Dal mito di Atlantide in poi il sogno di vivere dominando il mare è antico quanto l’uomo. Forse siamo vicini a una svolta che potrebbe aprire una nuova frontiera alla presenza dell’essere umano su questo pianeta.
La prima CITTÀ GALLEGGIANTE al MONDO: presentato il progetto
https://oceanixcity.com/media/
Con i sempre più rapidi e gravi cambiamenti climatici che il nostro pianeta sta vivendo, sono numerose le idee e i progetti che stanno nascendo per far fronte alle sempre più vicine future nuove esigenze per sopravvivere. Uno di questi progetti è la città galleggiante, per far fronte all’innalzamento del livello dei mari.
# Un’estensione galleggiante della città di Busan, in Corea del Sud
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Si chiama Oceanix Busan ed è un progetto nato dall’unione di idee degli architetti dello studio internazionale d’architettura BIG, gli architetti coreani della Samoo e gli scienziati della Oceanix, una tech company. Con l’appoggio e il sostegno delle Nazioni Unite, i lavori – a largo delle coste della città di Busan, in Corea del Sud – inizieranno il prossimo anno e sembra che sarà già possibile una sua completa realizzazione nel 2025.
# Cambio casa e vado a vivere su una città galleggiante
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La città galleggiante, dalla superficie di complessivamente 6,3 ettari, sarà completamente autosufficiente ed ecosostenibile. Formata da tre diverse piattaforme galleggianti, questi “quartieri” saranno collegati fra loro da ponti, che dovrebbero finire per ospitare fino a 12.00 residenti. Non è ancora chiaro quanto accessibile sarà potercisi trasferire e vivere, ma per ora si sa che sarà possibile anche solo visitarla nei panni del turista.
# Autoproduzione del 100% dell’energia utilizzata
Gli obiettivi del progetto – https://oceanixcity.com/media/
Le strutture saranno principalmente in legno e la città produrrà il 100% dell’energia che andrà ad utilizzare. Inoltre, possederà un proprio sistema idraulico e di riciclo dei rifiuti. Per resistere al tempo, e al vento, tutti gli edifici verranno costruiti al di sotto di una certa altezza, in modo tale da tenere un baricentro basso. Per evitare eccessi nell’utilizzo di energia e acqua per la produzione in loco degli alimenti, i residenti saranno invitati ad adottare una dieta principalmente plant-based. Una vera e propria città proiettata in un futuro innovativo, sostenibile e rispettoso del mondo che ci ospita.
Milano è forse la capitale dei panini. Non solo in Italia. La creatività è senza limiti. Ci siamo chiesti: qual è il luogo principe di questa creatività sconfinata? Al primo posto c’è lui, il luogo dei panini “assurdi”.
Il luogo dei PANINI più ASSURDI di Milano
# Famiglia, Tradizione, Passione
IG @tiellonapoletano
Sono questi i valori che si possono respirare, così come è proprio la tipica atmosfera in famiglia durante il pranzo della domenica ciò che si vuole ricreare: il sugo della nonna che profuma tutta la casa, il vociare dei parenti nella sala da pranzo, gli schiamazzi dei bambini che giocano e si rincorrono, il grande tavolo apparecchiato come per le grandi occasioni, lo spirito di convivialità tipico delle famiglie del Sud.
“La tradizione Napoletana è il valore fondante della nostra realtà” tanto che ci si può sì allontanare dal capoluogo partenopeo, ma “difficilmente Napoli andrà via da te” si legge nel sito. Questo magico clima, unito alla passione per il cibo e per la selezionata ricerca di qualità nelle materie prime danno vita a “Tiello – Cuore Napoletano”.
# Il locale
In una piccola vietta, in Via dei Piatti, che rispetta il tipico stile meneghino e che incrocia Via Torino, si trova di certo una delle Paninerie Street Food più particolari di Milano. Il locale si presenta caldo ed accogliente, i colori sono ben studiati, luci illuminano tutto lo spazio ed un grande bancone con la scritta “Tiello” accoglie i clienti affamati. Sulle pareti si trovano foto del Tiello nei luoghi più iconici della città. Spetta a chi osserva riconoscerli tutti. Ma cosa è esattamente il Tiello?
# Buono, Tipico, Pop
IG @tiellonapoletano
O cuzzutiello, talvolta si trova scritto cuzzetiello, ma per gli amici semplicemente Tiello, è uno dei piatti più semplici e storici della tradizione napoletana. Questo speciale panino non è composto dalle due classiche fette di pane, ma dalla parte finale del pane cafone (o Pane dei Camaldoli, dall’omonima collina di origine), privata della midolla. Si viene così a formare un cestino di pane dalla crosta spessa, all’interno del quale è possibile inserire qualsiasi condimento possibile ed inimmaginabile, il cui limite è soltanto la fantasia.
Come nasce questa prelibatezza storicamente? Nel passato, il pane veniva realizzato solamente una volta alla settimana e, man mano che i giorni passavano, ovviamente tendeva ad indurirsi. Dal momento che, però, non si buttava mai via niente, bastava prenderne l’ultima parte, rimuoverne il contenuto, anch’esso ormai non più tanto morbido, farcirlo a piacimento ed il gioco era fatto.
# Il Menù di Tiello
IG @tiellonapoletano
I condimenti dei Cuzzetielli vogliono ricordare i sapori tipici della tradizione napoletana: il ragù cotto per 6 ore, pomodorini e friarelli del Vesuvio, olive nere di Gaeta, salsiccia e parmigiana di melanzane.
Per i più golosi, è possibile anche comporre il proprio “panino” scegliendo da una nutrita lista di ingredienti. Per chi invece è ancor più goloso, non si può non provare il Tiello in versione dolce, con crema di pistacchio o crema di Nutella.
Virgilio e Dante avevano trovato qui la porta degli inferi e prima di loro tra le sue sponde si disputò la leggendaria guerra di Zeus contro i Titani. Secoli di mistero avvolgono le acque di questo lago che da poco si sono tinte di rosso rendendolo ancora più inquietante. Gli antichi avevano forse ragione?
La PORTA per gli INFERI si trova in Italia. E sembra che si stia riaprendo
# Un’oasi naturalistica tormentata dal mistero
credits: IG @fusyollarda
Incastonato in un cratere di un vulcano ormai spento, c’è un bacino d’acqua dall’origine antichissima: il lago d’Averno. Situato nel comune di Pozzuoli, tra la frazione di Lucrino e il sito archeologico di Cuma, è considerato il più suggestivo dei cinque laghi dell’area flegrea.
Ad oggi è un’oasi naturalistica ricca di fascino, ma un tempo il paesaggio era diverso. Le sue acque da secoli sono intrise di storie e leggende ed è noto a tutti per essere il protagonista di una delle domande più tormentate della storia: l’inferno esiste?
# Perfino gli uccelli si tengono alla larga
credits: facebook Dario Grande
È proprio sulle sponde d’Averno che personaggi illustri giurano di aver trovato le porte dell’inferno. All’epoca fumi densi e nauseabondi si innalzavano dalle sue rive e le colline intorno erano ricoperte di un bosco fitto di alberi scuri. Le esalazioni sulfuree che scaturivano dal lago impedivano la vita agli animali. Ed è proprio per la sua natura insolita, per l’epoca misteriosa, che gli venne dato questo nome: “Averno” dal greco “a-ornis” che vuol dire luogo senza uccelli.
# Gli antichi posero qui l’ingresso al Regno dei Morti
La natura inquieta e il continuo movimento della terra che circondava le acque del lago suggestionò gli antichi, tanto che qui vi posero l’ingresso dell’Ade, il regno dei morti. Sulla sua riva Odisseo venne ad incontrare l’indovino Tiresia, Enea rivide il padre Anchise e Orfeo provò ad incantare con la sua musica Plutone, per riavere la sua amata Euridice. Sempre qui, in tempi ancora più remoti, le sue acque furono teatro dello scontro fra Zeus e i temibili Titani.
# L’inquietante cambio di colore: la porta degli inferi si sta riaprendo?
credits: IG @dom.g_89
E dopo Virgilio che descrisse queste acque nel sesto libro dell’Eneide, nel lago d’Averno perfino Dante vi trovò l’accesso agli inferi. Nella sua Divina Commedia ne parlò al punto tale che molti esperti avevano suggerito che quella selva oscura facesse riferimento alla vegetazione che circonda l’area.
Sono molti i quesiti che rimangono senza risposta, ma che sia mito o realtà non sembra importare ai turisti che, incuriositi da questo velo di mistero, ogni anno visitano le rive d’Averno. Ma quest’anno a rendere la leggenda ancora più coinvolgente ci pensa la natura. Il lago si è tinto di un rosso fiammeggiante. Un caso o la porta degli inferi si sta davvero aprendo?
# Una visione più incantevole che infernale
credits: copernicus
Ma sebbene il collegamento con le antiche leggende sia singolare, purtroppo, per i superstiziosi, la colorazione caratteristica rosso rubino del lago d’Averno non ha nulla a che vedere con l’inferno e le sue anime perdute.
È la natura ad averci messo lo zampino e il perché lo specchio d’acqua abbia assunto questa tinta è ormai cosa nota. Lo spiega l’Agenzia campana per l’ambiente Arpac: a causarlo è la fioritura stagionale di alghe color rosso bruno. Queste, sostenute dal cianobatterio Planktothrix rubescens, proliferano all’interno delle acque del lago e fioriscono nei periodi più freddi o in concomitanza di temperature fredde notturne. Proprio durante il mese di aprile i cianobatteri sono risaliti in superficie facendo diventare il lago una macchia rossa ben visibile anche dai satelliti dell’Agenzia spaziale europea.
Una visione che incanta e suggestiona e che rende il lago d’Averno ancora più peculiare. Le sue foto stanno facendo il giro del mondo e, grazie alle sue acque, oltre a ricordare antiche storie sepolte, oggi il lago del mistero si candida anche alla ristretta cerchia dei laghi colorati del pianeta.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo lo stop ai cantieri causato dalla pandemia, sono ripresi i lavori per realizzare il tratto milanese della pista ciclabile che attraverserà la Pianura Padana collegando Venezia con Torino. Ecco il cronoprogramma e come verrà realizzata.
RIPARTONO i LAVORI per VenTo: la “SUPER-CICLABILE” da Venezia a Torino
# 679 km di pista ciclabile da Venezia a Torino passando per Milano
VENTO: pista ciclabile – Politecnico di Milano
Dopo lo stop dovuto alla pandemia ripartono i cantieri per realizzare il tratto milanese della “superstrada” a due ruote VenTo: una pista ciclabile di 679 km, di cui 264 dentro aree naturali protette, che collegherà Venezia a Torino passando da Milano. Il progetto ideato dal Politenico di Milano nel 2016 è inserito all’interno dell’itinerario ciclabile europeo Eurovelo 8, da Cadice in Spagna a Limassol, a Cipro.
In futuro passerà da Milano anche l’itinerario Europeo Eurovelo 5 Londra-Roma-Brindisi, che attraverserà il centro storico della città attraverso la direttrice Certosa-Sempione per uscire verso Pavia lungo il percorso del Naviglio.
# Il tratto milanese, lungo 5,14 km, parte dalla Darsena e arriva fino al confine con Assago
Credits Comune di Milano – Tratto VenTo da realizzare
In totale il tratto milanese della ciclovia sarà lungo 5,14 km, con inizio in Darsena e arrivo ad Assago, lungo l’asta dell’Alzaia Naviglio Pavese. La si potrà percorrere in doppio senso di marcia dall’ex porto milanese fino alla fine del territorio comunale. La ciclabile sarà sempre ad almeno un metro e mezzo dal Naviglio: ciclisti e pedoni avranno spazi separati. Il progetto, che prevede la realizzazione di 4,27 km di tracciato partendo da via Darwin, si suddivide in 3 lotti per un un costo complessivo di 6,5 milioni di euro: il primo tratto ha un valore di 2,5 milioni di euro, di cui 750.000 euro provenienti da un finanziamento statale erogato dalla Regione e il residuo coperto delle casse del Comune di Milano così come gli altri due lotti, ognuno avente un costo di 1,5 milioni di euro.
# La conclusione dei lavori è prevista entro la fine del 2022
Credits Comune di Milano – Cantieri VenTo
Inaugurata qualche anno fa l’area pedonale tra la Darsena e via Darwin, i lavori in corso interessano il tratto dall’incrocio con via Darwin fino a via Don Rodrigo. Si prevede la realizzazione di una sede protetta riservata ai ciclisti e di un nuovo marciapiede lungo la sponda del canale, a cui si aggiunge il rallentamento del traffico in carreggiata, oltre alla nascita di aiuole alberate e spazi di sosta per auto, moto e biciclette. Dal 10 maggio verrà chiuso il tratto tra via Don Rodrigoe via Gattinara dove l’Alzaia sarà destinata esclusivamente al traffico pedonale e ciclabile, eccetto tra la Conca Fallata e via Boffalora per consentire a auto e moto di accedere alle abitazioni del quartiere. La conclusione dei lavori è prevista per la fine del 2022.
La buona notizia è che il comune di Milano riuscirà ad approvare il bilancio di previsione grazie al decreto aiuti approvato dal governo. La cattiva notizia è che per il capoluogo lombardo non ci sarà nient’altro mentre Roma si appresta a diventare Città Stato, con poteri rafforzati.
Dal Governo FONDI a MILANO per chiudere il bilancio. Ma zero autonomia (a differenza di ROMA)
# Il sindaco Beppe Sala: “Sono molto soddisfatto, era una mia battaglia”
Credits beppesala IG – Beppe Sala
Dopo mesi di incertezze il governo stanzia le risorse per consentire al comune di Milano di chiudere il bilancio di previsione entro il 31 maggio. La conferma arriva dal sindaco Beppe Sala che a margine della presentazione della Milanesiana ha commentato il decreto aiuti approvato il 2 maggio a Palazzo Chigi: “Sono molto soddisfatto, era una mia battaglia. Ma la questione non è vincere o no le battaglie, ma portare un contributo alla città. Mancano ancora fondi ma credo che a questo punto con un po’ di efficienza possiamo anche cavarcela e poi vedremo quello che succederà. Dobbiamo abituarci a vivere quasi ‘giorno per giorno’ con i conti, è possibile che da qui a fine anno arrivino anche altri ristori. Intanto portiamo a casa questo, che ci permette di chiudere il bilancio entro il 31 maggio”. Oltre a questo decreto nei prossimi 3 anni arriveranno altri 600 milioni di euro grazie al Pnrr: ” Si, sono parecchie le partite. Diciamo che le grandi città, ne parlavo questa mattina (3 maggio ndr) con il sindaco di Roma, sono state considerate in questo passaggio. È giusto che sia così. Lo chiedevamo, pensiamo che sia nei nostri diritti ma anche un buon investimento per il governo. C’è soddisfazione“.
# Milano gioisce per la “regalia” una tantum, mentre Roma avrà più poteri e risorse stabili
Credits robertogualtieri IG – Roberto Gualtieri Sindaco di Roma
La sindrome del meneghino colpisce ancora. Milano ringrazia il “papà Stato” per gli aiuti necessari a sopravvivere e si rimette al suo servizio. Il sindaco della città che contribuisce in misura maggiore al gettito fiscale in Italia sembra avere soggezione nel pretendere per Milano quanto forse le spetterebbe di diritto: maggiore autonomia nel governare il proprio territorio e nel gestire le proprie risorse. Al contempo la capitale procede spedita in quella direzione dopo l’adozione all’unanimità il 20 aprile 2022, da parte della Commissione Affari costituzionali della Camera, del testo base della riforma costituzionale che le consentirà di avere gli stessi poteri di una regione e di dare ai Municipi un grado di autonomia più ampio. Lo stesso progetto sognato da anni dai milanesi e che rimarrà solo un sogno ancora per molto tempo.
credits: Hego-hub; fonte: ministero dell'economia, elaborazione dei dati Intwig
Milano è la metropoli più ricca d’Italia e i suoi quartieri non sono da meno: medie fino a 88 mila euro pro-capite, solo Quarto Oggiaro è sotto la media nazionale. A dirlo è l’agenzia delle entrate che negli scorsi giorni ha diffuso la mappa dei redditi basata sulle dichiarazioni del 2021 riferite ai redditi 2020. Sorprendenti anche le posizioni di svariati comuni lombardi, primi in classica nella top ten nazionale.
La classifica dei QUARTIERI più RICCHI di Milano
# Milano, primo posto fra le grandi: 10mila euro in più rispetto alla media nazionale
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Milano
Milano, come l’anno scorso, si riconferma la più ricca fra le metropoli.Con un reddito medio pro capite di 31.778 euro è in testa alla classifica con circa 10mila euro in più rispetto alla media nazionale di 21.570. Subito dopo Padova (25.487), Parma (25.355) e Bologna (25.334). Solo il quinto posto per la Capitale con 24.487 euro. In fondo alla classifica si trova invece Rimini con un Irpef pro-capite di 18.213 euro, poco più in alto Catania (18.285) e Prato (19.077).
Un primo posto fra le “grandi”, ma non solo. Dalla classifica rilasciata dall’agenzia delle entrate anche i suoi quartieri figurano ai primi posti a livello nazionale.
# Il podio dei cap milanesi, (quasi) tutti sopra la media nazionale
credits: Hego-hub; fonte: ministero dell’economia, elaborazione dei dati Intwig
Da Brera a Citylife, da Quarto Oggiaro a Cimiano, attraversando Città Studi o viale Certosa. La mappa della ricchezza a Milano passa anche dai suoi quartieri. In cima alla classifica, naturalmente il centro storico. Al cap 20121, che comprende piazza Duomo, Quadrilatero della Moda, Brera e Castello, si raggiungono medie da 88.745 euro.
Al secondo posto City Life, Pagano e Wagner (20145) con una media di 71.792 euro. A seguire con 68.414 euro ancora il Municipio 1 tra corso Magenta e via Torino (20123), poi Missori-Larga-Vittoria-San Babila (20122) con 53.040 euro. Il quinto quartiere è la zona a est di Porta Venezia (20129) con 49.396 euro di reddito pro capite: qui si va dal villaggio “operaio” di via Lincoln a corso Concordia, da piazza Novelli a via Lambro.
# Un solo quartiere di Milano sotto la media nazionale
Praticamente tutti i cap milanesi risultano al di sopra della media nazionale per reddito pro capite. Solo un quartiere è più basso, si tratta di Quarto Oggiaro (20157) con una media pro capite di 17.628 euro. Poco prima si trova Baggio (20152) con 21.846 euro e, risalendo la classifica Bruzzano, Comasina e Bovisasca (20161) ferme a 21.923. Rizzoli, Palmanova, Cimiano e Crescenzago ( 20132) con 21.964 e Espinasse e Villapizzone (20156) con 22.112.
# Capitale anche della diseguaglianza: distanze fino a 60mila euro tra i quartieri milanesi
Credits Youtrend – Mappa redditti Milano
Una grande differenza interna per Milano che vede il quartiere italiano a reddito medio più elevato Brera-Montenapoleone, con quasi 90mila euro anno e una distanza di più di 60mila euro da quello con la media più bassa della città, Quarto Oggiaro. Per fare una comparazione a Bergamo, la seconda città più ricca della Lombardia, la forbice tra quartiere più ricco e più povero è 4 volte inferiore: poco sopra i 15mila euro.
# 8 comuni lombardi nella top ten dei più ricchi d’Italia
credits: dati ministero delle finanze
Se Milano con i suoi quartieri mantiene il titolo tra le grandi città, la vera sorpresa sono i comuni nella provincia. Quest’anno la Lombardia fa l’en plein: 8 dei suoi comuni sono nella top ten dei più ricchi d’Italia. Il podio è infatti tutto lombardo. Il reddito record è di Basiglio dove i contribuenti in media dichiarano 44.684 euro, secondo Cusago (36.894 euro) e al terzo posto Torre d’Isola (34,568).
Ed ecco la prima provincia non lombarda, Pieve Ligure, tra Sori e Bogliasco in provincia di Genova, è al quarto posto con 32.842 euro. Si torna vicino a Milano con il quinto posto di Arese (32.459), il sesto di Segrate (32.417), e il settimo San Donato (32.411). Ottavo Pino Torinese (32.121). Milano dall’undicesimo posto del 2019 sale al nono (31.384) e a concludere i primi posti c’è Galliate (31.777).
La top ten è tutta appannaggio del Nord Ovest. Nel complesso, Gabicce Mare (provincia di Pesaro e Urbino), Lajatico (Pisa) e Cugnoli (Pescara) sono gli unici centri tra i primi 30 al di fuori di questa area geografica. Invece, dove si trova il comune con il reddito più basso?
# La Lombardia non si fa mancare nulla…
credits: Skytg24 ; dati ministero delle finanze
A differenza di quanto si potrebbe pensare il comune più “povero” d’Italia si trova, proprio come i top, in Lombardia. Si tratta di Cavargna, in provincia di Como, dove il reddito medio dichiarato dai contribuenti è pari a 6.525 euro, in aumento rispetto ai 6.243 euro del 2019. Ma la Lombardia rimane comunque capolista.
Se si guarda alle regioni, in testa alla classifica delle più ricche c’è sempre lei, con un reddito medio di 25.330 euro, seguita dalla Provincia Autonoma di Bolzano (24.800 euro) e dall’Emilia Romagna (23.700 euro). Dall’altra parte della classifica, nelle ultime tre posizioni troviamo invece Basilicata, Molise e Calabria rispettivamente con 16.900 euro, 16.800 euro e 15.600 euro.
# Il prezzo della pandemia? 31mila contribuenti in meno e 500 euro per ogni milanese
Si parla del 2020, come ha inciso il primo anno di Pandemia? Tra lockdown e restrizioni alle attività economiche, l’emergenza sanitaria ha avuto un forte impatto sulle finanze dei milanesi. Si è registrata una perdita di 552 euromedi sul reddito pro capite per Milano e in media 477 euro in meno per l’intera regione. Ma i quartieri in cui questo dato è più rilevante non corrispondono ai più ricchi (75 mila euro in su) ma a quelli della fascia tra i 30 e i 60 mila euro annui. I redditi oltre i 75 mila euro, invece, hanno visto aumentare la loro ricchezza di qualche migliaia di euro medi pro capite.
Solo a Milano, i dati segnano anzitutto 31 mila contribuenti in meno rispetto all’anno precedente. È da collegare alle persone scomparse, anche a causa del Covid, oppure (secondo gli analisti) di piccoli o piccolissimi imprenditori che, a causa dei costi non più gestibili a fronte di lockdown e zone rosse, hanno preferito o sono stati costretti a chiudere. Sono più di tremila le imprese lombarde che la pandemia ha soffocato.
A certificarlo è il rapporto Anci “I Comuni della Lombardia 2022“. Il saldo negativo tra le imprese attive nel 2019 (814.322) e a fine 2020 (811.098), con un calo dello -0,4%, ha determinato una frenata violenta per l’economia lombarda. Solo Varese è riuscita a chiudere con un incremento di 231 attività. La Città metropolitana di Milano ne ha perse 1.159, -0,4%. Ma Mantova e Sondrio, in proporzione, sono state più penalizzate dalla crisi sanitaria: Mantova ha perso 686 imprese in un anno, l’1,9% in meno. La Valtellina 165, con una variazione negativa dell’1,2%. Lodi, con 124 aziende che hanno cessato l’attività, è la terza provincia per impatto della pandemia: -0,9%.
La pandemia si è fatta di certo sentire per la Lombardia e Milano, ma nonostante le perdite, rimangono le zone più ricche del Belpaese e si spera in una continua ripresa.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
“La Silicon Valley lombarda aspetta da 40 anni il collegamento veloce con la Madonnina, eppure siamo stati ignorati, proprio adesso che servono 3 milioni per la progettazione definitiva” è quello che si legge nella lettera inviata dai sindaci di alcuni comuni della Martesana e Brianza in protesta. Aspettavano con fermento il prolungamento della M2, ma nessun fondo del PNNR è stato investito per il progetto.
“A PAULLO sì, a CARUGATE nulla”: la PROTESTA DEI SINDACI per la mancanza di FONDI per il PROLUNGAMENTO della M2
# Delusione per i sindaci della Martesana e Brianza
Il convoglio M2 in partenza dal deposito Atm di Famagosta (Foto S. Corrada)
I sindaci di Carugate, Brugherio, Agrate, Concorezzo e Vimercate si dicono profondamente delusi della poca considerazione ricevuta da Palazzo Marino. Il prolungamento della Linea M2 in Martesana e Brianza (da Cologno Nord a Vimercate) era stato ideato per diminuire il traffico e l’inquinamento nell’area, in favore di un futuro più pulito sul territorio. La Metrotranvia sarebbe stata la soluzione ideale, come lo sarà per il prolungamento della M3 verso Paullo, eppure il Comune non appare più interessato al progetto, tanto da non destinargli alcun fondo.
Per questo motivo i sindaci dei comuni già citati, con il Primo Cittadino di Carugate Luca Maggioni in prima linea, hanno scritto una lettera a Sala e al ministro dei Trasporti Giovannini per chiedere un incontro a Roma. Nella lettera i sindaci si dicono molto colpiti dal fatto che non compare la tratta Cologno Monzese-Vimercate nelle notizie sugli investimenti per migliorare il trasporto pubblico milanese, nonostante si stia lavorando a questo da 6 anni.
Negli anni, discutendo del progetto, mentre i sindaci avrebbero preferito una metro vera e propria, si era optato per un treno leggero, che avrebbe combinato le caratteristiche di tram e metro. Un compromesso con gli ingegneri di Metropolitane Milanesi, “ora però pare che non ci siano i soldi neanche per quello”. Grazie al Pnrr, Milano ha ricevuto 480 milioni di euro da destinare al trasporto pubblico, ma si è preferito indirizzare gli investimenti verso altre opere. Anche di questo si dicono delusi i cittadini della Martesana e Brianza, che riportano infatti “Milano ha destinato fondi a opere più indietro della nostra“, una citazioni indiretta al prolungamento della metro gialla verso la Paullese. Eppure la realizzazione dell’infrastruttura verso Vimercate sarebbe stata strategica: avrebbe concretizzato in parte anche nell’Hinterland milanese quella mobilità sostenibile a cui si auspica.
L’unica speranza per il progetto sarebbe quella che i fondi annunciati riguardano esclusivamente metropolitane e non metrotramvie, come se ci potessero essere aiuti non ancora comunicati. A questo però i sindaci rispondo “Questo è assurdo e inconcepibile. Questa è una partita ancora tutta da giocare e faremo il possibile per far valere le nostre ragioni”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Monica Lazzarotto. Cofounder di youmark, tra le più note giornaliste nel campo della comunicazione in circolazione in Italia. Risponde su Milano.
Monica LAZZAROTTO: “la mia Milano sarà una CITTÀ PIONIERA della nuova era”
Monica Lazzarotto
La cosa che ami di più di Milano?
Lo stile. Perché fatto salvo lo stile tipicamente milanese, ognuno può sentirsi appropriato con il suo. Avendo vissuto sino ai 20 anni in provincia, adoro la possibilità di perdersi e di essere cento e diverse, riconosciute o sconosciute, a Milano. Amo frequentare persone e ambienti differenti, scoprendo sempre che uno non mi basterebbe mai. E poi è la città che mi ha permesso di creare con Cecilia Ungania il nostro youmark!
credits: elle.com
Quella che invece ti piace di meno?
Anche se in realtà ci sono abituata, mi dicono l’aria sia spesso irrespirabile.
Il tuo locale preferito?
Ne cito tre. Langosteria Bistrot, di via Bobbio. Les Gitanes di via Savona, mitico il proprietario Stefano, e Sakeya The House of Sake di via Cesare da Sesto.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Il cinema. Direte, vabbè potrebbe esserlo ovunque. Invece no, qui ha un sapore tutto particolare. Ci vado spesso anche da sola.
Credits:@tardisyl The Space Cinema
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Il Duomo di notte di Alberto Fortis.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Il lago di Como. Troppo distante? È perché mi piace stare in città. Se cerco la natura vado lontano.
Lago di Como (pixabay)
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Innamorarmi.
La fermata della metro a cui sei più affezionata (e perché)?
Sant’Ambrogio. Perché tutto è iniziato lì e tutto comunque continua in qualche modo a gravitare intorno a lì. La Basilica è un luogo che mi incanta sempre.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Difficile citare la cosa più curiosa. In giro per il mondo se ne vedono talmente tante. A Milano? … la neve. Qui fa un effetto quasi distonico con l’attività di sottofondo tipica della città.
Credits: @bam.milano neve a Milano
Il quartiere che ami di più?
Non ho un quartiere preferito. Mi piace sentire le differenze tra le diverse zone. Spero sappiano resistere all’omologazione.
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
C’è molto da fare. La città può essere resa più bella, ovviamente rispettando l’anima delle diverse aree. Ad esempio, Piazza Sant’Agostino è stata un’occasione sprecata. Ovvio che ora è meglio di prima, ma si sarebbe potuto fare molto di più. Passate a dare un occhio e immaginate cosa sarebbe potuta diventare…e poi chiederei piùpulizia e più interventi perché sia rispettata.
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Assolutamente sì.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Mentre anni fa avrei scelto New York, ora dico che non lascerò Milano.
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Forse non sarebbero sufficienti, ma vorrei alzare il reddito di tutti i Milanesi che vivono sotto una soglia congrua. Credo che se avessimo un reddito minimo di 2000 euro diventeremo tutti più ricchi. Ricordate cosa diceva Marchionne? “Di clienti per una Ferrari se ne troveranno sempre, ma sono molte Panda che devono essere vendute”. Il benessere diffuso crea esponenzialmente ricchezza. E porta bellezza.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Mi ricollego alla risposta precedente. Che sia ‘the place to be’, sia sinonimo di benessere, arte, cultura, gioia, bellezza, innovazione, creatività, umanità e amore. Insomma, una città pioniera della nuova era, dove la crescita è crescita, a 360°. Milano è può avere tutto. Internazionale, ma ricca di tradizioni. Metropolitana ma con, a un’ora di distanza, mare, montagne e laghi. L’obiettivo è che tutti abbiano la possibilità di nutrirsene e goderne.
Un concetto rivoluzionario di casa è arrivato anche a Milano. A breve partiranno i cantieri per sviluppare il primo progetto. Cos’è il City Pop e in quali zone sarà disponibile?
In partenza i CANTIERI per le MICRO CASE POP a Milano: dove sono e quanto costano
# Un nuovo concetto di abitare: le micro case pop
Credits theplan.it – Citypop
Arriva a Milano, un nuovo concetto di casa: le micro case (city pop). L’idea arriva dalla società immobiliare svizzera Artisa: realizzare il primo edificio City Pop a Milano, un nuovo modo di abitare che nasce da un concetto rivoluzionario, soprattutto in Italia: la casa diventa un vero e proprio servizio.
L’immobiliare svizzera vanta sedi in diversi paesi europei e dal 6 luglio 2021 ha stipulato un contratto preliminare anche in Italia, in un quartiere in forte sviluppo come NoLo, in Viale Monza.
# Il format: appartamenti micro con ogni servizio, solo per affitti brevissimi
credit: aziendabanca.it
L’immobiliare ha acquistato lo stabile al civico 137/39 di Viale Monza, ex proprietà del Gruppo Unipol, per fare un radicale “cambio di destinazione”: le circa 300 unità saranno ottimizzate, rinnovate, arredate e provviste di ogni comodità (wifi incluso). Dalla lavanderia, al parcheggio interrato per gli utenti che ne usufruiranno, fino agli spazi comuni e i servizi di pulizia, palestra, monopattini e car sharing.
Le ex stanze d’albergo diventeranno dei micro appartamenti con metrature comprese tra 25 ai 60 mq, dedicati agli affitti brevi, da minimo 4 a massimo 52 settimane e la prenotazione avverrà tramite app, garantendo un servizio all-in-one.
Un investimento di oltre 30 milioni di euro che darà vita, entro il 2023, al primo edificio city pop nel Belpaese e dove nulla è lasciato al caso, anche la zona scelta infatti è estremamente comoda e strategica per gli spostamenti in città e fuori: a pochi metri dal civico c’è la fermata della metropolitana rossa Turro.
# Un format già avviato in Svizzera per un target dinamico
In Svizzera questo concetto di abitazione ha già preso piede, vedendo la presenza di micro appartamenti a Zurigo e Lugano, inoltre sono previste aperture a lungo termine anche a Berna, Losanna, Ginevra, Berlino e Basilea. Tutte grandi città dove il bisogno di dinamicità, flessibilità e comodità sono importanti, visto il target a cui è rivolto il progetto.
I city pop infatti sono pensati per studenti, giovani coppie, i lavoratori con necessità di spostarsi e sostare per brevi periodi in città evitando i costi degli alberghi o semplicemente persone alla ricerca di flessibilità, incompatibile con i classici contratti di affitto 4+4.
# Anche i Navigli diventeranno pop: i primi cantieri in partenza entro giugno 2022
Non solo Viale Monza, altre 120 city pop (con metrature tra i 28 e 32 mq) verranno realizzate anche sui navigli, in Via Alzaia Naviglio Grande 118, tra l’edificio della Thun e l’ex Bobino club, dove verrà sviluppato un edificio di circa 7.000 metri quadrati con 109 appartamenti, aree ricreative e di co-working comuni e 34 posti auto interrati. I cantieri per la trasformazione dell’Atahotel partiranno entro il mese di giugno, quelli per il progetto sui Navigli invece entro la fine dell’anno.
# I costi? Calcolati con algoritmi
credit: ppan.it
L’inizio della “vendita” delle micro case nel quartiere NoLo è prevista per la fine del 2022 e, secondo un algoritmo che tiene conto dell’offerta dei monolocali semi arredati in zona: il costo d’affitto mensile dovrebbe essere di circa 750 €, mentre per gli appartamenti in zona Navigli si può arrivare a 1.000 € mensili.
# Praga come Milano: 108 appartamenti nella splendida cornice di Piazza Venceslao
I lavori, proseguono non solo a Milano. L’immobiliare svizzera ha acquistato da poco un immobile di circa 4mila mq nel cuore di Praga, in Piazza Vanceslao, dove realizzerà, entro marzo 2022, altri 108 micro appartamenti seguendo il concetto city pop. I lavori saranno eseguiti nel totale rispetto dell’edificio, protetto dall’Unesco perché bene storico in memoria di Jan Palach, eroe nazionale.
# La prima rete transnazionale di microcase
Concludiamo con la dichiarazione di Stefano Artioli, Presidente del Consiglio di Amministrazione di Artisa Group, che sul progetto dice:
“L’obiettivo di Artisa è quello di realizzare in Italia duemila appartamenti con il concetto City Pop entro il 2022 e 15mila in tutta Europa entro il 2025, così da costruire la prima rete transnazionale dedicata al micro living, basata su una piattaforma digitale proprietaria che grazie all’intelligenza artificiale la rende intuitiva e facilmente utilizzabile”.
In attesa del prossimo ponte, per chi dispone di poco tempo 10 destinazioni raggiungibili in treno a/r in giornata.
10 LOCALITÀ da raggiungere in TRENO da Milano per una gita o per una breve vacanza
1. Colico, il “paradiso degli sportivi” (1h 37)
Surf, kite surf, windsurf, vela. Il paradiso degli sportivi sulla punta del lago di Como, dove tira sempre una brezza fresca e il lago è più pulito. Non solo: un’ampia spiaggia, tanto verde, ciclabili, sentieri e il battello. Un treno parte ai venti di ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale, si arriva a Colico dopo un’ora e trentasette minuti. Per chi lo vuole usare come base per vacanze di prossimità è comodo per raggiungere belle località come Chiavenna, Tirano o Madesimo.
2. Varenna-Bellagio, la “perla del lago di Como” (1h13)
Trekking, paese caratteristico, la perla del lago di Como, il gelato di Bellagio. Stesso treno dalla Centrale (ai venti di ogni ora, a partire dalle 6.20), si arriva a Varenna-Esino dopo un’ora e tredici minuti. Cinque minuti e si è sul lungolago da dove si possono prendere battelli e traghetti per Bellagio. Come base per una breve vacanza Varenna e Bellaggio sono perfette per girare il lago o per salire sui monti tra i due rami del lago. Perfetto per una vacanza d’altri tempi: il soggiorno al lago era una delle mete più esclusive per l’aristocrazia europea di ottocento-inizio novecento.
3. Vigevano e la sua piazza (31′)
La piazza più bella d’Italia, negozi di scarpe, la prima città lombarda ad aver ottenuto in epoca moderna “il titolo di città”. A partire dalle 6.42 ogni ora da Porta Genova parte un treno che arriva a Vigevano in 31 minuti. Per gli appassionati della grande Milano è anche una delle località che, fuori dalla provincia, dovrebbero essere reincorporate nella cintura metropolitana. Per chi voglia trascorrere una vacanza di prossimità, è la base giusta per vivere e scoprire gli angoli più suggestivi del parco del Ticino.
4. Morbegno, la porta della Valtellina (1h 39)
La porta della Valtellina. Si può mangiare nei crotti, camminare sulle Alpi Retiche o sulle Orobiche, andare in bici lungo l’Adda, rinfrescarsi nel Bitto. Sempre in treno si può anche arrivare all’Aprica, con 10 minuti di bus. Se si prosegue fino a Tirano si può prendere il Bernina Express. Ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale parte un treno che arriva Morbegno in un’ora e trentanove.
5. Verbania, la “capitale” del lago Maggiore (1.15)
La “capitale” del lago Maggiore, ideale per respirare un po’ di spleen, di male di vivere, di genuina inquietudine, ispira poesie maledette. Il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Verbania-Pallanza dopo un’ora e 15 minuti. Altri treni praticamente ogni ora. L’estate 2020 il lago Maggiore sta diventando una delle grandi sorprese.
6. Arona e le sue palafitte (0.53)
arona
Si arriva con ferrovie dello stato o ferrovie nord. Ha il fascino della città di mare pur essendo sul lago. Nel comune si trova il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, compreso tra i “siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi“, dal 2011 nell’elenco del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva ad Arona dopo 53 minuti. Altri treni praticamente ogni ora.
7. Isola Bella (Stresa) (1.08)
L’isola dei pescatori, uno dei giardini più belli d’Italia. Villa Borromeo. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Stresa dopo un’ora e otto minuti. Altri treni praticamente ogni ora. Da Stresa in pochi minuti un battello porta sull’Isola Bella.
8. Sirmione, la perla del Garda (0.51)
sirmione
Le terme, il centro storico antico, meglio di Desenzano perché è più caratteristica, piena di tedeschi. Ed è anche vicina a Gardaland.
Anche tre treni all’ora dalla Centrale raggiungono la stazione di Desenzano-Sirmione in 51 minuti/1 ora.
9. Cremona e la bassa lombarda (1.10)
La città di violini, liuteria, la città del Torrazzo e delle tre t. Dalla Centrale un treno all’ora a partire dalle 6.20 in un’ora e dieci siamo a Cremona. Per una vacanza alternativa in cui riscoprire le città della bassa lombarda.
10. Recco (Liguria Levante) (2.29)
Per la spiaggia, il cibo e la pallanuoto meglio di Santa Margherita. Portofino a due passi, grigliate di pesce e focacce. Per chi vuole spiagge più spaziose: Cavi di Lavagna. Altre alternative: Sestri Levante, Levanto o, per chi ha più pazienza, Monterosso e la scarpinata lungo le cinque terre. Il primo diretto parte dalla Centrale alle 7.25 e arriva a Recco in 2 ore e 29 minuti. Stessa durata (2.25) in direzione opposta: VENEZIA.
Il Bajkal Italiano. Pochi sanno che il lago più pulito d’Europa è a un’ora di auto da Milano.
Il “LAGO più PULITO d’EUROPA” a un’ora da Milano
# Il mini Bajkal d’Italia: Due chilometri di lunghezza, 75 metri di profondità
Si tratta del lago di Mergozzo, definito da alcuni il lago Bajkal d’Italia, visto che malgrado la sua ridotta grandezza, due km di lunghezza per uno di grandezza, supera i 75 metri di profondità per un volume totale d’acqua di 90 milioni metri cubi.
In linea d’aria dista un paio di chilometri dal più grande e celebre Lago Maggiore, a cui è collegato da un canale artificiale, e a una decina dal lago D’Orta.
# Acqua di sorgente
Le acque di questo lago sono risultate le più pulite d’Europa anche grazie all’assenza di industrie sulle sue rive, il divieto d’uso di barche a motore e una rete fognaria che devia gli scarichi fuori dalle acque del lago.
Per questo non esiste alcun elemento che possa inquinare l’acqua del lago che risulta così come di sorgente. Proprio per questo è meta di turismo soprattutto dalla Germania dove il lago risulta più famoso che in Italia. Si praticano sport acquatici come canoa, kayak, windurf e pesca sportiva.
# Tra i suoi record: l’albero più famoso del Piemonte e il “battesimo” del vento
Mergozzo vanta altri record: nel suo territorio si trova anche un olmo secolare, il più famoso albero monumentale del Piemonte ed ha perfino dato il nome al vento, il vento di Mergozzo, appunto.
Rappresentazione satirica del Meneghino che domina l'aquila austriaca
I nomi assegnati ai luoghi simbolo e alle persone che la abitano possono rivelare molto delle tradizioni di una città: qui abbiamo un esempio di storie che emergono da due dei soprannomi più diffusi per chiamare gli abitanti della nostra Milano, soprannomi su cui sono stati costruiti film, manuali e meme.
I Meneghini
Gli abitanti di Milano, lo sappiamo, si chiamano Milanesi. Come sinonimi, però, spesso troviamo il termine “ambrosiano” e “meneghino”.
Il primo, deriva dal santo patrono della città, il vescovo Ambrogio, su cui pare inutile soffermarsi in queste poche righe, che non renderebbero certo giustizia a cotanta figura storica.
Più prosaico è il termine meneghino, che deriva dal nome del noto personaggio del teatro milanese, poi maschera della commedia dell’arte. Un servo ridicolo e codardo, fedele al proprio padrone, ma vittima di raggiri e zimbello di tutti.
Rappresentazione satirica del Meneghino che domina l’aquila austriaca
Fu Carlo Maria Maggi a renderlo protagonista di quattro commedie da lui scritte alla fine del 1600, per poi essere ripreso e meglio delineato da Carlo Porta nell’Ottocento.
Meneghino è il diminutivo di Domenico, e ciò sarebbe dovuto all’uso diffuso tra il XVI secolo e il XVIII secolo da parte di milanesi non propriamente ricchi, di avere a servizio uno o più servitori solamente nella giornata di domenica, in occasione di pranzi e ricevimenti che si usava dare nella giornata festiva.
Per i detrattori il termine meneghino descrive un’attitudine molto propensa a servire il padrone di turno solo per opportunismo.
I Bauscia
Un termine molto usato in città, forse più un tempo che oggi, “bauscia” indicava il fanfarone, colui che si dava arie, lo sbruffone. Colui che parlava troppo per lodarsi e perdeva bava, o saliva che voler si dica!
Pareche in Brianza si usasse il termine per chi accoglieva, all’ingresso delle cittadine, ma soprattutto a Lissone, i forestieri, raccontando loro dove fossero le locande e gli artigiani migliori.
Guido Nicheli, l’eccellenza dell’impersonificazione del Bauscia
A Milano, dallo sbruffone all’interista, il passo fu breve! Erano infatti così appellati i tifosi interisti (prevalentemente borghesi, industriali, commercianti, e appunto un po’ sbruffoni) da parte dei cugini milanisti (che a loro volta erano chiamati casciavit dagli interisti, essendo i tifosi del Milan di estrazione più popolare, espressione della Milano operaia).
Una contrapposizione della Milano sportiva anni Sessanta e Settanta, espressione di una realtà ormai scomparsa.
Tra parchi, giardini e il famoso bosco verticale, di certo non si può dire che a Milano manchi del verde. La città non potrebbe fare a meno dei suoi polmoni e proprio grazie a loro si aggiudica per la terza volta il riconoscimento internazionale “Tree Cities of The World”. Milano diventa così la città degli alberi ed entro il 2030 vedrà la nascita di 20 nuovi parchi.
MILANO si tinge di verde e diventa la CITTÀ DEGLI ALBERI con 20 NUOVI PARCHI
# Per la terza volta città degli alberi
Il Bosco Verticale -Isola
Per l’immaginario comune vivere in grandi città significa rinunciare al verde ed essere circondati solo dal cemento dei palazzi, ma non è così per Milano. La City, infatti, ospita innumerevoli parchi e zone verdi dove poter passeggiare, fare picnic o lavorare all’aria aperta.
Ed è proprio per l’impegno nella valorizzazione di ben 25 milioni di metri quadri di verde pubblico, che per la terza volta a Milano viene riconosciuto il titolo di Tree Cities of The World: “Un riconoscimento che ci gratifica per tutti gli sforzi che stiamo mettendo in campo”, afferma l’assessora al Verde, Elena Grandi.
# Continuità, impegno e innovazione
credits: @arbordayfoundation
Un titolo di prestigio quello di Tree Cities of the World, che ogni anno viene assegnato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e dall’Arbor Day Foundation. E tra le città italiana quest’anno si trova anche Milano. Un riconoscimento internazionale che fa onore al capoluogo lombardo premiato per essere una delle migliori città nella gestione, cura e miglioramento del proprio patrimonio arboreo e nella progettazione di nuove foreste urbane.
Ad annunciarlo l’assessora del comune di Milano ad Ambiente e Verde, Elena Grandi durante il Tree and Green Cities Forum di Lignano Sabbiadoro. “Un riconoscimento che premia la continuità e l’impegno con cui Milano, in questi anni, ha saputo valorizzare i suoi 25 milioni di metri quadri di verde pubblico tra parchi e giardini e che le ha consentito di inserirsi in un network internazionale che condivide esperienze e buone pratiche per rendere la città sempre più resiliente” commenta la Grandi.
# 20 nuovi parchi in arrivo
Credits: Urbanfile-Milano
Ottenere il titolo non è facile come può sembrare. Milano ha soddisfatto i cinque standard fondamentali richiesti dal comitato giudicante: stabilire le competenze necessarie per gestire il proprio patrimonio arboreo attraverso una struttura dedicata, regolamenti per la gestione del verde, conoscenza e censimento del proprio patrimonio arboreo, definizione di risorse dedicate al verde urbano oltre ad azioni rivolte a divulgare i risultati attraverso convegni ed eventi.
Ma le ambizioni di Milano di certo non si finiscono qui. Entro il 2030 l’amministrazione ha un obiettivo concentro e promette di realizzare 20 nuovi parchi urbani per rendere la città ancora più bella, sana e accogliente. E per il resto d’Italia?
# Creare una rete internazionale green
credits: IG @rinnovabili.it
L’obiettivo di “Tree Cities of the World’ è creare una rete internazionale di città che condividano conoscenze e buone pratiche per la corretta conservazione delle foreste urbane e degli spazi verdi. Ad oggi sono ben 138 le città in 21 nazioni in tutto il mondo che hanno ricevuto l’ambito riconoscimento. Tutte molto diverse tra loro: da Washington, San Francisco a Barcellona, Madrid, Bruxelles e Lima. E anche l’Italia non è da meno. Oltre a Milano anche Torino, Padova, Cesena, Modena, Lignano Sabbiadoro e San Mango d’Aquino si tingono di verde portando una ventata di aria fresca all’Italia.
Il lago Sørvágsvatn è un profondo lago dalla forma allungata, a 30 metri sopra il livello del mare, che osservato da alcune angolazioni risulta a picco sull’oceano. Si tratta di un’illusione ottica che dà l’impressione che il lago sovrasti l’a distesa di acqua salata, quasi inclinandosi versa essa.
# Come arrivarci
Si trova nell’isola di Vàgar, nelle Faroe, arcipelago tra Norvegia e Islanda. Se si ha voglia di fare un viaggio particolare, invece che arrostire su qualche spiaggia al mare, visitare le Isole Faroe è un’ottima opzione. Esistono voli diretti dai paesi principali più vicini, come Danimarca, Norvegia, Regno Unito e Islanda. Collegamenti interni tra le isole che fanno arrossire l’Italia e il ponte invisibile sullo stretto di Messina: strade, ponti e tunnel sottomarini che permettono di andare a visitare facilmente il lago Sørvágsvatn.
Nonostante la posizione, il clima è sorprendentemente mite: durante la stagione estiva la temperatura media gira intorno ai 13°. Sicuramente non l’ideale per gli amanti del caldo, ma che davanti ai paesaggi mozzafiato di questa terra dimenticheranno subito il dettaglio della temperatura.
Credits: artribune.com - Kengo kuma associates - Vista dall'esterno Welcome Feeling at work
Nella periferia est di Milano si trova il quartiere di Crescenzago. Diviso in due dal tratto esterno della metropolitana M2, il quartiere si estende da un lato verso la Martesana e via Padova e dall’altro verso il fiume Lambro, via Civitavecchia e via Rizzoli. Proprio in questa via sorgerà il nuovo progetto di architettura biofilica realizzato dallo studio giapponese Kengo Kuma and Associates, presentato alla 17esima Mostra Internazionale di Architettura. Di che progetto si tratta?
La rivoluzione GIAPPONESE a Milano EST: i cittadini vivranno in simbiosi nella NATURA
# Architettura e natura si fondono assieme in un unico progetto
Credits: kengo kuma associates
Il famoso studio di architettura Kengo Kuma ha presentato a marzo 2021 in Triennale il suo nuovo progetto che avrà sede proprio a Milano, per la precisione nel quartiere di Crescenzago.
Credits welcomemilano – Rendering progetto dall’alto
Il disegno prevede la costruzione di sei edifici, di diverse altezze, che ospiteranno:
43.500 mqdiuffici
1.000 mq di aule meeting
2.700 mq di spazi co-working
un auditorium
un’area commerciale di 1.800 mq
2.000 mq di ristoranti.
Sono previsti inoltre un supermercato, un’area wellness e alcuni spazi destinati a mostre ed eventi temporanei.
Credits welcomemilano – Rendering esterno e terrazze
Lo spazio sarà scandito da diversi cortili per una superficie di 4.800 mq, in parte coperti da vetrate e in parte aperti, ed un sistema di serre e terrazze ospiterà una fitta vegetazione che si estenderà per 7.300 mq. Yuki Ikeguchi, la progettista, ha affermato che i terrazzamenti sono stati pensati come “estensioni degli spazi esterni” ed accoglieranno “orti, giardini e camminamenti accessibili a tutti”. L’investimento complessivo è di 300 milioni di euro.
# L’architettura biofilica: gli elementi naturali che migliorano salute e produttività
L’identità del progetto si può riassumere in due parole: legno e vegetazione. Il nuovo complesso di edifici sarà uno splendido esempio di architettura biofilica, anche chiamata bio-architettura, che consiste nella stretta correlazione tra strutture artificiali ed elementi naturali e paesaggistici. Questo approccio, come ha spiegato la progettista di Welcome, feeling at work, consente di trascorrere del tempo a contatto con la natura anche nell’ambiente di lavoro.
Seguendo questa visione, gli edifici saranno costruiti con materiali organici e naturali, in modo da creare uno spazio integrato con la natura e la vegetazione, vere protagoniste del concept. Gli elementi naturali, come la luce, l’aria e il legno, stimolano i sensi e la mente, facendo davvero la differenza sul posto di lavoro in termini di produttività, ma soprattutto di benefici per la salute fisica e mentale.
Il progetto sceglie inoltre di andare controcorrente, in una direzione molto diversa da quella presa per le torri e i grattacieli che caratterizzano lo skyline milanese. Il complesso, infatti, si svilupperà con un impianto orizzontale, così da suggerire un’idea di espansione e continuità con il vicino Parco Lambro.
# Verso una definitiva riqualificazione per la zona
credits: pinterest.it – Scalda del Portaluppi
Gli edifici prenderanno il posto del vecchio stabilimento Rizzoli, costruito negli anni Sessanta per ospitare l’omonima casa editrice in piena espansione. Il palazzo è stato dismesso nel 2008 ed è rimasto abbandonato a causa di una serie di limitazioni burocratiche che ne hanno impedito per anni la demolizione. È infatti considerato un edificio storico industriale e al suo interno custodisce una meravigliosa scalinata costruita all’epoca dal famoso architetto Piero Portaluppi, che è stata rimossa prima di procedere alla demolizione dell’edificio.
Lo stabilimento è così diventato un rifugio abusivo, occupato ripetutamente, nonostante i continui sgomberi ed interventi da parte di polizia e vigili del fuoco. L’occupazione e l’abbandono di questo grosso stabile sono state causa di degrado e insicurezza nella zona, al punto che i cittadini hanno spinto il comune a intervenire per sbloccare la situazione e riqualificare così il quartiere. Nasce quindi nel 2019 un primo progetto, moderno ed innovativo, il Novalis City Place, che però rimane solo su carta ed oggi viene sostituito da quello giapponese.
# In corso i lavori di demolizione e bonifica del complesso industriale. L’inaugurazione è prevista nel 2024
I lavori di bonifica degli ambienti del complesso Rizzoli proseguono, in foto gli aggiornamenti di marzo 2022, con l’edificio principale in fase di smantellamento mentre sul retro avanza la demolizione del vecchio edificio industriale con le ruspe che stanno scavando e pareggiando il terreno. Il cronoprogramma prevede la consegna la conclusione del progetto entro la fine del 2024.
Credits: @il_panino_del_laghetto
il panino del laghetto
Se in Italia è facile barcamenarsi in discussioni infinite su ricette regionali, cibo migliore al nord o al sud, se sia meglio la cena o un apericena o se la polenta sia più o meno nobile di uno spaghetto alle cozze, c’è un aspetto del food all’italiana che viene spesso trascurato, o meglio, non elogiato come meriterebbe. Sì, perché spesso il panino è considerato poco più che uno snack o, alla meglio, la più veloce fra le pause pranzo. Ma a Milano, neanche a dirlo, ci sono alcuni posti dove il panino si vendicherà della poca considerazione che gli avete attribuito sinora. Ed oggi ho proprio voglia di parlarvene. Voi intanto accomodatevi, un attimo solo e vi porto il menù in tavola.
A Milano i PANINI più buoni del mondo? Questi i 5 POSTI TOP
# Gourmand, il panino dell’aristocrazia milanese (Biffi – zona Magenta)
Credits: @gourmand_milano Gourmand
Altrimenti detto “Il Panino d’Autore”. L’ambiente, bisogna dirlo, è molto chic, ma del resto, come potrebbe essere altrimenti? Siamo in uno dei templi della pasticceria milanese Biffi, frequentato da ricche signore e dagli adolescenti bene che vivono tra Corso Magenta e Corso Vercelli, una delle zone più signorili della città. Qui bisogna prendersi minimo dieci minuti per leggere il menu dato che i panini sono una vera e propria famiglia. Da quelli con cotto, a quelli con la coppa, passando per quelli con prosciutto di cervo, ai vegetariani, a quelli di pesce, ognuno con le sue molte varianti. Se doveste capitarci, voto clamorosamente il panino con acciughe del Cantabrico per gli amanti del seafood, e quello con la tartare di fassona tagliata a coltello per chi ama i “piatti” di terra. I prezzi sono decisamente altini ma siamo pur sempre nell’aristocrazia milanese e alla fine, col caffè, vi servono anche un ineccepibile pasticcino. Cosa volere di più? (vietato rispondere “Un Lucano”, ovviamente). Corso Magenta 87.
# Civelli, la panineria d’altri tempi (Centro)
Credits: @civelligastronomia civelli
Se volete spiegare a un non milanese cosa significa “vecchia Milano”, portatelo alla Gastronomia Civelli. Non lontano dal Duomo ma distante anni luci dal caos di turisti e piccioni, è un posto d’altri tempi: qui l’anziano e sempre cordiale signor Civelli, assieme ai suoi collaboratori vi preparano i panini sul momento, tutti con ingredienti fatti in casa in gastronomia. La scelta è abbastanza ampia e va dai panini classici con i salumi affettati al momento (con un’affettatrice Berkel del 1932) a quelli di pesce, a quelli stellati dedicati ai grandi chef. Il “Barbieri”, per esempio, prevede bologna ai pistacchi, emmenthal, pomodoro, insalata e patè di olive, mentre il “Berton” è con culatello, fontina, funghi porcini, insalata e olio tartufato. Se andate in pausa pranzo ci sarà sicuramente da aspettare, c’è sempre fila perché questa è un zona di uffici. Corso Italia 16.
# De Santis, 200 tipologie di panini (Zona Magenta)
Credits: @myfoodcoma De Santis
Una delle storiche paninoteche milanesi e negli anni Ottanta era uno dei locali preferiti dei paninari più nobili, cioè quelli che disprezzavano il Burghy di piazza San Babila. Il locale originale è in corso Magenta, ed è rimasto negli anni sempre uguale sé stesso: buio, piccolo e lungo, con alle pareti le foto dei tanti clienti famosi, calciatori in primis. Nell’era di Instagram siamo tutti talmente abituati a vedere cibo bellissimo in technicolor e tirato a lucido, che se ci troviamo di fronte a panini di altro tipo restiamo spiazzati. Qui comunque, foto o non foto, siamo di fronte a un panino di sostanza. Ingredienti di qualità tra due fette di pane tostato alla piastra che quindi risulta rigato, croccante, lievemente abbrustolito e molto piatto. Forse non proprio bellissimo, ma indubbiamente gustoso. Ah, dimenticavo. Si può scegliere fra quasi 200 combinazioni. Basteranno, per soddisfare i vostri gusti? Corso Magenta 9.
# Amuse Bouche, il panino francese (Zona Tortona)
Credits: @unpostotiralaltro amuse bouche
Amuse Bouche è un localino dall’atmosfera francese situato in zona Tortona, tra showroom di moda nel cuore del design district. Sceglietelo se volete fare colpo su una di quelle persone sempre a dieta, o se a metà pomeriggio vi viene voglia di uno sfizio salato. Come suggerisce il nome stesso, infatti, Amuse Bouche propone dei mini francesinida circa 30 grammi l’uno, quindi per sfamarvi ne servono minimo tre. Il suo plus è la vasta scelta di ingredienti, tutti di qualità, con abbinamenti quasi sempre originali. Potete dividerveli tra amici come se fossero tapas, ma non li consiglierei per una pausa pranzo veloce: combinare un trio di francesini in maniera armoniosa non è per nulla facile a quell’ora, troppo sforzo mentale e “sbatti”, per chi deve tornare presto in ufficio. Se siete indecisi, comunque, puntate su Ultimo tango a Parigi con burro e acciughe, un inno alla semplicità, o su Ne me quitte pas con crema di gorgonzola e pere caramellate. Via Savona 17
# Laghetto, la tradizione dello street food milanese (Centro)
Credits: @il_panino_del_laghetto il panino del laghetto
A due passi dalla Madonnina, Il Panino del Laghetto rappresenta la tradizione dello street food di qualità della nostra città, stimolando l’appetito di palati anche raffinati: bontà e generosità negli ingredienti, il tutto rigorosamente espresso con cordialità e passione dagli storici titolari. Come ogni locale del centro di Milano è sempre molto affollato in pausa pranzo, ma i panini sono insuperabili. Saporiti e con gusti esplosivi, caratterizzati da abbinamenti innovativi e raffinati. Ideale per un pranzo veloce al tavolo o da asporto, da soli o in compagnia, immersi in un’atmosfera confortevole, con piacevole sottofondo musicale. Pillola di storia per chi non è di Milano: la panineria si chiama così non perché ci sia un laghetto artificiale, ma per il nome della via, ovviamente. Che poi il Laghetto esisteva davvero, ma fu interrato nel 1857 per questioni di pubblica salute. Via Laghetto 7
Finalmente la bella stagione si avvicina e la voglia di stare in compagnia all’aperto si fa sempre più forte. Ma quali sono i locali più belli dove fare aperitivo all’aria aperta nella nostra bellissima città?
TOP 10 – APEritivi all’APErto a Milano
#1 Caffè in giardino – Triennale
credits: IG @milanovino_eventi
Ospitata dal Parco Sempione, questa location è tra le più gettonate del periodo primaverile e estivo. L’ambientazione green, accompagnata dalle sculture di De Chirico, e le luci del bar offrono agli ospiti in una serata imperdibile. In alternativa, si può scegliere di spostarsi sulla bellissima terrazza chic della Triennale, occhio però che salendo di piano sale anche il prezzo!
#2 Bar Frida
credits: www.fridaisola.it
Un classico del quartiere Isola, che non passa mai di moda. Il cortile del Frida è un luogo magico dove sorseggiare ottimi spritz, con tutte le varianti che caratterizzano il posto. Il suo stile un pò retrò e un pò hippie ti distrarrà dalla vita di città per regalarti una serata unica. Via Pollaiuolo, 3 20159 Milano – Isola
#3 Fonderie Milanesi
credits: IG @francesca.vertucio
Un cortile meraviglioso, adatto a chi porta scarpe comode però, a causa dei ciottoli che lo contraddistinguono. Le case a ringhiera che lo circondano creano un ambiente intimo e accogliente. I cocktail, creati con meticolosa attenzione, sono accompagnati da focacce e pizze. Via Giovenale, 7, Ticinese (Zona 5).
#4 GUD
credits: IG @viewlius
Che vi troviate in City Life, sul Darsena o ai Bagni misteriosi, lo stile del GUD è sempre inconfondibile. Colpiscono le sue location caratterizzate da tavolini bassi in legno e luci soffuse nel caso di City Life, vista sul naviglio e mood da città al Darsena, oppure l’anacronistica composizione del locale all’aperto sulle piscine anni ’30 presso i Bagni Misteriosi. Si possono accompagnare le bevande con ottime focacce, insalate o bowl.
#5 Tranvai
credits: IG @tranvaibar
Lungo la Martesana troviamo un simpatico tram storico riconvertito in cucina. Davanti ad esso, un cortile in legno disegna uno spazio perfetto per condividere del tempo con i propri amici gustando ottimi taglieri e hamburger. Via Tirano c/o Naviglio della Martesana
#6 Makr Shakr
credits: IG @markrshakr
Meno conosciuto rispetto ad altri locali con vista sul Duomo, ma forse più particolare. Tra le varie peculiarità di questo luogo troviamo la possibilità di farci preparare un drink…da un robot! Con il cocktail sono serviti stuzzichini a cui si possono aggiungere piatti della cucina. Fare aperitivo a picco su piazza Duomo è un’esperienza impagabile e portando qui i vostri amici farete sicuramente una bella figura! P.za del Duomo, 2/5 floor
#7 4cento
credits: IG @4centoritorantemilano
Un ricco buffet e la musica dal vivo rendono questo locale originale, ma sempre di tendenza. Le grandi dimensioni del posto lo rendono ottimo anche per gli eventi privati e aziendali! Anche se un po’ fuori città, ne varrà sicuramente la pena. Via Campazzino 14
#8 Otto
credits: IG @townflavour
Piccolo posto, grande qualità. Nel noto quartiere di China Town troviamo un luogo unico e intimo. Il cortile privato di Otto ci trasporta in un’ambientazione nuova e piacevole. Con gli ottimi drink si possono abbinare taglieri con assaggi particolari, anche vegetariani. In via Paolo Sarpi.
#9 Deus Cafè Isola
credits: IG @alessia6308
Nell’intrigante quartiere di Isola troviamo questa chicca che vi catturerà dal primo sguardo. Un locale chic con ottimi cocktail, in particolare il loro famoso Moscow Mule. Il cortile posto all’entrata è il luogo perfetto per ritrovarsi con gli amici cullati dall’ambientazione ricca di piante e addobbi stravaganti. Via Thaon di Revel, 3
#10 Ceresio 7
credits: www.ceresio7.com
Sicuramente non economico, ma certamente mozzafiato. Questo locale al settimo piano offre una vista sullo skyline di Milano che non dimenticherete. La location adibita agli apertivi è incredibile. Comodi divanetti ed eleganti tavolini sono disposti ai lati di una piscina che la sera crea un’atmosfera magica.