L’identità

Oggi parliamo di un altro valore fondamentale per il progetto di Milano città stato: l'identità. L'identità non è semplicemente importante dal punto di vista di un progetto amministrativo, ma è anche il nocciolo base per quanto riguarda il tema della persona, che a nostro avviso deve essere sempre messo insieme rispetto al progetto

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Trascrizione integrale del video del Direttore Andrea Zoppolato “I mercoledì di FILOSOFIA POLITICA con Milano città stato: L’IDENTITA’”

“I mercoledì di filosofia politica di milano città stato. Dopo aver parlato di autonomia e responsabilità oggi parliamo di un altro valore fondamentale per il progetto di Milano città stato: l’identità. L’identità non è semplicemente importante dal punto di vista di un progetto amministrativo, ma è anche il nocciolo base per quanto riguarda il tema della persona, che a nostro avviso deve essere sempre messo insieme rispetto al progetto.”

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L’identità – Il mercoledì di filosofia politica

#1 Significato di identità: uguale a, idem

“Allora che cosa significa identità, soprattutto come la intendiamo? Perché l’identità è un concetto che è visto in tantissimi modi da tantissime scuole filosofiche. Noi la intendiamo in modo radicale, cioè partiamo proprio dall’etimologia. Identità che cosa vuol dire? Identità viene da idem, cioè deriva da una parola latina che significa “uguale a”, si dice ancora: idem significa uguale. Tra l’altro è un concetto che riprende una parola greca che è “tautótes” che significa appunto identità, però nel suo significato originale cos’è il “tautótes”? E’ il calco. Dato un qualcosa, un oggetto, si fa il calco, cioè si replica quell’oggetto. Quindi identità significa “uguaglianza a”,  teoricamente “uguaglianza a se stesso”. Ma il vero tema su cui hanno dibattuto tutti i filosofi, e ancora è aperto, è questo “se stesso”: cioè uguaglianza a che cosa? Su questo “se stesso” si apre un mondo. Ad esempio, faccio riferimento a qualche anno fa, il più grande bestseller del mercato tedesco era “Wer bin ich?”, chi sono io?, un saggio in cui si cercava di investigare chi siamo noi, perché su questo nessuno o pochi sono d’accordo. Quindi il tema è “l’uguaglianza a che cosa”? Anche Amleto si chiedeva “essere o non essere?”, cioè alla fine la risposta all’identità è alla radicalità di tutto il pensiero filosofico.”

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“Prima di affrontare quindi cosa vuol dire l’identità applicata all’essere umano e poi a una città, vorrei prendere una metafora che è molto semplice per capire  il legame fra l’identità e l’azione storica. Se prendiamo un albero, ad esempio, l’albero nasce dal seme, non esiste un albero senza il seme, e qua credo che siamo tutti d’accordo. Però una volta che nasce l’albero il seme non c’è più. Però anche se non c’è questo seme l’albero dipende comunque sempre dal seme, inteso come progetto, nel senso che se impiantiamo un seme di pesco nascerà un pesco, non può nascere un melo. Quindi è come se questa cosa invisibile in qualche modo entra in azione storica, con la terra e col sole…Sparisce, diventa invisibile però rimane: cioè alla fine dal seme di pesco nasce l’albero di pesco che rimane sempre fedele alla sua identità, che era il seme inteso come progetto. Quindi identità se la vediamo dal punto di vista dell’albero è un’uguaglianza al progetto originario, in azione storica.” 

#2 Essere Umano (Parmenide, Eraclito, Platone, Aristotele)

Passiamo all’essere umano. Per capire cosa si intende questo “uguaglianza a” prendo alcuni filosofi che secondo me sono i filosofi base per quanto riguarda l’identità, almeno a mio avviso, visto che noi diciamo sempre che Milano Città stato si ricollega a una visione filosofica e del pensiero classica, un’epoca classica che era Aristotele, presocratici etc…

Tornando a loro, i quattro pensatori, a cui poi se ne aggiunge uno nel novecento, che secondo me sono quelli a mio avviso di riferimento, su questo modo di intendere l’identità della persona sono: il primo è Parmenide che un po’ era il totem del pensiero prima che arrivasse Aristotele, era il punto riferimento. Parmenide è noto per la frase essenziale “l’essere è, il non essere non è”. Secondo Parmenide l’identità è l’uguaglianza all’essere, quindi qualcosa di immutabile. Dall’altro lato, apparentemente in contraddizione, metto Eraclito. Eraclito sosteneva che l’essere, cioè noi, siamo sempre in divenire. Quindi nel momento in cui dico “io”, sono già superato. In realtà non esiste l’essere immutabile bensì un continuo divenire come se l’essere nascesse e morisse in ogni momento, in ogni istante. Questi sono i due concetti dell’identità: essere qualcosa di immutabile, però siamo anche in divenire. Un altro che si riallaccia sempre a Parmenide, è Platone. Platone diceva sostanzialmente che è vero che siamo in divenire, però l’identità cos’è? L’identità, che tra l’altro ha anche la radice eidos, cioè idea, lui diceva sostanzialmente che l’identità è quel qualcosa di immutabile che viene prima, un po’ come il seme per l’albero, che appartiene al mondo delle idee, cioè c’è un’idea di cavallo prima del cavallo, lui la chiamava l’idea prima del seme. Anche per ogni essere umano si appartiene a un’idea che era prima di lui, che è immutabile nel divenire storico. Forse il filosofo più preciso che infatti ha forgiato un po’ il concetto dell’identità fino almeno all’illuminismo fu Aristotele. Aristotele è stato il primo a identificare sostanzialmente l’identità come due concetti, due modi di intenderla sull’essere umano. 

#3 Identità: unità di azione e unità di essere molteplice

La prima: l’identità è la coerenza all’essenza in azione storica. Sostanzialmente l’identità la definiva come unità d’azione, cioè diceva che è questa unità di azione che aderisce alla sostanza, all’essenza, essenza che però è anche al tempo stesso progetto di unità di azione, attraverso un metabolismo della realtà, cioè di azione storica. Quindi l’identità è esattamente come per l’albero, il seme, l’uguaglianza al progetto originario che però evolve in azione storica. Per cui lo stesso seme impiantato in due ambiti differenti dà vita a due alberi della stessa natura, ma con modalità di unità di azione differenti.

Ma l’altro aspetto che forse è quello più illuminante soprattutto in ottica politica, sappiamo che Aristotele si occupava molto del ruolo politico delle persone, era il discorso che l’identità è anche “unità di essere nel molteplice”. Aristotele diceva identità che per l’uomo significa consapevolezza, cioè non esiste identità scissa da un insieme più grande. Cioè l’identità di cellula non può precludere il fatto che la cellula, anche se ha un’identità di cellula, è anche parte di un organismo, parte dell’occhio, parte del corpo umano e così via. Tornando all’albero, lui ha una sua identità, ma è anche parte dell’identità del bosco e quindi per Aristotele è basilare, fondamentale, cioè non può esistere un’identità scissa dal molteplice. Quindi c’è un unità di azione interna e unità di azione con l’esterno, cioè come se l’identità e realtà, estremizzando, l’identità non avesse più confini. Ricapitolando, quindi, l’identità è sia unità di azione, che si può dire che è naturale, che esiste in azione storica, quindi c’è una forma, un’essenza che però evolve in azione storica per cui anche se lo stesso seme in azione storica può dar vita a cose differenti, perché è una risposta differente a momenti differenti, e dall’altra parte è appartenenza al molteplice.

Husserl che è l’unico che cito tra i filosofi moderni diceva sostanzialmente: questa essenza, questo modo, questa cosa che tra l’altro pervade il nostro corpo, perché quell’identità è anche quella cosa che unisce ogni singola cellula a tutte le altre. Così come armonizza tutte le attività, cioè l’occhio ha una sua identità però al tempo stesso appartiene a un identità più grande quindi appartiene a quella che Husserl diceva “l’intelligenza di natura”, cioè l’identità è l’intelligenza di natura in quella individuazione. Tra l’altro Husserl ha fatto anche un passo in più, cioè diceva quindi sostanzialmente, riprendendo Aristotele, l’identità è l’uguaglianza all’intelligenza di natura in azione storica che ognuno di noi ha. E’ l’essenza, è la parte di un insieme più grande che è la natura, un mondo più grande. Husserl, che poi natura, essere, essenza alla fine sono la stessa cosa, così come l’anima dal punto di vista filosofico, è anche esponente della fenomenologia, cioè diceva sostanzialmente qual è il criterio per vedere che una persona in un dato momento storico, in un istante è uguale a se stessa, è uguale al suo essere in quell’azione?

Husserl diceva che l’unico criterio di identificazione dell’essere nella fenomenologia è quello estetico: diceva che l’estetica è il vero criterio di natura, che non significa che la persona più bella è più identità, è più essere rispetto a quella meno bella. Bensì Husserl intendeva che la stessa persona, nel momento in cui incarna in quel momento, in quell’azione, la sua identità, raggiunge la massima espressione estetica di se stessa. Scusate se la strumentalizzo per questo contesto, prendiamo la Gioconda: c’è chi dice che l’eccezionalità e la straordinarietà della Gioconda è che Leonardo ha immortalato lo stato di grazia e di massima bellezza proprio per il suo essere donna, una donna che non era un modello di estetica secondo un’estetica rinascimentale. Leonardo ha fatto vedere come l’essere ti consente raggiunge la tua massima espressione estetica a prescindere dai canoni estetici del momento. Quindi a questo punto c’è il passaggio, così come l’albero è anche parte di un bosco, dall’essere umano, dal singolo, alla città.

#4 Città: identità in una visione “centralista”, identità in una visione “autonomista”

Diciamo che sulla base di questo ci sono due visioni d’identità, applicata alla città. La visione centralista qual è: la visione centralista dice l’identità è “uguaglianza a qualcosa di esterno”. Cioè la visione centralista non vede l’uguaglianza, è una conformità e quindi un azzeramento dell’identità, in quanto non è “uguaglianza a qualcosa che mi differenzia” bensì “uguaglianza e identità a qualcosa che mi conformizza”. Dati “x” territori, il riferimento sono standard esterni, a volte imposti ancora da enti ancora più esterni. Però diciamo che c’è un ente esterno che è l’ente centrale che appiana sostanzialmente, quello che vuole misurare è l’identità come “uguaglianza a qualcosa che può essere dal punto di vista individuale paragonato all’io cosciente, alla volontà che ti uniformizza”. Quindi questa è la visione di identità: qualcosa che non è esterno o estraneo a delle regole della consuetudine o a degli standard comuni.

Invece la visione autonomista cos’è? Dice che l’identità è, esattamente come quella classica, “l’uguaglianza al progetto, a quella che è la caratteristica originale di una città o di un territorio”. Una caratteristica distintiva che è data da due cose: dalle caratteristiche diciamo naturali, da questa intelligenza che ogni luogo può avere, quella che chiamavano i latini genius loci, insieme al metabolismo, cioè l’azione storica richiesta dal contesto. Quindi riprendendo Aristotele e Husserl. il concetto di autonomia, la presunzione di autonomia, dice che è questa identità che fa in modo che Milano risponda e debba rispondere con azioni differenti e modalità differenti rispetto a Venezia o Berlino o Bari. Questo modo di procedere per una distinzione, per una diversità propria, in realtà è essa stessa parte di un’intelligenza che ci fa essere parte di un molteplice: cioè non esiste per un autonomista l’idea della città come parte estranea, ma per forza così come il cittadino è, anche se agisce secondo un suo movente, parte di una comunità, la città appartiene a una comunità più grande e quindi sviluppando la sua identità, per definizione sviluppa in modo armonico l’identità di tutto l’insieme.

#5 Identità => autonomia => responsabilità

Quindi per chiudere il tema, l’identità è alla base dell’autonomia. Nel senso che non c’è identità senza autonomia, nel senso che autonomia significa un movente interiore. “Autonomous” significa sapere che una città come una persona ha comunque un suo movente interiore, che nasce da che cosa? Dalla sua identità, cioè dall’uguaglianza al suo essere e l’effetto di questo è la responsabilità, che significa dover rispondere. Rispondere però a che cosa? Dover rispondere al proprio essere in azione storica e al proprio essere parte di un molteplice. Quindi per questo l’identità è un valore fondamentale, il terzo punto di questi valori che stiamo utilizzando, che è la base di Milano città stato. Tra l’altro questi incontri che abbiamo virtualmente sono anche un’introduzione alla scuola politica che avverrà da Settembre in poi. La scuola di formazione politica a Milano città stato, all’autonomia.” 

Leggi anche: Scuola di formazione politica di Milano città stato 

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.