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Il RISTORANTE più ECONOMICO di Milano: MENU completo a soli 8 EURO

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Credits: tripadvisor - Trattoria La Pergola

Qual è il ristorante più economico di Milano? Questo il risultato della ricerca. Il livello della cucina è nella media, ma i prezzi sono davvero imbattibili. Ecco dove si trova.

Il RISTORANTE più ECONOMICO di Milano: MENU completo a soli 8 EURO

# La trattoria con cucina italo-cinese “La Pergola” è il ristorante più economico in città

Credits: tripadvisor – Trattoria La Pergola

Il livello della cucina di questa trattoria italo-cinese “La Pergola” è nella media, da quanto si può evincere dalle recensioni su tripadvisor. La filosofia del locale è quella di tenere i prezzi più bassi possibili per avere il locale sempre pieno e sfruttare quindi il ricambio rapido dei clienti. Ecco i prezzi da record.

# Il menu tutto compreso costa solo 8 euro, sia a pranzo che a cena

Trattoria La Pergola

Il menu completo con coperto, primo, secondo, contorno e 1/2 litro d’acqua o 1/4 di vino costa soli 8 euro sia a pranzo che a cena, e fino a qualche anno fa di euro ne bastavano 6,80. Aggiungendo pochi centesimi poi si possono ordinare i piatti speciali e con soli 2 euro in più si può avere il dolce. Secondo molte recensioni il cestino del pane è sempre pieno e i primi sono abbondanti.

Credits: tripadvisor – Menu La Pergola

Nel listino della cucina cinese, il piatto più costoso supera di poco i 5 euro, per un piatto di pasta non si arriva a 4. Il ristorante si trova nella periferia nord-ovest della città, nel Gallaratese, nelle vicinanze della metro M1 di San Leonardo e del nuovo quartiere di Cascina Merlata.

   

Continua la lettura con: Il BAR più ECONOMICO di Milano. Un caffè? 50 centesimi

FABIO MARCOMIN

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🛑 La BICOCCA va alle MALDIVE

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credit: zeropixel.it

La Bicocca da anni si è trasferita alle Maldive, all’insaputa di molti. A breve però avverrà un importante accordo: aumenterà la fama del Centro?

La BICOCCA va alle MALDIVE

Non tutti sanno che nel 2009 è stato inaugurato un importante centro di ricerca marina e alta formazione dell’Università Milano-Bicocca alle Maldive. Oggi, a 12 anni dall’inaugurazione ufficiale, l’Ateneo è pronto a diventare partner del Governo Maldiviano per la salvaguardia della barriera corallina. Nonostante il MaRHE Center proponga workshop e attività di fama internazionale, moltissimi milanesi non sanno neppure della sua esistenza.

# Perché costruire un centro alle Maldive?

credit: marhe.unimib.it

Perché proprio alle Maldive? Perché costruire un intero centro di ricerca che può ospitare fino a 40 persone, proprio qui? La frase “il fine giustifica i mezzi” può essere utilizzata per spiegare la creazione del MaRHE. Lo scopo del centro, infatti, è quello di svolgere attività di ricerca e didattiche nel campo delle scienze ambientali e biologia marina, scienze del turismo e della geografia umana; e dove costruire un centro con questo scopo se non in un ambiente come quello maldiviano, fragile e in costante cambiamento a causa dei cambiamenti climatici e del turismo di massa?

# Ricerca high-tech nel paradiso maldiviano

credit: marhe.unimib.it

L’Università ha saputo creare un centro che unisce la ricerca universitaria all’amore per il mare, offrendo opportunità altrimenti impensabili restando a Milano: progetti di ricerca che includono barriere coralline e immersioni subacquee nelle acque maldiviane, per non parlare degli studi di geografia umana e scienze del turismo a contatto diretto con le popolazioni locali. Tutto questo, che può sembrare apparentemente come una vacanza in un resort esclusivo, è solo una faccia della medaglia. L’altra faccia è costituita dagli avanzatissimi laboratori high-tech per svolgere la migliore attività di ricerca possibile. Già questo dovrebbe essere motivo di vanto a livello nazionale e non solo cittadino, ma a breve il centro diventerà molto di più.

# CorallaMIB: la Bicocca parteciperà alla salvaguardia della barriera corallina

credit: marhe.unimib.it

Il 24 febbraio verrà sottoscritto un accordo tra il Governo Maldiviano e l’Ateneo milanese che ci rende tutti indirettamente partecipi della salvaguardia della barriera corallina. Il progetto di ricerca, chiamato CorallaMIB, si svolgerà interamente nel centro sotto la supervisione del team di ricerca del centro, costituito principalmente da professori, ricercatori e studenti dell’Università Bicocca, pur essendo aperto a partecipanti internazionali.

Anziché essere motivo di orgoglio, all’insaputa di molti da anni l’Ateneo statale milanese contribuisce allo studio della barriera corallina (e non solo), e a breve diventerà ufficialmente parte del suo restauro. Si spera che questo nuovo accordo dia al Centro e all’ottimo lavoro svolto dall’Ateneo la giusta visibilità, aumentando anche il senso di responsabilità ambientale cittadino e nazionale.

Leggi anche: Le 5 CURIOSITÀ più incredibili sulle UNIVERSITÀ milanesi

ROSITA GIULIANO

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Aiuto, ci siamo dimenticati l’AMBIENTE: 1 miliardo di mascherine da smaltire in Italia ogni mese

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Credit: @forthefeelfashion

Il 2019 era iniziato come l’anno della consapevolezza ambientale: dai fridays for future alla dichiarazione di 1288 amministrazioni dello stato di “emergenza climatica”.

Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno delle decisioni da prendere ma poi la pandemia Covid-19 ha cambiato le carte in tavola e ancora una volta il problema ambientale ritorna all’ultimo posto. Cerchiamo di fare chiarezza sulle conseguenze ambientali di questa pandemia.

Aiuto, ci siamo dimenticati l’AMBIENTE: 1 miliardo di mascherine da smaltire in Italia ogni mese

# L’unica buona notizia

Credit: it.euronews.com – inquinamento Cina 2020

Per il momento rimane stabile la diminuzione delle emissioni di CO2 dovuta ai continui lockdown nel mondo.

La media per il 2020 è attorno al 7 per cento, una percentuale di decrescita mai vista dai tempi della Seconda guerra mondiale. Anche per il 2021 si prevede una diminuzione altrettanto sensibile.

Nei mesi di lockdown le persone sono rimaste più a casa del solito riducendo così gli spostamenti, per non parlare della riduzione del traffico aereo che è uno dei problemi più grandi a livello ambientale.

Tuttavia, per quanto le emissioni di alcuni gas serra siano diminuite, questa riduzione è solo una piccola parte di tutto quello che influisce sul nostro ambiente.

Non sarà infatti un anno di lockdown a bilanciare decenni di danni ambientali accumulati.

Per verificarsi un calo permanente del gas serra ci vorrebbe un vero e proprio cambiamento nella struttura economica e produttiva e non penso che questo sia nei piani del mondo.

L’obiettivo di tutti sembra essere infatti quello di tornare allo stato originale il prima possibile senza pensare che, lo stato originale che tanto rincorrono, fosse a livello ambientale una vera e propria catastrofe.

# L’impatto della pandemia sull’ambiente: il ritorno della plastica

Dai menù usa e getta ai guanti di plastica, dai packaging dei take away alla vendita online, la pandemia ha fatto tornare prepotentemente la plastica usa-e-getta che tanto volevamo togliere nel 2019.

A dimostrarlo i dati del mercato dei packaging: dai 909 miliardi di dollari del 2019 agli oltre 1.000 miliardi di dollari del 2021, in crescita di oltre il 10% in un solo anno. 

# Mascherine e guanti

Credit: @emanuela_bognanni

Le mascherine e i guanti stanno diventando una fonte di inquinamento molto grave.

Il consumo mensile nel mondo è di 129 miliardi di mascherine e 65 miliardi di guanti, in Italia siamo a un miliardo di mascherine e 500 milioni di guanti.

Cifre enormi che però non stupiscono, basta infatti camminare per strada per rendersi conto di quante mascherina e guanti vengano gettati per terra.

Leggi anche: 13 milioni di mascherine agli studenti ogni giorno: sarà il più grande e sottovalutato DISASTRO AMBIENTALE d’Italia?

# Diminuire l’inquinamento in Italia

In Italia il consumo mensile di mascherine tocca il miliardo.

Partendo dal presupposto che le mascherine vanno usate, ci sono dei provvedimenti che potrebbero almeno ridurre l’inquinamento di questi dispositivi, ahimè, necessari.

Il primo passo è appellarsi al buon senso delle persone nello smaltimento delle mascherine.

Camminando per strada è facile rendersi conto di quanti siano i dispositivi di protezione che non vengono smaltiti nel mondo corretto dai cittadini ma questo non basta.

Se solo l’1 per cento delle mascherine venisse smaltito in modo non corretto (percentuale molto bassa rispetto alla realtà), avremmo comunque 10 milioni di mascherine al mese disperse nell’ambiente.

Dividendo la colpa tra cittadini incivili e chi non si è preoccupato di trovare un modo per gestirle e smaltirle, il problema rimane.

Le mascherine usa e getta sono una grande parte delle mascherine vendute in Italia.

Il nostro Paese risulta inoltre l’unico al mondo a dare mascherine usa e getta a tutti gli studenti ogni giorno (13 milioni ogni giorno), mettendo così il carico da novanta sull’impatto ambientale, come purtroppo avevamo ipotizzato lo scorso settembre in questo articolo: 13 milioni di mascherine agli studenti ogni giorno: sarà il più grande e sottovalutato DISASTRO AMBIENTALE d’Italia?

Che sia un modo intelligente e consapevole di smaltire un quantitativo così grande di dispositivi di sicurezza o la distribuzione di mascherine riutilizzabili, una soluzione va trovata.

La pandemia prima o poi finirà, ma il rischio è che ceda il posto a un’emergenza ambientale impossibile da risolvere.

Fonti: nonsprecare.it

Continua la lettura con : Milano tra le prime al mondo nell’INQUINAMENTO dell’ARIA. Le nostre 10 proposte per tornare a RESPIRARE

ARIANNA BOTTINI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

In un anno il DEBITO PUBBLICO è aumentato di 159 miliardi di euro: il doppio del finanziamento a fondo perduto del Recovery

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Credits: Bankitalia

Il 2020 è stato un anno terribile, anche dal punto di vista economico. L’Italia ha chiuso con un debito pubblico di 2.569 miliardi di euro, 159 miliardi in più rispetto al 2019. Pur non trattandosi di un nuovo record, è una cifra che preoccupa molti. Che cosa accadrà ora con i fondi europei per la ripartenza?

In un anno il DEBITO PUBBLICO è aumentato di 159 miliardi di euro: il doppio del finanziamento a fondo perduto del Recovery

# Nel corso di un anno, il debito pubblico italiano è aumentato di ben 159 miliardi di euro, ma il FMI non è preoccupato

Credits: Bankitalia

Dicembre è un mese di calo per il debito pubblico. Il primato storico italiano resta ad ottobre 2020, dove il debito ha raggiunto quota 2.587 miliardi di euro. Non che la chiusura sia stata delle migliori: è stato dichiarato un aumento di 159 miliardi di euro rispetto al 2019.

Dunque, in Italia il debito è salito al 157,5% del PIL nel 2020 e le previsioni che, come tali, restano pur sempre delle stime, dicono che quest’anno crescerà ancora, arrivando al 159,7% del PIL.

Ma, nonostante tutto, il Fondo Monetario Internazionale non è preoccupato della situazione, definendo il debito “sostenibile”.

# Seppur il debito sia “sostenibile”, l’Italia deve mettersi alla prova con investimenti produttivi che accelerino la riduzione del debito

Per il FMI l’aumento del debito pubblico nel 2021 è “sostenibile” grazie ai tassi di interesse bassi e alla ripresa della crescita economica che si spera avverrà. Infatti, è ovvio che ci sia un aumento generalizzato del debito pubblico a livello mondiale, soprattutto in seguito ai 14.000 miliardi di euro stanziati per far fronte alla pandemia.

Ma ci vuole prudenza. Lo stesso responsabile di Fiscal Monitor, Vitor Gaspar, afferma sia essenziale che l’Italia utilizzi “le risorse del Recovery Fund per finanziare progetti di alta qualità che rafforzino le prospettive di crescita, facilitino una transizione verso un futuro verde e digitale e accelerino la riduzione del debito”.

Parole che, ovviamente, fanno eco a quelle della BCE, per la quale i fondi del Next Generation European Union devono essere impiegati ottimamente in investimenti pubblici produttivi che aumentino anche il prodotto reale dell’Eurozona nel medio termine. Un modo per mettere alla prova la capacità istituzionale di alcuni paesi di selezionare e realizzare progetti fattibili.

# I vincoli di bilancio sono già stati definiti, ma la questione è stata riaperta

Tutti sappiamo che il Recovery Plan è il piano per la ripresa che spiegherà all’Europa come utilizzeremo i 200 miliardi di finanziamento, di cui 80 miliardi a fondo perduto.

Ma quali sono i vincoli di bilancio?

Governo e parlamento li avevano già definiti nella Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza fissando, di fatto, il sentiero del debito pubblico dal 2021 al 2023.

Quello che ci si aspetta è una lenta discesa del debito da un livello record del 2020 al 152% del PIL nel 2023.

Ma, nonostante l’approvazione, la questione è stata riaperta.

# Gli effetti del Recovery Fund sul debito pubblico: ce lo possiamo permettere?

C’è chi ritiene che tutti i 200 miliardi del fondo debbano aggiungersi al sentiero del debito pubblico fissato dalla Nota di Aggiornamento. Questo comporterebbe una crescita del debito che grava sulla nostra testa di altri 120 miliardi nel corso degli anni.

È ovvio chiedersi: ce lo possiamo permettere?

È vero che ci stiamo indebitando a tassi di interesse bassi o nulli, ma resteranno stabili nel tempo? Non è di certo semplice prevederli con esattezza nel medio-lungo periodo.

Anche lo spread dell’Italia rispetto ai tassi di paesi a zero rischio è ora moderato dagli interventi delle istituzioni europee e dall’acquisto della Banca d’Italia, per conto della BCE, di più di 150 miliardi di euro di titoli pubblici italiani. Ma per quanto andranno avanti gli acquisti di titoli di stato da parte della BCE e per quanto tempo prevarrà questo clima solidale?

# Gli errori di previsione potrebbero essere fatali soprattutto per le generazioni future

L’unica cosa certa è che i vincoli macroeconomici esistono e, con un debito pubblico vicino al 160% del PIL, gli errori di previsione sui tassi di interesse possono essere fatali.

Già quest’anno il nostro debito sarà molto probabilmente superiore rispetto a quello previsto. Ma, anche se così non fosse, la Nota di Aggiornamento dichiara comunque un debito superiore al 150% del PIL fino al 2023. Quindi per 5 anni di fila, qualcosa che, in Italia, non succedeva dagli effetti delle due guerre mondiali.

Aggiungere 120 miliardi di debito con progetti che, ex-ante, saranno pro crescita, verdi, digitalizzati, ma di cui non si possono conoscere fin da ora le conseguenze, fa la differenza per la prossima generazione, per l’appunto la Next Generation, che, quel debito, dovrà ripagarlo.

Fonte: www.lagone.it, osservatoriocpi.unicatt.it

Continua la lettura con: Il DEBITO ITALIANO ha CAMBIATO MANI: a chi DOBBIAMO ora i nostri SOLDI?

ALESSIA LONATI

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La pantera nera

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Tre comuni pugliesi hanno vietato le attività in campagna perché è stata avvistata una pantera nera.
La notizia non è che ci sia la pantera ma che sia ritenuto normale vietare alla gente di andare in campagna perché è stata vista una pantera.

Se i comuni sono responsabili della vita delle persone allora lo devono essere sempre, non possono esserlo solo quando vogliono loro. Il Comune è responsabile della salute delle persone? Se è così allora deve indagare su tutti i pericoli che ci sono anche a livello individuale e rispondere di qualunque cosa avvenga.

Ma non è solo questo. La gente dovrebbe essere sconvolta da questa notizia. Anche perché se applicassero la stessa logica in Svezia o in Canada non si dovrebbe più uscire di casa perché ci sono gli orsi, lo stesso per gli stati africani per le bestie feroci o l’Australia dove ci sono i serpenti più velenosi del mondo. Per non parlare dell’Himalaya dove si può perfino incontrare lo yeti.
Ormai in Italia qualunque motivo va bene. Basta che stai chiuso in casa.

Continua la lettura con: lo sci immaginario

MILANO CITTÀ STATO

La SPIAGGIA dei DIAMANTI

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Nel sud est dell’Islanda, in prossimità della laguna glaciale, esiste un luogo surreale che ha reso i film di fantascienza realtà.

Sto parlando della spiaggia dei diamanti, uno tra i più suggestivi spettacoli naturali del mondo.

La SPIAGGIA dei DIAMANTI

# Il viaggio dei diamanti

Credits: @blondrienne

Il viaggio di questi diamanti di ghiaccio inizia quando si staccano dal ghiacciaio Breiðamerkurjökull per poi finire nella laguna Jökulsárlón.

Qui vengono levigati dalle onde del Nord Atlantico prima di essere portati a riva sulla spiaggia nera Breidamerkursandur.

Questa distesa di sabbia nera è invasa da traslucide sculture di ghiaccio che scintillano al sole come se fossero diamanti.

Non a caso, questa spiaggia prende il nome di “Diamond Beach”, la spiaggia dei diamanti.

# Uno spettacolo unico

Credit: @icelandincredible

La sabbia nera, di origine vulcanica, grazie alla sua caratteristica colorazione scura accentua ancora di più i colori e i riflessi dei blocchi di ghiaccio.

Così la sensazione che ha chi si trova davanti a questo spettacolo naturale è  quella di essere davanti ad una distesa di pietre preziose.

Molti blocchi hanno colori accessi che vanno dal blu al turchese e questo ha reso questa spiaggia una meta molto ambita per tutti gli amanti della fotografia che si appostano dalla prima ore dell’alba per vedere i diamanti di ghiaccio prendere vita di tutte le loro tonalità.

# Sede del mondo del futuro

Credits: @interstellarmovie

Il film pluripremiato Interstellar è stato filmato vicino al ghiacciaio Svínafellsjökull e alla spiaggia dei diamanti.

Uscito nel 2014, interpretato da Matthew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain e Michael Caine, il film diretto da Christopher Nolan, narra di un gruppo di astronauti che viaggiano attraverso un buco spazio-temporale in cerca di una nuova casa per l’umanità.

Quale paesaggio se non questa spiaggia futuristica e surreale poteva creare l’ambientazione perfetta per lo spazio?

# Consigli di viaggio

Credits: @officinetravelbari

La Jökulsárlón è in genere accessibile tutto l’anno, ma d’inverno potrebbe esserci qualche disagio legato al maltempo soprattutto per le bufere di neve.

La spiaggia di diamanti e la laguna glaciale di Jökulsárlón si trovano a circa 380 km da Reykjavík, in macchina ci vogliono almeno 5 ore di viaggio.

Si può anche visitare la laguna e la spiaggia dei diamanti prenotando un tour organizzato in autobus.

Quello che è certo è che se ci si trova in Islanda non si può non fare tappa nella spiaggia dei diamanti, il luogo che rende il confine tra realtà e finzione quasi invisibile.

Fonti: viaggioinislanda.it

CONTINUA LA LETTURA CON : L’ISLANDA d’Italia è a meno di due ore da Milano

ARIANNA BOTTINI

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L’altopiano di Asiago e la prima Federazione di Comuni della storia

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Credits: @maurizio_1202 (INSTG)

Al confine tra Veneto e Trentino Alto Adige, nel cuore delle Prealpi Vicentine, sorge l’Altopiano di Asiago, conosciuto anche come l’Altopiano dei Sette Comuni, una delle zone di montagna più famose in Veneto. Pochi sanno che qui è nata la prima Federazione di Comuni della storia.

L’altopiano di Asiago e la prima Federazione di Comuni della storia

Devo per forza essere di parte, parlando di Asiago e in generale dell’Altopiano, in quanto mia mamma è nata proprio lì 80 anni fa, precisamente a Cesuna (nel comune di Roana). Per me Asiago è sempre stato sinonimo di “andiamo in montagna”, da quando avevo un mese di vita, fino a quando ho potuto scegliere in autonomia dove trascorrere le mie vacanze. Dalla pianura padana, lato veneto, l’altopiano è forse una delle località di vacanza montane più comode in assoluto: mezz’ora di autostrada, mezz’ora di tornanti, fine. E’ infatti sufficiente imboccare la A31 “Valdastico” da Vicenza, raggiungere il suo “capolinea” nord a Piovene Rocchette, e poi salire il “costo”, nome con cui è nota la strada dai 10 tornanti che accompagna all’Altopiano. Strada molto, ma molto conosciuta e apprezzata dai motociclisti della zona. Se da piccolo era una meta fissa di ferie (rimanevo lì tutto il mese di agosto), più tardi l’Altopiano è diventato un classicone per trascorrere un week-end con gli amici o per i numerosi percorsi escursionistici che offre.

Credits: @MatteoPalma (INSTG) Vista dell’Altopiano innevato

# Due righe di storia: la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni

I sette comuni che compongono l’Altopiano di Asiago (Enego, Rotzo, Lusiana Conco, Foza, Asiago, Gallio, Roana), nel 1310 si unirono in una federazione denominata Spettabile Reggenza dei Sette Comuni che costituiva uno Stato autonomo: si tratta della prima Federazione al mondo paragonabile ad un moderno Stato federale. La Federazione nacque con due scopi principali: 1. Governarsi con la maggiore autonomia possibile 2. La difesa del territorio.

La storia della reggenza si è affiancata col tempo, alle vicissitudini della Repubblica Serenissima, e cadde ufficialmente, nel 1807, a causa della Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte.

In tempi più vicini, durante le due guerre mondiali, tutto l’Altopiano è stato colpito da tremendi avvenimenti. Durante la prima guerra mondiale è stato quasi tutto raso al suolo. Durante la seconda, la zona fu altrettanto teatro di gravi scontri tra partigiani e nazifascisti: eccidi, incendi, fucilazioni, devastazioni di varia gravità ne hanno scritto le più tristi pagine di storia.

# Due righe di geografia: il 90% del territorio è di “proprietà collettiva”

Il territorio dell’altopiano è formato da una conca centrale con altitudine media che si aggira intorno ai 1.000 metri. A nord si trova un secondo altopiano racchiuso da una serie di cime che gli fanno da corona e si elevano oltre i 2.300 metri di altezza, mentre verso Sud la conca è racchiusa da una serie di colli che scendono man mano verso la pianura Padana.

Nell’Altopiano si parlano ovviamente l’italiano e il dialetto veneto (con accento che al mio orecchio è particolarmente inconfondibile). In passato il territorio è stato inoltre abitato dalla minoranza etnica dei cimbri, motivo per cui, ancora oggi, si trovano delle reminescenze della lingua cimbra nel linguaggio colloquiale e nella toponomastica di tutta la zona. Infatti, tutte le località hanno il nome in italiano, a cui è affiancata la traduzione cimbra (Asiago diventa Slege, Gallio diventa Gèl, Roana Robaan e via dicendo).

Circa il 90% del territorio dell’Altopiano non è proprietà privata e nemmeno proprietà pubblica demaniale, ma è di proprietà collettiva, appartiene cioè agli antichi abitanti del luogo, ed è soggetto a regolamento degli usi civici ancor oggi riconosciuti dallo Stato.

# Ognuno dei Comuni è geloso della sua indipendenza

La salubrità dell’aria di cui gode, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua storia, il suo cibo, rendono l’Altopiano di Asiago una meta turistica visitabile tutti i mesi dell’anno, e difficilmente può deludere chi la visita.

Come già detto, per una buona fetta di veneti (diciamo per tutti coloro che vivono nella zona compresa tra Padova, Vicenza e Rovigo) Asiago è sicuramente il primo luogo che viene in mente quando si parla di montagna. Asiago è comoda da raggiungere e l’offerta turistica è molto varia. Ognuno dei comuni dell’Altopiano vanta una storia indipendente e ancora oggi conserva tesori culturali e folcloristici del tutto caratteristici. E’ per questo che chi “sale” sull’altopiano, può farlo per un semplice tour eno-gastronomico, per andare a sciare (quando permesso), per camminare tra i campi della Grande Guerra, per ammirare le sue bellezze naturalistiche.

Credits: @asiago.it (INSTG) Piazza Carli Asiago

# Cosa fare ad Asiago: la Grande Guerra

Come ho già scritto, l’Altopiano di Asiago è stato uno dei territori maggiormente segnati durante le guerre mondiali. Hemingway, Musil e Kafka hanno scritto pagine su Asiago, e ancora oggi si possono ripercorrere, immersi nella natura, le strade che hanno scritto la storia di Asiago. Le guide turistiche per escursionisti offrono infatti parecchi itinerari, molto facili ma altrettanto suggestivi, che permettono di vedere e toccare con mano intere pagine di storia (triste) del nostro passato. Oltre a seguire i numerosi itinerari lungo il fronte, è possibile visitare musei e luoghi della memoria, come i sacrari di Asiago, Pasubio e Tonezza del Cimone.

Credits: @asiago.it (INSTG) il Sacrario di Asiago
Credits: @asiago.it (INSTG): il Monte Cengio

# Dove sciare ad Asiago, ma non solo

500 chilometri di piste da fondo, 80 chilometri di piste da discesa e oltre 40 impianti di risalita. E’ questo il biglietto da visita di Asiago per quanto riguarda lo sport invernale. Anche se quest’anno non sembra proprio quello giusto per poter visitare l’Altopiano per sciare, l’offerta è, normalmente, molto buona e soprattutto comoda. Infatti, in soli 5 minuti di macchina dai centri di Asiago o di Gallio, si riescono a raggiungere le aree sciistiche più performanti della zona: Kaberlaba, Melette 2000, Monte Verena 2000, Val Formica-Cima Larici, Sciovie Biancoia di Conco.  Gli impianti permettono di andare ben oltre i 2000 metri di altitudine.

Gli amanti dello sci di fondo possono invece trovare ben 500 chilometri di piste a cavallo dei sette comuni per potersi finalmente rilassare lontano dallo stress della città.

A chi non scia, Asiago offre molte altre opportunità: sci d’alpinismopasseggiate con le ciaspoleequitazione invernalepattinaggio sul ghiaccio, pittoresche gare con cani da slitta, visite guidate (vi invito a spiare il sito www.guidealtopiano.com) all’Osservatorio Astronomico e Astrofisico di Asiago, nei musei o nella natura. Quando sarà nuovamente possibile, vi invito a passare due ore al Palaghiaccio per assistere dal vivo a una partita di hockey su ghiaccio: la squadra dell’Asiago è molto famosa e lo sport da queste parti è considerato molto importante!

Credits: @Venetosegreto (INSTG): L’Osservatorio astronomico di Asiago
Credits: @verena2000 (INSTG): Le piste del Monte Verena

# Cosa mangiare: L’ “Asiago”

Credits: @formaggioasiagodop (INSTG)

Di certo, chi non ha mai potuto visitare Asiago, conosce comunque questa parola per il delizioso formaggio che ha origine e viene prodotto proprio, fin dall’anno Mille, nell’Altopiano.

L’Altopiano di Asiago è caratterizzato da clima mite, aria e acqua pulite e una vegetazione ricca che fornisce il giusto nutrimento per i pascoli. Vicenza, Trento, una parte di Padova e Treviso. Solo il formaggio prodotto in questo territorio delimitato può fregiarsi del nome di Asiago DOP. Lo si può trovare in più varianti, da quello più fresco (almeno 20 giorni di stagionatura) a quello più stagionato (lo stravecchio, oltre 15 mesi di stagionatura). Il “Prodotto della Montagna”, qualità pregiata di formaggio Asiago, per fregiarsi di questa menzione, deve essere prodotto solo con latte di aziende agricole montane e trasformato interamente al di sopra dei 600 metri.

# Cosa mangiare: La tosella

Credits: @Tosella (INSTG)

E’ molto facile entrare in qualsiasi ristorante o agriturismo dell’Altopiano e farsi conquistare da un semplice piatto a base di formaggi dell’Altopiano. Se potete, vi consiglio di non resistere alla tentazione di un piatto a base di tosella. E’ un formaggio freschissimo tipico della zona, ancora pieno di siero, che deve essere consumato al massimo tre giorni dopo la sua produzione. Ha una consistenza molto particolare, quasi gommosa, viene tagliato a fette (tonde, rettangolari, quadrate, a seconda del casaro che la produce) e viene solitamente cotto alla piastra. La cottura crea attorno al formaggio una crosticina che lo rende unico. Accompagnato solitamente da funghi e polenta, è un piatto irresistibile. Ripeto: non le resistete!

Credits: paesionline.it, asiago.it, dovesciare.it

Continua la lettura con: Una tradizione curiosa: i labirinti del Veneto

LUCIO BARDELLE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

10 cose che ogni CANDIDATO SINDACO di Milano farà per conquistare voti

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A meno di rinvii causa Covid, questa tarda primavera si terranno le elezioni amministrative a Milano. Ma cosa dovrebbe fare un candidato sindaco per conquistare i suoi cittadini? Ecco 10 idee che non dovrebbe lasciarsi sfuggire.

10 cose che ogni CANDIDATO SINDACO di Milano farà per conquistare voti

#1 Andare allo stadio

Credits: @milan.news.central IG

Considerando che deve ovviamente essere un supporter di una delle due squadre meneghine, il futuro sindaco dovrà farsi immortalare con sciarpa della propria squadra e, possibilmente, con vicino un bambino avvolto nella bandiera dei suoi beniamini. Sindaco tifoso ma con classe.

#2 Uscire con i City Angels

Credits: @mariofurlanofficial IG

In realtà, la vera chicca è una foto con Stone, al secolo Mario Furlan, giornalista e formatore nonché vero angelo di Milano e fondatore dei City Angels con i quali aiuta bisognosi e senza tetto, oltre che svolgere servizi di ordine pubblico per grandi aree di interesse. Immancabile nella collezione di immagini che lo proiettano verso l’elezione. Sindaco degli ultimi.

#3 Girare nelle periferie promettendo che saranno il nuovo centro

Credits: @navigliomartesana IG

Circondato da un capannello di persone e intento a raccogliere pareri dei cittadini, il futuro sindaco potrà dimostrare che, finalmente, sarà un primo cittadino diverso dai suoi predecessori (nel caso anche da se stesso). Non avrà a cuore solo le classi che possono assicurare introiti finanziari. Sindaco di periferia.

#4 Distribuire cibo ai bisognosi

Credits: www.ilgiorno.it

Il sociale è un argomento troppo importante e la più ghiotta delle immagini è farsi immortalare mentre si regala un pacco con degli alimenti ai più bisognosi. Anche servire a qualche mensa dei poveri è una fotografia che non può mancare. Certo, sarebbe meglio esibirne anche di più datate dove dimostra che è un’attività che ha già svolto in tempi non sospetti, ma non tutti sono San Francesco. Sindaco del bisogno.

#5 Girare con le forze di polizia

Credits: www.ilprimatonazionale.it

Vicino ai bisognosi sì, ma senza fare sconti alla sicurezza. Un punto nevralgico di Milano è la Stazione Centrale. Combatterne il degrado è un punto di forza. Indossando una giubba delle Forze dell’Ordine e felicemente armato di buona volontà, il nostro eroe si farà immortalare mentre dialoga con chi bivacca in zona e invita, con faccia autorevole ma compiacente, qualche spacciatore a redimersi. Sindaco della sicurezza.

#6 Prendere la metropolitana

Credits: www.milanotoday.it

Un film già visto altrove, con Primi Ministri intenti a leggere un quotidiano mentre si appoggiano a un paletto della metro o con attori holliwoodiani che cedono il proprio posto a chi ha bisogno di sedersi. Anche a Milano, il futuro primo cittadino non potrà esimersi dall’emulare gli illustri personaggi, dimostrando che preferisce il trasporto pubblico al posto delle auto blu. Sperando di non capitolare facendosi scorrazzare con un cingolato in una ZTL, magari in contromano. Sindaco metropolitano.

#7 Fare la spesa al supermercato

Credits: www.blogsicilia.it

Il milanese, per antonomasia, va all’Esselunga. Ma, per essere più politicamente corretto, il nostro eroe farà del proprio meglio per farsi ritrarre mentre adagia nel carrello di qualche discount una confezione formato famiglia di tenera lattuga di coltivazione biologica, possibilmente con i richiesti guanti monouso. È molto gettonato anche il possibile scatto mentre preleva dall’alto di uno scaffale una confezione di caffè gran risparmio per una tenera vecchietta troppo bassa per potersela prendere da sola. Sindaco del quotidiano. 

#8 Piantare un albero

Credits: www.nonsprecare.it

Maniche rimboccate e pala piantata saldamente nel terreno come un consumato agricoltore dell’inizio del ‘900, l’impavido candidato si mostrerà orgoglioso di dare una svolta green alla città. Arrivato in pompa magna in bicicletta, sfidando i pericoli del caotico traffico meneghino reso quasi ingestibile grazie a piste ciclabili disegnate direttamente a Hogwarts, dopo un corso accelerato di piantumazione spiegherà ai presenti come si posiziona un prugno considerando stagione, fase lunare e rotazione terrestre. Messo in bolla e rifinita la sistemazione, sarà pronto per brindare coi presenti all’apporto di ossigeno del quale noi tutti gioveremo. Sindaco Greta.

#9 All’uscita della chiesa

Credits: www.chiesadimilano.it

Che sia cattolico praticante, induista o mangiapreti, il futuro sindaco dovrà farsi pizzicare fuori da una chiesa perché, comunque vada e qualunque credo abbracci, l’immagine del bravo cristiano ci vuole sempre. Sarà per la messa, per un matrimonio oppure per un funerale, la chiacchierata con qualche interlocutore sulle scale di una chiesa è uno scatto che deve esserci nella galleria. Se poi è un comprovato fedele devoto di qualche Santo, chiude il cerchio e mette in tasca una cospicua dose di voti. Perché, checché se ne dica, un buon cattolico è sempre una persona che piace. Sindaco devoto.

#10 Raccogliere un rifiuto da terra

www.madiventura.it

Casualmente verrà osservato mentre raccatta un foglio o una lattina da terra e la butta nel bidone dell’immondizia. Se mai dovesse essere un fumatore, una di quelle razze vituperate e in via d’estinzione, il nostro eroe spegnerà il mozzicone sul lato apposito del contenitore della spazzatura per poi gettare il mozzicone, rigorosamente spento, nel cesto. Ma la bottiglietta raccolta nel prato supera qualunque punteggio e lo proietta come più spavaldo antagonista della piccola Greta, alla quale non invidierà le treccine ma la prima pagina del Times. Se proprio vuol fare lo sborone, e per un milanese ci sta, tenterà un improbabile tiro da tre punti per infilare il pezzo di plastica direttamente dai 7 metri, dimostrando le sue famose doti ginniche. Ovunque vada a finire la bottiglietta, avrà ottenuto molta simpatia. Sindaco a impatto zero.

Continua la lettura con: La TOP 5 dei SINDACI della storia di Milano

ROBERTO BINAGHI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

A BOLOGNA torna il TRAM: le 4 nuove linee in arrivo

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Credits: untramperbologna.it - Le 4 linee in progetto

L’ultimo anno in cui un tram ha percorso le strade del capoluogo emiliano è stato il 1963, sono passati quasi 60 anni. La prima linea inaugurerà nel 2026 e passerà per il centro. Come sarà tutta la rete in futuro.

A BOLOGNA torna il TRAM: le 4 nuove linee in arrivo

# Dopo oltre 60 anni una nuova rete tranviaria nel capoluogo emiliano

Credits: sestopotere.it

A fine del 2019 nel documento del PUMS approvato della Città Metropolitana di Bologna, oltre una rete portante del trasporto pubblico metropolitano basata sul Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM), è stato inserito un nuovo sistema di trasporto rapido di massa di tipo tranviario per l’area urbana di Bologna integrato con il trasporto pubblico su gomma. Nel capoluogo emiliano, dopo oltre 60 anni dall’ultimo tram in servizio, verrà costruita quindi una nuova rete cittadina tranviaria con mezzi lunghi dai 32 ai 42 metri, capaci di trasportare dai 220 ai 290 passeggeri.

# La rete nel 2030 sarà composta di 4 linee: rossa, verde, gialla e blu. La lunghezza sarà di 57 km con 300.000 passeggeri giornalieri trasportati a regime

Credits: untramperbologna.it – Le 4 linee in progetto

La rete dovrebbe essere completata entro il 2030: 57 km di binari, 300.000 passeggeri a regime e 4 linee interconnesse tra di loro. Ecco quali sono: 

  • Linea Rossa: Terminal Emilio Lepido–Terminal Fiera–Facoltà di Agraria/CAAB
  • Linea Verde: Corticella–Deposito Due Madonne
  • Linea Gialla: Rastignano–Casteldebole
  • Linea Blu: Casalecchio–San Lazzaro

I percorsi delle linee sono stati scelti prendendo in considerazione le direttrici principali e maggiormente cariche dell’attuale sistema di trasporto pubblico su gomma. La linea rossa sarà la prima a partire con i lavori, le altre linee della rete tranviaria entreranno in funzione gradualmente nei prossimi dieci anni. La linea blu è l’unica che potrebbe essere realizzata oltre il 2030. Ecco le linee in fase avanzata di progettazione.

# La linea rossa avrà 30 fermate lungo 16,5 km. Investimento di 509 milioni di euro, inizio lavori nel 2022 e inaugurazione nel 2026

Credits: .untramperbologna.it – Linea Rossa

La linea rossa vedrà partire per prima i lavori, nel 2022, perché sul suo percorso servirà importanti poli di attrazione della città: la sede della Ducati, la stazione del SFM di Borgo Panigale, il MAST e l’Opificio Golinelli, l’Ospedale Maggiore, il centro storico, la Stazione Centrale, l’Autostazione, la Regione e la Fiera, la zona del Pilastro e la zona della facoltà di Agraria, FICO, Meraville e CAAB. Il progetto esecutivo è stato presentato a fine del 2020 e sono già stati stanziati i 509 milioni di euro necessari.

Il tracciato prevede 30 fermate lungo 16,5 chilometri, con tre capolinea e corse ogni 4/5 minuti. Il tram impiegherà 52 i minuti per completare l’intero percorso da Borgo Panigale alla Facoltà di Agraria / CAAB e secondo le analisi caricherà tra i 80 a 110.000 passeggeri al giorno. “La linea rossa collegherà Borgo Panigale, capolinea ovest dove è prevista la realizzazione di un parcheggio scambiatore da 380 posti e un terminal di interscambio con le linee extraurbane, alla Facoltà di Agraria al Caab, con un’ulteriore diramazione dalla Fiera al parcheggio Michelino. Il capolinea della diramazione verso nord della linea sarà collocato nel Terminal Area Fiera che coinvolge il parcheggio di interscambio Michelino.” L’unico tratto in cui il tram sarà alimentato solo a batteria, per non inserire linee aree elettrificate, sarà il centro storico

# Il primo tratto della linea verde sarà esteso 7,4 km per 18 fermate

Credits: untramperbologna.it – Linea verde

La seconda linea che vedrà la luce sarà quella verde: il primo tratto avrà una lunghezza di 7,4 km, di cui 5,9 km su nuovo percorso e 1,5 km in sovrapposizione alla Linea Rossa per un totale di 18 fermate, di cui 4 in comune con la Linea Rossa. Il costo complessivo di questa infrastruttura sarà di 222 milioni di euro. Sono previsti un massimo di 32.000 passeggeri ogni giorno e una durata del viaggio di 25 minuti tra i 2 capolinea di Via dei Mille e di Corticella nel Comune di Castel Maggiore: il tracciato interesserà via dell’Indipendenza, via Matteotti e via Ferrarese.

Questo primo tratto della Linea Verde, per il quale prosegue la progettazione, andrà a servire una delle aree più popolose della città e sarà operativo entro il 2030. In fase di studio il prolungamento ulteriore a nord in direzione del centro di Castel Maggiore per un investimento aggiuntivo di 130-150 milioni di euro. In una fase successiva è previsto il prolungamento verso est fino all’altro capolinea di “Deposito Due Madonne”.

Per la linea gialla e blu devono essere presentati i progetti preliminari.

Fonte: untramperbologna.it

Continua la lettura con: La METROMARE, la metropolitana della riviera romagnola: fermate attuali e nuove estensioni

FABIO MARCOMIN

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Dal cilindro di MUSK la prossima novità in arrivo? L’AUTO VOLANTE

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Credits: www.meteoweb.eu

È uno degli uomini più visionari al mondo. Ovviamente, parliamo di Elon Musk, il manager sudafricano fondatore e numero uno di Tesla. Non passa giorno in cui non si parli delle sue nuove sfide. E ora, l’uomo più ricco al mondo che continua a guardare al futuro vuole realizzare un’auto volante, facendo diventare reale ciò che, fino ad oggi, era solo fantascienza.

Dal cilindro di MUSK la prossima novità in arrivo? L’AUTO VOLANTE

# L’ultima sfida di Elon Musk sono le auto volanti

Credits: www.meteoweb.eu

Nell’ultimo periodo, Elon Musk ha fatto parlare di sé per gli investimenti in Bitcoin e per il turismo nello spazio. Ma ora ha catturato l’attenzione della stampa internazionale con il suo prossimo progetto: le auto volanti.

Non è sicuramente la prima volta che ne parla.

Seppur nel 2018 abbia paragonato le auto volanti ad una “ghigliottina” a causa delle possibili cadute dei “coprimozzi” che potrebbero “decapitare” le teste dei passanti, adesso la loro realizzazione sembra essere diventata un pensiero fisso.

# Prima di tutto la sicurezza delle persone

Credits: www.quattroruote.it

Al The Joe Rogan Experience, un podcast condotto dall’omonimo presentatore e comico americano, Musk ha dichiarato che vorrebbe realizzare un’auto che possa “librarsi a un metro sopra il suolo, o qualcosa del genere”, ma che sta cercando di capire come farlo senza “uccidere le persone”.

Per portare avanti questa innovazione, Musk fa riferimento alla nuova vettura Tesla che potrebbe arrivare sul mercato nel 2022: la Roadster. Infatti, secondo Esquire, una rivista statunitense, questa nuova auto non solo sarà veloce su strada, ma potrebbe anche essere in grado di librarsi in aria.

# La nuova Roadster offre un’esperienza unica al guidatore e, in futuro, potrebbe librarsi in aria

Credits: twitter.com

Sarà difficile che questa generazione di Roadster disponga di un meccanismo di sospensione in aria e che passi tutti i test di sicurezza. È molto più probabile si tratti di un altro bolide da strada, in grado di raggiungere una velocità massima di oltre 400 km/h.

Ma Musk continua a sognare. Su Twitter ha accostato un’immagine animata di un veicolo volante dotato di razzi con la frase “La nuova Roadster farà qualcosa del genere”, specificando poi che la nuova auto utilizzerà un sistema di propulsione a gas freddo con aria ad altissima pressione. Una tecnologia che farà provare al guidatore accelerazioni “al limite della resistenza umana”, un’altra novità nel settore automobilistico.

# Il futuro delle auto si sta muovendo verso il cielo. Al via diversi test, tra cui quello di PAL-V Liberty

Credits: www.express.co.uk

A confermare che il futuro delle auto si sta muovendo verso questa realtà è anche John Elkan, presidente di Stellantis e di Ferrari. In un’intervista a Italian Tech Speak, il podcast audio-video gratuito di divulgazione su temi legati all’innovazione, ha dichiarato che “questo è un decennio che vedrà tantissimi salti in avanti per la nostra industria: da una parte la sfida ambientale e della transazione energetica, dall’altra le applicazioni che il mondo del trasporto può immaginare, tra cui per esempio le automobili che volano”.

Infatti, era la fine del 2020 quando una “macchina” volante superò il test per percorrere le strade insieme alle altre automobili, anche se, tuttora, non è autorizzata a spiccare il volo. Si tratta dell’olandese PAL-V Liberty e, anche se sicuramente non ha un design sinuoso e sportivo come quello di Tesla, essendo più simile a un “triciclo” quando è a terra, rappresenta sicuramente un salto verso la frontiera del futuro.

Chissà tra quanto vedremo con i nostri occhi ciò che, fino ad oggi, abbiamo ammirato solo nei film di fantascienza.

Fonte: www.automotorinews.it

Continua la lettura con: L’auto più COSTOSA al MONDO ha origini milanesi

ALESSIA LONATI

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Lo sci immaginario

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Credits: https://drawception.com/

È nota la sindrome dell’arto immaginario.
Chi ha perduto per un incidente un braccio o una gamba continua a provare sensazioni di vario tipo localizzate sull’arto mancante. Si sente prurito sulla mano senza avere la mano. Questa immagine ci viene in mente a proposito dei ristori.

La filosofia perversa dei ristori è che si fa pagare a tutti i cittadini un servizio che non si è mai ricevuto.
Ad esempio per lo sci, una volta che si è stabilito di chiudere gli impianti ma garantendo un congruo risarcimento, significa far pagare lo sci a persone che non sciano.

Questo vale per tutto. Si ripagano i ristoranti chiusi con soldi di persone che non sono andate al ristorante, che è poi come per l’Alitalia: siccome le persone non volano abbastanza allora si obbligano tutti a pagare una parte di biglietto per dei viaggi che non si sono mai fatti. Stiamo costruendo un mercato immaginario, come giocare a monopoli ma con soldi veri.
Far pagare tutti per non ricevere nulla. Forse la transizione ecologica è questa: aziende che non producendo non inquinano, ma guadagnano lo stesso.

Continua la lettura con: Milano al centro 

MILANO CITTÀ STATO 

 

I 5 TRAM più curiosi del MONDO

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credits: dlauret IG

Noi di Milano Città Stato abbiamo un debole per la metropolitana e tutto ciò che la riguarda. Ma oggi siamo costretti a compiere un piccolo tradimento, e a spolverare un mezzo di trasporto semplicemente intramontabile nel suo essere vintage e al contempo efficiente. Facile capire che stiamo parlando del caro vecchio tram, splendido compagno di lentezza dei più celeri bus e, appunto, treni del Metrò. Vi siete mai chiesti quali sono le città con i tram più pittoreschi al mondo? Eccovi serviti!

I 5 TRAM più curiosi del MONDO

#5 Il city circle tram di Melbourne, il fiore all’occhiello delle ventotto linee cittadine

credits: aurel_benaurel IG

I tram di Melbourne sono un simbolo dell’identità della città e mai soppiantati dagli efficienti mezzi pubblici moderni. La capitale dello stato di Victoria in Australia è famosa soprattutto per il City Circle Tram, un variopinto mezzo di trasporto d’epoca il cui percorso, a forma di rettangolo, passa per le principali attrazioni turistiche della città e soprattutto è gratis. Il piccolo fiore all’occhiello di un centro urbano dove le linee tranviarie sono ben ventotto, un numero non casuale, per corsi e ricorsi storici che vi racconterò a breve.

#4 I Ding Ding di Hong Kong, gli storici tram a due piani unici al mondo

credits: dlauret IG

Il Peak Tram trasporta turisti e residenti a Victoria Peak, una delle escursioni più belle e famose da godersi ad Hong Kong, permette di salire, con tutta la calma del mondo, su una delle sommità del territorio autonomo più famoso d’Oriente.
Nella zona downtown, invece, è possibile montare sugli storici tram a due piani, gli unici al mondo: i cosidetti Ding Ding, dal simpatico suono onomatopeico del più leggero fra i clacson stradali. I ruspanti tram di Hong Kong sono da sempre i mezzi di trasporto più economici, percorrono i binari cittadini dal lontano 1904 e restano ancora fra le attrazioni itineranti più amate dai turisti di mezzo mondo.

#3 Ginevra e il rumoroso tram n.12 che sembra uscito dal vecchio West

credits: n1067.wordpress.com

Meno nota ma sicuramente molto pittoresca è la linea tranviaria di Ginevra, cittadina svizzera al confine con la Francia, famosa per il lago interno e per essere la sede europea delle Nazioni Unite e della Croce Rossa.

Nel 2012 la città ha celebrato il 150º anniversario delle proprie linee tranviarie con un’imponente sfilata. Il suo fiore all’occhiello è il tram numero 12, che somiglia in tutto e per tutto a una vecchia locomotiva del selvaggio West, compreso il rumore che, a detta dei passeggeri, si sente fino in Francia.

#2 La linea 28 di Lisbona che offre un meraviglioso tour tra monumenti e tramonti

credits: peperina12 IG

La linea 28 del tram è un’attrazione imperdibile di Lisbona. E’ famosa non solo perché i tram mantengono gli interni originali, ma anche perché passa davanti ai principali monumenti della città offrendo un perfetto tour turistico per chi visita la perla portoghese. Il tram 28 unisce la zona del Barrio Alto con il Castello di San Giorgio, e i tramonti sull’oceano visti dai suoi finestrini sono un caleidoscopio difficilmente riscontrabile altrove. Altro che il giro turistico su quegli ultramoderni, e a mio parere osceni, bus rossi!

#1 Il tram Ventotto di Milano… e San Francisco

credits: trammilano IG

Vabbè dai, abbiamo barato un pò. Per una volta l’ultimo punto si sdoppia, perché il celebre tram 28 della ditta meneghina Carminati e Toselli permette, fra le altre, anche ai visitatori della città californiana di non spaccarsi le gambe nelle ripidissime salite di San Francisco, dal Presidio a Richmond passando per il Fisherman’s Wharf.

Per il capoluogo lombardo, invece, è vanto di cui andar fieri da quasi cento anni, essendo il Ventotto diventato un simbolo numericoche, come abbiamo visto, si è espanso a macchia d’olio in quasi tutte le città dei tram storici.

Le vetture tranviarie serie 1500, meglio conosciute proprio come il Ventotto, sono state progettate dal 1927 in avanti e vendute in mezza Europa, in importanti capitali come Madrid, Francoforte o Bruxelles, solo per citare le maggiori. A Milano, ci sono oggi 17 linee tranviarie attive, e ancora circa 150 esemplari di tram Ventotto.

Continua a leggere: L’EVOLUZIONE del TRAM a Milano

CARLO CHIODO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Una VITA IN VACANZA: 10 LUOGHI in cui si può VIVERE SENZA (quasi) LAVORARE

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credit: internationalliving.com

Quanti sognano una vita in vacanza ma pensano che non potranno mai viverla? In questi 10 posti è possibile vivere una vita di alta qualità a prezzi molto contenuti.

Una VITA IN VACANZA: 10 LUOGHI in cui si può VIVERE SENZA (quasi) LAVORARE

Se prima della pandemia il sogno più diffuso era “farsi una vacanza”, adesso le persone vogliono decisamente cambiare vita. Probabilmente passare tanto tempo in casa ha fatto riflettere molti su cosa li rendesse insoddisfatti della propria vita. L’Annual Global Retirement Index ha stilato una lista dei migliori posti in cui rifugiarsi nel 2021, prendendo in considerazione i costi della vita in generale, in particolar modo degli affitti, e la sanità. Ecco i 10 luoghi più economici in cui ci si potrebbe rifugiare senza (quasi) lavorare.

#10 Vietnam

credit: internationalliving.com

In Vietnam il rapporto qualità della vita e prezzi è veramente ottimo. Non solo è un vero e proprio paradiso terrestre, ma la città più costosa del Paese è Ho Chi Minh City, in cui gli affitti costano mediamente da 300 a 600 euro. In generale la vita ha dei prezzi veramente bassi, infatti il costo della vita si aggira in media intorno ai 700-1100 euro.

#9 Malta

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Trasferirsi a Malta significa rivoluzionare completamente il proprio stile di vita, ma senza allontanarsi troppo da casa. Situata nel cuore del Mediterraneo, riserva sorprese sia a chi ama rilassarsi in spiaggia e sia a chi brama l’avventura e le nuove scoperte. L’isola offre divertimento notturno, storia e natura con affitti da 600 euro per un bilocale. La sanità è gratuita e il costo medio della vita è di 1800 euro.

#8 Francia

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Sempre rimanendo in Europa, la Francia offre opzioni per ogni budget. Dalla Provenza, alla splendida città di Parigi, sino alle coste bretoni, la Francia ha paesaggi e stili di vita che soddisfano ogni richiesta, certo bisognerà stare attenti a quanto si intende spendere. Il costo della vita in alcune zone può arrivare sino a 1600€ per i pensionati, mentre per le coppie i costi sono mediamente di 2000€. Il vero risparmio è però sugli affitti, infatti si possono trovare bilocali a soli 150 euro.

#7 Malesia

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Tra spiagge paradisiache, natura selvaggia e città tutte da scoprire, la Malesia è uno dei paesi con il rapporto qualità-costo della vita migliori. Se può sembrare difficile integrarsi in un paese così diverso rispetto all’Europa, in realtà i malesiani sono molto accoglienti con chi viene da fuori e ci sono moltissime organizzazioni che si occupano di trovare alloggi e di integrare i nuovi arrivati. La prima lingua non ufficiale è l’inglese, quindi anche per la lingua non ci sono particolari problemi. Inoltre la sanità è gratuita e il costo medio della vita è di 1400€, considerando che per affittare una casa con 3-4 stanze, piscina, palestra e vista mare costa solo 600-800€.

#6 Ecuador

credit: internationalliving.com

Nonostante si chiami come l’Equatore, qui non fa così caldo come si pensa. La temperatura infatti è piuttosto mite, si potrebbe definirla un’eterna primavera. L’Ecuador potrebbe rivelarsi il paradiso per gli over 65, perché per questa categoria riserva moltissime agevolazioni: trasporti pubblici a metà prezzo e biglietti aerei notevolmente scontati. L’assicurazione sanitaria costa all’incirca 40 euro e per affittare un appartamento di due locali bastano 300 euro. Per vivere una vita all’insegna del bel tempo e del buon cibo, qui bastano 1000€.

#5 Portogallo

credit: internationalliving.com

Guardando ancora nel nostro continente, il Portogallo sembrerebbe essere un’ottima opzione. Tra città bellissime e spiagge mozzafiato, offre uno stile di vita tipicamente europeo ma a prezzi molto bassi. A parte la città di Lisbona, che è la più costosa, i prezzi nel resto del paese sono molto appetibili: un trilocale in un condominio con piscina costa all’incirca 800€ e il costo della vita si aggira mediamente intorno ai 1200€. E la sanità? Se ci si registra in un centro medico locale può essere scontata, se non addirittura gratuita.

#4 Colombia

credit: vanityfair.it

Le grandi città colombiane sono moderne e cosmopolite, unendo il comfort alle spiagge caraibiche. Tutto questo sembrerebbe molto costoso, ma in realtà un appartamento in centro a Bogotà o a Medellìn costa meno di un appartamento in periferia a Milano, infatti i prezzi medi sono di circa 400€ al mese. Il costo della vita è di soli 800 euro e anche l’assicurazione sanitaria ha dei prezzi molto bassi: dai 30 ai 60 euro mensili.

#3 Messico

credit: vanityfair.it

Il Messico, paese pieno di energia vitale e in cui ogni regione riserva cibi e segreti differenti, è nella top 3 dei paesi con la qualità di vita a prezzi più bassi. Qui ci sono due tipologie di residenze: temporanea oppure permanente. Il caso della residenza temporanea, che non si può prolungare per più di 4 anni, richiede che si abbia un reddito di 1300€ al mese, oppure 70.000€ in banca. Quella permanente invece si ottiene se si guadagnano almeno 1600€ mensili oppure se si possiedono 84.000€ in banca. Nonostante queste rigide restrizioni, la sanità è gratuita e i prezzi sono veramente bassi: si può affittare un bilocale con 600€ e il costo medio della vita è di circa 1500€.

#2 Panama

credit: internationalliving.com

Panama offre i servizi di una grande città, viste sull’oceano spettacolari e un clima caldo tutto l’anno. Questo è un paradiso per tutti, ma soprattutto per i pensionati. Infatti basta una pensione di 800€ mensili per poter accedere a tutti gli sconti: 25% di sconto sulle bollette elettriche, 50% di sconto sui biglietti per film e spettacoli, 25% di sconto sulle tariffe aeree, 20% di sconto sui farmaci, 25% di sconto sui pasti nei ristoranti. La sanità costa all’incirca 80€ al mese e per affittare un bilocale a Panama City bastano 700€. Il costo medio della vita a Panama? Circa 1700€.

#1 Costa Rica

credit: internationalliving.com

Al primo posto secondo l’Annual Global Retirement Index c’è una perla tropicale, che attira ogni anno milioni di turisti per le sue splendide spiagge e il clima perfetto. E’ la Costa Rica, in cui passare da essere un semplice turista ad essere un abitante non è poi così difficile. Infatti qui una casa con due camere sulla spiaggia costa circa 600€ al mese e la sanità viene pagata in base al reddito: dal 7 all’11% del reddito dichiarato. Vivere sulle spiagge costaricane ha il modico prezzo di circa 1700€.

Fonte: Vanity Fair e International Living

Leggi anche: Il FOREST BATHING: i 5 luoghi dove praticare in Lombardia il “BAGNO nel BOSCO”

ROSITA GIULIANO

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GREEN PEA: l’edificio futuristico dalla filosofia duty to beauty. Un esempio per Milano?

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credits: gamberorosso.it

Inaugurato a Torino lo scorso dicembre, Green Pea è il primo Green Retail Parkal mondo, un edifico che si estende per ben 15.000 mq ed ospita 66 negozi, un museo, ristoranti e molto altro. Un luogo dove materiali sostenibili, vegetazione e luce naturale fanno da cornice a una nuova esperienza d’acquisto basata sull’attenzione all’ambiente. Qual è la filosofia alla base?

GREEN PEA: l’edificio futuristico dalla filosofia duty to beauty. Un esempio per Milano?

# Duty to beauty: la filosofia attenta al pianeta che non rinuncia alla bellezza

credits: naturalmente_academylab IG

Dietro al progetto c’è Oscar Farinetti, già fondatore di Eataly, che ha raccontato la genesi dell’edificio e la filosofia che ne sta alla base. “Il 90% degli scienziati dice che il nostro modo di consumare è diventato incompatibile” ha affermato Farinetti, è quindi giunta l’ora di rivoluzionare il modo di agire e di pensare il consumo.

Una filosofia improntata alla durabilità, con lo scopo di promuove la convinzione che il ciclo di vita dei prodotti sia un aspetto che necessita di una particolare attenzione: bisogna creare oggetti che possano durare a lungo e che, una volta giunti a fine vita, possano essere riutilizzati o riciclati.

Il motto dell’intero progetto è from duty to beauty, cioè dal dovere alla bellezza, ed incoraggia l’idea che il rispetto dell’ambiente e i consumi sostenibili possano essere non solo un dovere morale, ma anche un piacere. Lo scopo è far sì che le persone si adoperino per fare scelte consapevoli, ridurre e differenziare i rifiuti, utilizzare fonti rinnovabili, insomma: prendersi cura del nostro Pianeta con piacere e coscienza, senza rinunciare al bello.

# Ma perché il nome Green Pea, pisello verde?

credits: valentinafarassinoarchitetto IG

Il piccolo legume è particolarmente legato alla Terra, vera protagonista dell’intero progetto. Infatti, non solo nasce dalla terra, ma è un prodotto che, come la Terra, è sferico, ha bisogno di acqua ed è verde, come il nostro Pianeta dovrebbe essere. Pertanto, ogni prodotto venduto all’interno di Green Pea è reso unico proprio dalla presenza di un piccolo pisello verde, a garanzia della sua produzione nell’armonia e nel rispetto della natura.

# La bellezza del legno e la solidità dell’acciaio rendono l’edificio Green al 100%

credits: boutiqueparcogrande IG

L’idea di rispetto ambientale e armonia con la natura contraddistingue l’intero progetto e, facendo da filo conduttore, lega l’architettura e il design dell’edificio ai negozi e alle attività presenti al suo interno.

Gabriele Gerbi, ingegnere ed energy designer del progetto, ha sottolineato come la sostenibilità ambientale andasse rispettata anche nella costruzione dell’edificio.

Molti di voi si ricorderanno le terribili tempeste che nell’ottobre del 2018 hanno distrutto le foreste della Val di Fiemme trentina e del Bellunese. Vi starete chiedendo cosa c’entrino, ebbene, sono proprio quegli alberi i protagonisti dell’esterno di Green Pea, con il legno di questi boschi sono state infatti create delle lamelle frangisole che ricoprono l’esterno dell’edificio.

La costruzione è inoltre sostenuta da uno scheletro d’acciaio, 100% riciclabile, ed è resa rigogliosa da un sistema di terrazze con piante ad alto fusto. Infine il tetto è stato trasformato anch’esso in un giardino attrezzato che ospita una serra bioclimatica.

# Tra negozi ed Ozio Creativo, ambiente e società si incontrano senza scontrarsi

credits: otiumpeaclub IG

L’edificio si sviluppa su cinque piani, ognuno dedicato ad un diverso settore: la casa, l’abbigliamento, l’energia, il movimento e il tempo libero. All’interno di Green Pea infatti si possono trovare non solo più di sessanta negozi, ma anche un museo, diversi ristoranti, una piscina, una spa e un luogo dedicato all’Ozio Creativo, dove ci si può riappropriare del proprio tempo con spensieratezza, stimolando la creatività.

All’interno del museo si può scoprire il funzionamento delle nuove fonti rinnovabili, impegnate proprio nella realizzazione del progetto. Green Pea è infatti alimentato da pozzi geotermici, pannelli fotovoltaici ed energia eolica, fonti energetiche che garantiscono un’alta efficienza e allo stesso tempo riducono le emissioni di CO2.

Un edificio a misura di ambiente che vuole essere da esempio per un nuovo modo di vivere in armonia con il Pianeta. Che ne dite, si potrebbe fare anche a Milano?

Fonti: ad-italia.it

Continua a leggere: Il CEMENTO GREEN che si ILLUMINA di notte e PULISCE l’aria 

CHIARA BARONE

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

3 NOVITÀ in arrivo per la GALLERIA VITTORIO EMANUELE II

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Credits: @map_of_italy

La Giunta ha approvato le linee di indirizzo del futuro bando per la concessione di alcune unità immobiliari attualmente in disuso e per la riqualificazione di spazi della Galleria Vittorio Emanuele II.

Questa approvazione prende spunto dalle manifestazioni di interesse per alcuni spazi nel complesso monumentale e nasce dal desiderio di iniziare un percorso di valorizzazione di questo patrimonio immobiliare.

Vediamo come potrebbe cambiare la Galleria con questo bando.

NOVITÀ per la GALLERIA VITTORIO EMANUELE II

“Intendiamo procedere nel percorso di valorizzazione economica della Galleria e abbiamo individuato alcune unità vuote da tempo e da riportare all’utilizzo per il completo rilancio del complesso immobiliare” afferma l’assessore al Demanio, Roberto Tasca.

Dopo questo anno difficile si sente il desiderio e la necessità di creare un nuovo inizio, così l’avviso pubblico prevede il restauro di alcuni spazi e la loro restituzione ad una fruizione pubblica.

Vediamo quali sono alcuni luoghi che potrebbero cambiare grazie al futuro bando.

# La sala dell’Orologio, lo scrigno della Milano anni ’30

Credits: blog.urbanfile.org

Tra i luoghi che potrebbero riaprire al pubblico attraverso la gestione di privato troviamo la Sala dell’Orologio, posta sopra l’ingresso della Galleria Vittorio Emanuele II.

Per ammirare lo splendore di questa sala dovremmo tornare indietro agli anni Trenta, quando tutti gli orologi della città venivano sincronizzati da questa sorta di cabina comando.

Questo spazio di 1.860 mq affaccia sul duomo, diviso tra la terrazza panoramica e la sala principale, si possono vedere ancora i segni del passato: dai pavimenti originali in seminato alla veneziana alla centrale di regolazione degli orologi pubblici datata 1932, anno in cui venne inaugurata.

Il bando per la sua concessione ha una base d’asta di 490 mila euro all’anno di affitto, più i costi dei lavori necessari per farla tornare in vita.

Sono anche previsti ulteriori lavori di ripristino con la creazione di un ascensore esterno a carico del futuro affittuario. Il Comune potrà utilizzare la sala a scopo convegnistico e di rappresentanza 50 giornate l’anno.

Dopo anni di ricerche si spera di trovare qualcuno che possa riportare in vita lo scrigno della Milano degli anni ’30.

# Cobianchi, lusso sotto il Duomo

Credits: @mauro_c._passeggiandopermilano

Altro spazio da recuperare è il Cobianchi, inaugurato nel 1924 come primo albergo diurno meneghino.

L’ingresso per questo edificio di quasi mille metri quadri è una scala semicircolare che dai portici della Galleria Vittorio Emanuele conduce sotto il livello stradale.

Questo pezzo di storia offriva alla borghesia milanese diversi servizi: dalle sale di scrittura e incontri alla la pulizia di cappelli da uomo.

Nelle offerte sotterranee non potevano mancare i bagni di lusso con barbieri pronti ad accudire la borghesia milanese prima degli eventi serali.

Nell’epoca dell’industrializzazione, l’albergo diurno Cobianchi offriva una modernità senza uguali.
A dimostrarlo è il costo di realizzazione: 4 milioni di lire, corrispondenti a 4 miliardi odierni.

La proposta formulata al Comune prevede la realizzazione di ingenti opere di riqualificazione edilizia ed impiantistica, oltre a quelle necessarie per il recupero e la conservazione dell’arredo storico vincolato presente negli spazi, per un importo stimato in 1,8 milioni di euro. Il canone annuo è valutato in 200mila euro.

# Librerie Feltrinelli

Questa storica presenza cui si accede dall’Ottagono della Galleria e da piazza Duomo cederà al Comune una porzione della sua volumetria attuale.

Per 149 metri quadri di quello spazio ha manifestato il suo interesse il ristorante Savini per trasformarlo in un teatro-cabaret, mentre altri 100 metri quadri saranno a disposizione del Comune per un meeting-point civic.

Fonti: blog.urbanfile.org

CONTINUA LA LETTURA CON : 6 cose che vi stupiranno sulla GALLERIA Vittorio Emanuele

ARIANNA BOTTINI

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Una nuova FERMATA della METRO sulla M2?

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Fermata Cascina Melghera

La richiesta arriva dell’amministrazione comunale di Cernusco sul Naviglio, che eguaglierebbe il record di fermate di metropolitana di Cologno Monzese e Gorgonzola tra i comuni della Città Metropolitana di Milano. Vediamo perché è stata proposta e dove verrebbe realizzata la stazione.

Una nuova FERMATA della METRO sulla M2?

# Da 2 a 3 fermate nel Comune di Cernusco sul Naviglio

Credits: structurae.net – Fermata Cernusco sul Naviglio

La richiesta di aggiungere una nuova fermata alla linea M2 arriva dall’amministrazione comunale di Cernusco sul Naviglio, per passare dalle due attuali a tre, nell’ambito della fase di pubblicazione del Pums della Città Metropolitana di Milano. Il Pums, Piano urbano della mobilità sostenibile, è “lo strumento di pianificazione che si propone di soddisfare la domanda di mobilità delle persone e delle imprese” nei 1.575 kmq di territorio che comprende Milano e tutti i comuni dell’hinterland. In questa fase è infatti possibile fare, sia da parte di cittadini e enti, osservazioni al Piano di mobilità: quella di Cernusco sul Naviglio è di avere una terza stazione della metropolitana. 

# Dove verrebbe posizionata la nuova stazione della linea M2

 
Credits: wikipedia.org – M2 con nuova fermata

Il punto prescelto per la realizzazione della nuova stazione della linea M2, in direzione nord-est, sarebbe all’altezza di Via Melghera tra la fermata di “Cascina Burrona” del Comune di Vimodrone e quella di “Cernusco sul Naviglio” nei pressi di Cascina Melghera. Diventerebbe la prima stazione del paese arrivando dal centro di Milano e si aggiungerebbe alle altre due fermate: “Cernusco sul Naviglio” e “Villa Fiorita”. Non ci sarebbe bisogno di scavare tunnel o costruire manufatti nel sottosuolo in quanto la stazione sarebbe totalmente in superficie come tutte quelle presenti sul ramo esterno della linea verde, da Cimiano fino al capolinea di Gessate.

Una posizione strategica perché in grado di rispondere a numerose esigenze di quella parte di territorio comunale, incluso anche il complesso immobiliare di prossima realizzazione in via Melghera. In quell’area oggi è ancora presente uno degli alberghi incompiuti lascito dei Mondiali di calcio degli anni ’90, tenuti in Italia, un altro ecomostro come quello abbattuto dal Comune di Milano all’interno del Parco Agricolo Sud dall’allora giunta Pisapia.

Fonte articolo: primalamartesana.it 

Continua la lettura con: ALLARME ESTENSIONE M5: “Pronta per le Olimpiadi? Scordiamocelo”

FABIO MARCOMIN

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Il PARCO del PORTELLO: al via i lavori per completare lo spazio VERDE più SCENOGRAFICO di Milano

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Credits: @guigoklopper IG

Con la sua collina e il percorso a spirale, i suoi laghi artificiali e i sentieri che si innalzano su pendii ripidi rappresenta il parchetto più creativo e forse più scenografico di Milano. E soprattutto non è compiuto: si assisterà ora  all’ampliamento del parco del Portello, o Parco Industria dell’Alfa Romeo.

Saranno realizzati 10.000 mq di nuovo verde che porteranno ad un’estensione complessiva di 73.000 mq.

Il PARCO del PORTELLO: al via i lavori per completare lo spazio VERDE più SCENOGRAFICO di Milano

Credits: @guigoklopper IG

Sono iniziati i lavori per completare il parco del Portello, uno spazio verde che fin da subito si è configurato come porta d’accesso alla città per coloro che arrivano dall’aeroporto o dalla fiera di Rho. Porta d’accesso quanto mai scenografica grazie alla costruzione di un’ambientazione originale. 

Il nuovo intervento fa parte del “Piano Integrato di Intervento Portello”, di cui è a capo Iper Montebello S.p.A. che ha realizzato anche gli altri lotti del parco.

# Un progetto ispirato alle “Fasi della Luna” che crea continuità paesaggistica e percettiva

Credits: @__giana_ IG

Il Parco del Portello, pensato per dare continuità tra passato e presente, fu progettato da Charles Jencks e Andreas Kipar e sviluppato da LAND Italia sugli spazi dove sorgevano gli stabilimenti dell’Alfa Romeo. La sua forma è particolare: si ispira al diagramma delle “Fasi della Luna” di Athanasius Kircher, dove il ciclo lunare è rappresentato da una doppia spirale per entrambi gli emisferi terrestri.

Il parco vuole costituire una continuità, anche storica, con la Montagnetta di San Siro: anche le due collinette sono state costruite con macerie e terra di scavo e ad essa sono collegate da una passerella. Si divide in più aree: la prima è la collina della “preistoria”, con la sua forma ad esse. La sua forma riprende la prima grande struttura dell’universo, le spirali delle galassie. La collina più imponente, che guarda verso il centro della città è dedicata al “presente”, con un percorso che si sviluppa su una doppia elica culminante nel suo punto più alto (22 metri). In cima si trova una fontanella e una scultura metallica del DNA, in omaggio al tema della vita. Il “Time Garden”, invece, è lo spazio più raccolto e protetto del parco, con delle lastre bianche e nere a segnare la rotazione della Terra, le quattro stagioni con dei setti metallici, i 28 giorni del ciclo lunare in dei cerchi, i 12 mesi dell’anno come parole ritagliate nel metallo, i 365 giorni dell’anno e le onde del battito cardiaco, segnate sul pavimento tra lastre bianche e nere.

Con il futuro ampliamento sarà in grado di completare il “polmone verde” che si estende lungo viale Serra, tra via Traiano e viale Scarampo.

E, anche in questo caso, si parla di continuità sia dal punto di vista paesaggistico che percettivo.

# Un nuovo accesso al parco, con un’espansione del verde

Credits: www.mi-lorenteggio.com

Ciò che verrà realizzato sarà un nuovo accesso al parco che riesca a garantire una connessione con l’area già presente, con un percorso a spirale in salita e piazzole di sosta ombreggiate con panchine.

Non solo: cinquanta tra aceri, liriodendri, tigli, gelsi e sofore si alterneranno a 1.500 mq di aiuole colorate con piante erbacee e arbustive.

Verrà creato anche un muro di contenimento ad angolo retto partendo dalla fine dell’esistente che affaccia su viale De Gasperi e incastonato di elementi decorativi.

# L’intervento permetterà di riqualificare uno spazio inutilizzato entro questo autunno

Credits: @il_manu_riva78 IG

I lavori saranno conclusi in autunno e permetteranno ai cittadini di accedere anche all’ultima parte del parco. E, secondo l’assessore Maran, si “porterà finalmente a compimento un parco di elevata qualità paesaggistica, andando a riqualificare uno spazio inutilizzato“.

Fonte: www.mi-lorenteggio.com

Continua la lettura con: Dalla Fiera a CITYLIFE: le mille facce del Portello, il quartiere del cambiamento

ALESSIA LONATI

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Il Monte Amiata: il DINOSAURO ROSSO di Milano

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Credits: permilano.it

A Milano da anni c’è un dinosauro, ma pochi lo conoscono. Dove si trova?

Il DINOSAURO ROSSO di MILANO: il RE delle PERIFERIE

Molteplici scenari apocalittici che riguardano la città di Milano sono stati immaginati, ma nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato davvero un dinosauro. In realtà questo di cui tratteremo oggi non è un dinosauro vivente, ma lascia allo stesso modo sbalorditi. Ma dove è possibile vederlo? E perché è così pazzesco?

# Un “dinosauro rosso” di periferia

Conosciuto da non molti milanesi ma apprezzatissimo a livello internazionale, il “dinosauro rosso” si trova in zona Gallaratese, nei pressi della stazione metropolitana San Leonardo. Si tratta del complesso residenziale del Monte Amiata e per entrare è infatti necessario chiedere permesso a chi, all’interno del dinosauro, ci vive.

Credits: permilano.it

L’edificio è stato progettato dagli architetti Carlo Aymonino e Aldo Rossi alla fine degli anni ’60 ed è stato concepito seguendo il paradigma del “frammentismo”. Aymonino infatti concepiva la città come un intreccio complesso e diversificato, così, allo stesso modo è stato progettato il Monte Amiata, che colpisce proprio per la sua forma e i suoi colori insoliti.

# Una sola regola: un ordinato disordine

credit: Instagram @somewhereinmilan

Cinque edifici di colore principalmente rosso, ma non solo, compongono l’intrecciato corpo del dinosauro e osservando l’edificio non si può che perdersi nella sua complessità. Gli architetti hanno scelto come regola principale quella di limitare al minimo le regole, eppure un ordine all’interno di questo caos cromatico c’è. Ed è proprio questa copresenza di ordine e disordine a stupire la scena internazionale di architetti e urbanisti, che invidiano alla nostra città questi palazzi di periferia tutt’altro che ordinari e incolori.

# La microcittà utopica nella città

credit: le-strade.com – Monte Amiata (1967-1972)

Ma perché un complesso residenziale periferico ha il nome di un Monte?

Per rispondere a questa domanda è necessario tornare indietro sino a quando il complesso non era neppure un’idea: al dopoguerra. E’ proprio in questi anni che l’omonima società mineraria decide di acquistare il terreno su cui il complesso poi sorgerà, consapevole che sia destinato all’edilizia economico-popolare. Nonostante la consapevolezza, quando si parla di edilizia popolare non si pensa certo ad un complesso multicolore e multiforme che ha tra i suoi obiettivi principali quello di rappresentare una microcittà utopica. Quest’idea fuori dal comune venne ad Aymonino, che progettò appositamente un complesso a forma di ventaglio all’interno del quale ci fosse spazio per piazze e spazi pubblici, come ad esempio il teatro all’aperto e i giardini, destinati all’aggregazione sociale.

Gli elementi colorati si contrappongono a quelli totalmente bianchi realizzati da Aldo Rossi e il contrasto cromatico rappresenta esattamente quello che gli architetti intendevano creare: un paradosso; Nelle periferie dove solitamente domina l’alienazione, hanno voluto creare una comunità che ruota attorno a spazi condivisi.

 

Fonte: Le strade

Leggi anche: La CASA CUBISTA di via Doberdò: la più assurda di Milano

ROSITA GIULIANO

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10+1 parole inglesi entrate nello SLANG milanese

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Foto LaPresse - Claudio Furlan 28/7/2019 Milano, Italia CronacaMilano, monopattini elettrici in sharing: un'invasione silenziosaNella foto: monopattini in Piazza Duomo

Inserite spesso per comodità, a volte per testare l’interlocutore.

10 parole inglesi entrate nello slang milanese

Call

Traduzione: fissiamo una riunione a distanza preferibilmente via skype o via zoom.

Drink

Il pensiero fisso di chi lavora a Milano.

Pitch

Deriva dall’Elevator Pitch, significa una descrizione di un business o di un progetto che deve essere più breve del tragitto in ascensore. In ascensore a Milano non si parla, è rimasto solo il pitch.

Amazing

Questo articolo è amazing.

Design

A Milano tutto è design.

Credits matteochincarini IG – Interno Adi, Museo del design

Smart

Work, City, Car, a Milano tutto è smart.

Sharing

Un tempo ci si prestavano le cose. Tieni, ti dò la mia bicicletta, prendi pure, figurati. Poi qualcuno che può diventare un business. 

Credits: greencity.it

Networking

Nel resto d’Italia si dice cazzeggiare.

Easy

Traduzione: mollami.

Top

La parola d’ordine di Milano degli anni dieci.

Speciale Pandemia

L’emergenza sanitaria ha ancora più arricchito lo slang milanese (e in generale italiano) di parole inglesi. La parola principe è stata lockdown. Speriamo di non usarla più, anche perchè la traduzione è terribile. 

Continua la lettura con: 5 parole che sembrano milanesi ma non lo sono

MILANO CITTA’ STATO

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Milano al centro

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Milano è al centro. È la sua natura, la sua caratteristica distintiva, il suo nome. Mediolanum significa al centro delle terre, della pianura, delle acque, sempre al centro in qualunque sua versione etimologica. 
La sua forza è sempre stata questa. Un centro di interessi, di traffici, crocevia di incontro tra le genti del Mediterraneo e quelle dell’Europa continentale. Troppo mediterranea per essere europea, troppo europea per essere italiana. 

Milano è al centro. Tranne in una cosa. Nella politica. O meglio, nella politica attuale.
Perchè in passato anche in quella Milano era stata al centro. Non nei giochi di palazzo ma nell’aspetto più radicale della politica, quello della filosofia e delle idee.
Milano è stata al centro della nascita di nuovi progetti, qualunque partito o movimento moderno in Italia ha avuto origine a Milano. Si ricordano tutti di fascismo o Forza Italia, ma si trascura che qui sono nati anche il Socialismo riformista, la Lega e la Democrazia Cristiana i cui albori sono stati siglati in un palazzo non lontano dall’Università Cattolica.

Milano al centro del pensiero ma nella periferia della politica. 
Non solo perché i governi degli ultimi anni hanno dilatato la distanza con la capitale morale. Ma anche e soprattutto per la stessa presenza, o meglio, assenza di Milano nella politica, anche per colpa di chi la dovrebbe rappresentare. 
Se si guardano le scelte di chi ha esercitato il potere sul territorio, sia come sindaco che come governatore della Regione, è difficile interpretarle con la priorità degli interessi di Milano. Anzi. Spesso Milano è stato strumento di altro, di battaglie ideologiche, di carriere, di interessi di partito. Pensare che un governante che sia espressione di un partito possa mettere al primo posto le esigenze di Milano è ingenuo. La verità è che il “bene di Milano” non può essere la priorità di persone che rispondono a partiti o a governi estranei a Milano. 

E il risultato è evidente. La città che era traino del Paese ora è stata messa al margine, priva di poteri e ridimensionata nei suoi orizzonti. Il Covid è un alibi.
L’unica strada possibile per rilanciare Milano trasformando questa situazione in una grande opportunità di trasformazione è una sola: rimettere Milano nella sua posizione naturale. Al centro degli interessi di chi la governa per dare origine a una comunità unita, libera finalmente dalle divisioni strumentali di interessi di partito o personali.
Per tornare a essere un centro di riferimento per gli altri, Milano deve rimettere al centro se stessa. Questa l’occasione storica che nessun amministratore si può permettere di perdere. 

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MILANO CITTA’ STATO 


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