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10 sfumature di giallo a Milano

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tramonto monte stella
tramonto monte stella

– “Mamma, quali sono i colori che ti vengono in mente se pensi a Milano?”
– “Penso ai colori caldi, all’arancio, al giallo… al calore di una città così unica che mi ha accolto nella sua modernità quando eravamo giovani”

10 sfumature di giallo a Milano

1- Giallo oro della Madonnina

madonna alabarda

2- Giallo zafferano del risotto alla milanese

Credits: ricettamania.it – Risotto alla milanese

3- Giallo della metropolitana M3

metropolitana milanese

4- Giallo- arancio del tramonto sui navigli

tramonto navigli
tramonto navigli

5- Giallo come le foglie d’autunno al Parco Sempione

6- Giallo delle case di ringhiera

Fonte: INSTG (@lapaolina)

7- Giallo Vecchio Tram

8- Giallo Ristorante Giallo in Ripamonti

9- Giallo BikeMi

Credits: Bikemi ATM

10- Giallo impanatura della cotoletta

FRANCESCA BARTOLINO (riedited 29 gennaio 2020)

 

Il PRIMO OROLOGIO pubblico del MONDO si trova a MILANO

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credit: milanodavedere.it

Lo sapevate che a Milano fu costruito il primo orologio pubblico del mondo? Ecco la sua storia e dove si trova ancora oggi.

Il PRIMO OROLOGIO pubblico del MONDO si trova a MILANO

# Un orologio trecentesco senza quadrante

credit: picclick.it

L’orologio pubblico più antico del mondo risale al 1300 ed è stato costruito per un motivo piuttosto banale: non si sapeva mai quale fosse l’ora esatta. Per sapere più precisamente che ora fosse, nel 1336 fu inventato un orologio senza quadrante che venne costruito sul campanile di una chiesa. Ai tempi l’evento fu talmente importante per gli abitanti che l’intera zona circostante fu chiamata “Contrada delle ore” , la via adiacente alla chiesa prese il nome di Via delle ore e anche se oggi il tempo lo calcoliamo con gli orologi, il campanile continua ad essere chiamato “Il Campanile delle ore”.

# Il meccanismo futuristico aveva una pecca

credit: milanodavedere.it

Il sistema prevedeva che le ore venissero “segnate” dai rintocchi delle campane, attivati da un meccanismo che per i tempi era davvero futuristico: la campana suonava un rintocco a partire dalla prima ora successiva al tramonto (considerata notte), mentre al tramonto successivo i rintocchi erano ventiquattro.

Per quanto il meccanismo potesse essere futuristico, aveva un piccolo difetto. Il momento di inizio del conteggio era il tramonto, ma il sole non tramonta sempre alla stessa ora. Tra l’orologio invernale e quello estivo dunque c’era una bella differenza, visto che in inverno il tramonto è intorno alle 17 e invece in estate il sole resta alto nel cielo fino a tarda sera.

# Dove si trova il Campanile delle ore?

credit: hotelwindsormilan.com

Ma dove decisero di installare questo innovativo orologio? Fu scelta la chiesa di S. Gottardo in Corte con il suo campanile, eretti lo stesso anno della creazione dell’orologio. Ancora oggi la torre campanaria spunta dagli edifici alla destra del Duomo e se si ha l’occasione di passare di lì, alzare per qualche secondo gli occhi e ammirare il campanile sarà come tornare indietro nel tempo.

I milanesi del ‘300 attendevano con ansia i rintocchi della campana per sapere che ore fossero ma anche, e forse soprattutto, per avere la certezza che la vita stesse continuando a scorrere come sempre, senza intoppi. 

Fonte: Milano Per Pochi

Leggi anche: La misteriosa chiesa dei SURFISTI nascosta dietro a un portone di via Montenapoleone

ROSITA GIULIANO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  

 

Gli insozzatori del nido

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l’insozzatore del nido”

La parola più spregiativa in tedesco è Nestbeschmutzer: l’insozzatore del nido. E’ il modo in cui si definisce la persona che denigra il luogo in cui vive, la propria comunità. 

In Germania è difficile che i media diano spazio a “insozzatori del nido”, vedere notizie che infangano il popolo tedesco. Non ci sono programmi Popolari di accusa tipo Le Iene, Striscia La notizia o i molti altri sui nostri canali che danno spazio alle componenti peggiori della società. 
Da noi è l’opposto. In particolare ancora più aggravato dall’ideologia politica. E questo riguarda anche Milano che in questo sembra rinnegare la sua mentalità distintiva e le influenze asburgiche e del sacro romano impero germanico. 

Un esempio è quello che ci è accaduto ieri. Abbiamo pubblicato un “pensiero del giorno” che dice una banalità. Ossia che l’Italia è molto diversa al suo interno, che ogni luogo ha le sue eccellenze, e che Milano è la migliore nell’organizzazione e nella gestione finanziaria. 
Mentre invece Roma, fantastica città con un grande passato e grandissimi pregi, certo non eccelle né in organizzazione né in gestione finanziaria. 
Una banalità che conoscono anche gli eschimesi. 

Sulla base di questo abbiamo detto che a nostro avviso il recovery fund andrebbe gestito da Milano. Una soluzione che probabilmente eviterebbe gran parte di quello che sta accadendo, ossia pressapochismo e clientelismo nella redazione di un progetto che già fa acqua da tutte le parti. 

Una banalità che ha ricevuto tantissime critiche. Non da romani consapevoli della questione ma soprattutto da milanesi. Che invece di sostenere questa tesi non solo per logica ma anche per spirito di comunità, ci hanno invece attaccato spostando la questione sul piano ideologico. Attaccando cioè chi la Regione, chi il Sindaco, sulla base della propria appartenenza partitica. E in nome di questo gettando fango su Milano addirittura negando questa eccellenza di Milano, un’evidenza che tutto il resto del mondo ci riconosce. 

Pur di avallare la loro appartenenza partitica, hanno spostato la questione sul fatto che a Milano si ruba. Anche ammesso che a Milano ci sia la stessa percentuale di furbi o di disonesti che si trovano in altre parti d’Italia, non si capisce la questione che a Milano si è più bravi a fare impresa e a gestire i soldi. Pur di infangare la propria città si nega che l’eccellenza finanziaria di Milano sia un dato di fatto e che in più sia una risorsa per il Paese, non non motivo di sdegno. 
Forse non è un caso che la parola insozzatore di fango esiste ed è così importante in Germania mentre da noi non c’è traccia. 

Continua la lettura con: Il recovery fund va gestito da Milano

MILANo CITTA’ 

I 7 COGNOMI più diffusi nel Veneto: quali sono e qual è il loro SIGNIFICATO?

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Da piccolo andavo al mare a Sottomarina, il lido della cittadina di Chioggia (VE) e sentivo che tutti si chiamavano Boscolo. Ai tempi l’elenco del telefono della SIP contava una cosa come 4, forse 5 pagine di soli Boscolo nel comune di Chioggia. Mi sono sempre chiesto il motivo di questa cosa. Come in molte parti d’Italia, esistono dei cognomi che sono tipicamente veneti o che lo sono diventati nel tempo. Dietro ad essi si scoprono delle curiosità molto interessanti.

I 7 COGNOMI più diffusi nel Veneto: quali sono e qual è il loro SIGNIFICATO?

#1 ROSSI: dai capelli rossi di origine celtica

Numericamente non ci possiamo fare niente, il panitaliano Sig. Rossi vive anche in Veneto, in quasi 13000 esemplari. L’origine di tale cognome è legata al colore dei capelli, della barba o della carnagione della famiglia originaria, dal latino russus, rosso, rossiccio. La diffusione dei capelli rossi nelle popolazioni celtiche preromane era notevole e anche molti latini avevano capelli di questo colore. Silla per esempio, antagonista celebre del console Mario era rosso. Nel medioevo questa caratteristica però non era ritenuta positiva poiché spesso le credenze popolari collegavano la colorazione rossa di barba e capelli con il carattere malevolo o capriccioso. A livello araldico c’è una documentazione di primi Rossi in epoca imperiale romana e nel 1300 di una nobile famiglia Rossi nel napoletano. La forma classica Rossi è diffusissima nel centro nord Italia.

#2 TREVISAN: proveniente da Treviso

Deriva dall’etnico del toponimo Treviso, usato per indicare la provenienza del capostipite. Cognome risonante in tutta la regione, ma soprattutto nelle (ex) province limitrofe di Venezia, Padova e Vicenza. Ha alcune varianti Trevisan, Trevisani, Trevisanato, Trevisato. Ci sono circa 4852 famiglie Trevisan in Italia (senza contare le varianti). E’ anche il terzo cognome più diffuso nella provincia di Gorizia. 

#3 BOSCOLO: come venivano chiamati a Venezia quelli che venivano dai boschi del Nord

Deriva con pochi dubbi da soprannomi legati al vocabolo bosco o al mestiere di boscaiolo. Tracce di questo cognome si trovano a Firenze nel 1400 con la congiura antimedicea di Pier Paolo Boscolo di cui fu sospettato di far parte anche il Macchiavelli.
ll cognome Boscolo è tipico veneto ed è molto diffuso dalla zona del Po, sponda rodigina, all’alto veneziano, soprattutto nella città di Chioggia. Ho già aperto l’articolo con un aneddoto riguardante il cognome Boscolo e aggiungo una curiosità: essendo veramente un cognome molto diffuso a Chioggia, per risolvere tutti i problemi di omonimia dilagante, accanto al cognome, “I Boscolo” hanno anche un soprannome, un detto. Circa 190 soprannomi individuano infatti le varie famiglie. Ecco che si possono trovare Enrico Fiore Boscolo, Enrico Bachetto Boscolo, Enrico Forcola Boscolo. Dal 2009, il soprannome è riconosciuto ufficialmente dallo Stato e compare sulle carte di identità, sulle tessere sanitarie e in tutti i documenti ufficiali.

#4 CARRARO: costruttore o guidatore di carri

Di certo una origine campestre, il Carraro è un cognome diffuso in tutto il Veneto, primo cognome nella provincia di Padova. Secondo un’altra ipotesi, infatti, si immagina che la famiglia abbia verosimilmente preso il nome da un castello nei dintorni di Padova, il castello di Carrara per l’appunto ed infatti i Carraro sono dei nobili originari del Veneto. Significato e origini del cognome sono dunque, come di consueto, molto antiche. 

#5 SARTORI: da Sartorius, il Sarto

Cognome diffuso nel Nord Italia, soprattutto in Veneto, ma anche in Lombardia. Deriva quasi sicuramente dalla professione del sarto, mestiere del capostipite. Non di rado si usava attribuire questo tipo di soprannome anche a coloro che, in occasioni di giochi, feste, recite o processioni erano soliti impersonare una particolare figura sia di artigiano sia di nobile o di ecclesiasta. La storia del nome porta alle sue numerose declinazioni, a partire da Sartor, specifico dell’intera provincia di Treviso e di quella a sud di Pordenone. Sartorelli, altra variante di Sartori, trova la sua localizzazione di elezione nel Nord della penisola italiana mentre Sartorio è tipico della zona dell’alto milanese e dell’intero varesotto. Sartori, invece, più democraticamente, non fa differenze e la sua presenza viene rispettata in uguali percentuali in tutto il Nord Italia. L’araldica dei cognomi ci riporta a un’antica e nobile famiglia Sartori che trova le proprie origini nella zona dei Sette Comuni, più precisamente di Asiago. Nel 1582, Nicolò Sartori di Valstagna (zona di Bassano del Grappa) comprò con la somma di 500 ducati la cittadinanza vicentina.

#6 PAVAN: il padovano o il “danzatore”

Il cognome è molto diffuso nelle zone tra Padova e Venezia, con le sue varianti Pavanello, Pavanetto, Pavani, Pavano…Benché il cognome Pavan sia da considerarsi in tutto e per tutto panveneto ne troviamo diversi ceppi in altre regioni del nord (in primo luogo nel vicino Friuli ma anche in Lombardia e in Piemonte) e qualche sporadica traccia in Emilia Romagna e nel Lazio.
Ciò potrebbe essere una logica conseguenza di passate migrazioni alla ricerca di lavoro in epoche in cui il territorio veneto non forniva sufficienti fonti di sostentamento.

Una curiosa assonanza con questo cognome, o probabilmente non solo, si può trovare proprio a Venezia, con un modo di dire un po’ desueto e di sicuro circoscritto, che cita “cavarse la pavana” e significa “togliersi uno sfizio” o “togliersi una fissazione”. Ma sapete cosa significa questa parola? E’ semplicemente la pipita, la pellicina che si solleva attorno alle unghie delle mani. Quei pezzi di pelle indurita che danno molto fastidio. La Pavana era inoltre una danza di corte dall’andamento lento, solenne e maestoso, in voga nel 1500. Il nome si faceva derivare dallo spagnolo ‘pavo’ (pavone) e la danza veniva vista come proveniente dalla Spagna. Oggi ‘pava’ viene ricondotta a Padova (alla pavana: ”al modo di Padova”), dove la danza ebbe origine.

#7 FERRARI: i Fabbro Ferrai

Tale cognome probabilmente deriva dai soprannomi legati al mestiere del fabbro (fusione o nell’estrazione del ferro), vocabolo che in latino si rendeva con i termini faber ferrarius, cioè fabbro ferraio. Un’altra ipotesi dice che potrebbe avere anche un’origine longobarda e in questo caso sarebbe derivato dalle fare di carattere militare, che derivano dal tedesco fahren, cioè viaggiare. Ad oggi è tra i 10 cognomi più diffusi in Italia. Molti personaggi famosi posseggono tale cognome. Ricordiamo uno fra tutti: Enzo Ferrari, imprenditore, pilota automobilistico e fondatore dell’omonima casa automobilistica famosa in tutto il mondo per il suo stemma del cavallino rampante. Pochi sanno che Ferrari ha appreso il mestiere proprio a Milano, lavorando per il reparto corse dell’Alfa Romeo che, a quei tempi, aveva gli stabilimenti nell’area dell’attuale Citylife. Ma non solo: Giulio Ferrari, trentino, tornato da un periodo all’estero tra Germania, Francia e nord Africa, porta in Italia lo Chardonnay, principale vitigno impiegato nella produzione del vino spumante, quello che ancora oggi si stappa nelle grandi ( o meno) occasioni.

# La curiosità: perchè molti cognomi veneti finiscono con la consonante?

Concludo con una curiosità che accomuna un po’ tutti i cognomi di origine veneta che finiscono con la consonante (soprattutto con -n), ad esempio Manin, Pavan, Trevisan, Bonin: una teoria dice che siano frutto di una imposizione dei tribunali della Serenissima Repubblica per segnalare un condannato o un evasore fiscale, al quale veniva troncata l’ultima lettera del cognome per essere più facilmente riconoscibile.

Fonti:
http://venetoedintorni.it/cognomi-veneti/informazioni-sui-cognomi.php
https://www.paginebianche.it/cognome?qs=ferrari
https://www.veneziaradiotv.it/blog/significato-pavana-dialetto-veneziano/
https://www.cognomix.it/cognomi-veneti.php

Continua la lettura con: I 7 COGNOMI più diffusi a MILANO: quali sono e qual è il loro SIGNIFICATO?

LUCIO BARDELLE

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Guardare l’AURORA BOREALE nel villaggio panoramico di IGLOO TRASPARENTI

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credit: returntonow.net

Non tutti sanno che guardare l’Aurora Boreale da un caldo e confortevole igloo è possibile.

Guardare l’AURORA BOREALE nel villaggio panoramico di IGLOO TRASPARENTI

E’ uno spettacolo visto in prima fila ma non è un film, né un concerto. Stiamo parlando dell’Aurora Boreale, probabilmente la più bella meraviglia della natura visibile in tutto il globo terrestre. Che sia uno spettacolo indescrivibile è risaputo ma che è possibile osservarla da un caldo e confortevole igloo, è per molti una scoperta.

# L’Hotel Kakslauttanen: un piccolo villaggio panoramico

credit: returntonow.net

Non lontano dal Polo Nord esiste un piccolo villaggio costituito da igloo di vetro. E’ qui che ha luogo la proiezione del film naturale più bello del mondo, visibile ad occhio nudo senza l’ausilio di particolari attrezzature. I posti nel mondo in cui l’Aurora Boreale è visibile sono pochi, tra questi la maggior parte hanno temperature artiche e solo uno invece riserva il privilegio di vederla stando comodamente sdraiato a letto: l’Hotel Kakslauttanen.

# Una notte d’élite tra la regina Aurora e le sue figlie

credit: returntonow.net

Annidato in un Parco Nazionale nel Nord della Finlandia, l’Hotel offre una “terrazza” panoramica sull’Aurora Boreale migliore di tutte quelle che si possono immaginare. Ma se L’Aurora Boreale è la regina del villaggio, le milioni di stelle che impreziosiscono il cielo libero da ogni tipo di inquinamento luminoso, sono le sue splendide figlie. Tra la regina e le sue principesse sentirsi in un’abitazione reale non è difficile e una sauna personale all’interno dell’igloo trasforma la mera sensazione in una concreta e rilassante realtà.

# Un conto salato per uno spettacolo senza prezzo

credit: voyage-prive.net

Durante il soggiorno il resort offre esperienze avventurose oltre al relax, ad esempio indimenticabili safari artici. Inoltre, gli ospiti possono scoprire la selvaggia natura finlandese e per loro vi sono a disposizione motoslitte, husky o persino delle dolcissime renne. 

“Ma il contrasto tra il caldo all’interno e il freddo gelido all’esterno non fanno appannare il vetro dell’igloo?”. La domanda sorge spontanea ma neppure di questo ci si deve preoccupare, perché i vetri riscaldati sono predisposti per restare perfettamente tersi nonostante lo sbalzo termico.

Chiaramente il prezzo da pagare per questo viaggio non può essere conveniente: da 600$ a 700$ per una notte. E voi, sareste disposti a spendere queste cifre per godere di uno spettacolo che non ha prezzo? 

Fonte: Return to Now

Continua la lettura con: 7 VIAGGI IMPERDIBILI da fare NEL MONDO almeno una volta nella vita

ROSITA GIULIANO

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Un DISASTRO secondo solo al VAJONT. A meno di 100 Km da Milano

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Diga del Gleno

Il primo dicembre del 1923 accadeva un disastro che è secondo, in numero di vittime, solo a quello del Vajont. A poco meno di 100 km dalla nostra città. Ecco la sua drammatica vicenda.

Un DISASTRO secondo solo al VAJONT. A meno di 100 Km da Milano

# Nel primo ventennio del ‘900 si scelse di investire sulla produzione di energia idroelettrica per soddisfare il fabbisogno delle industrie

Procediamo con ordine. Nel ventesimo secolo l’Italia soffriva di una grave carenza di energia dato che l’unica fonte disponibile era quella ottenuta dal carbone e come materia prima il carbone non era, e non è, praticamente presente in Italia. Fu così che si pensò di ricorrere a fonti di energia alternativa e quella idroelettrica sembrava essere la strada più percorribile. Migliaia di torrenti e fiumi che solcavano le valli italiane potevano essere contenuti in invasi artificiali e tramite quella immensa mole d’acqua si poteva ottenere energia pulita e, se ben studiata, progettata e realizzata, sostanzialmente ecologica.

Per i tempi un passo da gigante. Siamo nel primo ventennio del ‘900, con un’Italia che stava curando le ferite della Grande Guerra e contemporaneamente iniziava a crescere con le sue grandi industrie sempre affamate di materie lavorate, e in questo panorama riuscire ad avere tanta energia elettrica da distribuire ai vari distretti produttivi era una esigenza imprescindibile.

# La Diga di Gleno, in Val di Scalve, aveva una capienza di 4 milioni di metri cubi d’acqua. Il progetto sbagliato, i lavori mal eseguiti e i materiali di scarto alla base della tragedia

Nell’alta Val di Scalve, in Val Camonica (Brescia), si individuò un alveo naturale che si prestava perfettamente alla costruzione di una diga che avrebbe potuto avere una capienza di poco inferiore ai 4 milioni di metri cubi d’acqua. Una massa importante e che avrebbe necessitato di una struttura altrettanto importante. Dopo una travagliata fase di progettazione e un passaggio in più mani tra società che ne avrebbero dovuto seguire la costruzione si arrivò alla accettazione del progetto definitivo nel 1921, quando i lavori di realizzazione erano già cominciati e l’aspetto della diga stessa era stato più volte rivisto e stravolto.

Da una diga a gravità, ovvero che contrasta, con il solo peso della struttura, la forza dell’acqua, si arrivò ad una più complessa struttura ad archi. In sé nulla di male, non fosse che gli archi dovrebbero sostenere la struttura grazie al fatto che scaricano a terra la pressione mentre la parte centrale della nuova costruzione poggiava su una base precedentemente costruita e inadatta nel resistere a grandi sollecitazioni. Il pagamento a cottimo delle maestranze che dovevano completare il ponte da parte delle imprese incaricate di costruire la parte mancante della diga fece il resto del danno. Lavori frettolosi, mal eseguiti e con materiale di scarto portarono il completamento della costruzione della Diga del Gleno verso il peggiore dei risultati.

# Il primo dicembre del 1923 la diga venne sfondata da quasi 6 milioni di metri cubi d’acqua. Una stima incerta ha calcolato quasi 500 vittime

Credits: montagnee paesi.com – I paesi travolti dall’acqua della diga del Gleno

Il primo Dicembre del 1923, alle 7,15 di mattina, un boato squarciò il silenzio di una valle che da lì a poco avrebbe conosciuto il peggiore dei suoi giorni. Una mole di acqua di quasi 6 milioni di metri cubi, ben oltre la soglia massima di tenuta ma arrivata a tanto per le piogge e le nevicate cadute in zona, si riversò verso valle portando con sé interi paesi e trovando sfogo finale solo in prossimità del Lago d’Iseo. Una serie di circostanze nefaste che alla fine dei conti portarono a un numero prossimo di 360 vittime anche se il numero effettivo non si saprà mai per la difficoltà di poter considerare i neonati non ancora denunciati e le persone che ancora dopo anni non fu possibile stabilire se fossero state coinvolte nel disastro o altro. C’è chi senza troppo ardimento calcolò che le vittime effettive fossero circa 500. A disastro compiuto lo spettacolo di devastazione fu ulteriormente funestato dai molti corpi galleggianti nelle acque del lago d’Iseo verso la sponda di Costa Volpino.

# Un’opera scellerata crollata per avidità e totale mancanza di rispetto della vita umana

Nelle indagini che seguirono il disastro si arrivò ad una condanna piuttosto mite per i due principali responsabili del crollo ma gran parte della causa fu tacitata sia per il clima politico che stava prendendo forma con l’inizio del ventennio fascista sia per alcune azioni risarcitorie delle quali si sa ben poco tranne che anche in questo caso il braccio che doveva elargire il denaro fu piuttosto corto. Analizzando il moncone rimasto tra le due parti della diga ancora intatta furono trovate tracce di fascine di legna e materiale inerte inadatto per una costruzione che avrebbe dovuto resistere ad enormi sollecitazioni ma perfetto per riempire velocemente la massa costruttiva che faceva parte della struttura portante.

Un’opera scellerata crollata per avidità e totale mancanza di rispetto della vita umana e che riversò il proprio risultato sulla popolazione di una vallata che viveva e avrebbe continuato a vivere grazie al duro lavoro quotidiano. Questo disastro quindi, a differenza della diga del Vajont, fu causato non da un errore di calcolo geologico ma per pura speculazione da parte delle aziende che ne avevano seguito la costruzione.

# A memoria del disastro rimangono i due monconi laterali della diga

Diga del Gleno

Come monumento a questo incredibile disastro rimangono i due monconi laterali della diga, visibili anche dalla vetta della Presolana. Uno scenario incredibile che, per chi ne conosce la storia, fanno ancora gelare il sangue. Se si vuole visitare il sito, meta di molti turisti e passaggio di molti camminamenti montani delle Orobie, basta uscire a Bergamo e seguire per le valli. Svalicata la Val Seriana in località Passo della Presolana si prosegue per la val di Scalve verso Vilminore. In poco più di un’ora ci si troverà alla piazza del paese dalla quale parte un percorso di circa 30 minuti di buon passo. Lo spettacolo è incredibile e lo scenario consente di poter immergersi perfettamente nell’atmosfera di un disastro che nessuno vuole più che si possa ripetere.

 

Continua la lettura con: VAL SERIANA e VAL DI SCALVE: le incredibili attrazioni per godersi una vacanza tra le Prealpi Bergamasche

ROBERTO BINAGHI

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Dopo NoLo avremo QuLo? I progetti della NUOVA FRONTIERA di Milano

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Credits: Qu.lo FB

Oltre NoLo c’è QuLo, la social district più irriverente di Milano

Dopo NoLo avremo QuLo? I progetti della nuova frontiera di Milano

# “Quasi Loreto”: un omaggio ironico a Nolo e non solo

north of loretoQuLo è innanzitutto una parodia e un omaggio all’esperimento di Nolo, il quartiere frutto di un’operazione di marketing che comprende l’area più prossima a nord di Loreto fino alla metro Turro, e ad altri di questo tipo nel mondo.

La pagina facebook si descrive come “QuLo social district è una roba social un po’ impegnata, una pagina che si propone come guida per sopravvivere alla gentrificazione del quartiere, senza scadere nella retorica e affrontandola per quello che è, gente coi cash che viene a vivere dove stai e ti alza i prezzi, da dei nome strani alle cose“.

Leggi anche: Le 7 IDEE GENIALI che rendono NOLO il quartiere più CREATIVO di Milano

# Il Gran Ducato di QuLo: tra Villa San Giovanni e Gorla o forse no

Ma dove si trova esattamente QuLo?L’area di QuLo social district è bene o male decretata da quanto ci metti a raggiungere la stazione MM! di Loreto, che deve essere al massimo mezz’ora a piedi.” Il “GranDucato di Qu.Lo” dovrebbe comprendere tutto quello che si trova tra la fermata di Villa San Giovanni e quella di Gorla sulla linea rossa delle metropolitana, al confine nord di Nolo. Come nome alternativo sarebbe VIPREGO dalle rispettive iniziali. 

# Le proposte per rendere più cool il “quartiere”

#1 Il QuLo Village: il Gay Village di Milano

Gay Village Montreal
Gay Village Montreal

In risposta al nostro articolo “A Milano il più bel GAY VILLAGE d’Europa? Ecco cosa ci dovrebbe essere Qulo si propone come zona ideale per ospitare il Gay Village milanese: “Ci candidiamo noi! Dove se non a QuLo si potrebbe fare un Gay Village a Milano. Anzi, se NY ha il Greenwich Village, noi vogliamo il QuLo Village

#2 La zip line sopra Viale Monza

Nei rendering dei progetti del nuovo stadio di San Siro spunta una zip line tra le attrazioni sportive per i cittadini. I residente di QuLo non ci stanno e la vogliono per loro: “la zip line dobbiamo averla noi…..una zip Line di 5 km sopra viale Monza da affiancare alla pista ciclabile…

#3 La pista da sci di fondo underground

Sono tante le opere che trasformeranno Milano per le Olimpiadi, ma ce n’è una a cui forse nessuno ha pensato: “La pista di sci di fondo underground al posto della metropolitana dei Povery. Tanto che ce ne facciamo noi del metro? Quella oramai la usano solo le nostre badanti e i nostri factotum filippini.

Fonte: Qu.Lo Pagina Facebook

FABIO MARCOMIN

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La TORRE BOTANICA: il nuovo grattacielo che cambia COLORE in ogni stagione

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Credits: Coima

L’investimento complessivo sarà di 1 miliardo: un nuovo grattacielo, il ponte a scavalco che ospiterà una serra della biodiversità e il “Pirellino” riqualificato. Come cambierà il distretto finanziario milanese.

La TORRE BOTANICA: il nuovo grattacielo che cambia COLORE in ogni stagione

# Investimento di 1 miliardo per il nuovo progetto immobiliare di Pirelli 39

Credits: Coima

Coima Sgr, proprietaria del “Pirellino” ha assegnato a Diller Scofidio + Renfro (DS+R) e Stefano Boeri Architetti il concorso internazionale di architettura per l’edificio di Via Pirelli 39 in una competizione che vedeva 70 raggruppamenti composti da 359 studi di archittettura provenienti da 15 Paesi. Pirelli 39 è collocato al centro dell’area Porta Nuova Gioia in una posizione strategica fra la stazione Centrale, a est, e scalo Farini, a ovest, e rappresenta il punto di accesso a Porta Nuova provenendo da nord verso il centro città. La sua riqualificazione si inserisce nel processo di rigenerazione dell’area su scala di quartiere iniziato con Gioia 22 e che si completerà nei prossimi anni con lo sviluppo dei progetti di Pirelli 35 e Gioia 20.

Pirelli 39 sarà il primo progetto italiano interamente misurabile secondo criteri ESG tra cui: certificazioni LEED Platinum, WELL Gold, WiredScore, zero uso di combustibili fossili, livello di emissioni operative di CO2 già allineato con gli obiettivi EU 2050, recupero edilizio >70% dell’edificio esistente e contenimento delle emissioni di costruzione.

# Il complesso si compone di 3 parti: un nuovo grattacielo, il ponte e il “Pirellino” riqualificati

Credits: Coima

Il complesso si compone di tre parti: un nuovo grattacielo, il ponte e il “Pirellino”  riqualificati. Ecco come cambierà l’area a ridosso della Biblioteca degli Alberi.

#1 La “Torre botanica” che cambia colore in ogni stagione è il nuovo grattacielo di Porta Nuova

Credits: Coima

Il nuovo grattacielo sarà un vero e proprio polmone verde in grado di produrre 9 tonnellate di ossigeno l’anno e assorbire 14 tonnellate di anidride carbonica grazie ai 1.700 metri quadrati di vegetazione distribuiti su più piani. Una sorta di sandwich di verde composto da piante e alberi in grado di “mangiare” lo smog e produrre ossigeno, un’evoluzione del “Bosco Verticale” di cui proprio Stefano Boeri è il progettista.

La torre residenziale cambierà il colore della facciata con l’alternarsi delle stagioni per via della diversità di piante presenti. Inoltre la torre sarà parzialmente autonoma: con 2.770 metri quadri di pannelli fotovoltaici l’edificio sarà in grado di produrre il 65% del proprio fabbisogno energetico.

#2 Il ponte a scavalco di Melchiorre Gioia diventerà una serra

Credits: Coima – Ponte a scavalco su Melchiorre Gioia con Green House

Il ponte a scavalco su via Melchiorre Gioia subirà una radicale trasformazione diventando, come dice Coima un nuovo hub a servizio della città, uno spazio aperto per eventi, mostre ed esposizioni, con aree incontri e wellness dedicato ad essere un laboratorio sull’impatto climatico e ambientale, ed estensione della Biblioteca degli Alberi”. La vera chicca della riqualificazione sarò però la Green house: una vera e propria serra della biodiversità dove vivere un’esperienza immersiva, educativa, interattiva e innovativa tra svariate specie vegetali.

#3 Il “Pirellino” riqualificato ospiterà una terrazza panoramica

Credits: Coima – Pirellino

L’oggetto principale del concorso internazionale di architettura è il “Pirellino”, al civico 39 di via Pirelli, che fino qualche anno fa era occupato dagli uffici tecnici del Comune di Milano. Le opere di rimozione dell’amianto e “svestizione” dell’edificio sono arrivate a conclusione. Manterrà la sua struttura originale, ma subirà una pesante riqualificazione, per renderlo moderno e rispondente ai più alti standard di efficienza, rivestito di vetrate e con una terrazza panoramica all’ultimo piano.

Fonte: Comunicato Stampa Coima Sgr

Continua la lettura: 2021-2023: i NUOVI GRATTACIELI in arrivo a Milano (Immagini)

FABIO MARCOMIN

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Russia Nazione Aperta: la vita a MOSCA è tornata quasi NORMALE

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Mosca oggi. Credits: @fkirkorov_ofk.smolensk (INSTG)

Sono state riaperte tutte le attività. Uniche due eccezioni: le università statali continuano con la didattica a distanza e rimane l’obbligo della mascherina all’interno dei luoghi pubblici. Questa la situazione aggiornata con fonti direttamente da Mosca.

Russia Nazione Aperta: la vita a MOSCA è tornata quasi NORMALE

# La situazione a Mosca è in miglioramento: il 50% dei posti in terapia intensiva è libero, e il sindaco riapre quasi tutto. Resta solo l’obbligo di mascherina nei luoghi pubblici

Credits: cdt.ch

Il vaccino Sputnik, le misure di distanziamento sociale e i protocolli di cura fanno sentire i loro effetti nella capitale russa. La metà dei moscoviti sarebbe ormai immune al virus con il conseguente calo drastico delle nuove infezioni: “Non più di tremila al giorno nell’ultima settimana” come dichiarato dal sindaco Sobyanin, con il 50% dei posti in terapia intensiva libero. Questa situazione ha portato il sindaco della capitale russa già dalla scorsa settimana ad allentare le misure restrittive.

Il 21 gennaio avevano riaperto musei, cinema e teatri al 50% della loro capienza, biblioteche, circoli, centri sportivi e centri per bambini. Da ieri 27 gennaio bar, ristoranti e locali notturni possono rimanere aperti 24 ore al giorno, pur rispettando i requisiti per i posti a sedere dei visitatori e l’osservanza del regime sanitario e salta anche l’obbligo per le aziende di far lavorare da remoto almeno il 30% del personale. Resta solo l’obbligo della mascherina nei negozi e sui trasporti pubblici e anche le università statali proseguiranno con la didattica a distanza almeno fino al 6 febbraio.   

# Il vaccino è gratuito per gli over 60 e/o con patologie, studenti over 18 e lavoratori. Disponibile a pagamento per tutti gli altri. In 10 giorni oltre 1,5 milioni di dosi somministrate

Credits: osservatoriobalcani.it

La campagna vaccinale di massa è iniziata qualche settimana dopo rispetto all’Unione Europea, il 18 gennaio, ma sta procedendo a ritmo spedito: in 10 giorni è stata già superata la soglia di 1,5 milioni dosi somministrate. Il vaccino utilizzato è lo Sputnik V, sviluppato e prodotto interamente in Russia. Per gli over 60 e/o per chi ha patologie pregresse, studenti over 18, lavoratori dipendenti e liberi professionisti è gratuito, per le altre categorie è disponibile a pagamento a circa 1.800 rubli pari a 20 euro a dose.

# Per la cura del virus sono previsti due protocolli distinti

Credits: sputniknews.com

L’impostazione del modello di cura contro il Covid si discosta da quelli utilizzati negli altri Paesi Europei. In caso di persona con sospetto di positività viene eseguita una serie di analisi per verificare subito quale percorso potrebbe seguire la risposta immunitaria dell’organismo. Poi per la cura dell’infezione sono previsti due protocolli distinti:

  1. In caso di positivo con sintomi simil-influenzali quali febbre e tosse si lascia che la risposta immunitaria dell’organismo faccia il suo corso normale fino alla guarigione naturale in 2-3 settimane. 
  2. Nel caso caso in cui si presenti una risposta autoimmune eccessiva dell’organismo che potrebbe portare sia a uccidere il virus che la persona infetta, si cerca di bloccare la risposta del sistema immunitario per limitare i danni, cercando di evitare l’insorgere di altre infezioni.

Il diverso modello di cura adottato in Russia potrebbe quindi essere uno dei motivi che ne fanno una delle nazioni che sta affrontando meglio la pandemia. Infatti è precipitata al 70esimo posto nel mondo nel classifica delle Nazioni per contagi ogni milione di abitanti e al 56esimo posto per numero di morti ogni milione di abitanti. Questo grazie ai grandi progressi nelle cure rispetto ad altri paesi che sono ai primi posti di questa triste classifica, come Italia, Spagna, Francia, Spagna o Uk. 

Continua la lettura: Germania PRIMO PAESE europeo a usare CONTRO il Covid gli ANTICORPI presi da Trump

FABIO MARCOMIN e NATALIA MOLCHANOVA

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Come cambieranno i PREZZI delle CASE in Lombardia quest’anno? Le PREVISIONI degli ESPERTI città per città

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Credits: Tecnocasa

Dopo il calo generale dei prezzi delle abitazioni nel 2020 a causa degli effetti economici della pandemia, il 2021 sembra un anno ancora interlocutorio. Quali sono le aspettative degli esperti del settore per i prossimi mesi? Vediamo la classifica da chi dovrebbe avere una crescita maggiore dei prezzi a quella che dovrebbe perdere di più, secondo l’ufficio tecnico del gruppo Tecnocasa.

Come cambieranno i prezzi delle case in Lombardia quest’anno? Le PREVISIONI degli ESPERTI città per città

# In Italia i prezzi delle case aumenteranno solo in tre città

Nel 2020 la casa è diventata un rifugio, sia per i proprietari per difendere i propri capitali sia perché il lockdown l’ha trasformata nel luogo in cui vivere 24 ore al giorno. Il 2021, secondo l’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, vedrà a livello nazionale un recupero delle compravendite e prezzi ancora in diminuzione tra -2% e 0%, la cui risalita potrebbe registrarsi nel 2022. In Italia solo tre grandi città con previsioni di crescita: Verona e Firenze fino al 2% e Milano fino al 3%.

Vediamo la graduatoria della possibile variazione dei prezzi nelle città della Lombardia:

#1 Milano la prima a riprendersi, la stima di crescita oscilla tra l’1% e il 3%

Milano, estate 2019. “La più calda del decennio”. C’era già il Coronavirus? Foto: Andrea Cherchi (c)

Milano oltre a essere la prima città per crescita dei valori immobiliari in Italia lo è ovviamente anche in Lombardia, dove però nessun altro capoluogo sembra possa registrare aumenti per quest’anno. Si stima un aumento dei prezzi compreso in una forbice tra l’1% e il 3%.

#2 Prezzi invariati per Brescia, Como, Monza e Lodi 

Dopo Milano, in un’ipotetica seconda fascia troviamo 4 città che non dovrebbero registrare alcuna variazione negativa o positiva nei prezzi delle case, sia nello scenario peggiore che in quello migliore: Brescia, Como, Monza e Lodi.

#3 Bergamo, Cremona e Varese: nell’ipotesi peggiore i prezzi caleranno del -2% 

Credits: milanoguida.it – Bergamo

Sono 3 invece i capoluoghi di provincia che potrebbero vedere la curva dei prezzi in calo nell’ipotesi peggiore: Bergamo, Cremona e Varese oscillano tra il -2% e lo 0%.

#4 Pavia è in coda alla classifica: lo scenario migliore vede un calo del -3%, il peggiore del -5%

pavia

In coda alla classifica c’è Pavia per la quale anche nella migliore delle condizioni vedrà un calo dei valori immobiliari, del -3%, e nella peggiore fino al -5%.

Fonte: Ufficio Studi Tecnocasa

Continua a leggere: Le 5 novità del MERCATO IMMOBILIARE in Italia: al top l’HINTERLAND di Milano e i BORGHI della LIGURIA

FABIO MARCOMIN

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Il Recovery Fund va gestito da Milano

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effetti-buon-governo, Siena

La varietà è la caratteristica principale dell’Italia.
La nostra identità distintiva è che abbiamo competenze diverse sul territorio. Nasce dai comuni ma era già evidente anche ai tempi dell’impero romano. 
Non è vero che tutti sanno fare tutto: la specializzazione è la chiave dello sviluppo della civiltà umana.

Roma deve togliersi la sbruffonaggine di voler fare tutto e accettare che certe cose le riescono a fare meglio altri. 
Deve fare un grande atto di umiltà e capire quali sono i suoi limiti, valorizzando al contempo la forza delle sue parti.
Non è accentrando il potere a Roma che ottieni il potere di Roma. Ma il potere lo si esercita delegando, e scegliendo i migliori a svolgere ogni determinato compito.
La vera capacità di comando si esercita assegnando i compiti a chi è più adatto a svolgerli. Bisogna dare i compiti in base alle competenze e solo in questo modo Roma può dimostrare di essere capitale.

Tutto il mondo sa che in Italia il luogo dell’organizzazione e delle capacità economiche e gestionali è Milano.
Il recovery fund va gestito a Milano. Da Milano per conto di Roma.
È ridicolo pensare che possa essere gestito dai ministeri romani. 

MILANO CITTÀ STATO

Le 5 TRASFORMAZIONI che rivoluzioneranno Milano

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Credits: elledecor.it

Lo sviluppo e la trasformazione della città non conosce stop rilevanti nonostante la pandemia. Ecco i cambiamenti più importanti a cui assisteremo nei prossimi anni.

Le 5 TRASFORMAZIONI che rivoluzioneranno Milano

#1 La rivoluzione di San Siro: terme alle ex scuderie, nuovo stadio e grattacielo

# Le ex scuderie de Montel diventeranno il più grande complesso termale italiano in una grande città. Apertura prevista nel 2022

Il più grande complesso termale italiano in una grande città sarà il risultato della trasformazione delle ex scuderie De Montel. Il progetto di restauro prevede di preservare gli edifici storici delle scuderie, riqualificando le decorazione Liberty delle facciate, e di utilizzare la presenza di acque termali nel sottosuolo per creare le nuove terme milanesi. Al suo interno saranno presenti vasche, idromassaggi, area beauty e solarium e il centro massaggi.

# Il nuovo stadio di San Siro pronto per le Olimpiadi Invernali

Credits: milano.repubblica.it

Sono previsti 1,2 miliardi di euro per la costruzione del nuovo stadio con annesso parco e centro di ritrovo culturale con attività sociali e ricreative come palestre all’aperto, uno skatepark, una parete da arrampicata ma soprattutto un museo dello sport. La scelta ricadrà sullo stadio “Anelli” proposto da Manica Sport o su “La Cattedrale” progettato da Popolus.

Leggi anche: La RIVOLUZIONE di San Siro: tutti i progetti che trasformeranno la zona

# Il grattacielo di 152 metri per 29 piani dopo il 2026

Credits: elledecor.it

All’interno del progetto di realizzazione del nuovo stadio e di riqualificazione di tutto il quartiere di San Siro è prevista la costruzione di un grattacielo di 29 piani alto 152 metri.

Leggi anche: Il nuovo GRATTACIELO di San Siro

#2 MilanoSesto 3.0: 1,5 milioni di mq che ospiteranno “la Città della Salute e della Ricerca”, residenze, un mall commerciale e la nuova avveniristica stazione con passerella sospesa

Credits: Urbanfile – Masterplan MilanoSesto

La superficie trasformata sarà di 1,5 milioni di metri quadrati, sulla base del masterplan firmato da Foster + Partners, dove ci saranno: quartieri residenziali, un mall commerciale, spazi direzionali e alberghieri, nuove piazze e 45 ettari di verde diffuso. La realizzazione più importante però riguarderà la Città della Salute e della Ricerca che unirà le nuove sedi dell’Istituto Neurologico Besta ed Istituto dei Tumori, che lasceranno quindi l’area urbana di Milano.

Leggi anche: MilanoSesto 3.0: le immagini della RIVOLUZIONE dell’area nord di Milano (Render Grafici)

Credits: Urbanfile – Passerella Sesto Fs

Ci sarà anche una grande passerella sospesa al di sopra dei binari esistenti nella stazione di Sesto San Giovanni, che interscambia con la linea M1, che consentirà di congiungere due zone della città da sempre separate dalla ferrovia. La struttura moderna in ferro e vetro, con copertura fotovoltaica sarà in grado di alimentare completamente la stazione.  Attrezzata con bar, negozi e servizi, offrirà una vista panoramica sul nuovo grande parco urbano di cui diventerà il principale punto d’accesso.

Leggi anche: Una passerella di vetro “sospesa” sul capolinea della metro: la NUOVA STAZIONE MILANESE a firma di Renzo Piano

#3 La trasformazione nel quadrante sud-est: il nuovo quartiere di Santa Giulia per le Olimpiadi del 2026

Credits: risanamentospa.com – Masterplan Santa Giulia

Il quartiere di Santa Giulia Nord, oggi solo terreni abbandonati dove un tempo sorgeva la Montedison, beneficerà di un investimento 2,5 miliardi di euro per la sua riqualificazione. Verranno edificati uffici per circa 52.000 metri quadrati con 3.000 mq di spazi retail di servizio. Oltre a questo sono previste fino a 2.500 residenze da mettere sul mercato e case da gestire in affitto, un parco di 30 ettari, nuove scuole e un museo.

L’elemento di spicco dell’area sarà il PalaItalia, l’arena da completare per le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 che fungerà da palazzetto del ghiaccio per le gare di hockey. Tra le opere di viabilità e di trasporto pubblico è prevista la conclusione dell’innesto della Paullese all’ingresso della città e la realizzazione della tranvia che collegherà la stazione M4 Forlanini FS con la stazione M3 Rogoredo attraversando tutto il nuovo quartiere e la porzione già esistente a ridosso della stazione ferroviaria.

Leggi anche: 2,5 MILIARDI sul progetto di SANTA GIULIA, una rivoluzione nel sud-est di Milano

#4 Lo sviluppo del sistema dei traporti: la nuova linea M4, il raddoppio della M5 fino a Monza e i prolungamenti delle linee esistenti nell’hinterland

Nuove linee

Lo sviluppo del trasporto pubblico, soprattutto la costruzione di km di metropolitane, sarà un fattore che impatterà notevolmente sul traffico, sulla mobilità e la vita dei cittadini in generale nel prossimo futuro. Secondo i piani, dai 96,8 km attuali, nel 2023 la lunghezza della rete sarà di 114 km, con 136 stazioni, mentre nel 2030 si arriverà a 130,5 km di estensione per un totale di 151 fermate

Tutte le aperture previste in ordine cronologico:

#1 La nuova linea M4 Linate-San Cristoforo da est a ovest per 15 km e 21 fermate. In primavera di quest’anno le prime 3 fermate. Nel 2023 tutta la tratta operativa

La quinta linea di Milano, la M4, dovrebbe inaugurare nella sua interezza entro la fine del 2023 collegando l’aeroporto di Linate a est con la stazione di San Cristoforo Fs a ovest passando per il centro storico sul percorso della cerchia dei Navigli. Prima tappa nella primavera di quest’anno con la tratta Linate-Forlanini F.S., nel 2022 fino a San Babila, poi l’anno successivo l’apertura completa.

#2 Nel 2023 apriranno le due stazioni del prolungamento a nord della M1: Restellone e Monza-Bettola

Credits: Urbanfile – Prolungamento Monza Bettola

Sempre nel 2023, pur con tutti i ritardi accumulati, apriranno le due fermate di Restellone e Monza-Bettola sulla linea M1 a nord, un prolungamento di circa 1,9km di lunghezza.

Leggi anche: 9 ANNI per un CHILOMETRO E MEZZO: il TRISTE PRIMATO della M1

#3 Nel 2030 la M1 si allungherà a sud-ovest con 3 fermate fino al quartiere Olmi, a ridosso della tangenziale ovest

Credits: Urbanfile – Prolungamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi

I prolungamenti della linea M1 toccheranno anche il quadrante sud-ovest con 3 fermate e 3,5 km di estensione da Bisceglie al Quartiere degli Olmi a ridosso della tangenziale ovest. Il bacino d’utenza servito comprenderà i comuni di Cesano Boscone, Settimo Milanese, Cusago e la connessione della statale 114 con la tangenziale per l’ingresso in città delle auto provenienti da Cisliano, Albairate, Abbiategrasso. 

#4 Nel 2030 è previsto anche il raddoppio della linea M5 a nord, entrando nella provincia di Monza Brianza oltre il Parco della Villa Reale fino al Polo Istituzionale

Credits: Urbanfile – M5 Bignami-Monza

Dopo la stazione di Bignami, ora capolinea, verranno costruite altre 12 fermate, quasi raddoppiando la lunghezza attuale della M5 con l’aggiunta di 13 km di binari. La linea attraverserà i comuni di Milano, Cinisello Balsamo, Sesto San Giovanni e Monza. L’inaugurazione completa di questa nuova tratta è programmata per il 2030.

Leggi anche: Entro il 2030 la METRO CRESCERÀ del 34%: le 38 NUOVE FERMATE in arrivo

#5 La “Città nella città” nell’ex-area Expo completata entro il 2030

Masterplan Mind suddiviso per aree funzionali

L’area di 1,1 milioni di mq ereditata dall’Esposizione Universale del 2015 è in corso di trasformazione, diversi edifici sono già funzionanti e alcuni come l’Ospedale Galeazzi è già in fase avanzata di costruzione. Entro il 2030 quando tutta l’area sarà riconvertita e diventerà un piccola città nella città con decine di migliaia di persone presenti ogni giorno.

Per metà sarà a verde con il parco lineare più grande d’Europa e nel resto sarà suddivisa in 6 aree con specifiche destinazioni d’uso.

Nello specifico ci saranno:

#1 il parco lineare più grande d’Europa lungo 1,5 km,
#2 un lab-hub per l’innovazione sociale nel terzo settore con sede a Cascina Triulza, eredità dell’Esposizione Universale del 2015,
#3 il nuovo polo ospedaliero ICRSS Galeazzi nel 2022
#4 l’istituto di ricerca Human Technopole, che avrà sede a Palazzo Italia e in alcuni edifici circostanti, a conclusione nel 2024
#5 il nuovo Campus Scientifico per l’Università Statale di Milano pronto entro il 2025
#6 il “West Gate”: l’area commerciale e residenziale
#7 il Mind Village: il parco scientifico e  tecnologico con gli HQ delle multinazionali.

Leggi anche: La “CITTÀ NELLA CITTÀ”: come diventerà l’ex-area EXPO

Continua la lettura con: Il progetto più atteso per il FUTURO di Milano? Le TERME alle ex scuderie de Montel

FABIO MARCOMIN

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FORLANINI: da deserto alla riqualificazione del parco. “Il mare di Milano” è RINATO

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Credits: faretennis.com

Forlanini è stata protagonista di numerosi cambiamenti. Da essere una zona desertica a diventare un centro per attività sportive. Cosa è cambiato ai giorni nostri?

FORLANINI: da deserto alla riqualificazione del parco. “Il mare di Milano” è RINATO

# Il Laghetto Salesina di Forlanini: immersi nella natura a pochi minuti di macchina

Credits: luoghi.italianbotanicalheritage.com

Inserito nel parco sud di Milano, Forlanini è un parco urbano che si estende per 750000m² e deve il suo nome all’aviatore Enrico Forlanini. Inaugurato negli anni 70,  è  una vasta area alberata ed ombreggiata che predispone al relax nei mesi più caldi, grazie anche al Laghetto Salesina, uno specchio d’acqua sia di falda che piovana. Intorno ad esso si possono fare piacevoli passeggiate estraniadosi per un istante dal caotico vivere cittadino. Un habitat ideale per i milanesi che vogliano vivere l’illusione della natura a pochi minuti di macchina, ma anche per la fauna che lì si rifugia completando il quadro bucolico dei suoi colori.

# Le cascine conservatrici della storia lombarda. Quando natura e svago si incontrano

Credits: cascinacavriano.com

La creazione del parco riuscì a salvare l’oasi verde dalla speculazione edilizia negli anni 60/70 preservando alcune strutture storiche come la Cascina Cavriano, già citata in un documento dell’ Xl secolo. Nei dintorni altre undici cascine che conservano lo stile e le architetture lombarde, facendosi memoria delle nostre origini agricole. Negli anni 70 il parco era decisamente spoglio e con aree deserte, inserendosi perfettamente nel contesto culturale dell’epoca. L’approccio alla natura e allo svago venivano “attivati” dall’individuo che, con l’ausilio delle proprie facoltà, interagiva con l’ambiente, cosa che non accade oggi. Infatti la tendenza è quella di attrezzare il verde corredandolo di ogni comfort e offerte ludiche per grandi e bambini.

# “Il mare di Milano” nel mezzo della nebbia padana

Credits: initalia.virgilio.it

Negli anni ’70 era un luogo dell’identità intatta. La natura era il palcoscenico dove ogni attore poteva esprimersi al meglio. Anche la nebbia era indiscussa protagonista delle campagne lombarde. Il pensiero corre allo storico film “L’albero degli zoccoli”, uno spaccato della vita rurale della pianura padana alla fine dell’800 ma ambientato proprio nella stessa, alla fine degli anni 70. La nebbia era un fenomeno climatico imponente che solo nella vastità poteva liberarsi così, quasi allo stato solido. Negli anni a seguire il Forlanini ha perso molto della sua magia perché iniziava a convivere con le prime proposte ricreative offrendo servizi a volte un po’ mediocri. Veniva appellato ironicamente “il mare di Milano” ma di divertente non emergeva nulla se non la brutta copia di una stazione balneare dove intere famiglie si riversavano in mancanza di altri lidi da raggiungere.

# La riqualificazione e i nuovi servizi offerti

Credits: faretennis.com

Solo negli ultimi anni è stato riqualificato, addirittura  con un’associazione che si prende a cuore la sua salvaguardia. Oggi ha al suo attivo 2 aree gioco, campi da bocce al coperto, il rinnovato Centro sportivo Saini, un percorso botanico, bar, ristoranti e se volete c’è un servizio di sci nautico. Sono cambiati quindi anche i suoi utenti. Amanti dello sport che si cimentano nelle più disparate discipline e lettori “seriali” di romanzi che si isolano dal mondo, buttando ogni tanto lo sguardo oltre la pagina, attirati dal canto di un cuculo.

Continua la lettura con L’uomo che sussurrava agli ALBERI: il papà del PARCO NORD di Milano

PAOLA MERZEGHI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.  

TREPALLE di nome e di fatto: è il paese più FREDDO d’Italia

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credits: @greciamare

Trepalle si trova a 2.069 metri di altezza. Qui i venti freddi riescono a superare le Alpi e rendono il paese il più freddo d’Italia. Andiamo a scoprirlo.

TREPALLE di nome e di fatto: è il paese più FREDDO d’Italia

# Trepalle: piccolo paesino della Valtellina con una grande storia

Trepalle è una frazione di Livigno, in provincia di Sondrio, dove l’inverno morde e l’estate non crea affanno. Siamo a 2.069 metri sul livello del mare, i venti qui riescono a superare le Alpi e rendono l’aria frizzante e gelida. Questo è ufficialmente il paese più freddo d’Italia.

# Freddo in inverno e in estate

credits: @vale_yogatraveltips

A Trepalle il maglione è d’obbligo, anche in estate, perché ad agosto qui si registrano 0 gradi. In inverno? nel ’56 si sono raggiunti i -41 gradi, sfidando le temperature della Siberia.

# Gli abitanti di Trepalle escogitavano modi per sopravvivere a queste temperature nonostante i pochi mezzi a disposizione: oggi il museo del paese racconta la loro storia

A Trepalle si cucinava con la stufa ma non si mangiava in cucina, il pasto veniva consumato in un’altra stanza in cui l’arredo principale era il legno, più caldo dei muri scoperti del resto della casa. La lana era il mezzo principale per coprirsi ma, essendo un materiale che poteva spezzarsi facilmente, spesso veniva mischiata a capelli umani per renderla più resistente. La neve? Veniva spalata dagli abitanti aiutati dalle mucche.

# Trepalle possiede un altro record: la chiesa più alta d’Europa

credits: @livinglivigno

Il paese non è famoso solo per le sue basse temperature ma anche per avere la chiesa più alta d’Europa. Il prete che qui celebrava la messa, Alessandro Parenti, viene considerato il protettore del paese, una sorta di supereroe. Negli anni ’50 Trepalle non possedeva un medico, una stazione dei carabinieri e non aveva nemmeno un sindaco. Il parroco quindi ha svolto un ruolo fondamentale nel rappresentare e aiutare gli abitanti del paese.

Fonte: thepillow

Continua la lettura con: FUGGIRE in MONTAGNA? Il RIFUGIO più ANTICO delle DOLOMITI è in cerca di un gestore

ANDRA STEFANIA GATU

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 “Dati sbagliati fin da maggio”: il LOCKDOWN di novembre si poteva EVITARE? Forse sì

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Tassi di incremento dei contagi (media mobile) in relazione alle misure di contenimento (Lombardia)

Mentre continua la guerra tra regione Lombardia e governo centrale + Istituto Superiore di Sanità, arriva la notizia che i dati in mano al Ministero della Salute sarebbero sbagliati sin dal mese di Maggio. Ecco perché la Lombardia sarebbe potuta rimanere sempre aperta. 

“Dati sbagliati fin da maggio”: il LOCKDOWN di novembre si poteva EVITARE? Forse sì

# Da fine ottobre segnalavamo come la situazione epidemica in Lombardia fosse in miglioramento

Credits: corriere.it

Già alla fine del mese di Ottobre i dati principali che mostravano l’evoluzione dell’emergenza sanitaria indicavano un trend in miglioramento a livello regionale. L’indice l’RT era sceso al 2,01 e nell’area metropolitana di Milano fino a 1,77 e pochi giorni dopo sotto l’1,5, con una crescita dei contagi giornaliera poco superiore al 3% e l’occupazione ospedaliera attorno al 30%. Numeri più alti rispetto alla situazione attuale ma che testimoniavano un abbassamento costante della curva epidemica. Purtroppo non sono stati sufficienti a evitare il lockdown in Lombardia.

Ma in base alle ultime informazioni disponibili, nelle querelle tra Lombardia, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità sull’errata istituzione delle zona rossa nel terza settimana di gennaio 2021, emerge una versione che i dati sui positivi fossero sbagliati in eccesso già da maggio. Questo avrebbe influenzato negativamente l’indice Rt che ha portato la Lombardia a un lockdown con le conseguenze che tutti conosciamo. La colpa è quindi da attribuire alla giunta Fontana?

Leggi anche: 🛑 La LOMBARDIA verso il lockdown, Campania e Lazio no: i dati che NON TORNANO

# Secondo l’Iss i dati sbagliati sono colpa della Regione Lombardia: “Da maggio 54 segnalazioni di errore” rimaste inascoltate

Credits: ilfattoquotidiano.it – Brusaferro Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità

Il continuo scambio di accuse prosegue, dopo la prova dell’email inviata dalla Regione Lombardia in cui chiedeva il ricalcolo dell’indice Rt in base con i dati aggiornati, tra Regione Lombardia, Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità. Quest’ultimo infatti per la seconda volta in pochi giorni ha pubblicato un documento ufficiale con il quale elenca tutti gli errori fatti dalla Lombardia.

Dal documento emergono 54 segnalazioni ignorati dai tecnici lombardi: “Dal mese di maggio 2020 l’Iss ha inviato 54 segnalazioni di errori, incompletezze e/o incongruenze alla Regione Lombardia, l’ultima delle quali in data 7 gennaio 2021tra i quali il 50% di “casi incompleti per la sintomatologia” contro il 2,5% del resto d’Italia. 

Leggi anche: 🛑 Zona rossa per errore. L’EMAIL della REGIONE: RICALCOLATE l’Rt

# Fontana insiste sul sentimento anti-lombardo dell’ISS: “L’Istituto sposta il tiro, è una parte politica“. E aggiunge: “L’errore è da imputare all’algoritmo

Credits: ilgiorno.it – Attilio Fontana

Il presidente Fontana non intende cedere di un millimetro e anzi è convinto che l’Istituto Superiore di Sanità sia spinto da un sentimento anti-lombardo “continua a spostare il tiro da quello che è il vero tema, ovvero il mal funzionamento dell’algoritmo per il calcolo dell’Rtcon uscite che avrebbero l’unico obiettivo di attaccare la Lombardia: “Non solo dal governo, ma ora anche da quello che dovrebbe essere un organo terzo come l’Istituto Superiore di Sanità e che invece veste sempre più i panni di una parte politica“. Rimando inoltre fiducioso che i giudici diano ragione all’operato dei tecnici lombardi: “Aspettiamo fiduciosi il giudizio del Tar del Lazio per dimostrare che abbiamo ragione noi

# La vice presidente e assessore al Welfare lombardo Moratti: “Le modalità con le quali i ministri Speranza e Boccia continuano a ribaltare su di noi errori che non abbiamo commesso dimostrano l’esistenza di un pregiudizio


La vicepresidente lombarda Moratti ci tiene a ribadire i meriti della Lombardia nell’uscita dalla zona rossa: “se siamo usciti dalla zona rossa è perché abbiamo chiesto di rivalutare i dati forniti e perché abbiamo scelto la strada del ricorso al Tar”. Aggiungendo che il governo accusa la regione, dopo che è stato lo stesso assessore al Welfare a segnalare gli errori nei dati, senza essere disposta al dialogo: ho studiato i dati e ho notato elementi non coerenti sia rispetto al numero dei contagiati ogni 100mila abitanti che al tasso di ospedalizzazione. I contagi erano inferiori di quelli di altre regioni e sotto la media nazionale. Ho chiesto un confronto col ministero e uno slittamento di 48 ore della decisione sulla zona rossa. Il ministro Roberto Speranza non l’ha concesso. E pretendeva, anzi, che ammettessimo che l’errore era nostro”.

La Moratti intravede una sorta di pregiudizio e attacco gratuito contro la regione da parte del governo: “Vedo che le modalità con le quali i ministri Speranza e Boccia continuano a ribaltare su di noi errori che non abbiamo commesso dimostrano l’esistenza di un pregiudizio e di un attacco ancora in corso. E lo dico con grande dispiacere, perché ho sempre lavorato con lo spirito della collaborazione istituzionale. Stavolta vedo che è difficile farlo”.

Rimane ancora da attendere l’esito del ricorso al Tar del Lazio presentato la scorsa settimana, solo per la parte relativa l’accertamento della realtà storica degli eventi, contro l’ordinanza del 16 gennaio che istitutiva la zona rossa in Regione Lombardia. Finora gli indizi emerse sembrerebbero dare torto a Fontana che rimane invece convinto del contrario: mera difesa ad oltranza o il governo sta facendo da scaricabarile?

Fonti: Milano Today, Il Giornale

Continua la lettura con: Sorpresa! Rt in Lombardia era SBAGLIATO. Governo e Regione si rimbalzano la colpa. Di chi è l’ERRORE?

FABIO MARCOMIN

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Milano da terra di mezzo a terra di nessuno

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milano capitale imperiale

Pensiero del giorno. In questo momento in cui si evidenziano le frontiere e le divisioni, Milano da centrale è diventata periferica.

Milano nasce come terra di mezzo, al centro dei traffici e degli interessi. Nel suo nome ha insito di essere al centro ma in questo momento si trova alla periferia dell’Italia e alla periferia dell’Europa. Non per sua scelta ma per effetto delle scelte degli altri.  
Milano ha sempre avuto il ruolo di porta di accesso all’Italia per l’Europa. Se uno deve accedere in Italia deve passare da Milano. Vale sia dal punto logistico che culturale. Milano è un punto di mediazione tra due culture difficilmente conciliabili, l’Europa calvinista e quella mediterranea. Ma in questo momento Milano è terra di nessuno.

Questa pandemia ha portato Milano a un isolamento in Europa e un isolamento anche in Italia.
In Europa Milano soffre particolarmente perché la città che da sempre è nell’orbita delle grandi metropoli europee è stata tagliata fuori dalla chiusura delle frontiere e dei traffici.
Ma anche all’interno d’Italia la politica ha isolato la Lombardia come fosse appestata e ha gestito la crisi con una mentalità che non corrisponde a quella di Milano. La politica nazionale ha espresso una forte vocazione meridionalista ed è sbilanciata sull’idea non milanese di regalie, di bonus, di assistenzialismo. Cose che ai milanesi non interessano.

La Lombardia viene vista, anche per motivi politici, come un ostacolo all’Italia invece che come opportunità.
Si sta verificando l’opposto dell’effetto Expo: Expo è stato un modo per portare Milano al centro d’Italia, come hub dell’Italia per il mondo. Invece ora questa porta è stata chiusa.
Il fatto di essere per la prima volta tagliata fuori e messa in periferia potrebbe essere una grande opportunità.
Proprio perché è investita di meno responsabilità in questa funzione di mediatore che ha svolto sempre in modo generoso con l’Italia, ora Milano potrebbe pensare più a se stessa e approfittare di questo isolamento per rafforzare la sua identità e per affermare una sua reale centralità. Ponendosi lei al centro, non perchè messa da altri.
Che poi è il tema di Milano città stato.

MILANO CITTA’ STATO 

 

Lo SCHERMO che INDIVIDUA il Covid in un istante

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Credits: mfn.it

Una innovazione che potrebbe consentire di riaprire svolgendo una doppia funzione di screening delle persone e di messa in sicurezza di ogni locale aperto al pubblico. Così il sistema sanitario potrebbe concentrarsi sulla cura dei malati e sulla somministrazione dei vaccini. Ecco come funziona.

Lo SCHERMO che INDIVIDUA il Covid in un istante

# La tecnologia è basata su sensori al grafene che consentono di rilevare infinitesime alterazioni nelle onde e nei campi elettromagnetici 

Credits: mfm.it

La tecnologia applicata per la produzione di AISKOM è basata su sensori al grafene di esclusiva produzione grazie ai quali vengono rilevati infinitesime alterazioni nelle onde e nei campi elettromagnetici coinvolte nel grande spettro di analisi senza nuove emissioni. Nello specifico il sensore è in grado di effettuare il controllo di: batteri, salubrità, sostanze pericolose, allergeni, contaminazioni di corpi estranei, analisi del sangue, analisi dei batteri, analisi del corpo umano, sulla base di parametri, urgenti, salvavita o rutinari. ”

# La presenza dei nucleotidi virali del Covid-19 viene riconosciuta all’istante. Con questo totem in ogni struttura pubblica o privata si potrebbe riaprire tutto in sicurezza

La presenza dei nucleotidi virali del Covid-19 viene riconosciuta all’istante grazie al grafene e potrà essere utile anche per riconoscere virus futuri senza la necessità di alcun contatto fisico e soprattutto pur in assenza di sintomi quali febbre. Con questo Totem messo all’ingresso di qualsiasi struttura pubblica o privata come ospedali, scuole e università, teatri, cinema, ristoranti, bar, aziende e negozi si potrebbe riaprire tutto in sicurezza senza le restrizioni a cui siamo abituati. Infatti oltre a controllare in modo costante l’ingresso delle persone per identificare quelle potenzialmente infette, consente di monitorare se durante la permanenza all’interno dei locali in alcune di esse sia in atto l’insorgenza del virus. Con il controllo del numero di accessi permette anche di verificare le presenze per garantire una gestione dell’affollamento.

# Presentato ad Aprile 2020 allo Spallanzani di Roma, i test effettuati con i sensori confermavano la loro totale attendibilità confrontati con le analisi di laboratorio

Questa tecnologia si sarebbe potuta utilizzare già all’inizio della pandemia, facilitando il tracciamento delle persone positive, vista la difficoltà di eseguire tamponi di massa, per poi isolarle e non costringendo al lockdown milioni di persone. Ad Aprile 2020 in una presentazione del Totem all’Ospedale Spallanzani di Roma veniva dimostrato come i test effettuati con i sensori Aiskom, confrontati con i risultati di tamponi ed analisi cliniche di laboratorio, confermassero la totale attendibilità e corrispondenza degli esiti nei risultati rispetto agli esami clinici, e spesso discordanti con i tamponi. Gli stessi risultati erano stati avvalorati da indagini e test clinici effettuati anche da alcuni noti ospedali e cliniche lombarde.

# Un sorvolo aereo a Marzo 2020 sopra Brescia aveva “mappato” la diffusione del virus

Sorvolo areo Brescia Marzo 2020

La tecnologia con sensori al grafene era stata sperimentata a Marzo 2020 in larga scala sorvolando i cieli di Brescia mostrando la diffusione del virus in città, come si vede dall’immagine dove ogni puntino rosso corrisponde ad un soggetto positivo con preciso indirizzo, e le aree ad alta concentrazione in corrispondenza delle strutture di ricovero e del cimitero. Con un controllo di questo genere su tutte le aree più a rischio si sarebbe potuto avere un’arma in più per fermare la propagazione del virus a tutta la penisola isolando le città più colpite, quali appunto Brescia e l’area di Bergamo.

In questo video un esempio di come funziona: Video Schermo Anti Covid

Fonte: Ufficio Stampa Mfn.it

FABIO MARCOMIN

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METRO. La proposta di 5 CORSE NO STOP

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Duomo-Rho Fiera M1

Tutte le più importanti metropoli del mondo hanno corse express in alcune linee delle metropolitana per servire le destinazioni nevralgiche come aeroporti, stazioni dei treni e impianti sportivi. A Milano non ce ne sono. Ecco quelle che potrebbero essere più utili.

METRO. La proposta di 5 CORSE NO STOP

#1 M1 NO-STOP FIERA: da Duomo a Rho Fiera in meno di 10 minuti 

Duomo-Rho Fiera M1

Le stazioni di Rho Fiera e di Duomo M1 sono separate da 10,9 km e 15 stazioni. I treni della metropolitana impiegano quasi 35 minuti per collegarle. Istituendo delle corse no-stop in occasioni degli eventi fieristici quali Salone del Mobile o l’Artigiano in Fiera, mantenendo la velocità commerciale ci vorrebbero 27 minuti, poco più di 8 invece spingendo i convogli alla massima velocità di linea di 80 km/h.

#2 M4 NO-STOP AEROPORTO: da San Babila si potrebbe raggiungere Linate in 5 minuti

No stop San Babila Linate

I 7 km della tratta tra San Babila e Linate si percorreranno in circa 16-17 minuti quando la linea M4 entrerà in funzione. Saltando tutte le fermate, ma mantenendo la velocità commerciale di 30 km/h si accorcerebbe il tragitto a 13 minuti.. Se però si volesse fare una vera linea express arrivando alla velocità massima consentita di 80 km/h, con delle corse dedicate dal centro città al city airport basterebbero solo 5 minuti.

#3 M5 NO-STOP STADIO: da Garibaldi a San Siro in appena 5 minuti

Garibaldi San Siro no-stop

Oggi servono circa 20 minuti per i tifosi o spettatori di un concerto diretti allo Stadio di San Siro, in arrivo alla Stazione Garibaldi Fs, per percorrere il tracciato con la linea metropolitana M5 lungo le 9 fermate e 6,7 km. Delle corse no-stop alla velocità commerciale di 30 km/h ridurrebbero il tempo effettivo a 13 minuti, alla velocità massima consentita ne basterebbero solo 5.

#4 M3 NO-STOP STAZIONE: da Duomo alla Stazione Centrale in meno di 2 minuti

Duomo Centrale M3

Per transitare nelle 4 stazioni lungo i circa 2,5 km, che separano Piazza del Duomo dalla Stazione Centrale, i convogli della linea M3 ci impiegano 10 minuti contando le soste. Senza fermate intermedie spingendo la metropolitana sino alla massima velocità consentita di 80 km/h il viaggio durerebbe meno di 2 minuti, ammortizzando così anche il tempo necessario per accedere alle fermate in due stazioni così trafficate.

#5 M2 NO-STOP FORUM: da Cadorna al Forum di Assago in 6 minuti per Olimpia e concerti

Cadorna Assago No stop

La distanza tra le stazioni di Cadorna FS M2 e Assago Forum è di 8 km e 6 fermate, quindi ci vogliono poco più di 20 minuti di tempo per arrivare a destinazione contando il tempo di fermata e salita/discesa dei passeggeri. Eliminando le soste intermedie, alla velocità commerciale di 30 km/h si risparmierebbero 5 minuti, ma se si volesse davvero far arrivare i tifosi dell’Olimpia in tempi rapidi alle partite viaggiando a 80 km/h sarebbero necessari soli 6 minuti.

Leggi anche: METRO PARADE: la classifica dei CAPOLINEA più VICINI al centro di Milano

Continua la lettura: I 5 CAPOLINEA della METRO più LONTANI dal centro di Milano: il primo batte tutti i RECORD

FABIO MARCOMIN

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Il TEATRO FOSSATI di corso Garibaldi: dalle stelle alle stalle. Cosa è diventato oggi?

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credit: @glaucojp (instg)

Il Teatro diurno aperto da Carlo Fossati si trova in corso Garibaldi ma sotto un altro nome. Dagli spettacoli in dialetto milanese e a opere drammatiche fino a diventare un vero e proprio cinema. Cosa è diventato oggi?

Il TEATRO FOSSATI di corso Garibaldi: dalle stelle alle stalle. Cosa è diventato oggi?

# Dal dialetto milanese al drammatico. Il teatro diurno della Milano dell’epoca

Credits: ordinearchitetti.mi.it

Il Teatro Fossati fu aperto nel 1859 dall’industriale Carlo Fossati in corso Garibaldi. Nasce come teatro diurno caratterizzato da una sala aperta verso il cielo e un’intelaiatura di ferro con assi di vetro a farne da lucernario. La programmazione alternava spettacoli in dialetto milanese con un repertorio drammatico. Uno degli attori più noti esibitosi sul palco del teatro fu Edoardo Ferravilla, capace di intrattenere gli spettatori con i suoi spettacoli nel dialetto cittadino. Fu anche il primo teatro in Italia a usare come illuminazione l’energia elettrica. 

# Se Sa Minga e i fatti del giorno

Credits: milanovarieta.it

Nel 1866 il Teatro Fossati ospitò Se Sa Minga, la prima rivista dialettale di rilievo nel nord Italia. Questo gli consentì di incrementare ulteriormente la sua fama a livello cittadino e non solo. Lo spettacolo orchestrato da Antonio Carlos Gomes per l’aspetto musicale e Antonio Scalvini per quanto riguarda i testi, fu musa ispiratrice per numerose repliche in altri teatri della città anche se necessitava di aggiornamenti di copione sui fatti del giorno riportati al pubblico con una leggere ironia.

# Da Teatro a Cinema

Credits: wikipedia.org

Nel 1904 il teatro venne acquisito dalla Società Suvini Zerboni che aggiunse al cartellone ulteriori spettacoli come le operette e qualche rivista. Nel 1925 fu trasformato in cinema dove quotidianamente venivano riprodotti film e avanspettacolo, genere di spettacolo teatrale comico sviluppatosi in Italia fra gli anni trenta e gli anni cinquanta.

# La morte e la rinascita del “piccolo” Teatro Fossati

Credits: claypaky.it

Esattamente 25 anni dopo venne convertito in cinema ma il suo successo e la sua notorietà videro consumarsi lentamente al punto che nel 1970 chiuse i battenti. Nel 1986 però ci fu un ulteriore novità. Il Teatro Fossati riapre con un nuovo nome, il “Piccolo Teatro Studio”, e da quel giorno diventerà lo spazio dedicato agli allievi della Scuola di Teatro del Piccolo. 

Fonte: milanovarieta

Continua la lettura con I 10 SEGRETI che si nascondono nel TEATRO ALLA SCALA, il tempio della lirica mondiale

MARCO ABATE

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🛑 Allo studio il FRECCIAROSSA della NOTTE: MILANO-REGGIO CALABRIA

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Credits: lcnews24.it

Tempi dimezzati rispetto all’Intercity con servizio cuccetta. Il viaggio da Milano fino a Messina, compreso l’aliscafo, durerebbe solo 10 ore. La proposta di Trenitalia nel dettaglio.

🛑 Allo studio il FRECCIAROSSA della NOTTE: MILANO-REGGIO CALABRIA

# Il servizio giornaliero è in servizio da giugno 2020. Il difetto? Troppe fermate

Credits: lcnews24.it

Il servizio ferroviario di Italo e Trenitalia dell’alta velocità dal Nord Italia fino a Reggio Calabria è partito a giugno del 2020, con l’unico difetto di avere troppe fermate al sud e quelle doppie nelle grandi città, da Napoli a Torino. Trenitalia ha ora in valutazione l’introduzione di nuovi collegamenti FrecciaRossa Reggio Calabria – Milano/Torino anche di notte, con fermate solo a Villa San Giovanni, Lamezia, Paola, Firenze, Bologna e Reggio Emilia.

# Aperto un sondaggio rivolto ai clienti abituali per capire l’interesse della tratta notturna

Credits: trainline.com – Servizio ristorante formula Executive

Prima della partenza di questo nuovo sevizio Trenitalia sta conducendo un sondaggio sulle abitudini di viaggio e sull’interesse verso nuovi collegamenti dei clienti che hanno viaggiato da/per la Calabria e la Sicilia, chiedendo loro con quali servizi e a quali prezzi sarà disponibili a usufruirne. I treni utilizzati saranno i Frecciarossa Etr 500 nei quali il servizio di ristorazione sarà operativo dalle 5 del mattino all’1 di notte, con il kit notte composto da cuscino poggiatesta, mascherina e tappi, oltre alla colazione, e per chi opta per la formula Business e Executive.

# La durata del viaggio si dimezza rispetto agli Intercity, da 19 a 10 ore da Milano a Messina, ma senza il servizio cuccetta

Credits: mondointasca.it

La tratta notturna attualmente è coperta dagli Intercity notte con il servizio cuccetta, mentre il servizio fornito dal FrecciaRossa prevedrebbe solo poltrone reclinabili con il vantaggio del dimezzamento dei tempi: l’Intercity Notte impiega 19 ore da Messina a Milano mentre il Frecciarossa Notte, considerando il collegamento in aliscafo, impiegherebbe 8 ore per Firenze, 9 per Bologna/Reggio Emilia, 10 per Milano e 11 per Torino.

Fonte articolo: tempostretto.it

MILANO CITTA’ STATO

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