In origine doveva essere la metropolitana arancione, la M6 pianificata durante l’amministrazione Moratti e prevista dall’Assessore ai Trasporti Carlo Masseroli nel PGT e PUMS del 2010 con orizzonte 2030, che immaginava 11 linee M tra metropolitane e metrotranvie.
M6: la favola della metropolitana ROSA
La linea M6 con le varianti previste nel PUMS
La linea M6, escluso un secondo passante, sarebbe probabilmente l’ultima linea metropolitana radiale necessaria per Milano che andrebbe a raggiungere alcuni bacini di popolazione non coperti dal trasporto pubblico veloce.
Da Masseroli a Maran: la linea diventa rosa
La linea M6 dovrebbe fungere, nelle intenzioni del Comune, da collegamento tra la periferia nord-ovest e quella sud-est di Milano, passando per il centro della città. Nel piano del 2010 la linea prevedeva 37 fermate (tra le quali Quarto Oggiaro, viale Certosa, Pagano, Porta Genova, piazza XXIV Maggio, Porta Romana, via Lombroso, Ponte Lambro).
Il progetto di base prevedeva che il percorso insista attorno all’area di Certosa-Rho fiera-Stephenson e sotto l’asse del Sempione, con direzione Noverasco o Ponte Lambro. Il nuovo progetto della linea, ora colorata di rosa, dopo avere intersecato Domodossola FN-M5, scenderebbe verso il nodo di Cadorna e poi avrebbe due possibilità, o incrociarsi a Missori con la M3 o con la linea verde, per poi passare dalla fermata dello spicchio di “circle-line” Tibaldi e infine avrebbe due alternative: andare fino a Noverasco verso sud lungo Ripamonti oppure fino a Ponte Lambro incrociando la M3 a Rogoredo. In questo modo verrebbero coperte l’area Quarto Oggiaro-Certosa-Sempione a nord ovest e quella del municipio 5 a sud che attualmente risultano del tutto prive di fermate della metropolitana (in tutto il municipio 5, tra i più estesi di Milano, al momento c’è sola una fermata della metro: Abbiategrasso).
Terminata la linea M4, contestualmente agli altri prolungamenti del sistema metropolitano milanese, la M6 dovrebbe essere in cima alla lista delle future opere di nuova realizzazione e avere già un progetto definitivo entro il 2022-2023. Perchè questo limite temporale? Altrimenti non aprirebbe prima del 2030.
Per ora la linea rimane solo una favola, anche se forse si è aperto uno spiraglio
La linea probabilmente non vedrà mai la luce o comunque del progetto non se ne parlerà prima del 2030, in base alle indicazioni del PUMS, ovvero quando tutti i prolungamenti previsti saranno stati realizzati. Solo in quel momento è previsto che possa essere prodotta la famigerata analisi costi-benefici, per valutare la sostenibilità dell’investimento nel tempo, e ricevere il sempre necessario beneplacito e impegno economico dello stato, almeno alle condizioni attuali di governo in cui si trova Milano.
Credits: milanosud.it
Una proposta del consigliere Biscardini al Comune è quella di una soluzione low cost rispetto all’originale con lo sbinamento del ramo a sud della M1. In questo modo sarebbero sfruttati i quasi 7 km di tunnel del ramo Pagano/Baggio e la parte nuova misurerebbe solo circa 9 km, con l’ultimo tratto, dal capolinea del 24 fino a Macconago, da realizzare anche in superficie. L’assessore ai Trasporti Granelli ha ammesso che il sud Milano ha bisogno di un trasporto pubblico veloce e che verranno valutate delle ipotesi, ma ad oggi non c’è nessuna novità.
La domanda sorge spontanea: la Milano internazionale, capitale del fashion, della finanza, dell’industria, del design e di tutto quanto la aiuta a produrre oltre il 10% del PIL nazionale, contando solo il perimetro comunale, perchè non può e non riesce a decidere se realizzare un’infrastruttura importante per il suo territorio senza l’approvazione e i finanziamenti statali?
Perchè non ha la libertà di scegliere come spendere quanto i cittadini le versano in imposte e tasse: ovvero le manca autonomia gestionale e finanziaria al pari delle altre città-stato europee che possono realizzare sistemi metropolitani diffusi su tutto il territorio in tempi estremamente più rapidi rispetto a Milano.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Quanto è grande la nostra città, in termini di popolazione?
Dipende.
Milano è una e trina: c’è il Comune di Milano, che è il nucleo storico del territorio ambrosiano, poi c’è la Città Metropolitana di Milano, che rappresenta la vecchia provincia, e infine c’è la cosiddetta Grande Milano, che comprende i comuni esterni all’area metropolitana -quindi ricadenti in altre provincie e persino in altre regioni- ma facenti parte del territorio su cui Milano esercita un’influenza socio-economica determinante.
Il Comune di Milano
Il Comune di Milano ha una popolazione di circa 1.394.194 abitanti, inclusi i milanesi-non-italiani (comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno). In ambito italiano la nostra città è la più popolosa dopo il Comune di Roma. In Europa ci sono parecchie città che contano un maggior numero di abitanti, anche se i raffronti, in questo caso, è bene farli con i territori metropolitani, che rappresentano il livello di governo più appropriato per le grandi città.
In ogni caso, il solo Comune di Milano ha una popolazione superiore a quella di alcuni stati membri dell’Unione Europea. Sì, avete letto bene: Milano ha più abitanti di due isole (Cipro e Malta) e di due altri paesi nordeuropei (Estonia e Lussemburgo).
La Città Metropolitana
Andiamo ora a guardare i numeri della Città Metropolitana di Milano. Qui le cifre si impennano: gli abitanti sfiorano i 3.279.944. Anche in questo caso, la nostra metropoli è la più popolosa in Italia dopo Roma Capitale. Nell’Unione Europea, occupiamo il sesto posto.
I quattro stati membri UE -Cipro, Malta, Estonia e Lussemburgo- che abbiamo confrontato in precedenza con il solo Comune di Milano, messi insieme hanno meno abitanti della complessiva Città Metropolitana milanese. Quest’ultima risulta più popolosa anche di altri tre stati membri UE, singolarmente considerati: le altre due Repubbliche Baltiche (Lituania e Lettonia) e la cosiddetta “Svizzera dei Balcani”, ovvero la Slovenia.
Grande Milano
Passiamo infine alla Grande Milano. In questo caso siamo di fronte ad una vera e propria “regione metropolitana”, comprendente intere porzioni di Lombardia, Piemonte ed Emilia. La Grande Milano è la quarta area urbana di questo tipo nell’Unione Europea, dopo Londra, Parigi e l’agglomerato Reno-Ruhr (Colonia e altre città tedesche). La popolazione, a seconda delle differenti stime, oscilla fra i 7 milioni e mezzo e gli 8 abbondanti. Roma ne ha la metà.
Continuando invece il confronto con gli stati membri UE, la Regione urbana di Milano supera anche la Finlandia, l’Irlanda, la Danimarca, la Croazia, la Slovacchia, la Bulgaria.
In conclusione: la valorizzazione della componente demografica non è una “gara” fine a se stessa, bensì rappresenta la necessaria presa d’atto del proprio ruolo in Italia, in Europa e, dunque, nel mondo. Basti considerare un fatto: Londra, dopo la Brexit, ha chiesto a gran voce di avere uno status particolare, ai limiti dell’indipendenza. Londra è non a caso la prima regione metropolitana comunitaria ed è il vertice settentrionale della cosiddetta Blue Banana, ovvero quella fascia continentale più produttiva e popolosa, che ha il proprio vertice meridionale proprio in Milano.
No, non è una gara fine a se stessa. È una vocazione ad essere protagonisti che ci lega precisamente a Londra, passando per il cuore d’Europa, e che dobbiamo difendere ed esaltare. Anche Milano e la sua area metropolitana (ex provinciale e grandemilanese) devono avere uno status particolare.
ALEX STORTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo alcune giornate incoraggianti arriva una battuta di arresto nel miglioramento generale. Tornano a crescere i decessi: sopra i 200 in Lombardia e vicini ai 700 in Italia. Scendono i contagi, per la prima volta a novembre sotto i 20000 in Italia, ma calano di molto anche i tamponi: il tasso di positività risale, sia in Lombardia che in Italia. L’Italia unico paese tra i principali in Europa dove i decessi tornano a salire.
🛑 30 novembre. CONTAGI e TAMPONI giù, DECESSI su
#1 MORTI DI NUOVO IN CRESCITA: in Italia tornano vicini ai 700, in Lombardia di nuovo sopra i 200
I morti in Lombardia dopo alcuni giorni di calo ritornano sopra quota duecento. Dai 207 di giovedì e i 135 di ieri, oggi sono stati 208. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Tornano a crescere in Italia: venerdì erano 827, ieri 541, oggi 672.
#2 FRENA LA DISCESA DEI RICOVERI
Per il settimo giorno negli ultimi otto calano i ricoveri in terapia intensiva in Lombardia, anche se di meno: dai -12 di ieri ai -1 di oggi, per un totale di 906 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione si mantiene sotto al 60%. Crescono invece di 33 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri -216).
Andamento simile anche in Italia sul fronte dei ricoveri: dopo quattro giorni di calo tornano a salire di +308 quelli non gravi (ieri -420), mentre diminuiscono di 9quelli in terapia intensiva (anche ieri erano stati -9).
#3 SCENDONO I CONTAGI: in Lombardia si sono ridotti dell’80% in una settimana. Scendono però anche i tamponi
Scende ancora il numero di nuovi contagi in Lombardia: dai +9.221 di venerdì scorso, ieri erano stati +3.203, oggi sono +1.929. Si dimezzano in un giorno i nuovi casi nella città metropolitana di Milano: dai 1.748 nuovi casi di ieri ai 973 di oggi. Unica altra provincia sopra i 400 nuovi casi è Monza e Brianza a 649. Scendono i contagi anche in Italia: dai +29.003 di giovedì e i +20.648 di ieri, oggi sono +16.377. Calano anche i tamponi in Italia: dai 176.934 di ieri ai 130.524 di oggi. In Lombardia i tamponi calano dai 28.434 di ieri ai 16.987 di oggi, per la prima volta sotto ai 20.000 nel mese di novembre.
#4 SALE IL TASSO DI POSITIVITA’: Lombardia sempre sotto la media nazionale
Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia risale: dall’11,2% di ieri all’11,7% di oggi.
Sale anche in Italia: dall’11,7% di ieri al’12,5% di oggi.
#5 TASSO DI CRESCITA DEI CONTAGI ALLO 0,5% IN LOMBARDIA
Il tasso di nuovi contagi in Lombardia scende dallo 0,8% allo 0,5% di oggi, il più basso d’Italia dopo l’Umbria.
Sopra il 2% c’è solo la Puglia.
Fonte dati: Protezione Civile
#6 ITALIA ANCORA PRIMA PER MORTI IN EUROPA NELLE ULTIME 24 ORE: la situazione negli altri paesi continua a migliorare
Al momento in cui scriviamo l’Italia risulta second nel mondo, dietro gli Usa, mentre si conferma ancora prima in Europa per morti totali e per morti nelle ultime 24 ore. In Europa l’Italia è anche l’unico tra i principali paesi a registrare un nuovo incremento. Nel numero dei decessi giornalieri è seguita da Russia (in calo a +368), UK (in calo a +215), Francia (in calo a +198) e Polonia (in calo a +121). In coda, tra i principali paesi, si confermano Germania (+69) e la Svezia con +3.
COVID, morti per milioni di abitanti:
Belgio 1.418, Perù 1.082, Spagna 955, Italia 900, Regno Unito 853
Argentina 845, Stati Uniti 821, Messico 814, Brasile 810, Cile 799
Francia 798, Svezia 660, Svizzera 533, Polonia 450, Portogallo 428
Austria 344, Canada 316, Israele 310, Grecia 214, Germania 195
Nuovi contagi in Europa per 100.000 abitanti/settimana: ITALIA QUINTA, AUSTRIA PRIMA, GERMANIA ULTIMA
Pubblicata la classifica di ItaliaOggi, Università La Sapienza di Roma e Cattolica Assicurazioni, sulla qualità della vita delle città italiane. Spicca il crollo di Milano che scende di 16 posizioni. Covid e relative restrizioni hanno colpito particolarmente la città e la qualità della vita dei suoi abitanti.
QUALITÀ della VITA: il CROLLO di Milano. La rivincita delle città piccole
# Milano perde 16 posizioni e precipita al 45° posto
Credits: Andrea Cherchi – Milano deserta
Crollo delle province maggiormente colpite dalla prima ondata della pandemia, in particolare Bergamo che dal 26° posto dell’anno scorso crolla al 40° di quest’anno. Tra le città lombarde, regione più colpita dal Covid, spicca il disavanzo di Cremona e di Lodi che indietreggiano di 37 posizioni. Milano perde ben 16 posizioni classificandosi 45° nonostante tuttora sia prima per reddito e ricchezza e risultando solo qualche posizione davanti a Roma (50esima).
# Covid e restrizioni hanno inciso nelle valutazioni
La metodologia utilizzata nella ricerca è stata in grado di tenere in considerazione gli effetti immediati diretti della pandemia anche se per giuste ragioni risulta al momento impossibile rilevare gli effetti indiretti, quelli sul reddito tra tutti, che potranno essere tenuti in considerazione solo tra qualche anno. Il monitoraggio preciso sugli effetti della diffusione del virus e dei conseguenti lockdown è avvenuto grazie ai nuovi indicatori che elaborano i recenti dati Istat sul numero di decessi nei primi otto mesi dell’anno analizzando ogni singolo comune.
# Le migliori città in cui vivere: Pordenone scalza Trento. Grandi passi in avanti per Vicenza e Padova che entrano nella top 5
Credits: max_biason IG
Cambio di posizione tra prima e seconda con Pordenone che grazie agli ottimi dati rilevati in 5 dimensioni su nove riesce ad aggiudicarsi la prima posizione su Trento, ex città in vetta al classifica. Al terzo posto sale Vicenza (era 14esima) seguita da Padova (nella classifica precedente era 11esima). Da evidenziare il gran passo in avanti di Ascoli Piceno che dalla 37° posizione raggiunge il 5° posto grazie anche ai successi nei campi di dimensione della sicurezza sociale (prima in classifica) e reati e sicurezza (terza in classifica).
# Le peggiori: Foggia ultima classificata con 7 indicatori negativi su 9
Credits: rivistailmiulino.it
Nella parte bassa della classifica da sottolineare l’ascesa di Agrigento che riesce a salire di due posizioni ma resta comunque sul fondo della classifica. Qualità della vita insufficiente a Foggia, ultima in classifica, in quanto i dati insoddisfacenti danno esito negativo in ben 7 dimensioni su 9: affari e lavoro, ambiente, sicurezza sociale, istruzione formazione capitale umano, reddito e ricchezza, reati e sicurezza, tempo libero.
Le generazioni passano ma le mamme restano sempre uguali. Lo starter-pack delle madri di tutte le generazioni è a base di frasi che ognuno di noi fin da piccolo si è sentito dire. E prima di noi i nostri padri e prima ancora i nostri nonni fino ad arrivare alla fine dei tempi. Ma quali sono quelle che non cambiano mai?
Le 7 FRASI che le MADRI dicono ai FIGLI da SECOLI
#1 “Se ti fai male, dopo prendi il resto”
Credits: sportellodeidiritti.org
Questa è senza alcun dubbio una delle frasi più utilizzate dalle madri premurose che, pur di non vedere i propri figli doloranti, sarebbero disposte a incollarli alla sedia così da evitare qualsiasi tipo di danno. Per i maschietti era la frase di routine che anticipava il pomeriggio al campetto per giocare a calcio con gli amici. Fosse stato possibile ci avrebbero fatto andare a giocare incelofanandoci dalla testa ai piedi. Alla domanda “ti sei fatto male?” la risposta era sempre la stessa “No no, tutto bene”. #veriuomini
#2 “Guarda che conto fino a tre”
Credits: millemamme.org
Ubbidienza! Questa è la pretesa che ogni madre di qualsiasi generazione chiede. All’udire di questa frase, un po’ come accade nelle vicende del maghetto Harry Potter con l’incantesimo Petrificus Totalus, ogni singolo muscolo del nostro corpo si fermava o addirittura rinunciava automaticamente a qualsiasi cosa stesse facendo, anche contro la nostra volontà. Tra angioletti e diavoletti la risoluzione terminava in un lieto fine o con ciabatte volanti. #volanociabatte
#3 “Chiamami quando arrivi”
Credits: pinterest.it
Potevi andare a 1km di distanza o lontano ore e ore ma una volta arrivato dovevi dare segni di vita o la tachicardia poteva accompagnare solo. Sono tante però le madri che, nonostante i figli ormai grandi, pretendono ancora la chiamata che testimoni l’arrivo a destinazione e non si fanno problemi a tirar fuori il discorso alle cene di famiglia quando “certo che però potevi chiamare” risuona in tavola costantemente. #mollami
#4 “Finché vivi sotto il mio tetto fai quello che ti dico io”
credits: paroleingiaccablu.wordpress.com
Una delle frasi più dittatoriali uscite dalla bocca della maggior parte delle madri è proprio questa. Valeva per i tatuaggi, per l’orecchino, per qualsiasi tipo di vizio o addirittura per la libertà nell’uscire. Alla maggiore età potrai andare a vivere da solo e fare quello che vuoi ma… e via con la solita frase “Finchè vivi sotto il mio tetto fai quello che ti dico io”.#sissignorcapitano
#5 “Un giorno mi ringrazierai”
Credits: ladolcevita.tv
La disciplina, la compostezza e l’ubbidienza devono essere tre caratteristiche tanto per un soldato quanto per un figlio. Madri generali pronte a farti combattere ogni tipo di battaglia come quelle contro la scorretta postura, il non sporcarsi o la scelta giusta da fare. Una volta vinta la guerra non dimenticarti però di ringraziarla. Lei ti aveva avvisato. #soldativeri
#6 “Ti do 10 minuti. Dopodiché butto tutto dalla finestra!”
Credits: jonicaradio.it
La camera sempre in ordine per evitare brutte figure con gli ospiti. La vera domanda è, se sono ospiti sappiamo quando arrivano no? Perché non possiamo mettere in ordine poco prima? Ma lei non l’ha mai pensata così. Se in settimana ci salvava la scuola, nel weekend diventavamo tutti delle “Cenerentola” indaffarati nelle faccende domestiche. Riordina la camera, fai il letto, togli la polvere dai mobili, passa l’aspirapolvere. Questi erano solo alcuni dei compiti assegnati ma pur di poter giocare senza pensieri eravamo disposti a tutto.#armadichevolano
#7 “Non mangiare ora che tra poco si cena”
Credits: amicopediatra.it
I pasti sono importanti soprattutto la colazione che, se non fatta, ti potrebbe sballare tutta la giornata. Sono 5 i pasti durante la giornata ad i soliti orari di routine: colazione, merenda, pranzo, merenda e per finire la giornata, cena. Vietata la doppia merenda pomeridiana o, secondo il suo ragionamento, arrivi a cena senza appetito. La frase “Non mangiare ora che tra poco si cena” veniva ripetuta ogni 30 minuti dalle 18 fino alle 20 e dentro la nostra testa rimbombava la domanda “ma quando si mangia?”. #fammimagnà
Davide contro Golia. Una storia che spesso si ripete con altre forme. Ma forse mai si è assistita a una tale disparità di dimensioni e di mezzi come quello che sta avvenendo nelle strade di Milano. Dove il “Don Chisciotte dei librai” ha lanciato la sfida ad Amazon.
Milano: la più PICCOLA LIBRERIA del MONDO lancia la sfida ad AMAZON
# Il Don Chisciotte dei librai che sfida i giganti dell’e-commerce
credit: Facebook – LibriSottoCasa
Luca Ambrogio Santini è stato fino al 2013 titolare di una libreria in largo Mahler, davanti all’Auditorium. Era una libreria curata e lui era sempre disponibile a soddisfare anche le richieste più esigenti da parte dei clienti, infatti Santini ricorda orgoglioso “Una volta anche Carlo Feltrinelli, oggi titolare della famosa catena di librerie milanese, è venuto ad acquistare nella mia libreria”.
Dopo circa un anno dalla chiusura, nel 2015, ha pensato bene di mettere la sua esperienza libraria al servizio della strada, aprendo una Libreria Itinerante e sfidando i grandi rivenditori online come Amazon. E’ per via di questa sua lotta contro i giganti per restituire potere alle librerie indipendenti che a Milano è conosciuto anche come il “Don Chisciotte dei librai”.
# LibriSottoCasa, la libreria itinerante nel sud di Milano: è la più piccola del mondo, solo 2 mq
credit: Facebook – LibriSottoCasa
Santini dal 2015 gira per la zona sud della città con una piccola bicicletta rossa dotata di un carretto, che funge anche da banchetto, con il quale porta in giro i libri ed effettua le consegne. Tra i librai in Italia è il pioniere della consegna a domicilio. La sua è un’attività svolta con passione, dedizione e che porta in giro per la città poesia e amore per la lettura. Il suo punto di forza è proprio questo: la passione e l’esperienza, mira a far capire ai clienti il vero valore dei consigli di un esperto libraio nell’era dei giganti dell’e-commerce.
“La mia è la libreria più piccola del mondo”, afferma. “Appena 2 metri quadri, in cui c’è tutto quello che serve. Quello che propongo oggi è un lavoro diverso. Nella libreria fisica avevo circa 12mila titoli, ora nel mio magazzino ne ho poco meno di mille. Devo essere sempre molto tempestivo per fare la mia proposta. Quotidianamente faccio ricerca per trovare i titoli più interessanti e validi da proporre al pubblico. È un duro lavoro, importante però per salvaguardare questa fetta di mercato“.
# “Vorrei essere più veloce di Amazon”
credit: Facebook – LibriSottoCasa
Santini non si arrende neppure davanti a realtà immense come Amazon o davanti alla pandemia. Le librerie indipendenti stanno ricevendo sempre più richieste tramite Facebook, Whatsapp o via email e il titolare di LibriSottoCasa ha dichiarato “Vorrei essere più veloce di Amazon” e far comprendere che l’esperienza è un valore aggiunto “Con la pandemia le persone devono uscire il meno possibile, quindi le consegne a domicilio e la promozione online sono determinanti. E non è facile per le librerie indipendenti. Dobbiamo resistere alla pandemia. Se è vero che l’e-commerce arriva anche laddove non ci sono librerie, è altrettanto vero che la presenza fisica del libraio che può consigliare e dialogare con il cliente è un valore aggiunto. Un elemento che sta scomparendo e che non dobbiamo perdere”.
Attorno alla semplice vendita di libri ruotano svariati eventi e attività extra che ad oggi, a causa della pandemia, non sono più possibili. Non di rado l’esperto librario era ospite all’interno di altre librerie per organizzare letture e incontri. Sulla sua pagina Facebook si possono seguire le sue iniziative: collabora con scuole, associazioni e biblioteche. Non mancano neppure le partecipazioni a festival, fiere e mercati, tra cui i famosi eventi Bookcity e BookPride. “Le attività extra non ci sono più, ma ci rimane la vendita. Bisogna continuare a resistere. Questo periodo passerà”.
Dopo il successo del primo articolo, pubblichiamo altre sette curiosità e aneddoti poco conosciuti sulle tangenziali milanesi.
TANGENZIALI 2, IL SEQUEL: altre 7 CURIOSITÀ che forse non sapete
#1 La BARRIERA di Sesto San Giovanni sulla Tangenziale Nord doveva essere provvisoria
Credits: ilgiorno.it – Casello di Sesto San Giovanni
La Barriera di Sesto San Giovanninelle previsioni originarie doveva rimanere in piedi solo per 10 anni. Invece è rimasta al suo posto, così come il pedaggio per transitarvi che dalle 1.200 lire di più di 20 anni fa oggi è arrivato a € 2,40.
#2 Alle tangenziali milanesi è stato dedicato un LIBRO
Gianni Biondillo e Michele Monina, il primo apprezzato scrittore di gialli, il secondo, milanese d’adozione, da sempre appassionato di psico-geografia, hanno compiuto una specie di pellegrinaggio lungo le tangenziali di Milano e poi ci hanno scritto un libro: “Tangenziali, due viandanti ai bordi della città”.
#3 Negli anni ’60-’70 erano un set cinematografico per i FILM sulla mala milanese
Sulle tangenziali milanesi sono stati girati film come “Milano calibro 9”, “Il caso venere privata”, Storie di vita e malavita” e “Il giustiziere sfida la città”. Il set ideale per gli inseguimenti indimenticabili fra le Alfette dei rapinatori e le Giulette verdi della polizia. O per ambientare qualche sordido crimine nella periferia degradata della metropoli, che la presenza della tangenziale rendeva ancora più alienata e degradata.
#4 Il TRACCIATO della tangenziale est rimase vicino al centro urbano a causa di Berlusconi
Il tracciato originario della Est doveva essere più esterno, rispetto all’attuale, più verso l’aeroporto, solo che un pochino più a nord avrebbe finito per passare sopra alcuni terreni dove Silvio Berlusconi aveva in progetto la realizzazione di Milano Due.
#5 Lo spostamento del tracciato tagliò FUORI il borgo rurale di Monluè dalla città
Il tragitto venne così spostato più verso la città, dove però gli spazi a disposizione erano decisamente ridotti e il nuovo progetto dovette fare i conti col borgo rurale di Monlué, formato da una chiesa e una cascina agricola, fondato nel 1267 dagli Umiliati di Santa Maria in Brera, ancora oggi uno dei migliori esempi sopravvissuti di quel tipo di organizzazione. La tangenziale fu fatta letteralmente girare attorno alla chiesa, tagliando fuori il borgo dalla città e decretandone di fatto la fine.
#6 Lo svincolo di Linate-Forlanini realizzato A SINISTRA per mancanza di tempo e soldi
I ricordi dello svincolo di Linate-Forlanini a sinistra ce l’hanno in molti, e ci vollero quasi 50 anni e la palma di strada maggiormente a rischio di tutto il paese, peggio della Salerno-Reggio Calabria, con una media di otto morti per chilometro, per rimediare. Ma perché fu realizzato in quel modo? Per colpa della variante necessaria a risolvere il problema del quartiere Monluè, ci fu un allungamento dei tempi e un inevitabile aumento dei costi. Si decise quindi di non indugiare oltre e di realizzare un svincolo sulla sinistra, più veloce e meno problematico per gli spazi da utilizzare già ridotti all’osso.
#7 La tangenziale Est realizzata su parte del CANALE NAVIGABILE Milano-Cremona
Nell’area di Porto di Mare sarebbe dovuto sorgere il porto per il canale navigabile Milano-Cremona. Con lo stop al completamento del canale sull’area di “Porto di Mare”, nel 1986 iniziarono le opere di bonifica per futuri utilizzi. Sul tracciato del canale di ingresso in città venne invece costruita la Tangenziale Est di Milano.
Milano sta vivendo uno dei suoi periodi più brutti di sempre. La pandemia causata dal Covid-19 ci ha costretti a modificare le nostre abitudini. Ma se andare al ristorante per godersi una buona cenetta attualmente risulta impossibile, sono tanti i ristoranti che si sono attrezzati per consegnare i loro buonissimi piatti direttamente a casa.
La consegna a domicilio grazie anche all’utilizzo della tecnologia come i PC, gli smartphone e i tablet, oltre che comoda, può risultare anche molto divertente. Quindi via libera a hamburger, sushi, pizze da degustarsi nella sicurezza e nella comodità di casa propria.
I 5 piatti preferiti per la consegna a domicilio
La consegna a domicilio è sicuramente un servizio molto utile sia per i ristoranti, che possono continuare a lavorare anche se devono restare chiusi, sia per i clienti, che possono continuare a gustarsi i loro piatti preferiti.
Ma quali sono i piatti più gettonati per la consegna a domicilio?
Gli hamburger si trovano sicuramente al primo posto nella classifica dei piatti scelti per la consegna a domicilio. Sarà per la possibilità tra le tante salsine, i soffici panini o gli ingredienti golosi, in grado di appagare completamente ogni palato.
Al secondo posto troviamo la nostra tanto amata pizza. Il gusto preferito resta quello più classico, la pizza margherita, i più golosi la ordinano con la variante della mozzarella di bufala.
I milanesi hanno regalato il terzo posto del podio dei piatti con consegna a domicilio alle patate. Che siano piccanti, dolci, fritte o arrosto, l’importante è che siano un’esplosione di gusto e sapori.
Il fascino dell’oriente con il suo sushi si piazza al quarto posto della classifica. Molto apprezzati soprattutto i nigiri, le polpettine di riso preparate con diversi tipi di pesce crudo.
Il panzerotto si classifica al quinto posto della classifica. La tanto amata mezzaluna farcita di bontà è tanto apprezzata, da gustare caldissima.
Speciale: Sushi a domicilio per conquistare ogni palato
Da ormai 5 anni, il ristorante Xiongdi di Milano propone la sua particolare cucina giappo/pugliese fatta di sapori nuovi e tutti da scoprire. Una cucina che ha conquistato moltissimi clienti!
L’innovativa cucina giappo/pugliese nasce dalla curiosità e dalla voglia di ottenere un risultato unico. Ogni piatto è preparato con le migliori materie prime, che già da sole sono buonissime, ma che unite e mescolate insieme creano una nuova arte culinaria che si fonde tra la tradizione e l’innovazione. Il ristorante Xiongdi per affrontare l’emergenza dovuta alla pandemia, ha attivato un comodo servizio di consegna a domicilio dei suoi speciali piatti giappo/pugliesi.
La consegna è gratuita se effettuata entro i 3 chilometri dal ristorante, che si trova in Via Schiapparelli al civico 21 all’angolo con Via Melchiorre Gioia. Molteplici sono i menù studiati per l’asporto, tutti visibili direttamente sul sito del ristorante. Tra le varie proposte è immancabile quella ALL YOU CAN EAT, la formula adottata anche presso il ristorante per permettere a ogni cliente di provare tutti gli speciali piatti, oltre ovviamente a quelli della tradizione. Il qualificato e premuroso staff è sempre molto attento a soddisfare le esigenze di ogni cliente, offrendo un accurato servizio di consigli telefonici personalizzati sulla base dei gusti e sulle esigenze di ognuno.
Per qualsiasi dubbio o consiglio potrete contattare lo staff del ristorante Xiongdi di Milano, sia online sia telefonicamente, 24h su 24h (call center informazioni & prenotazioni: 02 84571125).
REDAZIONE
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Nella prima giornata di Lombardia arancione prosegue il trend in miglioramento di tutti gli indici avviato ormai da un mese. Migliora la situazione anche in Italia e in tutta Europa dove tutti i principali paesi segnano un calo nei contagi e nei decessi.
🛑 29 novembre. In 24 ore CONTAGI DIMEZZATI a Milano. Forte calo dei decessi in ITALIA. Prosegue il miglioramento negli OSPEDALI
#1 MORTI IN FORTE CALO IN ITALIA: -250 in due giorni
I morti in Lombardia dopo alcuni giorni di calo risalgono leggermente. Dai 207 di giovedì e i 181 di venerdì, ieri erano 119 mentre oggi sono stati 135. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Calano ancora in Italia: venerdì erano 827, ieri 686, oggi 541.
#2 PROSEGUE IL CALO DEI RICOVERI IN LOMBARDIA E IN ITALIA
Per il sesto giorno nell’ultima settimana calano i ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: dai -6 di ieri ai -12 di oggi, per un totale di 907 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è ritornato sotto al 60%. Calano di altri 216 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri -253).
Anche in Italia buone notizie sul fronte dei ricoveri: per il quarto giorno di fila calano i ricoveri. Meno 420 quelli non gravi (ieri -385), meno 9quelli in terapia intensiva (ieri erano -20).
#3 SCENDONO I CONTAGI: in Lombardia si sono ridotti di due terzi in una settimana. A Milano si sono dimezzati in 24 ore
Scende ancora il numero di nuovi contagi in Lombardia: dai +9.221 di venerdì scorso, ieri erano stati +4.615, oggi sono +3.203. Si dimezzano in un giorno i nuovi casi nella città metropolitana di Milano: dai 1.748 nuovi casi di ieri ai 973 di oggi. Unica altra provincia sopra i 400 nuovi casi è Monza e Brianza a 649. Scendono i contagi anche in Italia: dai +29.003 di giovedì e i +26.323 di ieri, oggi sono +20.648. Calano anche i tamponi in Italia: dai 225.940 di ieri ai 176.934 di oggi. In Lombardia i tamponi calano dai 37.286 di ieri ai 28.434 di oggi.
#4 CALA IL TASSO DI POSITIVITA’ IN LOMBARDIA: per la prima volta sotto la media nazionale
Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia scende ancora: dal 12,3% di ieri all’11,2% di oggi.
Stabile in Italia: dall’11,6% di ieri all’11,7% di oggi.
#5 TASSO DI CRESCITA DEI CONTAGI SOTTO ALL’1% IN LOMBARDIA
Il tasso di nuovi contagi in Lombardia scende dall’1,4% allo 0.8% di oggi, il più basso d’Italia dopo la Valle d’Aosta.
Il più alto è in Molise (+2,5%), seguito da Friuli (+2,3%) e Basilicata (+2,1%).
Fonte dati: Protezione Civile
#6 Rt nazionale a 1,08, in Lombardia a 0,86
L’indice RT in Italia è all’1,08. In Lombardia è allo 0,86.
#7 CALANO I DECESSI IN EUROPA: ITALIA ANCORA PRIMA
Al momento in cui scriviamo l’Italia risulta terza nel mondo, dietro gli Usa e il Messico, mentre si conferma ancora prima in Europa per morti totali e per morti nelle ultime 24 ore. In Europa l’Italia è seguita da Russia (+459), Polonia (+283), UK (+215). In coda, tra i principali paesi, si confermano Germania (+67) e la Svezia con +3.
COVID, morti per milioni di abitanti:
Belgio 1.418, Perù 1.082, Spagna 955, Italia 900, Regno Unito 853
Argentina 845, Stati Uniti 821, Messico 814, Brasile 810, Cile 799
Francia 798, Svezia 660, Svizzera 533, Polonia 450, Portogallo 428
Austria 344, Canada 316, Israele 310, Grecia 214, Germania 195
Milano rallenta, sospesa fra una nota e l’altra della sua meravigliosa frenesia.
Il RALLENTAMENTO di MILANO
# La pandemia ha reso lo scenario cittadino un paesaggio lunare
Credits: Andrea Cherchi
Come un vento gelido del nord, la pandemia ha cristallizzato i sogni e i nostri passi. Ci chiude il petto, ci incurva la schiena. Viviamo dentro ad un brutto film, strattonati da idee ed ideali che sbagliano a doppiare i nostri pensieri. Milano rallenta.
Ci sono giorni in cui cammino in un paesaggio lunare. Vetrine spente, bar chiusi. I baracchini delle caldarroste fumano timidi bracieri.
Cerco di trovar poesia dentro ad un libro senza pagine. Cerco di ascoltare la melodia di un pianoforte senza tasti. Cerco di sedermi in un teatro dal sipario chiuso.
# Però Milano rallenta ma non si ferma, come una locomotiva che non si arrende mai
Però, a pensarci bene, Milano rallenta ma non si ferma. Come una locomotiva possente, dalla struttura antica e ben solida, di ferro, procede sui suoi binari senza arrendersi mai. Sbuffa vapore bianco come zucchero filato, borbotta disappunto verso i suoi cittadini arresi a dire: “Hei, non vedete quanto io sia vecchia eppure mai spenta? Tenete il passo e lo sguardo alto alle montagne là, ai margini della periferia”.
Navigli (sera 24/2/2020) Foto Valentina Burlando
L’acqua dei Navigli attende la primavera, chiacchere e birra sotto le stelle. Le piazze soffrono di nostalgia. Non son capaci di star vuote. Mancano gli abbracci, le strette di mano che noi milanesi sappiamo dare, felici e vigorose.
Nulla è in grado di insidiare il primato della cucina italiana come migliore al mondo, ma di certo non mancano i piatti inusuali. Generalmente, però, si tratta di esempi di ingegno aguzzato dalla necessità.
I 5 PIATTI più STRANI e INSOSPETTABILI della cucina Italiana
#1 Il Brandacujun: il suo nome deriva dalla tradizione marinara di scuotere le pentole per condire il pasto
Credits: cookidoo.it
Una testimonianza in materia è senz’altro quella del Brandacujun ligure, termine che potrebbe essere tradotto, diplomaticamente, con “scuotigonadi”. Si tratta di un piatto a base di stoccafisso, che viene cotto insieme alle patate e in un battuto di olio, aglio, limone, pinoli e prezzemolo.
Il nome del piatto si deve alla tradizione marinara da cui proviene. Sulle navi occorreva infatti scuotere a dovere le pentole per condire uniformemente il pasto, il che poteva essere difficile durante la navigazione, data anche la posizione accovacciata che serviva a tenere stabili le pentole.
#2 Lumache “alla calabrese”: una specialità lombarda
Credits: lumaroe.it
Fra i piatti “strani” è il caso di citare quelli a base di lumache (talora crude) che sono diffusi anche in Lombardia, terra in cui ci sono diversi allevamenti. Anche se le lumache sono più note come piatto della cucina francese, diversi esempi sono tipicamente nostrani. Tra questi spiccano le lumache alla “calabrese”.
#3 Il Bastardo del Grappa: un “insulto” delizioso
Credits: marcadoc.com
Un altro piatto curioso è un formaggio della tradizione veneta, ossia il Bastardo del Grappa. Se la seconda parte del nome non lascia dubbi sulla sua origine, la prima parte è dovuta alla sua lavorazione, che unisce latte di mucca e di capra, nonché erbaggi diversi, a seconda della disponibilità.
#4 Il Sanguinaccio non è solo cioccolato. Indovina cosa c’è dentro?
Credits: tompress.it
Un piatto che “appare” e “scompare” ciclicamente è il sanguinaccio, che in certe zone della Lombardia viene lavorato con le patate e in Liguria con i pinoli, anche qui figlio del territorio, della sua disponibilità e dell’ingegno dei suoi abitanti. Il sanguinaccio non è altro che un insaccato con una pasta simile a quella del cotechino ma con l’aggiunta del sangue animale. Viene consumato in due modi: lessato insieme ad altri salumi (come il cotechino) e patate, oppure seccato in cantina e mangiato dopo qualche mese di essiccazione.
#5 I formaggi coi vermi
Credits: onaf.it
Un’altra tipologia di piatti curiosi, tanto unici da richiedere particolari autorizzazioni a livello UE, è quella dei formaggi la cui fermentazione è aiutata dai vermi, diffusi in molte regioni d’Italia. Al Nord si contano il salterello friulano, la Ribiòla lombarda ed il Furmai Nis emiliano.
Una giornata di luce per la Lombardia e per l’Italia. Tutti i dati risultano in miglioramento. Gli ospedali si svuotano, i contagi calano, così come i decessi e gli indici di positività e di crescita dei contagi.
🛑 28 novembre. LOMBARDIA ARANCIONE da domenica. Migliora la situazione negli OSPEDALI
#1 DIMINUISCONO I MORTI: in due giorni si sono quasi dimezzati in Lombardia.
I morti in Lombardia continuano a calare. Dai 207 di giovedì e i 181 di ieri, oggi sono 119. In due giorni sono quasi dimezzati. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Calano finalmente anche in Italia dopo due giorni sopra gli 800: ieri erano 827, oggi sono 686.
#2 CALANO I RICOVERI IN LOMBARDIA E IN ITALIA
Per il quinto giorno negli ultimi sei calano i ricoveri in terapia intensiva: dai -9 di ieri ai -6 di oggi, per un totale di 919 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione scende sotto al 60%. Calano di 253 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri -127).
Anche in Italia buone notizie sul fronte dei ricoveri: per il terzo giorno di fila calano i ricoveri. Meno 385 quelli non gravi (ieri -354), meno 20quelli in terapia intensiva (ieri erano -64).
#3 SCENDONO I CONTAGI: in Lombardia si sono dimezzati in una settimana
Scende ancora il numero di nuovi contagi in Lombardia: dai +9.221 di venerdì scorso,ieri erano stati +5.389, oggi sono +4.615. La prima provincia resta Milano con 1.748 nuovi casi. Scendono i contagi anche in Italia: dai +29.003 di giovedì e i +28.352 di ieri, oggi sono +26.323. Crescono invece i tamponi in Italia: dai 222.803 di ieri ai 225.940 di oggi. In Lombardia invece i tamponi calano: dai 40.931 di ieri ai 37.286 di oggi.
#4 CALA IL TASSO DI POSITIVITA’
Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia scende: dal 13,1% di ieri al 12,3% di oggi.
Scende anche in Italia: dal 12,7% di ieri all’11,6% di oggi.
#5 SCENDE IL TASSO DI CRESCITA DEI CONTAGI: +1,2% in Lombardia
Il tasso di nuovi contagi in Lombardia scende all’1,2% dall’1,4% di ieri, risultando il più basso d’Italia dopo Liguria e Valle d’Aosta.
Il più alto è in Friuli (+5,1%), seguito da Puglia (+3,1%) e Molise (+3,4%).
Fonte dati: Protezione Civile
#6 Rt nazionale a 1,08, in Lombardia a 0,86
L’indice RT in Italia è all’1,08. In Lombardia è allo 0,86.
#7 ITALIA PRIMA PER DECESSI IN EUROPA
Al momento in cui scriviamo l’Italia risulta seconda nel mondo, dietro gli Usa, e ancora prima in Europa per morti totali e per morti nelle ultime 24 ore. In Europa l’Italia è seguita da Polonia (+599), Russia (+510) e UK (+479). In coda, tra i principali paesi, si confermano Germania (+86) e la Svezia con +16.
Nuovi CONTAGI in Europa per 100.000 abitanti/settimana: Italia quarta nelle ultime due settimane. Prima l’Austria, ultima la Germania
Avviata su Change.org la raccolta firme per chiedere trasparenza su dati, atti e piano vaccini. Tra i primi firmatari: Ferruccio De Bortoli e Sofia Ventura. Per partecipare: change.org
“Non ci fidiamo più”: la RACCOLTA FIRME per la trasparenza su dati, atti e piano vaccini
Quando ci spiegavate che le mascherine servivano a poco, quando ci raccontavate che era inutile fare i tamponi ai non sintomatici. Quando avete deciso, unici al mondo, di tenere le scuole chiuse per sei mesi. Quando avete cominciato a governare per DPCM, salvo anticiparli alla stampa.
E abbiamo cantato dai balconi, ed esposto bandiere. Mentre la prima ondata produceva in Italia più morti, diretti e indiretti, che altrove.
Ci eravamo fidati perché riconoscevamo le difficoltà di una situazione inaudita e imprevedibile.
ABBIAMO COMINCIATO A DUBITARE
Quando abbiamo visto che dopo la prima ondata, a cavallo tra la fine della primavera e l’estate, giocavate agli Stati Generali, discutevate di come comprarvi la rete telefonica e le autostrade, assegnavate forniture senza controllo, vi occupavate dei i banchi a rotelle.
Poi avete chiuso le discoteche estive il 16 agosto; abbiamo capito che correvate dietro alle cose.
E’ arrivata la seconda ondata. Non era certo difficile prevederla.
Ciascuno di noi, ovunque in Italia, è stato colpito o ha notizie dirette di chi lo è stato. Adesso i comunicati e i proclami ufficiali sono meno credibili.
Tutti conosciamo la realtà: l’inefficienza, la disorganizzazione, i malati respinti dagli ospedali, la carenza di informazioni e assistenza.
ABBIAMO SCOPERTO
Che non avete mantenuto le promesse del vaccino antinfluenzale, neanche per le persone più a rischio; che avevate vietato di svolgere le autopsie sui defunti, contro ogni logica scientifica; che le terapie intensive non erano affatto raddoppiate come invece il Presidente del Consiglio annunciava in TV; che i tamponi erano pochi e le persone costrette a fare ore di coda e ai privati, intanto, in molte Regioni si proibiva di eseguirli; che Immuni era inutile, anche perché nessuno caricava i dati dei positivi da segnalare con l’App.; che spesso non si trovava nessuno a cui rivolgersi, che i numeri verdi erano muti, i medici di famiglia o subissati o assenti; che il tracciamento è stato abbandonato. che l’Italia ha riconosciuto alla OMS di non aver seguito il Piano pandemico nazionale perché vecchio di 15 anni.
Non è una responsabilità solo vostra, viene da lontano, e nessuno può sapere cosa sarebbe successo in un altro quadro politico. Ma a quel posto ora ci siete voi, e noi abbiamo visto quello che voi, non altri, avete saputo fare e soprattutto non fare di fronte a questa tragedia.
ORA NON CI FIDIAMO PIU’
Questa volta non canteremo dai balconi, né esporremo bandiere. Siamo diventati esigenti e diffidenti. Non ci lasceremo distrarre da promesse di riforma fiscale, rinnovamento della pubblica amministrazione, trasformazione digitale e libri dei sogni da “Stati generali”.
Non ci basteranno le promesse di ristori ipotetici mentre l’economia muore.
Non ci interessano i processi e gli scaricabarile tra Stato e Regioni, ma è ormai scaduto il tempo per continuare a improvvisare.
PRETENDIAMO CHE VI CONCENTRIATE SULLA PANDEMIA
PER QUESTO VI CHIEDIAMO
– TOTALE TRASPARENZA su tutte le attività, i verbali, gli atti, di comitati, task force, centrali di appalto, e ogni altro organo che ha operato nel quadro dell’emergenza;
– DISPONIBILITA’ DI UNA BASE DATI veramente pubblica, aperta, su cui chiunque possa compiere elaborazioni e valutazioni e nella quale confluiscano tutte le informazioni disponibili sull’epidemia, fino a un livello di dettaglio che trovi unico limite nel rispetto della privacy delle singole persone;
– DI DIRCI COME INTENDETE FRONTEGGIARE UNA POSSIBILE TERZA ONDATA: quanti test, quale tracciamento, quanti posti in terapia intensiva, quanti respiratori, quanti posti Covid e non Covid negli ospedali, quanti ricoveri disponibili per persone in quarantena, quale assistenza domiciliare, anche tele-assistenza, per coloro che hanno sintomi lievi;
INFINE
Dopo la tragica farsa del vaccino anti-influenzale,
VOGLIAMO CONOSCERE IN ANTICIPO E IN DETTAGLIO IL “PIANO” SUL VACCINO ANTI-COVID. Approvvigionamento, distribuzione e somministrazione; come gestire la logistica e le difficoltà tecniche della distribuzione; i nomi dei responsabili, le scelte sulle priorità nella somministrazione, consentendo a ciascuno cittadino di conoscere e monitorare tutto in tempo reale.
Primi firmatari:
Massimo Adinolfi,
Vitalba Azzollini,
Alessandro Barbano,
Marco Bentivogli,
Alessandro Campi,
Giuliano Cazzola,
Gilberto Corbellini,
Natale D’Amico,
Ferruccio de Bortoli,
Franco Debenedetti,
Anna Maria Gregori,
Giovanni Guzzetta,
Isabella Loiodice,
Alberto Mingardi,
Giovanni Orsina,
Francesca Rescigno,
Serena Sileoni,
Carlo Stagnaro,
Marco Taradash,
Giuseppe Valditara
Sofia Ventura
Prima della pandemia mangiare al ristorante voleva dire principalmente andare a mangiare fuori. Oggi però il delivery non è più una scelta ma una necessità. Vediamo sette ristoranti milanesi che hanno reinventato il servizio con una grande fantasia.
7 RISTORANTI milanesi con il DELIVERY più ORIGINALE
#1 “Liberty” come Ikea: il libretto delle istruzioni nel sacchetto
credit: agrodolce.it
Lo chef Andrea Provenzani del ristorante Liberty, in Viale Monte Grappa, ha deciso di aggiungere alla sezione “delivery” del sito web, un libretto di istruzioni per la preparazione finale di ogni piatto. Hai ordinato delle tarte tatin di scalogni al vino rosso? Metti tutto in forno per 5 minuti e poi completa il tutto con le noci e il gorgonzola. Ovviamente tutto è incluso nel sacchetto, anche il cestino del pane. Il menù non è ampio ma vario: dalla zuppa di pesce al crumble alle noci.
#2 Ristorante “28 posti”: realizzazione del menù appositamente per il delivery
credit: agrodolce.it
Al ristorante 28 posti lo chef ha preferito modificare radicalmente il menù per non far perdere la qualità ai prodotti offerti. “Non abbiamo mai preso in considerazione l’ipotesi di portare i piatti del ristorante pari e identici a casa, anche perché si tratta di due esperienze totalmente diverse. Abbiamo cercato piuttosto di dare una chiave di lettura personale a quelle pietanze che ben si prestano per l’asporto”.
Per consegnare al meglio le pietanze, il menù prevede sughi pronti per condire la pasta cucinata a casa, focacce e panini con farciture di stagione, pollo alla brace e alcuni contorni che non vengono rovinati dal trasporto. E’ disponibile anche il menu per una cena completa, accompagnato da una bottiglia di vino e chiaramente scelto dallo chef.
#3 “Particolare”: consegna dei box ricetta con ingredienti anche precotti. Per gli appassionati del “fai da te”
credit: agrodolce.it
Se sei appassionato di fai da te, il ristorante Particolaredi Via Tiraboschi offre diversi box ricetta per preparare a casa dei piatti gustosi in maniera semplice, spesso con ingredienti anche già precotti. E’ possibile ordinare svariate pietanze, ad esempio guancia di manzo cotta a bassa temperatura, i tagliolini con crema di zucca, guanciale e cacao amaro, e persino il risotto al parmigiano con crudo di gambero. Ma non solo. Sono disponibili per il delivery anche vini dalla cantina, gin e rum, pescato fresco e articoli di gastronomia.
#4 BA NA NE United Delivery: tre ristoranti insieme per proposte all day long
credit: agrodolce.it
Il progetto “BA NA NE United Delivery” unisce tre cucine differenti che si sono unite per creare un servizio di delivery unico e variegato: Immorale, Bites e Alain Locatell. I tre ristoranti hanno creato il servizio temporaneo per offrire proposte delivery all day long: dalla colazione con i dolcetti, il kit completo per il brunch, fino ovviamente al pranzo e alla cena. Il menù comprende primi come i tortelli di piccione e burro salato al tartufo nero, secondi ad esempio il baccalà mantecato, e persino la pizza da condire e completare nel forno di casa.
#5 God Save The Food: novità per il delivery con solo alimenti salutari
credit: agrodolce.it
Il conosciutissimo “God Save The Food” ha scelto di puntare sulla cucina salutare. Il menù scelto per il delivery comprenderà sia i piatti che solitamente venivano serviti nelle diverse sedi del ristorante, ma anche delle new entries pensate appositamente per il servizio delivery da Stefania Sanfelice, esperta di cucina naturale. Quindi ai club sandwich con baked potato e ai wok di pollo, gamberi e verdure si aggiungeranno altre proposte con ingredienti vegetali e salutari, adatti a stimolare il sistema immunitario ma soprattutto gustosi.
#6 Joia: delivery vegetariano e vegano con alta cucina in degustazione
credit: agrodolce.it
Il ristorante Joia offre una variegata scelta di piatti vegetariani e anche vegani, che con il servizio “Alta Cucina a Casa”che lo chef Pietro Leemann descrive come “una passeggiata del palato nelle narrazioni dei due menù degustazione”. Infatti il ristorante propone per il delivery proprio due menù degustazione, i cui piatti possono essere ordinati anche singolarmente. Oltre ai pranzi principali, è possibile anche ordinare un aperitivo: ben venticinque stuzzichini per due persone, da accompagnare con una bottiglia selezionata dal sommelier Antonio Di Mora.
#7 “[Bu:r]: comfort food ogni giorno nuovo, a prezzi accessibili
credit: agrodolce.it
Lo chef Eugenio Boer del ristorante Bu:r ha deciso di portare nelle case dei milanesi un po’ della sua cucina, però a prezzi accessibili. “Vogliamo portare un po’ di ciò che siamo nelle case delle persone, condividendo con loro ciò che significa per noi comfort food, il tutto a prezzi accessibili. Ricette e gusti tradizionali che sanno di ciò che meglio conosciamo”. La tradizione è al centro del delivery di Bu:r che offre ogni giorno un menù differente: dai tortellini in brodo di cappone, baccalà e polenta fino allo stracotto di manzo.
La tecnologia ha fatto passi da gigante soprattutto nel campo dei cartoni animati, ma come dimenticare i cari vecchi anni ’80? Proprio in questo periodo la televisione diventò una tavolozza di colori sgargianti e iniziò a trasmettere svariati cartoni animati di tutti i tipi che noi millennial non possiamo che ricordare con gioia e malinconia.
Ma quali sono quelli che più amavamo da piccoli, sia a Milano che nel resto d’Italia?
PS: Preparate i fazzoletti, qui la nostalgia vi travolgerà… Come un’alabarda spaziale!
Quali sono i CARTONI ANIMATI preferiti dai MILANESI?
#1 Lupin, il ladro per antonomasia
Credits: nospoiler.it
Il caro, vecchio intramontabile birbante francese, nato dalla raffinata penna di Maurice Leblanc, è e resterà uno dei cartoni più amati dai ragazzi del Belpaese e non solo. Amatissimo dal Centro Sud, a Milano era discretamente apprezzato, soprattutto per la furbizia nel mettere a segno i suoi colpi, ma anche per la simpatica imbranataggine mentre tentava approcci erotici con la bella Margot.
#2 Goldrake, l’androide dall’animo milanese
Credits: justnerd.it
Sui robot potremmo aprire un capitolo veramente interminabile. Fra mille androidi, automi e navicelle spaziali, Goldrake resta però certamente il più amato dei cartoni animati “spaziali” in tutto il Nord Italia. Mentre da altre parti (riportano le cronache dell’epoca) erano più celebri Voltron, Daitarn e soprattutto Mazinga, Goldrake è stato certamente molto più meneghino di tanti colleghi e vero antesignano di un eclettismo alla milanese. Se per caso non ve lo ricordate, infatti, era quello del “Mille armi tu hai / Non arrenderti mai…”
#3 Holly e Benji, un classico intramontabile che ci teneva ore davanti alla tv
Qui dobbiamo allontanarci un po’ da Milano. Holly e Benji era seguitissimo ovunque, perché tutti i bambini italiani o quasi, almeno una volta nella vita, hanno rincorso un pallone in un prato. Amatissimo a Roma e praticamente una filosofia di vita a Napoli, il duo del pallone giapponese ha fatto sognare migliaia di giovani calciatori. Ma a Milano, forse per provare a distinguersi anche in questo, andavano fortissimo cartoni di altri sport. Ad esempio, come dimenticare Tutti in campo con Lotti (golf) o Mila e Shiro – Due cuori nella pallavolo?
#4 Gigi la trottola, il pragmatismo e la vivacità racchiusi in un piccolo furbacchione
Pioniere del trasformismo, primo latin lover animato e campione in tutti gli sport, Gigi era un adorabile furbacchione con la capacità di prendere forme e attitudini a seconda del contesto. Giovane, simpatico e all’occorrenza sfacciato. Praticamente un artefice del pragmatismo alla milanese. Facile capire come dalle parti di Roma preferissero i più “rotondi” Doraemon o Mago Pancione, spassosissimi rappresentanti di lentezza e pigrizia che a volte, anche se non sempre, la capitale d’Italia mostra rispetto a Milano.
#5 Carletto il principe dei mostri, il tuttofare dalla bizzarra compagnia
Solo un mix geniale della coppia di fumettisti Fujiko Fujio (autori anche di Doraemon) poteva concepire un manga spettacolare come Carletto, il bambino con berretto da baseball e orecchie a sventola più guastafeste che ci fosse. Proprio come un milanese tuttofare, si circondava di spassosi e curiosi personaggi dalle “competenze” più variegate.
Da Frankenstein al Conte Dracula, passando per Hiroshi e l’Uomo Lupo, nel portfolio di Carletto si poteva trovare qualunque aspetto dell’animo umano… Pardon, dell’animo di un gruppo di mostriciattoli.
E a voi, milanesi e non, signorine e maschietti, quali erano i cartoni animati che amavate di più? Raccontateci un po’ della vostra infanzia!
CARLO CHIODO
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
In primavera fino a 4,6 miliardi di persone hanno provato almeno un periodo di confinamento nelle loro case in tutto il mondo, quasi il 60% degli abitanti del pianeta. Molti paesi hanno adottato misure coercitive per imporre un rallentamento della vita sociale, con l’obiettivo di arginare la pandemia Covid-19. Questo oltre a conseguenze economiche e sociali ha portato a gravi conseguenza a livello psicologico. Su questa notizia ha aperto Le Monde la prima pagina dell’edizione del 27 novembre.
Emergenza Covid: gli EFFETTI PEGGIORI sulla SALUTE MENTALE (studio francese)
# Le patologie sulla salute mentale più diffusi: aumento dell’ansia, della depressione, dei problemi di sonno o dello stress. Questo i risultati di uno sondaggio dell’agenzia sanitaria francese
Come scrive Le Monde, le conseguenze sanitarie ed economiche dell’epidemia sono evidenti, questa crisi ha però avuto anche ripercussioni psicologiche sulle popolazioni colpite. A questo si aggiungono i disturbi psicologici associati alla perdita di una persona cara, la paura di essere contagiati o di contagiare chi li circonda e la scarsità di relazioni sociali. Questi sono tutti fattori che favoriscono l’aumento dell’ansia, della depressione, dei problemi di sonno o dello stress.
Per misurare lo stato di salute mentale della popolazione francese in reazione all’epidemia di Covid-19, l’agenzia di sicurezza sanitaria(SpF)ha avviato molto presto un follow-up, chiamato Coviprev, rivolto principalmente ai disturbi ansia, dipendenza e problemi di sonno. In collaborazione con l’istituto di sondaggi BVA, sono state intervistate 2.000 persone in più ondate, prima su base settimanale, poi bimestrale e mensile.
# Il risultato del sondaggio: crescita del tasso di ansia fino a oltre il 30% nella prima settimana dall’inizio del lockdown
I risultati parlano chiaro: il primo sondaggio del 23-25 marzo, una settimana dopo l’inizio del lockdown, indica un tasso di ansia del 26,7%, ovvero il doppio del tasso osservato nel 2017, al di fuori del contesto della crisi sanitaria. In alcune regioni più colpite, come Ile-de-France, Grand-Est o Bourgogne-Franche-Comté, questi tassi hanno addirittura raggiunto il 30% (rispettivamente 30%, 29,5% e 33%).
Anche la prevalenza degli stati depressivi ha raggiunto livelli elevati alla fine di marzo in alcune regioni (25% nel Grand Est, 27,7% nel Centro-Valle della Loira).
# I soggetti più a rischio di ansia emersi dall’indagine
I ricercatori di SpF specificano, in un bollettino epidemiologico pubblicato il 7 maggio, che era associato un rischio maggiore di ansia:
Donna, madre di bambini di età pari o inferiore a 16 anni e con una situazione finanziaria difficile.
Avere condizioni di vita difficile legate alla situazione epidemica: telelavoro durante il parto e avere una persona cara malata o avere avuto sintomi di Covid-19.
Avere scarsa conoscenza del funzionamento del Covid-19 e percepirlo come una malattia grave e sentirsi vulnerabili di fronte ad essa.
Al contrario, avere una buona conoscenza delle modalità di trasmissione della malattia, il rispetto del confinamento, la capacità di adottare misure di protezione e la fiducia nell’azione delle autorità pubbliche riduceva il rischio di ansia.
# L’aumento degli stati depressivi più evidente alla fine di ottobre, dopo il coprifuoco, +5%
La prevalenza degli stati depressivi, invece, è balzata di cinque punti alla fine di ottobre, dopo il coprifuoco. Nel suo bollettino epidemiologico del 29 ottobre, SPF specifica che questo aumento colpisce in particolare le donne in una situazione finanziaria degradata e che hanno già sperimentato disturbi psicologici.
# Consumo di ansiolitici in aumento: +330.000 pazienti in 2 mesi
Un altro modo per documentare l’evoluzione della salute mentale dei francesi è il consumo di farmaci mirati ai disturbi psicologici. Nel suo quarto rapporto dedicato all’uso di droghe di fronte all’epidemia di Covid-19, pubblicato il 9 ottobre, Epi-flagship (un think tank indipendente e senza scopo di lucro che ricerca l’impatto delle tendenze e delle politiche economiche sui lavoratori negli Stati Uniti) osserva che “due classi terapeutiche di farmaci per disturbi mentali, ansiolitici e ipnotici, hanno visto il consumo e il loro utilizzo costantemente aumentato durante e dopo il lockdown”.
Infatti, se confrontiamo il numero di persone che hanno avuto accesso ai farmaci ansiolitici su prescrizione nel 2020 al livello previsto, vediamo un chiaro consumo eccessivo durante il lockdown: più di 330.000 pazienti in più li hanno utilizzati in soli due mesi ( + 1,1 milioni in sei mesi), mentre il numero di nuovi pazienti è stabile rispetto al 2019 (-0,4%).
# Cresciuto fino al 20% l’uso farmaci per disturbi mentali ad Aprile, durante la prima ondata
Consumo di farmaci per disturbi mentali in aumento
Anche altri tipi di farmaci che prendono di mira i disturbi mentali raggiungono il picco nelle prime fasi delle restrizioni. Gli antidepressivi, ad esempio, hanno sperimentato la stessa progressione degli ansiolitici nella seconda metà di marzo. In misura minore, anche gli ipnotici (sonniferi), così come il trattamento per le dipendenze da alcol e oppioidi, sono aumentati fino alla fine di marzo. Il trend ha poi visto un calo durante il resto del lockdown, per difficoltà, o riluttanza, a fissare un appuntamento con un medico di base.
# I precari e gli operatori sanitari sono i più esposti. Negli USA il 40% della popolazione ha mostrato almeno un disturbo psicologico
Il peggioramento dei disturbi psicologici è stato documentato in paesi diversi dalla Francia. Negli Stati Uniti, uno studio dei Centers for Disease Control and Prevention condotto a fine giugno ha mostrato che oltre il 40% della popolazione americana ha riferito di avere almeno un disturbo mentale o comportamentale. La prevalenza di ansia o depressione (31%) o di stress grave (26%) è almeno tre o quattro volte superiore a quella del 2019. Gli autori hanno anche notato che la frequenza dell’idea di suicidarsi è aumentata (10,7%), soprattutto tra i 18-24 anni (25,5%), le minoranze etniche (18,6% tra gli ispanici, 15,1% tra Neri), e tra i lavoratori essenziali (21,7%), che sono le categorie di popolazione più colpite dalla pandemia.
Gli operatori sanitari sono anche soggetti a più disturbi mentali a causa della loro esposizione diretta alle conseguenze sulla salute dell’epidemia. La ricerca tra i caregiver canadesi mostra tassi estremamente elevati di ansia e depressione, il 55% soffre di ansia, il 42% mostra sintomi di depressione. Conseguenze che di fatto sono già state osservate in precedenti epidemie, in particolare quelle di SARS nel 2003 e di influenza aviaria H1N1 nel 2009. I caregiver a Toronto, in Canada, hanno mostrato tassi di burnout e burnout. Disturbo da stress post-traumatico significativamente più alto negli ospedali che trattavano pazienti con SARS rispetto agli ospedali che non lo facevano.
Milano ha visto nascere oltre 200 aziende che hanno prodotto veicoli motorizzati a 2 ruote anche se molte di esse sono scomparse prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. Dai piccoli laboratori artigianali dove assemblavano pochi veicoli all’anno fino a realtà che si sono fatte conoscere in tutto il mondo.
Molte di esse hanno prodotto motocicli e moto che ancora oggi fanno la gioia dei molti collezionisti sparsi su tutto il globo. Ecco una lista con le 10 marche che hanno fatto la storia di Milano.
Le 2 RUOTE che non esistono più: le 10 MARCHE SCOMPARSE che hanno fatto la storia di Milano
#1 Atala, nata nel 1908 come azienda di biciclette, espanse la sua attività nelle produzione di motocicli
Atala Rizzato
Fondata nel 1908 dall’ex dirigente della Bianchi Angelo Gatti la fabbrica produce inizialmente biciclette e in un secondo tempo si espande nella produzione di veicoli a motore. Caratterizzati da una linea aggressiva e dai colori aziendali rosso e bianco i 2 ruote della casa passano di mano alla fine degli anni 30 alla famiglia padovana dei Rizzato che proseguiranno la produzione con alterne fortune fino agli anni ’80.
#2 Bianchi, la più antica fabbrica di biciclette al mondo, fino a metà degli anni ’60 vinse Gran Premi con le sue motociclette
Moto Bianchi
Nel 1885 l’imprenditore Edoardo Bianchi fonda l’omonima azienda che è oggi la più antica fabbrica di biciclette al mondo. Pur aprendo stabilimenti prima a Treviglio e poi anche a Desio la sede direttiva e organizzativa rimarrà per molti decenni a Milano. Azienda dinamica e innovativa produrrà biciclette, autoveicoli, autocarri e anche moltissime motociclette che permetteranno di motorizzare l’Italia. Tra le automobili la Bianchina di Fantozzi, per esempio, insieme alle più blasonate aziende quali Piaggio e Guzzi.
Alcune moto Bianchi si fregeranno di successi in Gran Premi fino a metà degli anni 60. Tazio Nuvolari corse alcune gare motociclistiche a bordo di una Freccia Celeste prodotta dallo stabilimento milanese. Passata di mano in mano a industriali e società di investimento la Bianchi oggi produce all’estero ma rimane nell’immaginario collettivo un marchio identificatore del Made in Italy.
#3 DEMM, famosa per le sue soluzioni tecnologiche all’avanguardia e per 24 record del mondo grazie al “Siluro”
DEMM
Daldi e Matteucci Milano è in realtà una riuscita collaborazione tra due poli, uno milanese e uno della provincia di Bologna che cesserà la produzione nel 1982. Divenuta famosa per le sue soluzioni tecnologiche decisamente all’avanguardia sforna veicoli che vanno dal ciclomotore alla moto vera e propria e riescono a penetrare in vari mercati tra cui quello americano.
Parteciperanno a vari campionati ed alcuni prototipi verranno concepiti per ottenere prestazioni di altissimo livello come i 24 record del mondo ottenuti all’autodromo di Monza nel 1956 grazie al cosiddetto Siluro. All’inizio degli anni 60 le Demm dettano legge nei campionati italiani di velocità e nelle allora seguitissime corse in montagna. Vittima, come molte, di una delle varie crisi la fabbrica milanese continuerà la commercializzazione per alcuni anni dopo la chiusura grazie ai molti ricambi rimasti nello stabilimento.
#4 Garelli, vittoriosa per 5 anni consecutivi nella classe 125 del motomondiale con Nieto, Gresini e Cadalora
Garelli
Adalberto Garelli nel 1912 crea e brevetta una 2 tempi a cilindro sdoppiato che testerà per oltre 2 anni con ardite imprese. Nel 1919 forte delle sue esperienze fonda a sesto San Giovanni la Garelli. Sebbene esiste tutt’oggi come fabbrica di ciclomotori la Garelli ha un passato glorioso fatto di moto che hanno vinto tutti i campionati mondiali classe 125 tra il 1982 e il 1987 con Nieto, Gresini e Cadalora, quest’ultimo poi ripetutosi anche in categorie superiori. Il riuscitissimo Vip 3, ciclomotore a 3 marce, è stato un must per gli allora ragazzi dal 1978 a metà degli anni 80.
#5 Gilera, la fabbrica di moto milanese più famosa nel mondo, ha vinto numerosi titoli mondiali
Gilera
Forse la fabbrica di moto milanese più famosa nel mondo e dal 1969 entrata a far parte del gruppo Piaggio venne fondata nel 1909 a Milano in Corso XXII Marzo. Vincitrice di numerosi titoli iridati, 6 nella sola classe regina delle 500 negli anni 50, detentrice per anni di record che ancora oggi indicano la propensione del marchio a costruire veicoli decisamente innovativi e di altissime prestazioni la Gilera cessa di esistere come marchio nel 2012 dopo aver sfornato 2 ruote che hanno segnato il passo in ogni segmento dei vari mercati. Ultima chicca fu uno scooter presentato nel 2007 e che era, allora, il più veloce al mondo con oltre 200 km di velocità massima.
#6 Guazzoni, fondata nel 1936 produsse modelli prevalentemente stradali fino al 1976
Guazzoni
Fondata nel 1936 e diventata operativa nella zona tra viale Sabotino e via Giulio Romanol’azienda di Aldo Guazzoni è inizialmente una officina che assembla componenti di altre realtà del settore motoristico. La determinazione di Aldo porta la sua azienda a diventare produttrice in toto creando modelli prevalentemente stradali con alcune soluzioni che rivoluzioneranno l’intero settore. Una sfortunata commessa di moto vendute all’Argentina in una situazione di cambiamento politico e per la quale non otterrà il pagamento di oltre 1000 veicoli, costringerà Guazzoni a rivedere i piani aziendali arrivando a produrre anche una serie di kart e motori fuoribordo per imbarcazioni.
Nel 1976, con l’acutizzarsi di una malattia del patron, l’azienda chiude i battenti. Due anni dopo Aldo Guazzoni muore non consentendo una eventuale riapertura della fabbrica che godeva ancora di grandi favori da parte dei molti affezionati al marchio.
#7 Lambretta, nata nel 1947 fu competitor naturale della Vespa
Lambretta
Anche se l’azienda produttrice è stata la Innocenti crediamo sia più corretto parlare di Lambretta. La Innocenti alla fine della seconda guerra mondiale decise di intervenire strutturalmente nella propria azienda inserendo anche la produzione di motoveicoli. La fortunata collaborazione tra l’ingegner Torre e Pallavicino, entrambi arrivati dal settore aeronautico più l’intuizione del pubblicitario Oppi che ne coniò il nome prendendo spunto dal fiume Lambro, che scorre di fianco agli ex stabilimenti di Lambrate, fece nascere la Lambretta nel 1947.
Prima di uscire di produzione, almeno in Italia, nel 1971, la Lambretta ha venduto milioni di esemplari ed è presente in musei, libri, film e canzoni. In India l’ultimo esemplare uscito dalla catene di montaggio che erano state cedute dalla Innocenti nel 1972 è stato assemblato nel 1997 mentre in altre parti del pianeta, grazie alla cessione della licenza, la Lambretta ha continuato ad essere prodotta fino agli anni 80. Competitor naturale della Vespa ha creato una rivalità che ancor oggi divide gli appassionati di tutto il mondo. Nel corso della sua lunga vita la Lambretta ha anche collezionato numerosissimi record battendo proprio la Vespa grazie ad una meccanica e una aerodinamica decisamente più performanti.
#8 Motom, famosa per la “Motomic” acronimo di moto e atomica
Motom
Anche se non è stata tra le più blasonate industrie di veicoli a 2 ruote va citata per la storia relativa alla sua nascita. La famiglia De Angeli-Frua, forte nel campo tessile, decise di diversificare i propri investimenti e nel 1945 grazie ad una geniale intuizione fondò una casa motociclistica certi dell’espansione del settore. Assunto come progettista l’ingegner Falchetto, già collaboratore con marchio Lancia, la Motom sforna il Motomic, acronimo di moto e atomica, che da subito si impone come ciclomotore per le sue linee semplici e una serie di geniali soluzioni atte a renderlo essenziale in ogni dettaglio. Con oltre 500.000 veicoli prodotti il Motomic segna un’epoca nel mondo delle 2 ruote. Non riusciranno più a ripetersi con i modelli seguenti compresi alcuni evidentemente costruiti per contrastare l’egemonia del mercato da parte della Vespa e della Lambretta. Motom vede uscire l’ultimo veicolo dalle proprie linee dello stabilimento nel 1970.
#9 Moto Parilla, una sola erre per una frustrazione
Parilla
La storia incarna perfettamente la Milano del dopoguerra. La famiglia di Giovanni Parrilla arriva da Longobucco in Calabria a Mantova e a sedici anni Giovanni si sposta nel capoluogo lombardo. Uomo intraprendente e volenteroso si appassiona di meccanica e per fare esperienza compra una Norton, la smonta e la studia nei dettagli per poi rimontarla e rivenderla. Questo amore per le moto, specie quelli inglesi, caratterizzerà tutta la sua vita. Nel 1946 dopo aver lavorato come meccanico in un’officina di veicoli benzina e diesel fonda una sua società denominandola Moto Parilla con una sola erre perché irritato dai continui errori di trascrizione di chiunque debba prendere nota del suo cognome.
Poliedrico al punto di produrre una vasta gamma di moto che vanno dalla stradale a quella da cross e agli scooter per arrivare ai kart, Giovanni preferisce la qualità alla quantità rinunciando a molte vendite pur di seguire ogni lavorazione nei dettagli. Non mancheranno le soddisfazioni nel campo agonistico compreso un secondo posto nel 1964 a Daytona nel mondiale classe 250. Alcune scelte fatte all’inizio degli anni 60 non incontrano il successo sperato e alla fine del 1962 l’azienda viene ceduta tranne la produzione di kart.
#10 Paton, riconoscibile per la livrea verde
Paton
Unione delle lettere iniziali dei cognomi dei due soci fondatori, Pattoni e Tonti, la Paton è una azienda dall’impronta decisamente sportiva. Nata sulle ceneri del reparto corse della Mondial ha progettato e sviluppato diversi modelli. Molti piloti hanno iniziato a gareggiare grazie ad una Paton, riconoscibile per la livrea verde che ha sempre contraddistinto le moto milanesi. Senza arrivare mai a primeggiare la Paton partecipa comunque a numerosi motomondiali arrivando a conquistare qualche punto in più occasioni.
Il meglio arriva però dalle corse che vedono il Tourist Trophy come appuntamento clou. In questa gare grazie alla guida dell’esperto Stefano Bonetti la Paton ottiene diverse vittorie e quella credibilità che vacillava per le ultime annate del motomondiale senza ottenere piazzamenti. L’azienda nel 2016 diventa SC-Project spostando la sede da Milano a Cassinetta di Lugagnano.
# Nota di merito per la Empolini, che fece concorrenza all’Ape Piaggio
Empolini
Una citazione va fatta anche alla Empolini che per oltre 50 anni ha prodotto motocarri da lavoro. In concorrenza con l’Ape Piaggio ed il meno sofisticato Ercole della Guzzi ha permesso a moltissimi artigiani e piccole aziende di trasportare materiale anche guidati da non patentati…
Ancora oggi è possibile trovare qualche veicolo Empolini che gira per le strade italiane.
ROBERTO BINAGHI
Se vuoi collaborare al progetto di Milano Città Stato, scrivici su info@milanocittastato.it (oggetto: ci sono anch’io)
La notizia del giorno è che da domenica la Lombardia diventa arancione. Questo il risultato della nuova ordinanza di Speranza che ha cambiato i colori a 5 regioni. Oltre alla Lombardia diventano arancioni anche Piemonte e Calabria. Liguria e Sicilia passano in zona gialla. “I negozi verranno riaperti, la scuola media verrà svolta in presenza e all’interno del Comune si potrà circolare liberamente senza dover portare l’autocertificazione con sé”, ha spiegato il governatore Fontana. Vediamo i dati del giorno.
🛑 27 novembre. LOMBARDIA ARANCIONE da domenica. Migliora la situazione negli OSPEDALI
#1 Calano i morti in Lombardia (+181), crescono ancora in Italia (+827)
I morti in Lombardia riprendono a calare, tornando sotto i 200. Dai 207 di ieri oggi sono stati 181. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Prosegue la crescita invece in Italia: dai 722 di mercoledì e gli 822 di ieri, oggi sono stati 827, vicini al massimo della seconda ondata di 853.
#2 Italia sempre prima per decessi in Europa
Al momento in cui scriviamo l’Italia risulta seconda nel mondo, dietro gli Usa, e ancora prima in Europa per morti totali e per morti nelle ultime 24 ore. In Europa l’Italia è seguita da Polonia (+579), UK (+521), Russia (+496), Spagna (+294). Sopra i 100 anche la Germania (+144). In coda, tra i principali paesi, si conferma la Svezia con +16.
Nuovi CONTAGI in Europa per 100.000 abitanti/settimana: Italia quarta nelle ultime due settimane. Prima l’Austria, ultima la Germania
(Fonte ECDC, media delle ultime due settimane, ultimo aggiornamento 25/11/2020)
#3 Calano ancora i ricoveri in Lombardia in terapia intensiva: meno 9. Diminuiscono di 354 i ricoveri non gravi in Italia
Per il quarto giorno negli ultimi cinque calano i ricoveri in terapia intensiva: dai -8 di ieri ai -9 di oggi, per un totale di 925 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è attorno al 60%. Calano di 127 i ricoverati non in terapia intensiva.
Anche in Italia buone notizie sul fronte dei ricoveri: calano di 354 quelli non gravi (ieri -275) e di 64 quelli in terapia intensiva (ieri erano -2).
#4 Scendono i contagi (e i tamponi)
Scende anche il numero di nuovi contagi in Lombardia: dai +9.221 di venerdì scorso, in settimana si sta oscillando attorno ai 5.000: oggi sono +5.389 dai +5.697 di ieri. La prima provincia resta Milano che torna sotto quota 2.000: dai 2.060 nuovi casi di ieri ai 1.788 di oggi, di cui 722 a Milano città. Unica altra provincia sopra i +500 è Varese: +837. Scendono i contagi anche in Italia: dai +29.003 di ieri ai +28.352 di oggi. Calano anche i tamponi in Italia: dai 232.711 di ieri ai 222.803 di oggi. Anche in Lombardia i tamponi calano: dai 44.231 di ieri ai 40.931 di oggi.
#5 Sale il tasso di positività in Lombardia e in Italia
Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia risale: dal 12,8% di ieri al 13,1% di oggi.
Risale anche in Italia: dal 12,5% di ieri al 12,7% di oggi.
#6 Tasso di crescita dei contagi: +1,4% in Lombardia
Il tasso di nuovi contagi in Lombardia scende all’1,4% dall’1,5% di ieri.
Il più alto è in Puglia (+3,5%), seguita da Friuli (+3,2%) e Calabria (+3,1%).
Fonte dati: Protezione Civile
#7 Rt nazionale a 1,08, in Lombardia a 0,86
L’indice RT in Italia scende all’1,08. In Lombardia è allo 0,86.
Nella graduatoria dei Paesi con i peggiori risultati economici e sociali nell’affrontare l’epidemia, l’Italia si colloca insieme ai tre paesi che hanno ottenuti i peggiori risultati al mondo. Nonostante la pessima gestione della prima ondata, in questi mesi non si è messo a frutto il fatto di essere stati la prima nazione europea ad essere colpita.
Enorme spesa pubblica assistenziale a deficit, tanti bonus, 30 miliardi tra cassa integrazione e sostegni vari ma poco o nulla per i trasporti, per decongestionare i flussi di studenti soprattutto fuori dalle scuole stesse, pochissimo per la gestione sanitaria che ha visto scarsi miglioramenti, nessun piano di rilancio del Paese. Ecco perché il “Modello Italia”, fuori dalla retorica politica, non è da imitare.
COVID. 4 PARAMETRI condannano l’ITALIA: NON è un MODELLO per GESTIRE l’EPIDEMIA
# I 4 parametri certificano il fallimento del “Modello Italia”
Alberto Brambilla per “Il Corriere” ha analizzato la situazione di 29 Paesi prendendo a riferimento 4 parametri: il numero di decessi ogni 100 mila abitanti, la perdita di Pil causata dalle misure adottate dai vari governi, il deficit del bilancio 2020 che dipende dalle minori entrate fiscali e contributive e dalle maggiori spese sostenute dallo Stato con i vari scostamenti di bilancio e i provvedimenti legislativi, infine la previsione del rapporto debito pubblico-Pil a fine 2020.
A ognuno di questi quattro parametri è stato attribuito un peso che è poi stato ponderato, paese per paese, alla media del gruppo preso in esame. In sintesi se un Paese ha avuto un numero di decessi molto alto, forte contrazione del PIL perché non avendo buona organizzazione sanitaria ha scelto di adottare il lockdown e contemporaneamente anche un forte deficit di bilancio con il conseguente aumento di debito pubblico sul Pil, significa che quel Paese ha messo in campo strategie sbagliate. L’Italia purtroppo si classifica tra i peggiori, ecco i criteri analizzati singolarmente.
#1 Il nostro paese è settimo nella classifica globale dei decessi ogni 100.000 abitanti. E il peggiore tra i Paesi con elevata spesa per la protezione sociale
Facendo riferimento al primo indicatore, relativo al numero di decessi ogni 100 mila abitanti, in base ai dati dalla John Hopkins University al 18 novembre 2020 l’Italia è al settimo posto con 75,68 morti contro i 79,25 del Brasile, i 78 circa di Regno Unito e Messico, gli 80 dell’Argentina, gli 88 della Spagna e i quasi 128 del Belgio. Confrontando però la spesa per la spesa per welfare con Spagna e Belgio, il fatto che sia di gran lunga superiore e molto più alta degli altri paesi che ci precedono in classifica, ci pone come il peggiore tra i Paesi con elevata spesa per la protezione sociale.
#2 Per la variazione del Pil a fine 2020, con -10,65%, solo Argentina, Iraq e Spagna fanno peggio di noi nel mondo
Quanto al secondo indice, la previsione di variazione del Pil a fine 2020 in base alle stime del Fmi, ci classifichiamo al quart’ultimo posto a livello mondiale con un -10,65% preceduto dalla Spagna con un -12,83%, l’Iraq (-12,06%) e l’Argentina (-11,78%).
#3 Al nono posto al mondo per deficit: -12,98%, in Europa solo Spagna ha un deficit peggiore
Nella classifica del deficit di bilancio 2020 ricavato dalla elaborazione dei dati Fmi l’Italia si posiziona al nono posto con un -12,98%, si classifica al nono posto preceduta dal Canada (-19,92%), dagli Stati Uniti (-18,72%), Iraq, Brasile, Regno Unito, Giappone, Spagna e India (-13%).
#4 Al secondo posto mondiale per il Rapporto debito su Pil: 161,8%
Il quarto parametro è rappresentato dal rapporto debito sul Pil nelle previsioni di fine 2020: in questa classifica siamo al secondo posto con il 161,8%, preceduti dal Giappone con l’inarrivabile 266,2% e seguiti dagli USA con il 131,2%. La Grecia è assente dalla classifica, sarebbe classificata in seconda posizione con il 214% mentre gli Usa sarebbero stati preceduti dal Portogallo con il 150%, ma la classifica finale per l’Italia sarebbe restata uguale.
# Conclusioni: una situazione pessima e un modello da non imitare
La conclusione dello studio è evidente. Comunque la si voglia analizzare, sotto il profilo economico o sanitario, la situazione italiana è pessima. L’Italia non è un modello, come dice il Governo. E le conclusioni potrebbero essere perfino peggiori se si considera l’effetto sociale, con le restrizioni a cui i cittadini sono stati sottoposti: l’unico paese ad avere fatto due lockdown così lunghi e restrittivi, l’unico ad avere scuole chiuse da quasi un anno. E malgrado restrizioni così forti, i risultati sanitari risultano peggiori perfino di paesi, come Germania o Svezia, che hanno adottato poche o nessuna restrizione sulla libertà dei cittadini.
Nuovo rinvio per Il Salone del Mobile e quindi anche per il Fuorisalone. Cancellata anche l’edizione di marzo 2021. Si lavora sulle nuove date per questa tormentata 60° edizione dell’evento più importante al mondo nel settore del design. Quando dovrebbe tenersi e le principali novità.
SALONE e FUORISALONE: si rimanda a Settembre 2021
# L’evento era stato prima spostato e poi annullato a causa del coronavirus, ora si è scelta una data a basso rischio
Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile, spiega che inizialmente si è deciso di spostare la data dell’edizione 2020 e successivamente si è dovuto proprio annullare l’evento. Ora abbiamo una data per la prossima edizione, che si terrà dal 5 al 10 settembre 2021, il periodo a più basso rischio secondo gli esperti.
# Il Salone del Mobile porta 300 mila persone a Milano. Gli organizzatori sperano nel rilancio del settore nel 2021
Milano ha bisogno del Salone del Mobile per ripartire. Non è solo una prerogativa del settore del design ma di tutta la città, poiché l’evento porta circa 300 mila persone da tutto il mondo: espositori, esperti del settore, visitatori e giornalisti nazionali ed internazionali. Gli organizzatori sperano vivamente che la 60° edizione possa diventare un evento unico nel suo genere, visto che hanno pensato di affiancare ad essa il salone della casa Homi e quello della moda, allungando così il periodo di esposizioni e ampliando il possibile target di visitatori.
# Al vaglio ipotesi di un passaporto sanitario per i visitatori della fiera del design, in collaborazione con Sea e il Politecnico di Milano
In Italia le perdite del settore espositivo al primo lockdown sono arrivate a -70%, rispetto alla media mondiale di circa il 60%. Questo fa capire la necessità di dover ripartire ma con la sicurezza necessaria per non subire altri danni. A tal proposito Fiera Milano sta sperimentando l’idea di un passaporto sanitario per i visitatori in collaborazione con Sea e il Politecnico di Milano, un’idea a cui stanno pensando anche diverse compagnie aeree.