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🛑 Nascerà una MEGA AZIENDA dei TRASPORTI per Milano, Roma e Napoli?

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Credits: it.blastingnews.com

Per l’Atm potrebbe rivelarsi una scelta rischiosa. Ecco quali sono le ipotesi sul tavolo.

Nascerà una MEGA AZIENDA dei TRASPORTI per Milano, Roma e Napoli?

# La prima ipotesi di condivisione del management di Atm con l’Atac romana 

Credits medium.atm – Arrigo Giana

In queste ultime settimane si stanno facendo sempre più frequenti gli incontri tra l’attuale Direttore Generale di ATM Arrigo Giana e il Sindaco di Roma Gualtieri, con il benestare del Sindaco Sala. L’obiettivo del primo cittadino della Capitale sarebbe quello di mettere Arrigo Giana a capo della presidenza dell’azienda dei trasporti romana, affiancato da un altro manager di Atm Alberto Zorzan, pur continuando a rimanere al vertice dell’azienda dei traporti di Milano. Una collaborazione avvallata dal Pd nazionale, per venire in soccorso all’amministrazione della città eterna ritornata ad essere guidata da un sindaco di centrosinistra. Questa collaborazione tra enti locali però non si limiterebbe a una pura questione di nomine, ma potrebbe riguardare un progetto più ampio in cui Milano avrebbe molto da perderci.

# Il rischio per Atm nell’eventuale sinergia con le aziende di trasporto pubblico di Roma e Napoli

Credits mobilita.org – Charger bus atm

L’ipotesi allo studio, come riportato da milanopost.it, sarebbe quello di creare un mega polo del Trasporto Pubblico Locale unendo ATM Milano con ATAC Roma e ANM Napoli, fatto passare come una fusione o una alleanza necessaria per affrontare le future gare del trasporto pubblico locale e respingere gli “attacchi” delle aziende di trasporto europee. Il rischio per Milano sarebbe quello di peggiorare le performance economiche di Atm unendosi ad aziende come Atac, in concordato preventivo, che ha evitato il fallimento solo perché il Comune di Roma ha rinunciato a far valere i crediti per 500 milioni verso Atac fino al 2039 o dell’ANM di Napoli salvata dal fallimento nel 2018. Tenendo anche conto che il parco mezzi è molto diverso tra le tre metropoli, quindi anche la realizzazione di un’unica centrale di acquisto avrebbe poca utilità, il dubbio è che questa operazione possa servire solo a migliorare la situazione delle aziende di trasporto pubblico di Roma e Napoli, a discapito di quella milanese.

Continua la lettura con: Le STAZIONI da INCUBO della METRO di Milano

FABIO MARCOMIN

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Come si dice BRIEFING in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Le 7 CITTÀ PERDUTE più BELLE del mondo

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Palenque. Credits: k_tzito

Sono numerosissime le città perdute, un tempo luogo di splendore e gloria, che oggi, per diverse ragioni, non ci sono più. Città scomparse, di cui oggi rimangono resti archeologici o addirittura solo il ricordo. Quali sono le 7 più belle in tutto il mondo secondo la guida Lonely Planet?

Le 7 CITTÀ PERDUTE più BELLE del mondo

#1 Palenque, la città messicana strategica per l’impero Maya

credits: tripadvisor.it

Oggi tutelata dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, Palenque, ai piedi delle montagne del Chiapas in Messico, era una cittadella Maya, che ricoprì un ruolo strategico nell’espansione dell’Impero. Le sue origini sembrano risalire al 100 a.C. e ancora oggi custodisce opere dal valore inestimabile. Alcuni esempi sono il Tempio del sole ed altre importanti strutture architettoniche costruite sotto il regno di Pacal il Grande, sovrano che regnò per ben 72 anni, pensate, più della Regina Elisabetta!

#2 Babilonia, la città che risorge

credits: danielemancini-archeologia.net

La leggendaria cittadina si trova oggi in Iraq, a circa 80 km da Baghdad. Fondata intorno al 2500 a.C., fu una città ambita, spesso attaccata, ma sempre in grado di risorgere. Fu infatti conquistata da amorrei, ittiti, cassiti e molti altri, ma raggiunse il suo apice sotto il regno dei caldei, che inaugurarono, tra il VII e il VI secolo a.C., il cosiddetto impero neobabilonese.

È sicuramente stato il più importante centro del mondo mesopotamico e innumerevoli narrazioni, sia bibliche che greco-romane, evocano l’antica città, molto spesso lodandola.

#3 La città di Taxila: centro economico, militare e culturale nell’attuale Pakistan

credits: adventure-kings.com

L’antica città di Taxila, in Pakistan, rimane oggi uno dei complessi archeologici più importanti della regione, entrando nel 1980 nel Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. La città è stato un antico centro di studio buddista e un crocevia di incontro tra diverse culture. Era infatti collegata alla via della seta ed era frequentata da studenti buddisti provenienti da ogni dove.

Taxila ha conosciuto una continua espansione tra il V e il I secolo a.C., diventando uno dei principali centri del Regno di Gandhara e, come la definiremmo oggi, una vera e propria metropoli. Oltre che centro di ritrovo culturale, era punto di giunzione di tre importanti rotte commerciali, svolgendo così un ruolo centrale sia economico che militare.

#4 Darwin: la città sfruttata dalla ricerca di materiali preziosi

credits: it.wikipedia.org

La città Darwin si trova negli Stati Uniti, in California per la precisione. Mi raccomando, fate attenzione a non confonderla con l’omonima città australiana.

Darwin è stata fondata nel 1878 dai cercatori d’oro, ma è diventata famosa per essere punto d’estrazione dell’argento. La sua storia è però piuttosto breve, e per certi versi anche triste, infatti fu presto abbandonata in seguito all’esaurimento dei materiali preziosi. Nonostante i recenti tentativi di farla rivivere, oggi Darwin è solo un ricordo perso nel deserto tra le balle di fieno.

#5 Dunwich, da grande e potente città portuale a piccolo villaggio costiero

credits: medevialists.net

Di questa città si dice che fosse una delle più grandi e proficue dell’intero Regno Unito medievale. Le sue prime attestazioni risalgono al 632, quando Felice di Borgogna vi fondò la sede episcopale dell’Anglia orientale. Ma fu sotto il regno di Edoardo I che, diventando uno dei più grandi porti commerciali dell’Inghilterra orientale, la città raggiunse l’apice del suo splendore.

La sua decadenza iniziò nel 1286 quando una grande tempesta danneggiò gran parte della città provocandone un parziale interramento. Un’altra tempesta, nel 1347, provocò un ulteriore danno alla linea costiera, sommergendola e innescando un inarrestabile processo di erosione. Nonostante gli sforzi degli abitanti per salvaguardare la baia, molti edifici sono scomparsi e oggi Dunwich si è ridotto a un piccolo villaggio costiero che fatica ad aggiudicarsi lo status di città.

#6 La grande Cartagine: una città ricca e gloriosa, distrutta dall’Impero Romano

credits: romanoimpero.com

Cartagine fu una delle più potenti città del mondo antico. Fondata nell’821 come snodo commerciale fenicio, diventò nei secoli una città gloriosa e potente. Il declino della civiltà fenicia avvantaggiò Cartagine che assunse un ruolo chiave nel controllo marittimo del mediterraneo, dando vita a un vero e proprio impero commerciale che si estendeva dall’Africa settentrionale fino alle coste di Spagna, Sicilia e Sardegna.

Le inestimabili ricchezze della civiltà costituirono uno dei principali acceleratori sociali ed urbani, che portarono la città ad espandersi nell’area meridionale della regione.

La fine di Cartagine arrivò con la terza guerra punica, qui, l’impero romano vinse e si aggiudicò la totale supremazia sul mar Mediterraneo. L’assedio durò due anni e terminò con il saccheggio e la totale distruzione della meravigliosa città.

#7 La città perduta italiana: Ercolano, la leggendaria città di Ercole

credits: vesuviolive.it

Concludiamo con l’Italia, anche noi abbiamo infatti una città perduta tra le più belle al mondo: Ercolano. Secondo la leggenda, fu fondata nel 1243 a.C. da Ercole, come suggerisce il nome, ma ipotesi più accreditate sostengono che sia in realtà stata fondata dagli Etruschi nel V secolo a.C.

Espugnata dai Romani, ha conosciuto la sua massima gloria nell’ultima età della Repubblica, quando molti patrizi, attratti dalla sua posizione geografica, ci costruirono le loro ville. La città sorgeva ai piedi del Vesuvio, ed è proprio questo che ha scritto la parola fine alla sua storia nel 79 d.C. La colata lavica, che ha coperto anche Pompei, ha infatti abbracciato tutto ciò che la nobile città ospitava.

Continua a leggere: Le tre città esistenti più ANTICHE del MONDO: una è ITALIANA 

CHIARA BARONE

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Le FORME di MILANO

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Credits: joecrupier (Pixabay)

A Milano ci sono una serie di forme molto particolari che simboleggiano la storia della città e la identificano in maniera inequivocabile di fronte ad altri grandi centri urbani. Ma non tutti, milanesi compresi, sono a conoscenza di queste figure. Andiamo a vederle assieme.

Le FORME di MILANO

# I “tognolini”: il panettone di cemento

Credits: @urban360milano
panettone

Disseminati per tutte le strade di Milano, questi dissuasori sono di forma cilindrica sormontata da una semisfera, e col tempo vennero chiamati appunto panettoni per la somiglianza con il tipico dolce milanese , mentre come secondo soprannome hanno “tognolini”. Fu il defunto sindaco Carlo Tognoli, infatti, ad avallare l’installazione dei panettoni di cemento creati da Enzo Mari, universalmente considerato uno dei maggiori teorici del design italiano e mondiale.

L’idea venne al grande designer milanese quando era consulente per l’arredo urbano del sindaco negli anni ’80. Mari suggerì di adottare un nuovo elemento per delimitare una strada recentemente resa pedonale al posto delle classiche fioriere, e concepì lo schizzo del panettone cilindrico che fu accolto subito con successo. Alla morte di Mari il writer Pao, che negli ultimi ha reinterpretato i panettoni con mille colori, ha reso omaggio al maestro ammettendo che “devo ad Enzo gran parte della mia carriera artistica.”

# La testa di drago delle Vedovelle

Alias, le fontane milanesi, il cui nome deriva dal filo d’acqua incessante che sgorga dal loro rubinetto, quasi come fosse il pianto perenne di una vedova inconsolabile. Le Vedovelle hanno una struttura in ghisa dipinta in color verde scuro. Sono alte circa un metro e mezzo e larghe cinquanta centimetri e sono composte da una torretta a base quadrata marchiata con lo stemma del Comune di Milano, mentre alla base sono munite di una bacinella semi-circolare (che serviva per far abbeverare gli animali) e hanno inoltre un pilastrino dal quale spunta una testa di drago.

Le fontanelle di questa tipologia sono presenti in molte grandi città italiane e ovviamente hanno altri soprannomi: ad esempio a Torino sono i Torelli (torèt) e a Roma i Nasoni. Ad oggi, nella nostra città, ce ne sono di funzionanti e distribuite su tutto il territorio del Comune più di quattrocento. Assieme a Vedovella, hanno un altro soprannome: il Drago-Verde, che deriva dal sopracitato rubinetto a forma di drago. Un centinaio di anni fa era tipica tra i milanesi l’usanza di dire: “andiamo a bere al bar del drago verde!” ,infatti, la prima Vedovella è quella installata in piazza della Scala verso la fine degli anni Venti del ‘900 e, curiosità nella curiosità, è l’unica in tutta Milano ad essere realizzata in ottone dorato e non in ghisa.

# Le guglie del Duomo

Concerto tra le guglie del Duomo

Il profilo del Duomo che, anche da lontano, si staglia sulla città e lo rende inconfondibile, è caratterizzato dalle sue guglie appuntite. La guglia è elemento tipico dell’architettura gotica, inizialmente di modesta altezza, poco slanciata, compatta e robusta; solo verso la fine del XII secolo prese via via slancio, diventando acuminata nella forma ed elaborata nella decorazione, proprio come le conosciamo oggi.

Di tutte le cattedrali mondiali, il Duomo di Milano possiede il più elevato numero di guglie, essendo ben centotrentacinque. Le guglie svettano sui perimetrali, ma anche sui piloni o sul tiburio, dove si dispongono a corona attorno alla Guglia Maggiore, la più famosa, quella della Madonnina.

# La Michetta

Credits: PH Profumo di Broccoli

Tralasciando installazioni stradali e monumenti, occupiamoci un attimo di un intruso e passiamo a parlare del preferito fra i panini meneghini: la michetta. Che nacque all’inizio del Settecento durante l’occupazione del territorio di Milano da parte dell’Impero austro-ungarico. I funzionari dell’Impero, infatti, non amavano la locale micca, un pane diffuso in tutta la zona del Nord Italia che produceva moltissime briciole quando veniva spezzato (il nome di questo pane ha infatti origine proprio dal latino mica, ossia briciola): per questo motivo importarono il loro tradizionale kaisersemmel (che letteralmente significa “pane dell’imperatore”), un piccolo panino a forma di rosa, del peso di circa 50-90 grammi, caratterizzato da una morbida mollica che però sul suolo lombardo, nel quale è presente maggiore umidità rispetto a quello austriaco, non conservava la sua fragranza, diventando lievemente più molle.

Per questo motivo i panettieri dell’epoca decisero di togliere la parte interna, quella della mollica, in modo da lasciare il nuovo pane cavo all’interno e dunque fresco e croccante più a lungo. Nel 2007 la michetta milanese è stata consacrata tra i prodotti gastronomici tradizionali milanesi in seguito al conferimento del riconoscimento De.Co (Denominazione Comunale).

# I cubetti del pavé

strade pavé
Via Torino

Per l’ultimo punto ritorniamo in strada e conosciamo il principe degli arredi urbani di Milano, il  pavé. Un tradizionale tipo di pavimento stradale formato da cubetti di pietra o di porfido, utilizzato per la pavimentazione da esterni, sia privata che pubblica e perlopiù urbana, o per la realizzazione di selciati. Amato dai cultori delle antichità e dell’eleganza delle ricche strade del centro di Milano, il pavé è invece odiatissimo da ciclisti e motociclisti per la sua pericolosità quando vi si transita al di sopra (specialmente se piove) e per la continua sollecitazione (e a volte rottura) delle sospensioni se si percorre a velocità elevata. Naturalmente è apprezzato per la sua lunga durata e resistenza all’abrasione e perché, se ben posato, richiede poca manutenzione.

Queste, amici lettori di Milano Città Stato, sono le cinque forme tipiche di Milano che mi vengono in mente se devo pensare alla mia città. Ma sono certo di essermene dimenticata qualcuna. Qualche idea in proposito?

Diteci la vostra!

Continua la lettura con: Via il PAVÈ dalle strade di MILANO?

CARLO CHIODO

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Leggi anche: Maresca, quando il magistrato entra in politica senza togliersi la toga

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🛑 Milano torna SECONDA nella classifica della QUALITÀ della VITA dominata dal NORD EST

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Credits Andrea Cherchi - Skyline di Milano

Il capoluogo lombardo risale dopo lo scivolone del 2020 a causa degli effetti della pandemia. Ecco la top ten e le performance delle altre città nella nuova classifica de Il Sole 24 ore.

Milano torna SECONDA nella classifica della QUALITÀ della VITA dominata dal NORD EST

# Nel 2020 Milano era scivolata fuori dalla top ten, nel 2021 risale fino al secondo posto

Credits Andrea Cherchi – Tramonto a Milano

Nell’edizione 2020 sulla Qualità della vita nelle province italiane realizzata da “Il Sole 24 ore” Milano era scivolata fuori dalla top, alla posizione numero 12, penalizzata soprattutto dall’impatto dell’emergenza sanitaria, misurato ad esempio dal crollo del Pil pro capite in seguito al lockdown e dai dati sanitari. Nella classifica di quest’anno risale fino al secondo posto grazie alla riconquista del primato nell’indice di «Ricchezza e consumi», «Affari e lavoro» e per la conferma in quelli relativi ai prezzi delle case, la retribuzione media annua, l’incidenza di imprese che fanno e-commerce e la diffusione dei servizi bancari online. Precede Trento ed è battuta solo da Trieste che ha consolidato la crescita degli ultimi grazie soprattutto agli ottimi risultati negli indici tematici di «Cultura e tempo libero», «Affari e lavoro» e «Ambiente e servizi». 

# Tra le prime dieci province sette sono del Nord-Est: oltre a Milano le uniche di altre aree sono Aosta e Bologna 

Credits: indijessta IG – Aosta

La top ten prosegue con Aosta e altre cinque province del Nord-Est, in totale sono sette, con Bolzano, Pordenone, Verona, Udine e Treviso dal quinto al decimo posto. L’ultima casella libera è occupata da Bologna alla sesta posizione che perde il primato conquistato nel 2020.

# Tra le città metropolitane Roma e Firenze in salita, in calo Torino, Genova e Cagliari

credits: @roma.racconta su IG

Tra le città metropolitane si registra la risalita di Roma dal 32esimo al 13esimo posto, Firenze passa dal 27esimo all’11esimo, mentre Bari alla posizione numero 71 e Napoli alla 90esima ne guadagnano rispettivamente una e due. Rispetto al 2020 sono in calo invece Cagliari, Torino, Genova e Catania.

# Monza registra la crescita migliore, +47 posizioni, seguita da Como, +38. Crotone all’ultimo posto

Credits: parcodimonza IG

La città che registra la performance migliore nel confronto con la graduatoria dell’anno scorso è Monza, che recupera 47 posizioni issandosi alla 14esima, seguita da Como che con ne guadagna 38 e sale fino alla 17esima. Eccetto Sondrio, tutte le città della Lombardia hanno fatto meglio del 2020 e in particolare: Varese ha segnato un +30, Lecco +24, Cremona +22, Brescia +18. Scendono invece nelle ultime posizioni Foggia e Trapani con Crotone che si conferma l’ultima in graduatoria.

# I parametri presi in considerazione dalla classifica

La classifica de “Il Sole 24 ore” viene redatta attraverso l’utilizzo di 90 indicatori statistici su base provinciale divisi in sei ambiti: ricchezza e consumi, affari e lavoro, demografia società e salute, ambiente e servizi, cultura e tempo libero. Il focus della classifica di quest’anno è sulla ripresa post pandemia, su 20 indicatori è stata infatti anche considerata la variazione rispetto all’anno precedente, su quali sono i divari territoriali, di genere e generazionali tramite l’utilizzo degli indici della Qualità della vita di bambini, giovani e anziani e l’indice della Qualità della vita delle donne che misura la geografia dei divari di genere, inserito per la prima volta in questa edizione.

Continua la lettura con: BALZO di 40 posti in un anno: Milano entra nella TOP 5 in Italia per la la QUALITÀ della VITA

FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: “La cultura è lo strumento chiave per uscire dalla pandemia”

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Dai Flinstones a l’Uomo Tigre: la capitale italiana dei CARTONI ANIMATI

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Credits: paolo_carriere, IG

Lo sapevate che c’è un paese in Italia dove i vostri cartoni animati preferiti invadono le strade?

Dai Flinstones a l’Uomo Tigre: la capitale italiana dei CARTONI ANIMATI

# Grottaglie, il paese delle ceramiche

In provincia di Taranto si trova una piccola cittadina le cui ceramiche, certificate D.O.C., sono famose in tutto il mondo. Luogo di antica origine, Grottaglie prende il nome dalle numerose grotte nelle quali sono stati situati i primi insediamenti. I laboratori dei ceramisti con i forni ricavati nella roccia sono ammirabili passando per la Gravina di San Giorgio. Ma i ceramisti non sono gli unici ad abitare le strade di Grottaglie.

Credits: alexnineta, IG

Leggi anche FUGA dal FREDDO: le 7 località in Italia con più SOLE in inverno 

# Ritorno all’infanzia

Grottaglie non è solo il paese delle ceramiche ma anche dei cartoni animati. Le sue strade e le sue case sono abitate da L’Uomo Tigre, Holly e Benji, Goku di Dragon Ball e molti altri. Murales con l’immagine dei personaggi più famosi dei cartoni decorano gli angoli della cittadina pugliese, riempiendola di colori e riportando molti dei turisti a rivivere la loro infanzia grazie ai personaggi più amati.

Leggi anche Quali sono i CARTONI ANIMATI preferiti dai MILANESI? 

# I murales che colorano la città

Ad abbellire i muri della città sono anche fumetti, personaggi famosi contemporanei e figure originali ideate dall’autore. La mano dietro a queste figure è quella di Paolo C’è Carriere, street artist che ha deciso di fare della sua città il centro produttivo della sua arte. Dai Flintstones a Maradona, passando dalla Disney e il fumetto dell’Uomo Ragno, le opere di Carriere colorano la città portando la notorietà di Grottaglie oltre le ceramiche.

Leggi anche 38 MURALES nel VILLAGGIO dei FIORI: così MILANO cambierà volto per le OLIMPIADI 

 

Continua la lettura con Sull’Adriatico la prima PISTA DA SCI di fondo in riva al MARE

SARAH IORI

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Leggi anche: Webuild, gioiello dell’economia italiana e ultimo baluardo dalemiano (ma fino a quando?)

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Come esorcizzare la coda del RIENTRO A MILANO (evitando il mal di fegato)

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Credits clairekmusic IG - Adele canta in auto

Milanese = Coda. Questo l’abbinamento di chi vive in luoghi da gita nei dintorni di Milano. Per il milanese l’abbinamento è week end = coda, specie per il rientro. Un appuntamento fisso per molti che ognuno vive a modo suo. Diniego, rabbia, patteggiamento e depressione, sono le fasi tipiche che si può vivere fino ad arrivare a una rassegnata accettazione della fila che procede a passo di lumaca.

Forte di una esperienza di code che messe assieme farebbero più volte il giro del mondo, condivido con voi le principali e più comuni tecniche per alleviare questo momento ineluttabile del rientro.

Come esorcizzare la coda del RIENTRO A MILANO (evitando il mal di fegato)

#1 Il Karaoke

Credits clairekmusic IG – Adele canta in auto

La prima tecnica è scontata. Azionare il volume dell’impianto al massimo sopportabile e cantare a squarciagola. L’effetto migliore lo si riscontra con il repertorio nazional-popolare (tipo Battisti o Venditti) ma egualmente valida è la musica classica (da provare con la messa in si minore di Bach)

#2 Message in a Bottle

Altro classico: mandare messaggi vocali agli amici, magnificando le avventure vissute e minimizzando la trappola viabilistica

#3 Leggere le TARGHE

Credits carlottibilance IG – Coda in tangenziale a Milano

Un reperto del secolo scorso. Oggi non si distinguono più le province, ma si possono comunque scoprire un sacco di cose interessanti. Per esempio ci si può chiedere: ma cosa ci fanno qui tutti questi tedeschi?

#4 Indovinare i prossimi METRI

Per futurologi. A ogni movimento, indovinare quanti metri si farà, oppure calcolare quanti ne sono stati fatti nell’ultimo minuto e quanti ne fare nel prossimo. Un consiglio è di abbondare nel pessimismo: regala momenti di entusiasmo.

#5 Le strategie per evitare il FRENO

Per gli amanti della concentrazione. Elaborare raffinate strategie per non fermarsi mai. Andare alla velocità minima possibile facendo in modo che anche se il mezzo davanti si ferma, quando voi arrivate quello stia ripartendo. È un gioco che richiede una grande sensibilità di piede e un superiore distacco dalle reazioni altrui, insieme a nervi di acciaio per moversi al rallentatore incurante dei clacson o di salti di corsia da parte di chi cerca di occupare quei pochi metri liberi che si sono creati davanti alla vostra macchina.

#6 Sceneggiare la vita degli altri incolonnati

Si possono creare trame di film sulle facce degli altri guidatori. La fantasia creativa ha un potente effetto catartico, per cui questo è un gioco altamente diffuso. A seconda dello sceneggiatore si possono creare storie romantiche oppure film dell’orrore fatti di mostri e serial killer.

#7 Discocar

Credits mamalovers YT – Ballare in auto

Il ballo in macchina! Esistono differenti esiti a seconda delle dimensioni della macchina e del numero di occupanti. Se si è in gruppo può simpaticamente degenerare nel pogo o nel wrestling.

#7+1 Il business non è mai in coda

Altro grande classico alle nostre latitudini: lavorare in macchina. Rispetto al passato abbondano le possibilità di effettuare comunicazioni professionali (mail, telefonate) e persino di elaborare qualche semplice documento, magari utilizzando la scrittura a sintesi vocale.

Per chi è invece avvezzo a tutte queste tecniche non resta che mettersi in gioco con una sfida ben più ostica: “esorcizzare la coda all’ufficio del catasto”.

Continua la lettura con: I 7 ANNI più BELLI nella storia recente di MILANO

ANDREA CAVALLERI

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Leggi anche: Inizia l’era Scholz, Roma è avvisata: alla Germania serve un’Italia forte

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🛑 Un sogno breve ma intenso: NO al PONTE SERRA di Porta Nuova

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Credits: Coima - Ponte a scavalco su Melchiorre Gioia con Green House

I nuovi criteri per la riqualificazione di edifici abbandonati, che premiano gli interventi in periferia, costringono a rivedere il progetto di trasformazione urbanistica tra via Pirelli e via Melchiorre Gioia. Ecco cosa rimarrà del disegno iniziale e cosa verrà eliminato.

Un sogno breve ma intenso: NO al PONTE SERRA di Porta Nuova

# I nuovi criteri per la riqualificazione degli edifici abbandonati portano al ridimensionamento del progetto di via Pirelli 39

Credits: Coima

Lo scorso anno era scoppiata una polemica tra il Comune di Milano e la Regione Lombardia a causa di una legge regionale, bocciata dalla Consulta, che prevedeva in caso di recupero immobiliare un incremento volumetrico del 25% se il palazzo oggetto di riqualificazione risultava abbandonato da più di 5 anni. Una norma che limitava i poteri dei singoli comuni senza tenere conto delle peculiarità dello specifico territorio. La successiva modifica della legge ha introdotto un range di incremento volumetrico compreso tra il 10% e il 25%.

La giunta milanese, nella seduta del 6 dicembre, si è riunita proprio per stabilire i criteri con cui integrare la legge regionale sulla riqualificazione dei palazzi abbandonati, indicando come massimo indice volumetrico aggiuntivo il 10% ma solo per gli immobili localizzati nelle aree periferiche della città e quindi oltre la circonvallazione. Pertanto il progetto di via Pirelli 39, con la Torre Botanica e il Pirellino, verrebbe escluso da questi benefici in quanto Porta Nuova è un’area centrale. 

Errata corrige: il progetto di via Pirelli 39 è incluso tra quelli che potranno beneficiare dell’incremento di volumi ma, come per tutti gli immobili soggetti a riqualificazione, rispetto alle condizioni iniziali la percentuale aggiuntiva scende dal 25% al 10%.

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# Come si sarebbe dovuta trasformare l’area compresa tra via Pirelli e via Melchiorre Gioia

Credits: Coima

Il progetto di ridisegno complessivo dell’area tra via Pirelli 39 e via Melchiorre Gioia, assegnato al pool di studi di architettura composto da Stefano Boeri Architetti, Diller Scofidio + Renfro, avrebbe previsto: un nuovo grattacielo residenziale di Porta Nuova, ribattezzato la “Torre Botanica”, ricoperto di 1.700 metri quadrati di vegetazione distribuiti su più piani, la riqualificazione dell’ex-edificio degli uffici comunali al civico 39 di via Pirelli con un rivestito di vetrate e una terrazza panoramica all’ultimo piano, infine la trasformazione del ponte a scavalco su via Melchiorre Gioia in un nuovo hub a servizio della città e una serra delle biodiversità.

# Coima sarà costretta a eliminare proprio la parte pubblica del progetto

Credits Urbanfile – Serra in Porta Nuova

Tra le parti del progetto ad essere sacrificate ci sarà proprio la serra della biodiversità e tutto l’hub di servizi a corredo, mentre rimarrà a realizzazione della Torre Botanica e la rigenerazione del “Pirellino”. Come già annunciato dal CEO di Coima Manfredi Catella al momento della polemica tra Regione e Comune, la necessaria rivisitazione al ribasso del progetto, e la conseguente riduzione degli investimenti programmati a causa del taglio alle volumetrie, porterà all’eliminazione o a un forte ridimensionamento della parte pubblica. Con molta probabilità l’elemento più scenografico di tutta la riqualificazione non vedrà mai la luce.

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Fonte: Urbanfile

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FABIO MARCOMIN

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Una città da ROMANZO: MILANO nei LIBRI

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credits: @mannieditori IG

Milano è una città che affascina registi, cantanti, pittori, designer, architetti e anche scrittori.
A me piace molto leggere sia per diletto e anche per mestiere e quando vado in libreria non è solo per cercare l’ultimo libro uscito di qualche autore interessante, ma è qualcosa che mi arricchisce sotto tutti i punti di vista. Da milanese, non nego che scovare libri, saggi e romanzi che hanno a che fare con la mia città, è qualcosa che mi inorgoglisce, ma anche qualcosa che cattura la mia attenzione e alleggerisce il mio portafoglio.

È innegabile e potentissimo il fascino che Milano ha sugli scrittori. Quelli che seguono sono solo alcuni dei titoli, recenti e meno recenti, che hanno come ambientazione proprio la nostra città, Milano.

Piccola nota: gli autori sono stati messi in ordine alfabetico per non togliere niente a nessuno.

Una città da ROMANZO: MILANO nei LIBRI

# “Febbre” di Jonathan Bazzi: da Roz Angeles a Porta Venezia nella Milano anni novanta

credits: @a_tuttovolume_libri_con_gabrio
IG

Jonathan Bazzi è un autore che ultimamente sta facendo molto parlare di sé. Milanese doc, nato a Milano e cresciuto a Rozzano. Il suo romanzo d’esordio “Febbre” è stato finalista al premio Strega e narra la storia biografica di Jonathan, un uomo di trent’anni, precario, omosessuale, colto e innamorato. La sua infanzia trascorsa nelle case popolari di Rozzano (Roz Angeles) con enormi problemi economici, lo porta a cercare la propria strada con uno solo e unico desiderio: la fuga.

Dopo qualche anno, è un uomo perfettamente inserito nelle dinamiche milanesi e in particolar modo a Porta Venezia. Tutto sembra perfetto, tutto sembra risolto, fino al momento in cui una strana febbre lo porta a fare esami su esami fino a scoprire di aver contratto l’HIV con tutto quello che ne consegue.

# “Il giorno mangia la notte” di Silvia Bottani: Milano in 5 parole tra Rogoredo e Corvetto

credits: @evelina.benedetti
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L’EXPO è stata una grande occasione per Milano, ma una volta finito, una volta terminato l’entusiasmo, una volta che tutta la macchina organizzativa si ferma, che succederà? Silvia Bottani racconta tutto questo in un romanzo che si può descrivere con cinque parole: Milano che non si ferma.

I personaggi sono tre, la giovane Naima, l’avvocato cinico e fascista Stefano e suo padre Giorgio pubblicitario fallito che vive ancora nei ricordi della Milano da bere. Le vite di questi sono destinate a scontrarsi e incontrarsi attraverso una comunicazione fatta di silenzi, intuizioni e sesso. Una mise en scene sullo sfondo dei quartieri di Rogoredo e Corvetto.

# “La vita agra” di Luciano Bianciardi: la Milano bohemien tra le sirene della borghesia

credits: @yoknapatawpha_county
IG

Di Luciano Bianciardi ne avevo già parlato nell’articolo sul Bar Jamaica perché è proprio qui che lo scrittore toscano scrive le pagine di questo romanzo che diventerà leggendario. Una storia ambientata nella Milano delle fabbriche, delle grandi aziende e dei misfatti burocratici. Un romanzo che narra di un uomo qualunque che decide di lasciare moglie e figlio per mettere una bomba sotto il grattacielo della ditta per cui lavora.

La sua vita, nella città meneghina, si perde nelle notti trascorsi nei bar e alla fine si innamora di una donna con la quale va a vivere in uno squallido appartamento periferico ed è proprio qui che i suoi ideali e i suoi desideri di vendetta vengono sopiti da retoriche aspirazioni borghesi. Da ricordare il film omonimo con un superbo Ugo Tognazzi.

# “Un amore” di Dino Buzzati: la Milano effervescente degli anni ’60

credits: @through_the_stories
IG

A mio parere, il più grande scrittore italiano. Siamo nella Milano anni sessanta, una città in bianco e nero, una città piena di automobili, una città elegante e sofisticata, una città di affermati professionisti e tra questi Antonio Dorigo. Un architetto cinquantenne che spesso frequenta una casa d’appuntamenti nei pressi di Piazza Moscova. Qui conosce Adelaide, detta Laide, una ballerina della scala che arrotonda prostituendosi.

È un colpo di fulmine. La storia di Antonio e Laide è un continuo tira e molla, un continuo stare insieme per poi allontanarsi e più la storia va avanti, più capiamo che per Antonio quell’amore non è altro che un’ossessione. Un romanzo che è una vera e propria topografia della città di Milano.

# “Mentre tutto cambia” di Fabio Guarnaccia: la Milano che cambia vista da Precotto 

credits: @mannieditori
IG

Milano, fine anni ottanta. Il mondo sta cambiando ma per gli amici che frequentano la zona di Precotto c’è solo un solo pensiero rivolto al tossico morto che ritrovano nella loro casa nel bosco. Una storia fatta di amicizia, di amori giovanili, di primi dispiaceri, Fabio Guarnaccia è al terzo romanzo e si conferma ancora una volta una grande penna su cui puntare, tant’è vero che per poco non è entrato con questa opera nella cinquina del Premio Strega.

# “Fedeltà” di Marco Missiroli: Milano in fondo non è per niente fredda

credits: @chiara.piara
IG

Un semplice sospetto è sufficiente per diventare un vero proprio tradimento? Marco Missiroli è sicuramente uno degli autori più interessanti dell’ultima generazione. In questo romanzo affronta il tema della fedeltà che può essere coniugato sia al singolare che al plurale e inoltre affronta il tema della fedeltà, non solo nei confronti del compagno o della compagna, ma anche quella verso noi stessi. Una storia fatta di intrecci e sullo sfondo appare Milano, una città dove non fa mai davvero freddo e una città circolare da conoscere fino in fondo.

# “L’erba cattiva” di Ago Panini: la Milano droga & rock 

credits: assembleateatro.com

Ago Panini è conosciuto a livello internazionale come regista pubblicitario e videoclip. Qualche anno fa, la sua creatività lo porta a scrivere un romanzo prendendo spunto dalla sua esperienza di musicista negli anni ottanta. Una Milano sicuramente non da bere, una Milano fatta di incontri, di droga, di amici persi e ritrovati. Da non perdere il “cameo” di Enzo Jannacci. Alla fine della storia rimane solo una domanda: il rock, può cambiare il mondo?

# Altri titoli da non perdere

Questi sono i sette titoli che ritengo importante conoscere e leggere.
Meritano comunque di essere menzionati anche:

· Costretti a Sanguinare di Marco Philopat

· Un’educazione milanese di Alberto Rollo

· Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori

· Un piccolo buio di Massimo Coppola

Continua a leggere con: La MILANO delle CANZONI: com’è cambiata negli anni

MICHELE LAROTONDA

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Leggi anche: “La cultura è lo strumento chiave per uscire dalla pandemia”

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The HANGAR: da RIFUGIO di GUERRA a CASA di LUSSO da 2 MILIONI di DOLLARI

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Credits: curioctupus.it The Hangar

L’arte del trasformare sta diventando sempre più diffusa e da qualche anno potremmo dire che le cose più impensabili diventano case. Si diffondono nuovi concetti dell’abitare e container diventano abitazioni, furgoni case, si va a vivere isolati da tutti o in mini di case da 20mq. La classica casa con le quattro mura sarà diventata fuori moda? Oggi, qualcos’altro è diventato un luogo dove poter vivere, un posto dove non ci si sarebbe mai aspettati di abitare per i ricordi non piacevoli a cui è associato: un rifugio di guerra è diventato una casa di lusso.

The HANGAR: da RIFUGIO di GUERRA a CASA di LUSSO da 2 MILIONI di DOLLARI

# Un capanno Nilsen da 2 milioni di dollari

Credits: curioctupus.it
The Hangar

Nel Regno Unito, precisamente a Dunmow, Essex, un capanno Nilsen della Seconda Guerra Mondiale è diventato una casa di lusso. Ciò che mantiene sono solo il ricordo delle atrocità della guerra e la sua forma semicilindrica, per il resto è stato completamente trasformato. I capanni Nilsen furono ideati dal generale che gliene dà il nome nel 1916 per ospitare i militari e le loro attrezzature, divenne poi rifugio di guerra nel secondo conflitto mondiale. Oggi, il capanno in questione è un’abitazione di lusso, super moderna e con tutti i comfort ed è stato messo in vendita alla “modica” cifra di 2 milioni di dollari.

# The Hangar: il super-lusso della casa

Nella costosissima e lussuosissima casa-capanno non manca nulla e una volta che si entra bisogna dimenticarsi lo spartano ambiente militare. Se la forma cilindrica in acciaio dell’esterno potrebbe trarre in inganno, l’interno ha tutti i comfort di una casa, forse di più, è alla moda ed è ecosostenibile. È immersa nelle campagne britanniche ed è soprannominata “The Hangar”.

# Le sue caratteristiche

L’interno è un ambiente moderno di 460 metri quadri e comprende: una cucina, più ambienti living, 5 camere da letto e più bagni.

Credits: curioctupus.it
interno the Hangar

Per riprogettarlo sono stati utilizzati materiali e tecnologie ecologici e all’avanguardia. Un restyling originale che entra in armonia con l’esterno.

Credits: curioctupus.it
The Hangar

Si può dire sia stata una trasformazione riuscita, ma, visto il prezzo, sarà un lusso per pochi.

Credits: curioctupus.it
interno The Hangar

Continua la lettura con: Il CAMPER più BELLO del mondo: costa quanto un ATTICO (immagini)

BEATRICE BARAZZETTI

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Come si dicono FAKE NEWS in milanese?

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Come si traducono parole contemporanee in milanese?

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Continua con: come si dice VACCINO in milanese?

A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Leggi anche: Quando responsabilità – aziendale – fa rima con sostenibilità

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La sindrome della brioche

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Brioche

Arcinota la frase attribuita a Maria Antonietta che, per rispondere alla richiesta dei cittadini di pane per la fame, rispondeva con immacolata ingenuità dall’alto della sua posizione privilegiata, “se è finito il pane, perché non prendono le brioche?“.

Purtroppo sembra che la sindrome della brioche sia ancora pienamente presente nel potere e nelle oligarchie che ci governano. Non a caso assistiamo anche recentemente a una proposta della commissione europea di vincolare a classi energetiche la possibilità di avere un immobile.

Nello specifico la proposta è di impedire la vendita o la messa in affitto di immobili che non garantiscono piena efficienza energetica. Il paragone proposto è quello delle auto inquinanti che dal 2035 non potranno più essere vendute, come se i cittadini europei fossero tutti imprenditori immobiliari dediti al commercio delle case come un concessionario di auto.

Si stima che questa diposizione potrebbe riguardare per un paese come l’Italia fino all’87% del costruito.
Forse i burocrati della politica dovrebbero rendersi conto che per la maggior parte delle persone la casa oltre a essere l’unica cosa che possiedono è un bene rifugio da vendere in caso di necessità.

Nel caso in cui ci saranno persone che non potranno disporre di case che non rispondono agli standard energetici ci aspettiamo un governante che dica “se non hanno una casa che vadano in un albergo.

Nel giorno dell’anniversario della carta universale dei diritti dell’uomo per frenare questo delirio normativo sarebbe il caso di sottolineare con forza quelli che sono i confini dell’ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini.

 
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato come implicante per qualsiasi Stato, gruppo o persona il diritto di intraprendere qualsiasi attività o di compiere qualsiasi atto volto alla distruzione di uno qualsiasi dei diritti e delle libertà qui enunciati
(Articolo 30, Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, Assemblea Generale delle Nazioni Unite 10 dicembre 1948)
 
MILANO CITTÀ STATO
 

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Leggi anche: Case, l’Ue: vietato venderle o affittarle se consumano troppo

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5 RISTORANTI ETNICI TOP di Milano (con la loro imperdibile specialità)

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Credits: @erika_crespi Shiva

Si sa che noi italiani sul cibo siamo molto tradizionalisti e noi milanesi non siamo da meno, ma sempre più spesso è bello concedersi un bello stacco dal cibo nostrano per assaggiare prelibatezze straniere. E in una città come la nostra, i ristoranti sono davvero di tutti i tipi e di tutti i Paesi. Anche di quelli dove pensavamo che la cucina potesse essere alquanto scadente. Per cui, accomodatevi pure e gustatevi questo post sui cinque migliori ristoranti etnici di Milano.

5 RISTORANTI ETNICI TOP di Milano (con la loro imperdibile specialità)

# Warsà – Porta Venezia

Credits: @ristorantewarsa
Warsà

Aperto da quasi trent’anni in via Melzo, nel cuore del quartiere Arcobaleno, Warsà è un ristorante eritreo curato nei minimi dettagli. I profumi delle  pietanze, il mangiare con le mani  e l’accoglienza fanno di questo locale un posto dove le persone tornano volentieri, sia per il buon cibo sia per ricevere sorrisi e una grande ospitalità.

La titolare, Signora Keby, ha reso il ristorante (il cui significato è “L’eredità”) un’oasi dove riproporre le atmosfere dell’Eritrea, avvolti in piacevoli profumi (si prova un intenso aroma di cannella appena entrati) e centinaia di quadri ed oggetti omaggianti la tanto vasta quanto sconosciuta cultura africana. Il piatto principale? Lo Zighini, a base di carne, verdure e pane tipico.

# Shiva – Porta Ticinese

Credits: @erika_crespi
Shiva

Shiva nasce nel 1995 per iniziativa del signor Kumar, originario del Punjab. È il classico ristorante indiano a livello di ambiente e luci, ma la particolarità è la proposta dei prelibati piatti della cucina tipica dell’India del Nord. Vicinissimo alla Basilica di Sant’Eustorgio a due passi dai Navigli, in questo ristorante si servono anche coda di rospo, brodi speziati e probabilmente il migliore pollo al curry di Milano. La maggior parte degli ospiti consiglia poi gli ineguagliabili yogurt, gulab jamun e gelato. Il personale è gentile e disponibilissimo. Cos’altro? Ah. Occhio al peperoncino!

# Mido – Ticinese

Credits: @ristorantemidomilano
Midò

Alias, il primo ristorante arabo di Milano. Il patron Rafaat, egiziano di Alessandria in Italia dal 1992, è un grande intrattenitore di una realtà della ristorazione molto particolare, diversa, originale e oltremodo cordiale. Stiamo parlando di Mido, locale a due passi dal deposito tranviario di via Custodi che è stato come detto il ristorante arabo che ha aperto la strada agli etnici all’ombra della madonnina. Inoltre è stato anche Il primo che ha esposto sulla pubblica strada (una vietta stretta stretta in zona Ticinese con qualche improbabile bottega tra il rustico e il vintage) il caratteristico spiedo verticale rotante per preparare panini con kebab, che negli anni ’90 era una vera e propria attrazione. Se decidete di cenare qui non perdete, fra le molte altre del menu, le prelibatezze vegane e vegetariane.

# Barbacoa – Istria

Credits: @ avv.gianlucafontana
Barbaoca

Il Barbacoa in via Scipio Slataper 19 (prima in via delle Abbadesse) è un ristorante con un’atmosfera casual ma elegante, dove la convivialità e il piacere di stare a tavola sono una vocazione. Ci si può servire liberamente al ricco buffet che offre golose proposte di contorni e sfiziosità, mentre i camerieri girano per i tavoli servendo una quindicina di tagli di carne cotti allo spiedo all’insegna dell’autentico metodo del rodizio brasiliano. Barbacoa è una churrascaria che porta in tavola il gusto ruspante e caloroso del Brasile, con un tocco di milanesità data dal moderno arredo del locale. Protagonista indiscussa è ovviamente la carne, davvero ottima, sempre accompagnata da contorni tipicamente brasiliani. Servizio cortese e professionale, provare per credere.

 

# Podkova – Naviglio pavese

Credits: @ristorantepodkova
Podkova

Per la serie, non c’è solo l’insalata russa. Il ristorante “Podkova” ha aperto nel 2003 a Milano in via della Chiesa Rossa 25 e si suddivide in due sale, entrambe molto eleganti con rispettivamente 40 e 20 posti a sedere. Il rosso è il colore che domina l’ambiente della prima sala, sia sulle pareti che sulle tovaglie, forse un po’ inquietante alla Kubrik ma molto molto suggestivo. La saletta al piano inferiore, intima e riservata, è invece di colore verde. Tutto lo stile ricorda le tradizioni russe, dagli elementi di arredo a posate e bicchieri sui tavoli, dove spicca sempre una candela al centro. Podkova in russo significa “ferro di cavallo” e rappresenta segno di buon augurio, un simbolo di buon auspicio per portare un po’ di fortuna anche sulle tavole milanesi. Non dimenticatevi di assaggiare la gustosissima minestra borscht e ricordate che questo ristorante è aperto solo per cena.

Buon appetito!

Continua la lettura con: Il RISTORANTE di Milano dove si mangia seduti sull’ALTALENA

CARLO CHIODO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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La CITTÀ fatta a CERCHI

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Credits leonbrammer IG - Brondby Haveby

Progettata per essere un modello urbanistico sostenibile, questa porzione di città ha delle caratteristiche che la rendono unica al mondo. Dove si trova e qual è l’idea alla base.

La CITTÀ fatta a CERCHI

# Il “quartiere ideale” alla periferia di Copenaghen

Credits leonbrammer IG – Brondby Haveby

L’architetto paesaggista danese Erik Mygind ha progettato e costruito nel 1964 quello che doveva essere un quartiere ideale, un modello di città sostenibile con una schema urbanistico a cerchi in cui le case si sviluppano a raggiera attorno ad un centro creando una sorta di giardino nel giardino.

Brondby Haveby, questo il nome del quartiere, si trova in Danimarca, nella periferia ovest di Copenaghen e si ispira all’opera di Carl Theodor Sørensen, il noto architetto danese che ha progettato De Runde Haver a Nærum dove i muri sono elementi naturali e le stanze vengono attraversate dal vento come dei labirinti nel paesaggio.

# La struttura a cerchi di Brondby Haveby

Credits googlemaps – Brondby Haveby

Brondby Haveby ha attualmente 24 cerchi con almeno una dozzina di case ognuno e 284 giardini coloniali. I cerchi sono come i “kolonihavehús”, le case estive per i residenti di Copenaghen che vogliono vivere fuori città pur restano non lontano dalla realtà urbana, e ciascuno ha al centro un piccolo vicolo cieco da cui si sviluppano a raggiera le singole case. Tutte le abitazioni sono dotate di elettricità, acqua e servizi igienici, non possono superare i 50 mq e hanno il proprio giardino, un cortile comune per facilitare le relazioni sociali e un parcheggio. 

# Pensato per evocare un vecchio villaggio e l’interazione sociale attorno al pozzo o al fuoco

Credits sebas10anhansen IG – Brondby Haveby

La pianificazione studiata per il quartiere consente di allontanarsi dalla vita cittadina e godere del paesaggio rurale circostante. L’architetto Erik Mygind ha scelto questa forma circolare per evocare un vecchio villaggio con le sue regole d’interazione sociale in cui tutti si radunano attorno al pozzo o al fuoco, rappresentato dal vicolo centrale, che ha portato all‘idea del giardino nel giardino con siepi alte dai 180 agli 80 cm e inclinate verso il centro per far arrivare il sole anche alle piante più basse. Inoltre, sempre nell’ottica della sostenibilità, gli abitanti di Brondby Haveby possono coltivare i prodotti che consumeranno.

 

Fonte: Design Fanpage

Continua la lettura con: È lei la CITTA’ più MISTERIOSA d’Europa: ecco perché

FABIO MARCOMIN

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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI 

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Il nuovo RIFUGIO HI-TECH MILANESE a 3.400 metri sulle Alpi

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Credits bivaccoedoardocamardella.it - Bivacco Camardella

Un bivacco tecnologico su un ghiaccio in Valle d’Aosta in memoria di un maestro di scii scomparso tra le nevi del Monte Bianco. Le sue caratteristiche e quando entrerà in funzione. 

Il nuovo RIFUGIO HI-TECH MILANESE a 3.400 metri sulle Alpi

# Un bivacco tecnologico a 3.400 metri d’altezza in memoria di una guida alpina travolta da una valanga 

Credits ferdinando.brambilla IG – Ghiacciao del Rutor

30 novembre 2019. Una valanga travolge un maestro di sci e guida alpina, il ligure-valdostano Edoardo Camardella con l’amico Luca Martini, a Punta Helbronner, 500 metri sotto la stazione della funivia Skyway sul Monte Bianco. La sua famiglia ha deciso di dedicare alla sua memoria un rifugio che verrà realizzato a 3.400 metri d’altezza sulle Vedette del Rutor.

L’obiettivo di questo bivacco sarà anche quello di garantire un approdo sicuro, in un luogo dalle condizioni estreme dove il vento soffia a 290 km/h e le temperature scendono a meno 40 gradi, per i partecipanti del Tour du Rutor, una importante gara di sci d’alpinismo internazionale a cadenza biennale. Gli altri rifugi più vicini sono infatti a molte ore di distanza dal ghiacciaio.

# Testato nella galleria del vento del Politecnico di Milano, sarà installato sul ghiacciaio tra maggio e giugno del 2022

Credits bivaccoedoardocamardella.it – Bivacco Camardella

Durante l’inverno il bivacco in acciaio verrà montato sul palco nel piazzale delle funivie di La Thuile e lì rimarrà esposto tutta la stagione, anche per consentire a chi vorrà di partecipare alla raccolta fondi per coprire i costi. Tra maggio e giugno 2022 avverrà la sua effettiva installazione in quota con il trasporto della struttura tramite un elicottero.

Il progetto è stato curato da un gruppo di alpinisti amici di Edoardo e disegnato da uno di loro, l’architetto Massimo Roj di Progetto Cmr, società di architettura, ingegneria e design con sedi in tutto il mondo, da Milano a Mosca. Il test della struttura è avvenuto della galleria del vento del Politenico di Milano.

# Il rifugio sarà autosufficiente, rivestito da pannelli solari e funzionerà da stazione meteo

La descrizione del bivacco da parte di Roj: “Il bivacco è composto da due parti perché il luogo rappresenta i due ragazzi, al confine tra due stati, a metà tra due valli e sotto alle due Vedette del Rutor“. Le caratteristiche della struttura:

  • autosufficiente a livello energetico, con il fianco Sud tutto rivestito da pannelli solari dentro a lamiere d’acciaio esterne che proteggono l’isolante con il legno rivolto invece verso l’interno;
  • all’interno ci sarà un ritratto di Edoardo realizzato con pantografo a caldo e il riscaldamento radiante dal pavimento grazie alla ceramica del grès porcellanato posato a terra.
  • un gruppo di batterie per far funzionare la telecamera e la stazione meteo, i cui anemometri comunicheranno con la «base» di Aosta;
  • il rifugio sarà dotato di alimentazione per ricaricare il telefono cellulare;
  • una grande vetrata divisa in quattro parti da una croce religiosa si affaccerà verso i 4.810 metri del Monte Bianco.

 

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FABIO MARCOMIN

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La nuova DATA per la INAUGURAZIONE della M4: sarà la volta buona?

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Credits: metroricerche.com - Stazione tipo M4

L’apertura della linea M4 è sempre più avvolta nel mistero, i rinvii sono ormai una costante. Ce la farà ad aprire? La cronistoria di tutte le inaugurazioni saltate insieme alla nuova data per cui bisognerà attendere ancora parecchio. Sperando che questa volta sia la volta buona. 

La nuova DATA per la INAUGURAZIONE della M4: sarà la volta buona?

# La prima apertura prevista: prima di Expo2015

Linee previste per Expo2015

La storia della linea M4 è pluridecennale. L’istruttoria del progetto era stata già completata dalla giunta Albertini nel 2005 e la linea inserita nel dossier di presentazione della candidatura di Milano ad Expo2015 insieme alla linea M5. Il riacquisto da parte della Giunta Moratti delle obbligazioni e del controllo di A2A ha rallentato il finanziamento del progetto e l‘assegnazione dell’appalto a inizio del 2011 ha sancito la definitiva impossibilità di aprire la linea entro il 2015.

# Il primo rinvio: una mini-tratta entro il 2015 oppure posticipo al 2017? 

Credits: Urbanfile – M4 Linate – Forlanini Fs

La prima ipotesi alternativa spostava l’inaugurazione dell’intera linea di 15km e 21 fermate a cavallo tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, ma non fu mai messa nero su bianco. Al contrario un verbale della giunta Pisapia stabiliva di mettere in esercizio la mini-tratta di 3 fermate Linate-Stazione Forlanini entro l’Esposizione Internazionale del 2015. Una data non rispettata a causa di un braccio di ferro tra le imprese di costruzione e il Comune di Milano in merito a una richiesta di risorse extra per la tratta.

# Lo slittamento dell’intera linea al 2022

credits: infotrasporti.com

I lavori per le prime 3 fermate, Forlanini FS, Repetti e Linate Aeroporto, partirono ufficialmente il 19 luglio 2012, mentre a fine 2014 venne ripianificata l’apertura dell’intera linea al 2022, quindi 7 anni dopo rispetto a quanto inizialmente previsto.

# Il balletto delle inaugurazioni della mini-tratta: gennaio… aprile… luglio 2021

Stazione di Linate

A fine 2019 la successiva giunta del Comune di Milano ha ulteriormente prorogato la data ufficiale per l’entrata in servizio della quinta linea metropolitana. Dopo il primo cronoprogramma con apertura della mini-tratta a gennaio 2021, la stessa è stata fatta slittare ad Aprile 2021, a luglio 2022 fino a Dateo, a dicembre dello stesso anno fino a San Babila e nella prima metà del 2023 il resto della linea fino a San Cristoforo Fs. La causa di questo slittamento è stato lo stop ai lavori conseguente al ritrovamento di alcuni reperti archeologici in alcune stazioni e alla pandemia.

Leggi anche: Perché è stata costruita l’M5 PRIMA dell’M4?

# Lo stallo causato da pandemia e mancati nulla osta

Treno M4

Anche la data di Aprile 2021 è però passata senza alcuna inaugurazione sostanzialmente per due problemi: i mancati nulla osta da parte del Ministero dei Trasporti, perché ancora assente la figura preposta alla relativa autorizzazione finale, arrivati poi a luglio di quest’anno, e il basso numero di utenti provenienti dall’aeroporto di Linate che non avrebbero giustificato la messa in funzione della sola tratta di 3 fermate fino alla stazione di Forlanini F.S. 

Leggi anche: La storia INFINITA 2: nuovo rinvio per la M4? Ecco perché

# Fissata la nuova data: a Dicembre 2022 viaggeranno i primi treni e tutta la linea non prima del 2024

Credits: wiikipedia.org

Il 2022, fatto salvo altre limitazioni dovute al Covid-19, sarà l’anno buono? Da quest’estate la linea M4 o linea blu ha tutte la carte in regola per poter funzionare, ma ancora non è stata ancora comunicata una data ufficiale anche se il periodo più probabile sembra essere dicembre 2022. In quel mese infatti, come dichiarato dall’ex assessore ai trasporti Marco Granelli, i treni dovrebbero viaggiare tra Linate e Dateo, dove incrocerebbero il passante intercettando anche una porzione di abitato densamente abitata.

Il resto della linea subirà pertanto un ennesimo ritardo: la tratta fino a San Babila dovrebbe inaugurare a metà del 2023 e il resto della linea tra la fine del 2023 e il 2024

Leggi anche: Forlanini FS – Repetti – Linate: la situazione sulle TRE PRIME FERMATE del viaggio

Continua la lettura con: VIA I CANTIERI: ecco come saranno le ZONE della M4 senza i lavori

FABIO MARCOMIN

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La SCALA del POTERE

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La prima alla Scala, indipendentemente dalle qualità artistiche del Macbeth, è stata commentata quest’anno per il suo significato simbolico.

”Ieri (alla Prima) erano presenti non solo i volti dell’industria, della finanza, del mondo della cultura e dello spettacolo, erano presenti tutti gli italiani“, ha dichiarato Diana Bracco, della omonima casa farmaceutica.
Improvvisamente o il popolo italiano si è ridotto a duemila persone oppure la Scala si è ingrandita a dismisura fino a diventare di 60 milioni di posti. Delle due ipotesi è più plausibile la prima.

L’affermazione della Bracco è in linea con i generali commenti rilasciati dai partecipanti e dai giornalisti che sanciscono la definita autoproclamazione dell’elite come popolo e quindi della trasformazione della democrazia in oligarchia.

La forma di atto più antidemocratico che può fare il potere è quello di mascherarsi da popolo, esautorando lo stesso di ogni sovranità.
Non a caso il fatto più rilevante celebrato dai media è stato l’applauso interminabile della platea della Scala a Mattarella.
Di fatto rieletto a suffragio universale Presidente della Repubblica.

Fair is foul, and foul is fair!
(le tre streghe nell’incipit del Macbeth)

Continua la lettura con: La Druk Society

MILANO CITTÀ STATO

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Leggi anche: La pandemia fa bene alle armi: aumentano le vendite (e pure le guerre)

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È lei la CITTA’ più MISTERIOSA d’Europa: ecco perché

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Credits: falco (Pixabay)

I 5 luoghi che rendono questa città la regina del mistero in Europa.

È lei la CITTA’ più MISTERIOSA d’Europa: ecco perché

#1 Curtea Veche, uno dei posti più misteriosi e inquietanti di tutta Bucarest

Credits bisericidinromania IG – Curtea Veche

Tra i luoghi che contribuiscono a fare di Bucarest la città più misteriosa d’Europa c’è Curtea Veche. Realizzata nel Quattrocento, si trova nel centro storico di Bucarest e la sua storia si intreccia con quella di uno dei personaggi più temuti della storia: Vlad III, noto come Vlad l’Impalatore, ispirazione per l’opera letteraria “Il Conte Dracula” di Bram Stoker. Oggi dell’intero edificio rimangono solo alcune mura, archi, lapidi e una colonna corinzia a lato della basilica.

#2 Casa Vernescu, uno dei casinò più antichi e famosi della città “infestato” dagli spiriti dei giocatori sconfitti

Credits sorina_s_ – IG – Palace Casino at Casa Vernescu Bucharest

Inaugurato nel 1800, Casa Vernescu è uno dei casinò più antichi e famosi della città. Un tempo luogo di ritrovo prestigioso per i facoltosi giocatori d’azzardo, molti dei quali si suicidarono al suo interno dove aver dilapidato le proprie fortune. Molto frequentato ancora oggi, in tanti sono convinti di percepire la presenza degli spiriti dei giocatori sconfitti aggirarsi tra i tavoli da poker e roulette. 

#3 Lo “Stagno delle Streghe”, uno dei luoghi più mistici della Romania

Credits haunted world Fb – Stagno delle streghe

Nella Foresta Boldu-Creteasca, non lontano da Bucarest, c’è lo “Stagno delle Streghe”, uno dei luoghi più mistici di tutta la Romania. Ha un diametro di soli 5 metri e la leggenda narra che sia un luogo di ritrovo delle streghe per svolgere alcuni rituali durante alcuni giorni come quello di Sanziene, la celebrazione di mezza estate in Romania. La particolarità di questo lago è che non muta mai la forma, rimane sempre della stessa dimensione e profondità a prescindere dalla pioggia che cade e soprattutto sembra non proliferare al suo interno alcune forma di vita. Inoltre fu decapitato qui il conte Vlad III il cui fantasma pare vagare ancora nella notte.

#4 La Scuola Centrale, un istituto prestigioso negli anni teatro di fenomeni paranormali

Credits scoalacentrala IG – Scuola Centrale Bucarest

La Scuola Centrale, un istituto prestigio inaugurato nel 1800, è stato teatro negli anni di fenomeni paranormali e terrificanti. Le studentesse hanno raccontato di avere visto oggetti levitare, porte e finestre sbattere da sole, raffiche casuali di vento freddo e urla rumorose dal seminterrato apparentemente vuoto. Per aggiungere mistero, ci sono molte porte e corridoi che sono stati murati e chiusi.

#5 Piazza della Rivoluzione, luogo dell’ultima apparizione di Ceausescu prima della fucilazione

Credits patrut_alexandru IG – Piazza della Rivoluzione monumento ai caduti

In Piazza della Rivoluzione un monumento ricorda le 1.058 vittime cadute durante i violenti disordini civili della Rivoluzione Rumena. La piazza fu anche il luogo è anche il luogo dell’ultima apparizione pubblica di Ceaușescu, prima di essere giustiziato da un plotone di esecuzione dell’esercito. 

Fonte: SiViaggia

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FABIO MARCOMIN

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Leggi anche: La flotta fantasma cinese rischia di paralizzare il mercato globale delle merci

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