Città metropolitana di Milano - Riqualificazione Piazza Freud
Un intervento atteso da tre anni finalmente inizia a prendere corpo con la recente apertura dei cantieri. Da parcheggio desolante a piazza verde. Cosa prevede il progetto e quando dovrebbe essere completato. Il reportage fotografico tratto da Urbanfile
Un’area pedonale e vivibile in continuità con Piazza Gae Aulenti, uno spazio verde in connessione con la Biblioteca degli Alberi, un’ordinata e sicura porta d’accesso alla Stazione Garibaldi, snodo nevralgico del traffico ferroviario in città. Questo avrebbe dovuto essere Piazza Freud nel 2021 grazie a un investimento di 2 milioni di euro da parte di RFI. Dopo 3 anni di silenzio, e 4 anni di ritardo, a giugno sono partiti finalmente i lavori per trasformare un parcheggio desolante di fronte la Stazione di Porta Garibaldi in una piazza pedonale verde collegata alla BAM e a Piazza Gae Aulenti.
# Il ripensamento della mobilità e gli stalli per i mezzi in sharing e le biciclette
Città metropolitana di Milano – Riqualificazione Piazza Freud
Il progetto definitivo della nuova piazza è frutto del miglioramento di quello precedente progetto datato 2017 che ha visto coinvolti il Comune di Milano, Rete Ferroviaria Italiana e FS Sistemi Urbani entrambe parte del Gruppo FS Italiane. L’intervento riguarda un’area di 12.200 mq, quasi interamente pedonalizzata salvo il lato ovest destinato al transito dei veicoli. In prossimità dell’ingresso alla stazione, a nord della piazza, è previsto il mantenimento di un’area di “Kiss and Ride“ per le persone e di carico/scarico merci, oltre a postazioni dedicate al car sharing, ai motocicli, alle auto elettriche e al bike sharing e alle biciclette. Sia sul lato sinistro della corsia di ingresso, sia sul lato opposto troveranno posto gli stalli dei taxi.
# I nuovi rendering: parco urbano al centro, uno specchio d’acqua e spazi commerciali
Urbanfile - Nuovi rendering Piazza Freud
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Urbanfile - Nuovi rendering Piazza Freud
Urbanfile - Altra vista Piazza Freud
Urbanfile - Nuovi rendering piazza Stazione Porta Garibaldi
Come si vede dai nuovi rendering, nel reportage fotografico di Urbanfile, si conferma un piccolo “parco urbano” al centro, con uno specchio d’acqua, la sistemazione a verde del lato prossimo alla lieve scarpata che recupera il dislivello fra viale Sturzo e la piazza stessa. Previste poi aiuole con bossi e alberi, l’ampliamento del marciapiede di fronte alla stazione, con aree commerciali di sosta e di ristoro attrezzate con dehors, nuovi percorsi ciclopedonali in calcestruzzo impermeabile. Altri spazi destinati ad attività commerciali con un mix di funzioni e servizi al cittadino sono previsti al centro della piazza. L’obiettivo è di trasformarla da luogo di passaggio a luogo di sosta per il tempo libero, migliorando al contempo l’accessibilità e la fruibilità del luogo, grazie anche alla riprogettazione dell’illuminazione. La conclusione del cantieri è programmata per il 30 giugno 2026.
Un’isola ai confini del mondo. Spettacolare. Non solo per la natura ma per alcune regole in vigore. Che ci piacerebbe trovare anche a Milano Città Stato. Lo spunto viene da Fabio Farani su Facebook
Cose dell’Islanda che vorremmo a Milano Città Stato
Credits skylagooniceland IG
# Istruzione gratis per tutti
Tutte le scuole e le università pubbliche sono gratuite. L’istruzione ha grande importanza, così come la lettura. Agli islandesi piace molto leggere. Per numero di libri letti sono al primo posto al mondo.
# Non c’è bisogno di cliniche private
Non ci sono cliniche private perché non ce n’è bisogno. Gli ospedali statali offrono un ottimo servizio medico.
# Acqua gratis
Se vuoi bere acqua in un caffè o in un ristorante, non devi pagare. Ti daranno dell’acqua del rubinetto che è molto buona perché è delle terme.
# Ci si fida della parola
Se decidi di cambiare lavoro, non c’è bisogno di una lettera di raccomandazione per il tuo lavoro precedente: gli islandesi si fidano delle persone e non ti controlleranno in alcun modo.
# Non ci sono McDonald’s
Ph. elenawe
# Il riscaldamento è gratis
L’Islanda è uno dei pochi paesi in Europa che usa il teleriscaldamento e la gente non paga per questo.
# Voto 100% online
L’Islanda è l’unico paese al mondo dove si vota online.
# Non c’è l’esercito
Non c’è esercito in Islanda. Se qualche cittadino vuole fare il servizio militare può aderire all’esercito norvegese sulla base di un accordo tra questi paesi.
Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi - thereallorenzinho - Museo Gurro
La Scozia a due ore da Milano? Tutto parte da una leggenda che troverebbe conferma in diversi elementi che si trovano tra oggetti e architetture locali. Scopriamo come nasce questo legame con la Scozia e cosa c’è di vero.
Non troppo distante dal confine con la Svizzera, ancora meno dalle rive del Lago Maggiore. A poco più di due ore da Milano, nella provincia di Verbano-Cusio-Ossola, c’è un minuscolo comune di meno di 200 abitanti che secondo una leggenda avrebbe forti radici scozzesi. Stiamo parlano di Gurro, la cui storia moderna suggerisce affinità tra la sua popolazione e quella della Scozia. Tutto parte dalla battaglia di Pavia del 1525 combattuta tra gli eserciti di Francesco I e quelli di Carlo V.
In quell’occasione, secondo dei presunti documenti del XVI secolo, alcuni mercenari o guardie scozzesi nel percorso di rientro verso la madrepatria avrebbero deciso di attendere la primavera successiva per ripartire passando l’inverno in quella che oggi è conosciuta come Valle Cannobina. A quanto pare però decisero di rimanere definitivamente per via delle condizioni di vita simili a quelle presenti nelle Highlands.
# Cosa accomuna Gurro alla Scozia: dai costumi al dialetto
stefi.mazza IG – Case con Croce di Sant’Andrea a Gurro
Basta solo questo per stabilire questo legame? Non essendoci fonti storici ci sono diversi elementi che parrebbero ricondurre il borgo piemontese alla Scozia. Troviamo ad esempio il costume tipico delle donne, realizzati con 14 metri di stoffa, la cui sottoveste è in tessuto scozzese. Le vie strette del paese e le antiche abitazioni con la struttura dei muri formate da un rettangolo intersecato da una Croce di Sant’Andrea, tipiche dell’architettura scozzese, sarebbero presenti solo a Gurro e in nessun altro paese della valle. Infine secondo uno studio dell’Università di Zurigo nel dialetto locale sarebbero presenti oltre 800 parole di origine gaelica, persino in alcuni cognomi.
# Tutta fantasia?
crisgioia1971 IG – Gurro
In base a quanto riferito dai principali storici locali, non essendoci fonti storiche e riscontri linguistici, si tratterebbe solo di ipotesi fantasiose. Addirittura a far girare questo legame con la Scozia sarebbe stato un amministratore negli anni ’50 per solo fini di promozione turistica. Alla vicenda si aggiunge poi la goliardia. L’antropologo scozzese Robert Gayre, che aveva mentito sulla propria discendenza, aveva asserito di essere capo di un clan scozzese inventato: il Gayre e Nigg. Non solo.
Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi – thereallorenzinho – Museo Gurro
Ha portato pure avanti avanti una ricerca storica per confermare l’origine scozzese degli abitanti di Gurro emettendo un atto di adozione del paese solo per legittimare il clan. Questo ha però dato diritto al borgo di godere dei diritti riservati agli appartenenti ai clan scozzesi, tra cui il kilt e lo sporran “ufficiali“, e ogni anno in occasione della festa della Madonna del Carmelo viene festeggiata la ricorrenza dell’adozione.
L’ex villa super lusso di Versace a Milano: svelato che cosa ci sarà
# La vendita record da 33 milioni euro
Credits cbcommercial.it – Villa di lusso venduta a Milano
Una delle ville più lussuose di Milano sta per trasformarsi in uno dei club più esclusivi del mondo. Stiamo parlando di Villa del Planato in Via dei Giardini 16, nel cuore di Brera, a pochi passi da via Manzoni e via Monte Napoleone, acquistata e fatta ristrutturare daSanto Versacenegli anni ’70. Messa sul mercato nel 2012 alla mostruosa cifra di 49 milioni di euro, è stata venduta a luglio 2022 per 33,3 milioni euro al fondo di private equity londineseThree Hills Capital Partners.
# Una villa modernista da 4 piani, oltre 2.000 mq e una terrazza panoramica
Villa Santo Versace
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Villa venduta a Milano
Terrazza Versace
Progettata dagli architetti Carlo de Carli ed Antonio Carmiati la villa è un vero e proprio monumento, un’espressione tipica del Modernismo dei primi anni ’50. Si sviluppa su 4 piani per oltre 2.000 mq complessivi, di cui 442 mq di giardino e 400 mq di terrazza panoramica, e si compone di: 8 camere da letto, 10 bagni, un garage per 6 auto da 120 mq ma anche una Spa, una palestra, una zona per il personale di servizio. Si presente come un ottagono incastonato in un rettangolo con nessun dettaglio lasciato al caso. Al suo interno era arredata ad esempio armadi in legno fatti a mano in Marocco, sfere in vetro di Murano incorporate nella scalinata, mosaici in polvere d’oro che, con le loro ombre ocra e verde smeraldo, danno forma alla Medusa, simbolo appunto di Villa Versace.
Tutto questo è però destinato a cambiare.
# The Wilde, la prima mondiale di uno dei club più esclusivi atteso in futuro a Londra, New York e Los Angeles
The Wilde
Il fondo di private equity Three Hills Capital Partnerssta trasformando questa splendida dimora in un club privato, con investimento di circa 50 milioni di euro, scegliendo Milano per il debutto di un network di club destinato ad essere uno dei più esclusivi al mondo. Il nome prescelto è The Wilde e sarà l’apripista per altre strutture a Londra, New York e Los Angeles, che dovrebbero aprire tra il 2025 e il 2028.
# Gli spazi e le attività previste al suo interno
The Wilde – The library
I soci potranno godere di un incantevole giardino e di un rooftop, di tre ristoranti, di cui uno latino-americano con influenze giapponesi e uno di cucina mediterranea, bar, lounge e altri spazi come The Library, un rifugio eclettico aperto per la colazione, pranzi informali e aperitivi, e The Club Room, il cuore della struttura punto di incontro tra amici e famigliari.
The Wilde – The club room
Al suo interno è prevista una programmazione culturale di livello mondiale, eventi speciali, dj set, musica dal vivo, masterclass, performance e dibattiti e incontri con alcuni dei pensatori più visionari.
# Quando apre e quanto si paga per essere soci
The Wilde esterno
Sono previste quattro categorie di membership, al momento sono aperte le domande per quelle di Founding Membership, e nello specifico: la “under 40 partner” una quota annuale di 2.000 euro, la “under 40” con l’aggiunta di 1.000 euro di fee di iscrizione, la “partner” con la sola quota annuale, di 2.500 euro, e infine la “full” con una fee di iscrizione di 1.250 euro e una quota annuale dal valore di 3.500 euro. L’apertura è programmata per ottobre.
No. Non siamo in Liguria. Ma un po’ più a nord. In un luogo dove le persone si sa non sono molto socievoli e amano stare per i fatti loro. Ci troviamo in Finlandia e per evitare contatti di troppo hanno escogitato le panchine single, con un solo posto a sedere. La finalità? Sicuramente c’è quella di consentire alle persone di starsene per conto loro, senza scocciatori. Ma esiste anche un altro obiettivo narrativamente meno appassionante: quello di evitare che le panchine si trasformino in dimora per senzatetto o per sbandati. Comunque sia, potrebbe essere una trovata simpatica anche per Milano. Già abbiamo la panchina più lunga del mondo, perché non introdurre anche quella più piccola? Foto cover e spunto da: @ange53814 X
Credits Andrea Cherchi – La panchina più lunga del mondo
1980. Nei Giardini di Porta Venezia c’erano tigri, struzzi, scimmie, zebre, leoni, orsi, una giraffa e anche lei, Bombè, l’elefantessa superstar, a cui venne dedicata perfino un’opera teatrale: “Suonala ancora, Bombe”. Erano gli animali dello zoo di Milano. Realizzato nel 1923 rimase aperto fino al 1992. In questo video da MILANO VINTAGE TVle immagini di animali e bambini allo zoo di Milano. Era il 1980.
“Sapore di sale, sapore di mare”… Che nostalgia. L’estate, e le nostre vacanze, sembrano ancora così lontane. Eppure, pandemia permettendo, non manca molto al momento in cui partiremo, lasciandoci le preoccupazioni alle spalle, godendoci il sole e le onde del mare.
Ed è proprio una delle spiagge più care ai milanesi ad essere stata eletta come una delle più belle d’Europa. Scopriamo quale.
Un paradiso “spectacular”: una delle spiagge più amate dai milanesi eletta tra le più belle d’Europa
# Un paradiso “Spectacular“
Credits: @massimacii IG
L’Isola d’Elba è un paradiso per ogni tipo di vacanza, da quella estiva all’insospettabile invernale. Ed è proprio tra i massicci granitici e le acque dell’Arcipelago Toscano che si trovano alcuni tra i più bei lidi al mondo.
Ma la spiaggia di cui vogliamo parlarvi è tra le più belle d’Europa e ventesima nella classifica annuale di TripAdvisor, che la definisce “Spectacular”.
Magari lo avrete già capito, ma il premio va ad un capolavoro tra le scogliere dell’Elba, circondato da alte falesie bianche che si immergono nel mare cristallino: la Spiaggia di Sansone, ultima propaggine nelle scogliere di Portofarraio.
# Una spiaggia suggestiva con una trasparenza dell’acqua unica
Credits: @elbainsup IG
I suoi ciottoli bianchi si mescolano con le trasparenze del mare, a tratti blu intenso, azzurro e turchese brillante. Una spiaggia, quella di Sansone, davvero molto suggestiva e che permette di rilassarsi, dimenticando la fatica.
Con i suoi 300 metri di lunghezza, offre una trasparenza dell’acqua unica nel suo genere. Ma il suo grande fascino spicca durante le giornate di scirocco: dal mare calmo e cristallino traspare il candido fondale bianco.
# La natura selvaggia, la bellezza intatta
Credits: @katiamongardi IG
La Spiaggia di Sansone è raggiungibile solo a piedi, percorrendo un sentiero un po’ tortuoso che l’ha resa meno frequentata rispetto agli altri lidi, contribuendo a mantenere intatta la sua bellezza.
# Il faraglione forato: una meraviglia nascosta per vivere un’esperienza in sintonia con mare e natura
Credits: @valerio_prata IG
Con le sue rocce, grotte ed anfratti, campeggiate dalla poseidonia e frequentate da pesci colorati, è sicuramente la meta ideale per gli appassionati di snorkeling.
Ma anche gli amanti dei tuffi rimarranno soddisfatti: sulla destra, uno scoglio la divide dalla Spiaggia della Sorgente ed è un bellissimo punto da cui spiccare il volo in acqua. E non dimentichiamoci anche delle escursioni che si possono fare in canoa o kayak.
E poi, per i più temerari, esiste una meraviglia nascosta: il faraglione forato. Con una nuotata di 20 minuti si può raggiungere questa roccia erosa dal mare, che si può attraversare solo a nuoto, vivendo un’esperienza di totale sintonia con il mare e la natura.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Si dice che Roma sia le sue piazze, ma Milano sia le sue vie. Ecco allora, in ordine sparso, le 10 vie che rappresentano la massima espressione di milanesità.
Le 10 vie di Milano più da Milano: storia e curiosità. Foto: com’erano – come sono oggi
#1 VIA MANZONI: “LA STRADA PIU’ LUSSUOSA D’EUROPA”(NELL’ ‘800)
Prima di essere intitolata al romanziere milanese era chiamata “Corsia del Giardino” e nell’Ottocento era considerata la strada più lussuosa d’Europa.
Un retaggio di quella eleganza ha resistito alle stratificazioni della storia. Oggi, infatti, Via Manzoni parte dal Teatro alla Scalacon accanto Palazzo Marino e arriva fino ai Giardini di Porta Venezia. Lungo la sua via si affacciano il Grand Hotel et de Milan, dove spirò Giuseppe Verdie dove ancora si può prenotare la Camera di Luchino Visconti. Dall’altra parte della piazza, ecco il palazzo Armani -praticamente un intero isolato con il famoso ristorante “Nobu”.
La Dama del Pollaiolo al Museo Poldi Pezzoli
Proseguendo, al numero 12, ecco sbucare il vessillo del Poldi Pezzoli, una delle più belle case museo della città: all’interno cela opere del Botticelli, Canaletto, Piero della Francesca, Raffaello e il famoso ritratto femminile “La Dama” del Pollaiolo [foto sopra]. In via Manzoni si trova anche il Circolo dell’Unione, dove è praticamente impossibile accedere se non discendi da qualche sovrano.
#2 CORSO GARIBALDI: LA VIA STORICA PIU’ AMATA DAI MILANESI
Da Corso Como a Via Pontaccio: è considerata la via storica più amata dai milanesi D.O.C..
Prima dell’Unità d’Italia si chiamava “Corso di Porta Comasina” perchè puntava verso Como.
Fu intitolata a Garibaldi perché, si dice che da qui abbia fatto ingresso in città.
È tagliata in due da largo La Foppa, piazza simbolo degli aperitivi milanesi, con Princi e il Radetzky. E’ la via delle chiese:Santa Maria Incoronata, singolare edificio con la doppia facciata, e la Basilica di San Simpliciano, fondata da Sant’Ambrogio.
#3 VIA BRERA: LA VIA DEGLI ARTISTI, LA VIA DELL’AMORE
Percorre da nord a sud il quartiere cuore della città. Simbolo della via è laPinacoteca che ospita una delle più celebri collezioni di pittura italiane. Tra le opere più note ci sono il Cristo Morto del Mantegna, la Cena in Emmaus del Caravaggio e Il bacio di Hayez. La via taglia via Fiori Chiari e via Fiori Oscuri, altre due vie classiche del quartiere e dopo la piazzetta S. Marco, quella del Jamaica, prosegue a nord in via Solferino, la strada del Corriere della Sera e deinegozietti sfiziosi. A inizio novecento Brera era la via dell’amore: attorno c’erano i più frequentati bordelli della città. Negli anni cinquanta e sessanta divenne il quartiere degli artisti.
#4 CORSO BUENOS AIRES: LA STRADA UNIVERSALE DI MILANO
In origine si chiamava “Corso Loreto” e attorno alla strada sorgeva un quartiere molto popolare che ancora oggi ne mantiene la fisionomia. In particolare il suo lato occidentale delimita un’area ad alta percentuale di immigrati, specie dell’Africa e del Sud America. Il lato orientale è, viceversa, più borghese, in particolare attorno a Piazzale Lavater.
Il nome attuale le fu dato in occasione dell’Expo del 1906 per promuovere un’immagine internazionale della città.
Oggi conferma il suo appellativo di “strada universale di Milano”. È la strada del commercio, con oltre 300 punti vendita e un fatturato complessivo tra i più alti al mondo: centomila persone percorrono ogni giorno i suoi 1600 metri di lunghezza che la rendono una delle passeggiate commerciali più lunghe d’Europa. Tra i negozi più popolari ci sono H&M, Oviesse,Muji, Desigual, Grom, Viel, Zara. Per i più intellettuali ci sono il Teatro Puccini e La Feltrinelli.
#5 VIA MONTENAPOLEONE: LA VIA DEL LUSSO
Il tracciato originario seguiva quello delle mura romane. In origine si chiamava “Contrada di Sant’Andrea” e venne modificata in contrada del Monte Napoleone con la dominazione francese. Solo dopo l’unità d’Italia la via prese l’attuale nome. È la via dei personaggi che hanno fatto la storia di Milano: qui vi abitarono Carlo Porta (al n.2),Tommaso Grossi (al n.1) e Giuseppe Verdi vi scrisse il Nabucco. Durante le 5 giornate del 1848 la via fu sede del quartier generale degli insorti.
È la regina del Quadrilatero della Moda, famosa in tutto il mondo per i negozi di alta moda. Negli anni della Milano da bere a lei è stato intitolato un film dei fratelli Vanzina.
È diventata la via del lusso a partire dagli anni Cinquanta, grazie alle sue prestigiose boutique che ogni anno producono il 12% del PIL di tutta Milano. Qui si possono trovare le boutique di: Armani, Versace, Dolce e Gabbana, Prada. Gli intenditori amano ancora più le attigue via Sant’Andrea, via Pietro Verri e soprattutto via della Spiga che, a differenza di Via Montenapoleone, è tutta pedonale. Una curiosità: Montenapoleone è la sola via di Milano che si può percorrere in auto solo dal suo centro in senso unico verso le estremità.
#6 CORSO VENEZIA: LA STRADA DEI NOBILI
In origine si chiamava “Corso di Porta Orientale”, costituisce uno dei quattro lati del Quadrilatero della moda – gli altri sono via Montenapoleone, via della Spiga e via Manzoni -. Congiunge Piazza San Babila con Porta Venezia.
I suoi giardini furono il primo parco pubblico aperto ai cittadini e furono realizzati dall’architetto Piermarini quando Ferdinando, figlio di Maria Teresa d’Austria, si trasferì a Milano, nel 1770, come governatore. In quell’epoca la via assunse una grande rilevanza e sorsero palazzi di prestigio per nobili e borghesi che vi si stabilirono da altre zone considerate in declino, in particolare da corso di Porta Romana.
Da visitare perché, oltre agli omonimi giardini, lungo la via si incontrano il Planetario, il Museo di Storia Naturale, il Palazzo Castiglioni (al numero 47), il Palazzo Serbelloni (al numero 16) e il Palazzo Saporiti (al numero 49).
E’ sede anche del Circolo della Stampa, dell’ACI e dell’Unione del Commercio.
#7 CORSO DI PORTA TICINESE: LA VIA BOHEMIENNE DI MILANO
È la via che si apriva per Paviapassando attraverso quella che veniva chiamata Porta Cicca. Dalle Colonne di San Lorenzo porta fino alla Darsena. E’ una via anarchica, piena di graffiti e di negozi underground. Si respira un’atmosfera bohemienne, un po’ spagnoleggiante.
Strada molto amata dai più giovani e dagli appassionati di moda da strada, tra i principali punti di attrazione vanta il parco delle Basiliche, preso d’assalto nelle serate estive, la più riservata piazza Sant’Eustorgio (dove riposano le spoglie dei Re Magi) e Piazza XXIV Maggio, da cui si entra nel delirio dei Navigli.
#8 CORSO DI PORTA ROMANA: LA VIA DEL DIAVOLO (E DEI VIP)
Collega Piazza Missori con Piazzale Medaglie d’Oro, quello delle Terme e dell’Arco per Filippo di Spagna (1596). Dove adesso si trova l’arco, in epoca romana e poi medievale sorgeva la porta di ingresso nelle mura cittadine.
Milano è l’unica città italiana a non avere una via intitolata a Roma. Questa è la via che si avvicina di più.
Secondo una leggenda: a porta Romana ci abitava il Diavolo. Oggi invece è una via scelta da molti vip: nella zona ci vivono Enrico Ruggeri, Elio, Giusy Ferreri, Francesco Sarcina, Gianna Nannini, Eleonoire Casalegno e Giacomo di Aldo Giovanni e Giacomo.
#9 CORSO VITTORIO EMANUELE: LA PRIMA STRADA
Collega Duomo con San Babila questa che è una delle strade più antiche di Milano: in passato si chiamava “Corsi dei Servi“, prendendo il nome dal vicino convento dei servi di Maria. Nei Promessi Sposi, Manzoni poneva qui il forno delle Grucce preso d’assalto dal popolo in rivolta.
Nell’Ottocento la strada prese il nome di “Corso Francesco“, mentre dopo l’unità d’Italia assunse l’attuale denominazione. È stata la prima via di Milano ad essere pedonalizzata – correvano gli anni Ottanta. Fino alla fine del secolo scorso era la via dei cinema, ormai tutti rimpiazzati da negozi di alta moda.
#10 VIA TORINO: LA VIA DELLA STREET FASHION
È la via della street fashion. Tra i negozi che richiamano più appassionati ci sono Zara, Intimissimi,Bershka, Kiko. È anche la via del cinema dell’Essai e dove i nostalgici rimpiangono la FNAC, sostituita da Trony e negli ultimi anni da Primark.
Da visitare, oltre che per lo shopping, anche per le tre belle chiese che si affacciano si questa via: quella di San Giorgio, quella di San Sebastiano – il Tempio Civico di Milano, e quella di San Satiro, con la famosa abside dalla prospettiva “magica” del Bramante.
E’ infine la via del pavé e dove nella calca c’è più rischio di essere fermati da venditori, volantinatori, volontari di associazioni o adepti di Scientology.
FOTOGALLERY: COM’ERANO E COME SONO DIVENTATE LE VIE PIÙ MILANESI DI MILANO?
In un sondaggio realizzato da Dyanema, società specializzata nel flipping immobiliare, sono emerse le preferenze dei milanesi nella scelta dell’abitazione dove andare a vivere. Scopriamo i quartieri più richiesti e le motivazioni principali.
# Nelle zone centrali i milanesi preferiscono Citylife
Credits Andrea Cherchi – Citylife e fiori
In un sondaggio realizzato dall’Osservatorio sui mercati immobiliari di Dyanema, società specializzata nel flipping immobiliare, in collaborazione con Nextplora è emerso come nell’acquisto di una casa il quartiere conti molto per il 91% dei milanesi, ma anche come il prezzo rimanga il singolo fattore più determinante per il 78% degli intervistati.
Tra le zone centrali è Citylife la scelta preferita da oltre un milanese su quattro.
A seguire il 18% delle preferenze va all’area di Brera/Garibaldi/Moscova. Al terzo posto i quartieri di Isola e i Navigli con il 16%.
# In periferia è Lambrate la zona più ricercata
Andrea Cherchi – Lambrate
Quando la scelta ricade sulle zone periferiche è Lambrate quella che ottiene maggiori consensi, con il 21% delle preferenze.
Al secondo posto l’area di Bicocca/Niguarda con il 18%, al terzo il quartiere di San Siro con il 15%.
# Le caratteristiche ideali nella scelta del quartiere dove andare a vivere
Infografica Dyanema
Tra le caratteristiche principali che i milanesi cercano in un quartiere per andare a viverci troviamo ai primi posti la pulizia e i buoni collegamenti con i mezzi di trasporto pubblico, rispettivamente per il 56% e il 54% del campione, a seguire la silenziosità per il 43% e infine è molto importante che il quartiere sia stato riqualificato o sia in via di riqualificazione per il 22% degli intervistati.
Nell’estate 2022 la presentazione ufficiale in Gae Aulenti del progetto “Fili”, pensato per trasformare in un’ottica green la connessione tra Cadorna e Malpensa. Cosa è previsto nel dettaglio e quando dovrebbe essere completato.
La stazione di Cadorna diventerà una foresta urbana: firmato l’accordo di programma
# 60.000 mq di nuovo distretto verde urbano che ricoprirà i binari della stazione Cadorna
Binari Milano Cadorna
Nell’estate 2022 era stato presentato ufficialmente in Gae Aulenti il progetto “Fili”, voluto da Ferrovie Nord Milano e Regione Lombardia. Un maxi intervento lungo l’asse Milano-Malpensa, una intera arteria di nuovi scenari urbani verdi.
A Milano è previsto forse quello più significativo: la copertura dei binari della stazione di Cadorna con un nuovo distretto verde urbano. Questo progetto contribuirà a migliorare la qualità dell’aria della città producendo ossigeno e fungerà da estensione del Parco Sempione.
Secondo quanto annunciato da Nhood a fine dicembre 2022, Ferrovienord ha fornito alla società patrimoniale e finanziaria Ceetrus Italy una dichiarazione di fattibilità per una proposta di Partenariato Pubblico-Privato, del valore complessivo stimato intorno agli 800 milioni di euro, con un contributo pubblico di circa 180 milioni euro di cui 150 da parte di Regione Lombardia. La proposta dettagliata prevede la costruzione di una piattaforma di circa 53.000 mq sopra i binari della stazione.
con 30.000 mq di nuovo parco urbano;
60.000 mq destinati ad usi residenziali, ricettivi, servizi e piccolo commercio, destinati agli abitanti del quartiere;
un nuovo polo intermodale con la presenza della “Fabbrica dell’Ossigeno”, polo scientifico e divulgativo votato alla riduzione dell’impronta carbonica attraverso le più aggiornate tecnologie, in collaborazione con Politecnico di Milano.
Regione Lombardia ha specificato che la realizzazione degli edifici “è finalizzata a dover garantire la sostenibilità economica della proposta, sostenuta anche dal trasferimento di proprietà dell’esistente fabbricato a torre individuato al civico 14 di piazzale Luigi Cadorna, attualmente in uso a Ferrovie Nord e ad altri soggetti pubblici e privati”.
# Una “superstrada ciclabile” di 54 km da Milano a Malpensa
Superstrada ciclabile
Altro elemento caratterizzante di “FILI: la Lombardia tesse il suo futuro” è una “superstrada ciclabile” di 54 km che collegherà Milano Cadorna al T2 di Malpensa. Pensato per favorire la mobilità lenta, nel suo percorso toccherà ben 24 comuni.
# Il nuovo Hq di Ferrovie Nord in Bovisa
Park Associati- FNM – Nuova sede FNM
Il progetto non si ferma qui, arriverà a coinvolgere progetti per un totale di 2 milioni di metri quadrati all’interno della Lombardia. Presso la stazione Bovisa, attesa da una riqualificazione infrastrutturale con binari aggiuntivi e l’ampliamento del fabbricato viaggiatori, è prevista la costruzione dl nuovo Hq di Ferrovie Nord.
Progetto Fili dettaglio
Anche il Polo infrastrutturale tecnologico-manutentivo di Saronno Centro sarà soggetto a una riorganizzazione. Questo progetto includerà la creazione del Museo delle Industrie e del Lavoro Saronnese, il restyling del fabbricato viaggiatori della stazione e miglioramenti nella viabilità circostante.
# Anche una collina verde sopra la ferrovia a Busto Arsizio
varesenews.it – Intervento Fili a Busto Arsizio
La stazione di Busto Arsizio sarà trasformata con l’aggiunta di un nuovo parco urbano di oltre 1 km di lunghezza e la costruzione di una collina verde sopra la ferrovia interrata. Il primo cantiere è previsto per settembre con la costruzione dell’edificio pre-boost al posto della vecchia sede della Polizia Locale, il condensatore culturale con spazi per le associazioni, un grande parcheggio coperto per 310 posti auto e un grande spazio verde.
# I numeri del progetto in sintesi
Rivediamo quindi i numeri del progetto. Sono 4 i centri di connessione previsti, 188.330 mq le aree delle stazioni interessate dagli interventi, 41.000 ettari di terreni in cui è prevista la piantumazione di migliaia di alberi, una superciclabile di 54 km, 24 comuni interessati e una piattaforma di 53.000 mq sopra i binari della stazione di Cadorna, con 30.000 mq destinati a verde. In totale 2 milioni di metri quadrati di progetti.
# Firmato l’accordo di programma a giugno 2024
Il 17 giugno 2024 la Giunta regionale ha dato il via libera ala promozione dell’Accordo di Programma per l’intervento milanese “FILI Cadorna-Fabbrica dell’Ossigeno”. Queste le parole dell’Assessore regionale alle Infrastrutture e Opere pubbliche Claudia Maria Terzi: “Oggi si entra nel vivo dell’operatività di Fili, il grande progetto di rigenerazione urbana che cambierà il volto dell’asse Milano-Malpensa. Con la promozione dell’Accordo di Programma, che sarà sottoposto a procedure di valutazione ambientale, si avvia infatti l’iter procedurale di un intervento innovativo che riguarderà la stazione di Cadorna e non solo tramite la realizzazione della copertura dei binari, l’ampliamento del Parco Sempione e la sperimentazione di tecnologie innovative con il Politecnico di Milano per migliorare la qualità dell’aria».
L’inaugurazione dovrebbe avvenire entro la fine del 2028.
7 esperienze formidabili da vivere in Italia almeno una volta nella vita
#1 Dormire a Isola Santa, il borgo medievale dimenticato tra le Alpi Apuane
Credits lorenzo.gj IG – Isola Santa
In Toscana, nel centro delle Alpi Apuane, c’è uno dei siti nascosti e meno conosciuti della regione. È Isola Santa, un antico borgo abbandonato di origine medievale sulle rive di un laghetto di montagna. Immerso in un oasi di natura lussureggiante è possibile alloggiare in uno degli storici edifici, tutti ben conservati.
#2 Visitare “Vincent City”, l’eremo psichedelico del Salento
Credits apulia.italia.ija IG – Eremo Vincent
Poco lontano da Lecce, si trova un luogo che sembra uscito da una fiaba nel piccolo comune di Guagnano: la casa -museo di Vicent Brunetti, Vincent City o Eremo di Vincent. Realizzato nella periferia del paese, l’eremo è una città immaginaria interamente realizzata con materiali di recupero, il Parc Guell della Puglia, dall’artista Vincent Brunetti. È un’esplosione di colori, tele, statue e mosaici, un esperimento artistico incredibile.
#3 Fare trekking nel Grand Canyon delle Lame Rosse
Credits: veganiinviaggio.it
Anche l’Italia ha il suo “Grand Canyon”, una tappa obbligata per gli amanti del trekking e dei cammini nella natura questa, con percorsi caratterizzati da diversi i livelli di difficoltà in uno scenario che ricorda i paesaggi dell’Arizona. Si chiama “Lame Rosse” e si trova nel complesso dei Monti Sibillini e vicino al lago Fiastra, in provincia di Macerata nelle Marche. Questa formazione rocciosa è un vero e proprio canyon caratterizzato in cui spiccano alte torri e ammassi rocciosi derivanti da una lunga erosione del terreno e dal tipico colore rosso creato dai minerali naturali che colorano le pareti.
#4 Percorrere la Grande Muraglia d’Italia
A poco più di due ore di macchina da Milano si trova la Grande Muraglia Cinese d’Italia. Si tratta della più grande struttura fortificata in muratura d’Europa e nel mondo seconda solo alla celeberrima Grande Muraglia Cinese.
Si trova in un comune poco abitato della Val Chisone: Fenestrelle, in provincia di Torino, con “uno dei più straordinari edifizi che possa aver mai immaginato un pittore di paesaggi fantastici: una sorta di gradinata titanica, come una cascata enorme di muraglie a scaglioni, un ammasso gigantesco e triste di costruzioni, che offriva non so che aspetto misto di sacro e di barbarico, come una necropoli guerresca o una rocca mostruosa, innalzata per arrestare un’invasione di popoli, o per contener col terrore milioni di ribelli. Una cosa strana, grande, bella davvero. Era la fortezza di Fenestrelle” come scriveva Edmondo de Amicis.
Si sviluppa su un’area di 1.350.000 metri quadrati, lungo 3 chilometri e su un dislivello di 635 metri. Nel corso della sua storia non fu mai assediato, ma sempre utilizzato come carcere.
#5 Scoprire l’orrido di Nesso, la gola naturale con cascata sulle rive del lago di Como
Foto Credit: David Nicholls
Sulla strada che da Como porta a Bellagio si nasconde un luogo incantevole a dispetto del nome: l’Orrido di Nesso. Una profonda gola naturale situata allo sbocco delle valli dei torrenti Tuf e di Nosè, che precipitando tra le rocce nel borgo di Nesso, formano una ripida cascata. Il dislivello, dall’inizio della cascata alle acque del Lario, è di circa 200 metri.
La Sacra di San Michele è un luogo mistico che svetta imponente e silenzioso in Val di Susa, in Piemonte. Nelle giornate di nebbia sembra essere sospesa nel vuoto proprio come la celebre Mont Saint Michel in Francia rimane isolata in mezzo al mare quando ci sono le alte maree e per questo è soprannominata la piccola “Mont Saint Michel” italiana. La sua peculiarità è quella di essere posizionata sulla sommità del monte Pirchiriano, uno sperone roccioso appartenente nelle Alpi Cozie a circa 1.000 s.l.m.
#7 Percorrere il portico più lungo del mondo a Bologna
Credits: viaggiosostenibile.com – Portico di via Saragozza
Il portico di San Luca, a Bologna, è il più lungo del mondo: ben 3796 metri con 666 arcate, 15 cappelle e servono 489 scalini per percorrerlo tutto. Parte da via Saragozza e conduce sino al Santuario della Madonna di San Luca. Una curiosità sul numero delle arcate, il 666 non sembra per nulla casuale, ma al contrario conterrebbe un forte simbolismo: la strada che si snoda giù dal colle della Guardia rappresenterebbe il demonio schiacciato dalla Madonna durante la sua discesa dal Santuario di San Luca.
Sondaggio: Dovessi trasferirti a vivere in un posto in Lombardia diverso da Milano, dove andresti? Queste le 7 prime scelte ricavate da oltre 700 risposte espresse.
I 7 luoghi in Lombardia dove si trasferirebbero i milanesi
#1 Hinterland
Corpi Santi. Credits: wikipedia.org
Tra le sette mete ci sono i Corpi Santi.Il vecchio nome che definiva l’area della città metropolitana attuale. Si propende in particolare verso Nord: ai primi posti ci sono Cinisello, Sesto e Monza. La scelte di chi se proprio proprio se ne deve andare meglio restare nei pressi.
Uno dei laghi più belli del mondo. Forse il più caro ai milanesi. Meta classica della gita domenicale sta venendo scelta sempre di più come luogo in cui vivere. La stessa Comoha fatto salti da gigante negli ultimi anni, acquistando anche una raffinatezza metropolitana in locali e ristoranti. Tra i numerosi luoghi indicati in riva al lago svettano Menaggio,Cernobbio e, sul lato opposto, Varenna.
Tra le città svetta la capitale orobica. Dalla sua parte la distanza (una cinquantina di chilometri), gli ottimi collegamenti, l’aeroporto, la bellezza. Come mentalità è tra quelle più vicine a Milano. E’ poi città di musica, di cultura e vicina a un territorio naturalmente fantastico.
In generale l’ipotesi di andare sul lago risulta molto quotata tra i milanesi. Ance se il lago di Como risulta al top delle preferenze, soprattutto per la vicinanza, molti sognano invece le rive lombarde del più grande lago italiano. Tra le destinazioni più ambite ci sono Desenzano, Sirmione e Limone. Buoni risultati anche per altri laghi, come il Maggiore, il lago d’Iseo (Lovere) o Osmate sul lago di Monate.
Molte preferenze espresse per la scelta forse più radicale. Trasferirsi in montagna. Rispetto ad altre valli della regione la voce del padrone la fa la Valtellina. Le tre località più citate sono 3. Santa Caterina, 2. Bormio e 1. Livigno, la regina delle montagne lombarde. In Val Camonica invece la più citata è Ponte di Legno.
La città giardino è al centro di un territorio unico: la provincia italiana con la più alta percentuale di laghi. Viene infatti anche chiamata “La provincia dei sette laghi” per i 7 bacini che la bagnano: lago di Varese, lago Maggiore, lago di Comabbio, lago di Monate, lago di Lugano, lago di Ghirla, lago di Ganna. Molto ambita da chi vuole vivere con le comodità di una città in mezzo a una natura spettacolare. A breve distanza da Milano.
#7 Mantova
Credit marcobenedettiph IG – Mantova
Una delle città lombarde che sta perdendo più abitanti è comunque una delle mete più desiderate dai milanesi. Piace per le nobili origini, per la raffinatezza e per quel legame storico che da sempre la collega a Milano. Senza contare la cucina spettacolare e la simpatia di abitanti che rappresentano un ottimo mix tra cultura lombarda, veneta ed emiliana.
Solo poco più distante ci sono altre possibili vie di fuga per i milanesi. Ci sono innanzitutto Pavia e Lecco. Seguite da Cremona, Lodi e Brescia. Tra i territori menzionati c’è poi l’Oltrepò anche se forse un po’ in calo rispetto agli anni passati.
I lavori sono partiti a maggio 2023 e al momento tutti i cantieri sono attivi. Queste le caratteristiche dell’opera, quando dovrebbe essere pronta e le criticità segnalate dalla pagina instagram “Velocipiedi”.
La “Milano-Brianza” avanza a pieno regime: il percorso e le 3 criticità all’orizzonte
# Una nuova linea lunga 14,3 km: 25 fermate e 8 comuni attraversati
Credits: MM – Metrotranvia Milano Seregno
Sono partiti a maggio del 2023 i lavori per la costruzione della metrotranvia Milano-Seregno FS, grazie a un investimento di 258 milioni di euro, con una durata complessiva prevista di 28 mesi e inaugurazione tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. La nuova linea sostituisce la dismessa tranvia extraurbana Milano-Desio, ma non ne segue il tracciato originale, estendendosi fino a Seregno. Il percorso, lungo 14,3 chilometri, comprende 25 fermate con una distanza media di 540 metri tra loro, attraversando otto comuni: Milano, Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Paderno Dugnano, Nova Milanese, Desio e Seregno, fino alla stazione che permette collegamenti con Saronno, Como, Carnate e Monza.
Sono previsti vari interscambi: alla stazione di Seregno al capolinea nord, a Milano Maciachini M3 al capolinea sud, a Niguarda con la metrotranvia 4 e con la nuova metrotranvia Cascina Gobba-Certosa. La frequenza sarà di 5 minuti nelle ore di puntafino a Paderno e 10 oltre Paderno e di 30 minuti nelle ore di minor traffico.
Il progetto prevede una ricostruzione completa con un design all’avanguardia. La linea avrà parterre protetti e inerbiti, per lo più situati al centro della carreggiata, e fermate dotate di marciapiedi alti e pensiline, simili a quelle presenti nella rete milanese. Sarà demolito l’impianto tranviario obsoleto e dismesso, e l’attuale struttura di armamento e trazione elettrica sarà completamente rifatta. Verranno inoltre installate tecnologie innovative per impianti e segnalamento.
# Le caratteristiche e le criticità del tracciato
Andiamo nel dettaglio delle caratteristiche delle singole tratte. Il tracciato non sarà realizzato tutto nello stesso modo, data l’alternanza di tratti a singolo binario ad altri a doppio binario. La pagina instagram Velocipedi,che propone “video di divulgazione sull’urbanistica e sulla mobilità sostenibile in maniera imparziale”, ritiene che siano diverse criticità da segnalare.
#1 La seconda tratta è a binario unico
Città Metropolitana di Milano – Milano-Paderno metrotranvia
Per quanto riguarda il servizio solo la prima parte della linea sarà a doppio binario, nei comuni di Milano, Bresso e Cusano Milanino, collegando il Parco Nord con Paderno Dugnano località Calderara (7,9 km). Le corse con capolinea a Paderno Calderara
si attesteranno a Milano Cairoli M1.
Città metropolitana di Milano - Paderno-Seregno metrotranvia
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Città metropolitana di Milano - Paderno-Desio metrotranvia
Città metropolitana di Milano - Desio-Seregno metrotranvia
La seconda parte della linea, da Calderara a Seregno FS (6,4 km), è prevista invece a singolo binario anche se intervallata da tratte ancora a doppio binario e raddoppi agli incroci, con il tratto Desio-Seregno di nuova costruzione. Questa scelta è probabilmente dovuta al fatto, viene spiegato sulla pagina, che la linea passa per zone poco densamente abitate dove non è necessaria un’alta frequenza e infatti nelle ore di punta i passaggi sono inferiori rispetto alla prima tratta.
#2 Poco verde e poco spazio per pedoni e biciclette
Nuova metrotranvia Milano-Seregno
Un progetto vecchio, a detta di “Velocipiedi”, perchè ci sono “pochi alberi, marciapiedi stretti e carreggiate larghe con parcheggi ovunque possibile.” Inoltre è previsto “poco o nulla per migliorare l’accessibilità per pedoni e ciclisti, che si ritroveranno su strade inospitali e pericolose”, quando una nuova infrastruttura di trasporto pubblico dovrebbe servire anche per migliorare l’ambiente urbano.
Dalle informazioni disponibili risulta infatti che assieme alla viabilità saranno ricostruiti integralmente le piste ciclabili e il verde urbano, oltre ai canali lungo il corridoio dei lavori, ma non è specificato se ci saranno interventi aggiuntivi. Questo è quanto indicato tra gli obiettivi dell’opera sul sito della Città Metropolitana di Milano: riqualificare i contesti urbani attraversati in ogni loro elemento (viabilità, verde, illuminazione, semaforizzazione, rete fognaria).
#3 L’asservimento semaforico ci sarà?
Rendering Metrotranvia Milano-Seregno
Tra gli interventi è previsto il rifacimento degli impianti semaforici ma non è specificato se ci sarà l’asservimento semaforico, che consente al trasporto pubblico di avere la precedenza agli incroci rispetto al quello privato. A Milano è stato programmato da anni ma mai attivato su nessuna linea, pertanto se non fosse stato previsto nemmeno per questa linea di metrotranvia “limiterebbe di molto la velocità e la puntualità del mezzo, che si dovrà fermare ad ogni semaforo nonostante abbia un percorso interamente su sede riservata.”
A ottobre è attesa la presentazione al pubblico dei sei tracciati ipotizzati per la nuova metropolitana M6. Nel frattempo però ci sono altri progetti in corso di realizzazione o approvati che estenderanno le attuali linee anche oltre i confini comunali. Cesare Bonacina ha immaginato uno sviluppo differente della rete metropolitana milanese partendo dai prolungamenti già previsti. Ecco come potrebbe essere la metro milanese del futuro.
Le due “Candy Lines” che ci vorrebbero nella metro di Milano
# I prolungamenti previsti: da M1 a M5
Nuove linee
La rete metropolitana milanese continua a crescere e lo farà ancora nel prossimo futuro. In autunno è programmato il completamento della linea M4, con nuovo capolinea ad ovest a San Cristoforo Fs per un totale di 15 km di tracciato e 21 fermate. Entro il 2029 dovrebbe essere portata a termine l’estensione della M1 a nord, con le fermate di Sesto Restellone e Cinisello/Monza Bettola. Nel 2025 dovrebbero invece partire i lavori per l’estensione della M1 di 3 fermate ad ovest, Parri-Valsesia, Baggio e Quartiere Olmi, per i quali è attesa l’assegnazione a breve dell’azienda incaricata e con fine cantieri massimo entro il 2031. Negli anni successivi, tra il 2032-2034, potrebbero invece inaugurare altri due prolungamenti: M5 a nord di 11 fermate verso Monza e M4 di due fermate fino a Segrate.
# Nuove estensioni utili da realizzare
In attesa di capire quale sarà il tracciato della prossima metropolitana M6, a ottobre dovrebbero essere presentati al pubblico sei ipotesi alternativa, allo studio ci sono diversi i prolungamenti delle linee attuali: la M2 fino a Vimercatecome metrotranvia, la M3 verso Paullomisto metro-metrotranvia e la M5 fino a Settimo Milanese o addirittura fino a Magenta.
Cesare Bonacina – Futura rete metro
Cesare Bonacina ha provato però a immaginare uno sviluppo differente e ulteriore della rete metropolitana milanese partendo dai prolungamenti già previsti.
# M2 estesa fino a Fiordaliso e Humanitas
Cesare Bonacina – M2 a sud
Come si vede dalla sua mappa si potrebbe allungare la linea M2 dal capolinea di Piazza Abbiategrasso di 4 fermate lungo Via dei Missaglia, fino al centro commerciale il Fiordaliso, e da Assago Forum di 3 fermate fino all’Ospedale Humanitas.
# M3 fino a San Giuliano Milanese
Cesare Bonacina – M3 a Zivido
Per il prolungamento della M3 invece che andare in direzione di Paullo la proposta è di scendere lungo la Via Emilia per servire i comuni di San Donato Milanese e San Giuliano Milanese con sei fermate.
# Le Candy Lines, due nuove metro semicircolari per servire la città e l’hinterland: M6 e M7
Veniamo poi a due nuove linee semicircolari, la M6 e la M7, che si si potrebbero chiamare “candy lines” per via della forma che si andrebbe a creare con le due intersezioni ipotizzate.
Cesare Bonacina – Metropolitana M6
La prima è pensata per andare dal quartiere di Ponte Lambro ad est, con fermate al PalaItalia, incrociare Rogoredo M3 e seguire il percorso della linea bus 95 interscambiando con M2 a Famagosta, poi in direzione nord incrociando la M4 a Gelsomini, la M1 a Primaticcio, la M5 a San Siro Stadio e la M1 a Lampugnano. Infine intersecherebbe, tra le linee esistenti, la M3 ad Affori per poi terminare a Cusano Milanino dopo aver servito anche Bresso.
Cesare Bonacina – Metro M7
La M7 coprirebbe il lato sud-est, est per poi chiudersi a nord ovest. A sud scenderebbe lungo l’asse di Via Ripamonti con capolinea a Locate Triulzi e fermate ad Opera, Noverasco e tutto il Vigentino. Il primo interscambio sarebbe a Lodi T.I.B.B. con la M3, poi procedendo in direzione di Calvairate incrocerebbe a Dateo M4, poi Lambrate FS M2, ancora in direzione di Crescenzago con fermate nei quartieri di Casoretto, Via Padova e Ponte Nuovo prima dell’incrocio con la M1 a Precotto. Andando verso ovest ipotizzando un interscambio con Bicocca M5, Affori centro M3, Villapizzone con M6, per arrivare al capolinea a servizio di MIND e dell’Ospedale Galeazzi passando Quarto Oggiaro, Vialba e Ospedale Sacco. L’altro incrocio tra le due nuove linee sarebbe tra Via Solaroli e Via Ripamonti.
Voglia di mare ma non sai quale spiagge scegliere? Ci ha pensato Holidu, tra i più noti portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, con la classifica delle migliori spiagge d’Italia. È un dominio assoluto della Sardegna, ma una è a meno di due ore da Milano. Ecco la graduatoria con tutte le 50 posizioni.
# Best beaches 2024: la classifica delle 50 spiagge italiane più amate
Stephanie Albert – Pixabay
Siamo nel pieno della stagione estiva e, per gli amanti del mare che ancora non lo hanno fatto, c’è da scegliere la spiaggia migliore dove prendere il sole e fare il bagno durante le vacanze. Per chi non sapesse dove andare ci ha pensato Holidu, tra i più noti portali di prenotazione di case e appartamenti vacanza d’Europa, realizzando la classifica delle top 50 spiagge italiane del 2024, utilizzando i dati di Google Maps raccolti ed elaborati nel mese di luglio 2024.
Sono state prese spiagge, marine, baie e cale in Italia presenti nel database di Google Maps e sui 9.500 risultati sono state esclusi quelli che non erano spiagge. Sono state poi selezionate le spiagge con le valutazioni più alte, favorendo quelle con il maggior numero di recensioni ed escludendo con un numero inferiore a 100. Ne è emerso un dominio assoluto della Sardegna, dalla prima alla dodicesima posizione e con 39 spiagge su 50 della graduatoria.
# La spiaggia di Scivu è la migliore in assoluto
osy_awa IG – Spiaggia di Scivu
La migliore in assoluto è risultata la spiaggia di Scivu, nel territorio di Arbus nel centro del Medio Campidano, uno dei tratti più incantevoli della Costa Verde. Il suo punto di forza è il fatto di essere una spiaggia in un territorio isolato e lontano da centri abitati.
maurizio87 IG – Spiaggia di Scivu
Famosa per le sue dune di sabbia dorata e le acque cristalline si presenta come un ambiente selvaggio e incontaminato che la rende una delle spiagge più suggestive della Sardegna. Ha ricevuto 1.828 recensioni e un valutazione di 4,8.
# La top five completa
Credits robina_90 IG – Granelli Is Arutas
Sul podio troviamo poi la spiaggia di Is Arutas, che con 7.979 recensioni è quella che ne ha ricevute di più, nella Penisola del Sinis, conosciuta per la sabbia composta da piccoli granelli di quarzo, di vari colori che spaziano dal bianco al rosa al verde. La sua valutazione è di 4,7. Sul gradino più basso c’è la spiaggia di Porto Giunco, nei pressi di Villasimius e caratterizzata da una lunga distesa di sabbia bianca e un mare turchese. Non è lontana nemmeno dallo stagno di Notteri, popolato dai fenicotteri rosa, e ha ottenuto anche lei una valutazione di 4,7 ma con 6.723 recensioni.
# Le spiagge che completano la top ten
araj_beach_club IG – Su Giudeu
Scorrendo la graduatoria abbiamo la spiaggia di Su Giudeu a Chia, celebre per la sua sabbia dorata e le dune, e Mari Pintau, nel Golfo di Cagliari, con il nome che significa “mare dipinto” e si riferisce al colore del mare che varia dal turchese al blu intenso. Dalla sesta alla decima posizione Spiaggia delle Dune a Porto Pino, Spiaggia di Mari Ermi nella Penisola del Sinis, Spiaggia di Piscinas nella Costa Verde con dune fino a 60 metri, Spiaggia Rena Bianca a Santa Teresa di Gallura con viste spettacolari sulle Bocche di Bonifacio e infine Spiaggia di Cala Spinosa a Capo Testa, una piccola cala nascosta tra rocce granitiche.
# La Sardegna ha 39 su 50 spiagge, staccata la Puglia al secondo posto con appena 4
Anche le due prime spiagge fuori dalla top ten sono sarde, Spiaggia di San Giovanni di Sinis Sardegna e Spiaggia di Su Sirboni, mentre alla tredicesima posizione troviamo la prima di un’altra regione, Spiaggia della Rotonda in Calabria.
La seconda regione dopo la Sardegna è la Puglia, con quattro spiagge, alla 20esima posizione quella di Porto Selvaggio, alla 22esima quella seguita San Pietro in Bevagna, poi la Spiaggia del Frascone in 41esima e quella di Monaco Mirante alla 48esima.
Holidu Spiagge 34-50
Liguria e Toscana ne hanno due, per la prima Boccadasse e Varigotti rispettivamente alla 16esima e 41esima, per la seconda quella di Cavoli a Campo e della Padulella entrambe sull’Isola d’Elba e rispettivamente alle 17esima e 38esima piazza. Con una spiaggia, oltre alla Calabria, anche Marche e Abruzzo.
Nascosta tra i monti della provincia di Bergamo, nel pittoresco comune di Selvino, si erge Sciesopoli, un luogo che racchiude in sé capitoli fondamentali della storia italiana ed europea del XX secolo. Questo complesso architettonico, inizialmente concepito come colonia estiva durante il regime fascista, ha vissuto una straordinaria trasformazione nel dopoguerra, diventando un rifugio e un luogo di rinascita per centinaia di bambini ebrei sopravvissuti all’Olocausto. La storia di Sciesopoli è un potente promemoria di come i luoghi possano cambiare significato e funzione, riflettendo i drammatici cambiamenti della società e della politica.
Sciesopoli: un simbolo di rinascita tra le montagne di selvino
# Le origini fasciste
modugno_designer IG – Sciesopoli
Sciesopoli fu edificata tra il 1932 e il 1933, nel pieno del periodo fascista, su progetto dell’architetto Vietti Violi. Il complesso rappresenta un esempio significativo dell’architettura razionalista, stile prediletto dal regime di Mussolini. La struttura, imponente e funzionale, era in grado di ospitare fino a 700 bambini e comprendeva dormitori, refettori, aule, spazi ricreativi e persino un teatro.
L’edificio principale si sviluppa su più piani, con ampie finestre che garantiscono luce e aria, in linea con i principi igienisti dell’epoca. La facciata, caratterizzata da linee pulite e geometriche, riflette l’estetica modernista cara al fascismo. Gli spazi interni erano organizzati per ottimizzare la vita comunitaria e l’indottrinamento ideologico dei giovani ospiti.
Durante il ventennio fascista, Sciesopoli funzionò come colonia estiva per i figli dei lavoratori dell’industria.L’obiettivo era duplice: da un lato, offrire un periodo di vacanzae di “aria buona” ai bambini provenienti dalle città industriali, dall’altro, utilizzare questi soggiorni come opportunità di indottrinamento politico e formazione ideologica.
Le attività proposte ai giovani ospiti includevano esercizi ginnici, escursioni, lezioni di cultura fascista e cerimonie patriottiche. L’architettura stessa del complesso, con i suoi spazi ampi e ordinati, era pensata per infondere nei ragazzi i valori di disciplina e ordine propugnati dal regime.
# Il dopoguerra
sarabullseye IG – Sciesopoli
L’Europa si trovava a fare i conti con l’immane tragedia dell’Olocausto. Milioni di ebrei erano stati sterminati nei campi di concentramento nazisti, e tra i sopravvissuti c’erano migliaia di bambini, molti dei quali orfani o separati dalle loro famiglie.
In questo scenario, Sciesopoli visse una straordinaria metamorfosi. Tra il 1945 e il 1948, l’ex colonia fascista divenne un centro di accoglienza per circa 800 bambini ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento. Questa trasformazione fu resa possibile grazie all’impegno di numerose persone e organizzazioni, in particolare della comunità ebraica italiana e internazionale.
Un ruolo chiave in questa trasformazione fu svolto da Raffaele Cantoni e Moshe Zairi. Il primo all’epoca era presidente della comunità ebraica di Milano, figura di spicco della Resistenza italiana e attivista per i diritti degli ebrei. Il secondo era un soldato della Brigata Ebraica. Insieme si adopereranno per ottenere l’uso della struttura e organizzare l’accoglienza dei giovani sopravvissuti, facendo diventare Sciesopoli un luogo di rinascita e speranza. Non si limiteranno a fornire un rifugio fisico, ma si impegnarono per creare un ambiente in cui questi bambini, segnati da traumi indicibili, potessero ritrovare un senso di normalità e di appartenenza.
# La vita a Sciesopoli
I primi gruppi di bambini iniziarono ad arrivare a Sciesopoli nell’estate del 1945. Provenivano da diversi paesi europei, principalmente dall’Europa orientale, e molti di loro avevano vissuto esperienze traumatiche nei campi di concentramento o in clandestinità.
L’accoglienza e l’adattamento non furono semplici. Molti bambini erano diffidenti, spaventati, alcuni non parlavano italiano. Il personale di Sciesopoli, composto da volontari, educatori e personale medico, dovette affrontare sfide enormi per guadagnare la fiducia dei giovani ospiti e aiutarli a superare i traumi subiti.
Nonostante le difficoltà iniziali, a Sciesopoli si riuscì gradualmente a creare un ambiente accogliente e stimolante. La giornata dei bambini era scandita da attività educative, ricreative e terapeutiche. Si tenevano lezioni di italiano, ma anche di ebraico e di storia ebraica, nel tentativo di riconnettere i giovani con la loro identità culturale e religiosa.
Grande importanza venne data alle attività artistiche e creative, come la musica, il teatro e l’arte, considerate fondamentali per l’elaborazione dei traumi e per la ricostruzione di un senso di sé. Non mancavano le attività sportive e le escursioni nella natura circostante, che offrivano momenti di spensieratezza e di contatto con l’ambiente.
Un aspetto cruciale dell’esperienza di Sciesopoli fu il supporto psicologico offerto ai giovani ospiti. Molti bambini soffrivano di incubi, attacchi di panico e altri sintomi di quello che oggi chiameremmo disturbo post-traumatico da stress. Il personale di Sciesopoli, pur non avendo sempre una formazione specifica in questo campo (all’epoca ancora poco sviluppato), si impegnò per creare un ambiente terapeutico e di sostegno emotivo.
Si incoraggiavano i bambini a parlare delle loro esperienze, a esprimere le loro emozioni attraverso l’arte e il gioco, e si cercava di aiutarli a ricostruire un senso di fiducia negli adulti e nel mondo. Questo lavoro paziente e delicato contribuì in modo significativo al processo di guarigione di molti giovani sopravvissuti.
Uno degli obiettivi principali di Sciesopoli era preparare i giovani ospiti per il loro futuro. Per alcuni, questo significava il ricongiungimento con familiari sopravvissuti. Per altri, si trattava di prepararsi per l’emigrazione, spesso verso Israele o gli Stati Uniti. Altri ancora rimasero in Italia, integrandosi nella società locale.
Il personale di Sciesopoli lavorò per fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per affrontare queste diverse prospettive. Si insegnavano lingue, si forniva formazione professionale e si lavorava per sviluppare le competenze sociali necessarie per affrontare il mondo esterno.
# I bambini di Selvino
Molti dei bambini che passarono per Sciesopoli hanno lasciato testimonianze toccanti della loro esperienza. Nei loro ricordi, emerge spesso il contrasto tra l’orrore vissuto nei campi e la ritrovata serenità a Selvino. Per molti, Sciesopoli rappresentò un punto di svolta, un luogo dove poterono finalmente tornare a essere bambini e iniziare a immaginare un futuro.
Queste testimonianze sono preziose non solo come documento storico, ma anche come monito per le generazioni future sull’importanza della solidarietà e dell’accoglienza in tempi di crisi.
L’arrivo dei bambini ebrei a Sciesopoli ebbe un impatto significativo anche sulla comunità di Selvino. Molti abitanti del paese si mobilitarono per aiutare, offrendo supporto pratico ed emotivo. Questa esperienza contribuì a sensibilizzare la popolazione locale sulle tematiche dell’Olocausto e dell’antisemitismo, creando legami che in alcuni casi sono durati per decenni.
L’esperienza di Sciesopoli si inserisce in un contesto più ampio di iniziative di soccorso e riabilitazione per i sopravvissuti all’Olocausto nel dopoguerra. Rappresenta un esempio significativo di come strutture legate al passato fascista potessero essere riconvertite per scopi umanitari, simboleggiando il desiderio dell’Italia di voltare pagina e di contribuire alla ricostruzione morale oltre che materiale dell’Europa.
# Sciesopoli oggi
ambulanzaselvinoaviatico IG
Purtroppo, nonostante il suo straordinario valore storico e simbolico, Sciesopoli versa oggi in uno stato di abbandono. Dopo la chiusura del centro di accoglienza per i bambini ebrei, la struttura ha avuto vari utilizzi nel corso dei decenni (colonia, scuola…), ma è stata progressivamente abbandonata a partire dagli anni ’80.
chiara_vittoni IG - Sciesopoli
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chiara_vittoni IG - Sciesopoli
chiara_vittoni IG - Interno Sciesopoli
L’edificio, pur mantenendo la sua imponenza architettonica, mostra evidenti segni di degrado. Le infiltrazioni d’acqua, il vandalismo e l’incuria hanno danneggiato seriamente molte parti della struttura.
auroracantinipoetessa IG – Sciesopoli
Negli ultimi anni, sono nate diverse iniziative per il recupero e la valorizzazione di Sciesopoli. Associazioni locali, studiosi e sopravvissuti si sono mobilitati per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’importanza di preservare questo luogo della memoria. Ci sono progetti per trasformarlo in un museo e centro di documentazione sull’Olocausto e sul salvataggio dei bambini ebrei. L’idea è di creare un luogo vivo di memoria e di educazione, che possa raccontare alle nuove generazioni questa straordinaria storia di solidarietà e rinascita.
ambulanzaselvinoaviatico IG – MuMeSE
Il recupero di Sciesopoli presenta numerose sfide, non solo finanziarie ma anche logistiche e concettuali. Come preservare l’autenticità del luogo pur rendendolo fruibile al pubblico? Come raccontare la complessa storia di questo edificio, dal suo passato fascista alla sua trasformazione in rifugio per bambini ebrei? Queste domande richiedono un approccio multidisciplinare, che coinvolga storici, architetti, educatori e la comunità locale. Il futuro di Sciesopoli dipenderà dalla capacità di trovare un equilibrio tra conservazione e innovazione, tra memoria e prospettive future.
La storia di Sciesopoli a Selvino è un potente esempio di come i luoghi possano cambiare significato e funzione, riflettendo i drammatici cambiamenti della storia. Da simbolo del regime fascista a rifugio per le giovani vittime del nazismo, questa struttura incarna la complessità della storia italiana ed europea del Novecento.
Se vi dico flair bartending cosa vi viene in mente? In Italia questa specializzazione arriva negli anni immediatamente successivi alla Milano da bere; il fenomeno lo si importa direttamente dagli USA, of course!
Al mondo esiste da 150 anni, ed è in pratica una tecnica per cui il barman prepara i cocktail “utilizzando i versaggi multipli o contemporanei di liquori, stravolgendo prese e lanci dei contenitori o bottiglie con movimenti a volte aggraziati o talvolta bizzarri, lanciando o afferrando gli stessi davanti o dietro la schiena, secondo una regia pianificata prima o improvvisata al momento, secondo l’esigenza”.
Insomma andarsi a fare unaperitivo o, per essere più sofisticati, un cocktail e prima di ingollarlo, vederlo volteggiare in aria insieme a tutti i suoi componenti non è piuttosto figo!? Se poi il barman circense è anche un mixologist (così si dice ora nei posti giusti), e a Milano c’è, allora qui comincia il bello!
Ecco i 10 migliori cocktail dell’estate milanese mixologizzati per noi.
Dal gusto esotico, nasce a Singapore nel 1915. La ricetta si compone principalmente di Gin, ananas, lime fresco, angostura e Benedictin. Va servito in bicchiere di vetro con fettina d’ananas e ciliegia maraschino. Consigliato alle donne che sappiano indossare molto bene il rosso di sera.
#2 MOSCOW MULE
Nel quale non può mancare la vodka. Si mostra per la prima volta in California nel 1940. I suoi ingredienti sono ginger beer e succo di lime o di cedro, da servire in una tazza di rame abbellita da una fetta di limone. Consigliato a chi voglia sentire un brivido scorrere lungo tutta la schiena.
#3 FROZEN DAIQUIRI
L’estiva del Daiquiri che nasce a Cuba agli inizi del 1900. E’ composto da rum bianco, succo di lime fresco, sciroppo di zucchero e una pallina di gelato. Si serve nel Goblet, senza guarnizioni. La versione classica – senza gelato – rappresenta il cocktail preferito di Hemingway e viene inoltre citato anche da Agatha Christie in uno dei suoi più famosi gialli. Adatto a letterati particolarmente accaldati.
#4 PISCO SOUR
E’ anche la bevanda nazionale del Perù e si compone principalmente di Pisco (acquavite sudamericana ricavata dalla distillazione di vino bianco e rosato).
Inventato agli inizi del secolo scorso da un americano che si era trasferito a Lima per lavoro, il cocktail oltre al Pisco,è composto da limone, zucchero, bianco d’uovo e ghiaccio a cubetti. Indicato per chi si sente un po’ troppo giù di tono.
#5 APPLE MARTINI
L’attribuzione della sua nascita è dibattuta. Secondi alcuni sarebbe avvenuta a New York all’inizio del 1900 per mano di un italiano. Per certo, sappiamo che il ghiaccio è fondamentale anche se non deve comparire mai nel cocktail ma intorno ad esso.
Ingredienti principali: grappa alla mela, Vodka, Cointreau, ultimo tocco: una fetta di mela verde: Consigliato alle Biancaneve in attesa di principi azzurri.
#6 BLACK VELVET
Inventato a Londra alla morte del principe Alberto nel 1861 per affogare nell’alcol i dispiaceri, si compone di Guinness Stout e Spumante. Si serve in un flûte d Cahampagne e deve avere un bel colore scuro con sopra la spuma tipica della birra irlandese. Favorevole a chi si senta un po’ folleggiante.
#7 MARGARITA ON THE ROCKS
E’ il più comune cockatil messicano e si beveva già negli anni ’30 del secolo scorso.
Normalmente servito shackerato con ghiaccio, presenta nella composizione: Tequila, Triple Sec, lime fresco, con sale sul bordo del bicchiere. Vivamente consigliato a chi soffre di pressione bassa.
#8 CAIPIRINHA
Direttamente dalle spiagge del Brasile, dove è considerata la bevanda tipica del Paese.
E’ composto da cachaça, lime, zucchero di canna, ghiaccio tritato, non va shackerato né agitato ma solo mescolato. Si conclude con una strofinata disucco di lime intorno al bordo del bicchiere e poi spolverarci su un po’ di zucchero di canna. Per chi privilegia i gusti decisi ma è poco temerario.
#9 JAPANESE SLIPPER
E’ un cocktail che nasce recentemente a Merlbourne ha il sapore deciso del melone e il colore verde acceso della speranza. Si compone di Cointreau, succo di limone e Midori che è un liquore tipico giapponese anche se ora lo si produce pure in Messico. Solo per chi si sente particolarmente globalizzato.
E’ il cocktail di Milano. A inventarlo, il mitico Bar Basso, negli anni ’70, per mano del bartender Stocchetto.
Lo Sbagliato differisce dal Negroni classico grazie allo spumante brut che va a sostituire il gin, rendendolo così più leggero; gli altri ingredienti sono: ghiaccio, Campari, arancia, angostura. Decisamente da sorseggiare in una serata amarcord.
Coda in attesa di un taxi alla Stazione Termini di Roma - @romafaschifo
Non è un mistero che i taxi siano tra le categorie più protette in Italia. Lo si capisce soprattutto nei giorni di cattivo tempo o in occasione dei grandi eventi. In breve, proprio quando servono, diventano introvabili. E qualunque colore abbia chi governo, la solfa è sempre quella: i taxi, o meglio, le licenze non si toccano. O quasi. Di questa anomalia se ne è accorta anche la Corte Costituzionale che ha emesso una sentenza che potrebbe fare storia. Un po’ come successo con la “legge Bosman” che ha liberalizzato i giocatori stranieri nel calcio europeo.
Sentenza “Bosman” della Consulta per i taxi: «il blocco delle licenze è incostituzionale»
# Il blocco delle licenze è incostituzionale
Roma, mattina del 19 ottobre. Foto di M.Z.
Dopo un periodo infinito di attesa arriva la sentenza che può porre fine alle code per i taxi: «Il blocco delle licenze compromette i diritti dei cittadini». In sostanza, “è incostituzionale”. Lo dice proprio la Corte Costituzionale.
Riuscirà questa sentenza a mandare in archivio le immagini delle code infinite di passeggeri e turisti fuori degli aeroporti e stazioni ferroviarie? Il 19 luglio è stato depositato il verdetto che boccia il decreto del 2018 che aveva bloccato il rilascio di nuove licenze. Ufficialmente per gli Ncc ma che di fatto aveva alzato una barriera a ogni allargamento del servizio riservato ai taxi.
La Corte ha dichiarato incostituzionale il decreto originario: «La norma – scrivono i giudici – ha causato in modo sproporzionato un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività». I servizi di autotrasporto «non in linea» (vale a dire taxi e Ncc) concorrono alla effettiva libertà di circolazione « che è la condizione per l’esercizio di altri diritti».
# L’articolo che ha causato code e deficit nel servizio pubblico
Credits Milano Sparita e da ricordare FB – Taxi gialli in Duomo
«La forte carenza dell’offerta – continuano i giudici dell’Alta Corte – che colloca l’Italia tra i Paesi meno attrezzati al riguardo….ha indebitamente compromesso non solo il benessere del consumatore ma anche qualcosa di più ampio che attiene all’effettivo godimento di alcuni diritti costituzionali oltre che all’interesse dello sviluppo economico del Paese»
La sentenza dei giudici interviene in particolare contro l’articolo 10 del decreto del 2018 varato dal governo gialloverde (Conte 1) in questo passaggio: «A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto …non è consentito il rilascio di nuove autorizzazioni per l’espletamento del servizio di noleggio con conducente con autovettura». I risultati più evidenti di questo articolo sono state le code di cittadini e turisti in attesa di un taxi e il blocco all’estensione del servizio taxi a nuovi operatori.
# Roma e Milano al palo in Europa
Credits: @juwauclair Taxi New York
«È rimasta inascoltata – conclude la nota dei giudici a spiegazione della sentenza – la preoccupazione dell’Autorità Garante della concorrenza per la quale l’ampliamento dell’offerta risponde all’esigenza di far fronte a una domanda elevata e insoddisfatta soprattutto nelle aree metropolitane caratterizzate da maggiore densità di traffico e dall‘incapacità del trasporto pubblico di linea e del servizio taxi a coprire interamente i bisogni di mobilità della popolazione».
Il confronto tra città italiane e straniere è disastroso. Come riportato sul Corriere della Seraa Roma circolano 7800 taxi e a Madrid 16 mila oltre a 9 mila NCC. Ma a Roma si hanno il 75% dei pernottamenti turistici in più di Madrid. E anche Milano ha numeri assurdi se la si confronta con le altre città europee, come si vede in questo articolo.
La pubblicazione della sentenza ha riacceso il dibattito sul tema: «Chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea» dichiara Andrea Romano, presidente di MuoverSi’ Federazione NCC e Mobilità, che riunisce le principali associazioni del settore Noleggio con Conducente, aggiungendo. «Oggi la sentenza della Corte Costituzionale assesta un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge gravemente punitiva verso decine di migliaia di operatori e aziende».
La Rotonda della Besana, in via Besana 12, Milano, non è quello che sembra. Ne ho sentite dire tante su questo luogo un po’ magico, di certo affascinante, che regala un sapore di antico a chi si trova immerso nel traffico sulla circonvallazione interna. E ho scoperto 5 cose che forse non tutti sanno e che rendono questa Rotonda il perno di tanti sapori e dissapori.
La Rotonda della Besana non è più quella di una volta: scopri i suoi segreti
#1 Il luogo comune da sfatare
Molti fanno coincidere la Rotonda della Besanacon il Lazzaretto manzoniano, ma così non è.
Se il grande lazzaretto citato nei Promessi Sposi è pressoché coincidente con l’area compresa tra la chiesa di San Paolo al Lazzaretto e Corso Buenos Aires, quella della Besana è da intendersi come l’ex cimitero seicentesco, extraurbano, e di pertinenza della Ca’ Granda (l’Ospedale Maggiore di Milano). Da qui, l’altro nome con cui viene raccontato dalle cronache: Foppone dell’Ospedale.
#2 Perché è una rotonda?
Era usanza comune, sin dal Quattrocento, costruire una cappella al centro degli spazi ospedalieri e di quelli sepolcrali, affinché degenti e non potessero essere equidistanti dal ‘cardine’ della cristianità rappresentato dall’altare. Allo stesso modo venne costruito questo cimitero, isolato dalla città in prossimità di Porta Tosa (oggi Porta Vittoria), a partire dal 17 giugno 1675, su disegno di Attilio Arrigone.
Al centro venne posta una piccola cappella-oratorio, mentre una strada, la Strada di San Barnaba (l’attuale Via San Barnaba) lo collegava all’Ospedale Maggiore tramite una porta di accesso, oggi tamponata, ma ancora visibile sull’attuale Via Francesco Sforza (è la Porta della Meraviglia, foto sopra). Vent’anni più tardi il cimitero venne completato.
Nel 1700, grazie a una raccolta fondi, la cappella centrale venne convertita in chiesa di San Michele Arcangelo ai nuovi sepolcri. Nel 1719 tutto il complesso venne cintato da un porticato, così da limitare il flusso delle acque dei Navigli che, nei periodi di piena, imputridivano la zona emanando un tanfo nauseabondo e creando disagi alle bare inumate.
#3 ‘Della Besana’, chi era costei?
Meglio dire costui. Enrico Besana fu un patriota e politico italiano, volontario delle Guerre di Indipendenza che si combatterono a Milano nel ’48.
Nato a Milano nel 1813, visse a lungo esule a Lugano e fu uno storyteller ante litteram dei suoi viaggi per il mondo, pubblicati sui giornali d’epoca come il Corriere di Milano e La Perseveranza.
Fervido garibaldino, fu ordinato della direzione e dell’amministrazione del Fondo per il milione di fucili da Giuseppe Garibaldi in persona. Non a caso, a lui è stata intitolata la Rotonda e la via a due passi dalle più note Cinque Giornate.
#4 Che cosa si può vedere dentro la Rotonda della Besana, oggi…
… rimpiangendo la Besana di un tempo, che poi, è questo un po’ il nocciolo della questione.
Dal 2014 visitare la Rotonda della Besana significa passare dal MuBa, il Museo dei Bambini di Milano, luogo dalla reputazione controversa (www.muba.it).
C’è la ‘fazione genitori entusiasti ‘che qui organizzano feste di compleanno under 10 anni, alternativa alle classiche feste in casa e un po’ meno ‘agé’ di quelle all’oratorio.
Ci sono case editrici che lo scelgono come luogo privilegiato del lancio di nuove collane per ragazzi, e qualcuno vi ha anche organizzato delle fattorie didattiche estemporanee. Insomma, niente a che fare con opere d’arte barocche o memento mori come vorrebbe la storia del luogo.
Oggi, per molti, visitare la Besana è come concedersi una giornata in un ambiente all’aperto e recintato, a ingresso libero, aperto dal martedì alla domenica (ore 09.30-18:30; fino alle 19:00 negli orari festivi). Nella ex chiesa si può giocare e leggere, godersi qualche esposizione nel ridimensionato spazio mostre, oppure prendersi un aperitivo. Sì perché, dal 2015, qui è arrivato anche l’omonimo bistrot con ristorante e spazio eventi per il dopolavoro (un progetto inaugurato durante l’estate 2016).
Roba da parco cittadino, nessun riferimento a intellettualismi e storie d’arte.
#5 Perché la Rotonda della Besana non è più quella di una volta
Perché la Rotonda della Besana, per oltre 40 anni (dalla fine degli anni ’60 al Duemila inoltrato) è stato ‘lo’ spazio espositivo di Milano, uno di quei luoghi in cui artisti e architetti ambivano allestire le loro opere. Da qui sono passati tanti: Conrad Marca-Relli, Julian Schnabel, Luigi Veronesi, Fabrizio De André e Karl Lagerfeld – The Little Black Jacket.
Dal 1958 lo spazio, di proprietà del Comune di Milano, lo ha usato come spazio verde pubblico e come spazio espositivo. Eventi, proiezioni, happening, persino, nel 1992, una mostra collettiva di 99 artisti dell’Accademia di belle arti di Brera realizzata per raccogliere fondi per il restauro dell’Arco della Pace di Milano (1992). Molto, molto lontano da ninne nanne e filastrocche per bambini o dai ritrovi modaioli che si sentono oggi.
La legge di San Siro è inesorabile. Può trasformarsi nel trampolino della consacrazione definitiva oppure proiettare alla velocità della luce sul viale del tramonto. Quest’estate sono stati di scena grandi artisti. Vediamo chi sono vincitori e perdenti secondo la valutazione spietata di Andrea Spinelli pubblicata su Il Giorno.
La dura legge di San Siro: chi ha vinto, chi ha pareggiato e chi ha perso tra gli artisti in concerto
Siamo a metà di un’estate sensazionale per i concerti a San Siro. Secondo i media adeguatamente assistiti dagli uffici stampa sembrano essere stati tutti un successo clamoroso: guai a esprimere critiche o ad alzare sopracciglia. Ma c’è qualcuno che lo ha fatto: si è sorbito tutti i concerti per rivelare quelli che realmente hanno convinto e chi invece sembra non essere stato all’altezza della Scala del Calcio e, ormai, della musica Pop. Vediamo dunque chi ha vinto, chi ha perso e… chi ha pareggiato, secondo Andrea Spinelli come riportato su Il Giorno.
# Chi ha vinto
Zucchero (voto 7). Secondo Spinelli è il trionfatore dell’estate 24: “Il miglior concerto visto quest’estate al Meazza”. Zucchero ha spaccato soprattutto perché “canta per davvero, suona per davvero, affiancato da una band eccellente”. Cose ormai rare. Unico neo? “Che languore quelle sedie sul prato e quel terzo anello quasi vuoto ai lati”.
Vasco Rossi (Voto 6,5). A detta di molti sembra che sia stata l’estate di Vasco e della bionda americana. Ma non per Spinelli che relega Vasco Rossi alle spalle di Zucchero. Nonostante le molte date, il rocker di Zocca strappa appena poco più di una sufficienza. 400mila spettatori non bastano per il critico de Il Giorno. I punti deboli? Il palco troppo ipertecnologico e “la voce talora un po’ così”. L’età incalza anche i mostri sacri.
# Chi ha pareggiato
Taylor Swift (Voto 6). La bionda americana merita un 1000 e lode soprattutto per l’ufficio stampa. Incensata da notizie da Fantasilandia, tipo che è la settima migliore chitarrista di tutti i tempi, che quando arriva lei il PIL si impenna, che con il costo di un biglietto di un suo concerto gli americani fanno due settimane di vacanze in Europa. Cose del genere. Sembrano solo luci e riflettori accesi su di lei. Ma c’è un’eccezione. Si chiama Andrea Spinelli. Che le assegna il voto più umiliante per una superstar planetaria incensata dai media. Sei. Delle serie, non ti rimando a settembre solo per il mio buon cuore. La motivazione? “Nonostante si sforzi a lasciare intendere che canta per davvero”, fa uso di ampio utilizzo di “sostegni”.
Sfera Ebbasta (Voto 6). Un altro che sembra intoccabile. Qualunque critica diventa un boomerang trasformando chi l’ha sollevata in un boomer anche se ha quindici anni. Ma Spinelli fa spallucce e fa finire anche il trapper di casa nostra nell’umiliazione di un 6 rosicchiato. Il meglio? “Gli ospiti”. “Sfera si prende San Siro portando sul palco con lui il top del rap italiano, con un (doppio) show ricco di incontri al vertice, un po’ meno d’anima”. E qui casca l’asino: “Dall’impatto un po’ opprimente, lo spettacolo alla fine si risolve in una esibizione muscolare che lascia qualche dubbio sulla capacità del “King” di affrontare in maniera scenicamente efficace la dimensione dello stadio”. Ergo: promosso solo per la buona condotta.
# Chi ha perso
Max Pezzali – Credits: Caserta News
Max Pezzali (Voto 5,5). Ahia. Scherza con i fanti ma lascia stare i santi. Qui Spinelli gioca con il fuoco. Impossibile trovare una riga storta nelle recensioni dei concerti di Pezzali. Bravo, bravissimo, buono, buonissimo. Uniche note stonate sono Cecchetto e Spinelli. Motivo dell’insufficienza. “Sarebbero bastati ancxhe solo due concerti”, invece dei tre. Mica è Vasco. Poi l’ampio ricorso per l’effetto nostalgia con “24 inni degli 883 su 27 pezzi la dicono lunga sulle intenzioni dello show”, che per Spinelli è rimasto ancora a un grande “karaoke intergenerazionale” tipo Fiorello negli anni Novanta.
Club Dogo (Voto 5). Qui si gioca più facile. Probabilmente è stato un azzardo il passaggio a San Siro. Vero che qui ha giocato anche il Sant’Angelo Lodigiano, ma questo stadio non è per tutti. Soprattutto bisogna saperselo conquistare. Secondo Spinelli è quello che non sono riusciti a fare i Club Dogo che “dopo 10 Forum esauriti” forse con San Siro hanno fatto il passo più lungo dell’autotune. Inesorabili “certi vuoti sugli spalti” di un pubblico che ai bis “ha preferito altro”.
Negramaro (Voto 5). Questo fa male. Sì, perché in questo caso forse davvero San Siro ha colpito duro, facendoli uscire dal palco direttamente sul viale del tramonto. Già erano usciti con le ossa rotte da Sanremo ma qui è stato un disastro con “un vuoto di pubblico imbarazzante”. A questo si aggiungono “le cancellazioni di Bari, ovvero casa, e Messina con rimodulazione dei concerti nei palasport”. Urge per la mitica band una dura presa di coscienza.
# Attesi al varco della prossima estate
Chi affronterà la dura legge di San Siro nel 2025? Al momento gli artisti certi sono: Elodie 8 giugno, Pinguini Tattici Nucleari 10 e 11, Elisa il 18, Gazzelle il 22, Marracash il 25, Springsteen il 30 e il 3 luglio, Ultimo il 5 e 7 luglio e Marco Mengoni 13 e 14.