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La “foresta urbana”: il PALAZZO che ha più ALBERI che inquilini

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Credit: @fotocolectia_mea

Darmstadt non è la città più bella della Germania, eppure c’è una cosa che merita di essere vista. Tradotto in italiano il suo nome può essere “spirale boscosa”, è un complesso residenziale unico nel suo design e che nasconde un segreto sul tetto.

Vediamolo insieme.

La “foresta urbana”: il PALAZZO che ha più ALBERI che inquilini

# Nessuna linea retta

Credit: @wirlieben_de

L’artista e architetto austriaco Friedensreich Hundertwasser chiamò una volta le linee rette “gli strumenti del diavolo”.

Hundertwasser ha progettato molti edifici in Austria e Germania, ma ce n’è uno che incarna perfettamente il suo odio per le linee rette e il suo legame con la natura.

Si trova a Darmstadt, una città poco attraente vicino a Francoforte, all’interno di un quartiere periferico, ed è un complesso residenziale che spicca più di tutti.

L’avversione di Hundertwasser per gli “strumenti del diavolo” viene trasportata anche all’interno di questo palazzo fuori dal comune, gli angoli tra le pareti e il soffitto sono infatti arrotondati in ogni appartamento.

Il palazzo si chiama Waldspirale, letteralmente si traduce in “spirale boscosa”, vediamo perchè.

#Waldspirale, la foresta nascosta

Credit: atlasobscura.com

La Spirale Boscosa è un complesso residenziale dalla caratterizzante forma a “U”.

Nulla in questo palazzo è regolare: il punto più alto l’edificio ha 12 piani mentre quello più basso ne ha due.

L’edificio ospita 105 appartamenti e una straordinaria moltitudine di finestre: ve ne sono più di 1.000, tutte di diversa forma irregolare e nessuna creata con delle linee rette.

Questo palazzo ha però un segreto nascosto nel suo nome, il tetto si presenta come un immenso scivolo curvato e all’interno contiene un’incredibile foresta: faggi, aceri e tigli crescono sul tetto ondulato e tortuoso creando uno spettacolo unico.

Secondo Hundertwasser nella città l’erba e la vegetazione dovrebbero crescere su tutti gli spazi orizzontali, ossia ovunque la pioggia e la neve cadono la vegetazione dovrebbe crescere. Ne sono un esempio le strade quindi perchè non farle crescere anche sui tetti?

# La Waldspirale oggi

Credit: @fotocolectia_mea

La Waldspirale è stata l’ultima delle creazioni di Hundertwasser. Morì nel 2000, a bordo della RMS Queen Mary 2 in viaggio verso la Germania dall’Australia per vedere la sua opera. Molte altre creazioni di Hundertwasser possono essere viste anche a Vienna.

La Waldspirale può essere visitata solo dall’esterno. Fino a qualche anno fa era accessibile il tetto terrazzato dove si trovava un locale pubblico. Oggi, il locale è chiuso, quindi il tetto è off limits.

La Waldspirale rappresenta un esempio di creatività unica e come scrisse Friedensreich Hundertwasser “è una casa per la natura e per i sogni degli umani, un esempio per aumentare lo spazio naturale in città”.

Fonti: atlasobscura.com

Continua la lettura con: Il PALAZZO che SUONA quando piove

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ARIANNA BOTTINI

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5 COSE che puoi FARE (e forse non sapevi) grazie ad un ITALIANO

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Credits: orientamenteinrete.it Copiare a scuola

Cosa si può fare grazie ad un italiano? Milioni di cose. Volare, per esempio, oppure chiamare con il telefono di Meucci, ascoltare la radio in macchina grazie a Marconi. E la pila di Volta?

Non sono solo questi, però, i colpi di genio di alcuni italiani. Ecco quali sono le cose che puoi fare grazie ad un italiano e a cui, magari, non c’avevi mai pensato.

5 COSE che puoi FARE (e forse non sapevi) grazie ad un ITALIANO

#1 Copiare a scuola

Credits: orientamenteinrete.it
Copiare a scuola

I millenials non lo conoscono, forse ne hanno sentito parlare, ma senza il bigino probabilmente non sarebbero mai arrivati a superare le verifiche a scuola grazie ai bigliettini. Ernesto Bignami ebbe l’idea di creare un libricino che contenesse una sintesi degli argomenti trattati dal programma ministeriale, in modo da poter aiutare i suoi studenti.

Fondò la casa editrice Bignami nel 1931 e pubblicò questo libretto di colore marroncino, così che si potesse confondere con i banchi. Ed ecco che gli studenti degli anni successivi, fino ad oggi, hanno deciso di sfruttare quest’idea, riadattarla e vederla come un’opportunità per non studiare e copiare a scuola.

#2 Vincere milioni di euro

Credits: theitaliantimes.it
Lotteria

Alcuni italiani dovrebbe ringraziare Cristoforo Taverna, che molto probabilmente gli ha cambiato la vita. Questo banchiere milanese il 9 gennaio 1449 organizzò in piazza Sant’Ambrogio a Milano quella che si potrebbe definire la prima lotteria della storia italiana. Seppure i primi segni di lotterie li si videro in Cina, addirittura negli anni avanti Cristo, dove erano usate per finanziare grandi opere, e in Francia ci fu la prima lotteria con vendita di biglietti, l’antenata della lotteria che conosciamo noi è tutta italiana.

#3 Prendere la multa per eccesso di velocità

Credits: sodi.com
Autovelox

Non è propriamente grazie, o per colpa, di un italiano che si può prendere una multa per eccesso di velocità, ma l’Autovelox è un marchio tutto fiorentino. Seppure i primi modelli di misuratori di velocità compaiono in Germania già nel 1957, il famoso Autovelox è stato creato dall’azienda Sodi Scientifica di Firenze. Nel tempo, per antonomasia, seppure in modo impreciso, il nome commerciale è divenuto genericamente un sinonimo di “misuratore di velocità dei veicoli” e l’Autovelox ha iniziato ad essere odiato da tutti.

#4 Rilassarsi in una bella vasca idromassaggio

Credits: archiproducts.com
Jacuzzi

In questo caso tutti dovrebbero ringraziare l’Italia per aver messo al mondo i fratelli Jacuzzi, gli inventori della famosa vasca idromassaggio omonima. Dal Friuli Venezia Giulia Francesco, Rachele e Valeriano Jacuzzi arrivarono in California e crearono la loro azienda. La vasca Jacuzzi, un sogno e un lusso che tutti vorrebbero avere.

#5 La pausa caffè

Credits: comunicaffè.it
Pausa caffè

Bisogna ammettere che il caffè in Italia è tutta un’altra storia rispetto a quello in qualsiasi altro stato del mondo, d’altronde l’espresso nasce proprio a Torino intorno alla fine dell’Ottocento. Ma perché si chiama espresso? Nel 1884 Angelo Moriondo inventò una macchina in grado di produrre 10 caffè ogni 2 minuti, sostituendo il lavoro, più lento, dei baristi. Moriondo non commercializzò mai la macchina, ma il milanese Luigi Bezzera modificò il progetto e la iniziò a vendere su più grande scala. Da qui nasce la pausa caffè, un momento breve ma intenso che regala quei 2 minuti di relax, giusto il tempo di un caffè.

Continua la lettura con: Il TOVAGLIOLO è stato inventato a MILANO

BEATRICE BARAZZETTI

4 RISTORANTI con TERRAZZA PANORAMICA a Milano

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Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)
Credit: Milano Panoramica (https://milano.panoramica.it)

Dove si può mangiare o fare aperitivo osservando lo skyline più bello d’Italia? Ecco la top 4 dei ristoranti con terrazza panoramica.

4 RISTORANTI con TERRAZZA PANORAMICA a Milano

Milano vanta uno degli skyline più belli d’Italia, per non dire il migliore. Ed è proprio in un momento come questo – in cui per cenare, pranzare, o anche solo bere un aperitivo è obbligatorio stare all’aperto – che si scoprono tutti i vantaggi di vivere in una città verticale. Ecco qual è la top 4, secondo MyMi, dei ristoranti con terrazza panoramica più spettacolari, da cui mangiare osservando il panorama.

# La Terrazza di Via Palestro

Credit: Mymi.it

Situata nei pressi di uno dei grandi polmoni verdi della città, la Terrazza di Via Palestro si affaccia sui Giardini Pubblici Indro Montanelli. Qui, in Via Palestro 2,  l’atmosfera è davvero speciale, grazie alla moltitudine di piante che circondano i tavoli e fiori che li decorano facendo quasi entrare i Giardini nella terrazza. In questa perfetta fusione di città e natura, la grande copertura fissa permette di mangiare sia con il sole che con la pioggia osservando dall’alto la città che vive.

# Clotilde Brera

Credit: Mymi.it

Spostandoci invece più verso il centro città, un altro locale dalla meravigliosa terrazza panoramica è Clotilde Brera, in Piazza San Marco 6. Questo elegante bistrot si affaccia sulla Vecchia Milano, offrendo uno skyline inaspettato ma proprio per questo più sorprendente. I piatti  dello Chef Domenico Della Salandra vengono accompagnati da cocktail più o meno tradizionali, pensati da Filippo Sisti.

# Ceresio 7

Credit: Mymi.it

Per passare dalla Vecchia alla Nuova Milano ci vuole davvero poco, e nell’ormai famosissima terrazza di Ceresio 7 si unisce la milanesità al relax. Infatti che voi vogliate pranzare, cenare o fare aperitivo, qui potrete farlo a bordo piscina. Ma i veri protagonisti di questo ristorante e cocktail bar sono due: lo skyline e le creazioni gastronomiche dello Chef Elio Sironi.

# Terrazza Triennale – Osteria con Vista

Credit: Mymi.it

Nella top 4 non può mancare una delle terrazze più amate dai milanesi: la Terrazza Triennale. Con lo sguardo rivolto verso i grattacieli svettanti di Porta Nuova e il verde di Parco Sempione, qui si possono stupire gli occhi ma anche le papille gustative con un’offerta gastronomica davvero gourmet. La terrazza si trova in Viale Alemagna 6 e può essere un’ottima occasione per mangiare qualcosa prima o dopo una visita alle mostre del museo della Triennale.

Voi avete già iniziato un tour per i roof top meneghini?

Leggi anche: Gli aperitivi OPEN WINE del momento a Milano

ROSITA GIULIANO

 

La Milano del futuro avrà una GEMELLA DIGITALE: a cosa servirà?

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Credits: challenge.org

In occasione del Bit Digital 2021, la Borsa internazionale del turismo, è avvenuto un interessante confronto tra Carlo Ratti, architetto e urbanista, e Italo Rota, importante nome nel campo dell’architettura. Durante il talk, si è parlato anche degli avveniristici progetti per le città del futuro.

La Milano del futuro avrà una GEMELLA DIGITALE: a cosa servirà?

# Una città gemella per leggere meglio la realtà urbana

Credits: sensative.com

Se pensiamo ai grandi passi in avanti compiuti nel mondo della tecnologia, dell’analisi dei dati e dell’intelligenza artificiale, possiamo aspettarci grandi novità anche nel campo dello sviluppo urbanistico. Infatti, lo sviluppo delle città, da qui in avanti, sarà accompagnato dalla realizzazione di un modello in scala, identico, ma conservato e aggiornato in digitale. Ciò potrebbe permettere, tra le altre cose, di migliorare lo skyline e rendere le metropoli delle vere e proprie attrazioni turistiche internazionali, grazie alla loro nuova composizione e architettura.

Secondo le parole di Carlo Ratti, inoltre, la raccolta dei dati e la loro elaborazione attraverso sofisticati algoritmi forniti dall’intelligenza artificiale potrebbero fornire nuovi, inaspettati spunti. Ad esempio, potrebbero aiutare a comprendere come utilizzare al meglio lo spazio urbano o come migliorare la mobilità. Grazie al gemello digitale, parallelo e speculare alla città reale, si potrà leggere meglio la città, arrivando a comprenderne i punti critici e consentendo soluzioni mirate.

# Una nuova connessione con la natura: l’esempio di Porta Romana

Credits: esri.com

L’obiettivo, però, non sarà soltanto quello di rendere le città più efficienti. Per quanto lo sviluppo umano sia importante, lo è anche il nostro rapporto con la natura.

Di questo è convinto Ratti, che ha portato un esempio legato alla città di Milano: Porta Romana. Il vecchio scalo ferroviario si trova in una fase di trasformazione e sta cercando di riconnettersi con il resto del tessuto cittadino. Per farlo, il progetto prevede la creazione di un grande parco intorno all’unica linea ferroviaria che resterà, andando a creare, di fatto, una foresta sospesa su cui si potrà passeggiare.

Sempre parlando di Milano, durante la conferenza è emerso che il suo futuro sarà avere fabbriche sempre più green, talmente innovative che diventerebbero attrazioni interessanti per i turisti tanto quanto i musei.

Italo Rota riconosce che il periodo in cui stiamo vivendo rappresenta una fase in cui l’architettura sta finendo i materiali e, quindi, ha bisogno ancora di più di intrecciarsi con la natura e prenderne ispirazione. Lo stesso Rota riporta l’esempio del Padiglione Italia all’Expo di Dubai, dove il nostro Paese è stato promotore di iniziative sorprendenti e all’avanguardia. Sono presenti, infatti, una fattoria di alghe che sono in grado di produrre energia elettrica e una passerella fatta di polveri di arancio e caffè. Un buon segno per puntare all’innovazione e al progresso, senza mai dimenticare le nostre origini.

Fonte: ilgiornale.it

Continua a leggere con: Arrivano le CASE del FUTURO: Milano d’ispirazione per altre città italiane

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: In Italia 4119 “farmacie rurali”: nel Recovery 72mila € di investimenti ciascuna

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5 GITE a MILANO sentendosi FUORI MILANO

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Parco delle Cave
Con l’arrivo della bella stagione è possibile intraprendere 5 gite sentendosi lontani da Milano anche se si resta nella città metropolitana. Vediamo quali sono. 
 

5 GITE a MILANO sentendosi FUORI MILANO

Naviglio della Martesana: in bici lungo il “piccolo naviglio” tra ville d’epoche

Credits: mapio.net
Gorgonzola (Martesana)

Reso navigabile nel 1471 il Piccolo Naviglio, così ribattezzato dai milanesi, dopo varie vicissitudini il canale, non più navigabile, dal 2009 è stato rivalutato e tornato agli antichi fasti. Se molte delle ville storiche che si affacciano sulla Martesana sono state ristrutturate grazie a privati, alcuni enti e i comuni che sono attraversati dal corso d’acqua sono stati collegati tra loro con una ciclopedonabile che senza interruzioni parte da Milano ed arriva a Groppello per poi proseguire con alcuni attraversamenti che richiedono qualche attenzione e buone gambe fino alla città di Lecco.

Ricco di flora e fauna tipica delle campagne lombarde regala grandi emozioni ed è consigliato, almeno nel primo tratto, per le famiglie che desiderano passare una giornata all’insegna del relax.
Il percorso non è sempre diritto come si confà ai Navigli maggiori ma segue un percorso a tratti tortuoso. Questo perché in fase di progettazione i vari Signori residenti vicino al tratto inizialmente progettato vollero e ottennero che il canale passasse all’interno dei loro terreni consentendo di agevolare i trasporti ed il commercio con Milano. Vi consigliamo di informarvi riguardo gli orari di apertura per visitare la centrale Taccani di Trezzo, capolavoro di archeologia industriale.

Gaggiano – Zibido San Giacomo: dalla Darsena al “Boscaccio”

hinterland

Sfruttando la ciclabile del Naviglio Grande, partendo dalla Darsena si arriva a Gaggiano pedalando lungo l’argine sinistro (si considera il lato percorrendo un corso d’acqua in favore di corrente). Arrivati al ponte di Gaggiano, che consigliamo di visitare almeno nella parte che si affaccia sul Grande, si attraversa il Naviglio e si segue una serie di strade, molte delle quali asfaltate per il passaggio di mezzi agricoli che si intrecciano nelle risaie tipiche della zona.

Tanto verde e tanti campi, la piccola cappella di Santa Maria del Dosso, l’area faunistica del Boscaccio, aziende agricole e boschi ricchi di selvaggina vi faranno compagnia fino al raggiungimento del Naviglio Pavese a Zibido San Giacomo. La ciclabile del Naviglio Pavese vi riporterà a Milano dopo oltre 40 km. di pedalata sicuramente più adatta ai cicloamatori che non ai neofiti ma sicuramente una valida sfida per chi è ancora alle prime armi.

Parco delle Cave: l’oasi di Milano

parco delle cave

Una vasta area sottratta al degrado e fermamente voluta da pochi personaggi politici illuminati e comitati di quartiere è stato inaugurato nel 2002. Da allora è meta di molti milanesi che vogliono stare nella natura senza dover uscire fuori porta. Ben tenuto e organizzato, oasi lacustre per eccellenza del suolo milanese, il parco delle cave è ricco di vegetazione autoctona e consente di praticare molte discipline sportive. Ci sono aree attrezzate per grigliate e pranzare in compagnia (al momento questa attività non è consentita) e alcuni laghi sono adibiti alla pesca sportiva dove è facile veder recuperare ciprinidi di dimensioni notevoli. Ben servito da mezzi pubblici non necessita l’uso dell’auto per chi desidera avventurarsi nella grande area facente parte del Parco Agricolo Sud.

Morimondo: ai limiti di Milano ci si sente in Nord Europa

Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)

Per i meno arditi raggiungibile in auto, per gli sportivi raggiungibile in bici o altri mezzi ecologici, Moribondo è una abbazia che risale, come prima parte edificata, alla fine del XII secolo. Di una bellezza rara, straordinariamente mantenuta nel suo splendore e imponenza, l’abbazia è tutt’ora abitata da monaci che ne tramandano la vita tipica di un monastero. Situata nei pressi di Abbiategrasso e servita anche da alcuni locali tra ristoranti e bar consente, data la bella stagione, di poter essere visitata con calma per poi proseguire la giornata con un ottimo pranzo, completo o frugale che si voglia. Assolutamente consigliata la visita all’interno dove un’imponente navata e un coro ligneo di pregevole fattura fanno bella mostra a chiunque abbia a cuore l’arte indipendentemente dal credo religioso.

Parco Nord: perdersi nei boschi di Milano 

Parco Nord – eugeniotagliabue IG

Nato dall’unione di più parchi e , sostanzialmente, dalla conversione di una parte del piccolo aeroporto di Bresso che di fatto è il secondo aeroporto cittadino di Milano. Nato e sviluppatosi durante la Grande Guerra il piccolo aeroporto è oggi sede di alcune scuole di volo e di paracadutismo oltre che, saltuariamete, ancora utilizzato dall’Esercito italiano.
Un grande lavoro di geminazione e trapianto di specie di alberi, una attenta protezione delle aree in favore delle specie faunistiche presenti e la costruzione di un grande lago hanno trasformato questa ampia zona verde, completamente collegata con percorsi ciclopedonabili tra le varie aree, in un’oasi di pace e serenità.

 
Alcune aree sono praticamente non attraversabili per la densità di piante, arbusti e altro ancora, questo a beneficio delle varie famiglie di animali presenti. Sempre all’interno del Parco Nord è possibile usufruire di una pista di allenamento per ciclisti, sempre che non vi siano squadre impegnate nella preparazione.

Continua la lettura con: 10 gite tipiche della primavera milanese

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Perché Gucci investe nell’agricoltura rigenerativa?

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Il CASTELLO di SABBIA gigante a 2 ore da Milano

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Credits: IG - @inemiliaromagna

Nata come parte integrante del Palazzo Ducale, la Peschiera o “Fontanazzo”, come viene chiamata dagli abitanti di Sassuolo, ha acquisito un rapporto più diretto con la città dopo la demolizione di un edificio che celava la vista della sua parte più scenografica. Da allora, il suo aspetto elegante e singolare affascina sia i cittadini che i turisti.

Il CASTELLO di SABBIA gigante a 2 ore da Milano

# La storia e l’aspetto fiabesco

Credits: archeobologna.beniculturali.it

La peschiera si presenta come un enorme castello di sabbia, riempito d’acqua. La sua costruzione risale tra il 1650 e il 1696, proprio accanto al prestigioso Palazzo Ducale, simbolo di Sassuolo e capolavoro dell’architettura barocca in Italia. Essa è, a tutti gli effetti, un enorme teatro d’acqua racchiuso all’interno di uno spazio a più livelli, entro delle alte mura. Fu il simbolo della magnificenza degli Estensi, una delle famiglie regnanti in Europa più longeve. Dopo aver attraversato un progressivo stato di abbandono fino al 1980, da lì iniziarono le prime azioni di restauro per preservare il suo splendore.

 

# Viene anche chiamato “teatro delle fontane”

Fu definita da Charles-Nicolas Cochin, pittore e scrittore francese, un “grotte rustique, au bout d’un petit canal” ovvero “una grotta rustica, alla fine di un piccolo canale”, all’interno della sua opera “Voyage d’Italie” del 1758. Viene anche chiamato “teatro delle fontane” proprio perché la vasca d’acqua potrebbe rappresentare la platea e i piani laterali sovrapposti ricordano gli ordini di palchi tipici di qualsiasi teatro all’italiana. Inoltre, il fondale scenico potrebbe essere tranquillamente l’aquila estense racchiusa dentro un ovale, che campeggia sull’intera scena. Un monumento ricco di arte e di cultura, dunque, situato ad appena 2 ore da Milano, e meritevole sicuramente una visita.

Credits: tripadvisor.it

Fonte: IG – @inemiliaromagna, comune.sassuolo.mo.it

Continua a leggere con: Le 7 ATTRAZIONI di COMACCHIO, la “piccola Venezia” dell’Emilia-Romagna

MATTEO GUARDABASSI

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C’è un angolo di FLORIDA a Milano: le PALME segrete in CORSO BUENOS AIRES

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credit: UrbanFile (blog.urbanfile.org)

Le palme a Milano non sono solo in Duomo: tra le vie di Corso Buenos Aires si nasconde un angolo di Florida. Foto Cover: blog.urbanfile.org

C’è un angolo di FLORIDA a Milano: le PALME segrete in CORSO BUENOS AIRES

Quando sono state piantate le palme in Duomo, queste hanno scatenato la critica di molti milanesi che rifiutavano l’inaspettata trasformazione della piazza simbolo della città. Eppure a distanza di anni ormai anche chi non era d’accordo ci ha fatto l’abitudine, e secondo me, anche qualche scatto fotografico. Eppure le palme in Duomo non solo non sono le uniche in giro per la città, ma non sono neppure le più alte. Infatti tra le più antiche di Milano ci sono le palme segrete nei cortili di Buenos Aires, di cui parleremo oggi.

# Le palme a Milano decorano i giardini sin dall’800

credit: Conosco un Posto – Via Lincoln

Quella che è stata definita da molti come l'”Africanizzazione” della città in realtà ha origini molto molto lontane. Già nell’800 tra gli eleganti e decorati giardini meneghini, i proprietari avevano l’abitudine di far posizionare delle piante esotiche, come ad esempio palme asiatiche, viole dall’Etiopia, camelie dal Giappone e rose dalla Cina. Questa tendenza si è poi propagata anche fuori dal centro, raggiungendo quartieri come ad esempio Città Studi, che tutt’oggi conservano grandi e rigogliose palme.

# La Florida di Milano si nasconde in Corso Buenos Aires

credit: blog.urbanfile.org

Ma Buenos Aires ha la peculiarità di avere cortili con solo palme e nessun’altra pianta, e per questo può essere definita la “Florida di Milano”. Sono moltissime le case con giardini che ricordano l’atmosfera che si respira tra le ville americane, ovviamente in versione meneghina. A regalarci qualche meraviglioso scatto rubato tra i giardini ricchi di palme di Corso Buenos Aires è il blog Cantiere UrbanFile, sotto al cui post si leggono tantissimi indirizzi in cui provare a buttare l’occhio.

# La palma bronzea nel “punto zero” della città

credit: ANSA.it

E ora, restando in tema di palme a Milano, è arrivato il momento di svelare un’altra curiosità che non tutti sanno. Torniamo indietro nei secoli fino al 1500, precisamente all’epoca di Leonardo. Da Vinci segnò nel suo “Codice Atlantico” il “punto zero” della città, ovvero il suo vero centro, indicandolo nella cripta della chiesa di San Sepolcro. Circa un secolo dopo il Cardinale Carlo Borromeo fece realizzare una palma in bronzo, che doveva rappresentare la sapienza e la rigenerazione, e la fece posizionare esattamente nel punto indicato da Leonardo. Per i curiosi che vogliono visitarla, la palma bronzea è ancora presente e ammirabile nella cripta di San Sepolcro.

E’ indubbio che le palme non facciano parte della vegetazione autoctona milanese ma sin dalla preistoria l’uomo trasporta in giro per il globo piante ed animali, creando mix alle volte meravigliosi e altre volte piuttosto kitsch.

Secondo voi la “Florida di Milano” è un mix meraviglioso oppure kitsch?

Fonti: UrbanFile, Repubblica

Leggi anche: C’è una STRASBURGO da FIABA tra le corti nascoste di MILANO

ROSITA GIULIANO

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Le 5 imperdibili BOTTEGHE ALIMENTARI di Milano

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Credit: macelleriamaggio.it

La storia delle botteghe è antica e affascinante, per capire da quanto tempo esistono bisogna fare un salto temporale dai nostri giorni all’Antica Roma, quando erano chiamate apotheca (“dispensa” in latino).
All’epoca i commercianti occupavano le strade, mentre mercati a cielo aperto e botteghe erano un fenomeno culturale.
Poi arriva l’industrializzazione e nascono i i supermercati: il modo di far spesa cambia a discapito delle botteghe e dei piccoli negozi di alimentari.
Nel 2020 arriva Covid-19, pandemia mondiale, lockdown, limitazioni in tutto anche negli
spostamenti. E così, si riscopre il valore delle piccole botteghe alimentari di quartiere, quelle sotto casa: il fruttivendolo con la frutta fresca, il macellaio di fiducia, il panettiere col pane appena sfornato.

Le botteghe tornano in auge, tanto che Coldiretti dichiara un incremento del 11,2% nel 2020, una vera rinascita dell’arte gastronomica delle piccole realtà, presenti da sempre sul territorio.
Vediamo allora quali sono, secondo Forbes Italia, le 5 botteghe alimentari da non perdere nel capoluogo lombardo.

Le 5 imperdibili BOTTEGHE ALIMENTARI di Milano

#1 Giannasi 1967

Credit: tripadvisor.it

Se dici Milano da mangiare pensi ai panzerotti di Luini e il pollo allo spiedo di Giannasi!
Ed è della seconda che vogliamo parlare.
In Piazza Bruno Buozzi 2 a Milano (vicino alla fermata della MM Lodi Tibb), c’è un chiosco
storico: Giannasi di Dorando Giannasi. Una storia d’amore per la cucina, passione e sacrificio.

Trasferitosi a Milano a soli 14 anni il Sig. Dorando, originario di Civago un piccolo paese
sull’Appennino Tosco-Emiliano, inizia a lavorare come garzone in una polleria in Viale Teodosio 3 insieme alla sorella. Nel giro di un anno, grazie anche al boom economico dell’epoca (siamo nel 1959) i due fratelli aprono il loro negozio, una “polleria e posteria” in Via degli Scipioni 5, dove all’interno c’è anche uno spazio adibito alla macellazione dei polli.

Tra il 1963 e il 1966, spostano la propria attività in Corso Buenos Aires, per arrivare al 1967 quando si stabiliscono definitivamente in Piazza Buozzi, dove c’è tutt’oggi ed è considerato un punto fermo della cultura gastronomica milanese.

#2 Panificio Davide Longoni

Credit: foodserviceweb.it

Nel quartiere di Porta Romana, in Via Tiraboschi 19, questa bottega è una vera istituzione a Milano: la lavorazione del pane con la lievitazione naturale, l’utilizzo di grani antichi lavorati a pietra, la semplicità… caratteristiche che danno al cliente la sensazione di tornare indietro nel tempo, nella vecchia Milano.

Un ritorno alle origini agricole del capoluogo lombardo.

#3 Macelleria Maggio dal 1920

Credit: macelleriamaggio.it

Nata nel 1920, si trova in uno dei quartieri in via sviluppo di Milano Nord, NoLo.
I fondatori sono i fratelli Luigi e Gerolamo Biassoni, provenienti da una famiglia di mugnai che possedevano un mulino nell’attuale Via Turro, a 200 mt da dove c’è il negozio.

Gerolamo partecipa alla Prima Guerra Mondiale e al suo rientro sposa Maria Maggio, sorella del fondatore della vicina gelateria elettrica.
Con la moglie ed il fratello Luigi, nel 1920 aprono la macelleria, che all’inizio comprendeva anche la macellazione, ma col cambio delle norme igieniche quest’ultima passa al Macello Comunale, e la bottega si “limita” alla vendita.

La storia di questa attività è di grande coraggio e determinazione: quelli della Signora Maria
Maggio, che dopo la morte del marito è stata in grado di portare avanti un’attività all’epoca
considerata esclusivamente maschile. Oggi, la sua “creatura” è ancora qui, portata avanti dal nipote Francesco Maggio, che con la moglie Giuliana e Daniele hanno reso questa attività storica per la città di Milano.

Non solo ottima carne, ma anche ottimi vini da accompagnamento.

#4 Terroir Milano

Credit: terroirmilano.it

Un piccolo tesoro in Via Macedonio Melloni 33. Non la solita bottega alimentare, ma un vero e proprio “punto di ritrovo” per i piccoli produttori italiani. Un progetto che ha l’obiettivo di dare visibilità a prodotti di elevata qualità che non si riescono a trovare nei normali supermercati.

La maggior parte del lavoro della bottega è la vendita di prodotti artigianali, biologici e dei presidi Slow Food (presidi dove i prodotti provenienti dalle piccole produzioni gastronomiche sono protette e salvaguardate dall’agricoltura industriale e dal degrado).

#5 Ravioleria Sarpi

Il nome fa già intendere dove si trova: zona Chinatown di Milano. Si tratta di un progetto interculturale che nasce nel 2015 con l’obiettivo di unire l’arte dei ravioli cinesi con le materie prime italiane, quindi carne della macelleria Sirtori, la farina di Mulino Sobrino e le uova di Bargero.

La cucina a vista permette di vedere la realizzazione artigianale dei ravioli. Assolutamente non perdere.

Ce n’è per tutti i gusti e tutti i palati, basta solo scegliere cosa si vuole mangiare… o da dove iniziare!

Continua la lettura con: I 10 migliori RISTORANTI all’APERTO di Milano

ANGELA CALABRESE

L’omologazione distrugge l’uguaglianza

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A sinistra l'omologazione, a destra la vera uguaglianza

Ai nostri giorni si considera uguaglianza pensare allo stesso modo.
Il concetto di uguaglianza ha costituito uno dei tre pilastri della rivoluzione francese che è alla base delle civiltà contemporanee. Tre pilastri che sono oggi molto in crisi.

La libertà è sempre più considerata non un diritto ma un capriccio.
La fratellanza è un miraggio inarrivabile a volte anche tra fratelli.
Ma forse il diritto più travisato e manipolato è l’uguaglianza.

Può sembrare a prima vista che l’orientamento all’uguaglianza regni sovrano. Dal concetto di uno vale uno, al livellamento delle cure sanitarie o dell’istruzione fino alle misure restrittive applicate urbi et orbi.
Uguaglianza significava pari diritti di fronte alla legge e nell’accesso alle opportunità che prima erano divise per caste e per diritto di nascita. Questo aveva animato la rivolta dei francesi che non potevano accedere con pari possibilità alla vita politica.
Ma queste conquiste del settecento che dovrebbero essere date per acquisite stanno tornando a essere messe in discussione.

Si stanno adottando leggi che discriminano e si applicano in modo differente a seconda dell’adesione a un protocollo e a un presunto stato di salute della persona e le stesse misure restrittive creano grandi disuguaglianze. Ad esempio mentre era sopportabile e forse anche vantaggioso trascorrere il lockdown in una grande abitazione e con uno stipendio garantito, poteva rivelarsi un’autentica tortura se si vive in un monolocale e senza un reddito.

È il concetto stesso di uguaglianza che sta venendo tradito. In nome di essa quello che si sta diffondendo non è l’estensione dei diritti e delle opportunità ma l’imposizione a un modo di pensare univoco. In cui l’idea dominante non viene dibattute ma presa come dogma.
Alla rivoluzione dell’egalitè si sta rispondendo dopo secoli con la restaurazione dell’omologatiòn.

Continua la lettura con: I cani piccoli abbaiano più forte

MILANO CITTA’ STATO 

Le 5 TRASGRESSIONI di ieri e oggi a Milano

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Plastic Milano. Credits: @enzomiccio (INTSG)

In Italia il trasgredire ha da sempre rappresentato un tabù difficile da digerire. Una specie di frutto proibito di cui si ha timore reverenziale, ma che suscita molto molto interesse. Il nostro paese, tendenzialmente più conservatore al centro-sud e più progressista al nord, vive da sempre un rapporto conflittuale con la trasgressione. Neanche a dirlo, a Milano buona parte dei preconcetti legati ad essa sono stati sdoganati già da tempo, non solo dal punto di vista della sessualità ma anche e soprattutto in termini di moda, tendenze e costume. Che spesso confluiscono in un unico grande imbuto: la vita notturna. Ma come sono cambiate le trasgressioni a Milano dagli anni’80? Essendo diversi i temi, non ci sentiamo di fare classifiche, ma solo di elencare i maggiori locali trasgressivi di Milano. Ricordando inoltre che alcuni di questi mostri sacri sono stati chiusi, mentre altri sono aperti ma temporaneamente in stand-by a causa del distanziamento dovuto alla pandemia.

Le 5 TRASGRESSIONI di ieri e oggi a Milano

#5 Transilvania Live – San Siro (1998-2007)

Credits: marok.org

Un tempo, persone sofferenti da fobie legate a simboli funerari e/o specie animali dovevano girare al largo da via Paravia, 59, sede storica del Transilvania Live. Entrare qui, infatti, poteva essere un vero e proprio shock, perché ci si trovava di fronte a lapidi sparse sulle pareti, il bancone del bar tempestato di teschi, tavoli casse da morto e la teca con un serpente vivo, che spesso veniva nutrito (dal vivo) con un gustoso topolino. Ma al di là delle fobie, il Transilvania rimase soprattutto il punto di riferimento non solo milanese ma anche italiano per la musica metal. System of a Down e Eagles of Death Metal (si, proprio quelli del Bataclàn di Parigi), fra le maggiori band esibitesi qui. Non un locale per tutti, decisamente non per fighetti dello star system o colletti bianchi.

#4 Amnesia Milano – Forlanini (2002 – aperto)

Credits: topreservation.it

Nato sull’evoluzione del caro vecchio UB di fine anni’90 nella stessa location di viale Forlanini (zona sud est della città, non lontano dall’aeroporto di Linate) l’Amnesia diventa in breve tempo il punto di riferimento per la più scatenata e trasgressiva fra le varie branche della musica dance: l’house music. Negli anni, il club cugino del più celebre Amnesia di Ibiza ha stretto numerose collaborazioni con altre crew di Milano, possiede probabilmente il miglior impianto audio d’Italia e, grazie al senso per gli affari del suo manager Riccardo Lai, è diventato uno dei migliori brand per gli eventi night life più sfrenati. Come ad esempio il 12 hours party Syncopate, le notti di Sven Vath ai piatti e le celebri collaborazioni del periodo d’oro dell’house in Italia, con Frankie Knuckles e David Guetta come indiscussi principi delle serate.

#3 Capriccio Club Privè –  Isola (1980 – aperto)

Credits: festeamilano.it

Una rigorosissima selezione all’ingresso e un professionale staff a disposizione dei clienti in piena sicurezza sono i marchi di fabbrica di questo storico locale di Milano, situato in zona Isola. Al suo interno c’è una pista da ballo con musica Eighties per tuffarsi nel sound della Milano da bere, ampia zona fumatori, animazione, ricco buffet e una stuzzicante dark room, dove l’approccio tattile permette di sfogare le propria curiosità sensoriali, naturalmente al buio più completo. Per singoli o coppie, alla ricerca di nuove sperimentazioni del più antico dei piaceri.

#2 Silicone Club – Lambrate (2011 – aperto)

Credits: zero.eu

Scalinate in ferro da distretto federale, sapori e atmosfere berlinesi, luce diffuminata e fumo sparato dalle macchine per un sogno ad occhi aperti. Benvenuti al Silicone, ex Wall Club. Ovvero, il locale di musica elettronica più underground dell’intero nord Italia. Parecchi anni fa si chiamava Binario 1: impazzavano soprattutto le gay night. Da settembre 2014 però i fan di via Plezzo rimangono orfani di uno dei più bei club di Milano dell’ultimo periodo, ma a rilevare il vuoto, dal 2015, arriva il gruppone di Voyage (Marcello Carozzi, Antonio D’Amato e Luca Nove), Diego Montinaro aka Sandiego e Lele Sacchi, che dal Tunnel si spostano qui in zona Lambrate e, insieme agli organizzatori del Circoloco Milano Expo ridanno vita a questo club pazzesco. 

#1 Killer Plastic – Porta Vittoria (1980-2012)

Credits: foto-divertente.blogspot.com

Il club ormai epico di viale Umbria meriterebbe un articolo a sé stante. Nato quasi per scherzo dall’idea di Lucio Nisi con l’obiettivo dichiarato (e folle) di creare il primo locale newyorkese di Milano, il Plastic divenne in breve molto ma molto di più. Trasgressivo a metà (un po’ new wave, un po’ dark) e già allora molto gay oriented, ma senza sbandierarne la tendenza, il Plastic è stato il primo a importare il sistema da New York, antipatico ma indubbiamente efficace, della selezione all’ingresso. Un sistema che alla fine ha evitato la massificazione, rendendolo desiderabile e irresistibile, ma soprattutto, ne ha protetto l’identità. Per una lunga stagione sulle poltrone e i tavolini barbon-chic del Plastic si sono sedute le rockstar alla fine dei loro concerti: da Madonna a Sting, da Springsteeen a Grace Jones, passando per i Pink Floyd; e poi artisti del calibro di Andy Warhol e Keith Haring. Praticamente, il Plastic segnò un vero e proprio movimento generazionale della vita notturna, diventando di fatto l’alternativa milanese, italiana ed europea al celebre Studio 54 americano.

Continua la lettura con Momento nostalgia: LOCALI MITICI di Milano che NON ci sono più

CARLO CHIODO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.   

 

A Milano, Roma e Torino stanno SCOMPARENDO i locali: diventeranno “città dormitorio”?

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Credits: italiaatavola.it

Oltre 20mila locali hanno chiuso per sempre. Uno su 4 non ha ancora riaperto. E molti si stanno trasformando in dark kitchen, con solo attività da asporto. I numeri che mettono in crisi la qualità della vita delle grandi città.

A Milano, Roma e Torino stanno SCOMPARENDO i locali: diventeranno “città dormitorio”?

Persi oltre ventimila locali

Credits: rockit.it – Le scimmie

Dopo una annata che ha segnato alcuni record positivi, il 2021 ha presentato il conto dovuto alla pandemia. Ne esce un quadro sconfortante già da una prima analisi: ben oltre 22.000 gli esercizi chiusi tra ristoranti, trattorie e altro. Roma guida questa poco virtuosa classifica direttamente seguita da Milano, anche se il rapporto redatto da RistoratoreTop, una piattaforma dedicata a chi opera nel settore della ristorazione, non è di per sé una sorpresa dato che coinvolge come incolpevoli protagoniste le due città con il più alto tasso di turismo e business. Seguono Firenze e Torino anche se la città toscana paga pegno riguardo la maggior percentuale di attività che hanno chiuso per sempre i battenti. In generale su 4 locali 1 resta chiuso nonostante la zona gialla. 

Chi è aperto riduce il personale

credit: milanoultimora.it

I dati, già sconfortanti alla prima lettura, diventano ancor più critici se si considera che molte delle attività che stanno cercando di lavorare occupano molto meno personale rispetto ai periodi di pieno regime. Chi sta sfruttando il canale del deliveroo, sia con piattaforme dedicate che consegnano con risorse proprie, occupa solo la parte specializzata in cucina evitando, a meno che non si sia trasformato in mensa aziendale o abbia possibilità di tavoli all’aperto, di avere a libro paga il personale di sala. E qui nasce il primo numero che deve necessariamente essere interpretato, ovvero a pari numero di esercizi aperti non potrà mai corrispondere il pari numero di personale operante prima della crisi.

 

La trasformazione in dark kitchen

Credits: osservatoriocultura.com
Dark-kitchen

Sempre nella relazione di RistoratoreTop si legge che molti ristoratori hanno trasformato la propria attività da ristorante puro a dark kitchen, tecnicamente laboratori molto specializzati dedicati esclusivamente alla preparazione di cibi generalmente di alta qualità, che verrano poi consegnati o con una propria flotta o da terzi. Pare che alcuni degli intervistati continuerà a lavorare con questo criterio anche dopo la riapertura totale delle attività. Un mercato che, in un’Europa di 750 milioni di abitanti dei quali un quarto millennials, prevede un incremento sostanziale del proprio business specie nel settore del deliveroo. Quindi non c’è da stupirsi se molti dei ristoranti tutt’oggi in funzione cambieranno strategia lasciando liberi i moltissimi ampi locali che risulteranno sovradimensionati per un esercizio di dark kitchen puro.

Anche gli spazi commerciali subiranno un grande cambiamento: rischio desertificazione commerciale?

Casa Detroit. Credits: @archi_ologie

Che ne sarà di suddetti spazi è difficile da prevedere anche se si suppone ci potranno essere problemi nel convertire queste superfici. Se saranno comunque commercialmente appetibili o oggetto di occupazioni abusive in zone poco commerciali non è dato saperlo ma di certo esiste il rischio concreto che altri problemi possano andare ad aggiungersi a quelli già esistenti. In tutto questo stiamo anche assistendo a una trasformazione del tipo di clientela e un cambio di tutte le tecniche di fidelizzazione e marketing dedicato con una rivoluzione senza precedenti.

Fonte: www.agi.it

Continua la lettura con: La moda delle mini case

ROBERTO BINAGHI

Leggi anche: Nel mondo “chiuso” della Società del Giardino c’è un nuovo presidente: Fiori

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Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

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Credit: @theindependentaustin

Sembra una di quelle torri che si facevano da bambini con i lego ma potrebbe essere anche uscita dal quaderno di appunti di Georges Braque. Vediamo com’è e dove si trova. 

Il GRATTACIELO CUBISTA che sembra fatto con i lego (immagini)

# The Independent: il grattacielo più alto di Austin nel Texas

Credit: @theindependentaustin

Il grattacielo cubista ha la firma dello studio di architettura del Texas Rhode Partners fondata da Brett Rhode nel 2005, un premiato studio specializzato in pianificazione generale, architettura e design di interni.

Questa compagnia moderna che unisce design e attenzione per l’ambiente da anni, ha costruito un grattacielo residenziale ad Austin che ha dell’incredibile.

Chiamata The Independent è formata da ben 58 piani, per un totale di 212 metri, superando così l’Austonian, una torre residenziale di 56 piani completata ad Austin nel 2010, diventando ufficialmente la torre più alta della città.

# Il grattacielo cubista

Credit: @theindependentaustin

The Independent ha una caratteristica unica: è formata da diversi blocchi accatastati uno sopra l’altro in modo irregolare, creando degli sbalzi su diversi livelli.

Il risultato visivo è pazzesco, il grattacielo nella capitale texana sembra essere uscito da un disegno di Georges Braque.

Ogni livello viene fatto scorrere e rispecchiato attorno a un nucleo centrale, così da assicurare diversi tipi di viste a seconda dei blocchi.

La terrazza al 34° piano per esempio è a sbalzo di circa nove metri rispetto al livello sottostante.

# Una torre di lusso ma sostenibile

Credit: @theindependentaustin

La torre è in grado di funzionare come energia neutra per una parte significativa dell’anno grazie ad un efficiente sistema di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria (HVAC).

Un sistema di ascensore rigenerativo cattura il calore dalle operazioni di sollevamento e lo converte in energia riutilizzabile, rendendo questo grattacielo lussuoso anche sostenibile.

Ma come fa la torre a rimanere stabile? Alla base del grattacielo c’è un podio e la corona è occupata da un serbatoio di smorzamento da 50.000 galloni, così da rendere ben piantata la torre.

# Un quartiere verticale di lusso

Credit: dezeen.com

Rhode Partners descrive il nuovo condominio come un “quartiere verticale”. La torre è composta da 363 appartamenti di design, disposti su quattro livelli parallelepipedi sfalsati verticalmente l’uno dall’altro.

All’Independent non manca proprio niente, c’è anche una piscina esterna angolare per i residenti sul ponte al nono piano che garantisce una vista unica sulla città. Al nono piano non c’è però solo la piscina ma tante altre attività: dalla sala dei giochi alla palestra e persino un parco per i cani.

# Vivere nel grattacielo cubista

Credit: @theindependentaustin

Le varie stanze della torre sono rifinite in noce e quercia bianca e tutto è curato nei minimi dettagli; ogni appartamento è di design ed estremamente elegante.

Ma quanto costa vivere nel grattacielo cubista?

I prezzi ovviamente sono altissimi: la cifra più bassa che si può trovare è di quasi 800 mila dollari.

Probabilmente non sembrerà un prezzo così esagerato ma ho già detto che è un monolocale di 60 mq?

Fonti: dezeen.com

Continua la lettura con: Il GRATTACIELO a forma di O: sarà il più BELLO (e strano) del MONDO?

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: Manfredi Catella-Cdp: così nasce un amore (sulla “rigenerazione urbana”) 

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Il MISTERO che avvolge lo “Stargate” in Sri Lanka

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Credits: tripadvisor.it

Esiste una città sacra in Sri Lanka, con il nome di “Anuradhapura”, che è stata riconosciuta come un patrimonio UNESCO, in quanto cuore della cultura buddista. Nata come centro del primo regno sull’isola, nel 377 a.C., oggi presenta maestosi e antichi templi buddisti, adornati da statue e meta di numerosi pellegrini. Uno dei fattori più curiosi, però, si trova nel parco urbano di Ranmasu Uyana: un manufatto che sembra svelare i segreti dell’universo.

Il MISTERO che avvolge lo “Stargate” in Sri Lanka

# Una mappa criptica e antica

Credits: segnidalcielo.it

Sulla superficie di una parete rocciosa, all’interno del parco, è stata scolpita quella che viene chiamata “Sakwala Chakraya”, che nella lingua locale significa “ciclo dell’Universo”. Si tratta di un disegno circolare costituito da vari simboli e segni che tutt’ora rimangono di difficile interpretazione sia per gli storici che per gli archeologi.

A riguardo, si è esposto il professor Raj Somadeva, studioso dell’Università di Kelaniya, che ha fatto risalire l’opera al VII secolo a.C., nel periodo di massimo splendore della città. Tuttavia, pare non esistere nessun indizio sul suo significato e la sua funzione, in quanto non è stato trovato nessun documento storico che la riguarda. A prima vista, si nota una certa geometria nelle forme e alcune raffigurazioni sono riconoscibili: troviamo ombrelli, arco, frecce e, nel cerchio più esterno, animali marini come pesci o cavallucci marini.

I primi accademici che scoprirono e studiarono questo antico manufatto hanno provato a ricondurlo ad una soluzione piuttosto semplice: essendo un importante sito buddista, potrebbe trattarsi semplicemente della rappresentazione ingenua e primitiva di alcuni concetti religiosi. Tuttavia, con il boom dei turisti e le relative condivisioni nei social, è iniziata a circolare una nuova, fantascientifica teoria.

# Il portale per l’universo

Credits: segnidalcielo.it

Alcuni curiosi, quindi, si sono spinti oltre e hanno ricollegato questa incisione ad altri siti simili sparsi in giro per il mondo, considerati “portali stellari”. Secondo questa teoria, esisterebbero antiche porte per attraversare l’Universo, come dei varchi spazio-temporali, e la mappa in Sri Lanka sarebbe la chiave di lettura per sbloccarli e averne accesso. Il fatto che si tratti di un codice segreto sarebbe avvalorato da un’altra coincidenza sorprendente: i siti nel mondo che riprendono la stessa simbologia sono stati edificati vicino all’acqua e, come accade in “Stargate”, sarebbe la sostanza con cui gli alieni fabbricano l’oro.

Il professor Somadeva, tuttavia, si è sentito in dovere di smentire questa teoria, proponendo la conclusione che sia semplicemente una prima mappa del mondo, così come la immaginavano i nostri antenati. Nonostante ciò, il mistero che lo avvolge rimane tutt’ora ed è sicuramente uno dei motivi più affascinanti per visitare questo parco.

Fonte: siviaggia.it

Continua a leggere con: Il mistero dell’ISOLA che si SPOSTA per il VENTO

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: Fatturato in calo 5,4%: il peso economico del cambiamento climatico

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I NUOVI TRENI a firma “Pininfarina” della METRO di Catania

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Credits: catania.mobilita.org

La metropolitana di Catania è pronta a rinnovare la sua flotta di treni. A disegnarli è la Pininfarina, storica azienda torinese famosa per aver progettato alcune delle auto più belle del mondo. Ecco come saranno e quando entreranno in servizio i nuovi convogli.

I NUOVI TRENI a firma “Pininfarina” della METRO di Catania

# A Settembre in consegna i primi treni di design a firma Pininfarina

Credits: catania.mobilita.org

La metropolitana di Catania è pronta a rinnovare la sua flotta di treni. Per settembre è previsto l’arrivo del primo dei nuovi treni di design a firma Pininfarina, per sostituire progressivamente quelli più vecchi attualmente in uso. Entro l’estate del 2022 verranno consegnati i restanti nove treni previsti in questa prima tranche con cadenza di uno ogni trenta giorni. Nell’accordo-quadro sono programmati cinquantaquattro nuovi treni in otto anni, con decorrenza dalla firma del primo contratto applicativo, tutti realizzati dall’azienda indo-italiana Titagarh Firema S.p.A

Leggi anche: 7 CITTÀ al MONDO dove non immagineresti mai che ci sia una METROPOLITANA

# Luci a led frontali e un design avveniristico: ecco come saranno i nuovi treni

Credits catania.mobilita.org

I nuovi treni avranno la stessa configurazione dei treni oggi in servizio, composti da due casse, ognuna dotata di cabina di guida, ma a differenza dei convogli attuali, i vagoni saranno comunicanti tra loro. Per il lato frontale Pininfarina ha realizzato un design avveniristico con luci di design mentre per la carrozze un livrea che sembra avvolgere il treno.

Credits: catania.mobilita.org – Interno vagoni

La capienza e le dimensioni sono anch’esse analoghe ai treni attuali con una lunghezza di 40 metri e oltre 420 posti per passeggeri, con postazioni riservate per diversamente abili e per biciclette. Ogni vagone avrà otto aperture, quattro per lato, come previsto dalle norme di sicurezza. Gli ambienti saranno climatizzati, dotati di videosorveglianza e di un sistema informativo audio-video digitale con monitor a LCD in comparto.

Fonte: Catania Mobilità

Continua la lettura con: La PRIMA METROPOLITANA d’Italia non è quella che pensate

FABIO MARCOMIN

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A Bologna nasce Collywood, la CITTÀ del CINEMA. Su questo Milano dorme

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Collywood. Credits: @susanghaz (INSTG)

Presto a Bologna sorgerà Collywood, un luogo di ritrovo che unisce la possibilità di vedere film a quella di mangiare e di godersi un’area verde al centro della città. Il posto prende il nome dai Colli di San Mamolo, la zona della città in cui sta sorgendo. Peraltro, non si tratta del primo caso di “area di decompressione” all’interno del capoluogo; Bologna ospita, per esempio, alcune terme all’interno della città.

A Bologna nasce Collywood, la CITTÀ del CINEMA. Su questo Milano dorme

# Cos’è e cosa offrirà Collywood

Credits: corrieredibologna.corriere.it

Come si può facilmente immaginare, il nome “Collywood” rimanda a suggestioni  cinematografiche; dalle 8 di mattina fino all’1 di notte (se il coprifuoco lo dovesse permettere in futuro) sarà possibile guardare film, fare colazione, pranzare, cenare, o fare semplicemente una pausa.

Ai piatti della tradizione bolognese verranno affiancati centrifugati, insalate ed altre delizie light. Ai film verranno associate anche attività culturali, creando una fruizione, temporale e di scelta, ogni volta diversa. Si tratta quindi di un luogo che intende nutrire il corpo e lo spirito.

# Com’è nato Collywood

Credits: corrieredibologna.corriere.it

È interessante notare che Collywood si è innestata su di un’idea di Syusy Blady, anche lei a suo modo un'”istituzione” bolognese. L’artista, infatti, ha messo circa 10 ettari in collina a disposizione, delle buone idee e delle attività significative dal punto di vista imprenditoriale, ambientale e culturale. Intorno a Collywood si stanno coagulando molte delle forze della ripartenza post-COVID bolognese.

# E Milano?

Credits: clubmilano.net

Bologna accelera mentre Milano tiene il freno a mano tirato. Pochi sanno che Milano è stata la prima capitale del cinema con gli studios della Bovisa a inizio novecento. E’ tramontato poi il progetto di realizzare una cinecittà meneghina nei pressi di viale Zara, dove è rimasto comunque il Museo Interattivo del Cinema. Troppo poco per una città che dovrebbe ambire a un ruolo da protagonista nella produzione cinematografica mondiale. Sarebbe un’ottima occasione per sostenere la ripartenza dopo la pandemia.

Continua a leggere con: Il piccolo CINEMA di paese che continua a proiettare FILM senza pubblico

ANTONIO ENRICO BUONOCUORE

I 10 migliori RISTORANTI ALL’APERTO di Roma

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Credit: @polpettaroma_official

Arriva l’estate e siamo in zona gialla. Cosa significa? Si esce a mangiare!

Ecco qui una lista in ordine sparso di dieci ristoranti a Roma in cui vale la pena di mangiare. Non è una classifica, sono 10 ristoranti unici e perfetti per occasioni diverse. 

I 10 migliori RISTORANTI ALL’APERTO di Roma

#1 Le Serre By Vivi: pausa in completo relax immersi nel verde

Credit: @vivileserre

La cucina di questo ristorante è dedicata alla cultura mediterranea con leggere influenze orientali ma quello che colpisce di più è l’ambiente esterno. 

I tavoli sono posizionati in una serra immersa nel verde dotata di ombrelloni, funghi, radiatori e anche coperte per scaldarsi durante il tè pomeridiano.

È un ambiente dinamico e colorato, con lampade e divani variopinti che porta le persone in un altro mondo per un paio d’ore. 

Si trova in Via Decio Filipponi 1.

#2 Nannarella: cucina romana con la erre maiuscola

Credit: @nannarellaofficial

A pochi passi da Trastevere, questo ristorante ha una media di recensioni a 5 stelle ma c’è chi darebbe di più, come dicono alcuni clienti su tripadvisor.it “Se le stelle fossero state 10 avrei dato 11!”

Con opzioni anche per vegetariani, vegane e senza glutine, da Nannarella si va per mangiare romano con la R maiuscola.

Si trova a Piazza di S. Calisto 5.

#3 Tiuni osteria con cucina: il pesce più fresco di Roma

Credit: @tiuni_cucinavinoedistillati

Alla cucina tipica romana e ai classici paninozzi si affiancano dei piatti anche più ricercati soprattutto a base di pesce.

Un ambiente tranquillo e curato nei dettagli farà da cornice alle vostre cene dal sapore estivo.

Si trova in Via Flamina vecchia 814.

#4 Ambrosia Rooftop Restaurant and bar: cena elegante con vista 

Credit: @ambrosia_rooftop_restaurant

Per una cena più elegante e una vista pazzesca non si può non andare all’Ambrosia Rooftop Restaurant. 

Ubicato sopra l’hotel Artemide, la qualità del cibo ottima e un menù vario e ricercato sono la scelta perfetta per festeggiare in un’occasione speciale, o perché no, per festeggiare la fine delle restrizioni. 

Si trova in Via Nazionale 22.

#5 Polpetta: con vista mozzafiato

Credit: @polpettaroma_official

Una volta entrati nei loro ristoranti la loro filosofia sarà subito molto chiara “tutto è polpettabile”. 

In questo ristorante si trova un nuovo format di ristorazione che unisce tradizione e innovazione con l’obiettivo di dare il ruolo da protagonista alla polpetta, dalla carne al pesce, fino al dessert. 

Alla Polpetta si mangerà un menù gustoso e simpatico circondati da un ambiente mozzafiato. 

Hanno diversi ristoranti a Roma, tutti in zone molto frequentate: a pochi passi dal Gazometro in zona Ostiense, nel rione Monti e nel cuore di Trastevere. 

#6 Moma: cucina stellata sotto le stelle

Credit: tripadvisor.it

Moma è un ristorante moderno e poliedrico unico nel suo genere che alterna pranzi bistrot e informali con un’anima gourmet e sofisticata per la cena.

Sapori veri, prodotti eccellenti del territorio, creatività e intuizioni innovative, fanno di questo ristorante una grande stella culinaria da visitare almeno una volta, letteralmente dato che ha una stella Michelin.

Si trova in via San Basilio 42.

#7 The loft: aperitivo con tagliere xxl

Credit: @theloftrome

Ideale per gli amanti della cucina semplice, qui i taglieri sono da far girare la testa.

Ideale per un aperitivo con gli amici o una pausa pranzo con i fiocchi.

Si trova in via leone IV 34.

#8 Mediterraneo al maxxi: igloo di bambù in giardino

Credit: puntarellarossa.it

Il nuovo ristorante Mediterraneo ha un giardino dotato di piccoli igloo in bambù immersi nel verde. Delle mini serre che, oltre ad una funzione architettonica, delimitano le distanze di sicurezza.

La cucina è mediterranea ma, come l’ambiente, contiene qualche elemento fusion.

Si trova in Via Guido Reni 4a.

#9 That’s Amore Barbecue: piatti mai visti in Italia

Credit: @thatsamorebarbecue

Per tutti i romani che vogliono provare qualcosa di nuovo That’s Amore Barbecue è il posto perfetto, prendiamo un volo e atterriamo dritti in America.

In questo angolo di America a Roma si trova cibo ottimo con salse e pane fatti in casa. Le materie prime sono eccellenti e a prezzi contenuti, questa è l’occasione per vedere piatti mai visti prima in Italia.

Come scrivono sul loro sito “Esiste un solo modo per preservare i sapori e la genuinità dei piatti della tradizione americana: lo slow smoked barbecue. Facciamo cuocere le nostre carni con pazienza, affumicandole con le lente tecniche tradizionali per almeno 18 ore”.

Dal nome del ristorante si capisce che il barbecue è un piatto da non perdere?

Si trova via Ugo Ojetti 482.

#10 TAC Thin and Crunchy: pizza in riva al mare

Credit: puntarellarossa.it

Allo stabilimento balneare di Ostia si possono assaggiare le pizze del TAC – Thin and Crunchy.

Il premiato pizzaiolo Pier Daniele Seu ha voluto portare in riva al mare questo divertente format con numerosi topping su una base sempre diversa. Il ristorante è incentrato sulla pizza romana cotta al forno a legna.

Si trova nello stabilimento Balneare Il Capanno, Piazzale Magellano 41, Lido di Ostia. 

Continua la lettura con: All’OSTERIA SENZA OSTE dove si fa il conto da soli

ARIANNA BOTTINI 

 

Il PRIMATO MONDIALE di MILANO nel calcio è a RISCHIO

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Credits: frontgroup.ch milan e inter

Anche se l’Inter ha da poco vinto il campionato e ha salutato il suo diciannovesimo scudetto, il primato mondiale più glorioso delle squadre milanesi è in pericolo. Effettivamente, per la seconda volta in meno di cinque anni, la finale di Champions League parla solo inglese. Per l’edizione 2021 del trofeo, infatti, si affronteranno Manchester City e Chelsea. Questo mette a rischio l’unicità storica di Milano. 

Il PRIMATO MONDIALE di MILANO nel calcio è a RISCHIO

# Manchester minaccia Milano

Se il City dovesse vincere, Milano non sarebbe più l’unica città al mondo che ha visto due sue squadre vincere la Coppa dei Campioni: ci sarebbe infatti anche Manchester.   Mentre Milan e Inter hanno rispettivamente vinto le prime Coppe dei Campioni della loro storia nel 1963 e nel 1964, il Manchester United ha vinto per la prima volta questo trofeo nel 1968.

# Le città che hanno sfiorato il primato di Milano

Credits: tpi.it
Champions League

Pochissime sono le squadre, tutte molto titolate, che sono andate vicine al primato calcistico della nostra città: già nel 1991 la Stella Rossa di Belgrado vinse la Coppa dei Campioni, quasi 30 anni dopo che i cugini del Partizan furono ad un soffio dal vincere la finale del 1966, che vide invece trionfare il Real Madrid.

Poi è la volta di Madrid con l’Atletico a mettere in pericolo il primato di Milano, sia nel 2014 che nel 2016. In entrambi i casi, l’Atletico Madrid ed il Real Madrid si sono affrontati in finale, e tutte e due le volte le “merengues” (letteralmente “meringhe”, per via della divisa bianca) del Real hanno sollevato la Coppa. Pochi anni dopo, esattamente nel 2019, il Tottenham Hotspurs di Londra avrebbe potuto affiancare il Chelsea, che però fu battuto dal Liverpool, in un altro derby tutto inglese. Londra ci aveva provato anche qualche anno prima con la finale persa dall’Arsenal nel 2006 con il Barcellona. 

Quindi, tutti quelli che vogliono difendere il primato di Milano tiferanno Chelsea nella finale del 29 maggio. 

Continua la lettura con: 🔴 “San Siro non ha nessun valore storico”: la Scala del Calcio verso la demolizione

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Nasce il FIORE DELL’OCEANO: gli arcipelaghi artificiali arriveranno anche in Italia?

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Credit: @wthemeparks

Nella provincia di Hainan in Cina è comparso un arcipelago a forma di fiore, un progetto durato 8 anni che si è aggiunto alla lista di arcipelaghi nel mondo sempre più ambiziosi e con le forme più strane.

Quando creeremo un arcipelago artificiale anche in Italia?

Nasce il FIORE DELL’OCEANO: gli arcipelaghi artificiali arriveranno anche in Italia?

#Ocean Flower Island

Credit: @wthemeparks

Siamo nella provincia di Hainan in Cina, è qui che l’Ocean Flower Island sfoggia il suo splendore.

Questo fiore artificiale è uno dei progetti più ambiziosi del mondo che ha richiesto 8 anni di lavoro e 24 miliardi di dollari.

Il nome deriva dalla sua forma originale: il progetto, che consiste in alcuni isolotti indipendenti con una superficie totale di 381 ettari, replicherà, visto dall’alto, i petali di un fiore raccolti intorno alla corolla.

Il risultato dall’alto è pazzesco: un fiore gigante sembra essere stato costruito in mezzo all’oceano.

#Un progetto urbanistico ambizioso

Credit: @blueent48

Questo arcipelago artificiale coi petali ospiterà un mondo fatto di lusso, attività e creatività, perfetto anche per i turisti da tutto il mondo.

All’interno ci saranno 58 hotel, il centro congressi più grande del mondo, 28 musei, un anfiteatro, una pista di pattinaggio sul ghiaccio, parchi tematici e residenze di lusso.

# Isole artificiali nel mondo

Credit: it.wikipedia.org

Gli arcipelaghi artificiali nel mondo stanno ormai dilagando e hanno forme sempre più assurde.

Le famose “Palm Islands” di Dubai sono il primo esempio anche se ormai sono state superate dall’ultimo mega progetto costruito affianco.

Questo arcipelago in mezzo al mare è chiamato “The world” ed è fatto di 300 isole artificiali. Il nome, una volta che lo si guarda dall’alto, è subito chiaro, questo arcipelago ha infatti la forma di un mondo con tutti e cinque i continenti.

Dal Giappone, ai Paesi Bassi, gli arcipelaghi artificiali stanno aumentando e diventando sempre più creativi.

Quando ne arriverà uno anche in Italia? Ma soprattutto, che forma gli dareste? 

Fonti: wired.it

Continua la lettura con: Red Sea Project: 22 ISOLE da PARADISO nel Mar Rosso

ARIANNA BOTTINI

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Gli aperitivi OPEN WINE del momento a Milano

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credit: eventbride.it

Per tutti gli amanti dell’Open Wine, ecco i 5 aperitivi a tutto vino da non perdere a Milano.

Gli aperitivi OPEN WINE del momento a Milano

Le tradizioni diventano tali nel momento in cui si ripetono sempre, a prescindere da cosa accada. E anche dopo un anno di pandemia, i milanesi come da tradizione stanno tornando a fare aperitivi e gli aperitivi OPEN WINE sono tra i più amati.

Quali sono gli eventi a tutto vino del momento?

#1 Serendepico

credit: eventbride.it

Apre la classifica l’aperitivo Open Wine di Serendepico, in Piazza Castello 1, dalle 19:00 alle 21:30. Inutile dire che la prenotazione è obbligatoria per riuscire ad aggiudicarsi qualche posto in una location davvero unica, sorseggiando uno o più calici difronte al Castello Sforzesco. L’evento ha un numero massimo di 80 partecipanti a causa del numero ridotto di tavoli all’esterno, e per prenotare è semplice: basta contattare il 338 150 2381.

#2 Fabbrica del Vapore – VAPORE 1928

credit: allevents.in

Se preferite fare aperitivo nei giorni feriali, dalle 19:30 alle 21:30 anche in settimana c’è l’Open Wine perfetto. Organizzato da VAPORE 1928, il primo Beefeater Lounge Bar del mondo, l’evento prevede tanto vino, buona musica e altrettanti snack serviti in un Urban Garden. Per prenotare un tavolo basta mandare una mail a rsvp@cosafareamilano.it oppure un messaggio WhatsApp a 3289287469. Il locale si trova in Via Messina, 26.

#3 Torre Velasca

credit: papido.it

Un altro luogo tanto amato quanto criticato dai milanesi è la Torre Velasca, ed è proprio qui che potrete partecipare ad un aperitivo Open Wine. In Piazza Velasca, 5 vi aspettano bollicine, vini fermi e tanto cibo serviti in una delle terrazze più belle di Milano. Per assicurarvi un posto all’evento – che si terrà dalle 19:00 alle 21:30 – è necessario prenotare al numero 3332434799.

#4 The Club Outdoor

credit: njoymi.it

Un locale che organizza ogni settimana un buffet accompagnato da Open Wine è il The Club Outdoor, in Largo La Foppa, 5. Nel lounge e shisha bar all’aperto ogni lunedì sera diventa un’ottima occasione per fare aperitivo senza temere di restare a bocca asciutta. L’evento organizzato da Wine Not? inizia alle 18:00 ed è obbligatorio prenotare mandando un messaggio o chiamando al 340 27 51 511.

#5 FiftyFive

credit: 55milano.it

In una delle zone più ricercate della città si trova il FiftyFive, in Piero Della Francesca 55, ricavato da un ex deposito ferroviario e oggi convertito in un locale davvero particolare. L’evento, chiamato non a caso “55 sfumature di vino”, si svolge in una bellissima terrazza e unisce la buona cucina all’Open Wine. Inizia alle 18:00 e prosegue fino alle 22:30, e anche in questo caso è necessario prenotare prima con una mail a sfumaturedivino55@gmail.com oppure chiamando il 3384085619.

Fonte: Papido , EventiMilanoEventBride

Leggi anche: APERITIVO all’APERTO? I 10 posti TOP a MILANO

ROSITA GIULIANO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

I cani piccoli abbaiano di più

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Credits: amorequattrozampe.it

Un Chihuahua abbaia molto di più di un San Bernardo. Anzi, è proprio una sua caratteristica: appena può abbaia.

La statura di un cane è inversamente proporzionale alla veemenza del suo abbaiare. Ma questo succede anche tra gli esseri umani?

A vedere la politica italiana sembra così. Quasi sempre i governi di coalizione sono saltati a causa dei partiti più piccoli. In generale più un partito perde “altezza” elettorale e più inizia ad alzare la voce.

Questa è forse un tendenza che investe anche interi paesi. Spesso più un paese perde peso e più inizia a rivendicare pretese e a disturbare l’azione comune.

Si tratta di una manifestazione che nasce da un principio psicologico, da un complesso di inferiorità che porta a chi si sente inascoltato o inferiore agli altri ad alzare la voce e a protestare per attirare l’attenzione.

Capita al bambino che fa i capricci e a molti che nella vita non riescono a raggiungere l’altezza delle aspettative.

Per mitigare questa azione di disturbo assordante ogni società dovrebbe mettere in grado ogni persona di poter esprimere le sue capacità e ogni minoranza di non essere schiacciata dalla maggioranza.

Una società in cui i cani piccoli possano avere la possibilità di diventare grandi.

Continua la lettura: è la libertà esercitata dalla minoranza che misura il grado di civiltà

MILANO CITTA’ STATO 

 


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