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🔴 A Milano la RETE degli SPAZI IBRIDI: le nuove aree dove svolgere attività completamente diverse tra loro

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Credits: mincioedintorni.it - Cinema all'aperto Mare Culturale Urbano

Negli ultimi anni si sono diffusi dei luoghi di difficile definizione, che raccolgono progetti legati all’arte, alla cultura, all’incontro, al food, al commercio e all’associazionismo, i cosiddetti spazi ibridi. Il comune di Milano ha creato un apposito registro dal nome “Rete spazi ibridi”. Vediamo gli obiettivi di questo registro e i requisiti per farne parte.

A Milano la RETE degli SPAZI IBRIDI: le nuove aree dove svolgere attività completamente diverse tra loro

# Cosa si intende per “spazi ibridi”

Credits: pexels.com

Negli ultimi anni si sono diffusi dei luoghi di difficile definizione, nati come risposta alle domande della comunità e dei suoi bisogni, accresciuti soprattutto dopo la pandemia: i cosiddetti “spazi ibridi”. Si tratta di realtà locali che accolgono progetti legati all’arte, alla cultura, all’incontro, al food, al commercio e all’associazionismo.

Tra gli esperimenti più interessanti che hanno visto la luce a Milano troviamo bar-portinerie di quartiere, librerie-coworking, negozi-centri di attività solitamente collocati in spazi riqualificati, come ex spazi industriali, cascine, ex luoghi di culto, ex scuole, ex spazi per uffici. 

# Il registro “Rete spazi ibridi” del Comune di Milano

Mare Culturale Urbano

All’inizio del 2021 il Comune di Milano ha deciso di mappare questi spazi e inserire le realtà sparse su tutto il territorio cittadino in un registro denominato “Rete spazi ibridi”. Il fine di di questo registro è analizzare e comprendere quali siano gli effetti di rigenerazione urbana che questi luoghi sono capaci di innescare. Ad oggi ne sono emersi 26, per un un’utenza complessiva di oltre 1 milione di persone all’anno.

Tra questi troviamo: l’area ex Ansaldo, che ospita Base Milano, l’ex cascina dove è stato sviluppato il progetto di Mare Culturale Urbano, l’ex fabbrica di cristalli che oggi ospita lo Spirit de Milan o il Mercato Lorenteggio che propone un mix di commercio tradizionale e iniziative sociali e aggregative per il quartiere.

# A chi si rivolge il bando per entrare nel registro comunale

Credits Andrea Cherchi – Palazzo Marino e piazza della Scala

Possono partecipare al bando per poter esser inseriti nel registro “Rete spazi ibridi” gli operatori pubblici e privati che gestiscono uno o più spazi socioculturali sul territorio di Milano svolgendo attività di innovazione in questo ambito in modo continuativo e non occasionale da almeno un anno.

In fase di candidatura ogni spazio aderente dovrà indicare una o più “funzioni prevalenti”, sociali, culturali, aggregative, educative e affini, di modo da individuare le vocazioni dei singoli spazi e incrementarle, rafforzando il rapporto con l’Amministrazione e favorendo lo sviluppo di specifici progetti tematici.

La nota del Comune di Milano in merito all’obiettivo di questo provvedimento: “Il provvedimento nasce dalla volontà di riconoscere e facilitare la creazione di una rete coordinata delle realtà di socialità, aggregazione e fruizione culturale, attive soprattutto nei quartieri meno centrali di Milano e nate spesso dal recupero di parte del patrimonio immobiliare pubblico e privato abbandonato o sottoutilizzato”.

Continua la lettura con: Allo IULM il campus che “vola”: il progetto

FABIO MARCOMIN

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🔴 La novità a Milano: PANE FRESCO in EDICOLA. Ecco dove

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Credits: milanopost.info Quotidiana

Comprare il pane in edicola? Ad alcuni potrà sembrare inutile, ad altri risulterà un vero colpo di genio per risparmiare tempo. Ad ogni modo, a Milano, da poco, si può comprare il pane in edicola. Una novità davvero bizzarra ma se si pensa alla comodità di poter andare in un unico posto e chiedere un giornale e tre michette allora forse vale la pena sapere dove si trovano queste particolari edicole.

La novità a Milano: PANE FRESCO in EDICOLA. Ecco dove

# “Dal forno all’edicola”

Credits: @quotidiana_net
Quotidiana

Il pane può essere comprato nelle edicole di Quotidiana, una rete del gruppo Milano Card, e più precisamente, per ora, nelle edicole di via Losanna e Piazza del Tricolore a Milano. Ma l’idea è quella di coinvolgere nell’iniziativa tutte le edicole Quotidiana.

Tutti i giorni è pane fresco: preparato dai panettieri di quartiere e portato alle edicole da Busket, la startup che distribuisce pane di ottima qualità. Busket seleziona le materie prime, a volte anche più ricercate, come le farine non raffinate e naturali di grani antichi italiani, e le fornisce ai fornai che producono il pane di ottima qualità. Il pane viene poi trasportato ogni mattina dal fornai alle edicole, rigorosamente con mezzi elettrici per essere più sostenibili.

 # “la spesa di tutti i giorni in edicola”

Credits: @quotidiana_net
Quotidiana

Ma come mai è nata un’iniziativa del genere? Quotidiana è una rete di edicole un po’ innovativa, è la rivoluzione di un settore che sembra essere stato così statico nel tempo. Nata dall’idea del giovane milanese Edoardo Filippo Scarpellini, Quotidiana non è una semplice edicola ma è “la spesa di tutti i giorni in edicola”.

Nelle edicole Quotidiana infatti, in generale, non si trovano solo giornali di ogni genere e cartoleria varia, ma queste fungono da vero e proprio mini-market di emergenza. Qui si vendono anche prodotti alimentari (sia confezionati che gastronomia), prodotti per la casa, una selezione di bevande e addirittura c’è una mini parafarmacia all’interno. Da ora anche il pane.

Quotidiana si impegna anche nel sociale, offrendo alcuni servizi di vicinato e alla persona (tate, badanti, pronto intervento e altro). 

Continua la lettura con: Il segreto del successo di LUINI e dei PANZEROTTI più famosi del mondo

BEATRICE BARAZZETTI

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La città dei MEETING: come si dicono a Milano?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

Ogni giorno su milanocittastato.it la parola tradotta del giorno. Per tenersi sempre aggiornati, anche in milanese. 

Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Giacomo ZITO: “la mia Milano tornerà ad essere più MILANESE”

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Giacomo Zito

Attore, doppiatore, autore radiotelevisivo e imprenditore nel settore della comunicazione, è tra le voci più conosciute del panorama pubblicitario e televisivo, è la voce di Discovery Channel e amministratore delegato di Cast Edutainment, una factory di progetti culturali basati sul racconto per le imprese che si esprimono attraverso prodotti video, podcast, reportage e attraverso il digitale in generale. Giacomo Zito è il fondatore anche de “Gli Ascoltabili”, una piattaforma italiana di podcast italiani originale.

Giacomo ZITO: “la mia Milano tornerà ad essere più MILANESE”

La cosa che ami di più di Milano?

Che non ti chiede chi sei, ma ti chiede continuamente chi è.

Giacomo Zito

Quella che invece ti piace di meno?

La gentrificazione che la sta allontanando da certe fasce sociali.

 Il tuo locale preferito?

Il Radetzky rigorosamente al mattino.

Credits: @radetzkymilano
radetzky milano

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Visitare la pinacoteca di Brera e fermarmi sui tre dipinti: Il cristo morto del Mantegna, il bacio di Hayez e la cena in Emmaus del Caravaggio.

La canzone su Milano a cui sei più legato?

Milano e Vincenzo.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

L’abbazia di Chiaravalle.

borghi di milano

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Innamorarmi a diciotto anni.

Giacomo Zito

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Lima. Perché quando esci ti propone una città sempre diversa, un incrocio di culture e un fermento costante.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

La fontana dei Bagni misteriosi di De Chirico che era, per me bambino, un parco giochi.

Il quartiere che ami di più?

Porta Romana. Alla stregua di un bel quartiere di Parigi.

Credits: @dadelmi
Murale Porta Romana

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Metti un cappotto grigio e il cappello, gira per la città, ascolta la sua gente. Non stringere troppe mani. Sii più milanese.

Milano città stato: sei a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

La domanda è suggestiva perché presuppone che la risposta debba essere si (per essere al passo con i modelli europei, “ce lo chiede l’Europa?”). Quindi dico di no.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Palermo.

Credits: palermolamicitta IG

Se avessi due miliardi di euro per Milano che cosa faresti?

Vincolerei tutte le aree agricole nei dintorni, realizzerei in quattro anni la metropolitana Milano-Brianza, finanzierei per ogni distributore colonnine elettriche e l’installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti del centro storico.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Di rispettare il lavoro dandogli valore, di accogliere i suoi lavoratori che vengono da fuori perché portano ricchezza, di tornare ad essere più milanese.

Giacomo Zito

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

Alle PORTE di Milano il BENZINAIO del FUTURO

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Credits techprincess.it - Stazione servizio Milano-Meda

A settembre del 2021 ha inaugurato alle porte di Milano una stazione di servizio dove sembra di entrare nel futuro. Un hub dove trovare molte attività e piaceri, con un design innovativo e accattivante, unico nel suo genere. Ecco dove si trova e quali servizi offre. 

Alle PORTE di Milano il BENZINAIO del FUTURO

# Sulla Milano – Meda l’energia del futuro in un distributore dal design innovativo

Flasghip Q8 Paderno Dugnano

Archiviato da decenni il concetto di “benzinaio”, la stazione di servizio è uno dei luoghi che più di tutti ha saputo reinventarsi nel tempo. Nella galassia sterminata dei punti di rifornimento carburante, è nata in piena Città Metropolitana, a Paderno Dugnano, un vero e proprio hub in grado di accontentare qualsiasi utente che si trovi a viaggiare sulla Milano-Meda.
Il distributore Q8 di Paderno si presenta infatti con un look innovativo e una molteplicità di servizi da fare invidia alle capitali internazionali.

# Sei postazioni di ricarica elettrica di cui due ultrafast

Stazione di Servizio Paderno Dugnano

La transizione del futuro è alle porte di Milano. L’area di servizio si sviluppa su 8.000 mq e sul piazzale sono presenti, oltre al rifornimento per mezzi a motorizzazione tradizionale, anche 6 postazioni di ricarica elettrica di cui 2 ultrafast, nonché metano e gpl.

La stazione di servizio è già improntata alla interconnessione digitale con gli utenti, tutto il progetto nasce all’insegna della sostenibilità: l’illuminazione è a led con sensori di movimento e c’è ampio uso di materiali rigenerati.

L’efficientamento energetico è di dimensioni notevoli: è previsto il recupero delle acque piovane e il futuro compressore del metano sarà a zero emissioni. Il fabbricato, anche quello commerciale, filtra la luce solare e offre termoregolazione a zone. Tutte le pensiline sono invece realizzate con materiali ad elevata riflettenza solare, che finisce per essere convogliata sugli impianti fotovoltaici posti sulle superfici di ognuna.

# Il restyling a vela che richiama le imbarcazioni tipiche del Kuwait

flagship Q8 Credits: q8.it.

Un restyling dedicato a tradizione e innovazione, gioca un ruolo d’effetto e conferisce alla stazione un look scenografico. Il progetto richiama le vele della “Dhow”, imbarcazione tipica del Kuwait e simbolo stilizzato del brand della catena. Un albero maestro centrale, alto ben 25 metri, collega le due pensiline a forma di vela triangolare e riesce a coprire 2.000 mq dell’area. Una vela copre e quindi identifica, le pensiline di distribuzione dei carburanti tradizionali. Con un ideale transizione al futuro, la successiva “pensivela” copre gli erogatori dei prodotti alternativi.
Anche il fabbricato commerciale richiama le forme e i colori della tradizione mediorientale.

# “Il fiore all’occhiello”

L’edificio che ospita i servizi commerciali è anch’esso realizzato all’insegna della sostenibilità: 1.200 mq a basso impatto ambientale, per ospitare utenti e clienti e soddisfare decine di esigenze. Con a disposizione oltre 60 stalli per la sosta delle auto, “Svolta” ospita soluzioni di Food&Beverage come il tradizionale bar, una catena di bakery e un noto brand di offerta di carne di qualità.

All’inaugurazione della stazione di servizio del futuro nell’autunno scorso erano presenti il Presidente di Kuwait Petroleum, Nawaf S. Al-Sabah, insieme al Vice Presidente esecutivo, Azzam Al Mutawa, a testimoniare l’importanza e il rispetto che il colosso petrolifero nutrono nei confronti dell’Italia e del mercato di area sud europea.

I pionieri dell’automotive elettrico, potranno trovare ricarica e ingannare il tempo in un gioiello di architettura e design, prima di arrivare a Milano con le batterie completamente cariche.

 

Fonti: Gazzetta.it e Q8.it

Continua la lettura con: AUTO e TAXI VOLANTI in servizio già nel 2025: ecco dove

FABIO MARCOMIN

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Se questa è una guerra

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Nella notte di Natale del 1914, nelle trincee delle Fiandre, si sospesero i combattimenti e i soldati degli eserciti contrapposti si ritrovarono a festeggiare il Natale giocando una partita di pallone nella terra di nessuno

In passato la guerra rispettava dei codici d’onore e di civiltà.

Prima di entrare in un conflitto si seguivano procedure molto precise.
Prima di dichiarare guerra a una nazione si inviava un ultimatum in cui si intimava il contendente a mettere in atto comportamenti per disinnescare il conflitto. Se ciò non avveniva, si dichiarava guerra con un atto formale consegnato all’ambasciatore del paese in questione. Questo consentiva all’avversario di organizzarsi di conseguenza per mettere al riparo la popolazione civile e di allertare tutti gli alleati.

Negli ultimatum e nelle dichiarazioni di guerra erano già scritti i punti che gli stati ritenevano fondamentali per muovere il conflitto e quindi anche la base per poter impostare le relazioni diplomatiche, così come per redigere i trattati di pace alla fine del conflitto.

Muovere guerra senza dichiararla era considerato un atto criminale della peggior specie. Ad esempio, la mancata dichiarazione di guerra dei giapponesi prima dell’attacco di Pearl Harbour (tra l’altro secondo i giapponesi dovuta a problemi di comunicazione) ha innescato un’escalation che ha portato perfino alla bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki che fu giustificata proprio come punizione per l’atto di guerra non dichiarata.

La tregua di Natale

La guerra era l’extrema ratio per risolvere problemi tra gli stati, perciò rispettava delle procedure che si muovevano all’interno delle regole civili, come quella di dichiarare guerra, di rispettare trattati e alleanze e di limitare il conflitto al settore militare. In tempi precedenti la guerra era una faccenda riservata principalmente ai membri delle classi dirigenti e si evitava di estendere il conflitto in ogni ambito che non fosse quello militare. Per gli antichi greci esistevano priorità superiori alla stessa guerra: per i Giochi Olimpici si sospendeva qualunque conflitto.

La guerra oggi sembra più simile a un atto di bullismo e di barbarie piuttosto che una modalità codificata nei secoli.

Non si usa più dichiarare guerra ma si passa subito a invadere territori. Non si rispettano le alleanze, ma si interviene a combattere anche in territori estranei a qualunque trattato di reciproca difesa. Invece di cercare di limitare le questioni belliche al settore militare si coinvolgono i civili e si estende la conflittualità in ogni ambito, da quello economico a quello culturale, come è il caso delle discriminazioni operate contro cittadini provenienti dai luoghi d’origine dei paesi contendenti.

Tregua di Natale

Senza dichiarare guerra, infine, non si mettono in luce le motivazioni fondamentali delle opposte fazioni e non si hanno elementi utili né per concludere il conflitto determinato dal contenzioso né per predisporre un trattato di pace che possa risolvere la questione in modo definitivo.

La guerra è da sempre parte delle questioni umane: proprio nella guerra si misurava il livello di civiltà di una società.
Se guardiamo a quello che sta accadendo oggi il livello di civiltà che stiamo dimostrando è al punto più basso della storia dell’umanità.  

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO 

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🔴 REGNO UNITO: dal 15 marzo STOP alla VACCINAZIONE OBBLIGATORIA per personale sanitario e sociale

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Ph. Ch AFleks (pixabay)

Le regole erano entrate in vigore per il personale delle case di cura a novembre 2021 e avrebbero dovuto essere estese agli operatori del servizio sanitario nazionale. La decisione del governo britannico.

REGNO UNITO: dal 15 marzo STOP alla VACCINAZIONE OBBLIGATORIA per personale sanitario e sociale

# La conferma dello stop alla vaccinazione obbligatoria per gli operatori sanitari e sociali

Credits notizieoggi24.it – Boris Jonhson

Dopo l’annuncio di fine gennaio, il segretario alla Salute del Regno Unito Sajid Javid conferma lo stop alle vaccinazioni obbligatorie contro il Covid-19 per gli operatori sanitari e sociali a partire dal 15 marzo, come riportato dal sito del Governo Gov.uk

Javid ha affermato che quando è stata presa la decisione di renderlo un requisito legale per esercitare queste professioni, Delta era la variante dominante del virus, ma da allora è stata sostituita dalla meno grave Omicron. Le regole, entrate in vigore per il personale delle case di cura a novembre, avrebbero dovuto essere estese agli operatori del servizio sanitario nel mese di Aprile.

# La copertura vaccinale tra gli operatori sanitari e sociali

Credits fernandozhiminaicela-pixabay – Vaccinazione Covid

Dai dati raccolti dall’NHS, il sistema sanitario inglese, emerge che il 95% del personale  ha ricevuto almeno una dose, il 92% due dosi. Oltre 1,3 milioni di assistenti sociali  hanno ricevuto almeno una somministrazione. Tra il personale delle case di cura il 96% ha ricevuto una dose di vaccino e il 95% anche la seconda.

# In un sondaggio indetto dal governo il 90% degli inglesi ha espresso parere favorevole alla rimozione dell’obbligo

Credits 12019-pixabay – Houses of Parliament

A supporto della decisione, nel mese scorso il governo britannico ha indetto un sondaggio sulla popolazione inglese, che coinvolto oltre 90.000 persone. Il 90% degli intervistati, su una platea composta in maggioranza da semplici cittadini (55%) e operatori sanitari e sociali (26%), si è dichiarato favorevole alla rimozione dell’obbligo vaccinale

Continua la lettura con: VIAGGI: che cosa cambia dal PRIMO MARZO

FABIO MARCOMIN

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🔴 Allo IULM il campus che “vola”: il progetto

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Credit CitterioViel-corriere- Rendering campus Iulm

Anche l’università di lingue e comunicazione IULM a Milano aumenterà gli spazi per la didattica, come gli altri atenei cittadini, con la realizzazione di nuovo complesso che potrebbe diventare un altro dei simboli della nuova architettura di Milano. Scopriamo il progetto e quando sarà realizzato.

Allo IULM il campus che “vola”: il progetto

# La firma dello studio Citterio Viel per il nuovo campus Iulm sollevato dal suolo

Credit CitterioViel-corriere- Rendering campus Iulm

Il rettore Gianni Canova dell’università Iulm, durante la cerimonia di apertura dell’anno accademico, ha presentato gli nuovi spazi per la didattica che verranno realizzati nei prossimi anni nell’ateneo. Il blocco Iulm 8 progettato dallo studio di architettura Citterio Viel sarà un “edificio iconico, ricoperto di porcellana bianca e sollevato dal suolo, ospiterà il corso di Moda e industrie creative. Sarà costruito ai bordi del campus, ci saranno tre aule da trecento posti più laboratori, locali per coworking e grandi terrazze per lezioni all’aperto, soluzioni pensate dopo l’esperienza del Covid.

Leggi anche: La nuova BIBLIOTECA IULM: avanguardia artistica o archihorror?

# La struttura del nuovo complesso “sospeso”

Credits CitterioViel-corriere – Campus Iulm vista laterale

Il nuovo campus universitario avrà cinque piani e verrà realizzato trasformando un complesso esistente in un edificio sospeso su un grande anfiteatro. Le finestre saranno a filo parete e gli spazi all’aperto per la didattica rivestiranno un ruolo centrale. Sarà costruito nell’area verso via Italo Svevo e via Schievano, tra l’edificio D del complesso di The Sign e il canale del Lambro Meridionale. I lavori dovrebbero terminare entro la fine del 2024

 

Leggi anche: THE SIGN: il nuovo polo sui NAVIGLI che rivoluziona lo SKYLINE di Milano

Continua la lettura con: Il SAINI, il “TEMPIO dello SPORT” di Milano, cambia VOLTO: approvato il PIANO di RIQUALIFICAZIONE

FABIO MARCOMIN

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🔴 Il “LABIRINTO” di Piazzale Lavater

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Credits: blog.urbanfile.org

Nel distretto di Porta Venezia si trova piazzale Lavater, che da qualche anno aspetta di essere riqualificato, nonostante i lavori siano partiti vanno a rilento, ecco a che punto sono. Fonte e foto Cover: blog.urbanfile.org

Il “LABIRINTO” di Piazzale Lavater

# Procedono i lavori del redesign dello spazio pubblico

Credits: blog.urbanfile.org

I lavori per la riqualificazione di piazzale Lavater sono partiti nel dicembre 2020, nel bel mezzo della pandemia, le ultime notizie risalgono alla fine di febbraio 2022. Ad ora il progetto prevede l’allargamento delle aree pedonali, riducendo le dimensioni dei parcheggi, che rimarranno solamente per i residenti, tracciati quindi in giallo a terra. Mentre l’area cani che adesso si trova al centro della piazza, non verrà eliminata bensì verrà spostata in via Morgagni. Lo spazio pubblico pertanto verrà completamente ridisegnato.

Leggi anche: Il CONDOMINIO più GRANDE del MONDO: ospita 18.000 PERSONE 

# Il labirinto

Credits: blog.urbanfile.org
Credits: blog.urbanfile.org

Il cantiere adesso si è spostato. Si trova in via Stoppani, vicino alla scuola, dove è stato realizzato un grande labirinto fatto di tasselli di marciapiede grigio e grigio-neri, animando il pavimento con la fantasia geometrica. Il disegno porta un po’ di colore e di fantasia alla zona, nonostante di colorato non ci sia nulla. La parte di via Jan e via Omboni è invece già stata completata, con l’esclusione dell’area vicino all’edicola, che però verrà posizionata al più presto.

Fonte Milano | Porta Venezia – Cantiere di Piazzale Lavater: fine febbraio 2022 

Leggi anche: Il LABIRINTO più GRANDE del mondo si trova in ITALIA

Continua la lettura con Il SAINI, il “TEMPIO dello SPORT” di Milano, cambia VOLTO: approvato il PIANO di RIQUALIFICAZIONE 

SARAH IORI

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La TORRE del SOLE: il grattacielo che scandisce le stagioni e amplifica i suoni del mare

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Tendenzialmente quando si pensa ad un grattacielo, si immaginano enormi edifici imponenti, dallo stile molto moderno, con piani e piani di uffici e uomini e donne d’affari che corrono dietro alle scadenze e agli impegni.
Ma se vi dicessi invece che nel 2024 verrà inaugurato un grattacielo il cui progetto prevede che si fondi con la natura circostante?

La TORRE del SOLE: il grattacielo che scandisce le stagioni e amplifica i suoni del mare

Progetto di Open
Progetto di Open Architecture

# The Sun Tower: l’ultima rivoluzione dell’architettura contemporanea

Sto parlando della “Sun Tower”, un progetto architettonico della Open Architecture che sorgerà sulla costa del Mar Giallo della città cinese di Yantai. Il progetto ha l’obbiettivo di creare e rappresentare il dialogo tra gli elementi della natura e la città in rapido sviluppo.

Il grattacielo sarà altro 50 metri, avrà una struttura curvilinea in cemento bianco, sostenuta da lastre orizzontali e rampe, studiata e progettata per funzionare come una meridiana. La torre del sole oltre che scandire le ore sarà anche in grado di scandire le stagioni: nella piazza in cui sorgerà, verrà progettato un canale d’acqua che taglierà la piazza e sarà la linea retta che l’ombra dell’edificio seguirà il giorno dell’equinozio.
Creando ombre e giochi di luce, agirà anche come collettore di suoni, raccogliendo e amplificando i suoni del mare.

# La Torre del Sole: teatro, spettacoli e una piscina di acqua piovana

La vista dall’alto della Sun Tower. Progetto di Open Architecture

Costruito in uno spazio ampio in leggera pendenza, il guscio interno concavo creato dalle due pareti curvilinee ospiterà un teatro, una sala esposizioni, una biblioteca e una piattaforma di osservazione. Ma i servizi che proporrà la struttura non finiscono qua: il grattacielo permetterà di far vivere un’esperienza unica a contatto con la natura, che circonderà l’ospite fin dentro l’edificio.

È persino previsto sul tetto un lucernario, che permetterà alla Torre di catturare l’acqua piovana, che affluirà in una piscina che si trova all’interno dell’edificio. Piscina che in inverno verrà tenuta asciutta per poterla trasformare in un camino.

The Sun Tower. Progetto di Open Architecture

La Sun Tower é un progetto architettonico che rappresenta alla perfezione l’evoluzione tecnologica degli ultimi tempi e contemporaneamente onora la bellezza e la potenza della natura.

Continua la lettura con: 10 stupendi PROGETTI di ARCHITETTURA sull’ACQUA

ALICE COLAPIETRA

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L’EMAIL a Milano si chiama così

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Continua con: Tutte le parole tradotte in milanese pubblicate finora

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Emy MILANI: “la mia Milano sarà sempre più una NUMERO UNO”

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Emy Milani

Erminia “Emy” Milani. La donna che riesce a mettere in rete personaggi che si faticherebbe a immaginarli assieme, organizza iniziative di beneficenza, è protagonista da decenni della vita sociale e culturale di Milano. Di cui è da sempre follemente innamorata. 

Emy MILANI: “la mia Milano sarà sempre più una NUMERO UNO”

La cosa che ami di più di Milano?

Milano è unica, insostituibile, mi piace lei Milano.

Credits Andrea Cherchi – Duomo Milano alto

Quella che invece ti piace di meno?

Il traffico e le stupide regole del comune di Milano.

Il tuo locale preferito?

Aperitivo Ginrosa.

Credits: @soup_opera
ginrosa

Il tuo passatempo preferito a Milano?

Visitare i musei.

Credits: @hava_hoxha
Pinacoteca di Brera

La canzone su Milano a cui sei più legata?

Oh mia bela Madunina.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

La Certosa di Chiaravalle.

credits: @chiaravallemilanese IG

La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?

Non prendo la metro.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Una mostra di ratti.

Il quartiere che ami di più?

Ticinese.

Credits: @lino.grillo
Porta Ticinese

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

Di sparire che è meglio.

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Si d’accordissimo.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Parigi.

Credits: sognandoparigi.it

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Tutto quanto perché sia avanguardia nel mondo. Per cui, progetti a non finire da portare a termine ovviamente.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Già è la Numero Uno, vorrei che diventasse ogni giorno di più la Numero Uno in tutto il mondo.

Continua la lettura con: Tutti i personaggi di #milanomia già pubblicati

Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano

MILANO CITTÀ STATO

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L’origine della rabbia

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Ph. Vicki Hamilton (pixabay)

La nostra società si sta caratterizzando sempre di più come una società rabbiosa.
La lotta contro il virus che era nata come una emergenza che ci accomunava tutti si è trasformata in un accanimento senza precedenti contro chi ha posizioni di pensiero differenti. L’invasione dell’Ucraina ha immediatamente innescato reazioni molto forti contro cittadini e organizzazioni russe anche in settori che non c’entrano nulla con il conflitto, come la cultura, lo sport o lo studio.

Sembra che la rabbia sia diventata la colonna sonora dei nostri tempi. Un sentimento spesso irrazionale che viene sempre indirizzato contro un avversario o un capro espiatorio da abbattere senza alcuna pietà.
Ma da dove nasce questo sentimento così violento e improvviso, che suona così alieno alla cultura occidentale?

Si possono fare diverse ipotesi. Sul piano sociale, uno dei fattori potrebbe essere quello della globalizzazione che ha portato a una società spersonalizzata in cui viene distrutta l’idea di microcomunità e, di fatto, ha annientato quello che è stato l’habitat naturale dell’essere umano in tutta la sua storia.

Se si passa invece a un’analisi più psicologica l’origine della rabbia è spesso una frustrazione determinata dalla schizofrenia, ossia da una radicale dissociazione tra la personalità naturale e l’io fittizio, che deriva dall’introiezione dall’ambiente di valori e desideri che in realtà non appartengono all’individuo.
Tutte le pulsioni e gli istinti naturali irrisolti sfociano così in una energia distruttiva che viene proiettata contro gli altri.

Qualunque sia l’origine ciò che è certo è il risultato di una rabbia che si continua ad alimentare amplificandosi a ogni passaggio. Il risultato è di arrivare all’impossibilità di risolvere il problema conducendo inevitabilmente a un’escalation senza fine.

Come nella patologia nevrotica o psicotica la via naturale di risoluzione passa attraverso una presa di responsabilità del soggetto. Tutto ciò che porta invece a un proiezione ossessiva dei propri problemi sull’esterno conduce inevitabilmente all’autodistruzione.

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO 

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Le 4 SALE da TÈ più ORIGINALI di Milano

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Credits: martii_1806, IG

L’arte di bere e servire il tè è una delle più eleganti e raffinate che si possono sperimentare nel capoluogo lombardo. Per gli amanti degli infusi e per chiunque voglia passare qualche ora di relax con una bevanda calda tra le mani, ecco 4 delle sale da tè più originali di Milano.

Le 4 SALE da TÈ più ORIGINALI di Milano

# Nel mondo delle meraviglie di Rabbit Hole in via Mazzini

Credits: martii_1806, IG

Ogni weekend, passando per via Mazzini, nei pressi del Duomo, si può notare una fila interminabile che cerca di approdare al numero 20. Cosa ci sarà dietro al cancello in ferro battuto che attira così tanti avventori? La risposta è Rabbit Hole, la nuova sala da tè milanese ispirata al mondo di Alice nel paese delle Meraviglie, creato da Lewis Carroll e poi da Disney.

Prendere il tè in qui significa entrare nel luogo dove Alice si è persa con la fantasia, è un’esperienza unica, fatta di fiori giganti, stanze sottosopra e specchi magici. Ogni sala è intitolata ad un personaggio o un luogo della favola mentre bevande e dolci sono accompagnate dalle famose targhette “drink me” ed “eat me”, ma non c’è da preoccuparsi, anche dopo aver mangiato e bevuto si rimane delle stesse dimensioni di quando si è entrati. Come il luogo anche il menù è magico e trascendentale, si servono infatti pietanze ispirate alla storia, colorate e aromatizzate nei modi più particolari. Rabbit Hole è un’ottima alternativa per passare del tempo in un mondo altro in compagnia di una dolce consumazione.

Leggi anche: Prendere il tè a Milano con ALICE nel paese delle MERAVIGLIE 

# Immersi nei té di tutta l’Asia nel Chà Tea Atelier vicino alla Darsena

Credits: chateaatelier, IG

Chà Tea Atelier è la sala di Milano dove la preparazione e la consumazione della bevanda calda diventano un culto. Il locale offre la più vasta varietà di tè di tutta la città, lo spazio è piccolo e la maggior parte è occupato da contenitori di latta che contengono tutte le varietà di tè che si possono immaginare e oltre, provenienti da tutta l’Asia.

Per poter ottenere questa varietà la proprietaria della piccola sala verde ha viaggiato e fatto ricerche, riportando tutta la sua conoscenza nella carta da tè, che descrive con precisione le componenti e le sensazioni che caratterizzano ogni infuso. Il piccolo locale sui navigli è un punto vendita ma offre la possibilità di accomodarsi e gustare la bevanda al suo interno, inoltre, dedica alcune giornate alla conoscenza del tè, con vere e proprie lezioni, dove si insegna la storia e la preparazione di ogni infuso. Chà Tea Atelier è l’ideale per gli appassionati, ma anche per i curiosi e chi semplicemente non ha fretta di scegliere cosa bere ma apprezza provare cose nuove e perdersi nell’antica tradizione del tè.

Via Marco D’Oggiono, 7

Leggi anche: 30 cose DA FARE a Milano almeno una volta nella vita 

# In compagnia dei gatti del Crazy Cat Cafè vicino alla Centrale

Credits: crazycatcafe, IG

Per quanto riguarda l’aspetto particolarità, per chi ama gli animali e in particolare i felini domestici, il luogo ideale dove prendere un tè è il Crazy Cat Cafè in via Napo Torriani. Questo è il primo Cat Cafè della città, dove gli amici a quattro zampe gironzolano tranquillamente saltando da un posto all’altro, dormono acciambellati ai piedi dei clienti e alcuni di loro si lasciano anche coccolare.

Il locale propone tè neri, verdi e bianchi in tazze rigorosamente a forma di gatto. Nonostante l’attrazione principale del locale siano proprio i gatti, i giovani proprietari servono prodotti di qualità, aromatizzati e puri, anche qui con una vasta scelta, accompagnati da pietanze golose. Passare qualche ora qui significa rilassarsi sorseggiando tè di qualità in mezzo a creature simpatiche e affettuose che lasciano tranquillo il cliente se lo desidera ma che si fanno avvicinare da chi invece adora la loro compagnia.

Leggi anche: “Happy Together – Vivere felici con il proprio gatto”, gli incontri del Crazy Cat Cafè 

# Un té a Palazzo Reale nel Caffè Giacomo

Credits: giacomo_milano, IG

Se si desidera un luogo più classico, in stile vintage dove sorseggiare un tè in centro, Caffè Giacomo dentro a Palazzo Reale è il luogo ideale. Circondati da un’atmosfera antica, a due passi dal Duomo, si può godere delle varietà del tè Mariage Fréres, accompagnato da piatti dolci e salati.

La scala in ferro battuto, le sedie di legno e i tavoli rotondi in simil ferro, riportano ai primi anni del Novecento, periodo che si può raggiungere anche con un viaggio attraverso l’arte. Infatti, il locale ospita una vasta raccolta di cataloghi della storia artistica italiana e non solo, che si possono sfogliare comodamente seduti mentre si beve il tè o si chiacchera con un compagno di ozio. Caffè Giacomo è la sala da tè in cui regna il classicismo e l’umanesimo di Milano, percorribili attraverso il suo stile vintage e il legame con la storia dell’arte.

leggi anche: “Al Pont de Ferr”: CHIUDE un SIMBOLO della RISTORAZIONE MILANESE – Milano Città Stato

Continua la lettura con Le FERMATE della METRO che non ci sono ma che ci PIACEREBBERO MOLTO 

SARAH IORI

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🔴 Il SAINI, il “TEMPIO dello SPORT” di Milano, cambia VOLTO: approvato il PIANO di RIQUALIFICAZIONE

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Sarà un ricco piano di riqualificazione quello che coinvolgerà uno dei centri sportivi più grandi e attrezzati di Milano: il Centro Saini, in via Corelli 136 nel quartiere Ortica-Forlanini. La riqualificazione sarà possibile grazie all’accordo stretto tra l’Università degli Studi di Milano e il Comune della Città, ma cosa prevede il progetto?

Il SAINI, il “TEMPIO dello SPORT” di Milano, cambia VOLTO: approvato il PIANO di RIQUALIFICAZIONE

# Il Centro Saini

Credits: @raf_tennis
Centro Saini

Il Centro Saini è stato costruito a partire dal 1971 su volontà del CONI e dal 1994 è gestito da Milanosport. Qui sono state organizzate tra le più importanti competizioni dell’area milanese e ogni anno si registrano oltre 200mila presenze tra atleti e sportivi. All’interno si possono praticare numerosi sport, grazie agli impianti che dispone: ci sono vasche interne ed esterne, palestra, sala cardiofitness, campo da tennis e pista d’atletica, ma anche campi per gli sport di squadra come basket, pallavolo, rugby, sabbia per il beach volley e area per praticare baseball. Il Centro Saini è un vero tempio dello sport milanese ed è anche sede di alcune importanti società sportive nazionali, quali la FIDAL (Federazione italiana atletica leggera), FIN (Federazione italiana nuoto) e FIA (Federazione italiana arbitri).

# Più offerta e più eventi in arrivo

 
Credits: faretennis.com

Tra l’importante Centro e l’Università Statale di Milano, nello specifico la Scuola di Scienze motorie, è stato stipulato un accordo finalizzato alla valorizzazione e riqualificazione del Centro sportivo e probabilmente dell’intera area. Sì perché della riqualificazione del Centro Saini e dell’azione sinergica dei due enti pubblici, potrebbe beneficiarne l’intero territorio. Aumenterebbero le offerte sportive e si organizzerebbero più eventi, sia di carattere nazionale che internazionale.

# Il progetto

Credits: blog.urbanfile.org
progetto centro saini

Il progetto prevede lavori pluriennali dal valore di circa 36 milioni di euro, finanziati dall’Università. L’investimento dell’Ateneo permetterà allo stesso di avere per 50 anni la gestione gratuita del centro, gestione che inizierà dal 2025. Ma cosa prevede il piano di riqualificazione?

I lavori saranno suddivisi in 3 lotti e consisteranno (come riporta urbanfile) nella ristrutturazione completa e adeguamento del Centro, nel rafforzamento della presenza della Scuola di Scienze Motorie e nella realizzazione di nuove strutture e potenziamento di altre. Il Centro sportivo rimarrà comunque aperto a tutta la cittadinanza e darà la possibilità di fare sport a tutti gli utenti, con tariffe accessibili applicabili per ogni fascia.2

 

Continua la lettura con: Un DOPPIO RESTYLING per il QUARTIERE FORLANINI

BEATRICE BARAZZETTI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🔴 “Al Pont de Ferr”: CHIUDE un SIMBOLO della RISTORAZIONE MILANESE

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Credits Al Pont de Ferr FB - Interno locale

Dopo trentacinque anni la celebre clair che si affaccia sul Naviglio non si alzerà più. Nel 2011 era arrivata la Stella Michelin. L’annuncio di Maida Mercuri, detta “Nostra Signora dei Navigli”: “Quel tempo è finito, i Navigli sono diventati un’altra cosa“.

“Al Pont de Ferr”: CHIUDE un SIMBOLO della RISTORAZIONE MILANESE

# Dopo trentacinque chiude i battenti un simbolo della cultura enogastronomica meneghina

Credits Al Pont de Ferr FB – Interno locale

L’atmosfera languida e malinconica di fine inverno si tinge di tristezza. Un simbolo della cultura enogastronomica meneghina chiude i battenti: “al Pont de ferr”, dopo trentacinque anni di attività decide che è il momento di passare la mano. La clair che si affaccia sul Naviglio Grande non si alzerà più. Lo ha annunciato Maida Mercuri, detta “Nostra Signora dei  Navigli” che lascia orfani migliaia e migliaia di avventori che dal 14 dicembre 1986 hanno  goduto delle prelibatezze della cucina e delle magie enologiche di quella che era all’epoca la più giovane sommelier d’Italia.

Fanno sempre male ai cuori sensibili le chiusure di locali storici. Ricordiamo il Rattazzo, ad esempio, il bar più sincero di tutta Porta Ticinese che ha chiuso dopo la scomparsa dello storico patron, Piero Rattazzo. Sempre sui navigli, ma giù giù ai confini meridionali mediolanensi c’era l’Osteria del Tubetto, verace locale pane e salame e musica dal vivo. Ha chiuso da tempo anche l’Altra Isola, ristorante frequentato ai tempi da Gioann Brera e Gino Veronelli, celebre per sontuosi risotti e ossibuchi alla milanese.  

Leggi anche: ADDIO anche alla leggendaria MARIPOSA di Porta Romana

# Pochi piatti iper-tradizionali abbinati ai migliori vini italiani e francesi

Credits Al Pont de Ferr FB – Piatto

La chiusura di “al Pont de Ferr” è un fulmine a ciel sereno. Maida aveva creato un rapporto bellissimo con la sua clientela, ha saputo valorizzare vari chef, tra cui uno come Matias Perdomo, con cui ha anche portato la stella su questo locale semplice, perché l’aspetto è sempre stato quello della vera trattoria. Un racconto quello della titolare che attraversa  gli anni e la città, da quando giovanissima sceglie di dire no a Sirio Maccioni, che la vuole  responsabile sommelier al ristorante-culto “Le  Cirque” di New York.  

L’idea è quella di creare a Milano un locale con pochi piatti iper-tradizionali da abbinare ai migliori vini italiani e francesi al bicchiere. Il passaparola promuove rapidamente “il Ponte” a punto di ritrovo degli appassionati di vino e distillati. Asino e pappardelle, pancette piacentine e  tome  stagionate  si maritavano a sorsi memorabili di Sassicaia, Barolo e  Amarone. 

# La stella Michelin nel 2011

Credits Al Pont de Ferr FB – Maida Mercuri

Negli anni, si sono aggiunti gli Champagne e mirabolanti distillati, che hanno fatto del Ponte il luogo d’elezione dei collezionisti di whisky. Nel 2011, con Perdomo, è arrivata la Stella. Che ha suggellato il successo di un locale simbolo, un vero faro enogastronomico dei Navigli. «Quel tempo è finitoscrive Maida nella sua nota d’addio – i Navigli sono  diventati un’altra cosa». E così l’ultimo baluardo della ristorazione storica e d’autore del quartiere se ne va. 

 

Continua la lettura con: Altro passo verso la “fusione horror”: perché Milano vuole accollarsi il TRASPORTO PUBBLICO di Roma e Napoli?

LEONARDO MENEGHINO

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Molti GANGSTER in circolazione: come si chiamano a Milano?

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Lorenzo ZUCCHI: “la mia Milano sarà una città APERTA e in PACE”

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Lorenzo Zucchi

Lorenzo Zucchi. Nato a Parma, a Milano da 20 anni, appassionato di viaggi, di cinema e di scrittura. L’ultimo libro pubblicato è Bandiere per tutti.

La realtà è rotonda

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Per quasi tutti gli organi di informazione l’obiettivo non è descrivere il fatto ma strumentalizzarlo per avvalorare la propria posizione.

Il fatto in sé non ha significato. Quello che conta è la chiave di lettura. Ciò che è più importante per un lettore che voglia comprendere la realtà è capire la posizione in campo scelta da chi la descrive.

La realtà è sempre una proiezione della soggettività. E l’informazione è sempre una strumentalizzazione dello schieramento a cui si appartiene per interessi economici, motivi ideologici o anche semplicemente per posizione geografica. Così come la stessa realtà cambia a seconda del punto da cui la si guardi, lo stesso avviene nella rappresentazione di un fatto da parte di una fonte di informazione.

E questo vale anche per il lettore. Nel momento in cui scegliamo il tipo di emittente da cui voler ricevere la notizia già facciamo una scelta di campo e decidiamo di preferire la strumentalizzazione all’informazione.

Chi voglia cogliere un senso più compiuto di ciò che sta accadendo dovrebbe cercare di accedere alle notizie della parte più lontana dal proprio punto di vista. Come per vedere una scultura o un’opera architettonica non basta osservarla da un punto statico ma serve girarci intorno per cogliere ogni aspetto.
Sempre che l’obiettivo sia la verità e non il pregiudizio.

Continua la lettura con: Tutti i pensieri del giorno 

MILANO CITTA’ STATO 

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La PORTINERIA più FOTOGRAFATA del mondo è a Milano

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Credits: @postibelliamilano portineria più fotografata

Milano è ricca di angoli che non ti aspetti, di particolari che solo se osservi attentamente ciò che ti circonda riesci a scovare. Tra questi, si trova quella che potrebbe essere la portineria più fotografata al mondo, spopolata negli ultimi anni su Instagram. Ecco dov’è.

La PORTINERIA più FOTOGRAFATA del mondo è a Milano

# L’entrata della “Lama Bianca” che non ti aspetti

Credits: @fr_cre
portineria più fotografata

Blu e rosa sono questi i colori che dominano l’ingresso di questo palazzo. Un rosa cipria e un blu cobalto che entrano in contrasto con i colori dell’edifico milanese conosciuto come la “Lama bianca”, simbolo del razionalismo italiano. Il grattacielo è stato progettato da Bottoni, architetto che ha realizzato anche Qt8 e Monte Stella, e si trova in corso Sempione 33.

Credits: @giorgia.cerati
entryways of Milan

Ma perché la sua portineria è diventata così famosa? È stato l’editore tedesco Taschen a rendere l’entrata della “Lama bianca” così conosciuta. Nel marzo del 2017 è stato infatti pubblicato il libro “Entryways of Milan”, un volume che raccoglie 140 ingressi di Milano disegnati dai più famosi architetti del Novecento. Tra questi è comparso anche quello rosa e blu.

# Una contrapposizione di colori vincente

Credits: @graziacanale
Entrata palazzo

Il passo da volume di raccolta fotografica a guida per scoprire alcune particolarità meneghine è stato molto breve. Subito dopo la pubblicazione sono comparse migliaia di foto con l’hashtag #entrywaysofmilan e sembra che quella del palazzo in Corso Sempione 33 sia stata la preferita.

Nello specifico, l’ingresso del palazzo è una promenade parallela a quella che sarebbe dovuta essere una traversa di Corso Sempione mai realizzata. Le pareti della portineria sono ricoperte da tessere rosa e blu, il soffitto è di stucco veneziano rosa, mentre il pavimento è in marmo di Carrara. Una contrapposizione di colori vincente e Instagram ne è la prova! All’hashtag #entrywaysofmilan corrispondo infatti oltre 3000 foto e la portineria di corso Sempione 33 è quella che si vede di più, rendendola quindi l’ingresso più instagrammato al mondo.

Continua la lettura con: Il Palazzo in stile DDR in corso Sempione

BEATRICE BARAZZETTI

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