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Gli uomini che mascalzoni: la curiosa storia del PRIMO FILM girato a Milano

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gli uomini fiera
gli uomini fiera

Nel 1932 Mario Camerini girò “Gli uomini che mascalzoni“, una pellicola che riscosse un grande successo di pubblico e di critica. Presentato alla prima mostra del cinema di Venezia, ebbe senz’altro il pregio di far scoprire al grande pubblico Vittorio De Sica, fino ad allora conosciuto prevalentemente in teatro.
Ma il film è ricordato anche per aver introdotto una importante innovazione: fu girato in esterni, anziché, com’era abitudine, solo nei teatri di posa.

E poiché l’intreccio si svolge per lo più nella già frenetica Milano degli anni trenta, ecco che per la prima volta la nostra città appare in un lungometraggio, mostrando nel corso della pellicola molti suoi scorci e luoghi caratteristici. Il pubblico milanese poteva finalmente vedere la città sul grande schermo!

gli uomini che mascalzoni oberdan
gli uomini che mascalzoni oberdan

Il giornalista Filippo Sacchi, che sul Corriere della Sera teneva all’epoca una rubrica cinematografica, ebbe modo di scrivere: «È la prima volta che vediamo Milano sullo schermo. Ebbene, chi poteva supporre che fosse tanto fotogenica? Camerini ha saputo cogliere con una finezza estrema certi inconfondibili momenti del volto e del movimento di Milano ed è riuscito a darcene, senza sforzo, il colore tutto lombardo, l’operosa vitalità».

gli uomini fiera
gli uomini fiera

Tra le varie sequenze da segnalare, quella girata in corso Vercelli, all’altezza del palazzo contrassegnato con il numero 8. Il traffico è sostenuto, vediamo il tram della linea 16 diretto verso via Trivulzio. Sullo sfondo si può notare il cavalcavia ferroviario che conduceva allo scalo Sempione. La linea era stata soppressa l’anno precedente le riprese del film, ma il manufatto verrà  demolito anni dopo.

corso vercelli 42 uomini che mascalzoni
corso vercelli 42 uomini che mascalzoni

Altre belle inquadrature sono quelle alla Fiera Campionaria, in piazzale Oberdan, con l’hotel Diana sullo sfondo, alcune vie attorno al Castello, il Cordusio.

MAURO COLOMBO

 

https://www.youtube.com/watch?v=jNmCLtNtzZ0

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Wunder Mrkt: il mercato delle meraviglie al BASE

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Questo primo weekend di febbraio, toccherà al BASE ospitare il Wunder Mrkt, alias Wunder Market.

Ma che cos’è il Wunder Mrkt? Non è altro che il mercato delle meraviglie, l’evento che incarna ricerca, scoperta, socializzazione, divertimento e molto altro.

Il Wunder Mrkt, luogo nel quale potrai trovare oggetti ricercati e unici, darà anche la possibilità di rilassarsi in diversi modi, oltre a permettere il primo shopping sfrenato dell’anno.

Questo fine settimana, al BASE potrai trovare l’area food con cibo e drink e workshop, live music e dj set, e molto, molto altro.

Sarà proprio un mercato delle meraviglie, pieno di sorprese tutte da scoprire: un weekend di shopping, divertimento e arte, al BASE… e pure gratis. Cosa vuoi di più?

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L’attacco di SALA: meno poteri alla Lombardia, PIU’ POTERI A MILANO. Un’impennata verso l’autonomia della città?

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Sulla prima pagina della Repubblica è uscita una lettera di Beppe Sala destinata a scuotere le acque della politica.
In un momento in cui tutta la Lombardia sembrava unita a richiedere l’autonomia della Regione, il sindaco di Milano esce con una posizione molto forte, spiegando di essere contrario a dare “più soldi e più poteri alla Regione”. E il motivo principale è che dare più autonomia alla Lombardia significa penalizzare Milano. Mentre Milano vuole essere lasciata libera anche dal governo della Regione. 
Riprendiamo qui sotto alcuni tratti salienti della lettera di Sala.

Clicca qui per la lettera: Perchè Milano non vuole farsi comandare dalla Regione

La lettera di Sala: meno Lombardia, più Milano 

Milano chiede di essere messa nelle condizioni di far meglio e di più

<<Milano non è l’unico esempio di dinamismo, ma è senza dubbio la prova più convincente oggi a disposizione del Paese. Milano, nella sfida globale delle grandi città, non vorrebbe far da sola e per questo chiede di essere messa nelle condizioni di far meglio e di più>>

L’autonomia regionale è un’idea vecchia

<<Si parla tanto di autonomia: solo e sempre per le Regioni. Anzi c’è una vera corsa delle Regioni verso l’autonomia. Con tanto di ultimatum al Governo e con pronunciamenti dai toni definitivi. Ma era un’idea forse giusta 20 anni fa, non oggi>>

Dare più risorse e potere alle Regioni significa togliere potere e risorse alle città

Prosegue il sindaco chiedendosi che per dare più poteri e risorse ad alcune regioni senza penalizzare le altre, chi ci rimetterebbe sarebbe chiaro: <<E posto che la moneta non la si può stampare a piacimento, chi sarebbero i penalizzati di turno? Ancora una volta i Comuni? Fateci capire, prima di andare avanti. Perché ad oggi si capisce poco. Il nostro Paese rischia di perdersi in una condizione nella quale il sindaco della città che, come dicevo, fa il 10% del Pil deve chiedere il permesso a mamma Regione per aumentare il biglietto di 50 centesimi e assicurare un trasporto pubblico più efficiente anche nel suo hinterland>>

Per fare crescere l’Italia si deve lasciare libera Milano 

<<Penso che siamo sulla strada sbagliata se autonomia non significa riorganizzare le nostre Istituzioni, ma diventa un’occasione per stritolare ancora di più le città nella morsa degli apparati regionali e statali>>. 
La conclusione del sindaco è graffiante: <<A Milano già spesso mugugniamo per i vincoli statali, figuriamoci se dovessimo sopportare un ulteriore carico con quelli regionali. Spiacerà a qualcuno, ma la molla dello sviluppo del lavoro e della crescita sono le città. Milano e i milanesi sono una risorsa concreta su questa strada. Cerchiamo di non perdere un’occasione fondamentale per tutto il Paese>>.

Il messaggio del sindaco è evidente: l’autonomia delle Regioni poteva avere un senso venti-trenta anni fa. Ma oggi siamo in tutto un altro mondo. Un mondo in cui le grandi città internazionali sono molto più connesse tra loro che con i territori dei Paesi che appartengono. Città che hanno sviluppato economia e caratteristiche proprie. Città che in tutto il mondo sono loro a rivendicare più poteri, più risorse e più autonomia dai governi centrali.

Leggi anche: Perchè l’autonomia: le caratteristiche che rendono Milano più simile alle altre città del mondo che al resto del Paese

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Dalla Svizzera: “Milano è la CAPITALE MIGLIORE: mostra agli italiani quello che sarebbe possibile se solo lo volessero”

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là dietro la svizzera (foto Andrea Cherchi (c) )
là dietro la svizzera (foto Andrea Cherchi (c) )

E’ uscito un articolo pubblicato su uno dei principali quotidiani svizzeri, il Tages Anzeiger di Zurigo, dal titolo: “Milano- la capitale migliore”.

Si tratta di un vero e proprio atto d’amore per Milano, con il riconoscimento di una grandezza che si contrappone al drammatico declino del resto del Paese.
Ecco qualche estratto dell’articolo.

“Milano è la MIGLIORE CAPITALE d’Italia”

“Milano è completamente sola, lassù nel nord Italia”

“Ci sono italiani che affermano che Milano non è Italia. L’Italia, che ama il barocco e il caotico ridicolo, inizia solo dopo il Po. Altri dicono di Milano che è un mix di nord e sud, una città che mostra agli italiani quello che sarebbe possibile se solo lo volessero”

“Sempre un passo avanti, sempre all’avanguardia, in tutto. “La locomotiva” del Paese: dinamici, rigorosi, severi con se stessi, quasi protestanti – al limite dell’eresia per la Madonnina. Solo Milano utilizza il potenziale creativo grandioso che si trova in Italia

“Milano si è reinventata negli ultimi decenni, lo si può vedere da lontano. Ha un nuovo skyline, massiccio e alto, molto non-italiano, un nuovo volto. Le torri di vetro e acciaio nei quartieri di City Life e Porta Nuova sono un urlo alla modernità, e sono solo l’inizio. Sono attratti in città architetti stellati e investitori dall’Oriente, anche perchè nella lunga crisi economica non c’era abbastanza capitale italiano per grandi opere. Il Bosco Verticale, il grattacielo totalmente verde dell’architetto italiano Stefano Boeri presso la stazione di Porta Garibaldi, è diventato un simbolo di rilancio”

“Mentre le belle e classiche città d’Italia sguazzano stanche nel loro antico splendore, Milano costruisce un nuovo quartiere, delle nuove linee della metropolitana, trasforma fabbriche abbandonate in centri culturali e ristoranti, e si prepara a rinnovare il vecchio sistema di canali dei Navigli”

“Roma e Milano, “le due capitali d’Italia”, come vengono anche chiamate, la capitale politica e quella economica del Paese, si stanno allontanando sempre più. Tutto ciò che Roma può fare, la rivale del nord lo può fare di meglio. Tranne solo una cosa: il passato. Milano era una volta una città industriale, ora è il centro della moda italiana, delle banche, dei media, del design, delle start-up. Mentre il resto del paese ha un problema con la “fuga dei cervelli”, come noi chiamiamo la partenza dei talenti, molti giovani da tutto il mondo vengono nelle università milanesi per studiare insieme ai giovani italiani”

“Quasi il venti percento degli stranieri vive a Milano, il doppio rispetto alla media nazionale. Ma la città apparentemente li integra facilmente. In nessun altro posto in Italia è più facile per gli stranieri costruire mezzi di sostentamento e avere successo che a Milano. E di quelli che non possono farlo si prendono cura decine di migliaia di volontari. Dopotutto, la metropoli in Lombardia non è solo ricca e snob, è anche la capitale del volontariato”

“Il quotidiano romano La Repubblica ha scritto di recente: “Milano non è un paradiso, è finalmente parte dell’Italia. Ma se vogliamo ricominciare da capo, dobbiamo cominciare da qualche parte, e Milano è un buon posto per questo“.
Ma di Milano non si diceva: avete solo la nebbia?”

Leggi l’articolo originale: Mailand die bessere Haupstadt (Milano la capitale migliore)

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I primi Grandi Magazzini d’Italia furono quelli dei fratelli Bocconi in Porta Nuova

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I primi grandi magazzini in Italia fu le Aux villes d’Italie, aperto dai fratelli Bocconi in via Tommaso Grossi a Porta Nuova.

Avevano trasformato un precedente hotel in un grande negozio di stoffe, abbigliamento e arredi.
Il grande successo spinse i Bocconi ad acquistare un intero palazzo nei pressi del Duomo, Nel 1917 Alle città d’Italia, nel frattempo il nome era stato italianizzato, vennero acquistati da Senatore Borletti e fusi con i Magazzini Vittoria, dando vita a “La Rinascente”.

Il nome fu suggerito da D’Annunzio: “La Rinascente. L’Italia nova impressa in ogni foggia”.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

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Festival dell’Oriente

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E’ risaputo che gli europei abbiano sempre provato un intenso fascino per l’Oriente.

Basti pensare a Marco Polo, il viaggiatore veneziano che alla fine del 1200 si recò in Asia per conoscerne l’allora misterioso universo, descritto poi nel famoso “Il Milione“.

Dalla mitologia ai costumi, dagli archibugi spettacolari ai meravigliosi paesaggi, l’Oriente ha sempre suscitato meraviglia e ammirazione negli occidentali nei secoli dei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Oggi, infatti, non è raro trovare appassionati di yoga, arti marziali e religioni come il Buddismo, di cucina cinese, indiana e giapponese e di arti figurative e multimediali, come le stampe, i manga e gli anime.

Insomma, l’Oriente è, ormai, parte anche della nostra quotidianità.

Se hai voglia di esplorarla ancora più in profondità, allora non puoi perderti assolutamente il Festival dell’Oriente, l’evento con ingresso a 12 euro che come ogni anno torna a Milano e approda ancora una volta nella raggiungibilissima Fiera Milano City della zona di Amendola per tutto il fine settimana.

Potrai lasciarti affascinare dai costumi indossati da ballerine, attori e figuranti, godere delle celeberrime forme performative tradizionali, come il teatro Kabuki e il No, e, naturalmente, gustare deliziose pietanze tipiche dei territori orientali.

Spettacoli, stand e molto altro ti aspettano questo weekend, per farti fare un viaggio flash nel lontano Oriente, che sarà un po’ più vicino…

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Brivido e raccapriccio: una gita a CULANDIA

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Tu dici, mi hanno regalato ‘sta cosa della tal marca ma hanno sbagliato la taglia.
Io dico, va bene (leggi: che palle), andiamo a cambiarla, c’è il negozio nel centro commerciale a City Life, così ci facciamo un giro che non l’ho mai visto, sto centro commerciale, non che mi entusiasmi l’idea di un centro commerciale ma insomma, è sempre meglio che finire sotto un tram (ribadisco: che due palle).

E ci facciamo il giro a City Life, tutto pettinatissimo, si trova addirittura il parcheggio, se non fosse che ho il culo di piombo potevamo pure venirci in metro, ma che bell’architettura, ma che bei negozi, ma che bella gente, beviamoci un caffè in questo elegantissimo coso che, inter alia, m’insegna che non si vive di sole proteine di origine animale.

Sembra fatta, ma al negozio ci gelano. Non potete cambiarlo qua, ci dice un pezzo di carne con gli occhi, noi siamo solo un franchising, ragazzi, dovete andare al centro commerciale in Culandia che c’è anche molta più scelta – ragazzi a me che vado per i cinquanta, e tu ne avrai si e no venti, mah.
La prospettiva non è delle migliori ma bisogna rassegnarsi all’inevitabile: uscire da Milano.

Ma non per andare a Londra, Berlino, Dubai, Seattle, che è una cosa-assolutamente-naturalissima, dato che sono un prolungamento di Milano e viceversa, un’unica grande metropoli globale interrotta da pozzanghere di niente, tenuta insieme da rotte aeree e connessioni digitali, no. Per andare a Culandia, uno di quei posti che nemmeno sai se sia a nord o a sud di Milano.
Uno di quei posti i cui abitanti, quando li incontri all’estero, ti dicono di essere di Milano, e alla domanda “maMilanoMilano?” traccheggiano, al che intuisci che sono di Culandia e tu, comprensivo, cambi discorso.

Digito l’indirizzo di Culandia sul navigatore satellitare e questo, per la prima volta da quando ce l’ho, mi chiede “sei sicuro”? Digito “non ho scelta” e lui, attonito, mi calcola il percorso.
Ci lasciamo la città alle spalle e dopo un numero incalcolabile di rampe, rotonde, discount d’ogni sorta, palazzi che si riducono e si diradano, autobus blu, giungiamo finalmente a Culandia e la verità m’è subito chiara.
Con le omologhe strutture di Casadicristo e Inculoailupi, senza dimenticare l’ubiqua Canicattì, intuisco esser Culandia il moderno baluardo, la nuova cinta daziaria, l’impercettibile fossato che protegge Milano dal resto d’Italia e viceversa.

Il numero delle persone presenti è semplicemente inimmaginabile. Le auto sono la metà esatta delle persone. Quaranta dicansi quaranta minuti abbondanti per trovare un parcheggio, che poi si rivelerà essere una soluzione di fortuna, praticamente in verticale su uno spartitraffico, ispirata dai locali. In quei quaranta minuti ho capito a quali punte di bruttura può arrivare l’homo agitator. Ho sentito insulti in almeno otto lingue, alcuni di tredici sillabe, contenenti suoni che non sarei francamente in grado né di riprodurre né di trascrivere. Bloccato in macchina a fare il muschio, ho anche visto una rissa per un parcheggio. L’ultima fu in piazzale Loreto a metà degli anni ottanta.

L’edificio è concepito per essere un microcosmo a circuito chiuso. E’ semplicissimo entrarci ma quasi impossibile trovare l’uscita.
All’interno, sciami di persone che, con ogni evidenza, hanno passato o avrebbero passato lì l’intera giornata. Senza comprare assolutamente niente. Le aree comuni, i ristoranti, le gelaterie, strapiene: nei negozi, per inciso gli stessi che si trovano a Milano, il vuoto pneumatico. Gente che prova, fotografa, e poi sulla soglia del negozio ordina, sfacciata, le stesse cose su internet.
Non un posto per sedersi. Non un posto per fermarsi, la calca va nella tale direzione e tu devi adeguarti. Le conversazioni ululate tra persone distanti quattro o cinque metri sono assolutamente nella norma. Un attimo di distrazione e vieni travolto dalla spazzatrice elettrica. Un ripensamento e ti trovi accerchiato da una famiglia di quindici persone che spingono da tutte le parti, se non ne esci rapidamente diventi uno di loro. Bambini lanciati a velocità inverosimili che travolgono gli astanti come birilli. Ragazzini che mangiano junk food pensando che il metabolismo non li tradirà mai (illusi). Gruppi di loschi ceffi che ammiccano a gruppi di losche ceffe.

Tu dici, pensavo che Milano fosse caotica, ma questo posto è l’inferno.
Io dico, loro pensano che Milano sia l’inferno e infatti si fermano qui, convinti che sia il paradiso.
Torniamo a Milano, va’, ho bisogno di calma.

ANDREA BULLO

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Urban File: creiamo nei GRATTACIELI dei punti panoramici all’altezza di una grande città internazionale

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Londra Open View - Urban File

Credits: UrbanFile – Londra Open View  

Nelle principali città del mondo una delle principali attrazioni è un punto panoramico sulla città. Il London Eye, la Torre Eiffel o la Torre della Televisione di Berlino attirano milioni di visitatori da tutto il mondo, così come accade in luoghi simili di centinaia di città.
Perchè non valorizzare anche Milano con punti panoramici all’altezza? La proposta di Urban File è quella di utilizzare almeno uno dei grattacieli che vengono costruiti, per creare zone da cui godersi la città. Visto che molti ammirano Milano per i suoi grattacieli, utilizzarli su una terrazza o un piano alto resi disponibili alla comunità e ai turisti, potrebbe essere un potente strumento di marketing e di valorizzazione della nostra città.

In fondo già i proprietari dei grattacieli godono di vantaggi consistenti, tra cui quello di poter affiggere marchi commerciali sulla loro cima a differenza di quello che avviene all’estero e a costi relativamente contenuti, visto che sono calcolati in base alla superficie e non all’altezza che consente molta più visibilità.

Leggi anche: Benvenuti a Milano, la città dei grattacieli sponsorizzati

Il blog Urban File ricorda i punti alti di Milano: la montagnetta, la torre Branca, la cima del Duomo e il grattacielo Lombardia, purtroppo con limiti di accesso al pubblico. Un’offerta non all’altezza di una grande città internazionale. Ci sarebbero i grattacieli, però nessun grattacielo costruito o in fase di realizzazione al momento, è stato pensato come punto per ammirare la città dall’alto.

“Sappiamo che presto ci saranno nuove torri in città”, conclude il blog, “magari sarebbe una bella idea se venisse realizzata con uno spazio aperto al pubblico.” Sarebbe bello che il Comune si facesse carico di questa esigenza con i costruttori. 

Qui l’articolo originale: Quali punti panoramici in città? (Urban File)

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Il primo TELEFONO D’ITALIA fu introdotto a Milano: metteva in collegamento Palazzo Marino con Porta Venezia

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la prima telefonata di milano

Anche se il suo inventore viene considerato Guglielmo Marconi, il brevetto del telefono venne depositato da Bell e mostrato per la prima volta al grande pubblico all’Esposizione Universale di Philadelphia del 1876.

Qui lo videro due imprenditori di Milano, i fratelli Gerosa, che decisero di portarlo a Milano. Ottenuta la licenza da Bell realizzarono nel dicembre 1877 il “primo telegrafo parlante” d’Italia collegando Palazzo Marino, dove si trovavano i pompieri, con la stazione degli omnibus di Porta Venezia.

All’inizio il servizio telefonico era realizzato interamente dai privati. I Gerosa costruivano i telefoni in via Vittoria Colonna e nel 1881 aprirono due società per l’esercizio dei telefoni: la Italo-Americana in via Orefici e la Italiana in via Filodrammatici che si fusero nel 1884.
La prima rete interurbana d’Italia fu la Milano-Monza, sempre nel 1884.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

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Gomma: il post-punk al Serraglio

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Gomma è quella band che hai voglia di sentire quando cerchi qualcosa di diverso, mai sentito e innovativo. Qualcosa che non ti annoi dopo la prima canzone, ma che riesce a sorprenderti e ad emozionarti, a farti muovere tutti i muscoli.

I Gomma sono quel qualcosa di fresco ed energico del quale avevi bisogno, perchè il loro sound post-punk, ma non privo di sfumature emotive e cupe, non è mai banale.

In più, i Gomma riescono a coronare tutto questo con suggestioni tipiche degli anni ’90, che percepisci durante l’ascolto solo godendoti ogni singola nota e danno a questa band un quid di familiare, nonostante siano un gruppo giovanissimo, che nel giro di poco tempo – però – ha iniziato ad aprire i concerti di alcune band molto importanti.

Se hai voglia di rifarti un po’ le orecchie, ti invito al loro concerto di questo giovedì al Serraglio, che inizierà alle 21, anche perchè lo special guest della serata sarà niente meno che Generic Animal.

Si prospetta un ultimo giorno di gennaio al di fuori della monotonia della settimana: preparati al pogo, ma ricordati di fare la tessera, perchè l’ingresso è solo per soci.

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CONTE: “Milano ci rende orgogliosi di essere italiani”

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“Milano ci rende orgogliosi di essere italiani”, questa la dichiarazione del premier Conte in visita a Milano per l’incontro con il sindaco Sala.

Conte ha dato il via agli scambi della Borsa di Milano a Palazzo Mezzanotte, dove ha dichiarato:
“Non possiamo che augurarci di avere sempre una forte capacità di attrarre capitali. La Borsa testimonia la capacità di attrarre le aziende e di gestire in modo legale i processi, cosa che non è assicurata da altri canali. Benvenute le attività svolte in Borsa e i controlli, anche se a volte percepiti come severi. Bisogna fare in modo che non ci sia una sovraregolazione, il nostro Paese non ha bisogno di questo, ma di una semplificazione e di un ambiente legale che sia più aperto e più facile per la business comunity“.

Successivamente ha incontrato il sindaco Sala a Palazzo Marino. Alla fine dell’incontro le sue parole sono state:

Qui si concentra il 10% del Pil nazionale ed è una città che esprime una grande forza di attrazione per gli investitori, operatori economici, cittadini e turisti. Città leader del campo della moda, design, settore farmaceutico e innovazione”
“Sono molto lieto di questo passaggio istituzionale a Milano. Con il sindaco ho avuto un colloquio molto proficuo e lo ringrazio”.

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Gli igloo di Mario Merz

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Cosa ci fanno degli igloo a Milano?

Lo so, lo so: può sembrare una domanda un po’ strana, ma fidati che ha un senso. Tranquillo, non sono pazza: ora ti spiego.

Pronto?

Se in questi giorni fai un salto all’HangarBicocca, noterai che ci sono tantissimi igloo di diverse forme e dimensioni, creati con i materiali più differenti e strani che si possano immaginare.

Insomma, solitamente pensiamo a un igloo come a una costruzione fatta di neve o cubi di ghiaccio, right?

Bene, Mario Merz, uno dei principali esponenti dell’arte contemporanea del dopoguerra, la pensava diversamente: ha, infatti, deciso di creare una serie di igloo ricavati dai materiali più strani e insoliti, se si pensa all’accezione comune dell’igloo.

Dal vetro al ferro, dalla pelle al plexiglass, dai mattoni agli abiti: gli igloo di Merz sono fatti in qualsiasi modo si riesce a immaginare, sono unici nel loro genere e uno spettacolo raro da osservare.

Per capire meglio cosa intendo, ti invito caldamente alla mostra a ingresso gratuito che l’HangarBicocca dedica a questo artista, che si chiama – guardacaso – “Igloos”, durante la quale fino al 24 febbraio potrai osservare come un luogo comune possa assumere sembianze diverse a seconda di chi lo crea.

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Il primo TRAM d’Italia collegava Milano a Magenta

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Milano-GambaDeLegn
Milano-GambaDeLegn

Nel 1878 inizia le sue corse il primo tram a vapore di Milano e d’Italia. E’ El Gamba de Legn e resterà in funzione sulla linea Milano Magenta per 80 anni, fino al 1957.

Il successo dei tram a Milano fu straordinario. Nel 1888 si calcolava che le due linee del tram (una nella città interna, l’altra lungo la circonvallazione) avessero trasportato oltre 28 milioni di passeggeri, pari al numero dell’intera popolazione italiana del tempo.

Nel 1890 sui tram apparvero anche le prime affissioni pubblicitarie.

Fonte: Milano d’Italia, Alberto Pezzotta- Anna Gilardelli, Bompiani

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Il migrante che è in noi di Moni Ovadia

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Il migrante che è in noi, stranieri a noi stessi” è più che uno spettacolo teatrale.

“Il migrante che è in noi” è una riflessione che Moni Ovadia, attore, cantante, musicista e scrittore italiano, propone al pubblico per raccontare con parole, immagini e intermezzi musicali dal vivo il dramma della figura del migrante, che si parli di ieri o di oggi.

Con la sua visione del mondo e il suo senso dell’umorismo, Moni Ovadia offre al pubblico il suo punto di vista sul migrande del passato e dei giorni nostri, per provare a comprendere il difficile momento che attraversiamo.

Perchè, alla fine, si sente spesso parlare sui giornali, in televisione e sul web di questo “migrante”, ma pochi riescono a comprendere nel profondo cosa significhi realmente mettersi nei panni di chi rischia ogni giorno la propria vita sperando un futuro migliore.

Ma non voglio dirti altro di “Il migrante che è in noi, stranieri a noi stessi”, perchè potrai assistervi questo martedì, alle ore 21.15, al Cinema Oberdan. Una cosa è certa: sarà una meditazione che proporrà mille interrogativi e ci obbligherà a pensare e riflettere profondamente.

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Muoversi a Milano: 10 proposte per migliorare la MOBILITA’

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andrea cherchi (c)

Una delle grandi passioni dei milanesi è la mobilità. Non c’è tema che provochi discussioni più accese e metta così a rischio i rapporti umani. Il problema è che siamo in tanti, forse troppi, in uno spazio molto limitato. E ci piace muoverci in fretta. Ecco qualche idea per migliorare la mobilità in città.

Muoversi a Milano: 10 proposte per migliorare la MOBILITA’

#1 Più cura nella segnaletica orizzontale (basta riverniciare)

Senza per fortuna assomigliare a Roma e alle sue strade misere di strisce, Milano potrebbe fare di più per avere cura della sua segnaletica orizzontale. Quanto ci piacciono quelle righe fatte di bella vernice ancora fresca. Una cura che si ritrova spesso solo per le strisce blu dei parcheggi, mentre quelle bianche di supporto alla mobilità spesso appaiono consumate.

#2 Strisce tridimensionali

Si stanno diffondendo in tutto il mondo per tutelare di più i pedoni che spesso devono rischiare la vita per esercitare il loro diritto di precedenza sulle automobili. Le hanno introdotte in Umbria, a Como, ora anche a Trieste. Perchè non le facciamo anche noi?

#3 Lampioni che si illuminano quando si passa

Consentono un risparmio di energia e creano quel pizzico di elegante dinamismo che non guasta in una metropoli come la nostra. Molte città le hanno adottate, quando anche da noi?

#4 Collegamenti internazionali via treno 

Tutte le grandi stazioni del mondo presentano sui loro pannelli destinazioni internazionali. Se si scorre il tabellone dei treni in partenza alla Centrale al massimo si arriva a Zurigo. Ci piacerebbe vedere invece Londra, Madrid, Berlino, Mosca.

#5 Creazione di linee integrate di mobilità urbana e interurbana

All’Hauptbanhof di Berlino si arriva in treno, si scende e si sale sulla metropolitana senza uscire dalla stazione. Così accade nei principali snodi della città. Lo stesso accade a Londra. A Milano invece i trasporti urbani e quelli interurbani sono due mondi a parte. Sarebbe fondamentale una maggiore integrazione.

#6 Piste ciclabili

Troppi sono ancora i cittadini che evitano la bicicletta perchè non amano rischiare la vita. Si è fatto molto per le piste ciclabili nell’ultimo decennio. Ma ora spesso le ciclabili sembrano un compromesso: un po’ ci sono, un po’ no. E a volte scompaiono nel nulla.

#7 Parcheggi

L’era delle piste ciclabili ha preso il posto dell’era dei parcheggi. Ma perchè si fa una cosa o se ne fa un’altra? Non si possono costruire ciclabili, metropolitane e parcheggi, tutti insieme?

#8 Tunnel

Lo stesso discorso fatto per i parcheggi vale per i tunnel. Ci piacerebbe che bici e persone fossero in superficie, mentre le auto scorressero sotto l’asfalto. Invece ci sono ancora opere incompiute, come il tunnel in zona Portello, e da oltre un decennio nessun nuovo progetto per portare il traffico sotto terra.

Leggi anche: Due tunnel per portare Milano fuori dal traffico

#9 Semafori asserviti

Milano è la città dei tormentoni decennali. La Grande Brera, l’area Expo, la riapertura dei Navigli, gli ex scali ferroviari. Ci sono cose di cui si parla da secoli. Una di queste sono i semafori asserviti. Ogni giunta che ricordiamo ha messo nel suo programma l’introduzione dei semafori intelligenti, che facilitino la circolazione di tram e mezzi pubblici. Se ne parla da sempre, nessuno l’hai messo in opera.

#10 La legge delle fermate del tram

Il tram non può fermarsi se non è preciso alla fermata. Pare sia una legge sacra, inviolabile.

MILANO CITTA’ STATO

(Con il contributo prezioso di Andrea Urbano)

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10 proposte AVVENIRISTICHE per rendere Milano la città più d’avanguardia del mondo

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Milano ha dato vita alla prima lotteria pubblica al mondo, è stata capitale internazionale dell’aeronautica e dell’elettricità, è il punto di riferimento per il mondo della moda, del design e della lirica. E’ la città dell’editto di Costantino, pietra miliare della storia della civiltà, e una delle capitali del Rinascimento. La città di Leonardo è nata per avere orizzonti illimitati. Questa è la Milano che ci piace.

10 proposte AVVENIRISTICHE per rendere Milano la città più d’avanguardia del mondo

#1 Scavo di due tunnel sotterranei per attraversare la città

Non è possibile che da via Corelli ci si metta meno tempo ad andare a Bergamo che andare a San Siro. Milano è una città tutto sommato piccola: basterebbero due tunnel sotterranei per risolvere per sempre i suoi problemi di viabilità.

Leggi anche: due tunnel per portare il traffico fuori da Milano

#2 Introduzione del referendum propositivo

Inutile girarci attorno: Milano guarda più alla Svizzera che al resto d’Italia. Milano dovrebbe essere un luogo ideale dove affermare la democrazia diretta: come i nostri vicini possono esprimersi sulla sanzione per chi taglia le corna alle proprie mucche, a Milano si dovrebbe introdurre il referendum propositivo, anche per ragioni fiscali.

#3 Abolizione degli inutili municipi

I municipi sono un esempio del decentramento ipocrita che viene realizzato a ogni livello in Italia. Si fa finta di assegnare poteri a cui non corrispondono però reali responsabilità e libertà nella gestione delle risorse. I municipi non hanno risorse e
hanno praticamente solo funzione di ostacolo alle iniziative del Comune. O si realizza un reale decentramento responsabile o così come sono i municipi sono un ente utile solo ad assegnare finti poteri. Invece si dovrebbe rinforzare l’identità dei quartieri: dando loro una bandiera e creando modalità di competizione virtuosa tra i quartieri.

Leggi anche: le bandiere dei quartieri

#4 Abbattimento dello smog

Tokio e Santiago del Cile hanno risolto il problema dei terremoti con l’utilizzo della tecnologia, diventando così le città più sicure del pianeta. Milano dovrebbe fare lo stesso contro lo smog, diventando l’hub di avanguardia nella sperimentazione delle più innovative tecnologie capaci di purificare l’aria.

#5 Parco Orbitale

Realizzazione del più grande parco urbano del mondo.

#6 La metrò Milano Genova

Dopo Porta Genova si arriva a Genova Porto. Dopo Monza sarebbe Genova la nuova frontiera per la metropolitana. Un’opera che i cinesi avrebbero già realizzato potrebbe essere finanziata coinvolgendo gli svizzeri che così potrebbero avere rapido accesso al mare. Noi abbiamo il mare, gli svizzeri hanno i soldi: perchè non unire le forze?

#7 La spiaggia della Barona

Invece di riportare alla luce qualche timido tratto dei Navigli si può osare con un gesto leonardesco: unire i due navigli creando un lago artificiale con la spiaggia della Barona.

#8 La circolar line

Sarebbe l’infrastruttura più importante per rilanciare davvero le periferie. Una linea metropolitana circolare sotto la circonvallazione esterna, che possa agevolare il passaggio da una linea della metro all’altra, senza dover a tutti i costi dover passare per il centro.

#9 Raddoppiare l’altezza del Monte Stella

Il progetto originale prevedeva un’altezza doppia per l’unico monte di Milano. Sarebbe affascinante riprendere il progetto di Piero Bottoni e portare il Monte Stella a un’altezza superiore ai grattacieli. Magari utilizzando le rovine dei palazzi abbattuti per il lago della Barona. 

Leggi anche: Monte Stella: una storia d’amore gli dà il nome

#10 Milano città stato: Milano diventa un hub internazionale

Milano non solo si dovrebbe dotare di un’autonomia legislativa e fiscale simile ai principali hub internazionali, in modo così da fungere da gate d’ingresso nel Paese per imprese e lavoratori interessati alla competizione internazionale. Ma dovrebbe anche farsi da capofila per una rivoluzione politica, che partendo dalle più grandi città del mondo proponga un nuovo modello di organizzazione centrata sulle persone.

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Il NOVITA: alcune proposte per riformare la lingua italiana (in pieno pragmatismo milanese)

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Prima c’era il latino, poi l’inglese è diventato la lingua universale, forte della sua semplicità. E se volessimo far diventare l’italiano più competitivo dell’inglese? Come un linguaggio di programmazione, prendendo spunto dal latino, per affermarsi come lingua più pragmatica del mondo

Il NOVITA: alcune proposte per riformare la lingua italiana (in pieno pragmatismo milanese)

#1 Eliminare tutte le forme verbali, lasciando solo l’indicativo

Io sono, tu sono, lui sono, noi sono, tu sono, essi sono.
Futuro e passato si capiscono dagli avverbi. Tipo: io domani vado. Io ieri vado. 

#2 Eliminare il genere

Non esiste più femminile e maschile, solo il neutro. Tipo come per le professioni (es. dentista, notaio, autista).

#3 Ridurre la lunghezza delle parole

Il testo del nuovo italiano dovrebbe essere il 75% del testo inglese e l’80% del latino. Es. Ape invece che aperitivo, risto invece che ristorante, cav invece di cavallo (o cavaliere, si capisce dal senso)
Riduzione del vocabolario: massimo mille parole. Se non riesci a dirlo con quelle mille parole vuol dire che è superfluo.

#4 Eliminazione degli articoli

Come il latino. Esempio: Io vado mare domani. Io vedo mare adesso.

#5 Fine delle subordinate

Si elimina il punto e virgola perché confonde le idee. Le virgole verranno sostituite dal punto.

#6 Abolizione del plurale che è ripetitivo

Esempio: c’è due uomo, mangio tanto caramella ieri

#8 No maiuscole o accenti o apostrofi

Esempio: ce due uomo.

#9 La negazione si fa mettendo la lettera n all’inizio o alla fine

I numeri si scrivono solo con la cifra. Se una parola ha dentro un numero si usa la cifra (esempio 8v invece di ottovolante)

#10 Eliminare le doppie

Tanto i romani le mettono sempre anche se non ci sono.
Esempio: roma e uno cita bela

Riassumendo. Nel nuovo italiano rimarrebbero solo:
1. Il punto
2. Un sostantivo senza genere o numero
3. Il verbo indicativo in una unica forma
4. Solo avverbi basici di tempo e di luogo (ieri, oggi, domani, qui, la)
5. Frasi corte, dove spesso il verbo è implicito: esempio io fame

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A Milano si costruivano le auto più VELOCI del mondo

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24 giugno 1910. Apre in via Gattamelata (ora City Life) il primo stabilimento dell’ALFA: Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Prenderà il nome di Alfa Romeo con la grande Guerra sotto la direzione dell’ingegnere Nicola Romeo. L’azienda si specializzò in materiale bellico e in macchine sportive diventando un’avanguardia mondiale.

All’Alfa Romeo mosse i suoi primi passi Enzo Ferrari sia come pilota, nel 1920 vinse la Targa Florio, che come responsabile commerciale e direttore dell’Alfa Corse.

Nel 1933 venne commissariata dall’Iri. Nel dopoguerra riprese slancio con il trasferimento degli stabilimenti ad Arese dove la produzione proseguì fino al 1986.

L’Alfa Romeo fu fino agli anni cinquanta ai vertici mondiali nelle auto da corsa: i primi due campionati di formula 1 furono vinti dall’Alfa Romeo, con Farina e Fangio che insieme a Nuvolari resero celebre il marchio in tutto il mondo.

Nel 1992 l’Alfa 155 versione Q4, con potenza di 365CV, conquistò, sul circuito americano di Bonneville Speedway, il record di velocità su terra raggiungendo la velocità di 293,307 km/h. 

L’Alfa Romeo ottenne anche vittorie nelle competizioni nautiche.

Altro record prestigioso dell’Alfa Romeo è nella 24 ore di Le Mans: dal 1931 al 1934 l’ha vinta per quattro volte di fila. In totale l’Alfa Romeo vanta più vittorie di BMW, Mazda e Mc Laren messe assieme. 

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Giornata della Memoria all’Arci Bellezza

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Si possono dire tante frasi in occasione della Giornata della Memoria.

Ogni anno, si celebra questa ricorrenza, ma penso che in questo preciso periodo storico che l’Italia sta vivendo, la citazione più indicata per non perdere la memoria sia quella di Primo Levi: “Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono costretti a ripeterlo”.

Proprio così: è indispensabile ricordare la storia, nel bene e nel male, sia per conservare quello che c’è stato di positivo, sia perchè non ci si trovi mai nella condizione di dover rifare gli stessi errori che hanno portato dolore, distruzione e guerra.

Accoglienza, comprensione ed empatia dovrebbero essere le parole chiave di questa Giornata della Memoria 2019, termini che molti italiani (e non solo) sembra abbiano dimeticato.

Per celebrare questa Giornata della Memoria, a partire dalle 15 di domenica 27 gennaio, l’Arci Bellezza ha organizzato un evento molto speciale a ingresso gratuito con tessera associativa – per ricordare insieme tutte le atrocità del regime nazista di Hitler attraverso l’arte, la musica, il cinema e molto altro.

Sarà una serata intensa, ricca di spunti e riflessioni, tra le quali, se si guarda anche al presente, potrebbe spiccare una domanda in particolare: “e se fossimo stati/fossimo al loro posto?

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WOW – Canta indie. Canta male.

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WOW è un’esclamazione di stupore.

WOW è quello che urli quando non ti aspetti che un’esperienza, una canzone o una situazione sia così sorprendente.

WOW può voler dire tutto o niente, ma sicuramente è una parolina che rende benissimo il concetto, senza alcun dubbio: è quello che dici quando ti esplode il cuore.

WOW, però, è lo spirito che ha animato da subito questo format.

E così il WOW Festival – Canta indie. Canta male., finalmente, torna questo fine settimana al Circolo Magnolia, a partire dalle 22.00: tra concerti, dj set e illustrazioni saprà farti passare davvero un bel venerdì sera.

Aspettati una serata come poche a Milano, perchè potrai ascoltare il repertorio della crew Canta indie. Canta male. mentre ti aggirerai tra gli stand degli illustratori presenti.

Dopo tutta questa musica con contorno d’arte, inizierà il vero party, con il dj set a base della migliore musica indie in circolazione.

Insomma, sarà un venerdì… decisamente sorprendente.

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