Un museo pensato, non tanto, per esporre le grandi opere d’arte degli artisti contemporanei più celebri, opere che sarebbero state lasciate alle future generazioni come esempio di arte del XXI secolo, ma piuttosto un museo che mette in mostra le grandi menti del nostro mondo, menti che costruiranno il futuro…ci si augura un futuro migliore.
Inaugurato il “MUSEO del FUTURO”: e non poteva che essere fatto in questo luogo
# Il Museo per chi vuole costruire il futuro
Credits: @md.w.j.zaki museo del futuro
Si chiama Museum of the Future ed è stato inaugurato a Dubai qualche settimana fa. L’apertura era prevista per il 2021, ma a causa di alcuni ritardi il museo ha aperto il 22 febbraio 2022: sembra che la data sia stata scelta appositamente perché palindroma. Ad ogni modo, il Museo del futuro ha aperto definitivamente per promuovere lo sviluppo tecnologico e l’innovazione, in particolare nei settori della robotica e dell’intelligenza artificiale. Nato da un’idea della Dubai Future Foundation e di Killa Design, il museo è stato progettato “per riunire pensatori ed innovatori con l’ambizione di definire il futuro” (come riporta il sito domusweb.it).
# In mostra oggetti e opere legate alla tecnologia e al futuro
Credits:@baiju_the_hungry_indian Museo del futuro
Il museo è composto da una sala polivalente, un’aula magna, laboratori per la salute, istruzione, l’energia e i trasporti, ma anche un laboratorio per elaborare e perfezionare il concetto di smart city. Nel museo del futuro ci sono anche aree espositive permanenti e vengono organizzate mostre temporanee. In realtà, per quanto riguarda le esposizioni temporanee, queste vengono organizzate nel museo già dal 2016, anno in cui il museo ha aperto, anche se non ufficialmente. Ovviamente gli oggetti e le opere in mostra sono sempre legate al futuro e alla tecnologia.
# “Non vivremo per centinaia di anni, ma possiamo creare qualcosa che durerà per centinaia di anni”
Credits: @nikowirbie Museo del futuro
La voglia di innovazione del Museo del Futuro non finisce nel suo obiettivo e nella sua valorizzazione e promozione della tecnologia: la struttura del Museum of the Future di Dubai è infatti una delle più complesse e innovative al mondo. Progettato dallo studio di architettura Killa Design e Buro Happold, l’edificio toroidale (dalla forma tondeggiante) ha 7 piani ed è alto 77 metri. Il Museum of the Future è un vero esempio di architettura sostenibile. Tra le particolarità dell’edificio, in più, c’è il fatto che le finestre creano delle scritte in arabo, poesie che riguardano sempre il futuro, un esempio?
“Non vivremo per centinaia di anni, ma possiamo creare qualcosa che durerà per centinaia di anni”.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello residenze
Terminati i lavori di pulizia, sgombero e messa in sicurezza delle Palazzine Liberty, nei prossimi mesi partiranno le prime opere per rigenerare un’area della città da anni in stato di abbandono. Vediamo cosa prevede il progetto di riqualificazione.
Il QUARTIERE “LOW COST” di Milano: ad aprile via ai lavori
# La pulizia e lo sgombero delle Palazzine Liberty tra Calvairate e viale Molise
Sgombero Palazzine Liberty
Tutta l’area dell’ex-macello ricompresa tra Calvairate e viale Molise nel Municipio 4, in abbandono ormai da danni, ritornerà presto a splendere grazie ad un progetto di riqualificazione che porterà abitazioni a canone agevolato, servizi e il nuovo campus dello IED per un investimento complessivo pari a 500 milioni di euro.
L’assessore alla sicurezza Marco Granelli durante il sopralluogo delle commissioni comunali di Milano di venerdì scorso ha commentato l’attività di pulizia e sgombero in atto nelle Palazzine Liberty, oggetto dell’intervento insieme ai terreni circostanti, a cui seguiranno i lavori dello sviluppatore del progetto di rigenerazione urbana: “Queste palazzine sono state tutte ripulite, manca solo qualcosa nel sottotetto e nei sotterranei […] tolto un problema di sicurezza e di degrado. […].Da aprile l’operatore potrà incominciare a lavorare nella parte dell’ex macello“.
# Verrà riqualificata un’area di 15 ettari
Credits: artribune.com Aria Milano
Nell’ambito della seconda edizione di Reinventing Cities, il bando internazionale indetto dal comune di Milano insieme a C40 che prevede l’alienazione o la costituzione del diritto di superficie di siti da destinare a progetti di rigenerazione urbana in chiave sostenibile, l’operatore immobiliare Redo si era aggiudicato la vittoria nell’estate del 2021 per la riqualificazione dei 15 ettari oggetto del concorso, ricompresi nelle due aree separate da via Lombroso, grazie al progetto “Aria“. Al termine dei lavori questo nuovo quartiere metterà in connessine quello realizzato sull’area della ex stazione di Porta Vittoria e quello presente sul lato Ovest dell’Ortomercato.
# Aria: il nuovo quartiere ospiterà abitazioni per 1.200 nuclei familiari con affitti a partire da 500 euro, servizi, il nuovo campus IED e un polo museale
Nuovo quartiere Aria
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Credits: artribune.comAria Milano - Nuovo campus Ied
Credits: artribune.com
Aria Milano
Credits Wolf visualizing architecture - Ex Palazzine Liberty
Credits: artribune.com
Aria Milano
Credits: artribune.com
Aria Milano
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello residenze
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello
Credits Wolf visualizing architecture - Servizi di prossimità
Nel nuovo quartiere che nascerà ad est della città ci saranno:
il nuovo campus internazionale dello Ied (Istituto Europeo del Design) che raggruppa tutte le sedi presenti ora nella città;
un distretto museale scientifico dedicato alla divulgazione delle tecnologie;
un fab lab;
servizi di prossimità tra cui un centro medico, la portineria di quartiere, una scuola per l’infanzia, una ludoteca, spazi di coworking e uffici;
un sistema di spazi aperti a tutta la città;
collegamenti con le grandi arterie di trasporto pubblico;
uno sharing di quartiere per il trasporto privato;
playground, spazi per la musica e le arti figurative;
un parco di 30.000 mq con 2.000 nuovi alberi e orti pubblici;
uno studentato con 600 posti letto;
abitazioni a prezzi accessibili (sotto i 2.500 euro al mq) per famiglie e centinaia di studenti, nella zona sud dell’area, che ospiteranno circa 1.200 nuclei familiari con un mix tra Social Housing, circa 60mila mq, di cui 60% in locazione a canone convenzionato e il 40% in vendita agevolata. Gli affitti partiranno da 500 euro al mese per un trilocale da 75 mq (tra 60 €/m2 e 115 €/m2), mentre i prezzi di vendita saranno pari a 2250 €/m2.
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Uno dei più brutti edifici di Milano, un vero sgorbio orizzontale che si sviluppa a lato dei binari della stazione di Porta Garibaldi, è in fase di riqualificazione dopo anni di abbandono. Ecco la sua trasformazione anticipata dal blog Urbanfile.
Il “PALAZZO ORRIBILE” di Porta Garibaldi cambia FACCIA
# Il “palazzo orribile” a lato della Stazione di Porta Garibaldi
Credits Urbanfile– Edificio Porta Garibaldi in stato di abbandono
Ci troviamo nel Municipio 9, in via Giuseppe Ferrari ai civici 10 e 12, dove è presente un edificio noto ai milanesi: lungo circa 100 metri, affianca i binari della stazione di Porta Garibaldi e, da anni, si trova in uno stato di decadimento e degrado tale da essere diventato un problema per la sicurezza dei passanti che transitavano sul marciapiede sottostante.
Questo colosso orizzontale ad uso uffici, costruito tra il 1956 e il 1963 assieme all’edificio passeggeri della Stazione Garibaldi progettata dagli architetti Minoletti, Gentili Tedeschi e Tevarotto, sta vedendo in questi giorni la rimozione delle impalcature a seguito ai lavori di riqualificazione.
# Il nuovo look con pietra artificiale e vetrate
Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Edificio via Ferrari
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Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Dettaglio edificio via Ferrari
Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Edificio via Ferrari Porta Garibaldi riqualificato
Credits Urbanfile - duepiedisbagliati - Edificio via Ferrari
Il nuovo look dell’edificio è stato svelato: le forme originarie sono sparite, rivestite da un cappotto termico e da una pietra artificiale e gli infissi sono stati completamente trasformati e rivisti. Per concludere l’intervento rimane solo la parte a livello strada, ancora oggi protetta da pannelli, che dovrebbe essere rivestita da vetrate.
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Con il Matterhorn glacier paradise è stato battuto un altro record sul Cervino: dopo la funivia più alta del mondo ha inaugurato anche il palazzo di ghiaccio alla quota più alta sul livello del mare. Ecco come è fatto e lo spettacolare viaggio per arrivarci.
Sul Cervino il PALAZZO di GHIACCIO più ALTO del MONDO
# Un ambiente fiabesco a oltre 3.800 metri di quota
Sculture Palazzo di Ghiaccio
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Credits zimmermannhanspeter IG - Sculture nel Palazzo di Ghiaccio
Credits pfaelzermaedel IG - Scultura animali palazzo di ghiaccio
Credits pfaelzermaedel IG - Scultura palazzo di ghiaccio.instagram.android
Credits _deglim_ IG - Sculture lupi Palazzo di Ghiaccio
Credits zimmermannhanspeter IG - Scultura Palazzo di Ghiaccio
Credits zimmermannhanspeter IG - Scultura nel Palazzo di Ghiaccio
Credits zimmermannhanspeter IG - Sculture Palazzo di Ghiaccio
Dopo la funivia più alta e lussuosa del mondo, sul Matterhorn glacier paradise è stato battuto un altro record: 15 metri sotto la superficie della vasta distesa glaciale che si estende tra il Piccolo Cervino e Breithorn ha inaugurato il Palazzo di ghiaccio più alto del mondo a 3.883 sopra il livello del mare.
Al suo interno si possono ammirare sculture progettate con cura dagli artisti locali e le formazioni di ghiaccio che si sono formate nei secoli. Un ambiente fiabesco con musica rilassante e un’illuminazione suggestiva.
# Cosa si può fare dentro il Palazzo di Ghiaccio
Dentro il Palazzo di Ghiaccio
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Credits _deglim_ IG - Tunnel Palazzo di Ghiaccio.instagram.android
Credits pfaelzermaedel IG - Crepaccio palazzo di ghiaccio
Credits manuel_w911 IG - Crepaccio con luci
Credits pfaelzermaedel IG - Lounge palazzo di ghiaccio
All’interno di questa incredibile struttura ci si può avventurare nel crepaccio, esplorare il tunnel di ghiaccio, accomodarsi su uno sui sedili ricoperti di morbida pelliccia. Gruppi e associazioni possono richiedere l’accesso esclusivo nel raffinato ambiente della nuova Star-Lounge per organizzare eventi e gustare un aperitivo tra i ghiacci.
In alternativa a pochi passi di distanza, per tutti i turisti c’è il ristorante di montagna più alto d’Europa da 60 posti, con le più belle vette svizzere attorno al Piccolo Cervino da ammirare attraverso le finestre panoramiche e una cucina fatta di piatti internazionali e specialità svizzere.
# Lo spettacolare viaggio per arrivarci
Credits: Mattern Horn Race
Anche il viaggio per arrivare al Palazzo di Ghiaccio è spettacolare, un’esperienza nell’esperienza che dura circa 45 minuti. La partenza è da Zermatt con il Matterhorn-Express fino alla stazione a monte Trockener Steg, poi con la funivia o il nuovo Matterhorn glacier ride fino al Matterhorn glacier paradise, la funivia più alta e lussuosa del mondo. Per giungere finalmente a destinazione e varcare le soglie di questo suggestivo edificio non rimane che prendere un’ascensore e godersi la meraviglia ghiacciata.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’Europa è tra le aree del mondo più ricche di storia, altre e cultura.
Il portale Uswitch ha provato a determinare quale città d’Europa avesse la maggiore offerta culturale del continente. Per fare ciò, hanno esaminato il numero di musei, teatri, monumenti e tour culturali presenti in 69 città a livello mondiale in relazione al numero di abitanti. A ciascuna città è stato quindi assegnato un punteggio a formare la classifica finale. Andiamo a vedere la top 10 europea.
Le 10 CITTÀ EUROPEE TOP per OFFERTA CULTURALE: Milano c’è
#10 Milano – 8,27/10
Ph. Dimitris Vetsikas (Pixabay)
Apre la top 10 Milano che presenta un buon ranking nella categoria “monumenti”, da una città italiana è forse scontato. Anche nella categoria “landscape”, ovvero i punti di interesse, si difende bene, anche grazie agli interventi architettonici ed urbanistici degli ultimi anni che ne hanno rinnovato lo skyline.
La nota dolente è data dalla poca offerta legata ai tour organizzati per la visita della città che non arrivano ai livelli di molte altre pretendenti al titolo di città con la maggior offerta culturale d’Europa.
Milano si piazza al decimo posto dietro città di tutto rispetto, ma l’impressione è che potrebbe fare molto di più con sforzi relativi.
#8 Londra e Berlino – 8,38/10
Londra @pixabay
All’ottavo posto di questa classifica si trovano appaiate due importanti capitali europee: Londra e Berlino. Londra ha una storia non antichissima, ma l’incrocio di culture e la concentrazione di imprese ne fanno sicuramente un luogo di fortissimo interesse culturale. Vi si possono trovare importantissimi musei a livello mondiale e importante gallerie d’arte. Molti teatri offrono spettacoli per ogni gusto. Il suo punteggio finale viene penalizzato dall’altissimo numero di abitanti rispetto alle altre città prese in considerazione.
Per alcuni aspetti Berlino richiama Londra, soprattutto dal punto di vista della ricchezza culturale e della vivacità del tessuto artistico. Anche qui, l’arte la fa da padrona con moltissimi luoghi dove poter ascoltare musica o assistere ad uno spettacolo. Soprattutto la storia del ‘900 di Berlino propone moltissimi spunti per approfondire tematiche che hanno avuto un chiaro impatto sulla storia mondiale.
Entrambe totalizzano un punteggio di 8,38.
La capitale dell’Ungheria è ricca di storia e cultura. I suoi palazzi eleganti e signorili offrono scorci di notevole impatto che possono essere goduti da diversi punti di vista, in particolar modo dall’alto, sul Monte Gellért o dalla Basilica di Santo Stefano.
Nota come “la perla del Danubio”, offre anche momenti di svago, dalla vita notturna al relax delle terme. In tutta l’Ungheria ci sono più di 1.000 sorgenti termali naturali, a Budapest si può trovare la più famosa, presso i come i bagni Szechenyi, con 21 piscine di diverse temperature tra cui scegliere.
Anche l’offerta museale è varia, tra storia ed arte, contribuendo a portare il punteggio di Budapest a 8,49.
La capitale danese è famosa per la statua della sirenetta, ispirata da una fiaba di Hans Christian Andersen, ma offre molti altri spunti di interesse.
Combinando la storicità di sontuosi palazzi reali e delle tipiche case seicentesche affacciate sui canali con le costruzioni avanguardiste e i colori delle zone più trendy, risulta una città molto variegata ed interessante.
Da vedere sono anche i musei, come il Museo Nazionale di Danimarca che non solo ha una vasta collezione permanente, ma ha anche visite guidate per i visitatori.
Copenhagen è sesta in Europa con 8,56 punti.
La capitale della Baviera è una città storica che ha saputo conservare le proprie tradizioni affiancando abilmente i segni del passato con una modernità non in contrapposizione.
Monaco si piazza in buona posizione per numero di punti di interesse identificati in città con Marienplatz come luogo simbolo. Una media di 3 musei ogni 100.000 abitanti garantisce un buon ventaglio di scelte possibili.
Ultimo elemento caratteristico è la storica Oktoberfest che richiama ogni anno moltissimi visitatori nella festa della birra per antonomasia.
Monaco si è piazzata al quinto posto in Europa con un punteggio di 8,60.
Roma costituisce un elemento unico tra le capitali mondiali. La sua storia plurimillenaria ha lasciato un tesoro imbattibile a testimonianza della grandezza passata. La presenza di un così grande numero di testimonianze la portano in cima alla classifica nell’indicatore dei tour culturali.
Anche gli indicatori relativi ai musei ed agli eventi legati, ad esempio, a musica e cibo sono molto alti.
L’unico motivo per cui Roma è rimasta fuori dal podio è probabilmente la sua notevole dimensione rispetto alle città prime in classifica.
Forse una sorpresa al terzo posto. La capitale irlandese ha infatti un passato meno remoto di altre città europee, ma fa comunque valere i suoi 1.000 anni di storia con lontane origini vichinghe. La città è abbastanza raccolta, ma racchiude al suo interno un particolare fervore trasmesso dai molti artisti di strada, i mercati ed i parchi ravvivati da festival e proiezioni pubbliche.
Fortemente legati alla cultura irlandese sono anche i numerosissimi e storici pub che impreziosiscono le vie della città e costituiscono luoghi di aggregazione che spesso ospitano eventi culturali.
Parlando di Dublino non si possono non menzionare luoghi come la cattedrale di Christ Church e St Patrick’s e edifici storici come il Trinity College, con il suo parco, e Kilmainham Gaol Museum oppure i musei come l’Irish Emigration Museum e l’Irish Whisky Museum.
Dublino si posiziona in fondo al podio con un punteggio di 9,48.
La capitale dei Paesi Bassi non ha monumenti di particolare rilievo o strutture iconiche, ma è pervasa da un vibrante spirito artistico che la posiziona all’avanguardia europea con i suoi spettacoli ed esposizioni d’arte. Nello studio condotto risulta una media di 8 musei ogni 100.000 abitanti.
Amsterdam è anche conosciuta per i suoi monumenti, edifici e parchi come il Palazzo Reale, Rembrandtplein e il Vondelpark.
La seconda posizione in classifica è principalmente dovuta alla grande numerosità di piccoli o medi luoghi di cultura o interesse che le fanno ottenere un punteggio di 9,81.
La capitale della Repubblica Ceca è molto conosciuta per la sua bellezza ed il suo fascino che mantiene sia nelle giornate di nebbia invernale sia nelle soleggiate giornate estive. Romantica ed elegante, forte di secoli di storia e di leggende, mantiene sempre un fascino senza tempo.
Chiamata anche Città delle Cento Torri, ha nel castello, nei ponti e nei quartieri di ispirazione medievale numerosi fonti di interesse, accompagnati da oltre 200 luoghi disseminati tra parchi e i percorsi lungo il fiume Moldova. Elementi moderni come la Casa Danzante accompagnano i visitatori nelle loro passeggiate tra una birreria storica e l’altra, che rendono Praga una delle capitali mondiali della birra.
A Praga è stato assegnato un lusinghiero punteggio di 9,85, vicino alla lode.
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Il fiume taglia in due l’omonima frazione di un luogo incantevole non lontano da Milano. Dove si trova e che cosa lo rende così caratteristico.
Il FIUME di LATTE a un’ora da Milano
# Fiumelatte, il corso d’acqua bianco come il latte
Credits betty_saccani IG – Fiumelatte
Fiumelatte con i suoi 250 metri è uno dei corsi d’acqua più brevi d’Italia. Si immette nel Lago di Como attraversando il suggestivo comune di Varenna. Prende il suo nome dalla caratteristica colorazione che assume l’acqua, che ricorda proprio il bianco del latte e nasce da una grotta situata sulla cima del paese.
L’ipotesi più accreditata è che il fiume provenga da una sorgente carsica naturale del Moncodeno. L’altra particolarità è che appare e scompare durante l’anno: inizia a scorrere il 25 marzo con l’arrivo della primavera e smette di farlo il 7 ottobre.
Il fiume taglia in due la frazione di Fiumelatte, il piccolissimo borgo che ne prende il nome, che si specchia nelle limpide acque del lago di Como e si aggrappa ai piedi del monte Fopp.
Un micro agglomerato di case, un tempo abitazioni di pescatori oggi diventate per lo più dimore di turisti e villeggianti, dove passeggiare è quasi un’esperienza surreale. L’approdo naturale è il ponticello che affaccia sul corso d’acqua color del latte dietro al quale si nascondo misteri e leggende.
# La leggenda di Fiumelatte e della sorgente segreta
Credits nad_1983_ IG – Grotta sorgente Fiumelatte
Una tra le leggende più suggestive di questo luogo narra di un’avvenente fanciulla con tre pretendenti chiamati a compiere una prova particolare per convolare con lei a nozze: svelarle la sorgente di Fiumelatte.
Tornati dalla grotta, con un aspetto invecchiato e trasandato, uno di loro disse di aver conosciuto una sirena e di essere passato da un luogo paradisiaco ad un antro senza via d’uscita, il secondo di essersi ritrovato in un luogo luminoso e scintillante popolato da bellissime donne trasformatesi poi in terribili creature notturne e il terzo non volle nemmeno parlare della grotta dopo aver fatto ritorno al villaggio.
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Carlo Lottieri. Filosofo, professore universitario e saggista bresciano. Di forte orientamento autonomista e liberale, tra i pochi autentici in Italia. Negli ultimi due anni sempre in prima fila per lottare contro le discriminazioni e per ripristinare i diritti soppressi. Un grande innamorato di Milano.
Carlo LOTTIERI: “la mia Milano deve essere lasciata in pace: deve vivere del suo e non subire diktat o altre imposizioni”
Carlo Lottieri
La cosa che ami di più di Milano?
Il suo essere – al tempo stesso – una realtà locale e internazionale, vernacolare e globale, meneghina e “vicina all’Europa”. A Milano ti senti entro una città aperta che puoi girare a piedi: una microscopica New York che ti regala i Navigli, Brera, le Colonne e Galleria Vittorio Emanuele. E dove in ogni momento può sorgere qualcosa – un’impresa, un’iniziativa culturale, un progetto solidale – che è in grado di dire qualcosa a tutti e ovunque.
Credits Andrea Cherchi – Milano
Quella che invece ti piace meno?
È una certa Milano italianizzata e in questo senso provinciale in senso deteriore: quel suo piccolo mondo salottiero, piuttosto borghesuccio e radical chic, che ha il proprio equivalente un po’ ovunque nel resto della Penisola, e che si nutre di una sfilza di luoghi comuni senza pensiero. Quando a Milano si è banali, lo si è con grande convinzione.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
A Milano mi piace muovermi a piedi: anche facendo chilometri. Soltanto così, negli anni, ho scoperto come Brera sia tanto vicina a corso Como, come sia possibile arrivare ai Navigli partendo da piazza Duomo. Per anni ho girato la città soltanto con i mezzi, ma ho iniziato a conoscerla davvero soltanto quanto ho preso a camminare.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Sono tante, ma forse quella che ogni tanto mi trovo a canticchiare è “Innamorati a Milano” di Mimo Remigi.
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
A Milano ho partecipato, insieme ad Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro, alla creazione dell’Istituto Bruno Leoni: all’invenzione di un think-tank schierato a difesa di ciò che più gli italiani detestano (la libertà individuale, il mercato, la proprietà privata, i rapporti volontariamente sottoscritti…). Uno dei primi incontri fu dalle parti di Porta Garibaldi, quando ancora c’erano i giostrai e la rinascita della zona era di là da venire.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Mi piace la fermata di Maciachini, sulla gialla, perché manifesta una Milano multietnica e felicemente incasinata, che pure si trova davvero a pochissime fermate da Montenapoleone. Qui ho conosciuto una città che prima ignoravo, ma che ormai è importante, anche sul piano economico. Sotto tanti punti di vista, questa mi pare un pezzo cruciale della Milano di domani: con vari aspetti problematici, ma su cui si deve scommettere.
Credits: @sanjanaphoenix Maciachini
Il quartiere che ami di più?
Ho iniziato a scoprire Milano quando ho avuto un piccolo lavoro part-time a Brera, negli anni Ottanta. Allora il quartiere era assai diverso e si poteva mangiare in una qualunque trattoria senza lasciare il portafoglio. Oggi quelle vie sono molto più tirate a lucido, ma continuano a mantenere un grande fascino.
Caro Sala, ti scrivo…(cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Presta attenzione alle buche e ai tombini. Lo so: può apparire un piccolo problema. Ma non è possibile che ogni giornata di pioggia trasformi la città in una specie di acquitrino e che ogni passante venga ripetutamente inondato dalle onde sollevate dalle automobili di passaggio. Milano dovrebbe essere curata meglio. Cominciamo dalle piccole cose.
Milano città Stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Sono favorevole al massimo di libertà possibile per Milano e anche per ogni altra realtà oggi “intrappolata” nella Repubblica italiana. L’autogoverno è responsabilità, concorrenza con altre realtà analoghe, stimolo a fare meglio, libertà d’iniziativa. Oggi questa città è una periferia: le decisioni che la riguardano maggiormente sono prese altrove, e tutto questo è assurdo e umiliante.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Già ora vivo a metà strada tra Milano e Venezia: due città diversissime, ma anche molto complementari. La risposta è tutta già nel modo in cui vivo ora.
Credit: @caffeavenezia
Se dovessi avere due miliardi per Milano cosa faresti?
Forse dovremmo usarli per corrompere qualche politico romano, affinché il governo nazionale si dimentichi della città: non destini qui un solo euro del Pnrr e non pretenda di amministrarla da lontano. Milano deve essere lasciata in pace: deve vivere del suo e non subire diktat o altre imposizioni.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Milano deve capire che quando inizierà a pensarsi quale città che ha diritto a essere libera, potrà raggiungere facilmente quell’obiettivo. Le istituzioni vivono soltanto nella mente degli uomini e quando questi ultimi cambiano il loro modo di guardare la realtà, le istituzioni si adattano. Anche perché l’Italia e l’Europa tutta hanno soltanto da guadagnare da una Milano che si dia le proprie regole, si tassi da sé e decida quali devono essere le proprie priorità.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Ha fatto scalpore l’ultima conferenza di Draghi in cui il primo ministro ha annunciato il cronoprogramma di allentamento delle restrizioni. In Inghilterra il cronoprogramma è durato un giorno con il Freedom Day mentre in Italia si spalma per mesi. Non solo, gli altri paesi hanno tolto il Green Pass, mentre in Italia in realtà lo si mette solo da parte, rivelando che “uno degli scopi del DL di oggi è proprio di non smantellare tutta la struttura, quindi vogliamo costruire una struttura permanente“.
La regola in Italia sembra sempre essere quella di prolungare l’agonia.
In Germania già 20 anni fa si dicevano sorpresi che l’Italia nonostante problemi immani riuscisse sempre a sopravvivere a se stessa. Per loro eravamo sempre sul punto di collassare definitivamente ma quello non succede mai.
Tutti gli analisti internazionali sono concordi nel rilevare disastri strutturali del sistema Italia. Da quindici anni siamo i peggiori in Europa: dove gli altri crescono noi indietreggiamo, la giustizia ha tempi biblici, il debito è oltre ogni livello immaginabile, il peso dello stato e della burocrazia è in costante aumento da mezzo secolo. Il malato ha tutti i parametri sballati e soprattutto non si vede alcun segnale di guarigione in nulla, anzi. Ogni novità pare essere sempre il colpo di grazia che però miracolosamente non arriva mai.
Forse l’Italia non guarisce mai perché è l’Italia stessa a essere una malattia. Se nel mondo si abbina l’Italia a qualunque situazione significa indicare una forma di malattia: Politica italiana, Economia italiana, Debito italiano indicano tutti degli stati patologici. L’Italia è una malattia essa stessa e lo si vede perché è impossibile guarire: guarendo significherebbe la fine di questa Italia.
Gli altri Stati non possono capire l’Italia perché l’Italia è così. Un malato che vive in un’agonia infinita la sua malattia, reale o immaginaria, che rappresenta la sua stessa vita.
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Tutti i cittadini allo stesso indirizzo? Esiste un posto dove non bisogna fare troppa strada per incontrare tutti gli abitanti. In questo sperduto paese alle estremità del mondo, infatti, quasi tutta una città è concentrata all’interno di un solo palazzo.
La CITTÀ dove i CITTADINI vivono tutti nello stesso PALAZZO
# Un paio di porte più in là
Nella città di Whittier in Alaska, a 120 km dalla capitale Anchorage, si trova un edificio di 14 piani chiamato Begich Towers che ospita praticamente tutti gli abitanti della città.
All’interno dell’edificio, oltre ad appartamenti di diverse dimensioni in base alle necessità, si possono trovare tutti i servizi che qualsiasi altra città offre ai cittadini: le scuole primarie e l’asilo, un ufficio postale, un supermercato, una centrale di polizia, una clinica medica e persino un bed & breakfast.
# ATTRAVERSARE una MONTAGNA per entrare in città
https://www.flickr.com/photos/96225726@N08/
Whittier è raggiungibile unicamente attraversando un (claustrofobico) tunnel, lungo poco più di 4 km e largo appena 4 metri, il cui senso di marcia viene alternato da dei semafori alle due estremità. La galleria Anton Anderson Memorial attraversa la Maynard Mountain, una delle tre montagne a cui piedi sorge la città. L’accesso al passaggio per entrare o uscire da Whittier è consentito solo tra le prime ore dell’alba e le dieci di sera, ora in cui il tunnel viene chiuso.
# Una zona STRATEGICA
Per ricostruire la Storia di questa bizzarra città, è necessario tornare indietro negli anni della Seconda Guerra Mondiale e all’alba della Guerra Fredda, quando lo stato degli USA decise di iniziare a esplorare l’Alaska, alla ricerca di un punto dove poter costruire una base portuale e militare statunitense. La zona, essendo isolata tra le montagne e a poche centinaia di chilometri dal confine del nemico russo, si rivelò essere un’ottima posizione per la realizzazione di una vera e propria cittadella militare: anche questo tra le mura di un edificio, il Buckner Building. Ormai abbandonato, il suo scheletro è ancora oggi presente, a pochi passi dalla Begich Towers, nata ai tempi come zona residenziale dei militari statunitensi e le loro famiglie.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo due anni travagliati a causa della pandemia ritorna alla sua forma originale il Salone del Mobile per festeggiare il sessantesimo anniversario. Ecco le novità di quest’anno.
Come sarà il SALONE del MOBILE 2022
# Dal 7 al 12 giugno la 60esima edizione del Salone del Mobile
Il Salone del Mobile di Milano festeggia quest’anno dal 7 al 12 giugno, presso Fiera Milano Rho, il suo sessantesimo anniversario con l’installazione Design with Nature, ospitata nel padiglione 15 di S.Project e progettata dall’’architetto Mario Cucinella. In un’area di 1.400 mq verrà raccontato un ecosistema virtuoso che vorrebbe, idealmente, rappresentare il futuro dell’abitare. L’installazione si fa amplificatrice di tre tesi: l’urgenza della transizione ecologica, la casa come primo tassello urbano e la città come miniera.
La Presidente Maria Porro, durante la presentazione dell’evento al Teatro Lirico appena restituito alla città, ha affermato come il Salone del Mobile “sostiene la necessità di una transizione ecologica reale e immediata: proprio per questo ha deciso di essere acceleratore di percorsi etici e virtuosi investendo in un grande progetto curato dall’architetto Mario Cucinella.“
# Oltre 1.200 espositori da tutto il mondo e un nuovo SaloneSatellite
Credits isalaoniofficial – Presentazione Salone del Mobile 2022
Il Salone del Mobile 2022 occuperà l’intera disponibilità degli spazi di Rho, 200.000 mq, con oltre 1200 aziende espositrici da tutto il mondo. Al 23esimo SaloneSatellite, intitolato “Designing for our future selves” e pensato per favorire i contatti mirati tra i giovani designer e le aziende espositrici al Salone del Mobile, saranno 600 i protagonisti. L’evento inviterà “a riflettere sul design che include favorendo autonomia, comfort, movimento, usabilità, interazione e sicurezza per tutti”. Il SaloneSatellite, collocato all’inizio del percorso fieristico, viene ripensato anche a livello di layout e si svilupperà attorno al tema della piazza come luogo di incontro per sottolineare il ruolo di questa manifestazione che ha come obiettivo creare nuove connessioni tra le scuole internazionali di design, i giovani, le nuove startup e il mondo produttivo.
# Il calendario di Talk eredità del SuperSalone
Credits salonemilano – Talk SuperSalone 2021
Tra le eredità del concept del Supersalone di settembre 2021, con le aziende ospitate in soli due padiglioni, c’è il calendario di Talk, una manifestazione di conversazioni e dibattiti tenuti dalle voci più interessanti sulla scena contemporanea del progetto. Curata da Maria Cristina Didero, Chiara Alessi e Beatrice Leanza, avrà luogo sempre nella cornice della Fiera e avranno il focus sulla sostenibilità affidato all’area progettata da Mario Cucinella.
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Credits: @archeologia.del.sottosuolo
Tempio della Notte Cernusco
Di massoneria se ne è parlato molto, eppure, nonostante questo, è un argomento che ancora oggi è tema di dibattito su cosa sia, su cosa faccia, se è utile o meno, se è legale o no. Per semplificare la cosa, la massoneria non è altro che un’associazione che si basa sull’iniziazione e sulla fratellanza tra le varie logge sparse in tutto il mondo. La sua origine è antichissima, gli studi fanno risalire al 1727 e più precisamente a Londra la nascita della prima associazione, anche se nel 1723 a Girifalco in Calabria esiste un’associazione massonica chiamata Fidelitas. Inoltre la massoneria ha regole molto precise non discutibili e, a parte questo, quello che affascina molto di questo mondo è l’uso del simbolismo e dell’architettura.
Il TEMPIO della NOTTE: l’unico esempio storico di architettura massonica a Milano
Basta fare un giro in via Pirelli 5 dove si trova un insegna G.O.I. (Grande Oriente d’Italia), da dove si intravede una scalinata sfarzosa con luci di dieci ampi gradini che simboleggiano l’evoluzione spirituale, stiamo parlando di una delle tante sedi massoniche in Italia. Non molto distante da qui e più precisamente in zona Gorla presso il parco di Villa Finzi esiste un luogo molto misterioso che alcuni studi recenti hanno definito l’unico esempio storico di architettura massonica a Milano.
# Il Parco di Villa Finzi
Credits: @marialetiziadorsi parco villa finzi
Il parco Villa Finzi si trova tra la Martesana e viale Monza ed è uno dei parchi più antichi di Milano. La sua storia inizia agli inizi dell’Ottocento quando il conte ungherese Batthyàny fece costruire in questa zona una villa e un parco. Un luogo ricco di vegetazione varia, un laghetto che prendeva l’acqua da un fontanile a Precotto, ma soprattutto due tempietti neoclassici, ed è qui che questa storia ha inizio. Il tempio dell’innocenza, ancora oggi visibile, è in superficie, ma il tempio della notte fu costruito in una grotta artificiale difficilmente praticabile.
# Iniziano gli scavi
Credits: @newyork_73 scavi tempio della notte
Fu lo speleologo Andrea Thum dell’associazione SCAM (Speleologia Cavità Artificiali Milano) che nel 2005 aveva notato nel parco la presenza di una collinetta coperta da una grata. Il primo pensiero fu quello che si trattasse di una semplicissima ghiacciaia del tempo, ma quando quattro anni dopo ebbe il permesso di scavare, la sorpresa fu enorme. Dai primi scavi effettuati si scopre che il Tempio della Notte è una struttura completamente sotterranea a pianta circolare sormontata da una cupola e un oculo in cima che serviva a comunicare con l’esterno.
Credits: @__conoscimi__ Tempio della notte
L’associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano, che nel 2009 ha iniziato i suoi studi, ha comunicato che ci troviamo di fronte ad una struttura unica nel suo genere. Benché si trovi sottoterra, si tratta di una struttura del primo Ottocento: composta da tre corridoi, blocchi di ceppo d’Adda alti due metri e diversi cunicoli collegati ad una camera centrale dove si trova il tempio costituito da otto colonne in marmo con capitelli in stile corinzio e diverse nicchie. L’oculo centrale da cui entra la luce ha la caratteristica di illuminare alcune nicchie soprattutto nei giorni del 21 giugno, del 7 e 8 agosto. Perché?
# Il legame con la massoneria
Credits: @archeologia.del.sottosuolo Tempio della Notte Cernusco
L’interesse che si è sviluppato intorno alla scoperta di questo tempio, ha portato gli studiosi a indagare anche sulla presenza di strutture simili tra cui una a Cernusco sul Naviglio, dove, presso il parco della villa del conte Ambrogio Uboldo, è stato rinvenuto un altro tempio della notte. Stesso discorso in Austria, nei pressi di Schonau, dove il barone Von Baun fece costruire nel suo parco una struttura praticamente uguale. Gli studi recenti hanno affermato con certezza che questi templi sparsi in giro hanno delle relazioni molti forti con la massoneria, i suoi segreti e le sue affiliazioni. Per quanto riguarda il tempio della notte milanese dobbiamo attendere ancora qualche anno, prima che venga terminato il restauro completo e si possa visitare in totale sicurezza.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Siamo reduci dalla pandemia da Covid-19 e in questa coda finale di emergenza, iniziamo a vedere la graduale riapertura delle frontiere, e la prospettiva di riappropriarci delle vacanze estive, per rigenerare corpo e anima.
5 BUONI MOTIVI per una VACANZA in BARCA a VELA quest’estate
Costretti dalle misure di contenimento, molti di noi hanno fantasticato sulla reclusione e su dove avremmo voluto essere e – almeno la metà di noi – ha pensato al mare. Per molti è stata la promessa dell’aria fresca, di godersi lo spazio circostante, di nuotare, di pescare… Per fortuna presto potremo riprendere a navigare e partire per la nostra fuga tanto agognata.
Con le nuove abitudini della vita sociale, innumerevoli motivi possono spingerci a trascorrere le nostre prossime vacanze in barca a vela o in catamarano a noleggio.
Tuttavia, uno degli errori che allontano i sognatori da questa opzione è la convinzione che per fare un viaggio in barca a vela bisogna possederla, non è per forza così. Esistono delle società di noleggio gommoni Ponza, ad esempio, che permettono ad appassionati, skipper esperti e viaggiatori profani, di poter godere di questa opzione, noleggiando catamarani e altre imbarcazioni a chiunque voglia realizzare il proprio desiderio. È questo l’obiettivo di SamBoat, presente in più di 45 paesi con più di 40000 referenze a disposizione che ogni cliente può opzionare.
# Ponza: l’isola top per gli amanti della vela
Caratterizzata da ripide scogliere bianche e acqua cristallina, Ponza è una splendida via di fuga dal turismo tradizionale. A differenza della maggior parte delle destinazioni turistiche in Italia. Con una popolazione di circa 3500 abitanti, Ponza rimane abbastanza tranquilla per la maggior parte dell’anno e mantiene un’atmosfera da piccola città.
Ponza è dunque un’oasi felice per nuotare e prendere il sole, la spiaggia di Cala Feola è raggiungibile a piedi dall’isola, e dispone di numerose piscine naturali di acqua di mare. La Spiaggia Di Frontone è un’altra popolare località balneare, ed è solitamente una delle spiagge più affollate e vivaci dell’isola. La sera, un dj ingaggiato trasforma Frontone in una discoteca all’aperto.
Una delle spiagge più famose di Ponza, Chiaia di Luna, è chiusa da alcuni anni per motivi di sicurezza, ma i visitatori possono comunque godersi la spiaggia a distanza: la zona sopra la spiaggia offre viste mozzafiato sul mare e sull’isola costa.
Se fin qui ti abbiamo già incuriosito e messo voglia di prenotare le tue vacanze, adesso ti proponiamo i 5 vantaggi delle vacanze in barca a vela.
#1 Allontanati dalla folla della città e goditi il mare
Credits samboat.it – Barca a vela
Volevi evitare hotel affollati, locali e spiagge affollate già prima del Covid-19? Fai il grande passo quest’estate e goditi una vacanza in barca a vela lontano dalla folla.
Da solo in un ancoraggio selvaggio o a buona distanza dalle altre barche in porto, godrai della tua privacy e di tutti i comfort necessari. Dato che la tua volontà è stare lontano dalla folla, il vantaggio della barca a vela è innegabile, ci dormi, mangi lì, abiti a bordo.
#2 Visita diverse destinazioni ad un costo accessibile
Credits samboat.it – Barca a vela
Un viaggio in barca a vela per la tua vacanza è un’occasione per vivere un’avventura indimenticabile. Come molte persone, sei sicuramente portato a pensare che una gita in barca a vela sia estremamente costosa. La verità non è questa. Tutto dipende, infatti, dalla scelta della formula che hai fatto. Il vantaggio qui è che paghi una volta e hai la possibilità di visitare più destinazioni.
#3 Vacanze in comunione con la natura
Credits samboat.it – Barca a vela
E se questa crisi risvegliasse le nostre coscienze e ci incoraggiasse a viaggiare in modo più responsabile? Viaggiare in barca a vela grazie alla forza del vento permette di essere in comunione con la natura ammirandone la bellezza. In barca niente è superfluo, vivrai al ritmo del sole e del tempo lontano dai consumi eccessivi delle navi da crociera o dei club
alberghieri.
#4 Sentiti come a casa
Credits samboat.it – Barca a vela
Una barca è sempre un’estensione di sé stessi, si può personalizzare come l’interno di una casa. In fretta troviamo certe abitudini e poi ne inventiamo altre, per adattarci e inventarci nuove regole. Infine, il comfort necessario è abbastanza soggettivo, ma per quanto si ha tempo davanti a sé, lavare le stoviglie con acqua di mare o cucinare senza turbomix può avere un sapore di vita semplice e genuina. E ciliegina sulla barca, hai i vantaggi di un hotel ma con una vista a 360° sul mare e senza vicini al tuo fianco.
#5 Pesca e cucina del buon cibo
Credits samboat.it – Barca a vela
Le vacanze in barca sono uno stile di vita così economico su base giornaliera. A bordo abbiamo tutto il necessario per cucinare piccoli piatti senza andare al ristorante. Possiamo anche pescare e assaporare il gusto di una vita semplice e genuina. Sebbene esposta all’aria aperta, cosa che a volte ci è mancata nelle ultime settimane, la barca è un luogo sicuro in cui vivere. E poiché il virus non tollera l’acqua e non si diffonde nell’aria, questo è un altro buon motivo per preferire le vacanze in barca a vela quest’estate.
Terzo scalo italiano per movimento di passeggeri e principale riferimento per i voli lowcost del Paese, il Caravaggio di Bergamo si aggiudica l’Airport Service Quality Award e il Best Hygiene Measures. Due premi di gran prestigio che lo portano al primo posto come miglior aeroporto europeo per qualità dei servizi, categoria tra i 5 e i 15 milioni di passeggeri annui, e per l’efficacia delle misure di prevenzione e contrasto del Covid.
IL MIGLIOR AEROPORTO D’EUROPA è in LOMBARDIA
# Voli lowcost senza rinunciare alla qualità dei servizi
credits: avion tourism – Caravaggio Bergamo
Conosciuto con il nome Orio al Serio, l’aeroporto Caravaggio di Bergamo a soli 50 km da Milano, era già stato premiato come terzo scalo italiano per movimento di passeggeri. Infatti, insieme agli aeroporti di Milano-Malpensa e Milano-Linate, forma il sistema aeroportuale milanese che, con oltre 49 milioni di passeggeri annui (il dato più recente è del 2019), è il secondo sistema aeroportuale in Italia, dopo quello della capitale. Il network di Orio al Serio è il principale riferimento per i voli lowcost del Paese e, grazie alla sua posizione centrale e alla rete di servizi di collegamento da Milano, Bergamo e città limitrofe come Monza, Brescia e Torino, è uno degli aeroporti più frequentati del nord Italia.
Ma, oltre alla sua posizione strategica, è anche uno degli aeroporti più serviti d’Italia. Anche se è principalmente frequentato per i suoi voli lowcost e il tempo trascorso in aeroporto è di breve durata, in media due ore, il Caravaggio garantisce un’esperienza di comfort a 360 gradi. È per questo che, oltre servizi di base come ristoranti, bar, bancomat e negozi, presenti in tutti gli aeroporti, offre anche servizi più specifici. Alcuni esempi sono: una connessione wi-fi gratuita senza limiti, un ufficio lost and found, un deposito bagagli, il fast track, due sale vip lounge, un ufficio anagrafe e un pacchetto di servizi esclusivi denominato “BGY TOP”.
# Sicurezza è la parola d’ordine
Credits: ilmattino.it
Ed è proprio per l’attenzione verso i suoi viaggiatori che Orio al Serio si aggiudica il primo posto come miglior aeroporto europeo per qualità dei servizi nella categoria tra i 5 e i 15 milioni di passeggeri annui, vedendosi assegnare il premio Airport Service Quality Award. Un riconoscimento di grande prestigio, attribuito ai migliori aeroporti nel mondo sulla base dell’opinione espressa dai viaggiatori attraverso migliaia di interviste raccolte nei singoli scali da Aci, l’Associazione mondiale degli aeroporti.
Ma non finisce qui, il titolo di Airport Service Quality Award è stato ottenuto contestualmente al premio “Best Hygiene Measures”, relativo all’applicazione delle misure di contrasto al Covid. “Entrambi i premi – ricorda Luis Felipe de Oliveira, direttore generale di Aci Europe – sono stati assegnati dopo valutazione dei risultati di 370mila interviste sulla qualità dei servizi e sull’efficacia delle misure di prevenzione e contrasto del Covid”.
# Il Caravaggio di Bergamo, un’eccellenza europea e soprattutto lombarda
credits: val brembana web- Caravaggio Bergamo
Infatti, soprattutto a causa della pandemia, le aspettative e le esigenze dei viaggiatori sono cambiate e questo ha comportato una nuova sfida per Sacbo, società che gestisce l’aeroporto, e per gli altri operatori aeroportuali. Questi hanno dovuto aggiustare la propria offerta per garantire migliori servizi, prevedendo anche nuovi sistemi di sicurezza e misure anti-contagio vista l’emergenza Covid-19.
Una sfida più che superata, osservando i dati dei questionari, tutti gli sforzi giornalieri per andare incontro alle aspettative e necessità dei propri passeggeri sono stati riconosciuti e apprezzati. Infatti, secondo i criteri Aci, il giudizio sull’esperienza di viaggio aereo dipende per il 50% dalla qualità dei servizi aeroportuali. È così che la vittoria è da attribuirsi soprattutto a Sacbo e a tutti gli operatori che hanno adattato l’aeroporto al meglio per garantire un’esperienza di viaggio sicura e piacevole per tutta la sua durata.
Un merito che viene ancor più apprezzato in un periodo di difficoltà e di lenta ripresa del trasporto aereo dovuto alla pandemia e che trasforma il Caravaggio di Bergamo in un’eccellenza europea, italiana e soprattutto lombarda.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Debora Bionda, laureata in Bocconi, giornalista, ha lasciato il piccolo paese del Piemonte dove è cresciuta per venire a Milano a studiare e non se ne è più andata.
Debora BIONDA: “nella mia Milano sarà impossibile VIVERE o MORIRE dimenticati dalla società”
Debora Bionda
La cosa che ami di più di Milano?
Rispondo con una sensazione: il sentirmi a casa, nonostante non sia nata a Milano. È una città che accoglie, certo devi stare alle sue regole e non è affatto semplice. È come salire su un’auto da corsa, serve saper guidare bene, prendere le misure, cambiare la marcia nel momento giusto, accelerare solo quando ci sono le condizioni per farlo, altrimenti si va fuori strada. Insomma, devi aver voglia di imparare e rimboccarti le maniche, ma la possibilità di salire su quell’auto ti viene data. Poi sta a te.
Quella che invece ti piace di meno?
L’apparenza. C’è una vera e propria corsa ad andare in certi posti, essere vestiti e parlare in un certo modo, farsi il selfie nel tal locale, avere un certo tipo di interessi e amicizie, anche le vacanze devono essere fatte in alcune località ben precise. Un mondo di apparenza portato all’ennesima potenza che a Milano purtroppo trova terreno fertile.
Il tuo locale preferito?
TeaCup in via Caminadella. Ho conosciuto la proprietaria casualmente anni fa a una degustazione di tè e non ci siamo più perse di vista. Ora che ha aperto questa sala da tè vicino a Sant’Ambrogio ci vado appena posso. Fra l’altro, lei è una ragazza trentenne che ha aperto in piena pandemia: una dimostrazione di amore per la città che è una lezione di coraggio per tutti. Un esempio della Milano che non si arrende e guarda al futuro.
Si apre la porta e si entra in un luogo intimo e fuori dall’ordinario, fra tè profumati, dolci che non trovo altrove, un soffitto a cassettoni in legno splendido, opere d’arte appese alle pareti e un’amica con cui parlare. Cosa chiedere di più?
Credits: @teacup.milano TeaCup
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Passeggiare. Lo è sempre stato e c’è un perché. Quando sono arrivata a Milano per studiare faticavo a orientarmi, prima dell’università non c’erano state occasioni per venire a Milano per cui per me era difficile capire cosa avessi vicino, come raggiungere alcune zone. E allora, quando non studiavo per gli esami, camminavo e camminavo, memorizzando fermate della metropolitana, palazzi, nomi delle vie. Oppure prendevo i tram con un lungo percorso che attraversavano le zone centrali, come l’1 o il 9 e facevo da capolinea a capolinea, è stato fondamentale per capire le distanze. Nel 2020, dopo vent’anni nella stessa zona, mi sono trasferita in un quartiere diverso. Ho passeggiato per ogni via, angolo, piazza, finché non ho ricostruito la mia mappa di luoghi e distanze. È il mio modo di conoscere la città, ovunque mi trovo so come tornare a casa.
La canzone su Milano a cui sei più legata?
“Innamorati a Milano”.Che pazzia innamorarsi in mezzo a tanta gente, eppure ‘in questo posto impossibile, tu mi hai detto ti amo, io ti ho detto ti amo’. Sarà che i miei grandi amori li ho vissuti qui o forse è che più che A Milano, mi sono innamorata DI Milano.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
I miei luoghi del cuore sono in città, c’è però un angolo di bellezza raggiungibile in un’ora di treno da Milano dove mi piace andare: le Isole Borromee a Stresa. In realtà sono molto affezionata a tutta la sponda piemontese del lago Maggiore. Sono nata in Ossola, alto Piemonte, il lago Maggiore è sempre stata la ‘terra di mezzo’ fra le montagne della mia infanzia e la città dove ho scelto di vivere. Un passaggio obbligato per andare da un mondo all’altro, ma anche un cuscinetto morbido a cui appoggiarsi.
Ph. credits verbanovolant
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Laurearmi. Può sembrare una banalità, ma è un grave errore dare per scontata la possibilità di istruirsi. Ho tanto voluto quella laurea, ho dedicato allo studio tutte le mie energie fra i 19 e i 24 anni, ha richiesto sacrifici economici non indifferenti ai miei genitori. Per me ha significato tanto e resta uno dei miei traguardi più importanti.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Repubblica. Ho abitato in quella zona per vent’anni, quindi era la “mia” fermata. Conosco ogni centimetro di quella porzione di Milano. Ho dato baci, ho litigato, ho preso metropolitane con la luce del sole o il buio, a volte con le lacrime agli occhi, a volte ridendo. Sono uscita da quella fermata stanca dopo una giornata di lavoro e una volta mi sono pure trovata davanti a uno scenario apocalittico: un velivolo si era appena schiantato contro il Pirellone e le persone per strada correvano verso la fermata da cui stavo uscendo. Pensavo di essere sul set di un film catastrofico, invece, sfortunatamente, era tutto vero. I milanesi si ricordano molto bene di quel drammatico giorno.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
L’orecchio di palazzo Sola-Busca in via Serbelloni 10. Una scultura sorprendente che “ascolta” la città. Mi è sempre sembrato un simbolo molto forte, quell’orecchio che rende labile il confine fra dentro e fuori. Non lontano da lì, fra l’altro, c’è Villa Necchi Campiglio, splendida, assolutamente da visitare.
Credits: @dilyalondon Citofono orecchio
Il quartiere che ami di più?
Wagner-Buonarroti. Quel che si dice classe ed eleganza. Ci sono molte Milano, alcune più glamour, altre meno patinate ma di una raffinatezza assoluta. Ecco, basta farsi un giro in zona Wagner per capire che c’è una Milano sotto i riflettori con l’acconciatura perfetta e il vestito firmato, e c’è una Milano bellissima anche senza sentire il bisogno di sfilare. Wagner rientra in questa seconda dimensione.
Credits: @griff_fra Milano Buonarroti/Wagner
Caro Sala, ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Siamo un popolo di allenatori di calcio la domenica, di virologi di fronte a una pandemia, di esperti di geopolitica quando scoppia un conflitto, di curling durante le olimpiadi invernali. Ecco, mi rifiuto di essere le cose elencate in precedenza e anche di fare il sindaco dal divano di casa. Quindi a Sala chiedo semplicemente di fare il suo meglio nel prendersi cura della città e dei milanesi. È stato votato da molti, me compresa, e questo vuole dire che le aspettative sul suo operato solo altissime. Gestire il bene comune è difficile, bisogna dimenticarsi di sé e agire per gli altri. Impone che si accantonino i personalismi e che si affondino le mani nei problemi, occupandosi anche ciò che non piace, di criticità decisamente meno di stimolati delle Olimpiadi. In questa Milano che sta ripartendo dopo il Covid, a Sala chiedo di essere il sindaco di tutti e di pensare a chi ha meno opportunità.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Dipende da cosa si intende per autonomia e come viene usata. Se l’obiettivo è quello di diventare un’isola felice staccata da tutto il resto, per me non è una buona idea. Una maggiore autonomia d’intervento per risolvere situazioni critiche in tempi rapidi o nel prendere decisioni in modo più preciso e mirato dove serve, invece, è sicuramente un vantaggio.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Parigi. Trovo abbia diversi punti in comune con Milano. Sono due città affascinanti, ricche di storia, arte e cultura, eleganti, sfaccettate, enigmatiche e misteriose. Un mix per me fatale.
Credits: sognandoparigi.it
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Li investirei nelle periferie. Mi piacerebbe che Milano fosse bella tutta, non solo le zone centrali o semicentrali. E poi è là che la tensione sociale si sente di più. È là che la rabbia diventa violenza o la mancanza di lavoro diventa delinquenza. Il centro non sarà un luogo sicuro finché la periferia sarà sofferente.
foto di andrea cherchi (c)
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Dopo due anni di distanziamento e mascherine, c’è tutto un tessuto sociale da ricostruire. Lo stesso lavoro da remoto, sempre più diffuso, è utilissimo da un certo punto di vista, ma dall’altro allontana e riduce le occasioni di incontro. È il momento di tessere relazioni, di creare un circolo virtuoso, di guardare oltre il proprio giardinetto o banalmente oltre la porta di casa.
Sono rimasta molto colpita dalla storia di una signora a Como morta in casa e ritrovata dopo due anni perché senza parenti o amici e al Cimitero Maggiore a Milano c’è il campo 87 con 128 persone decedute durante la prima ondata di Coronavirus che nessuno ha reclamato. Auspico che Milano diventi la città dove è impossibile vivere o morire dimenticati dalla società. Sogno una Milano fatta di relazioni solide e che ci sia nel momento del bisogno. Ognuno faccia la propria parte, magari anche solo bussando alla porta dei vicini e offrendo loro una tazza di caffè in compagnia.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un amico superintellettuale e avvezzo a ragionamenti filosofici mi ha confessato un giorno che da giovane era esattamente l’opposto. Era una persona aggressiva, violenta, un fautore di tecniche di bullismo. Ma al servizio militare è incappato in un bullo che era grosso il doppio di lui e che alle sue prime provocazioni ha risposto con un sonoro ceffone, ribaltandolo come un calzino.
Da quel giorno ha deciso di confrontarsi con gli altri solo a livello intellettuale.
Dalla conquista dell’homo sapiens dei territori europei del Neanderthal, l’espansione dei greci nel Mediterraneo, l’esempio della Roma imperiale fino alla colonizzazione militare dell’Occidente dell’intero pianeta, la storia dell’umanità è un crescendo di espansione e di conquista di nuovi territori.
Fino al Novecento l’espansione è stata sempre territoriale e basata sulla forza militare. Dal secolo scorso si è trasformata in conquista economica realizzata attraverso prodotti commerciali e strumenti finanziari.
Forse siamo arrivati al primo momento di stallo nella storia dell’umanità perché ci siamo accorti che geograficamente non rimane più nulla, a parte qualche lembo di foresta e l’Antartide.
Anche economicamente sta succedendo lo stesso processo avvenuto nell’era coloniale. Quando i territori conquistati si sono sviluppati fino ad affermare la loro autonomia dall’invasore. Paesi che erano in via di sviluppo ed erano stati colonizzati economicamente oggi hanno la capacità di farcela da soli, cercando di replicare il modello occidentale ad armi pari.
Questa ancestrale volontà di espansione si sta sempre più spostando a livello delle idee, pretendendo di avere un diritto di supremazia e di dominio non più motivato dalla forza militare o da quella economica ma da una presunta superiorità culturale.
Il problema è che si tratta in questo caso di una superiorità solo presunta, che assomiglia più a un bullismo da adolescenti che al pensiero filosofico o scientifico.
Come nel bullismo si cerca di imporre agli altri la propria visione del mondo ma, se manca la forza, ogni atto di prepotenza ottiene l’effetto opposto.
Per evitare di ricevere un sonoro ceffone forse l’Occidente dovrebbe dedicarsi allo sviluppo del pensiero e della conoscenza, non della forza.
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Specialmente negli ultimi anni si è scoperto come le fermate degli autobus possano essere sfruttate per migliorare l’aspetto estetico di una città. Ma c’è un luogo dove l’avevano già capito più di 30 anni fa.
La CITTÀ con le FERMATE del BUS a forma di FRUTTA: un’idea per Milano?
# L’Expo del 1990
Credits: Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0)
Il Bureau International des Expositions è l’organizzazione intergovernativa che gestisce le Esposizioni Universali e Internazionali come l’Expo che è stato ospitato da Milano nel 2015. Esistono differenti tipologie di esposizioni, come L’Esposizione Orticola che si è tenuta ad Osaka, in Giappone, nel 1990 con l’obiettivo di promuovere la cooperazione e la condivisione di conoscenze e soluzioni tra Paesi, produttori orticoli e industrie agricole affrontando le questioni fondamentali di stili di vita sani, economie verdi, vita sostenibile, istruzione e innovazione.
L’Expo vero e proprio è stato ospitato dalla città di Osaka per sei mesi consecutivi e ha attirato oltre 23 milioni di visitatori con una serie di eventi minori su diversi temi in tutto il Giappone.
# Le fermate a forma di frutta ispirate dalla zucca di Cenerentola
Konagai bus stop
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Credits: Instagram
Konagai bus frutta
Credits: Instagram
Konagai bus frutta
Credits: Instagram
Konagai bus frutta
Credits: Instagram
Konagai bus frutta
Credits: Instagram
Konagai bus frutta
Nella città di Konagai si tenne l’evento “Nagasaki Journey” che comprendeva anche la realizzazione di una quindicina di pensiline per gli autobus a forma di succosi e colorati frutti per accompagnare i visitatori lungo il loro viaggio verso Nagasaki.
Gli ideatori di quelle che possono essere definite delle vere e proprie opere d’arte hanno dichiarato che si sono ispirati dalla carrozza a forma di zucca di Cenerentola.
Così ancor oggi, percorrendo la strada nazionale 207, si possono incontrare fragole, arance, pomodori, meloni e angurie giganti ancora in ottime condizioni nonostante i 30 anni trascorsi, rappresentando addirittura un’attrazione turistiche che i visitatori della zona non mancano di fotografare.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Da anni Milano si aggiudica il titolo di regina degli affitti con una media di 19 euro al metro quadro. E se con il Covid si è vista una leggera flessione, con l’effetto del blocco degli sfratti, la preferenza per affitti brevi, e l’offerta sempre più ridotta, il prezzo per vivere nella City torna a farsi prepotente. In 12 mesi gli affitti hanno visto rincari record che portano Milano a consolidare il primato di città più cara d’Italia.
La FEBBRE degli AFFITTI a MILANO: in 12 mesi una CRESCITA RECORD. Le 3 cause principali
# Affitti raddoppiati negli ultimi 10 anni
Credits: pinterest.it, wiki
Si sa, ormai da anni, Milano è la città italiana con gli affitti più cari. Solo tra il 2010 e il 2020 i prezzi dei canoni d’affitto sono quasi raddoppiati. Il grande sviluppo della città, la crescita della popolazione e la riqualificazione di molte aree urbane e quartieri, hanno portato i prezzi a oscillare tra i 14 e i 19 euro al metro quadro, contro gli 8,5 e 10 registrati nel 2010. E se con la pandemia e il conseguente lockdown si è andati incontro ad una fase di stallo, ad oggi l’impennata ha ripreso il suo corso.
# Negli ultimi 12 mesi un rialzo record: +11%
Sono i dati di studi realizzati dai portali di annunci Immobiliare.it e Idealista.it ad evidenziare l’ascesa dei prezzi degli affitti nel Paese. Le protagoniste sono le zone più dinamiche, colpite maggiormente dalle conseguenze del Covid, come Milano dove i canoni d’affitto in città hanno subito un incremento dell’11% negli ultimi 12 mesi e un “aumento del 5% su base annuale”. Queste le spiegazioni degli esperti.
#1 Il rientro post Lockdown
credits: idealista
Innanzitutto, con il ritorno alla quasi totale normalità, Milano vede finalmente la via d’uscita da una fase di stallo causata dal Covid. Infatti, se con il lockdown e le seguenti limitazioni molti lavoratori e studenti fuorisede si sono visti costretti a lasciare l’appartamento in affitto iniziando a svolgere tutte le attività in smartworking o diventando pendolari, ad oggi invece, che sia per obbligo o per scelta, molti di questi sono tornati in città in cerca d’affitto.
#2 L’effetto boomerang del blocco degli sfratti
Al ritorno di una forte domanda si aggiunge anche il malcontento dei proprietari per i quasi due anni di blocco degli sfratti. Questi, sebbene giustificati dall’emergenza sociale, hanno lasciato il segno sugli affittuari e molti non sono più disposti a cedere la casa in affitto per tutti gli otto anni di durata standard del contratto oltre a dover caricare sull’affitto il maggior rischio e le spese più alte per gli sfratti bloccati.
#3 Minore offerta di affitti a lungo termine
Per queste regioni, aumentano i proprietari che reputano l’affitto temporaneo come più vantaggioso oppure preferisce mettere direttamente in vendita la casa, ma senza scendere a compromessi. Molti proprietari, infatti, sono tornati ad affittare per brevi periodi, turistici e d’affari, o di durata limitata come per lavoratori in trasferta e studenti lasciando poco margine per gli altri acquirenti. Così, chi è alla ricerca di un affitto a lungo termine, o desideroso di comprare una casa a Milano, si vede costretto o a rinunciare per l’offerta ridotta e con prezzi poco accessibili, oppure tenta di non demordere e la prende come una sfida.
# Affitto o mutuo, Milano o hinterland: i dilemmi dei milanesi
Mappa Città metropolitana
Molti, infatti, rinuncerebbero volentieri all’affitto e non scartano a priori l’idea di comprare casa. L’Agenzia delle Entrate segnala che le compravendite nel Paese sono cresciute del 24% sul 2019 (anno su cui è più corretto fare il confronto, perché nel 2020 non si sono fatte vendite per almeno quattro mesi causa pandemia). Ma non lo stesso per Milano città dove, invece, la crescita è stata solo del 2,6%, il dato più basso tra le grandi città italiane, mentre nel resto della provincia l’aumento è stato del 21,4%. Non c’è da stupirsi, la preferenza per andare fuori Milano risulta spontanea confrontando i prezzi delle case proposte in periferia, magari anche da sistemare, e le case nuove nell’hinterland ben servito.
Per chi invece è tenace e vuole restare in città si trova difronte due opzioni: il mutuo o l’affitto. Spesso però non è una vera scelta, per chi non ha risparmi propri o una famiglia alle spalle su cui fare affidamento, si vede costretto a cercare affitto. Anche perché il prezzo di vendita rende difficile ottenere mutui agevolati e disponibili per gli under 36 e sul medio periodo le prospettive non sono buone, i tassi dei finanziamenti appaiono destinati a salire. E se da un lato affittare pare l’unica soluzione, qualche margine d’azione in più ce l’ha chi invece dispone di almeno il 30% della somma per comprare. Per questi, cercare casa in affitto non ha nessun senso finanziario, conviene invece progettare di restare a Milano per una decina d’anni, sempre se la si trova.
Che dire, cercare casa a Milano città ormai è diventato uno sport per molti. E tra una ricerca competitiva e frustrante e dilemmi continui, c’è da chiedersi se ne valga davvero la pena e iniziare a considerare l’hinterland come un buon piano B.
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Quando entreranno i vigori i nuovi divieti, con molta probabilità non prima di ottobre come annunciato dall’Assessore ai traporti del comune di Milano Arianna Censi, i possessori di auto con motori diesel Euro 4 e Euro 5 dovranno installare questo dispositivo se vorranno circolare dentro i confini comunali. Vediamo come funziona e quanti km consente di percorrere in città.
La SCATOLA NERA per consentire ad ACCEDERE in AREA B: come funziona
# MoVe-IN, la scatola nera per circolare in Area B
Credits: milanopost.info Area B
Dentro l’Area B, la Ztl attiva dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30 che comprende gran parte del territorio comunale, non possono accedere e circolare i veicoli benzina Euro 0-1 e quelli diesel da Euro 0 a Euro 3 anche con filtro particolato. Entro ottobre, dopo la proroga annunciata dall’Assessore ai traporti del comune di Milano Arianna Censi, saranno soggetti a questi divieti anche le categoria di veicoli Euro 2 benzina, diesel Euro 4 (anche con filtro antiparticolato) e i diesel Euro 5.
In alternativa al pacchetto di ingressi gratuiti previsti (50 ingressi nei primi 12 mesi dal primo accesso ad Area B, poi dal secondo anno 25 per i residenti e 5 per i non residenti) l’altra possibilità per i possessori di questi veicoli di muoversi dentro la Ztl è quella di installare la scatola nera “MoVe-In”, dal nome del progetto di Regione Lombardia “MOnitoraggio dei VEicoli INquinanti”. Con questo dispositivo, da installare al costo di 30 euro più altri 20 euro per la fornitura del servizio annuale, si avranno a disposizione un numero di km da percorrere in base alla classe di emissione del veicolo. Nel caso sia già stato installato un dispositivo compatibile si dovrà pagare solo il servizio annuale.
# I km percorribili in base alla classe di emissione del veicolo
Credits Regione Lombardia – Move In
“MoVe-In”, in base alla classe di emissione del veicolo, consente di percorrere questo numero di km:
benzina e Diesel Euro 0: 200 km all’anno in Area B su 1.000 km consentiti dentro la Regione Lombardia;
diesel Euro 1: 300 km in Area B su 2.000 km consentiti;
diesel Euro 2: 600 km in Area B su 4.000 km consentiti;
diesel Euro 3: 1.500 km in Area B su 7.000 km consentiti;
diesel Euro 4: 1.800 km in Area B, 2.000 km in caso di veicoli commerciali.
Per i veicoli diesel euro 5 deve essere ancora definito il limite di km concessi.
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L’allarme del Sindaco Sala a margine della presentazione della 60esima edizione del Salone del Mobile. Senza un rapido intervento del governo il Comune di Milano non potrà approvare il bilancio preventivo.
ALLARME CONTI di Sala: servono 200 MILIONI o MILANO va in DEFAULT
# Mancano 250 milioni per chiudere il bilancio del comune
Credits beppesala IG – Beppe Sala
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine della presentazione della 60esima edizione del Salone del Mobile ha parlato delle difficoltà di approvare il bilancio preventivo del Comune entro il 31 maggio a causa di un buco di 250 milioni di euro: “noi senza almeno un paio di centinaia di milioni da parte del governo non riusciamo a chiudere” aggiungendo che “siamo appesi a una decisone del governo […] il bilancio del comune di Milano attualmente non si riesce a chiudere e parlo di quello preventivo. Abbiamo tempo fino al 31 maggio e io continuo a parlarne con il governo e con il presidente del Consiglio per manifestare le nostre difficoltà.”
Per il terzo anno consecutivo il governo è chiamato a ripianare i conti delle amministrazioni comunali dovuti ai mancati ricavi conseguenti alla pandemia. Per le annualità 2020 e 2021 il comune di Milano ha ricevuto complessivamente circa 900 milioni di euro di ristori, ma ad oggi il governo non parla di interventi. “Nella pubblica amministrazione i costi sono quasi tutti fissi e in questo momento non si possono tagliare i servizi, sarebbe grave. I ricavi però non sono fissi perché in questo momento noi paghiamo le difficoltà perché non abbiamo i dividendi, in particolare da Sea, e perché nel trasporto pubblico c’è meno bigliettazione».
A questo si aggiunge il problema dell’aumento del costo delle materie prime e dell’energia a causa delle guerra, che potrebbe avere pesanti ricadute sulla prosecuzione e l’avvio dei cantieri in città, dalla manutenzione ordinaria fino agli interventi più complessi.
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