Gmunden è un comune austriaco di 13.199 abitanti sulle sponde del lago Traunsee ed è anche il più piccolo al mondo a possedere una linea di tram urbana. Inaugurata il 13 agosto 1894, per soli 2,3 km di lunghezza e 8 fermate è stata per anni la più corta al mondo.

 

Leggi anche: Una METROPOLITANA unica al MONDO: è la più alta, la più corta e nel paese più piccolo

#3 Schöneiche si collega a Berlino con la linea di tram 88 (Germania)

Credits tatratramfan IG – Schöneicher-Rüdersdorfer Strassenbahn

Schöneiche è comune di 12.789 abitanti del Brandeburgo servito dalla linea tranviaria interurbana Schöneicher-Rüdersdorfer Straßenbahn. Proviene da Rüdersdorf e collega il centro abitato alla S-Bahn berlinese presso Friedrichshagen, nella estrema periferia della capitale, il quartiere soprannominato StasiStadt, la “città della Stasi”, ai tempi della guerra fredda perché ospitava i dirigenti della famigerata polizia segreta della DDR.

 

#2 Una linea tranviaria interurbana arriva nel piccolo comune di Woltersdorf (Germania)

Credits giny_baby IG – Woltersdorfer Straßenbahn

Woltersdorf è un piccolo comune con poco più di 8.000 abitanti della Germania. Si trova nel circondario dell’Oder-Sprea, Brandeburgo. Nel suo territorio transita una linea tranviaria interurbana, la numero 87, che collega il centro abitato alla S-Bahn berlinese presso Rahnsdorf. All’ultima fermata, Woltersdorf Schleuse, c’è un piccolo e suggestivo lago da attraversare a piedi su un ponte o in barca.

 

#1 Esslingen, con soli 1.752 abitanti, è servito da un tram-treno (Svizzera)

Credits de_zuerityp IG – s18 Zurigo-Esslingen

Esslingen è un villaggio nel comune di Egg, Svizzera, nel cantone di Zurigo. Con una popolazione di 1752 è la più piccola località del mondo servita da un tram. In questo caso si tratta di un tram-treno conosciuto come il servizio S18 della Zurigo S-Bahn. La linea attraversa anche il villaggio di Zumikon, di 4.990 abitanti, con tunnel di 1,8 km e due stazioni sotterranee.

 

Continua la lettura con: Sono ITALIANE le città in Europa dove il TRASPORTO PUBBLICO costa di meno

FABIO MARCOMIN

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Quinto potere: il monopolio della ricchezza

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Pensiero del giorno.

Fino a che punto è lecito che una singola persona o un gruppo finanziario possa detenere una ricchezza rilevante del pianeta?

All’interno di alcuni ambiti specifici, come gli stati, è successo che una gran parte della ricchezza fosse detenuta da una singola persona. In fondo, anche lo stato sovietico deteneva praticamente tutto.
Però c’era sempre un limite legato alla sovranità del singolo stato. Quindi, a livello globale era difficile avere un controllo al di sopra di più stati.

Negli ultimi anni si sta assistendo a qualcosa mai accaduto nella storia. Come non era mai successo che un’azienda avesse il controllo delle informazioni su miliardi di persone, così per la prima volta accade che nelle mani di tre grossi fondi internazionali sia concentrata una quota rilevante della ricchezza mondiale.

Questa quota è in continuo aumento ed è rappresentata dalla partecipazione di controllo nelle più importanti multinazionali che spaziano in tutti i campi. Ma non solo. Sono anche creditori di rilevanza dei titoli di debito dei paesi sovrani.

Questa ricchezza smisurata con la commistione tra controllo di aziende private e possesso di quote di debito pubblico determina un potere di influenza diretta sui governi che sono indotti a legiferare a favore degli stessi, creando un ciclo di accrescimento continuo della ricchezza e, di conseguenza, della loro ingerenza planetaria.

Come esistono delle leggi anti trust sui mercati, è pensabile che un ristretto gruppo possa accumulare tutta la ricchezza del mondo senza nessuna restrizione?

Continua la lettura con: La vita è orientata all’energia

MILANO CITTA’ STATO 

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Cosa ELIMINERESTI di Milano? Le risposte dei milanesi

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Credtis: @andreacherchi_foto Milano

Milano è bella ma… lo si sente dire spesso eppure i milanesi sono così tanto affezionati alla loro città meneghina che non vorrebbero trovargli neanche un difetto. Tralasciando le classiche frasi “Milano è bella ma c’è la nebbia” o “Milano è bella ma non ci vivrei”, ecco qua cosa i milanesi cancellerebbero dalla città.

Cosa ELIMINERESTI di Milano? Le risposte dei milanesi

Abbiamo chiesto ai milanesi di elencare 3 cose che proprio non vorrebbero più vedere nella loro città, queste sono state le risposte più frequenti.

#1 Bici, monopattini, ciclabili, auto

Credit: @pisteciclabilimilano

Abbiamo capito che la mobilità è forse il problema maggiore. I meneghini eliminerebbero:

“Le auto. le auto. le auto”  – Giovanni F.

“Monopattini…bici contromano e sul marciapiede..troppi parcheggi a pagamento”– Mario M.

“I parcheggi in doppia fila” – Fabio P.

” I parcheggi a pagamento. Il traffico. I borseggiatori” – Aldo N.

“Eliminerei dai marciapiedi le biciclette a noleggio del comune, qui in zona ne hanno messe dappertutto e spesso sono tutte lì ferme” – Stefania S.

#2 Il sindaco, la giunta, la Regione

Credits; fanpage.it

Al secondo posto troviamo invece la politica. Alcuni milanesi non sono infatti soddisfatti di chi li rappresenta e per questo non vorrebbero più:

“Il Sindaco” – Itala C.

“sala, fontana e il palmeto a piazza Duomo” – Dino M.

#3 L’inquinamento

credit: leggo.it

Milano ha tutt’altro che l’aria pulita e di questo i milanesi ne risentono, per questo eliminerebbero…

“Il traffico e lo smog” – Daniela F.

“Lo smog, l’aria è irrespirabile” – Simona S.

#4 La gente

Credits: @my.black_and_white.world_ IG

Pareri contrastanti, ma tutti d’accordo sul fatto che per le strade di Milano se ne trovano di ogni, per questo alcuni cancellerebbero:

“L’ignoranza e l’arroganza di molte persone che la vivono quotidianamente” – Davide P.

“I milanesi… Gli abitanti di Milano… Eeeeee i milanes” – Matteo T.

“Eliminerei ignoranti i cafoni e la gente senza sorriso” – Cader L.

“Quelli che camminano come fossero in processione” – Gaia N.

#5 Le palme, gli interisti, i milanisti, il degrado

Credits: ilportaledeitreni.it – Palme in Piazza del Duomo

C’è poi chi si abbatte contro i tifosi, eliminerei

“Inter, interisti e la curva nord” – Marco L.

“Volevo dire i milanisti ma parlando di Milano, c’entrano poco poco” – Sebastiano D.

Chi non vuole più

“Le palme” – Barbara B.

“Degrado in periferia, palme e smog” – Alessio M.

E chi è contro

“La mancanza di sicurezza” – Barbara Z.

Continua la lettura con: 30 MODI per dire che SEI DI MILANO senza dire che sei di Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Il MONDO di CRISTALLO di SWAROVSKI: l’incanto poco oltre il confine

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Un luogo creato per celebrare il cristallo, grande più di un borgo e immerso tra la natura. Dove si trova e quali sorprese nasconde?

Il MONDO di CRISTALLO di SWAROVSKI: l’incanto poco oltre il confine

Al di là del confine c’è un luogo preziosissimo, a metà tra il Paese delle Meraviglie e L’isola del tesoro. Si tratta dei Mondi di Cristallo della Swarovski in cui la brillantezza del cristallo si fonde con la natura circostante, tra sconfinati prati verdi e vette alpine. Qui i visitatori vengono immersi in un mondo parallelo, dove il lucente materiale viene celebrato attraverso le opere di artisti di tutto il mondo. Quali sorprese si nascondono al  Swarovski Kristallwelten? E dove si trova esattamente?

# Il Paese delle Meraviglie di cristallo nel cuore dell’Austria

credit: kristallwelten.swarovski.com

Il nome Swarovski Kristallwelten corrisponde letteralmente a Mondi di Cristallo, ma definire di cosa si tratta esattamente è piuttosto difficile. E’ infatti un luogo a metà strada tra un museo, un’esibizione di arte contemporanea e un parco giochi, il cui protagonista è ovviamente il cristallo.

Questo mondo magico è stato creato nel 1995 per celebrare il centenario della fondazione dell’azienda e da quel momento è divenuto uno dei luoghi turistici più ambiti di tutta l’Austria. Si trova infatti a pochi chilometri da Innsbruck, a Wattens, e ogni anno circa 14 milioni di visitatori raggiungono il piccolo paesino solo per visitare questo luogo molto particolare.

# Interpretazioni del cristallo da tutto il mondo

credit: kristallwelten.swarovski.com

Questo mondo d’incanto, creato dall’artista multimediale André Heller, ha l’obiettivo di raccogliere in sé una serie di meraviglie da tutto il mondo. La sua dimensione potrebbe essere paragonata a quella di una cittadina, con la sola differenza che qui l’unico abitante è il cristallo. I mondi della Swarovski si estendono per circa 7 ettari nei quali sono state allestite le istallazioni di artisti e designer di fama mondiale. Ciascuno di essi ha dato al cristallo una personale interpretazione, raccontando storie e visioni del mondo differenti,  che spesso intendono stimolare una riflessione o un pensiero.

# Nella Testa del Gigante: 17 Camere delle Meraviglie

credit: kristallwelten.swarovski.com

Non appena si entra, ci si ritrova nel giardino. Qui si inizia il percorso immersivo tra le opere di vari artisti, tra cui la Nuvola di Cristallo, creata dal team di artisti Cao Perrot con oltre 800.000 cristalli, o l’opera Prologue III di Fredrikson e Stallard. Nel giardino, oltre alle prime luccicanti opere, si trovano un labirinto verde, un’area giochi dedicata ai più piccoli e ovviamente un maxi store Swarovski.

credit: kristallwelten.swarovski.com – Il Duomo di Cristallo

Ma il cuore della cittadina di cristallo è senza dubbio la Testa del gigante, un’opera maestosa costruita sulle pendici di una montagnetta all’interno del quale si trovano diciassette Camere delle Meraviglie (Wunderkammer). Tra le fauci del gigante, le stanze assolutamente da non saltare sono: il “Duomo di cristallo”, che con i suoi 595 specchi fa invidia anche al Duomo di Milano, il bosco incantato dell’“Eden”, il paesaggio utopistico messo in scena dall’artista coreana Lee Bul nella stanza intitolata “Into lattice sun” e lo splendido “Chandelier of Grief”, uno splendido lampadario di cristallo, collocato in uno spazio rivestito a tutto tondo di specchi.

credit: kristallwelten.swarovski.com – Chandelier of Grief

I mondi di cristallo di Swarovski sono il luogo ideale per i bambini, che possono imparare a capire la magia del cristallo giocando in un vero Paese delle Meraviglie, ma soprattutto per gli adulti che vogliono tornare a meravigliarsi.

 

Leggi anche: Il LABIRINTO più GRANDE del mondo si trova in ITALIA

ROSITA GIULIANO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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La MINI CASA a forma di CUPOLA che COSTA come un’AUTO

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Credits rooms2u IG - Fatpod esterno giorno

Questa mini casa adotta accorgimenti tecnologici e materiali di pregio e all’avanguardia e può essere trasportata ovunque. Scopriamo questo concentrato di design con un prezzo da utilitaria.

La MINI CASA a forma di CUPOLA che COSTA come un’AUTO

# Fatpod, la mini casa a forma di cupola

La tendenza abitativa delle mini case sta registrando un vero proprio boom negli ultimi anni. Il motivo è presto detto: sono dotate di spazi completi di tutti i comfort, sono pratiche, funzionali, originali e soprattutto economiche. L’ultima novità arriva dall’azienda britannica Archipod, specializzata in costruzioni moderne e inconsuete, con il modello Fatpod. Sembra una sorta di “guscio”, una “cupola”, in cui tetto e pareti si fondono in una cosa sola e può essere facilmente trasportata e inserita in un paesaggio di campagna, oppure al mare o in montagna.

Leggi anche: La MINI CASA di DESIGN che costa come uno SCOOTER

# Tecnologia e materiali di pregio e all’avanguardia a meno di 18.000 euro

La mini casa Fatpod può essere costruita adattandola a qualsiasi esigenza dei clienti, per una personalizzazione completa e utilizza accorgimenti tecnologici e materiali di pregio e all’avanguardia. Studiata per garantire il migliore isolamento e la più alta resistenza, ha il tetto ricoperto di tegole in legno di cedro rosso, un oblò laterale e uno sul soffitto per osservare all’esterno, mentre lo spazio interno può essere modulato come un’area dove rilassarsi, lavorare, studiare oppure ospitare persone. Per averla bastano poco meno di 18.000 euro, come un’utilitaria.

Continua la lettura con: Un piccolo BUS diventa una MINI-CASA dei sogni

FABIO MARCOMIN

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